L’ATTUAZIONE DELLA DOTTRINA MILITARE NAZIONALE...successi militari dell’Impero prima e poi del...

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4 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 6/2011 L’ATTUAZIONE DELLA DOTTRINA MILITARE NAZIONALE EFFETTI DI UN MATURO PROCESSO DI INTEGRAZIONE CRISTIANO BETTINI* Forze Armate * Amm. Sq. Cristiano Bettini, Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa

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  • 4 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 6/2011

    L’ATTUAZIONE DELLA DOTTRINAMILITARE NAZIONALE

    EFFETTI DI UN MATURO PROCESSO DI INTEGRAZIONECRISTIANO BETTINI*

    Forze Armate

    * Amm. Sq. Cristiano Bettini, Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa

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    La Dottrina e l’Addestramento, secondo unaradicata convinzione britannica, rappre-sentano i principali fattori storici deisuccessi militari dell’Impero prima e poi delRegno e continuano ad essere curati ed attua-lizzati con particolare attenzione. La dottrina rimane ancora elemento ideologicocentrale nell’esercizio della funzione militare,in tutte le nazioni; possiamo aggiungere chefino al primo dopoguerra le dottrine dei principalipaesi europei portavano tutte in sé anche benrilevabili elementi di caratterizzazione nazionale,identificativi dall’approccio di ogni Paese al-l’impiego del proprio strumento militare.Oggi queste differenze, grazie soprattutto allanaturale opera di confronto, integrazione e se-lezione avvenuta nell’ambito dell’Alleanza atlan-tica, l’assorbimento nelle rispettive dottrinemilitari di elementi originariamente appartenentiad altre culture, rende molto meno marcate ledifferenze; queste, ove rinvenibili, riflettonosoprattutto peculiari interessi strategici diciascun Paese, nonché le rispettive collocazionigeo-politiche, in un ambito che assorbe, aduna lettura più attenta che scende fino agliaspetti regolamentari delle dottrine, elementiculturali ed antropologici. Inoltre la fitta rete di relazioni esistenti traStati, Istituzioni e Organismi multinazionali,unitamente alla vitalità delle strutture di go-vernance deputate al rafforzamento del cosid-detto “ordine internazionale”, rendono più la-borioso tradurre in dottrina l’attuale area diinteresse della sicurezza internazionale, estre-mamente articolata e complessa.Lo scenario odierno è, inoltre, caratterizzatodalla presenza di una pluralità di soggettipubblici e privati attivi, nazionali e multinazionali,spesso autonoma espressione della società civileo parte di essa - si pensi, ad es. ai socialnetwork - che operano trasversalmente agliStati, alla luce dei propri interessi e per il per-seguimento di particolari obiettivi.L’insieme di detti attori e dei domini di rispettiva

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    appartenenza - politico, economico, sociale,culturale, etc. - individua un unico macrosistema di sicurezza globale di riferimento(global security environment), all’interno delquale gli stessi interagiscono e si influenzanoreciprocamente. Al recepimento di tale logica d’insieme, racco-gliendo la relativa frammentazione della fasciaalta della dottrina e la relativa terminologiaesistente, spesso non sufficientemente definita,si ispira la “Dottrina Militare Italiana”, direcente riordinata in una pubblicazione delloStato Maggiore della Difesa, capstone dellivello strategico (PID/S1), che offre una ag-giornata prospettiva attraverso la quale si puòguardare al ruolo e all’impiego della componentemilitare italiana, in sinergia con gli altri strumentidi influenza nazionale1. Partendo dal quadro geo-strategico di riferi-mento, i lineamenti della dottrina intendonoanzitutto riaffermare:• il principio di funzionalità delle Forze Armate

    alle scelte di sicurezza e difesa nazionale;• il tema del cosiddetto Approccio Nazionale

    Multi-Dimensionale (ANMD)2, impostazionemetodologica di gestione sinergica delle crisibasata sull’integrazione delle componenticivile e militare;

    • le funzionalità del Sistema Militare e deisuoi elementi componenti, sinergicamente earmonicamente impegnati nel processo digenerazione e applicazione della cosiddettaForza Militare;

    • l’approccio nazionale nella gestione e condottadi campagne e operazioni militari alla lucedel continuum operativo dello strumentomilitare italiano.

    Il processo di elaborazione

    La strategia nazionale, nel senso più ampio deltermine, può essere definita come: …“l’arte ela scienza di sviluppare ed impiegare e gli stru-menti del potere nazionale e le risorse allocatein modo bilanciato, sincronizzato ed integrato,ai fini del conseguimento degli obiettivi definitidalla politica nazionale”.Coerentemente con gli obiettivi di strategianazionale, la Politica di difesa (o di sicurezzamilitare) “stabilisce i fini della strategia militaree definisce i lineamenti organizzativi e capacitividelle Forze Armate necessari ad assicurare chequeste ultime siano in grado di assolvere icompiti istituzionali” 3. A sua volta, alla strategia militare (o Strategiadi difesa) è affidato il compito di ottimizzarele risorse e i modi necessari per il conseguimentodei fini stabiliti dalla Politica di difesa, tenutoconto dell’ambiente di riferimento, dei rischi edelle potenziali minacce. Nella generale considerazione che qualsiasistrategia militare non può che discendere davalutazioni discendenti da strategie nazionalidi livello politico, la “Dottrina Militare Italiana”individua un modello unitario di riferimento(figura 1) per tutte le dinamiche strategicheafferenti alla dimensione di sicurezza e difesanazionale. Il processo di elaborazione della strategia militareè evidentemente complesso e risente di unamolteplicità di fattori che attengono alla logicheproprie delle situazioni di crisi e conflittuali.L’approccio che oggi sembra meglio adattarsialla complessità di questi scenari è quello dellacosiddetta strategia diretta che, per la sua natura

    1 Questi strumenti analogamente a quanto avviene in ambito NATO, sono denominati usualmente “elementi di potere” che rispondonoconvenzionalmente all’acronimo DIME (Diplomatico, Informativo/interno, Militare, Economico). Indipendentemente dalla loroclassificazione, con strumenti del potere si intende l’insieme dei c.d. “soft” e “hard” power a disposizione di una Nazione (o di altra entitàinter-statuale), la cui combinazione dà luogo a quello che talvolta viene genericamente indicato come “smart power”. Cfr.: PID/S1,http://www.difesa.it/SMD/Staff/Reparti/III-reparto/Pagine/CID.aspx, “La Dottrina Militare Italiana”, parte I, para 7, pag. 24, edizione2011.

    2 Documento di riflessione congiunto Ministeri degli Affari Esteri – Difesa, edizione dicembre 2010, https://Archimede. Difesa.it/Intranet/Dot-trina+Militare/CID/Biblioteca+Elettronica+Digitale/Approccio Nazionale Multidimensionale alla gestione delle crisi.htm

    3 La Politica di difesa include la Politica militare, che è responsabile dell’elaborazione e adattamento dello strumento sotto il profilo tec-nico-operativo.

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    globale, tende a produrre effetti duraturi sulcosiddetto dominio d’ingaggio4.L’applicazione dei principi della strategia direttapostula il coinvolgimento di tutti i settori stra-tegici della Nazione nella fase sia di impostazionesia di esecuzione delle discendenti linee diazione strategica. Ciò avviene attraverso l’ela-borazione di un cosiddetto Apprezzamento in-tegrato nazionale, vale a dire il complessodelle predisposizioni per il progetto, lo sviluppoe l’esecuzione di coerenti misure di gestionesistemica della crisi.Ai fini puramente militari, il modello afferma ilprincipio di corrispondenza biunivoca tra l’attivitàdecisionale propria della direzione politica e ilivelli di gestione delle operazioni, facendo sì cheogni valutazione relativa all’impiego della com-ponente militare discenda sempre da una visionestrategica d’insieme del problema operativo.In definitiva, in un contesto di gestione dellacrisi, l’azione strategica nel suo complesso, uni-

    tamente alla qualità dei processi di interazionetra gli attori responsabili, fornisce coerenza efunzionalità all’impiego della componente militare,alla luce degli obiettivi definiti dalla politicanazionale o concordati dal livello politico di al-leanze o coalizioni alla quale l’Italia aderisce.

    Il ruolo della componente militare

    In Italia, il quadro delle responsabilità istituzionalidei diversi Dicasteri ha mantenuto, anche neglianni più recenti, la tradizionale separazionefra i compiti relativi alla salvaguardia della si-curezza e della legalità interna allo Stato ed alsuo ordinamento giuridico e politico, e quellirelativi alla sicurezza militare, ovvero alla difesada atti ostili esterni diretti contro il Paese.Nondimeno, si è ormai saldamente affermato ilprincipio della stretta contiguità fra le sferedella sicurezza “interna” ed “esterna”, il cui in-sieme identifica un unico macro sistema di si-curezza e difesa nazionale preposto alla salva-guardia degli interessi della nazione, che prescindeda limiti tipicamente fisici e/o geografici.In generale, in un’ottica di sistema Paese, lostrumento militare costituisce la principale risorsadella Nazione, prontamente spendibile, per dareconcretezza e credibilità alla sua azione politicain materia di sicurezza e difesa, mai considerabileespressione di una funzionalità isolata delloStato anche se, in determinate condizioni, puòrisultare determinante. Ciò accade senza soluzionedi continuità fin dal tempo di pace, in cui lacomponente militare nazionale svolge essen-zialmente una funzione di concorso alla stabilità,nel quadro degli impegni internazionali e deiprocessi di interazione pacifica già in atto. Intale ambito, infatti, l’impegno della Difesa siconfigura prevalentemente: • nella conduzione di una serie di cosiddette

    “attività di ingaggio” in tempo di pace, es-

    4 Si definisce dominio d’ingaggio quella” porzione di ambiente operativo direttamente rilevante ai fini della conduzione di operazionimilitari”. Il dominio d’ingaggio è genericamente circoscritto ad una serie di fattori - Politici, Militari, Economici, Sociali, Informativi e In-frastrutturali - raccolti nell’acronimo PMESII.

    Fig. 1 - Il Modello strategico di sicurezza e difesa

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    senzialmente a supporto dello strumento di-plomatico e/o interno;

    • nel mantenimento di adeguate capacità mi-litari “in potenza”, in proprio ovvero nel piùampio quadro delle Organizzazioni Interna-zionali/Regionali per la sicurezza, con funzionedi dissuasione e, ove necessario, di interventidi neutralizzazione della minaccia.

    Il livello della direzione politica determinal’entità e l’intensità di applicazione della po-tenzialità militare5, nonché definisce i criteridi bilanciamento e di integrazione con gli altristrumenti del potere nazionale (e internazionale),all’interno di un unico processo di elaborazionestrategica nazionale.Ispirandosi al dettato costituzionale, la normasancisce per le Forze Armate il compito prioritariodi difesa dello Stato, riconoscendo altresì lalegittimità delle azioni militari condotte neiteatri di crisi (primo “anello di sicurezza”attorno al nostro Paese), quale forma di tutela“indiretta” della sicurezza nazionale. Tale è,infatti, il passaggio istituzionale più importanteche lega l’impegno internazionale delle Forze

    Armate al conseguimento di precisi obiettivi disicurezza nazionale, direttamente connessi allasalvaguardia degli interessi nazionali ovunquese ne presenti la necessità.

    Adeguamento alle varie tipologie diconflitti

    Le dinamiche geopolitiche tra Stati o gruppi rap-presentativi all’interno di essi variano naturalmentesul piano relazionale, assumendo contorni teori-camente riconducibili a tre “stadi” di riferimento,la cooperazione, il confronto e il conflitto.La cooperazione, che si basa sul principio dellareciproca convenienza, fornisce le condizioniideali per una stabilità duratura. Il confronto,essenzialmente di natura psicologica, nascequando le differenze tra le parti in causa simanifestano apertamente e non sono più ri-conciliabili; il confronto sfocia in conflittoquando le stesse non sono più capaci di con-tenere l’escalation. Il conflitto, che fa seguitogeneralmente alle prime manifestazioni di vio-lenza, può avvenire anche a causa di un signi-

    Fig. 2 – Gli equilibri del sistema internazionale

    5 Vale a dire il prodotto della capacità tecnico-militare esprimibile dalle Forze Armate, del potenziale umano e culturale, nonché dellacapacità industriale e tecnologica mobilitabili ai fini militari, opportunamente organizzati e diretti dall’azione politica.

  • ficativo deterioramento delle relazioni delleparti per effetto di una crisi. Nella realtà, i confini tra cooperazione, confrontoe conflitto tendono sempre più a sovrapporsi al-l’interno di una cosiddetta area di (in)stabilità(figura 2) e il ruolo dello strumento militare deveessere interpretato nell’ambito di un contestogeo-strategico di “perenne conflittualità”. L’inde-terminatezza degli scenari rende impossibile ladefinizione a priori di soluzioni militari precostituite. L’impiego della componente militare avviene concontinuità fin dal tempo di pace, all’interno diun cosiddetto spettro delle situazioni conflittuali(figura 3), difficilmente identificabile a priori, incui l’unico elemento “misurabile” è rappresentatodal livello di violenza presente nel contesto ope-rativo. Vale, infatti, il principio generale che ognioperazione militare, per sua natura6, indipen-dentemente dalle cause che l’hanno generata(ad es. un’emergenza umanitaria), può esserepensata quale risultante di una combinazione dipiù attività componenti, che si susseguono e/o sisovrappongono nel tempo e nello spazio.

    L’assenza nel modello di un riferimento spa-zio–temporale sta ad indicare come sia il con-testo di riferimento a guidare l’intervento mi-litare, dopo un’attenta analisi e comprensionesistemica del problema operativo, alla lucedegli obiettivi strategici nazionali, prefissati ocontingenti. Nella pratica, pertanto, l’utilizzodello strumento militare, in qualsiasi formaesso si esprima, dovrà essere genericamenteconcepito e progettato in termini di:• intensità e bilanciamento degli sforzi, attraverso

    la conduzione simultanea di una serie di attività,secondo una matrice difensiva, offensiva estabilizzante, che avranno un peso specificodifferente in funzione della situazione conflittualecontingente. Si pensi, ad esempio, al teatrooperativo afghano, in cui le forze della NATOsono quotidianamente impegnate in attivitàstabilizzanti7 a sostegno generale dell’operazione,in azioni difensive focalizzate alla protezionedelle proprie unità e di quelle afgane, della po-polazione e dell’ambiente e offensive, tese allaneutralizzazione della minaccia;

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    6 Si usa dire che “le operazioni sono operazioni e la minaccia è sempre minacciosa”.7 Qualora condotte all’interno di una più ampia campagna militare, assumono la più generica connotazione di attività di stabilizzazione.

    Fig. 3 – Il continuum operativo

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    • applicazione della forza militare, commisurataal livello di sicurezza da ripristinare e dellacorrelata minaccia, una volta definiti i livelligenerali dei contributi delle componenticivile e militare e i criteri di interazione esincronizzazione tra le stesse.

    In aggiunta alle operazioni “classiche” sopradescritte, la componente militare è anche coin-volta in un largo numero di attività comple-mentari cosiddette “abilitanti” - generalmentein supporto alla componente civile - espressionedi alcune capacità specifiche di pertinenzanon esclusiva del dominio militare8. Detteattività sono svincolate da considerazioni sullivello di violenza dell’ambiente operativo epossono essere condotte, in funzione dellaspecifica esigenza, durante l’intero arco dellesituazioni conflittuali.Alla luce di detti principi generali e in virtù deicompiti assegnati allo strumento militare, l’interagamma delle operazioni militari può essere ri-condotta a tre tipologie di intervento raggruppate,in funzione dell’intensità di applicazione dellaForza Militare, in: attività militari in tempo dipace, gestione delle crisi e operazioni limitatecontingenti, campagne e operazioni militari.

    Mettendo in relazione detto complesso delleoperazioni militari con la frequenza di occorrenzae il livello di integrazione/applicazione del DIME(figura 4), si può osservare che, se le attività diingaggio in tempo di pace avvengono con con-tinuità e richiedono un basso livello di integrazionedegli sforzi (sono essenzialmente regolate perlegge), il caso più raro di un’operazione militaresu larga scala richiede l’utilizzo integrato ditutti gli elementi del potere nazionale.

    Approccio nazionale alla condotta dicampagne/operazioni

    In generale, ogni crisi nasce e si sviluppa al-l’interno di un sistema geo-politico e socialeche per qualche ragione collassa ed assumeforme e caratteristiche tipiche di un sistemacomplesso, non riconducibili cioè a modelli diriferimento compiutamente definibili a priorio misurabili dalla semplice sommatoria deglieffetti previsti o attesi. Ai fini di una corretta impostazione di unacampagna militare risulta prioritario, pertanto,comprendere anche la natura più o meno si-stemica delle cause che l’hanno generata, che

    Fig. 4 – La gamma delle Operazioni Militari

    8 Condotte attraverso strumenti e professionalità specifiche (Maritime Situational Awareness – MSA, CIMIC, genio, CBRN, MSU, etc.)Alcune di queste possono essere svolte in tempo di pace (si pensi ad un intervento per calamità naturali, alla bonifica di siti e portinazionali di residuati bellici o comunque di materiale esplosivo pericoloso o al rifornimento idrico delle isole minori) ovvero essere lestesse condotte nell’ambito di un contesto di stabilizzazione e ricostruzione (ad es., il contributo al Security Sector Reform/SSR e allaBuilding Partnership Capacity/BPC).

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    vanno oltre la ricerca di sole ed immediate,quanto improbabili, soluzioni. Trattare, infatti, i “sintomi” della crisi conun’adeguata risposta militare può risultareutile in certe condizioni, ma non potrà produrreeffetti risolutivi. Le operazioni militari, infatti,anche raggiungendo i loro obiettivi tattico/ope-rativi, senza un’appropriata valutazione strategicadegli effetti, potrebbero, nell’economia generaledella crisi, risultare addirittura controprodu-centi.Sarà pertanto necessario ricercare logiche d’in-sieme e di approccio sistemico, indagando sullanatura, il carattere e le dinamiche di interrela-zione di tutti quei fattori in gioco che contri-buiscono, nel loro complesso, a definire ilquadro situazionale in cui dovrà avvenire l’in-tervento militare.Sono ancora attuali, in tale quadro, le teoriedel sistema-mondo dello storico Braudel9. Nelsuo modello di rappresentazione transdisci-plinare della realtà, egli poneva in risalto ilfatto che un’accurata rappresentazione delcontesto globale non poteva che avvenire at-traverso l’analisi del particolare. Questo rendeanche immediatamente chiaro come il contesto,non solo operativo ma politico-militare edantropologico, debba risultare analizzabile daicomandanti in teatro e come essi debbano aquesto prepararsi.L’utilizzo dello strumento militare, dovrà pertantoavvenire all’interno di un sistema integrato dimisure concrete, afferenti ad ogni potenzialitàche si esercita in uno specifico contesto, risul-tante da logiche e strategie non generiche. Ciòmetterà nelle condizioni i rappresentanti na-zionali sul campo di agire, nell’ambito dei ri-

    spettivi domini di interesse e di competenza(dall’Ambasciatore all’Addetto Difesa, dal Co-mandante della Forza Integrata Nazionale aiminori comandi del livello tattico), con unitarietàdi intenti e, al tempo stesso, di armonizzare leproprie azioni con quelle dei partner interna-zionali e delle autorità locali riconosciute, siacivili che militari, governative e non.Il complesso sinergico delle predisposizioni,attività e strumenti che sovra intendono alprocesso di definizione e attuazione di dettecomuni strategie è chiaramente definito nelgià citato documento “Approccio NazionaleMulti-Dimensionale alla gestione delle crisi(ANMD)”10, vale a dire la dimensione politicanazionale del più ampio concetto NATO diComprehensive Approach.A carattere generale, la multi-dimensionalitàpuò essere raggiunta con forme di interazionedifferenti, in funzione della “qualità” delle re-lazioni messe in atto tra gli attori coinvolti nelprocesso di gestione della crisi. Al centro del sistema si colloca la dimensionenazionale che, per uniformità di direzione po-litica, mira all’integrazione e sincronizzazionedelle strategie di utilizzo degli strumenti delDIME. Tale categoria di interazione, sostenutadall’ANMD, deve prevedere anche il coinvolgi-mento proattivo del complesso universo isti-tuzionale nazionale, che può fornire un con-tributo efficace alla risoluzione della crisi (comead esempio, i settori giuridico, sanitario, infra-strutturale e dei trasporti, scolastico-educativoetc.)11. Il modello considerato dovrà, inoltre, tenere inconsiderazione la compresenza, al livello na-zionale, di una serie di soggetti non istituzionali

    9 Fernand Braudel (Luméville-en-Ornois, 24 agosto 1902 – Cluses, 28 novembre 1985), storico francese, è stato uno dei principaliesponenti della scuola delle Annales, che studia le civiltà e i cambiamenti a lungo termine, in opposizione alla storia degli avvenimenti.Ritenuto uno dei massimi storici del XX secolo, è noto soprattutto per le sue teorie di rappresentazione globale della storia umanaattraverso gli apporti delle scienze sociali, statistiche, antropologiche ed economiche.

    10 Il documento ANMD è stato recentemente posto all’attenzione da parte della Difesa e del MAE al NISP (Nucleo Interministeriale diSituazione e Pianificazione), organismo costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per il supporto del CoPS (ComitatoPolitico Strategico) e del Presidente del Consiglio dei Ministri stesso. Il Comitato dei Ministri CoPS è stato istituito per l’indirizzo e laguida strategica nazionale nelle situazioni di crisi. D.P.C.M. 5 maggio 2010 - G.U. n. 139 del 17/06/2010www.semaforoverde.it/Default.aspx?tabid=2860&language=it-IT

    11 Categoria di interazione che in ambito internazionale prende il nome di Whole-of-Government Approach (WoGA).

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    (gruppi di interesse, esperti, opinione pubblica,media, etc.) che, con intensità variabile, sonoin grado di esercitare un potere di influenzanel processo decisionale. Il passaggio alla dimensione internazionale/mul-tinazionale12, segna l’allargamento del numerodegli attori - anche non governativi, nazionalie non - per effetto del quale il suddetto livellodi integrazione potrebbe non essere conseguibile,neanche su scala nazionale. In figura 5 è riportata una rappresentazionegrafica delle possibili categorie relazionali,comprese tra l’integrazione e la mera coesi-stenza13, che si instaurano tra gli attori impegnatia vario titolo in uno stesso teatro di crisi.

    Tenuto conto del complesso quadro interazionalesopra descritto, il processo di elaborazionestrategica, iniziato in sede di ApprezzamentoIntegrato Nazionale, si concluderà con la co-siddetta fase di “operazionalizzazione” del-l’ANMD, vale a dire la “definizione di quel com-plesso di processi, strutture e risorse, ad ognilivello di gestione della crisi, idonei a trasformarel’intento politico-militare in concrete azionitattiche (o locali), destinate a produrre gli effettidesiderati sull’ambiente operativo alla luce del-l’end-state politico nazionale”.

    In tale ambito, si dovrà pervenire al reale bilan-ciamento, integrazione e sincronizzazione dellerisorse e attività che sostengono lo sforzo nazionaleall’interno di uno scenario di crisi, a partire dalcontributo della componente militare (figura 6).

    In definitiva, il successo militare dipenderà dallacapacità di rendere “operabile” il complesso dellestrategie di ingaggio della crisi. Il tutto, predispo-nendo, altresì, opportune misure adattive volte amitigare l’effetto delle inevitabili interazioni congli altri attori, nazionali ed internazionali, coinvoltinel medesimo processo di gestione della crisi.

    Lineamenti delle Forze Armate comesistema

    Tutte le istituzioni di una nazione, compresaquella militare, si trovano immerse in un meta-sistema sociale complesso. Le interazioni conesso sono continue e non consentono ad unsingolo elemento del sistema di poter esisteree funzionare autonomamente, senza tenerconto dei reciproci condizionamenti.A loro volta, al pari di ogni singolo elementodell’universo istituzionale, anche l’organizzazionedelle Forze Armate si configura oggi più di iericome un sistema complesso, non definibile se-

    Fig. 5 - I livelli di interazione

    Fig. 6 - L’integrazione e la sincronizzazione fra gli attori dei vari livelli

    12 Definito in ambito internazionale Whole-of-Nation Approach (WoNA), costituisce lo stadio più esteso di implementazione delComprehensive Approach comprendente, cioè, tutti gli attori, governativi e non, che in qualche misura possono contribuire al processostrategico internazionale in termini di risorse, materiali e immateriali (storia, cultura, religione, etc.).

    13 E’ il caso, ad esempio, di alcune NGO che fanno dell’imparzialità un proprio carattere distintivo.

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    paratamente dalle dinamiche con cui essoopera e interagisce con il più ampio metasistema politico-sociale circostante, legittimatoda una direzione politico-militare (figura 7). Il dimensionamento ideale della componentemilitare nazionale, pertanto, va ricercato at-traverso un approccio di tipo sistemico chetenga conto dei meccanismi di interazione e diadattamento con i fattori sia interni sia esternial sistema. Ciò deve guidare la strutturazionecomplessiva dello strumento militare e nonsoltanto della sua componente operativa, cherimane senz’altro il “core business” dell’orga-nizzazione, ma insufficiente a garantire, di persé, il successo in operazioni.Da un punto di vista organizzativo-funzionale,il sistema militare contiene, al suo interno,una serie di sottosistemi componenti tra lorointerconnessi, ciascuno dei quali sovraintendea specifiche funzionalità produttive, differenziateper ambito di interesse. Il sistema militare,pertanto, si configura come un “Sistema di si-stemi” (figura 8), che opera e produce capacitàmilitari interagendo, nel suo complesso, confattori interni ed esterni al sistema stesso, daiquali è influenzato e modificato. Nella sua interezza, l’architettura complessivadel Sistema Militare comprende:• un sistema di Comando, a cui è affidata la

    concezione, definizione, mantenimento e svi-luppo bilanciato e sostenibile delle capacitàmilitari corrispondenti al modello di Difesaindividuato. Il sistema Comando comprendel’architettura delle strutture di rete e delle

    correlate capacità di Comando e Controllo edIntelligence, a supporto del processo decisionale,fino ai minori livelli ordinativi, assicurando lafunzionalità dell’intero processo cognitivo;

    • un sistema Organizzativo e Logistico, re-sponsabile della concezione, definizione egestione della struttura organizzativa e lo-gistica di supporto all’intero sistema militare- ottenuta per integrazione delle struttureorganizzative dei singoli elementi - anche ingrado di guidare l’intero processo di acquisi-zione e mantenimento delle risorse materialie del reclutamento delle risorse umane;

    • un sistema Operativo, definibile come “ilcomplesso qualitativo e quantitativo dellecapacità esprimibili dallo strumento militarenell’intero spettro di operazioni militari e ti-pologia di combattimento”. Agendo diretta-mente sul vivo della componente operativa,è quello che risente maggiormente, per livelloe numero di interazioni, dell’influenza daparte degli altri sistemi.

    • un sistema Culturale, che comprende “il com-plesso delle strutture e delle attività finalizzatea formare, promuovere e diffondere negli operatorila consapevolezza del valore di una culturamultidimensionale (scientifica-tecnica, giuridica,internazionale ed umanistica), quale fattore disuccesso” dell’organizzazione militare.

    • un paradigma di Apprendimento, che, a dif-ferenza dei precedenti sistemi, non sovrain-tende ad alcuna funzionalità produttiva, maopera a favore del sistema stesso conferendoglila necessaria caratteristica di adattività. In

    Fig. 7 - Il meta-sistema politico-sociale Fig. 8 - Il Sistema di Sistemi

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    pratica, svolge la funzione di “regolatore”dell’intero ciclo di produzione capacitiva,compensando le carenze che si possono ge-nerare per la dinamicità del meta-sistemasociale di riferimento.

    Così rimodulate, le capacità militari risultanoriconducibili a tre domini di riferimento costituitida elementi materiali e non materiali, separatima non separabili, cioè il dominio morale, ildominio cognitivo e il dominio fisico (figura9). Dalla combinazione di questi elementiprende forma la cosiddetta forza militare, valea dire l’essenza dello strumento militare sulpiano delle capacità effettivamente esprimibili.La generazione della forza militare non avvieneautomaticamente, ma costituisce l’output diun ciclo che, per funzionare, presuppone checiascun elemento del sistema sia in grado difare la propria parte. Perché ciò avvenga,l’intero sistema militare deve essere pronto adoperare con mentalità competitiva fin daltempo di pace, in cui, come si è detto, la com-petizione è data dalla stessa necessità diadattarsi e trasformarsi in funzione delle fisio-logiche evoluzioni interne ed esterne al sistema

    militare, dei rischi e della minaccia, anche po-tenziale, da fronteggiare. Il grado di efficaciaed efficienza del sistema Forze Armate deve,pertanto, essere “misurato” sulla base di questirequisiti di tipicità e non per raffronto conaltri apparati dello Stato.

    Considerazioni conclusive

    Al di là dei suoi contenuti teorici, per certiversi anche innovativi, la “Dottrina MilitareItaliana” rappresenta una sintesi del valoreaggiunto rappresentato dalle Forze Armate ita-liane nel contesto generale del mantenimentodella sicurezza e della stabilità nazionale edinternazionale. A tal riguardo, si ritiene, altresì,opportuno richiamare l’attenzione anche sualcuni temi di fondo.Innanzitutto, la riaffermazione del principio diutilità dello strumento militare e della compo-nente direttiva del sistema quale “servant lea-dership”, che supera il tradizionale concetto didisponibilità della forza militare come estremaratio della politica, relegata alla dimensionedel conflitto. Di contro, senza mutarne i compiti

    Fig. 9 - Le componenti della Forza Militare

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    istituzionali, l’impiego dello strumento militareavviene già con continuità fin dal tempo dipace e va sempre considerato in un’ottica si-stemica e multidimensionale, quale elementodella capacità complessiva esprimibile dal “Si-stema Paese”, rinvenibile già nell’esteso com-plesso dei concorsi forniti alla società civile.In secondo luogo, il tema della complessità degliattuali scenari operativi. Se questa è sempre esi-stita, la globalizzazione delle tensioni e la sovra-nazionalità di molti istituti ed organizzazioni digovernance, ha reso questa complessità piùdifficile da decifrare, fin dall’insorgere delle crisi.Il conflitto continua a presentarsi come unacomponente radicata nel sistema delle relazioniumane e, per sua natura, ha sempre presentatoelementi di complessità; tuttavia, l’accresciutolivello di entropia generale presente nei teatrifin dall’insorgere delle crisi, sia per il caratteretrasversale della minaccia14, sia per il numero diattori che agiscono o reagiscono producendoeffetti caotici sul dominio di ingaggio, ha cambiatosensibilmente il modo in cui devono essere af-frontate moderne campagne ed operazioni militari,che intersecano una più fitta rete di competenzee responsabilità, sia politico-militari che civili.Ciò ha imposto l’adozione di nuovi strumenti diimpostazione metodologica e di procedure perla gestione sinergica (civile-militare) delle crisi,quali l’ANMD e il suo processo di operazionaliz-zazione, sperimentate e perfezionate dalle lezioniapprese da ogni partecipazione nazionale amissioni internazionali.In ultimo, ma non certo in ordine d’importanza,l’identificazione dell’organizzazione militarequale sistema complesso. Aspetto, quest’ultimo,che offre numerosi spunti di riflessione, a partiredal tema della coerenza nella produzione di ca-pacità militari. Soprattutto di fronte ad una li-mitata disponibilità di risorse finanziarie, si po-trebbe facilmente cadere nell’errore di commi-surare la produzione di capacità militari sustandard dettati da esigenze contingenti, perdendo

    di vista le esigenze complessive, soprattuttonon materiali, del sistema militare. Tale è, infatti,il vero senso della trasformazione, che non deveriguardare soltanto lo strumento, che pur rap-presenta l’elemento centrale dell’organizzazione,ma soprattutto deve essere estesa all’intero or-ganismo militare. Quest’ultimo, a sua volta, permantenersi competitivo, deve saper interveniresu sé stesso, adattandosi e predisponendosi perla generazione delle capacità militari future, inbase al livello di ambizione sostenibile da partedel Paese; e questo è proprio il lavoro cheinsieme alle Forze Armate, è in corso di elabo-razione in questi mesi da parte della Difesa.In altri termini, il sistema militare nel suocomplesso dovrà essere in grado di dare coerenzae sostenibilità nel tempo al proprio percorso ditrasformazione, sfruttando a pieno le mutazioninel pensiero (geopolitica, strategia, processi) el’innovazione tecnologica, avvalendosi anchedell’evoluzione culturale e scientifica avvenutanel sistema stesso.Alla dottrina del livello strategico e operativoche ho tratteggiato, il compito di accompagnareil sistema militare nel suo processo di trasfor-mazione, rafforzando negli operatori, sia il valoredefinitorio del linguaggio della dottrina chequello propulsivo della cultura militare, qualifattori unificanti nei campi del pensiero, dellaconoscenza e dell’azione militare; in sintesil’espressione prima teorica, poi procedurale, diconvinzioni maturate ed elaborate con un con-tinuo lavoro, sia interno che di relazioni inter-nazionali, adeguate ai tempi che stiamo vivendoed adeguate a fronteggiare rischi prefigurabilidallo studio degli scenari futuri.In una rappresentazione che si riallaccia allavisione storica di Vico, sul governo degli uomini,basato sull’equilibrio dialettico tra communitased immunitas, lo strumento della Difesa rap-presenta la costruzione sociale moderna dellaseconda, baluardo ai timori di ingovernabilitàa cui la storia ci ha abituato.

    14 Un tipo di minaccia “senza frontiere” è l’attualissima minaccia cibernetica.