LA ZINGARA ESTER - uspbenevento.it · La Zingara lo conduce a Carnevale, un ... Mentre portano via...

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LA ZINGARA ESTER Personaggi Telemaco La Zingara Ester (anche la Nonna e la Bambina) Primo corista Secondo corista Terzo corista Coro Dragone (il Coro si traveste da Dragone) L'azione si svolge nella casa di Telemaco, poi nel Paese di Carnevale. Argomento dell'opera Telemaco è un ragazzino che passa molto del suo tempo dinanzi alla televisione e per questo trascura la scuola, i giochi e le amicizie. La nonna cerca di dissuaderlo da questo ozioso e passivo atteggiamento, che gli sta spegnendo la fantasia e cerca di interessarlo leggendogli antiche fiabe, ma con scarsi risultati. L'overdose televisiva un giorno crea in Telemaco un corto circuito cerebrale per cui perde anche la memoria, dimenticando persino il suo nome. Tre sapienti magicamente giunti a visitarlo accertano che la sua malattia non è curabile con mezzi umani. L'unica in grado di aiutarlo è un misterioso personaggio, la Zingara Ester, dotata di straordinari poteri conferiti da un libro magico. Evocata dai saggi, ella appare e promette di aiutare Telemaco. La Zingara lo conduce a Carnevale, un paese senza luogo e senza tempo, dove Telemaco assiste ai giochi che facevano i bambini del passato, che, senza l'ausilio di mezzi tecnologici, sapevano divertirsi soprattutto stando insieme. L'immersione nei giochi antichi produce il suo effetto e Telemaco recupera la memoria. Quasi convinto di essere guarito e di non aver più bisogno di Ester, vorrebbe liberarsi di lei, ma un nuovo pericolo incombe sul ragazzino: il pericoloso Dragone Tecnologico piomba all'improvviso per divorarlo. Telemaco ancora una volta chiede aiuto ad Ester, la quale leggendo potenti formule magiche dal suo famoso libro, addormenta il Dragone. Libero finalmente anche da questo mostro, Telemaco manifesta la sua gratitudine ad Ester, che però lo saluta per andare verso altre storie, ma in testimonianza di amicizia fa dono a Telemco del suo libro magico, raccomandandogli di leggerlo quando il Dragone Tecnologico minaccerà di svegliarsi di nuovo. Da ultimo, Telemaco commosso chiede ad Ester di lasciargli ancora un canto, sul quale si chiude la scena.

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Atto I Scena I

Televisore acceso al centro della scena. Di fronte ad esso un divano. Alle spalle, in fondo alla scena, sui due lati, due pedane trasversali. Il fondo è un tendaggio possibilmente di un verde brillante. Introduzione musicale

Entra Telemaco

Telemaco è un ragazzino, coi pantaloni stretti all’altezza del ginocchio, come quelli alla pescatora, neri, una ampia camicia bianca, capelli corti e mossi, scarpe a mocassino. Entra saltando e danzando Telemaco [ride felice]

La televisione! Che bella invenzione! Chi più felice di me sarà Se al sabato c’è il varietà? E che dir dei beneamati Cartoni miei animati? E’ uno spasso veder pure Mille eroi ed avventure. Passa il tempo senza fretta, se cè un film che qui m’aspetta. Come un grande cannocchiale È per me il telegiornale. Ballerine, calze a rete, qualche lacrima in famiglia, casi umani, lo vedete, fan continua meraviglia. Più di tutto fa tendenza quel che è reclamizzato. “Andiam, su, con impazienza al vicino ipermercato!” “La vogliamo, è un’occasione – dice la televisione”. Mamma non è poi contenta per il fatto che la guardo dal mattino fin a sera, sempre fa la tiritera:

“Poi non studi. Leggi un libro.

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Ti va via la fantasia!”

Scena II Telemaco e Nonna (Zingara travestita da Nonna), poi Coro

Entra il Coro disponendosi sulle pedane sul fondo. Il Coro è vestito di un verde brillante. Le ragazze portano una minigonna svasata di panno lenci, calze verdi e magliettina aderente a mezzemaniche dello stesso colore. I ragazzi hanno pantaloni verdi, camicia verde e un bel gilet rosso. Le scarpe di tutti sono nere. Entra la Nonna, è vestita con una lunga gonna scura, ha i capelli bianchi, gli occhiali e uno scialletto sulle spalle. Continua ella stessa il dialogo, avvicinandosi a Telemaco.

Nonna “Telemaco- Telemaco -dice nonna, con l’antica lunga gonna – Nonna ai miei tempi lei non c’era

per trascorrere la sera.” Telemaco “Che facevi, nonna – ho chiesto-

Andavate a letto presto?” Nonna “Qualche volta, ma più spesso

anche tardi, come adesso.” Telemaco “O nonnina, ma a che fare ?

Dar con l'ago? Leggiucchiare?” Nonna “A quei tempi, nipotino,

s’era tutti più vicino. E d’inverno, accanto al fuoco, si faceva qualche gioco. E quand’era primavera, per i campi, a tarda sera, nel profumo d’erba franta, delle lucciole la conta si faceva e delle stelle. Il migliore passatempo, sai, veniva di Natale: le dodici notti sante si passavan tutte quante zitti zitti, stretti stretti, di fantasmi, streghe, spettri tante storie ad ascoltare. I bambini, coi faccini, li vedevi attenti attenti, rossi rossi per il fuoco, che brillava nei camini.”

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Telemaco Sai che bel divertimento! Oggi invece basta un film Per avere tale e quale il racconto di Natale. Poi mi metto in posizione con la mia televisione.

Canzone di Telemaco Telemaco Con un piede qua

Ed un altro là Come un pascià Affondato nel mio morbido e bel sofà

Coro Se ne sta così Tutta notte e il dì Non si stacca mai E non sa che possono succedergli dei guai Dei guai, si Se si sta così

Telemaco Di studiare, no Di giocare, un po’ Tanta voglia c’è, Mi va solo di restare sempre insieme a te

Coro La television È un’ossession Non t’ ascolta mai Come attonito pupazzo tu diventerai La gioventù Non torna più

Telemaco Quante storie sa Questa mamma qua E’ di vetro ma Più calore ancora della mamma vera fa.

Coro exit Nonna Io davvero inorridisco,

A sentir queste parole! Non c’è forse la tua nonna Per narrarti storie antiche?

Telemaco Si, va be’, ma antiche quanto? Quanti anni conta il cucco? Non vorrei sentire il canto

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Di un soldato mammalucco! La Nonna si mostra impermalosita e scuote la testa disperata Telemaco Oh, perdonami nonnina Se son stato impertinente. Lo so bene che alle volte

Non ricordi proprio niente Ride di gusto, mentre la Nonna fa l’atto di mollargli un ceffone sul sedere

Anzi, no, se hai memoria, [Schernendosi] Su, raccontami una storia!

Nonna Vuoi sentir la favoletta [Rabbonita] Come usava ai tempi belli? Me ne viene in mente una, Che, sentita al chiar di luna, Fa davvero impressione Si chiama: "L'uccel grifone".

Favola dell'uccello grifone

Oggi non era, ieri, né domani, ma c'era in tempi ormai molto lontani un re malato, padre di tre figli che dava sempre lor buoni consigli perché vicina già sentiva morte. Or il regno suo toccava in sorte a chi di lor, montato sul cavallo, portasse primo una penna d'uccello miracolosa.

Telemaco Che uccello avrebbe mai tale potere? Nonna Era l'uccello chiamato Grifone!

non visto mai, udito sol di nome. Le sue penne per gran magia sapevano sanar la malattia. pur se una persona era in fin di vita toccandole sol era già guarita. Di questa panacea, che peccato! Nei secoli il Grifone fu spennato, né più ne crebbe.

Telemaco Dei tre fratelli, allora che ne fu? Nonna Sentendo le preghier del genitore,

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senza por tempo in mezzo al loro onore, van primo, secondo e terzo fratello alla cattura del famoso uccello. Dinanzi un noce per il mese appresso si diedero convegno e consesso. "Chi quivi giunge, dopo tanta speme, attende gli altri per tornare insieme". E così avvenne.

Telemaco Trovarono la portentosa piuma? Nonna Ognun di loro all'avventur si mise,

però la sorte sol al terzo arrise. Scalò montagne impervie, guadò fiumi, conobbe genti di crudel costumi, senza più forze al ciglio d'un burrone, spiccò la penna dell'uccel Grifone. E si racconta che menò tal pianto, perché la coda aveva perso il vanto, che si nascose

Telemaco Tornò per tempo il principe a quel noce? Nonna Si trovavano già all'appuntamento,

facendo tutt'e due gran lamento, il principe maggiore ed il mezzano. Entrambi vuota avevano la mano, quand'ecco arriva in ultimo il fratello trionfante con la penna dell'uccello. Che complimenti fecero e sorrisi quei due alle viste e in cuore già decisi all'assassinio.

Telemaco Così crudeli furono quei due? Nonna "A questi toccherà la parte mia?-

faceva dire in cor la gelosia- e dare si dovrà secondo il pegno al terzogenito il paterno regno? Al regno non rinuncio!"- il primo disse. E dando di pugnale lo trafisse. E l'altro senza essere sconvolto, assiste mentre quello l'ha sepolto sotto quel noce.

Telemaco Non fu punito per un tal delitto? Nonna Di buon accordo e con allegro cuore,

portarono la penna al genitore. Guarito della sua infermità, ai figli diè del regno la metà.

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Del terzo si crucciava e chiese nuove "Alfin si perse e non sappiamo dove" risposer quelli a lui alquanto vaghi, ma sogni di sventura eran presaghi al vecchio padre.

Telemaco E come fu scoperto quel misfatto? Nonna Passaron gli anni e il padre attendeva

qualcuno che notizie gli diceva del figliuolo minore prediletto, creduto vivo e senz'alcun difetto. Quel noce era meta di pastori, che greggi e armenti pascolavan fuori, al di là di quel bosco, oltre i confini dov'erano regnanti gli assassini senza rimorso.

Telemaco Speriamo che qualcuno trovi un segno! Nonna E capitò, per caso o per destino,

che s'accampò un pastore lì vicino. Il suo cane odorò e scavò un fosso ed egli vide biancheggiare un osso. Lo prese, l'intagliò e in un momento ne fece tosto un musical strumento. Ma quandò appoggiò il labbro, cosa atroce! non suono produceva , ma una voce Che cantò triste: "Caro pastore che stai a suonare tienimi stretto e non mi lasciare per una penna d'uccello grifone mio fratello è un traditore. Mi ha ucciso e scannato sotto terra m'ha atterrato". Questo sentito il buon pastore, l'osso che canta porta al suo signore, il vecchio re, ch'ancor era angustiato perché suo figlio non era tornato. La strana storia stette a sentire e subito quell'osso volle udire. Ponendo le sue labbra a quel fischietto, l'osso gli ripeteva quanto detto, ma col suo nome: "Caro papà che stai a suonare tienimi stretto e non mi lasciare per una penna d'uccello grifone

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mio fratello è un traditore. Mi ha ucciso e scannato sotto terra m'ha atterrato" Allora al vecchio balenò il sospetto che fosse di suo figlio prediletto. Chiamò a raccolta i figli e la sua corte e palesò che condannato a morte sarebbe stato quel che s'accusava di tal delitto, mentre lui suonava. Tutti quanti provarono quel flauto, finchè il maggior lo prese poco cauto e quello cantò: "Fratel mio che stai a suonare tienimi stretto e non mi lasciare per una penna d'uccello grifone tu sei stato un traditore, mi hai ucciso e scannato sotto terra m'hai atterrato". All'udire il suono di tale accusa, ogni porta d'intorno venne chiusa. Fu preso il traditor col suo aiutante, mette entrambi a morte seduta stante il vecchio re, senza più figli adesso. Fa rivestire d'oro quello stesso Zufoletto, che rivelar saprà d'allora innanzi ogni verità, sia pur nascosta. Conclusa è la storia e si sa: noi stiamo qua e loro là.

Telemaco sdraiato sul divano, si è abbandonato al racconto e dopo qualche secondo si addormenta.

Scena III Telemaco, Nonna, Coro

Mentre Telemaco dorme, la Nonna con il Coro stanno a guardare il ragazzo addormentato. La Nonna si gira verso il Coro, facendo il gesto di fare silenzio. Nonna Shhhhhhh!

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Poi ella schiaccia il tasto del televisore spegnendolo. I ragazzi del Coro portano via l’apparecchio. Mentre portano via il televisore, parte la musica di una ninnananna. Antica ninnananna beneventana.

Nonna, nonna, nonna Nonnarella Vid’u figliu mie Quant’è bbelle Vide quant’è bbelle E quant’è aggraziato No, nun s’addorme Si nunn’è cantato. (Ripete la seconda strofa) Intermezzo musicale Nonna, nonna, nonna Nonnarella. Ven’u lup’e magna ‘A pecurella Pecurella mia E cumme faciste Quanno mmocc’u lupo Sola te vediste Nonna, nonna, nonna, Nonnarella.

Alla fine dell’esecuzione, il Coro si ritira sulle pedane in fondo.

Nonna exit

Scena IV

Telemaco. Primo, Secondo e Terzo Coreuta. Coro Telemaco si risveglia stiracchiandosi, ma il gesto resta incompiuto. Si guarda intorno perplesso e si alza dal divano Telemaco Ehi ehi! Che mal di testa!

Che cosa è successo? Non so dove mi trovo Né cosa fare adesso.

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Il nome mio… che strano, non so più quale sia. Son desto, sogno o è fantasia?

Si avvicinano il Primo, il secondo ed il terzo Coreuta, mentre altri elementi del coro portano via il divano.

I Coreuta A furia di veder televisione

Tu sei finito dritto nel pallone! II Coreuta E’ proprio un bel dramma:

sei fuori programma! [compassionevole] III Coreuta Hai una sindrome televisiva

Causata da pubblicità eccessiva [tono dottorale] Tutti i Coreuti E già. E già. I tre coreuti cominciano a girare intorno a Telemaco che fa fatica a seguirli con lo sguardo P.C. Quando l’eccesso fotovoltaico,

attraverso l’onda elettromagnetica…[Saccente] S.C. …pervade il nervo ottico, dal bulbo oculare;

esso facendo vibrare l’assone del neurone [come sopra]

T.C …va a stimolare la corteccia cerebrale Nella ghiandola pineale, a livello subliminale [c.s.]

P.C. Ergo quod spectatum est sine ulla cogitatione [c.s.] S.C. primum incumbit, alterum penetrat, deinde

deflagrat…BUUM [come sopra] T.C. itaque cerebellus in pappam decadit…SPLAT [c.s.] I tre si fermano di scatto di fronte a Telemaco disorientato Telemaco Non ho capito un’acca del discorso, Ma penso che ho bisogno di soccorso T.C. E’ proprio un bel dramma: sei fuori programma [compassionevole] Telemaco Sarebbe a dir che questo morbo M'ha reso quasi come un orbo? [irritato] P.C. Peggio, peggio assai [esaltato] Di tanti altri guai Con questa malattia perdi la fantasia T.C. E’ proprio un bel dramma:

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sei fuori programma [saccente] Telemaco Oè, ti sei incantato? Ho capito, ho capito! Ma poi che vuoi che sia?

Codesta fantasia? P.C. Con essa, povero tordo, hai perso ogni tuo ricordo. T.C. E’ proprio un bel dramma….[Telemaco lo guarda

quasi come se volesse picchiarlo] …non sai chi è la mamma! [In tono di scusa]

I coreuti rientrano nel coro Telemaco [Cambia espressione lentamente, fino a diventare una maschera triste]

Booo! Chi mi darà le merendine? Chi laverà le magliettine Col sapone, pensa un po’, Che più bianco non si può? [rivolto al coro] Non ricordo la mia casa, non ricordo la mia gente, non ricordo più la scuola… [si accorge di aver detto un’idiozia] Be’ ma questo non fa niente! Cari amici, se potete, una mano, su, tendete. Al disastroso tedio, trovate un rimedio.

Il coro si riunisce come in una partita di rugby e confabula a testa bassa. T.C. E’ proprio un bel dramma…[sollevando la testa] Qualcuno provvede a fargliela abbassare con forza. Infine il coro si risolleva, avendo maturato una decisione. P.C. Dopo lunga consultazione Si è trovata la soluzione S.C. Ester, la zingara di Benevento, è maga e indovina di gran talento: legge la mano, la sfera, i tarocchi, e tutto ti svela, aprendoti gli occhi. T.C. Ogni male saprà mandar via

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E ti farà tornar la fantasia Telemaco [sollevato]

Se è vero quel che dite, io vi giuro che per …un mese almeno di sicuro senza televisione me ne resto, però a chiamare Ester fate presto.

P.C. Ester non ha casa in nessun dove, un giorno sta qui, un giorno altrove. Se la cerchi, arriva e non sai come, perché ti basta dirne solo il nome.

Coro Esteeeer!

Scena V Telemaco, Coro, Ester

In mezzo a fumi e luci colorate di grande atmosfera entra la zingara Ester. Ella non è altri che la nonna, senza la candida parrucca. Ha una lunga gonna a righe, camicia con maniche a sbuffo, che fuoriescono da un piccolo corpetto, scialle a lunghe frange, una borsa che le pende dalla cintola, un foulard dalle tinte accese, legato lateralmente in un gran nodo sulla testa, i capelli neri ed ondulati. Ha molti monili ed anelli.

Aria della zingara: Chi me chiama Pe n’aiuto? Dimme dimme Tu che vuò sapè? La vera e bbona furtuna La zingarella pò llegge E te sape dice Chello ca sarrà Ma si tu nun saie Da do’ viene, chi c’è stato primma, Si’ cumm’a palomma senza scelle, Ca nun vola.

Rit. Sape chi sa Ca nun ne sape niente Niente sape Chi dice che ssa Na catena È’ stu munne. Cumm’a na rota Se po’ ffà ggirà.

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Si guard’e stell’intu cielo Ca può cuntà quann’è nnotte Tante so e ccose Ca può raccuntà E la zingarella Sape i cunte ca te cont’a nonna. Sape ‘e pparole d’u contruocchie Ca l’incanta. Rit. Cumm’a na rota

Po’ ggirà

Scena VI Telemaco e detti

Al termine della musica, Telemaco guarda incuriosito la zingara Telemaco [alla Zingara]

Se tu non fossi una giovane donna direi che quasi assomigli a mia nonna.

Ester S’assumigliano u zzuccaro c’u ssale ma si e ppruove nun songhe tal’ e quale

Telemaco E’ ver, si sa, che l’apparenza inganna. Ma or veniamo a ciò che qui mi danna. Come pesce fuor dal mare, [lacrimoso] come estraneo in nuova terra, spaesato qui mi pare di trovarmi, come in guerra. Marinaio caduto fuori bordo son io, che ho perduto ogni ricordo.

Ester Tu parle, ma ie lu sacce già. Bene faciste a me chiammà Ma sta sicure, quann’ie so vvenute Ca può truvà chelle ca si pperdute.

[Camminando in tondo seguita da Telemaco, si ferma e si gira di scatto ad ogni battuta, con spavento di Telemaco]

Pe primma cosa maie nun disprezzare Chello ch’è state e nun po’ cchiù turnare.

La siconda è ca chi nun legge Resta n'asine e ppur’assai cchiù ppegge. Pe’ tterze, tien’a mmente ca l’ammore Nun s’accatte a ddenare né a pparole, ma sule cu l’ammore ca tu tiene.

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E mò ca t’e ‘mparate la lizzione Cantamme tutte quante la canzone.

I componenti del coro si danno la mano e formano un girotondo intorno ad Ester e Telemaco .

Scena VII Telemaco e detti

Canzone: Girotondo

Biondina, mia biondina, Biondina, mia biondì. Rapiteme le porte Faciteme trasì. Le porte stanno aperte Chi ce vol’entrà Le porte stann’aperte E putitece passà

Rip. strofe 1 e 2 in controcanto

Iesce sol’ e viene ccà A vecchia se ne va Sott’u noce va a vvedè A vecchia trov’a mme Une ddoie e ttre Cavalluccio d’oro Me voglio maretà Cavallo mio d’argiento Nu rre pe me spusà U rre se n’è partuto La guerr’è gghiut’a ffa Cu la curona ‘ncapa Torn’e a morte nun ce sta La cchiù bbrutta chi sarrà Si a morte nun ce sta ? La cchiù bbella sai chi è ? Chi se spos’u rre Une ddoie e ttre

Il girotondo si complica: Telemaco e la Zingara hanno fatto un arco con le braccia e gli altri vi passano sotto, formando una galleria. Poi si dividono in

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due gruppi schierati su due file, che si avvicinano e allontanano come in una quadriglia. Sul verso “Uno ddoi e ttre” la musica diventa un sottofondo. Il coro torna sulle pedane con Telemaco e la Zingara, tranne tre coristi.

Scena VIII Telemaco, Zingara, tutti i Coristi come Concorrenti e Personaggi dei giochi Tre coristi vengono avanti e procedono al gioco: Corista Un, due, tre, stella Il capogioco, di spalle agli altri e ad una certa distanza da essi, conta dicendo: “Un, due, tre, stella” . Su questa parola si gira di scatto, guardando i due concorrenti, che intanto hanno approfittato del fatto che fosse voltato, per avanzare quanto più è possibile verso di lui. Per non essere scoperti si bloccano subito prima che questi si volti. L’operazione continua per altre due volte, finchè uno dei concorrenti raggiunge il capogioco, mentre è ancora voltato Corista Stellone! A questo punto il capogioco cede il posto al concorrente. Mentre questo gruppo continua in silenzio a mimare il gioco, si stacca dal coro un gruppo di cinque coristi. Si pongono più avanti del primo gruppo. Corista Le belle statuine Il capogioco si volta a far la conta. Corista Li une, li doie, li tre cancelle

Fravel’e pelle Mitt’in po’ Conta conta ca dudece so’

I concorrenti intanto si sono disposti a semicerchio alle sue spalle assumendo pose plastiche. Terminata la conta, il capogioco si volta e avvicinandosi ad ognuna di esse chiederà: “Zucchero o caffè”. Ricevuta la risposta, il capogioco mimerà di girare una chiave a molla posta sul corpo del concorrente, che mette in moto l’improbabile meccanismo delle statue animate. Se il concorrente ha risposto: ”Zucchero”, eseguirà movenze aggraziate; se ha risposto : ”Caffè” fingerà di essere un mostro, che vuole assalire il capogioco. Per fermare i movimenti delle statue il capogioco dovrà fingere di spingere un bottone posto sul concorrente, che si fermerà

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conservando il gesto che stava facendo. Il capogioco sceglie la statuina che più gli è piaciuta e gli cede il posto. Un altro gruppo di tre coristi annuncia ed esegue un nuovo gioco. Corista Regina, reginella Il giocatore che fa la regina si pone di fronte ai concorrenti e ad una certa distanza da essi. I concorrente Regina, reginella

Quanti passi mi darai, per arrivare al tuo castello, con la fede e con l’anello?

Regina Dieci passi da formica. I conc. Esegue, facendo piccolissimi passi II conc. [ripete la formula di gioco] Regina Tre passi da leone Il secondo concorrente esegue i passi indicati, imitando un leone I conc. [ripete la formula di gioco] Regina Cinque passi da rana I conc. [esegue, saltando come una rana] Intanto un altro gruppo di quattro coristi viene avanti. Uno cammina staccato, gli altri tre confabulano a testa bassa e vicina. il capogioco si pone di fronte ai concorrenti con aria maestosa, infatti è il re. Gli altri, ad una certa distanza da lui dovranno mimare delle azioni, di cui il re dovrà indovinare il nome. I Concorrenti Buongiorno, signor re! Re Buongiorno, buongiorno. Dove siete stati oggi, di

bello? I concorrenti imitano il gesto di cogliere fiori e di deporli in cestini sospesi al braccio. Il re li osserva per un po’. Re A raccogliere fiori? Concorrenti Noooo. [continuano a mimare i gesti] Re A raccogliere funghi? Concorrenti Siiiiii! [appena il re ha indovinato si dà

all’inseguimento dei concorenti]

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Scompiglio generale che si risolve in un nuovo girotondo. Mentre gli altri escono, uno del coro viene avanti e finge di tracciare per terra un rettangolo con un gessetto. Altri due si dispongono su un lato ad osservare l’operazione. Al termine il disegnatore si pone sul lato corto del disegno e getta un sassolino dinanzi a sé. Il capogioco esegue due salti su un solo piede, uno a gambe divaricate, due salti su un solo piede, poi si gira e ripete. Al termine raccoglie il sassolino lanciato prima. Tornato al punto di partenza, si pone il sassolino sulla fronte e tenendolo in equilibrio, procede sullo scacchiere della Campana. Capogioco Amo? Concorrenti Salamo! Capogioco Amo? Concorrenti Salamo! Capogioco Amo? Concorrenti Spacco! Il capogioco osserva i suoi piedi e visto l’errore, consegna il sasso ad uno dei concorrenti. Anche il secondo concorrente procede ai salti sullo scacchiere, fino alla fine delle caselle, riuscendo a completare il gioco. Tutti applaudono e si congratulano col vincitore.

Coro exit

Scena IX Telemaco ed Ester

Telemaco si rivolge alla Zingara con aria pensierosa Telemaco Saltellando, saltellando,

ha concluso la Campana. Sol chi gioca sulla terra, non ha odio e non fa guerra. Ma dei tipi loschi e vili danno ai bimbi dei fucili, che davvero danno morte. Quanto è triste questa sorte!

Ester Hai raggione, figliu mie! E’ na ciorta trist’assaie Ma ce sta na cosa bella Ca cancella chisti guaie.

Telemaco E’ cos’è questo portento? [un po’ ironico] Forse un medicamento?

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Un tuo lenitivo unguento, che si applica sul mento? [Mima l’atto di spalmarsi la pomata sul mento]

Ester [guardandolo con commiserazione] Nun se staglia e nun s’ammola! Che ve ‘mparan’a ‘sta scola? Nunn’è cosa ca se trova Dint’i libbr’ o ‘a dà ‘u duttore. E’ na cosa ca ‘sta chiusa, iusto ‘mpietto, dint’o core. Si l’arape, iesce fore. Nun te’ nnomme né culore, ma se po’ chiamma’ Ammore.

Telemaco L’amor mi dici? Che cos’è? Io lo vorrei saper da te. Ester ‘A me? Ah ah ah ah [ride]

E va bbuono, arrassusìa! Facimmiccella sta magia!

Ester fa degli strani gesti nell’aria, mormora incomprensibili parole, batte tre volte solennemente le mani.

Scena IX Telemaco, Zingara, Tre Coristi

Entrano tre componenti del coro. Due recano una panchina che collocheranno al centro della scena, il terzo reca un abito da bambina, un grembiulino a quadretti, un fiocco rosa per i capelli, che rapidamente vengono pettinati in due codini, calzettoni bianchi. I coristi aiutano Ester a vestirsi da Bambina. Telemaco osserva attonito la trasformazione. Alla fine della vestizione, i coristi escono.

Scena X Telemaco, Zingara/Bambina

Ester assume un’ aria e fa gesti da bambina vezzosa dell’800, col dito in bocca, dondolandosi avanti e indietro, attorcigliandosi le mani. Poi si avvicina a Telemaco e lo prende per mano, conducendolo a sedere sulla panchina. Qui comincia fargli sorrisetti e moine, mentre Telemaco appare imbarazzato piacevolmente. Per tutta la canzone seguente ci saranno scambi di tenerezze come tra due innamorati contegnosi.

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Canzone di Ester-Bambina (Scherzo vocale) Quando vedi un cardellino Che vola e che fischia – fifì Sei sicuro che la vita Comincia da qui Non ci sono più bandiere Né guerre né morte – fifì Tutti quanti sono amici Nel mondo così Potrà esserci la neve Il buio e la notte – la là Ma se staremo insieme Il buio sparirà Potrà esserci la neve Ma il buio sparirà, la là, la là, la là, là Vieni vieni più vicino E dammi un bacino – pciù pciù Se mi fai una carezza Ti amo di più Per due cuori innamorati È bello far sempre – pciù pciù Ma la cosa più carina È se ci sei tu Dai su stiamo sempre insieme Di giorno e di notte – si si Che poi staremo bene Di notte così Dai su stiamo sempre insieme Di notte così, si si, si si, si si, si E’ l’amore un sentimento Più lieve del vento, fru fru Con la forza d’un gigante Ti può sbatter giù. Con un fiore sai se t’ama Oppure non t’ama, fru fru

Finalino Ah ah ah ah ah ah No senz’amor Che dolor Che sospir Che sospir, ti fa dar Ti fa sempre sospirar.

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Seduti sulla panchina, la testa dell’una contro la testa dell’altra, le mani nelle mani.

Atto II. Scena I

Telemaco ed Ester. Poi Coro Ritroviamo i personaggi nella posa in cui li abbiamo lasciati. Entrano i tre coristi di prima, che aiutano Ester a smettere i panni della Bambina e portano via la panchina.

Coro exit Tornata nei panni della Zingara, Telemaco la guarda riordinarsi un po’ deluso. Telemaco Quasi quasi me ne duole:

non sei più la mia Bambina, [canticchia il motivo omonimo] dice vecchia la canzone, ma ho capito che l’amore è una gran consolazione.

Ester Già, già. [sbrigativa e accomodandosi vesti e capelli] Ma è bbell’u iuoco

si ddura poco. Telemaco A proposito di gioco,

quasi mi dimenticavo. Che belli i giochi antichi, Ester, mia cara! Si stava all’aria aperta con gli amici La luce d’uno schermo ora rischiara

I ragazzi, che soli ed infelici Preferiscono il mondo virtuale Ad un compagno semplice e normale. La strada, d’automobili intasata, nella città ch’è grigia e senza verde, t’intossica, facendo una boccata [tossisce] di fumi, che da tubi ognuna perde. Così ci tocca stare in casa chiusi E non si può giocare col pallone. Perciò da tanto ormai così delusi Possiamo sol veder televisione.

Ester Si pigli nu cardille ca vulava E nchiuso lu vuò metter’in cajola,

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quann’esce, ncap’e tiempe ca ce steva, se scord’u cielo e quase po’ nun vola. Ma basta ca ce sta nu poch’e sole, n’albere, fronne fresch’e ll’aria fina e subbete u cardille se ne vola, scurdennese e do’steva nchiuse prima. E tu, cumm’u cardille t’e scurdate Ca tiene scelle pe vulà luntano. Arrivarraie addo nun si mai state Addò se rire e nun ce sta dimane

Telemaco O Zingarella, e che paese è quello? [incredulo e gioioso]

Ester U paese ca nun ce vole ‘mbrello. Telemaco Perché, non piove mai? C’è sempre il sole? Ester Quanne sta u sole, e vvecchie fann’ammore.

[divertita] Telemaco E’ un paese davvero speciale! Ester Pecchè chistu paese è… Carnevale! Entra il Coro di corsa con i costumi carnevaleschi più disparati Coro Carnuale e Carnualicchie

Te magne nu poch’e sausicchie E si nun t’a vuò magnà

Ca se pozza ‘nfracetà

Scena II Telemaco, Ester e Coro

Dopo l’irruzione del Coro, tutti ballano una sfrenata Tarantella.

Tarantella Trombe tammorre e triccaballacche Viole, viuline, ndindò, putipù Cu calascione e scetavajasse A ggente c’abballa nun se ferma cchiù Carnualillo cu maschere e suone Carnualillo se mett’ a pazzià Va cumme vota cu la fantasia Vola pe tutt’a città Chisto balla, chisto canta Chesta zompa llà Dà na man’ a tutte quante

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E le ffa mett’a ggirà Tras’Allerchino cu zi’ Pantalone Pullecenella Cetrulo ce sta U Munaciello cu la Zucculara Senza paura vedimme passà E tutt’e vvecchie ‘e mmett’a ffa ammore Dint’u tiano l’ammore fa ffa’ Quann’ è de marzo ca chiove c’ u sole Vecchie ruffiane farrà Chisto balla,chisto canta Chesta zompa llà Dà na man’a tutte quante E le ffa mett’a ggirà Bbone ffigliole e femmene bbelle Tiempo d’ammore sarrà chistu cca Chella ca ggire, ca rire, c’abballa C’a tarantella se vole spassà Carnualillo cu maschere e suone Carnualillo se mett’ a pazzià Va cumme vota cu la fantasia Vola pe tutt’a città

Coro exit

Scena III

Telemaco, Ester, poi due coristi.

Telemaco [ansimante e felice] Bello il ballo e questa festa Che ti dà tant’euforia. E mi par di ricordare Finalmente chi io sia: Son Telemaco, sicuro, [cambia tono diventando epico] dell’eroe antico, il figlio, che vagò sul legno scuro, senza tema di periglio. E dal grande e vasto mare da Penelope ritornò, quindi senza tentennare [alzando sempre più la voce] le Colonne poi superò. Dell’ingegno umano esempio,

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di chi vuol toccar con mano, condannato come empio, [quasi urlando] quand’ osò guardar lontano…

Telemaco ha quasi urlato gli ultimi due versi, preso da sacro furore. Rimane a testa alta e con aria di sfida. La zingara lo guarda sorpresa. Comincia una tenzone ritmica, alla quale si uniscono alcuni coristi, incuriositi dalla scenata che si sta svolgendo, come quei curiosi che accorrono per vedere la rissa. Si uniscono anch’essi alla tenzone, parteggiando per l’uno o per l’altro, ripetendo intere frasi dei contendenti. Dialogo a dispetto. Fuga vocale Ester Ueeee! Ma che fuss’asciute pazze?

Ca m’allucch’e ssa manera? Nun facenn’a vocia ‘rossa Si sai patete chi era! Ten’u pate, si pensamme, ogni figlie ‘e bbona mamme! [si gira intorno cercando approvazione]

Coro Ten’u pate, si pensamme, ogni figlie ‘e bbona mamme! [approvando]

Telemaco Non tentar d’offendere strega della malora, che io ti posso rendere pan per focaccia ancora.

Coro Pan per focaccia ancora. Pan per focaccia ancora.

Ester E chist’è u ringraziamento, [arrabbiata] pòllece ca tien’a tosse? Si n’ata parol’ie sente nun t’aggia rompe’ ll’osse?

Coro Pòllece ca tien’a tosse, nun t’aggia rompe’ ll’osse?

Telemaco Uh che paura provo, per questa tua parlata! [con aria gradassa] Quel che tu sei ti trovo, ladra matricolata.

Coro Ladra matricolata [additandola] Ladra matricolata Ester Ah, che scustumate!

E i’ u ssapevo, si! Cu na facc’e cuorne

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Iev’a ffenì accussì. Coro Cu na facc’e cuorne

Iev’a ffenì accussì Telemaco ed Ester si accapigliano in una colluttazione.

Scena IV Telemaco Ester, poi Dragone

Mentre i due sono impegnati nella lotta, alle loro spalle ha fatto ingresso silenziosamente un essere mostruoso: è una sorta di drago cinese, ricoperto di un lungo drappo rosso, di seta. Sotto di esso trovano posto i componenti del coro. Ha la testa enorme, gli occhi sono due lampadine, ha una criniera di fili elettrici, dalla bocca aperta escono grandi zanne. Il suo aspetto è buffo e strampalato. Il mostro si è fermato a guardare i due, poi all’improvviso fa partire un petardo e manda fumo. Dragone BUUUM Telemaco ed Ester si girano di scatto e fanno appena in tempo a scansarsi, poiché il mostro improvvisa un’infernale bossanova.

Bossanova del dragone Telemaco ed Ester si sono rifugiati in un angolo. Al termine della danza, il mostro si ferma ed essi vengono più avanti, per osservarlo. Telemaco Mamma mia, che brutta faccia! [con aria

spaventata] Questo mostro che vorrà? Di qualcuno forse è in caccia Chissà se si salverà?

Il mostro si sposta nella zona dove sono Ester e Telemaco. Essi corrono velocemente nell’angolo opposto. Ester File, pile e lampadine

Stu dragone, par’a mme, lampadine, pil’e ffile va truvenne propri’a tte

Il mostro si snoda sinuosamente nella zona dove sono i due, che corrono nella parte opposta della scena. Telemaco Aaaaa me? Perché? Che gli ho fatto?

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Zingarella bell’e buona Trova tu la soluziona Se la rima è imperfetta, scusa, ma ho una certa fretta.

Continuano a spostarsi da una parte all’altra inseguiti dal dragone. Ester Eh! Mo’ so’ bbon’e bbella?

Mo’ te piace a zingarella?! [Sempre spostandosi]

Telemaco Oh pietà, pietà, perdono! [implorando] Io già pentito sono. Se t’ho offeso certamente [con un certo imbarazzo] Fu involontariamente.

Ester E va be’! Sta vota pure ie te voglie st’a sentì. Cu ddui ‘nciarme e na fatture stu bbestion’adda murì.

Tira fuori un libro antico da una borsa che le pende alla cintura. Lo apre tenendolo alto dinanzi a sé, con la destra, mentre con la sinistra compie grandi gesti all’indirizzo del dragone. Telemaco si tiene stretto dietro di lei, facendosi prudentemente scudo col suo corpo. Per tutta la durata dello scongiuro, il dragone si contorcerà sempre più violentemente, fino a giacere stecchito. In sottofondo un crescendo di percussioni Ester Uocchie e contruocchie

schiatta la mmiria e iescene l’uocchie.[il dragone trema]

Telemaco Olè! Ester Domene Padre,

Gesù Cristo m’è pate, a Madonna m’è mamma, i sante me so’ pariente, tutt’a notte nn’agge paur’e niente. [il dragone si scuote]

Telemaco Olè! Ester Zellù, zelluso de Cristo,

assettete ‘nterra e fa li caniste. Si i caniste nun vuò fa, susete e vavattenne da cca. Se vota lu sacrestano: "Iesce fora zella de cane". [il dragone si contorce]

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Telemaco Olè! Ester Suonne ca ‘ngannaste lu lione,

‘nganneme u dragone pe ddoi’ore. Suonno ca ‘ngannaste a lu villano ‘nganneme u dragone fin’a ddimane. [il dragone si stende per terra]

Telemaco Olè! Ester Rossa, rossa malupina

va a ccavall’a la gallina. A gallina nun fuieva e la rossa s’accireva S’accireva cu mamma Peppa, pigli’u cantaro e valle ietta. Valle ietta pe sott’a porta, e a rossa capa de morta [il dragone giace con qualche fremito, poi nulla]

Telemaco Evviva! Che brava! E' steso a tappeto.

Telemaco batte le mani mentre il dragone è al suolo stecchito. I componenti del Coro dopo qualche secondo fuoriescono dal drappo che li copriva e sembrano risvegliarsi da un lungo sonno. Vanno a prendere posto sulla pedana. Telemaco Chi sono mai codesti sconosciuti? Ester Chilli ca cumm’a tte se so' addurmuti.

Se scitene 'nt' a tutta la nazione, pecchè luvai lu 'ncant' a lu dragone

Telemaco Col dragone è stato bello, il temibile duello. Finalmente ci sei riuscita!

Ti sono debitore della vita. Ester Nun so’ ie ca t’agge salvato

d’a prisenz’e stu brutt’animale, ma è state stu libr’affatate ca te facce pe bellu riale

Dona il libro a Telemaco, che lo contempla commosso e felice. Telemaco con estasiato affetto e meraviglia accarezza il libro. Telemaco Scrigno prezioso d’un aureo tesoro

l’un’ dietro l’altra parole infilate collane d’idee, perle lucenti,

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limpida fonte che sgorga da menti terrene e mortali, pur siete eterne, se c’è chi legge, se voce vi narra. Degl’uomini antichi tramite siete. Le cose future presto annunciate.

Perciò ogni libro è un oggetto fatato. L' avrò caro perché è ricordo di te [rivolto ad Ester]

Ester Nun scurdà chistu libro de legge quanne vò tempestià lu dragone, ca pe isso sarrà sempe cchiù pegge e pe tte sarrà sempe cchiù bbuone. Si de vierno, na notte serena [indica il cielo] Guardarrai vers’u sole che nasce, vedarrai lu dragone ‘n catena mmiez'e stelle e nun po’ venì abbasce. Ma u destino me porta luntane, tiemp’è cchiste de darce la mano. [gli tende la mano]

Telemaco Partire è un po’ morire tu lo sai Fra poco piangerò di commozione

Ancora un bel regalo mi farai [le stringe la mano] se or m’insegnerai una canzone

e così ce n’ andremo più felici, perché cantando si divent’amici

Ester E pure dice bbuono veramente c'a parte e murì nun ce vo' niente, ma pe' ricord'e me tienel'a mente chesta canzone e a tutte falla sente.

Telemaco, la zingara ed il coro si fermano sul proscenio e si tengono per mano.

Coro finale Comm’a palomma può vulà, apr’e bbraccia e vvola. Si comm’auciello può cantà, apr’a vocca e canta Si nun canta, si nun vola, ‘nt’a cajola po’ ‘nchiuso sta. Guard’u munno comm’è tunno, quanta cose te può ‘mparà.

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Guarda guarda tutto tutto chello ca ce sta: l’uocchie d’e ccriature. Ianch’e russe, nir’e ggialle tu putrai truvà, so’ tutte belle i culure. Si nun canta, si nun vola, ‘nta cajola po ‘nchiuso sta. Guarda u munno, comm’è tunno, quanta cose te può ‘mparà. Si 'a fenesta tien'aperta 'u cardille sape vulà. F I N E