La vera "tragedia"

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LA VERA “TRAGEDIA” RITARDI E FALLIMENTI NELL’AFFRONTARE LE FUORIUSCITE DI PETROLIO NEL DELTA DEL NIGER

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Ritardi e fallimenti nell’affrontare le fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger

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LA VERA “TRAGEDIA” RITARDI E FALLIMENTI NELL’AFFRONTARELE FUORIUSCITE DI PETROLIONEL DELTA DEL NIGER

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“PRIMA AIUTAVO LE PERSONEORA DIPENDO DALL’AIUTO DIALTRE PERSONE”Pastore Christian Lekoya Kpandei, Bodo, maggio 2011

Christian Lekoya Kpandei, 50 anni, è un pastore di Bodo.Prima delle fuoriuscite di petrolio del 2008, aveva un fiorenteallevamento di pesce e dava lavoro a circa 10 persone.“Il 28 agosto, fui chiamato perché era in corso unafuoriuscita di petrolio. Quando giunsi qui, quello che vidisuperava ogni mia immaginazione. Quando venne la marea,portando con sé il petrolio greggio, quest’ultimo penetròcoprendo tutte le vasche dei pesci. Vidi morire tutti i mieipesci, in un solo giorno, tutto quello per cui ci eravamoimpegnati, tutto il lavoro di tantissimo tempo, tuttoscomparso in un attimo”.

Christian Lekoya Kpandei ha perso la sua attività. Afferma diaver chiesto alla Shell un indennizzo, ma di essersi scontratocon il silenzio. “La Shell non ha parlato con noi.

Abbiamo presentato una richiesta. Da allora, nulla. Non homai ricevuto una risposta dalla Shell”. Ora deve lottare perfar quadrare il bilancio familiare. “La mia figlia più piccoladovrebbe essere a scuola. Per la scuola che frequentavaprima pagavamo ma, poiché non siamo più in grado di farlo,ora è qui con noi. La maggior parte dei nostri figli non va ascuola perché i padri sono sempre stati pescatori. Qui non c’èun altro mestiere, perché nell’Ogoniland non c’è alcuna industriadove la gente possa trovare un impiego. Tutto il pesce, tutto il mareè inquinato, quindi non si può pescare”.

“Prima aiutavo le persone, ad esempio, le vedove. Quando avevanodifficoltà economiche, potevano andare dal mio amministratore eottenere 100 naira o raccogliere pesce dall’allevamento. Ora sonoio a dipendere dall’aiuto di altre persone”.

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La fuoriuscita di petrolio dell’agosto 2008 ha distrutto

l’allevamento di pesci del pastore Christian Lekoya Kpandei.

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INDICE

INTRODUZIONE 5

UNO/TRE ANNI DOPO: L’AUMENTO DEI COSTI UMANI PER LE FUORIUSCITE DI PETROLIO11CARENZA DI CIBO E ACQUA CONTAMINATA 11

TIMORI PER LA SALUTE 13

PERDITA DI REDDITO E DELLE FONTI DI SUSSISTENZA 15

DUE/ANCORA IN ATTESA DI GIUSTIZIA 19AFFRONTARE L’IMPATTO DELL’INQUINAMENTO DA PETROLIO SUI DIRITTI UMANI 19

I DIRITTI UMANI E L’INDUSTRIA PETROLIFERA NELL’OGONILAND 19

IL DIRITTO A UN RIMEDIO EFFICACE 20

NESSUN ACCESSO ALLE INFORMAZIONI 20

NESSUN INDENNIZZO 21

GLI OBBLIGHI DELLA NIGERIA IN MATERIA DI DIRITTI UMANI 23

AFFARI E DIRITTI UMANI 25

TRE/UN’IMPRESA FALLITA 26L’INDUSTRIA PETROLIFERA NIGERIANA – UNA PANORAMICA 26

IL SISTEMA NORMATIVO DELLA NIGERIA 27

RITARDI NELL’ARRESTO DELLE FUORIUSCITE A BODO 28

GRAVI IRREGOLARITÀ: IL PROCESSO DI INDAGINE SULLA FUORIUSCITA DI PETROLIO 32

LE GRAVI LACUNE DEGLI ORGANI DI CONTROLLO NEL DELTA DEL NIGER 33

MANCATA BONIFICA DA PARTE DELL’AZIENDA 38

QUATTRO/CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI 42AL GOVERNO FEDERALE DELLA NIGERIA 44

ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA NIGERIA 44

ALLA SHELL 45

AI GOVERNI DEL REGNO UNITO E DEI PAESI BASSI 45

AGLI AZIONISTI DELLA SHELL 45

NOTE 48

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La palude Sivibilagbara di Bodo, come appariva

il 1° febbraio 2008, prima che due fuoriuscite

di petrolio devastassero l’ambiente locale.

© CEHRD

“Nel 2008, la vita è divenuta molto difficile a Bodo.Tutti i pesci sono morti. Remavamo soprail petrolio. Le nostre canoe e le nostre reti dapesca sono state distrutte. Prima la situazioneera molto migliore. Ora la povertà è ovunque.”Pescatore di Bodo, Nigeria, maggio 2011

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La palude di Sivibilagbara a settembre 2009. Un anno

dopo, la mancata bonifica dopo le fuoriuscite di petrolio

del 2008 ha avuto un forte impatto sull’area sull’area.

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“Le fuoriuscite di petrolio nel Delta del Nigerrappresentano una tragedia e la Shell le consideracon estrema serietà. Per questo, abbiamosempre accettato di assumerci la responsabilitàdell’indennizzo quando si verificano a causadi guasti operativi.”Shell, agosto 2011

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La mappa mostra dove si sono verificate le due fuoriuscite

di petrolio del 2008. Indica anche i punti in cui successivamente

sono stati prelevati campioni di suolo dalla Shell e dal Programma

delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep).

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INTRODUZIONE

Nel 2008, ad agosto e a dicembre, si sono verificatedue consistenti fuoriuscite di petrolio, che hannosconvolto la vita delle circa 69.000 persone che vivonoa Bodo, una cittadina dell’Ogoniland, nel Delta delNiger. Entrambe le fuoriuscite sono continuate persettimane, prima di essere bloccate. Le stimesuggeriscono che il volume di petrolio versatoequivalesse alla quantità del versamento della ExxonValdez in Alaska nel 1989.1

Tre anni dopo, il protrarsi delle inadempienze dellaShell Petroleum Development Company of Nigeria(Spdc), cioè la Shell, controllata di Royal Dutch Shell,nella bonifica dal petrolio fuoriuscito continuano adeterminare conseguenze catastrofiche per lacomunità di Bodo. Come viene illustrato dalle fotopresenti in questo rapporto, l’inquinamento da petrolioresta estremamente evidente. È ovunque: nell’acqua,lungo le mangrovie e nel terreno. Le dimensionidell’inquinamento vengono confermate dalle immaginidel satellite ottenute da Amnesty International eanalizzate dal Progetto sulle tecnologie geospaziali e idiritti umani dell’Associazione americana per ilprogresso delle scienze (vedi pagg. 8 e 9 e l’ultimocapitolo del presente rapporto). Anche i costi umanisono assolutamente evidenti. La vita di decine dimigliaia di persone è stata direttamente colpita dallefuoriuscite e dall’inquinamento tuttora presente.

Molti sono preoccupati per la loro salute e hanno pauradi nutrirsi di pesce pescato localmente e di bere acquadi fiume o piovana, come facevano prima dellefuoriuscite di petrolio. Chi in precedenza si affidava allapesca per vivere ha perso la fonte di reddito e ilsostentamento. Gli agricoltori affermano che i raccoltirisultano inferiori al periodo precedente. In generale,ora la popolazione di Bodo non è più in grado dicoltivare prodotti alimentari o pescare come prima. Difronte alla distruzione dei mezzi di sostentamento eall’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, molti nonsi possono permettere di acquistare alimenti nutrienti.

LE DUE FUORIUSCITE DI PETROLIO DEL 2008A BODO: UNA BREVE CRONOLOGIA

Il 28 agosto 2008, un guasto nella conduttura cheattraversa il Niger provocò un’ingente fuoriuscita a Bodo,nell’Ogoniland. Il petrolio si riversò nella paludecircostante e nella baia per almeno quattro settimane,ma forse perfino per 10 (la data della prima fuoriuscita ècontroversa, per maggiori dettagli si legga a pagina 31).

Secondo la Shell, fuoriuscirono complessivamente 1640barili di petrolio. Tuttavia, gli esperti consultati da unostudio legale britannico hanno stimato che dal condottosiano fuoriusciti fino a 4000 barili di petrolio al giorno.Infine, la fuoriuscita è stata bloccata il 7 novembre.2 LaShell si era assunta la responsabilità della fuoriuscita.Secondo il rapporto della Visita investigativa congiunta(Joint Investigation visit - Jiv) condotta dalla società,era stata causata da un “difetto di saldatura”.

Il 7 dicembre 2008, si verificò una seconda fuoriuscita aBodo, segnalata alla Shell due giorni dopo, il 9dicembre. Sia la comunità locale che il rapporto dellaJiv attestarono che la seconda fuoriuscita era didimensioni maggiori della prima.

Dieci settimane dopo, tra il 19 e il 21 febbraio, la Shell,l’Agenzia nigeriana per il rilevamento e l’intervento perle fuoriuscite di petrolio (National Oil Spill Detection andResponse Agency - Nosdra) e la comunità di Bodosvolsero un’indagine congiunta. Anche in questo caso,la Shell dichiarò successivamente che la fuoriuscita erastata causata da un guasto delle attrezzature, a seguitodella corrosione naturale.

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UN PROBLEMA SINTOMATICO

Per tre anni, la comunità di Bodo ha chiesto alla Shelldi procedere alla bonifica. Un pescatore ha espressol’opinione di molti, affermando: “La mia massimapriorità è che venga bonificato dal petrolio, in modoche io possa riprendere a pescare di nuovo”.

Ma l’inquinamento resta ancora. Ciò contraddiceevidentemente le normative in vigore in Nigeria, cheimpongono alle aziende petrolifere di agireimmediatamente per bonificare dalle fuoriuscite dipetrolio, indipendentemente dalla loro causa.

Tuttavia, tali normative non vengono fatte rispettare e,di conseguenza, sono tranquillamente ignorate dalleaziende come la Shell. Il disastro di Bodo è sintomaticodella più vasta situazione che riguarda l’industriapetrolifera nel Delta del Niger. Per decenni, l’area e lapopolazione sono state colpite da migliaia di fuoriuscitedi petrolio. La scarsa manutenzione delle attrezzatureha contribuito alla mancata prevenzionedall’inquinamento da parte delle aziende.

Ad esempio, non è chiaro quale manutenzione siastata effettuata (sempre che sia stata effettuata) sullaconduttura presente a Bodo dal momento della suaposa. Amnesty International ha chiesto alla Shellinformazioni sulla manutenzione delle condutture edelle infrastrutture di Bodo, ma la Shell non ha fornitoalcuna risposta al riguardo. Le attività criminali dellapopolazione locale (tra cui il sabotaggio, il furto, laraffinazione illegale del petrolio) sono divenute unproblema sempre più grave nel Delta del Niger e,inoltre, contribuiscono alle fuoriuscite.

Comunque, le dimensioni del problema restano pocochiare, poiché non vi sono indagini indipendenti sullecause delle fuoriuscite di petrolio. In ogni caso, anchenelle ipotesi di fuoriuscite dovute a sabotaggio, non sigiustifica il mancato intervento di bonifica imposto atutte le aziende petrolifere indipendentemente dallacausa.

È evidente che le autorità nigeriane e le aziendepetrolifere devono intervenire per evitare il sabotaggio ela manomissione, aderendo agli standard e alle prassiinternazionali dell’industria petrolifera. Tuttavia, finora,nella maggior parte dei casi, le aziende che operanonel Delta del Niger non l’hanno fatto.

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La baia di Bodo a maggio 2011. In alto: l’inquinamento da petrolio è

estremamente evidente nell’acqua, lungo le mangrovie e nel terreno.

In basso: secondo le normative nigeriane, le operazioni di bonifica

devono iniziare entro 24 ore dalla fuoriuscita di petrolio.

Tre anni dopo, la popolazione di Bodo sta ancora aspettando.

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“Si tratta di una delle fuoriuscite di petroliopiù devastanti che si siano viste al mondo,eppure è passata quasi inosservata fino almomento in cui abbiamo ricevuto l’incaricodi presentare la richiesta di risarcimentocontro la Shell in questo paese.”Martyn Day, avvocato inglese della comunità di Bodo, agosto 2011

È ORA DI OTTENERE GIUSTIZIA

Le fuoriuscite di petrolio a Bodo sono state provocate daguasti alle attrezzature. In teoria, l’ammissione da partedella società del fatto che la causa delle fuoriuscitedipendesse da problemi operativi avrebbe dovutodeterminare un intervento rapido e completo per risolverle.La popolazione avrebbe dovuto ottenere un risarcimentoper le perdite e l’area colpita avrebbe dovuto esserebonificata. Tuttavia, ciò non è accaduto. Dopo anni dirichieste di giustizia in Nigeria, nell’aprile 2011, la

comunità di Bodo ha infine presentato le sue richieste dirisarcimento dei danni davanti a un tribunale britannico.Poco tempo dopo, la Shell ha deciso di accettare formalmentela responsabilità delle fuoriuscite e ha riconosciuto lagiurisdizione del Regno Unito. L’avvocato inglese dellacomunità di Bodo ha sottolineato la rapida risposta della Shell,appena la causa è stata portata nel Regno Unito: “Si tratta diuna delle fuoriuscite di petrolio più devastanti che si siano visteal mondo, eppure è passata quasi inosservata fino a quandoabbiamo ricevuto l’incarico di presentare la richiesta dirisarcimento contro la Shell in questo paese”.3

LA VERA TRAGEDIA

Il disastro di Bodo non avrebbe dovuto verificarsi. Se la Shellavesse bloccato immediatamente le fuoriuscite e bonificato,gli effetti sulla vita della popolazione e sull’ambiente non sisarebbero progressivamente propagati fino a raggiungere illivello di totale devastazione che prevale oggi.

Persone che vendono pesce a Bodo, maggio 2011. Il prezzo del pesce

è salito dopo le fuoriuscite di petrolio del 2008.

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Questa immagine è stata scattata dal satellite il 4 dicembre 2006, prima delle due fuoriuscite di petrolio del 2008.

Mostra la città di Bodo e la zona litorale (in alto a destra) e i corsi d’acqua adiacenti. In questa immagine a falsi colori,

la vegetazione sana appare in rosso brillante. Queste e le altre immagini del satellite presenti in questo rapporto sono state

acquisite da Amnesty International e analizzate dal Progetto sulle tecnologie geospaziali e i diritti umani dell’Associazione

americana per il progresso delle scienze.

© 2011 GeoEye, Inc.

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Questa immagine del satellite a falsi colori è stata scattata il 26 gennaio 2009 e contrasta con l’immagine del 2006 della

pagina a fronte. Mostra come grandi aree di vegetazione vicine alle rive del fiume di Bodo sono passate da un rosso acceso

al nero, colore che indica la morte vegetale.

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Sembra evidente che gli organismi di controllo nigerianinon abbiano assolutamente intrapreso alcuna azioneindipendente significativa, lasciando la comunità diBodo alla mercé di una società privata con alle spalleuna storia di carenze nel fare fronte alle fuoriuscite dipetrolio. Le ricadute complessive sono devastanti.

Tutte le fuoriuscite di petrolio causano danni, ma senon c’è il blocco di una fuoriuscita e una rapida ecorretta bonifica, aumentano in modo sostanziale idanni inflitti all’ambiente e ai diritti umani dellapopolazione locale. Il presente rapporto si basa suricerche in corso, tra cui una visita a Bodo a maggio2011, compiute da Amnesty International e del Centroper l’ambiente, i diritti umani e lo sviluppo (Cehrd).

Il Cehrd è una Ong, partner locale di AmnestyInternational nel Delta del Niger. “La vera ‘tragedia’”descrive in dettaglio il costo umano delle fuoriuscite dipetrolio a Bodo dopo tre anni. Illustra gli obblighi dellaNigeria di affrontare queste situazioni ai sensi dellalegge sui diritti umani; espone l’obbligo dell’azienda,riconosciuto internazionalmente, di rispettare i dirittiumani.

Esamina come i prolungati ritardi nell’intervento sullefuoriuscite e la successiva inadempienza nella bonificaabbiano esacerbato le sofferenze umane e i danniambientali. Inoltre, evidenzia il fallimento successivodell’azienda e delle autorità di controllo all’indomani deldisastro. In questo rapporto, Amnesty International eCehrd sollecitano la Shell ad affrontare la “tragedia”, perla quale ha riconosciuto la sua responsabilità nel 2008.La società deve ora intraprendere una bonificacompleta dell’area interessata e garantire un

indennizzo adeguato per la popolazione la cui vita èstata sconvolta dalla fuoriuscita di petrolio. Questorapporto sostiene che l’inosservanza da parte dellaShell delle normative nigeriane in relazione a unabonifica tempestiva e adeguata è stata la vera tragediadel disastro di Bodo.

L’inazione e l’inottemperanza dell’azienda e lamancata applicazione delle leggi da parte del governonigeriano hanno causato una prolungato attacco aidiritti economici, sociali e culturali della popolazione diBodo. Amnesty International e Cehrd continuano afare pressione sul governo nigeriano affinché stabiliscae attui normative efficaci che impongano al settorepetrolifero di rendere conto quando si verificano lefuoriuscite. (Per le conclusioni e le raccomandazionicomplete di questo rapporto, si legga a pagina 42.)

A luglio, settembre e ottobre 2011, AmnestyInternational ha chiesto alla Shell di rispondere allequestioni sollevate nel presente rapporto.4

L’organizzazione ha anche reso note le sue conclusionial dipartimento delle Risorse petrolifere (Departmentof Petroleum Resources - Dpr), a Nosdra eall’Azienda nazionale nigeriana per il petrolio (NigerianNational Petroleum Corporation) e ha chiesto unarisposta ai sensi della legge nigeriana sulla libertàd’informazione.

Sia Nosdra che la Shell hanno risposto. Nosdra haaffrontato alcune questioni, mentre la Shell haaffermato che, poiché le fuoriuscite di Bodo eranooggetto di procedimenti legali, la società non potevarispondere in modo diretto come avrebbe voluto alleaccuse e alle domande sollevate da questo rapporto.

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UNO/TRE ANNI DOPO:L’AUMENTO DEI COSTIUMANI PER LEFUORIUSCITE DI PETROLIO

Sunday Agava è un pescatore e possiede una zonarecintata presso le sponde della baia di Bodo. Ad agosto2008, è stato testimone dei primi effetti delle fuoriuscitedi petrolio. “Vidi il petrolio che arrivava”, ha riferito.“Quel giorno, i granchi di terra vennero fuori dal terreno.Morirono. La mangrovia morì”. Poiché il petrolio grezzoè estremamente infiammabile, alcune aree preserofuoco, bruciando le mangrovie e le canoe della gente.“Tutti erano confusi. Non avevamo mai visto unafuoriuscita del genere prima”, ha raccontato KpoobariPatta, presidente del Consiglio dei giovani di Bodo, adAmnesty International e Cehrd nel maggio 2011.

CARENZA DI CIBO E ACQUACONTAMINATA

Nelle prime settimane e nei primi mesi dopo lefuoriuscite di petrolio, la gente di Bodo fu gravementecolpita dalla scarsità di cibo. La pesca era statagravemente danneggiata, così come i raccolti. Dalmondo esterno giunsero pochi aiuti. Otto mesi dopo,infine, la Shell sembrò riconoscere che erano statecolpite le fonti di cibo della popolazione. Il 2 maggio2009, il personale della Shell portò soccorsi alimentarialla comunità, consistenti in 50 sacchi di riso, 50sacchi di fagioli, 50 sacchi di garri (un prodotto dellamanioca), 50 scatole di zucchero, 50 scatole di latte inpolvere, 50 scatole di tè, 50 scatole di pomodori e 50lattine di olio di arachidi.

“Prima della fuoriuscita, la vita erafacile. La gente poteva vivere di pesca.Si poteva andare al fiume, catturaredel pesce e fare un po’ di zuppa. Dopola fuoriuscita, è stato distrutto tutto.” Pescatore, Bodo, maggio 2011

“TUTTI STANNO LOTTANDO.”Regina Porobari, Bodo, maggio 2011

Regina Porobari, 40 anni, è una ex venditrice di pesce.Suo marito faceva il pescatore. Hanno sei figli. Dopo lafuoriuscita di petrolio nell’agosto 2008, tutti i pesci dellabaia morivano, si spostavano altrove o risultavano troppoinquinati per essere mangiati. Regina ora ha una piccolaattività commerciale e suo marito cerca di trovare lavoronell’edilizia. Nessuno dei due riesce a ricavare il denaroche guadagnavano prima. Un tempo coltivavano verdurae manioca nel loro appezzamento. Dopo la fuoriuscita,il raccolto è stato molto inferiore a prima. Nel frattempo,i prezzi dei generi alimentari locali sono saliti in modoconsistente. “A Bodo il prezzo del pesce è cresciutomolto”, precisa Regina. “Prima della fuoriuscitapotevamo acquistare un pesce per 50 naira (0,35 dollariUsa), ora dobbiamo pagarlo da 300 a 500 naira(1,95 – 3,25 dollari Usa)”.5 Molte famiglie non si possonopermettere di acquistare alimenti sufficientementenutrienti, ha spiegato. “Tutti stanno lottando”.Regina e suo marito non hanno reclamato presso nessunoper le conseguenze della fuoriuscita. “Penso che perchi ha una voce così debole come la mia è difficile farerivendicazioni”, ha spiegato. Il suo principale desiderioper cambiare la situazione attuale è che venga effettuatauna bonifica, in modo da consentirle di riprendere avendere il pesce.

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Ma a Bodo vivono circa 69.000 persone.

La comunità si è indignata per ciò che consideravaun aiuto totalmente inadeguato e l’ha rifiutato. A giugno2009, la riparazione offerta è stata aumentata a 100unità di ciascun articolo, ancora molto al di sotto di ciòdi cui la comunità aveva bisogno.

I membri della comunità hanno riferito che le fornituresono state consegnate di notte da un appaltatorelocale, forse nel tentativo di evitare contestazioni.Amnesty International ha chiesto alla Shell di spiegare

come ha valutato il fabbisogno della popolazione localee il motivo per cui il cibo sia stato consegnato in talmodo, ma non ha ricevuto alcuna risposta.

Durante la visita delle organizzazioni a maggio 2011,imembri della comunità hanno sollevato la questionedell’impatto ancora presente delle fuoriuscite di petroliosul loro accesso al cibo. I danni ancora in atto sullapesca e sul terreno agricolo implicano la presenza di unaquantità minore di pesce e verdure prodotte localmente.

A sua volta, tale situazione ha determinato scarsitàdi cibo e prezzi maggiorati, poiché è necessario farpervenire i generi alimentari da altre aree. In qualitàdi presidente del sindacato dei lavoratori marittimi,il capo James Tela, ha spiegato: “A causa della scarsitàdi pesce, qui il prezzo è salito”.

Sunday Agava traeva il suo sostentamento lavorando come pescatore

nella baia di Bodo. Da quando si è verificata la moria o la fuga dei pesci

a causa delle fuoriuscite di petrolio, fa fatica a mantenere la sua famiglia.

© Amnesty International

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“A causa della scarsità di pesce,qui il prezzo è salito.” Capo James Tela, Bodo, maggio 2011

Tutti gli agricoltori intervistati da Amnesty Internationale Cehrd hanno detto le stesse cose: il raccolto non èpiù quello di un tempo. Un uomo ha dichiarato: “Miamoglie continua a lavorare la terra, ma il raccolto èdiminuito rispetto a prima. Prima, le patate dolci eranolunghe anche 70 cm. Ora misurano tra 20 e 30 cm. Lostesso avviene con la manioca”. Gli agricoltori di Bodocredono che la mancata bonifica abbia contribuito alladiminuzione dei raccolti. Nonostante decenni difrequenti fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger,l’impatto sulla produttività agricola locale non è maistato correttamente analizzato. Tuttavia, le comunitàhanno più volte messo in evidenza il problema diraccolti inferiori e della riduzione delle dimensioni deisingoli alberi, frutti o verdure. Ad agosto 2011, ilProgramma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep)ha pubblicato un rapporto intitolato “Valutazioneambientale dell’Ogoniland”, che rappresenta il primostudio scientifico indipendente sull’impattodell’inquinamento da petrolio nel Delta del Niger. Il rapporto ha rivelato le conseguenze devastanti sullepersone e sull’ambiente dovute a decenni di fuoriuscitedi petrolio nell’area. Ha concluso riconoscendo la vastadiffusione e la gravità della contaminazione eribadendo che la popolazione del Delta del Niger vi èesposta da decenni. Il rapporto dell’Unep ha ancherilevato che viene segnalata una diminuzione deiraccolti nelle aree colpite dall’inquinamento da petrolio.Questo ha inciso anche sull’acqua potabile dellacomunità. Prima della fuoriuscita, molte personeprendevano l’acqua dalla baia e altri corsi, da pozziscavati o dalla raccolta di acqua piovana. Un pescatorelocale ha descritto come la situazione sia mutata:“Quando la pioggia cadeva, la gente la raccoglieva perberla. Ma oggi è contaminata anche l’acqua piovana.È nera. Non possiamo bere la pioggia”. Alcune personehanno pozzi di trivellazione o cisterne, così la maggiorparte della gente compra l’acqua dai proprietari di talistrutture. Chi non si può permettere di comprarla,

continua a bere l’acqua piovana o l’acqua dei corsi. Lagente usa i pozzi di trivellazione presupponendo chequell’acqua sia sicura. Il recente rapporto dell’Unep hamesso in dubbio questa convinzione. Uno dei fatti piùgravi evidenziati nel rapporto consiste nelle dimensionidella contaminazione dell’acqua potabile, che haesposto la popolazione locale a gravi rischi per lasalute. Secondo l’Unep, il petrolio è filtrato sotto glistrati superficiali del terreno e ha contaminato le faldeacquifere dell’Ogoniland. Una delle principali ragioni ditale fenomeno risiede nel metodo scelto per riportare isiti allo stato precedente alla fuoriuscita del petrolio,detto “riparazione”. La Shell ha utilizzato il metododella Riparazione tramite l’attenuazione naturalepotenziata (Rena),6 in tutto l’Ogoniland. La società halavorato basandosi sull’ipotesi non verificata che ilpetrolio non fosse penetrato in profondità nel suolo.7

Amnesty International ha chiesto alla Shell se avessecontrollato le falde acquifere di Bodo, ma non ha avutoalcuna risposta.

TIMORI PER LA SALUTE

“All’inizio, facevano ancora il bagnonel greggio. La gente ha dovutoproteggere i bambini. Non si potevafare il bagno nell’acqua.” Kpoobari Patta, presidente del Consiglio dei giovani di Bodo, maggio 2011

Nonostante l’esteso inquinamento, dopo le fuoriuscitedel 2008 non è stato compiuto alcun monitoraggiosulla salute e la comunità è stata lasciata in predaai timori delle implicazioni di una convivenza a strettocontatto con il petrolio greggio. I primi dati certi suglieffetti sulla salute dell’inquinamento da petrolionell’Ogoniland sono pervenuti dal recente studiodell’Unep, che ha osservato: “Gli idrocarburi dapetrolio possono penetrare nel corpo quando si respiral’aria, si fa il bagno, si mangia pesce, si beve acquao si ingerisce o si tocca incidentalmente il suoloo sedimenti contaminati dal petrolio”.

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“Gli idrocarburi da petrolio possonopenetrare nel corpo quando si respiral’aria, si fa il bagno, si mangia pesce,si beve acqua o si ingerisce o si toccaincidentalmente il suolo o sedimenticontaminati dal petrolio.” Unep, agosto 2011

Il rapporto ha inoltre fatto riferimento alle accresciuteconcentrazioni di idrocarburi da petrolio nell’aria enell’acqua da bere. Gli effetti a lungo termine non sonoancora stati ben compresi, ma potrebbero

comprendere cancro e neurotossicità.8 Gli effettia breve termine sono descritti di seguito: “L’esposizionedella pelle può determinare rossori cutanei, edema,dermatiti, eruzioni cutanee e vesciche; l’esposizioneall’inalazione può determinare rossori, lacrimazionee prurito agli occhi, tosse, irritazione alla gola,accorciamento del respiro, mal di testa e confusione;l’ingestione di idrocarburi può determinare nauseae diarrea”. L’ambiente in cui vive la popolazionedi Bodo non è evidentemente né salubre né favorevoleallo sviluppo. Durante la missione compiuta daAmnesty International e Cehrd a Bodo a maggio 2011,diverse donne hanno raccontato che i loro figli si eranoammalati dopo aver bevuto l’acqua piovana.Lo studio dell’Unep ha concluso che la contaminazionedell’acqua piovana non appare grave nell’Ogoniland;tuttavia, non è stato prelevato alcun campione di acquapiovana a Bodo. Un pescatore ha evidenziato un altroproblema: “Quando il sole scalda il petroliosulla superficie dell’acqua, porta l’odore del petrolio intutta la comunità. La qualità dell’aria è pessima”.

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© Amnesty International

Cecilia Teela mentre cerca sulla sponda coperta di petrolio della baia

di Bodo, dove prima raccoglieva chiocciole di mare.

Oggi, deve viaggiare fino allo stato confinante per trovare da vivere.

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Diverse persone hanno riferito che, a volte, respirarel’aria diventa difficile. Molti hanno aggiunto anchedi non aver accesso a cure mediche efficaci.Un agricoltore ha spiegato: “Molte persone silamentano di problemi alla vista e mal di testa.Andiamo in ospedale ma non c’è denaro, non ci sonocure mediche gratuite”.

PERDITA DI REDDITO E DELLE FONTIDI SUSSISTENZA

Bodo era una serena comunità rurale, nota nella zonacome il serbatoio di pesce del Gokana (areagovernativa locale). La popolazione, che per tradizionesecolare traeva sostentamento dalla pesca edall’agricoltura, era fiera della sua baia. Ad agosto2008, è cambiato tutto. La maggior parte del pescedella baia di Bodo è morto o si è spostato a causadell’inquinamento. La gente che dipendeva dalla pesca

si è trovata di fronte a problemi immediati: “All’inizioabbiamo continuato a pescare, ma il pescato diventavasempre meno”, ha spiegato un uomo. “Alla fineabbiamo smesso”. I pochi pesci che si potevanocatturare odoravano e sapevano di petrolio greggio.La gente iniziò a preoccuparsi per le conseguenze sullasalute di un’alimentazione composta da pescecatturato in zona. Tre anni dopo, il sistema idrologicodi Bodo resta inquinato e molte persone hanno cercatomezzi di sostentamento altrove. Qualcuno ha trovatolavoro nell’edilizia o come guardia. Ma non è faciletrovare occupazioni alternative e alcuni continuanoa pescare, ma devono spostarsi lontano verso aree nonraggiunte dall’inquinamento.

LA VERA “TRAGEDIA”

Index: AFR 44/018/2011 Amnesty International Novembre 2011

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Emmanuel Kuru, pescatore e agricoltore, la cui terra sul litorale è stata

coperta dal petrolio: “Stiamo sprofondando nelle difficoltà”.

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“PRIMA AIUTAVO LE PERSONEORA DIPENDO DALL’AIUTO DIALTRE PERSONE.”Pastore Christian Lekoya Kpandei, Bodo, maggio 2011

Christian Lekoya Kpandei, 50 anni, è un pastore di Bodo.Prima delle fuoriuscite di petrolio del 2008, aveva un fiorenteallevamento di pesce e dava lavoro a circa 10 persone.“Il 28 agosto, fui chiamato perché era in corso unafuoriuscita di petrolio. Quando giunsi qui, quello che vidisuperava ogni mia immaginazione. Quando venne la marea,portando con sé il petrolio greggio, quest’ultimo penetròcoprendo tutte le vasche dei pesci. Vidi morire tutti i mieipesci, in un solo giorno, tutto quello per cui ci eravamoimpegnati, tutto il lavoro di tantissimo tempo, tuttoscomparso in un attimo”.

Christian Lekoya Kpandei ha perso la sua attività. Afferma diaver chiesto alla Shell un indennizzo, ma di essersi scontratocon il silenzio. “La Shell non ha parlato con noi.

Abbiamo presentato una richiesta. Da allora, nulla. Non homai ricevuto una risposta dalla Shell”. Ora deve lottare perfar quadrare il bilancio familiare. “La mia figlia più piccoladovrebbe essere a scuola. Per la scuola che frequentavaprima pagavamo ma, poiché non siamo più in grado di farlo,ora è qui con noi. La maggior parte dei nostri figli non va ascuola perché i padri sono sempre stati pescatori. Qui non c’èun altro mestiere, perché nell’Ogoniland non c’è alcuna industriadove la gente possa trovare un impiego. Tutto il pesce, tutto il mareè inquinato, quindi non si può pescare”.

“Prima aiutavo le persone, ad esempio, le vedove. Quando avevanodifficoltà economiche, potevano andare dal mio amministratore eottenere 100 naira o raccogliere pesce dall’allevamento. Ora sonoio a dipendere dall’aiuto di altre persone”.

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La fuoriuscita di petrolio dell’agosto 2008 ha distrutto

l’allevamento di pesci del pastore Christian Lekoya Kpandei.

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“Le fuoriuscite hanno causato unagravissima povertà nella comunità.” Martyn Day, avvocato inglese della comunità di Bodo, agosto 2011

Un tempo, Cecilia Teela (51 anni) raccoglieva chioccioledi mare sulle sponde della baia. Quando la fuoriuscitadi petrolio ha reso impossibile tale attività, hainiziato a vogare in canoa con altre tre donne versoil confinante stato di Bayelsa. Per giungervi, occorronocirca otto ore. Di solito vi restano per quattro o cinque giorni prima di ritornare pagaiando a casa.

Ora Cecilia Teela può permettersi di pagare il mezzopubblico per arrivare a Bayelsa e, quindi, ridurre i tempidi viaggio. Ma deve comunque continuare a lottareper far quadrare il bilancio. Prima della fuoriuscitadi petrolio, riusciva a raccogliere e vendere una quantitàmaggiore di chiocciole di mare. “La fuoriuscita ha resola vita più difficile” ha affermato. La gente che può

permettersi un’imbarcazione a motore o attrezzatureper la pesca d’alto mare ha maggiori possibilitàdi guadagnare un reddito decente. Ma la maggior parte non le ha. Secondo l’associazione locale di pescatori, Gbalo Gbo Dor Pa Bodo, la pesca ènotevolmente diminuita. Anche gli agricoltori sono statipesantemente colpiti. “Stiamo sprofondando nelledifficoltà. Ora non c’è lavoro per noi”, ha affermatoEmmanuel Kuru, agricoltore e pescatore, il cui terrenosul litorale di Kozo è stato coperto di petrolio.Ha raccontato ad Amnesty International e Cehrd di nonaver mietuto alcun raccolto dall’agosto 2008.“Non penso che là crescerà nulla nei prossimi 20anni”, ha spiegato. “Nulla di quanto piantato crescerà.La terra è rovinata. Il petrolio uccide tutto”.

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Chiocciole di mare morte coperte di fango oleoso nella baia di Bodo, maggio 2011.

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“Non penso che là crescerà nullanei prossimi 20 anni. Nulla di quantopiantato crescerà. La terra è rovinata.Il petrolio uccide tutto.” Emmanuel Kuru, Bodo, maggio 2011

Molti ora sono seriamente preoccupati per il futurodei giovani di Bodo. Di fronte alle scarse opportunitàdi lavoro nella zona, molti sono stati costretti a cercarelavoro a Port Harcourt, la capitale dello stato, a circa50 km di distanza da Bodo.

Tale situazione rischia di distruggere il tessuto stessodella società tradizionale di Bodo. I genitori sonopreoccupati del fatto che la nuova generazione nonsta imparando ciò che servirà un giorno per diventarepescatori e donne: “I giovani stanno perdendole conoscenze sulle tecniche di pesca”, ha dichiaratoun uomo.

Bodo, in generale, è una comunità pacifica. Nel 2009,la Shell ha consegnato alla comunità un “Ogoni PeaceAward” (Premio per la pace agli ogoni) per aver“garantito un ambiente pacifico per il mantenimentodi strutture attive e non attive della Shell”.

Ma tre anni dopo le fuoriuscite di petrolio, è diffusala preoccupazione per “l’irrequietezza dei giovani”.La necessità di nuove occupazioni è pressante.Secondo il consigliere di una delle circoscrizioni diBodo, l’on. Baridi-Kana Barinem, questa è la soluzione:“Fornire ai giovani la formazione e le tecnicheper creare mezzi di sussistenza alternativi cheli rendano indipendenti”.

La popolazione locale riferisce che un numeromaggiore di giovani sta iniziando a prendere partead attività illegali per procurarsi da vivere, ad esempiorubando il petrolio greggio (azione denominata

“bunkering”, vale a dire rifornimento) e raffinandoillegalmente il petrolio. È possibile che tali attivitàpossano aver peggiorato l’inquinamento dell’area.Tuttavia, le prove presentate in questo rapportodimostrano che l’attuale situazione drammaticadi Bodo è dovuta alle due fuoriuscite del 2008e alla loro mancata bonifica.

La gente qui afferma che il !bunkering! e la raffinazioneillegale del petrolio non erano frequenti prima dellefuoriuscite di petrolio e i capi della comunità hannodecisamente condannato queste pratiche. Lapopolazione locale ha anche tentato di risolvere questiproblemi organizzando un evento !anti-bunkering”.

“Abbiamo invitato e informato i pochi operatoridi raffinerie illegali sui pericoli dell’operazioneper l’ambiente e la salute”, ha affermato il presidentedel Consiglio dei capi e degli anziani di Bodo, MeneHyacinth VibiaLema, ad agosto 2011. “Abbiamo ancheinvitato tutti i genitori di Bodo a controllare le attivitàdei loro figli e dei minori riguardo a questo.La tendenza di questa minaccia è in netto calo”.

Le fuoriuscite di petrolio del 2008 hanno costrettola gente di Bodo a una vita di miseria. La baia èinquinata da un petrolio spesso e nero, mentre il pesceè morto oppure avvelenato. Il paesaggio lussureggianteche circondava la loro cittadina è stato trasformatoin un’orrenda devastazione di mangrovie morte,con il litorale coperto di macchie di petrolio.

A causa dei gravi danni subiti dai loro stagniper la pesca e dalle loro aziende agricole, moltepersone di Bodo hanno un minor accesso a pesce everdura. Tali modifiche alla dieta potrebbero incideresulla loro salute, ma anche in questo caso gli effettinon vengono attualmente monitorati.

Non sorprende che, non essendo prevedibile alcunaimminente bonifica o ritorno alla vita normale, stianoemergendo tensioni sociali. La gente di Bodo è prontaa cambiare, ora.

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DUE/ANCORA IN ATTESA DIGIUSTIZIA

AFFRONTARE L’IMPATTODELL’INQUINAMENTO DA PETROLIOSUI DIRITTI UMANI

Le fuoriuscite di petrolio sono endemiche nel Deltadel Niger. Il conseguente inquinamento segna l’areada decenni, danneggiando la qualità del suolo,dell’acqua e dell’aria. Ne sono colpite centinaiadi migliaia di persone nella regione, in particolare i piùpoveri e coloro che contano su mezzi di sussistenzatradizionali, come la pesca e l’agricoltura.Le implicazioni per i diritti umani sono gravi, vengonosottostimate e hanno ottenuto un’attenzionelimitatissima da parte del governo nigerianoo delle aziende petrolifere, questo nonostante il fattoche le comunità stesse e le Ong locali, accantoalla Commissione africana dei diritti umani e dei popoli(Commissione africana), il Comitato per i diritti umanidelle Nazioni Unite e l’Unep, abbiano espresso seriepreoccupazioni sull’inquinamento da petrolio.Tali soggetti hanno anche chiesto al governo dellaNigeria di intraprendere interventi urgenti per affrontarel’impatto dell’inquinamento e del degrado ambientalecausato dall’industria petrolifera sui diritti umani.

I DIRITTI UMANI E L’INDUSTRIAPETROLIFERA NELL’OGONILAND

Un’unica zona del Delta del Niger è divenuta sinonimodi violazione dei diritti umani e danni ambientalicausati dall’industria petrolifera: l’Ogoniland. L’impatto

devastante dell’industria petrolifera sulla popolazionedell’Ogoniland è riuscito ad attrarre l’attenzionedel mondo grazie al lavoro (e alla successiva condannaa morte, eseguita nel 1995) dello scrittore e attivistaKen Saro Wiwa. Nel corso dei decenni sono statetentate varie iniziative per ottenere il risarcimentoe la bonifica dell’Ogoniland. In una decisione storicanel 2001, dopo lo svolgimento di indagini,la Commissione africana ha asserito: “L’inquinamentoe il degrado ambientale a un livello umanamenteinaccettabile hanno reso la vita nell’Ogonilandun incubo”. La Commissione africana ha riconosciutola Nigeria responsabile di violazioni di numerosi dirittigarantiti dalla Carta africana dei diritti umanie dei popoli. Ha affermato che: “Nonostante l’obbligodi proteggere le persone contro le interferenzeal godimento dei loro diritti, il governo della Nigeria haagevolato la distruzione dell’Ogoniland”.“Contrariamente agli obblighi previsti nella Cartae nonostante siano principi stabiliti a livellointernazionale, il governo nigeriano ha accordato il vialibera a operatori privati e, in particolare, alle aziendepetrolifere perché nuocessero in modo devastante albenessere degli ogoni”.9 La Commissione ha sollecitatoil governo a proteggere l’ambiente, la salute e i mezzidi sussistenza della popolazione dell’Ogoniland.Ha insistito presso le autorità affinché assicurasseroun indennizzo adeguato alle vittime delle violazionidi diritti umani, intraprendessero una completabonifica dei terreni e dei fiumi danneggiati dalle attivitàpetrolifere e fornissero informazioni sui rischi correlatialla salute e all’ambiente. Inoltre ha chiesto che

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“L’inquinamento e il degradoambientale a un livello umanamenteinaccettabile hanno reso la vitanell’Ogoniland un incubo.”Commissione africana dei diritti umani e dei popoli, 2001

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le comunità a rischio probabile di subire conseguenzedalle attività petrolifere avessero un accessosignificativo agli organi di controllo e responsabilidelle decisioni. La decisione della Commissioneafricana non è mai stata attuata in Nigeria.

IL DIRITTO A UN RIMEDIO EFFICACE

In base al diritto internazionale in materia di dirittiumani, le persone i cui diritti sono violati hanno diritto a un rimedio efficace. Ciò include la riparazione, che a sua volta comprende le seguenti misure:

� ripristino della situazione originaria (prima dellaviolazione);

� indennizzo delle persone per i dannieconomicamente quantificabili;

� riabilitazione;

� esaustività (che deve includere misure efficacifinalizzate alla verifica dei fatti) e completa e pubblicadivulgazione della verità;

� sanzioni giudiziarie e amministrative contro iresponsabili delle violazioni;

� garanzia che la violazione non si ripeterà.

A tre anni dalla prima fuoriuscita, la comunità di Bodosta ancora aspettando un rimedio, compresaun’adeguata bonifica e una riparazione. Sia le autoritànigeriane che la Shell hanno trascurato diversi altriaspetti importanti relativi a un rimedio efficace perquesto caso, che vengono analizzati di seguito.

NESSUN ACCESSO ALLEINFORMAZIONI

L’accesso alle informazioni e la divulgazione dei fattisono centrali per il diritto al rimedio. L’intero processorelativo alle fuoriuscite di petrolio in Nigeria è pocotrasparente. Le scarse informazioni ufficiali, a cuila popolazione di Bodo ha potuto accedere, sono state

rese note solo dopo grossi sforzi per ottenerle.Un iter investigativo sulle fuoriuscite di petrolio deveprevedere la presenza di rappresentantidegli organismi di controllo nigeriani, oltre che dellasocietà e della comunità interessata. Tale processoè denominato visita investigativa congiunta (JointInvestigation Visit - Jiv). Si presuppone che la Jivacquisisca i dettagli sulla causa della fuoriuscita esull’area interessata e, quindi, riporti tali informazioni in una relazione investigativa.10 La comunità di Bodoha firmato entrambe le relazioni della Jiv. La comunitàha chiesto più volte una copia della relazione della Jivrelativa alla prima fuoriuscita, senza alcun risultato.Quando si è verificata la seconda fuoriuscita, la comunità ha chiesto nuovamente una copia dellaprima relazione della Jiv, prima di firmare la seconda.La Shell ha soddisfatto tale richiesta a febbraio 2009.Dopo le due indagini, ad aprile 2009, la Shell e lacomunità di Bodo hanno eseguito un esame accuratodell’area colpita dal petrolio. Anche se l’operazione nonè stata completata, questo processo ha sollevato le speranze di un’imminente bonifica. Invece, l’esameaccurato condotto non ha portato ad alcun tipo di intervento. Nonostante le ripetute richieste, la Shelldeve ancora inviare alla comunità una mappadell’analisi, vale a dire un documento che riporti le areecolpite dall’inquinamento da petrolio. L’impatto complessivo della fuoriuscita di petrolio non è mai stato valutato correttamente. La gente non sa neanche se o quando avverrà la bonifica. Un pescatore ha raccontato: “Continuano a dire: laShell arriverà presto, ma la Shell non è venuta. ho visto nessuno della Shell”. La popolazione di Bodo

ha il diritto alle informazioni sull’impatto dell’industriapetrolifera sulla sua vita.11 Secondo quanto previstodalla legge nigeriana sulla libertà d’informazione,recentemente approvata, che prevede il dirittoall’accesso alle informazioni pubbliche,12 gli organismigovernativi come Nosdra e il Dpr hanno l’obbligo di divulgare le informazioni.13 A luglio 2011, AmnestyInternational ha scritto a Nosdra e al Dpr, chiedendouna completa divulgazione delle informazioni rilevantiin relazione alla fuoriuscita di petrolio a Bodo, secondo quanto previsto dalla legge sulla libertàd’informazione. Nosdra ha risposto dopo l’invio di due solleciti. Il Dpr non ha risposto, nonostantei suoi obblighi di legge.14

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LA LEGGE SULLA LIBERTÀ DIINFORMAZIONE DELLA NIGERIA

In teoria, la legge sulla libertà d’informazione dellaNigeria, recentemente approvata, dovrebbe rendere piùsemplice ottenere informazioni sugli impatti sociali eambientali dell’industria petrolifera sulle comunità locali.

Tuttavia, la nuova legge prevede una limitazione sulladivulgazione di documenti contenenti “i risultati o i prodottidi test ambientali eseguiti da o per conto di un’istituzionepubblica”. Le motivazioni di tale limitazione non sonochiare. Comunque, sembrerebbe limitare l’accesso pubblicoa informazioni sull’impatto ambientale dell’industriapetrolifera. I test eseguiti sulla qualità dell’acqua,la contaminazione del suolo e altri parametri ambientali,ad esempio, sembrerebbero rientrare in tale esenzione.

Secondo l’opinione di Amnesty International e Cehrd, taleampia e ingiustificata limitazione è problematica. Dovrebbepertanto essere riesaminata, per accertare che non limitiindebitamente il diritto alle informazioni pubbliche.

Nel 2009, Amnesty International ha manifestato le suepreoccupazioni in merito alle restrizioni e alle esenzionipresenti nella legge nigeriana che istituiva l’Agenzianazionale per l’applicazione degli standard edei regolamenti ambientali (Nesrea). Si presume che taleagenzia assicuri l’applicazione di tutte le politiche, leleggi, gli standard e i regolamenti correlate all’ambiente,compresi gli accordi internazionali. Invece, la legge che haistituito la Nesrea ha vietato più volte all'agenzia stessadi imporre tale conformità nel settore del petrolio e del gas.

Di fatto, la legge ha impedito a Nesrea di eseguire quasitutte le sue funzioni in relazione a questi settori. Nelfrattempo il suo consiglio direttivo è obbligato per leggea inserire un rappresentante delle aziende che si occupanodi esplorazione e produzione di petrolio in Nigeria.

NESSUN INDENNIZZO

Ad oggi, la popolazione di Bodo non ha ricevuto alcunindennizzo ufficiale per le perdite subite a seguitodelle fuoriuscite di petrolio. La comunità ha cercato

di ottenere un indennizzo e ha chiesto un parerelegale nel 2009. L’avvocato nigeriano della comunitàha scritto alla Shell ad aprile 2009, richiedendoun immediato rimedio e 20 miliardi di naira (129milioni di dollari Usa),15 come risarcimento per leperdite subite. In risposta la Shell, senza farriferimento alla richiesta di indennizzo, ha scritto chela fuoriuscita dell’agosto 2008 fu causata da “terzeparti non note”. La comunità ha dovuto attendere altridue anni e rivolgersi ad avvocati nel Regno Unito,prima che la Shell accettasse di negoziare riguardoall’indennizzo delle perdite. Tra il 20 e il 29 aprile2011, la Shell ha inviato a Bodo un team per redigereuna relazione preliminare alla bonifica edi valutazione in loco. La valutazione dei danniambientali che ne è seguita è stata molto vaga.Ad esempio, tra le osservazioni generali venivanoindicate “numerose” mangrovie che erano“avvizzite/bruciate, macchiate di petrolio”.La relazione concludeva con la necessità di bonifica.Secondo la legge e i regolamenti nigeriani, le aziendepetrolifere devono versare un indennizzo allecomunità colpite da fuoriuscite di petrolio, trannenel caso che le fuoriuscite siano state causateda sabotaggi. Comunque, tali regolamenti impongonospecifiche limitazioni riguardo all’entitàdell’indennizzo. Ad esempio, i danni ai corsi d’acqua(fiumi e torrenti) non sono compresi nei calcolistandard per il risarcimento. Quindi, non è necessarioversare indennizzi per i danni a importanti risorsenaturali della comunità, nonostante il fatto che moltedipendano dai prodotti della foreste e dai crostaceiper ottenere cibo e mezzi di sussistenza. Al momentonon è stato versato alcun risarcimento per i dannialla salute. I danni a lungo termine sui mezzidi sussistenza della popolazione non sembranoessere inclusi nelle formule di risarcimento del paese.Spesso ciò determina il mancato indennizzo delleperdite a lungo termine, ad esempio la perditadell’utilizzabilità del terreno o delle reti idriche permolti anni, a causa della contaminazione. Inoltre,gli indennizzi per il Delta del Niger sono solitamenteconcordati in base a trattative dirette tra un’aziendae la comunità interessata, senza il coinvolgimentodi alcuna procedura giudiziaria formale. Il processo èpoco trasparente, ma sembra basarsi ampiamente

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sulle disposizioni della legge sul petrolio, della leggesugli oleodotti e della parte VIII delle Linee guida estandard ambientali per l’industria petroliferain Nigeria (Environmental Guidelines and Standardsfor the Petroleum Industry in Nigeria - Egaspin).Per quanto trovi evidentemente le sue radici nellalegge e nei regolamenti nazionali, l’assenzadi un monitoraggio indipendente di questo processoha causato numerosi problemi. In particolare,la comunità interessata è spesso in posizionedi svantaggio, avendo un minore accesso alleinformazioni, una minore influenza e minori risorsefinanziarie rispetto alla compagnia petrolifera.Le trattative sull’indennizzo spesso determinanosvantaggi per molte persone. Le donne sono di radocoinvolte nelle trattative ed è possibile che nonricevano alcuna somma di denaro dell’indennizzo

concordato. Inoltre il processo è poco trasparente.Spesso non è chiaro quale sia l’ammontaredel risarcimento, né a quale titolo e a quali soggettisia versato. Alcune comunità hanno tentato di evitareil processo extragiudiziario prevalente nel Deltadel Niger e di portare i singoli casi in tribunale.Tuttavia, anche quando le comunità possonopermettersi una rappresentanza legale e portareil caso in giudizio, affrontano notevoli ritardi.I parametri per l’indennizzo spesso restano strettie anche i tribunali nigeriani sembrano riscontraredifficoltà nell’ottenere informazioni dalle aziendepetrolifere. Molte comunità, come Bodo, non riesconoa ottenere un indennizzo adeguato tramite il sistemanigeriano. Ad aprile 2011, la comunità di Bodo hadeciso di compiere un tentativo di ottenere giustiziapresso l’Alta corte del Regno Unito. Ad agosto 2011,è stata resa nota l'accettazione formale della Shell(Spdc) della responsabilità nella giurisdizione delRegno Unito. Il fatto che il caso quello di Bodo siastato portato nel Regno Unito ha diverse importanti

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Maggio 2011: per tre anni, la popolazione di Bodo ha più volte chiesto alla

Shell di procedere alla bonifica dal petrolio.

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implicazioni. Innanzitutto, la società può esserecostretta dai tribunali britannici a rendere noteinformazioni fondamentali. In secondo luogo, è piùprobabile che l’entità dell’indennizzo che le comunitàriceveranno coprirà le reali perdite subite. Infine,il processo davanti a un tribunale britannico dovrebbegarantire che il ricorso della comunità di Bodosia trattato con maggiore efficienza.

I REGOLAMENTI DELLA NIGERIASULL’INDENNIZZO CORRELATO ALLEFUORIUSCITE DI PETROLIO

Secondo le leggi e i regolamenti nigeriani, l’indennizzo vieneversato solo se la società è responsabile. Egaspin dichiara:“Il titolare della fuoriuscita dovrà assumersi i danni di unafuoriuscita per cui è responsabile. La liquidazione dei dannie l’indennizzo saranno fissati tramite trattativa diretta tragli operatori e i proprietari del terreno”. La legge sul petrolio(sezione 37) impone un “equo e adeguato indennizzo perle alterazioni della superficie o altri diritti, da destinarea qualsiasi persona che possieda od occupalegittimamente i terreni in licenza o affitto”. La legge suglioleodotti (sezione 6.3) stabilisce che una società debba“versare l’indennizzo ai proprietari o agli occupanti per ognidanno commesso sotto la sua autorità e non risarcito”.

I regolamenti in materia di petrolio (perforazione eproduzione), nella sezione 21.2, impongono un equo eadeguato indennizzo al relativo proprietario…”, mentrela sezione 23 dispone che: “Se il licenziatario o l’affittuarioesercita i diritti conferiti dalla sua licenza o affitto in mododa interferire non ragionevolmente con l’eserciziodi qualsiasi diritto di pesca, dovrà versare il conseguenteadeguato indennizzo a ogni persona lesa nell’eserciziodi tali diritti”.

GLI OBBLIGHI DELLA NIGERIA INMATERIA DI DIRITTI UMANI

In base alla legge internazionale, il governo dellaNigeria ha l’obbligo di rispettare, proteggere erealizzare i diritti umani. L’obbligo di rispettare i diritti

umani della popolazione implica che deve astenersida misure le cui conseguenze impedirebberoo pregiudicherebbero il godimento dei diritti da partedella popolazione stessa. L’obbligo di proteggereimpone allo stato di garantire che altri soggetti(ad esempio le aziende) non minaccino o violino i dirittiumani. L’obbligo di realizzazione implica che deveintraprendere misure attive per facilitare il godimentodei diritti umani. Inoltre, la Nigeria, secondo le sueleggi interne, ha il dovere di proteggere la suapopolazione e di occuparsi delle violazioni causateda eventi quali la fuoriuscita di petrolio a Bodo.Ad esempio, la costituzione nigeriana dispone che“lo stato proteggerà e migliorerà l’ambiente esalvaguarderà l’acqua, l’aria e il terreno, la forestae la fauna e la flora selvatica della Nigeria”.In base alla costituzione, le autorità nigerianedovrebbero orientare la loro politica verso la protezionedell’ambiente, del cibo e del lavoro.16 A Bodo, però,le autorità hanno fatto pochissimi - se mai ne hannofatti - tentativi di assicurare la protezione dei mezzidi sussistenza della popolazione locale.Non sono neanche riuscite a tutelare il diritto al cibodella comunità. Inoltre la costituzione è chiara sul fattoche l’industria petrolifera deve determinare vantaggialle comunità ospiti, disponendo che “lo sfruttamentodi… risorse naturali in qualsiasi forma per ragionidiverse dal bene della comunità deve essereimpedito”.17 Impone inoltre al governo di orientarela sua politica in modo da assicurare a tutti i nigerianila possibilità di guadagnarsi da vivere. Ciò è anchegarantito dall’articolo 15 della Carta africana dei dirittiumani e dei popoli, di cui la Nigeria è firmataria.18

L’articolo 6 del Patto internazionale sui dirittieconomici, sociali e culturali (Icescr), di cui la Nigeriaè stato parte, riconosce anche “il diritto al lavoro,che comprende il diritto di ciascuno ad averel’opportunità di procurarsi da vivere con il propriolavoro, scelto o accettato liberamente”. I diritti umaniall’acqua e al cibo rientrano nel diritto a un adeguatotenore di vita, riconosciuto dall’articolo 11 dell’Icescr.Tali diritti e obblighi sono palesemente pertinentirispetto alla situazione di Bodo, dove molte personehanno perso i loro mezzi di sussistenza e lottanoper sopravvivere, di fronte a rese della pescae dell’agricoltura notevolmente ridotte a causa

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dell’inquinamento da petrolio. L’articolo 12 garantisce“il diritto di ciascuno a godere del massimo gradoraggiungibile di salute fisica e mentale”. Il Comitatosui diritti economici, sociali e culturali delle NazioniUnite, l’organismo competente che controllal’attuazione dell’Icescr, ha precisato che “il dirittoalla salute comprende un’ampia gamma di fattorisocio-economici che favoriscono condizioni in cuile persone possano condurre una vita sana e siestende agli elementi sottostanti che determinanola salute, quali … un ambiente salubre”. Il Comitatoha anche sottolineato che l’obbligo dello stato ai sensidell’articolo 12 si estende alla “prevenzione e riduzionedell’esposizione della popolazione a sostanze dannose,ad esempio… sostanze chimiche nocive o altrecondizioni ambientali degradate che incidonodirettamente o indirettamente sulla salute umana”.20

La Carta africana dei diritti umani e dei popoli obbligainoltre gli stati a intraprendere misure per proteggereil diritto alla salute e riconosce il diritto a un “ambientegenerale soddisfacente, favorevole allo sviluppo”.Tale diritto è più comunemente noto come dirittoa un ambiente salubre e impone agli stati di impedirel’inquinamento e il degrado ecologico. Il doveredi proteggere la popolazione da violazioni o dannicontro i diritti umani causati dalle imprese imponeallo stato di assumere tutte le misure necessarieper impedire tali abusi. Nel quadro dell’industriapetrolifera, la prevenzione efficace implicala predisposizione di un appropriato sistemanormativo, basato sulle migliori pratiche internazionalie capace di applicare con efficacia tali regolamenti.Questo tema sarà analizzato a fondo nel prossimocapitolo.

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“VOLEVAMO AGIRE E PROCEDEREPER VIE LEGALI. ABBIAMOABBANDONATO L’IDEA A CAUSA DEICOSTI CONNESSI. NON ABBIAMOI MEZZI FINANZIARI PER FARLO.”Capo James Tela, Bodo, maggio 2011

Il capo James Tela è il presidente del sindacatodei lavoratori marittimi di Bodo. Ha incaricato un peritodi valutare le perdite della sezione marinai/lavoratoridei trasporti via acqua Niwa dopo il disastro di Bodo.

Calcolando la sostituzione di tre imbarcazioni,il risanamento di altre 42, con la sostituzione dei pezzidi ricambio danneggiati e la perdita di entrate, il peritoha stimato una perdita totale di 66.200.000 naira(430.300 dollari Usa).19 “Il perito ha portato il rapportoalla Shell, con cui si è incontrato”, ha raccontato il capoTela ad Amnesty International e Cehrd. “La Shell hareplicato che il rapporto non è pervenuto in tempo. Nonpoteva farci nulla”.

“Volevamo agire e procedere per vie legali”, ha aggiuntoil capo Tela. “Abbiamo abbandonato l’idea a causa deicosti connessi. Non abbiamo i mezzi finanziari per farlo”.Il sindacato non ha intrapreso alcun altro passo.

Bodo era nota in zona come “il serbatoio di pesce del Gokana”.

Oggi, la gente ritiene che i pochi pesci che ancora vivono nella baia siano

diventati troppo inquinati per essere mangiati.

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AFFARI E DIRITTI UMANI

La mancata tutela dei diritti umani da parte del governorispetto ai danni compiuti dalle aziende costituisce unaviolazione del diritto internazionale. Tuttavia, anche lesocietà sono responsabili anche dell’impatto cheprovocano sui diritti umani. Il Consiglio per i dirittiumani delle Nazioni Unite ha confermato che si trattadi “uno standard globale di condotta che ci si attendeda tutte le imprese commerciali, ovunque esseoperino. Sussiste indipendentemente dalle capacità e/odalla disponibilità degli stati ad adempiere ai loro doverirelativi ai diritti umani e “al di là della conformità alleleggi e ai regolamenti nazionali”.

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Baia di Bodo, maggio 2011: il pescato oggi è scarso

e inquinato. Molti pescatori hanno perso i mezzi

di sussistenza e ora si disputano i pochi posti di lavoro

disponibili nel settore edile.

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TRE/UN’IMPRESA FALLITA

“A prescindere dalla causa, la Shell siimpegna a bloccare e contenere tuttele fuoriuscite, a recuperare e bonificareda più petrolio possibile e ripristinare i siti in conformità con lenormative, più velocemente possibile.”Shell, aprile 2011

A tre anni dalla prima fuoriuscita di Bodo, il petrolioall’interno e nei dintorni del territorio di Bodo deveancora essere bonificato. Dopo le segnalazioni deimezzi di informazione internazionali, ad agosto 2011,a proposito del suo persistente mancatodisinquinamento dopo le due fuoriuscite di Bodo,la Shell ha rilasciato una dichiarazione in cui ammettela responsabilità e ripete il suo impegno a bonificarel’area colpita. Tuttavia, nella dichiarazione non è statospiegato perché, dopo quasi tre anni da entrambele fuoriuscite, ciò non sia ancora avvenuto.21

Rispondendo ad Amnesty International, in una letteradatata 24 ottobre 2011, la Shell ha asserito che lasoluzione per le fuoriuscite di Bodo del 2008 è stataostacolata da attività di sabotaggio e “bunkering”nella zona. Tale dichiarazione non regge a un attentoesame (vedi pag. 39). Inoltre, non è chiaro perchéle agenzie di controllo del governo nigeriano nonabbiamo intrapreso alcuna misura per costringerela Shell a ottemperare alle norme nazionali.

L’INDUSTRIA PETROLIFERA NIGERIANA– UNA PANORAMICA

La produzione petrolifera commerciale nel Deltadel Niger iniziò nel 1956, dopo la scopertadi petrolio greggio a Oloibiri da parte della ShellBritish Petroleum (ora Royal Dutch Shell). Oggi,l’industria petrolifera è estremamente evidentee controlla un’ingente quantità di territorio.La sola Shell opera su 31.000 km2. L’industriapetrolifera nel Delta del Niger è formata siadal governo della Nigeria che da compagnieconsociate di multinazionali, accanto ad alcunesocietà nazionali. La Shell Petroleum DevelopmentCompany of Nigeria, controllata di Royal DutchShell, è il principale operatore sul territorio.La Shell fa parte di una collaborazione in jointventure che comprende l’Azienda petroliferanazionale nigeriana (Nigerian National PetroleumCorporation), che detiene il 55 per cento.Elf Petroleum Nigeria Ltd, controllata della societàfrancese Total, detiene il 10 per cento.Agip, controllata della compagnia petroliferaitaliana Eni, detiene il cinque per cento. La Shellpossiede il 30 per cento della joint venture e, inquanto gestore, è responsabile delle attivitàgiornaliere sul terreno. Il settore del petrolio e del gas rappresenta il 97 per cento delle entrate invaluta estera e contribuisce per il 79,5 per cento alleentrate pubbliche. Dagli anni Sessanta, si stima chela produzione di petrolio abbia generato 600 miliardidi dollari Usa.22

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Dalle condutture rotte di Bodo sono sgorgati migliaia di barili di petrolio per

10 settimane, prima che alla fine la Shell le chiudesse, il 7 novembre 2008.

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“La maggior parte delle persone cheformano l’attuale comunitàdell’Ogoniland convive da sempre conun inquinamento cronico da petrolio.”Unep, 2011

IL SISTEMA NORMATIVO DELLANIGERIA

In base alle norme nigeriane in vigore, un’azienda cheopera sul territorio ha l’obbligo di contenereimmediatamente e limitare la propagazione del petroliodopo le fuoriuscite. Deve anche procedere allabonifica, a fornire rimedi e a ripristinare le condizionioriginarie dell’area. Secondo Egaspin, la bonifica deveiniziare entro 24 ore, mentre le azioni fondamentali perfornire rimedi devono essere concluse entro 30-60

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giorni dalla fuoriuscita,23 in base alla natura dell’areacolpita. Tali direttive governative prevedono anche cheper tutte le acque “non dovrà essere visibile alcunalucentezza oleosa dopo i primi 30 giorni dal verificarsidella fuoriuscita, a prescindere dall’estensione dellafuoriuscita stessa”.

RITARDI NELL’ARRESTO DELLEFUORIUSCITE A BODO

“Ci attendevamo scuse, rimedioe indennizzi. La Shell ha reagitoalla fuoriuscita inviando aiutiassolutamente insufficienti.”Pescatore, Bodo, maggio 2011

Le fuoriuscite di petrolio a Bodo hanno provocato danni immediati e consistenti all’acqua e al terreno. Tuttavia, le dimensioni dei danni ambientali e delleviolazioni dei diritti umani connesse sono statenotevolmente aggravate dai ritardi nell’arresto dellefuoriuscite e dalla perdurante assenza da allora diinterventi di bonifica. Secondo la comunità di Bodo, la prima fuoriuscita di petrolio iniziò il 28 agosto 2009 e le indagini avvennero il 7 novembre. La Shellasserisce che la fuoriuscita iniziò il 5 ottobre. Non ècontroverso il fatto che la fuoriuscita non fu arrestatafino al 7 novembre. La comunità afferma che la Shell fu informata per la prima volta a settembre 2008 riguardo alla fuoriuscita dell’agosto 2008, nellaconduttura che attraversa il Niger. Non è chiaro quando la Shell abbia comunicato la fuoriuscita dipetrolio alle autorità; tuttavia ha l’obbligo di farlo entro24 ore.26 Dopo il mancato intervento della Shell sullafuoriuscita, Cehrd ha segnalato il disastro al ministerodell’Ambiente dello stato di Rivers il 12 ottobre. Allafine, il 7 novembre 2008, fu svolta un’indagine sullefuoriuscite di petrolio. Se si accettasse la data controversa del 5 ottobre,sostenuta dalla Shell, comunque sarebbe stato

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SUBIRE L’INFLUENZA: LA RELAZIONETRA LE AZIENDE PETROLIFEREINTERNAZIONALI E IL GOVERNONIGERIANOMolte Ong e comunità nel Delta del Niger sono state a lungo preoccupate per l’influenza esercitata dalle aziende petrolifere internazionali sul governo della Nigeria. La protezione da parte del governo degli interessi di queste aziende è stata evidente nel corso di molti anni. Essa si scontra fortemente conla mancanza generale di tutela delle comunità localicontro l’inquinamento petrolifero e altri danni collegatiall’industria del petrolio. Le recenti divulgazioni da parte di Wikileaks di cablogrammi diplomaticistatunitensi hanno fornito una visione delle relazionidella Shell con il governo della Nigeria. In uncablogramma datato 20 ottobre 2009 si afferma che la Shell avrebbe detto a diplomatici statunitensi che la compagnia aveva “sistemato persone in tutti i ministeri rilevanti” e che ciò gli aveva dato “accesso a tutto quello che veniva fatto in quei ministeri”.24

Un altro cablogramma datato 2 febbraio 2009 accennaagli stretti legami tra la Shell e i governi dei PaesiBassi e del Regno Unito. Si riferiva a “un programma in corso in cui un diplomatico olandese lavora presso i quartieri generali della Shell all’Aia e un diplomaticodel Regno Unito lavora presso gli uffici londinesi della Shell”.25 Amnesty International ha indagato su molti casi di violazione dei diritti umani ad opera di imprese in cui l’influenza delle multinazionali in paesi in via di sviluppo è stata motivo di grandepreoccupazione. È particolarmente grave quando leaziende sembrano aver influenzato il regime normativoche governa le loro operazioni o le leggi nazionali rivoltea tutelare l’ambiente e i diritti umani. Amnesty International ha chiesto alla Shell di commentare le questioni sollevate dalle rivelazioni di Wikileaks. L’organizzazione ha anche chiestoinformazioni su come la compagnia sia coinvolta nelle lobby sulla legislazione in Nigeria e qualenormativa abbia tentato di influenzare. La Shell non ha risposto a queste domande. Aveva, comunque,precedentemente negato di aver “sistemato persone in tutti i ministeri rilevanti” o di aver avuto “accesso a tutto quello che veniva fatto in quei ministeri”.

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LE NORME NIGERIANE RELATIVE ALLEFUORIUSCITE DI PETROLIO

L’industria petrolifera è soggetta a un gran numero di leggifederali specifiche in Nigeria, inclusa la legge suglioleodotti (1956), i regolamenti sul petrolio (trivellazione e produzione+ 1969) e la legge sul petrolio (1969). Ci sono inoltre molte disposizioni aggiuntive, comel’Egaspin (rivista nel 2002), emanata dal Dpr.

Mentre il Dpr supervisiona tutte le operazioni dell’industriapetrolifera, la Nosdra è responsabile del rispetto dellalegislazione ambientale nel settore del petrolio.29

La Nosdra dovrebbe “avviare attività di sorveglianza,reportistica, allerta e altre attività di risposta collegatealla fuoriuscita del petrolio”.30 L’agenzia dovrebbegarantire l’implementazione del Piano di emergenzanazionale della Nigeria per la fuoriuscita di petrolio in linea con la Convenzione internazionale sull’allerta, la risposta e la cooperazione in materia di inquinamentoda idrocarburi.

Quando si verifica una grande fuoriuscita di petrolio,31

la Nosdra dovrebbe analizzare i danni per l’ambiente e avviare una valutazione dell’impatto post-fuoriuscita.Essa dovrebbe inoltre fornire alle autorità una consulenzasui possibili impatti sulla salute, garantire una soluzione e fornire un aiuto nella mediazione tra la comunità colpitae la compagnia.32

L&Egaspin si occupa in modo molto specifico degli obblighi delle aziende petrolifere. Essa richiede lorodi ispezionare gli oleodotti mensilmente per evitare guastidelle attrezzature.33 Le compagnie devono prendereprecauzioni pratiche per prevenire l’inquinamento34

e preparare un piano di emergenza in caso di fuoriuscita di petrolio. Questo dovrebbe includere una politica di chiopera su inquinamento, prevenzione e gestione. Gli obiettivi del piano di emergenza includono la tuteladell’ambiente, l’assicurazione della presenza di tutte

le misure per contenere e bonificare le fuoriuscite e che vi sia a disposizione del pubblico e delle autoritàun’informazione accurata.35

Le aziende petrolifere sono responsabili del contenimento edel recupero di tutte le fuoriuscite di petrolio nella loroarea operativa. Se l’operatore non è responsabile dellafuoriuscita, i costi saranno risarciti.36 È “responsabilità di chi ha provocato la fuoriuscita ripristinare lo stato piùvicino possibile all’origine di ogni ambiente colpito”.37

Dopo una fuoriuscita le aziende petrolifere devono:

� sottoporre un rapporto di valutazione ambientale sullafuoriuscita di petrolio a un comitato di esperti del Dpr e a chi opera;38

� se la fuoriuscita si verifica in acqua, contenerlaimmediatamente per prevenire un’ulteriore diffusione. Nel terreno possono essere utilizzati canali di contenimentoper prevenire la contaminazione della falda acquifera;39

� se vi è contaminazione della falda acquifera, informare il Dpr entro 24 ore. Dovrebbe essere attivato un piano di azione di risanamento iniziale per prevenire la contaminazione, valutarla in loco e avviare quindi“programmi di recupero, trattamento, monitoraggio e risanamento”;40

� iniziare la bonifica entro 24 ore dalla fuoriuscita e assicurare che non vengano causati ulteriori danni;41

� tenere un registro giornaliero degli eventi fino allaconclusione della bonifica;42

� sottoporre i costi della bonifica al Dpr;43

� dopo la fuoriuscita l’operatore responsabile devecondurre uno studio di valutazione ambientale (post-impatto).44

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lasciato che il petrolio si riversasse dalla condutturarotta per quattro settimane,27 prima che la società si recasse in loco e la chiudesse. La Shell avrebbeaffermato che il ritardo nell’intervento sia dipeso dal “non aver ottenuto l’autorizzazione di attraversarela comunità di K-Dere per accedere al sito fino al 7novembre”.28 Amnesty International e Cehrd non sonoriusciti a rilevare alcuna connessione tra il ritadodell’intervento e l’autorizzazione ad attraversareK-Dere. Il percorso verso Bodo dalla strada di Saakpenwa-Bori attraversa il Gokana dal raccordoKpopie e non passa per K-Dere. Amnesty Internationalha chiesto alla Shell di esprimersi su tale questione,ma l’azienda non ha fornito alcuna spiegazione.L’organizzazione ha anche chiesto a Nosdra di chiarire se la Shell avesse comunicato il ritardonell’arrivo a Bodo o avesse richiesto assistenza per

accedere al sito della fuoriuscita. Nosdra non hafornito chiarimenti, poiché conferma che non vi fualcun ritardo nel segnalare la fuoriuscita di petrolio del28 agosto 2008. Non è chiaro perché le autorità non siano intervenute in questo caso, o non abbiano imposto all’aziendadi intervenire prima del 7 novembre. Solo dopo che la comunità di Bodo si affidò adavvocati per gestire il suo caso e dopo la lettera, inviata a Nosdra il 20 ottobre 2008, che sollecitaval’ispezione del sito, la Shell arrivò per fermare lafuoriuscita. La seconda fuoriuscita fu segnalata alla Shell il 9 dicembre 2008, due giorni dopo il suo inizio. Non è chiaro se e quandola Shell abbia comunicato tale fuoriuscita

a Nosdra e al Dpr, secondo i suoi obblighi. Tuttavia, la fuoriuscita non fu fermata prima di 10 settimane, il 21 febbraio 2009.45 In questo caso, la stessadocumentazione della Shell sembrerebbe confermareche il petrolio fu lasciato sgorgare per 10 settimane.Amnesty International ha chiesto alla Shell e a Nosdradi spiegare tale considerevole ritardo ma non è statafornita alcuna risposta.

In alto e a destra: Bodo, 2008. Una valutazione indipendente stima che

durante la prima fuoriuscita si siano riversati circa 4000 barili di petrolio al

giorno. Il petrolio ha ucciso gran parte del pesce e dei molluschi nella baia.

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I DATI CONTESTATI: LA FUORIUSCITA DIAGOSTO 2008

La comunità di Bodo riferisce che la prima fuoriuscita di petrolio è iniziata il 28 agosto. Il rapporto della Jivriporta la data del 5 ottobre. La comunità di Bodocontesta quest’affermazione e, inoltre, la provenienzadella data indicata nel rapporto della Jiv non è chiara.

In una lettera inviata alla Shell, la Nosdra si riferiscesolo a fuoriuscite di petrolio avvenute ad agosto e dicembre 2008.46

Inoltre, la Nosdra ha confermato ad AmnestyInternational per iscritto che una fuoriuscita di petroliocausata da un guasto dell’attrezzatura si è verificatanell’oleodotto del Trans-Niger “il 28 agosto 2008 ed è stata eseguita un’indagine il 7 novembre”.La Nosdra ha anche confermato che la Shell haprovveduto alla reportistica richiesta relativa allafuoriuscita “entro 24 ore da ogni incidente di fuoriuscita

di petrolio”, il che implica che la Shell ha informato laNosdra il 29 agosto.

La Shell ha scritto al legale della comunità di Bodo a maggio 2009, ammettendo che si era verificata una fuoriuscita ad agosto 2008, ma rivendicando cheessa sia stata causata da “attività di terzi ignoti”. La Shell ha anche affermato che si è verificata un’altra fuoriuscita ad ottobre 2008, causatada un guasto delle attrezzature.

L’incoerenza delle informazioni fornite dalla Shell e dallaNosdra sulla stessa fuoriuscita riflette i problemisignificativi nel sistema normativo della Nigeria.Amnesty International ha scritto alla Shell e alla Nosdrachiedendo loro di fornire chiarimenti su tale questione.

Amnesty International e il Cehrd hanno anche chiestoalla Shell di fornire i rapporti ufficiali delle indagini per ognuna delle fuoriuscite del 2008 e anche di spiegare la provenienza della data del 5 ottobre. La Shell non ha risposto ad alcuna richiesta.

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GRAVI IRREGOLARITÀ: IL PROCESSO DI INDAGINE SULLAFUORIUSCITA DI PETROLIO

Quando una compagnia petrolifera e le autorità di controllo arrivano a fermare una fuoriuscita di petrolio, di solito si svolge simultaneamenteun’indagine. Entrambe le cose hanno lo scopo di accertare la causa della fuoriuscita e didocumentare il suo impatto in un rapporto della Jiv.Tale processo è importante per le comunità colpiteperché il pagamento del risarcimento avviene solo se la causa della fuoriuscita è imputata all’azienda(ad esempio, a causa di un errore operativo o di un guasto delle attrezzature). Le aziendepetrolifere, tuttavia, sono tenute a bonificare da tuttele fuoriuscite di petrolio. Se la fuoriuscita risultadovuta a un sabotaggio, le autorità pagheranno i costi della bonifica. Non vi è alcun risarcimento, a prescindere dalle perdite. Amnesty International e il Cehrd hanno già espresso serie preoccupazionirelative all’intero processo di indagine congiunta.

In molti casi, se non nella maggior parte, l’aziendapetrolifera esercita una notevole influenza sulla determinazione delle cause di una fuoriuscita di petrolio e su molti dei dati registrati nei documentidi indagine.

C’è molta preoccupazione in merito al processo di indagine congiunta e alle sue implicazioni per i diritti umani della gente del luogo. Nel Delta del Niger, l’azienda petrolifera è frequentemente a capo del processo, piuttosto che le autorità di controllo. L’agenzia di controllo ambientalenigeriana, Nosdra, non possiede mezzi indipendentiper avviare indagini su fuoriuscite di petrolio. Di solito, dipende dall’azienda per portare lo staff sul sito e per raccogliere la maggior parte dei datisulle fuoriuscite.

Il ruolo dominante dell’azienda nel processo di indagine crea un conflitto di interessipreoccupante. Effettivamente l’azienda, in quantoparte potenzialmente responsabile, ha un controllosostanziale su un processo che definisce molti dei parametri per la responsabilità. Essi includono la causa della fuoriuscita, il volumeriversato, l’area colpita e l’entità dell’impatto che ne risulta. Si suppone che le comunità sianocoinvolte nelle indagini. Tuttavia, la gente di Bodosostiene che, nonostante le ripetute richieste affinchéla Shell fermasse la prima fuoriuscita, quando è infinearrivata il 7 novembre, l’azienda non ha presoimpegni con la popolazione locale.

La comunità sostiene di aver partecipato all’indaginecongiunta solo perché aveva visto che essa era in corso.47 “Quando sono arrivati, non hannoinformato il re, i capi o i giovani”, ha affermatoKpoobari Patta, presidente del Consiglio dei giovani di Bodo. “Il primo giorno la fuoriuscita era così graveche non sono riusciti a fermarla. Il giorno successivosono tornati, con la Nosdra”. Dopo l’indagine la comunità afferma che la Shell ha sostenuto che il rapporto della Jiv era di proprietà dell’azienda e che la comunità non aveva il diritto di riceverne una copia. La Shell si è rifiutata di esprimersi su taleaccusa. Il rapporto della Jiv riporta anche i dettagli

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La comunità di Bodo afferma di non essere stata informata dell’indagine congiunta

che avrebbe avuto luogo sulla fuoriuscita di petrolio il 7 novembre 2008.

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relativi ai volumi di petrolio riversato e alla diffusionedello stesso. Queste stime sono spesso fonte di preoccupazione per le comunità colpite. Ciò è in gran parte dovuto al fatto che la compagniaresponsabile effettua il calcolo nel sito durante la sua visita per il rapporto della Jiv.

Le valutazioni dei rapporti della Jiv per le fuoriuscitedi Bodo sono state messe in dubbio da unavalutazione indipendente. Il rapporto della Jiv per la prima fuoriuscita segnala che è stato riversato untotale di 1640 barili di petrolio su un’area di 61.350m2. Tuttavia, la stima indipendente suggerisce, sullabase di un esame delle immagini video e di altreprove, che durante la prima fuoriuscita potrebberoessere usciti più di 4000 barili al giorno.48 La fontedelle cifre del rapporto della Jiv non è stata resa nota.

Nella seconda fuoriuscita la Shell ha stimato che sonostati riversati 2503 barili di petrolio su un’area di 10.000 m2. Ancora una volta il metodo di calcolonon è chiaro. Secondo il rapporto della Jiv e la comunità di Bodo la seconda fuoriuscita è statapiù vasta della prima. Mentre la seconda fuoriuscita è stata più grande in termini di volume ed è statalasciata scorrere per 10 settimane, l’area colpitarisultava più piccola rispetto a quella della primafuoriuscita. La comunità di Bodo ha espressopreoccupazione in merito a questo dato e ha chiestocome una fuoriuscita maggiore possa aver colpitoun’area totale più piccola rispetto alla prima.

Anche se diversi fattori possono influenzare l’avanzatadi una fuoriuscita di petrolio, la gente di Bodo non ha ricevuto spiegazioni dei dati registrati dalla Jiv.Amnesty International ha chiesto alla Shell di fornireuna spiegazione, ma la compagnia non ha risposto.Amnesty International ha sollecitato per iscritto la Nosdra a richiedere una valutazione indipendente delle fuoriuscite di petrolio. A settembre 2011, la Nosdra ha risposto affermando di essere in attesadel rapporto di valutazione dei danni della Shell.49

LE GRAVI LACUNE DEGLI ORGANI DICONTROLLO NEL DELTA DEL NIGER “Di conseguenza, nella pianificazionedelle sue visite ispettive, l’autorità di controllo dipende totalmentedall’azienda petrolifera. Tale accordo è intrinsecamente sbagliato.” Unep, 2011

Le fuoriuscite di Bodo sono la riprova di un problemamolto più grande relativo al sistema di controllodell’industria petrolifera della Nigeria. Il paesepossiede già leggi e norme in essere che proibisconol’inquinamento di terra e acqua. Esse richiedono,inoltre, alle aziende petrolifere di garantire una“buona pratica nelle aree petrolifere” e di rispettare

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Quando hanno visto la Shell arrivare il 7 novembre 2008, i rappresentanti

dei giovani di Bodo hanno deciso di partecipare all’“indagine congiunta”

sulla fuoriuscita di petrolio, anche se non erano stati invitati.

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gli standard riconosciuti a livello internazionale. Nel caso di Bodo nessuno di questi requisiti è stato soddisfatto. Mentre alcune leggi e norme della Nigeria necessitano di un emendamento,il problema più serio è la mancanza di capacità delle agenzie di controllo e il ripetuto inadempimentodelle leggi e delle norme nazionali da parte delle aziende petrolifere. Due enti governativi hannoteoricamente il ruolo di controllo dell’industriapetrolifera e dovrebbero affrontare le fuoriuscite di petrolio e le bonifiche. Si tratta del Dpr e della Nosdra. Il Dpr fa parte del ministero federaledelle Risorse petrolifere. Il ministero è responsabiledello sviluppo delle risorse energetiche della Nigeriae, in quanto tale, dell’assicurazione delle massime entrate. Tuttavia, il Dpr vigila anche sull’industria del petrolio per garantire il rispetto delle leggi e delle norme applicabili, inclusa la normativaambientale Egaspin. Inoltre, il Dpr tiene traccia

delle operazioni dell’industria del petrolio, consiglia il governo, garantisce che le royaltye gli affitti siano pagati ed esamina tutte le richiestedi licenze. In pratica, l’agenzia non esercita quasialcun controllo normativo significativo in relazioneall’ambiente e all’inquinamento, nonostante le sue responsabilità previste dalla legge. Per anni commentatori indipendenti hannosottolienato che il Dpr ha seri conflitti di interesse,poiché è anche responsabile dell’incentivazionedell’industria del petrolio. Questo semplice dato di fatto è stato confermato dallo studio recentementepubblicato dall’Unep sull’impatto dell’inquinamentopetrolifero nell’Ogoniland: “C’è chiaramente un conflitto di interessi in un ministero che, da un lato, deve massimizzare le entrateaumentando la produzione e, dall’altro, garantire latutela dell’ambiente”.50 L’agenzia per le fuoriuscite di petrolio Nosdra, che rientra nel ministero federaledell’Ambiente, non ha la capacità di identificare da sola fuoriuscite di petrolio. Dipende di regola dalla notifica da parte del responsabiledell’azienda petrolifera o della comunità colpita. La Nosdra avrebbe dovuto intraprendere azioniimmediate dopo la notifica della fuoriuscita di Bodo.Avrebbe dovuto assicurare l’apertura di un’indaginecongiunta il prima possibile, l’esecuzione di unabonifica e lo svolgimento di un’ispezione successivaper assicurare che questa fosse soddisfacente. In realtà gli interventi della Nosdra non sono riusciti a ottenere nulla di tutto ciò. Essa ha ripetutamentechiesto alla Shell di recuperare il petrolio riversato, di bonificare le aree colpite e di condurre una valutazione dei danni prima della bonifica e del recupero della baia di Bodo. La Nosdra ha scritto alla Shell in data 12 maggio e 9 giugno2009, dopo aver incontrato la Shell il 23 aprile2009. Le lettere chiedevano all’azienda di“accelerare i vostri programmi per un’ulterioreconsultazione sull’interpretazione del paragrafo19(1) della legge istitutiva della Nosdra e diinformarla il prima possibile affinché la valutazionedel danno succitato possa cominciare”. Tale paragrafo si riferisce al compito della Nosdra di “valutare qualsiasi danno causato da una fuoriuscita di petrolio”.

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Secondo la Shell, durante la prima fuoriuscita è stato riversato un totale di

1640 barili di petrolio. Una valutazione indipendente suggerisce che sono

fuoriusciti ogni giorno circa 4000 barili.

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Le lettere affermavano inoltre: “È tuttavia deplorevole che la Spdc non abbiaritenuto opportuno rispondere ai diversi sforzidell’agenzia nell’assicurare che la valutazione deldanno sia svolta rapidamente”. Spesso non c’è chiarezza su quale dovrebbe essere il ruolo esatto dell’organismo di controllo e della compagnia. Questa lettera fornisce un’ideadel modo in cui la Nosdra dipende dalla Shell per svolgere la valutazione dei danni, che rientra frai suoi compiti secondo la legge istitutiva dellaNosdra. La Nosdra ha inoltre scritto alla Shell che “l’agenzia considera inaccettabile il continuo

ritardo nello svolgimento della valutazione dei danni”. Essa ha anche chiesto alla Shell di redigere un programma per la valutazione deidanni e di prendere gli accordi logistici a tale scopo. La Nosdra ha notato che tale situazione aveva avutocome risultato “la continua devastazionedell’ambiente”.53

Amnesty International ha chiesto alla Shell di spiegare perché la compagnia abbia omesso di agire quando è stata contattata dagli organismi di controllo della Nigeria, ma la compagnia non ha risposto.

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SCARSA MANUTENZIONEDELLE CONDUTTURE: UNA CAUSA DELLEFUORIUSCITE DI PETROLIO

Un cablogramma diplomatico statunitense del 2008,recentemente pubblicato da Wikileaks, affermava che un appaltatore con molti anni di esperienza nella posa di oleodotti nel Delta del Niger disse al consolatostatunitense che “per il 73 per cento di tutti gli oleodotti la sostituzione era prevista 10 anni prima. In molti casioleodotti con una vita tecnica di 15 anni sono ancora in uso 30 anni dopo la posa”. Il cablogramma continuava:“Poiché le attrezzature sono corrose e relativamente vicinealla superficie, essendo così più vulnerabili a danniintenzionali o meno, derivanti da cause naturali e umane,ogni giorno si verificano fuoriuscite e spesso occorrono molteore per rilevare la posizione della fuoriuscita e dispiegare le attrezzature di bonifica necessarie”. Secondo quantoriferito, l’appaltatore suggeriva che le condutture fosserosostituite con “tubazioni nuove e inserite nel cemento,posizionate a tre-quattro metri sotto terra”, per ridurre le fuoriuscite causate sia dal “bunkering” che da guastidell’attrezzatura. Il cablogramma conclude dicendo che tale “valutazione dello stato attuale degli oleodotti è stata confermata da altri nostri interlocutori”.51

Le preoccupazioni relative a infrastrutture con scarsamanutenzione non sono nuove. L’ex capo degli studiambientali della Shell in Nigeria, Bopp van Dessel, ha dichiarato nel programma TV World in action, nel 1996,che la Shell aveva ignorato i ripetuti avvisi che le sueoperazioni di estrazione di petrolio in Nigeria stavanocausando danni ambientali diffusi:

“Non stavano soddisfacendo i propri standard; non stavanosoddisfacendo gli standard internazionali. Tutti i siti della Shell che ho visto erano inquinati. Tutti i terminal che ho visto erano inquinati. Era chiaro che la Shell stava devastando l’area”, disse ai giornalisti.Nella metà degli anni Novanta, la Shell ha stabilito un programma per sostituire e ammodernare le strutture e gli oleodotti che stavano diventando vecchi e migliorare il modo in cui l’azienda faceva funzionare le strutture, ne effettuava la manutenzione e in cui reagiva alle fuoriuscite. Tuttavia, solo una parte limitata di lavoro fu compiuta per raggiungere questo obiettivo. Molti oleodotti difatti non furono sostituiti. Invece, tra il 2003e il 2005, l’Spdc è passata a un sistema di gestioneintegrato degli oleodotti. Ciò include la verifica delle condizioni delle condutture e la loro sostituzionein base alle loro condizioni, piuttosto che all’età. I risultatidel controllo completo dell’integrità del patrimonio (che esaminava le condizioni degli oleodotti della Shell) non sono mai stati resi pubblici. La Shell hasuccessivamente confermato che ci sono ritardi nellosvolgimento del suo lavoro sull’integrità del patrimonio.52

Amnesty International ha scritto ai governi del Regno Unito,dei Paesi Bassi e degli Usa chiedendo una risposta alle informazioni contenute nel cablogramma diplomatico del 2008. Il cablogramma suggerisce che i governi dellenazioni delle aziende petrolifere che operano nel Deltadel Niger potrebbero conoscere nello specifico le questioni

legate alla scarsa manutenzione delle infrastrutturedell’industria petrolifera nella regione. Questo rinforzerebbele preoccupazioni che le Ong e le comunità esprimono da molti anni.

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Il recente rapporto dell’Unep ha anche confermato seripunti deboli nel sistema normativo nigeriano, in particolare la mancanza di risorse nel caso della Nosdra. L’Unep ha denunciato le omissioni della Nosdra: “L’agenzia non ha la capacità proattiva di individuare fuoriuscite di petrolio e deve dipenderedai rapporti delle aziende petrolifere o della societàcivile riguardanti l’incidenza delle fuoriuscite. Inoltre,essa ha una capacità di reazione molto scarsa; persino per inviare personale nel luogo di unafuoriuscita dopo che è stato riportato un incidente”.

“Di conseguenza, nella pianificazione delle loro visiteispettive l’autorità di controllo dipende totalmentedall’azienda petrolifera. Tale accordo è intrinsecamentesbagliato”.54 C’è una mancanza generale di trasparenza in merito alle condizioni delle infrastrutture petrolifere in Nigeria, incluse le condutture.55 Sia la legge sugli oleodotti nigeriani che l’Egaspin richiedono alle aziende di controllare e sottoporre a manutenzione le infrastrutturepetrolifere. L’Egaspin richiede l’ispezione mensile degli oleodotti, incluse indicazioni e misurazioni per il monitoraggio della corrosione.56

Questi requisiti, però, non vengono rispettati. Inoltre, non c’è un processo indipendente con il quale gli organismi di controllo possono valutare e verificare le condizioni delle infrastrutturedell’industria petrolifera.

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Operai della Shell arrivati per bloccare l’oleodotto rotto, Bodo,

7 novembre 2008.

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Nel 2004, la Shell ha condotto un controllo di integritàdel patrimonio che mostrava le condizioni dei suoi oleodotti e infrastrutture e ne identificavaalcuni che necessitavano di manutenzione. Gruppi per i diritti ambientali e per i diritti umani hannoripetutamente chiesto che venisse reso pubblico, ma non è stato fatto. Le leggi e le norme nigerianeconsentono alle autorità di applicare provvedimentispecifici per garantire che le aziende petrolifererispettino le norme, anche per mezzo dell’imposizionedi sanzioni. La sanzione per l’omissione del rapportosulla fuoriuscita di petrolio alla Nosdra è di 500.000naira (3250 dollari Usa59), “per ogni giorno di omissione del rapporto”. La sanzione per la mancatabonifica di un sito colpito “in tutti gli aspetti pratici,incluso il risanamento”, ammonta a un milione di naira (6500 dollari Usa60).61 Queste pene pecuniariesono generalmente considerate troppo basse perrappresentare una sanzione o un deterrentesignificativi. Amnesty International ha chiesto alla Nosdra informazioni sull’eventuale imposizione di sanzioni alla Shell in relazione alle fuoriuscite di petrolio di Bodo, ma non ha ricevuto alcuna risposta.La Nosdra ha replicato che la Shell ha rispettato le norme e ha presentato un rapporto entro 24 ore da entrambe le fuoriuscite. Non è stata data alcuna spiegazione del motivo per cui ci sono volute 10 settimane prima che le fuoriuscite fossero fermate. La Nosdra non ha fatto riferimento ad alcuna multa imposta alla Shell per le due fuoriuscite. Secondo l’Egaspininoltre, “qualsiasi persona, persona giuridica o operatore di una nave o struttura che in modopersistente violi le disposizioni di queste linee guida e standard deve subire la revoca del suo contratto di locazione, licenza e/o permesso”.62 Tale disposizionenon è stata attuata in relazione alle attività della Shell. Il fatto che gli organismi di controllo nigeriani non possano funzionare in modo idoneo, o semplicemente non lo facciano, ha lasciato la popolazione del Delta del Niger senza nessuno a cui rivolgersi. Il mancato intervento degli organismi di controllo dà anche alle aziende petrolifere la libertàdi agire, o di non agire, senza la paura di sanzioni.

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LA RESPONSABILITÀ DI BONIFICARELE FUORIUSCITE DI PETROLIOA PRESCINDERE DALLA CAUSA La causa delle fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger è spesso oggetto di dispute tra la Shell e le comunità colpite.La Shell ha ripetutamente affermato che la maggior parte dellefuoriuscite di petrolio è dovuta a sabotaggio e ad altre attivitàillegali. Le comunità e molte Ong non sono d’accordo conl’industria del petrolio sulla proporzione delle fuoriuscite di petrolio da attribuire al sabotaggio. Le comunità in cui si sono verificate le fuoriuscite affermano che le aziendepetrolifere dicono che sono dovute a sabotaggio per evitare il pagamento del risarcimenti. La Shell pubblica informazionisulle fuoriuscite di petrolio sul suo sito web. L’esito delle indagini sulla fuoriuscita di petrolio costituisce la base della rivendicazione della Shell per la quale la maggiorparte delle fuoriuscite è causata da sabotaggi e furti. Tuttavia, il processo di indagine sulla fuoriuscita di petroliopresenta profondi difetti. Gli esiti delle indagini mancanoinoltre di credibilità e non sono stati verificati da una fonteindipendente. Fuoriuscite definite in modo congiunto sulcampo come “guasti dell’attrezzatura” sono statesuccessivamente modificate in “sabotaggio” dalla Shell in modo unilaterale e senza spiegazioni o prove.57 AmnestyInternational si è presentata alla Shell e al governo dellaNigeria con prove evidenti di questa pratica, incluse immaginivideo di un’indagine petrolifera in cui ciò è accaduto.Nonostante tali prove la Shell ha continuato a utilizzare datidubbi. Amnesty International e Friends of the Earth hannopresentato un reclamo ufficiale contro la Shell su questoaspetto, secondo le linee guide dell’Organizzazione per lacooperazione e lo sviluppo economici per le multinazionali.58

Mentre la determinazione della causa di una fuoriuscita di petrolio è molto importante in merito alle richieste dirisarcimento, secondo le norme nigeriane le aziende petroliferedevono comunque bonificare dalle fuoriuscite di petrolio, a prescindere dalla causa. Se la fuoriuscita è causata da un sabotaggio, le autorità devono sostenere i costi dellabonifica, ma non quelli del risarcimento. Se la fuoriuscita è causata da un guasto dell’attrezzatura, l’azienda devesostenere i costi della bonifica e del risarcimento. Lasciandoda parte la questione contestata della causa, il ripetutoinadempimento da parte della Shell delle norme nigeriane per la bonifica e il risanamento tempestivi e adeguati continuaquindi a esporre la popolazione del Delta del Niger a unattacco persistente ai loro diritti economici, sociali e culturali.

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MANCATA BONIFICA DA PARTEDELL’AZIENDA

La Shell ha costantemente affermato di affrontare le fuoriuscite di petrolio nel Delta del Nigertempestivamente e in modo corretto.63

Tale dichiarazione non regge a una verifica. Nel caso delle due fuoriuscite di Bodo, la Shell non harispettato le norme nigeriane e sembra aver ignorato le ripetute richieste di intervento da parte della Nosdra.Il rapporto dell’Unep dimostra anche che i ritardinell’affrontare le fuoriuscite di petrolio nell’Ogonilandrappresentano la regola piuttosto che l’eccezione. Il rapporto mostra problemi seri e sistematici neiprocessi di bonifica della Shell in Nigeria:

“È evidente dalla valutazione dell’Unep sul campo, che la bonifica della contaminazione post-fuoriuscitadell’Spdc non raggiunge gli standard ambientalisecondo la legislazione nigeriana o gli standard della stessa Spdc”. Il rapporto ha anche riscontratoche il Rena, il metodo primario di bonifica dal petrolioutilizzato dalla Shell nei siti colpiti, non si è rivelatoefficace. Esso “non ha raggiunto né il rispetto dellenorme di bonifica, né di quelle legislative”. Il rapportoha anche sottolineato che questo metodo di bonifica è stato supportato dalla Shell Global Solutions a seguitodi un’analisi delle questioni aperte in Nigeria.L’indagine dell’Unep ha riscontrato che: “10 siti su 15esaminati dall’Spdc che vengono registrati comecompletamente bonificati presentano ancora un livellodi inquinamento che supera i valori che indicano laconclusione della bonifica dell’Spdc (e del governo)”.In otto di questi siti la contaminazione si era trasferitaalla falda acquifera.

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Palude di Sivibilagbara, Bodo, maggio 2011.

© Amnesty International

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“L’INQUINAMENTO È MOLTO EVIDENTEANCORA OGGI.”Mene Hyacinth Vibia Lema, Bodo, maggio 2011

Mene Hyacinth Vibia Lema, 55 anni, è il presidente delConsiglio dei capi e degli anziani di Bodo. Negli ultimi treanni ha cercato di trovare una soluzione all’impatto dellefuoriuscite di petrolio e di persuadere la Shell adeffettuare la bonifica. “Sono colpito dall’inquinamentodel petrolio, come padre, capo e pescatore,” haaffermato. “Come capo sento un fardello, poiché la genteviene da me per cercare conforto”.

“L’intera area costiera è stata inondata dal petrolioriversato. L’agricoltura è finita a causa del greggio. Haanche colpito l’acqua potabile. La popolazione dipendedall’agricoltura, dalla pesca o dal piccolo commercio diquei prodotti. La vita di questa gente è stata inquinata.”

“Quando la fuoriuscita è diventata eccessiva, volevamoparlare. Nella fase iniziale la Shell ha accettato, ha dettoche avrebbe provato a intervenire e che avrebbe parlatocon la direzione. La prima cosa che la Shell ha fatto èstato l’invio di materiale di soccorso, che abbiamorifiutato perché del tutto inadeguato. Abbiamo accettatola seconda consegna. Era un po’ più abbondante, maancora troppo poco. Abbiamo accettato per dimostrareche la compagnia riconosceva la sua responsabilità perla fuoriuscita”.

Il capo Lema era inizialmente positivo in meritoall’indagine congiunta sulla fuoriuscita, che confermòche la causa era un guasto dell’attrezzatura. Irappresentanti della comunità hanno avuto diversiincontri con la Shell, ma l’azienda non ha fatto passisuccessivi: “Dopo l’indagine congiunta abbiamo assistitoall’ulteriore devastazione della natura. L’azienda non harisposto. Niente, niente di efficace è stato fatto,specialmente nell’ambito della bonifica”.

Il capo Lema spera che venga trovata una soluzione:“Abbiamo affrontato la questione con il dialogo. Il dialogodeve portare a un risultato”.

C’è stato “sempre un ritardo temporale tra l’osservazione della fuoriuscita e le operazioni di intervento”. Lo studio ha inoltre notato che il “ritardotemporale tra l’episodio di fuoriuscita e la bonificacompleta del sito mostra che le questioni legateall’accesso non sono l’unica causa dei ritardi”.64

La chiara conclusione del rapporto dell’Unep inrelazione alle pratiche e al comportamento della Shell è che quest’ultima, per anni, non ha bonificatodall’inquinamento del petrolio in modo corretto. Come già notato, la Shell ha recentemente affermatoche la soluzione delle fuoriuscite di Bodo del 2008 era stata ostacolata da attività di sabotaggio e“bunkering” nell’area. Amnesty International e il Cehrdsollevano tre punti importanti in risposta a taleaffermazione. In primo luogo, la Shell ha l’obbligo di bonificare da tutte le fuoriuscite di petrolioindipendentemente dalla causa. Altre fuoriuscite di petrolio che si sono verificate nell’area non possonogiustificare da parte della Shell il mancato rispetto delle leggi e delle norme nigeriane e la mancatabonifica delle due fuoriuscite del 2008. In secondoluogo, la mancata bonifica tempestiva e accurata a opera della Shell delle fuoriuscite di Bodo del 2008significa che qualsiasi inquinamento successivo non può adesso essere chiaramente identificato, visto che si sovrapporrebbe all’inquinamento presentedovuto alle fuoriuscite del 2008. Tuttavia, tutte le proveraccolte da Amnesty International e dal Cehrd, inclusele immagini satellitari e la dichiarazione di testimoni,indicano le fuoriuscite del 2008 come la causaprincipale dell’attuale devastazione ambientale.65

Infine, la dichiarazione della Shell, in base alla quale la soluzione delle fuoriuscite di Bodo del 2008 è stata ostacolata da questioni legate al sabotaggio,sembra essere recente. In una lettera ai legali della comunità di Bodo del 2009, lungi dal dichiarareche ci fossero ostacoli per la bonifica e il risarcimento,la Shell ha affermato erroneamente che la bonifica era in corso. Anche le lettere inviate dalla Nosdra alla Shell, che Amnesty International ha visto, e le comunicazioni della Nosdra ad AmnestyInternational sulle due fuoriuscite di Bodo nonmenzionano i riferimenti della Shell al sabotaggio o a qualsiasi fattore che ostacoli la bonifica.66

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Amnesty International è un movimento globale di oltre tre milioni di sostenitori,membri e attivisti, sparsi in oltre 150 paesi e territori, che svolgono campagneper porre fine a gravi violazioni dei diritti umani.

Secondo la nostra concezione, ogni persona deve godere di tutti i diritti custoditinella Dichiarazione universale dei diritti umani e nelle altre norme internazionaliin materia di diritti umani. Siamo indipendenti rispetto a qualsiasi governo, ideologiapolitica, interesse economico o religione e ci finanziamo principalmente tramitele nostre quote associative e le donazioni pubbliche.

Pubblicato per la prima volta nel 2011 daAmnesty International LtdPeter Benenson House1 Easton StreetLondon WC1X 0DWRegno Unito

© Amnesty International 2011

Indice: AFR 44/018/2011 IngleseLingua originale: IngleseStampato da Amnesty International,Segretariato internazionale, Regno UnitoTraduzione italiana a cura di: Viola Savaglio e Maria Elena Marino

Tutti i diritti riservati. La presente pubblicazione è protettada copyright, ma può essere riprodotta con qualsiasi metodosenza alcun pagamento di diritti per fini di patrocinio,campagna o insegnamento, ma non per fini di vendita.I titolari del copyright chiedono che ognuno degli usi suddettisia registrato presso di loro, al fine di valutare l’impatto.Per effettuarne copie in qualsiasi altra circostanza, oppureper riutilizzarla in altre pubblicazioni o per la traduzioneo l’adattamento, è obbligatorio ottenere la preventivaautorizzazione scritta degli editori ed è possibile che sianecessario versare i diritti. Per richiedere l’autorizzazioneo per qualsiasi altra richiesta, si prega di [email protected]

Foto di copertina: Maggio 2011. Il pastore Christian LekoyaKpandei osserva i danni subiti dal suo allevamento di pescia Bodo, una fiorente attività prima della fuoriuscita di petrolioavvenuta ad agosto 2008. L’inquinamento ha distruttoil suo allevamento di pesci, privando lui stesso e i suoi operaidi una fonte regolare di reddito© Amnesty International

www.amnesty.it

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In alto a sinistra: 4 dicembre 2006, immagine a falsi colori

dei corsi d’acqua intorno a Bodo. La vegetazione sana

appare in colore rosso brillante (prodotta da Aaas).

In basso a sinistra: 26 gennaio 2009, questa immagine,

scattata durante la seconda fuoriuscita di petrolio a Bodo,

mostra la morte della vegetazione concentrata

principalmente vicino al fiume e ai suoi affluenti

(prodotta da Aaas).

In alto: 8 gennaio 2011, due anni più tardi le aree con

vegetazione morta appaiono ancora nere con un minimo

recupero visibile (prodotta da Aaas).

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QUATTRO/CONCLUSIONE ERACCOMANDAZIONI

“Quando la Shell è arrivata nel 1958,abbiamo pensato che avrebbe portatodei cambiamenti e avrebbe modificato le condizioni della gente. Ci aspettavamo che avrebbe portatoinfrastrutture, acqua e posti di lavoro.”Pescatore, Bodo, maggio 2011

Dopo la scoperta del petrolio la gente di Bodo avevagrandi aspettative: “Quando la Shell è arrivata nel 1958, abbiamo pensato che avrebbe portato dei cambiamenti e avrebbe modificato le condizionidella gente. Ci aspettavamo che avrebbe portatoinfrastrutture, acqua e posti di lavoro”, ha affermato un pescatore. In realtà, 50 anni di estrazionecommerciale del petrolio nel Delta del Niger hannoportato impoverimento, conflitti, violazione dei dirittiumani e disperazione per molti. I massicci giacimentidi petrolio dell’area hanno generato per il paese entrateper miliardi di dollari. Tuttavia, la grande maggioranzadelle persone dell’area di produzione del petrolio in Nigeria vive ancora in povertà. Questa povertà èstata esacerbata dall’inquinamento petrolifero a lungotermine. Quello di Bodo è un disastro che non sarebbedovuto accadere. La situazione attuale è uno squallidoesempio del mancato rispetto generale da parte della Shell delle norme nigeriane. Attualmente non ci sono informazioni pubblicamente disponibili relativealla condizione di tutte le infrastrutture della Shell

nel Delta del Niger. Tuttavia, è chiaro che la compagniaha omesso di sottoporre per molti anni ad adeguatamanutenzione gli oleodotti e le infrastrutture. Gran parte dei danni causati dalla prima fuoriuscita di petrolio era del tutto evitabile, se la compagniaavesse seguito la legge nazionale della Nigeria e gli standard internazionali dell’industria petrolifera. La Shell avrebbe dovuto bloccare la fuoriuscita di petrolio non appena era stata segnalata la primafuoriuscita. Invece, ha atteso settimane. Quando la fuoriuscita era stata infine bloccata, la Shell ha omesso di bonificare dall’inquinamento derivante. Da tre anni il petrolio continua a permeare ogni aspettodella vita della gente di Bodo. Ha distrutto la terra e i mezzi di sussistenza. La mancanza di una bonificatempestiva ha provocato un danno infinitamentemaggiore rispetto a quello che avrebbe causato un episodio di guasto dell’attrezzatura, se fosse statoaffrontato come richiesto dalla legge. La Shell harecentemente fatto riferimento alle fuoriuscite dipetrolio nel Delta del Niger come a una “tragedia”.Dal punto di vista di Amnesty International e del Cehrdla vera tragedia del disastro di Bodo è stata il mancatorispetto da parte della Shell delle norme nigerianerelative alle fuoriuscite di petrolio. Le autorità nigerianeavrebbero anche potuto evitare che la tragedia siverificasse tre anni fa, se fossero intervenute in basealle loro norme. Finché questi ritardi e omissioni nonsaranno affrontati, altre “tragedie” come la fuoriuscitadi petrolio di Bodo continueranno ad accadere semprepiù spesso. Per prevenire ciò, Amnesty International e il Cehrd stanno spingendo il governo federale,l’Assemblea nazionale, la Shell, gli azionisti dell’aziendae i governi del Regno Unito e dei Paesi Bassi a intraprendere le azioni elencate di seguito.

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L’immagine del 4 dicembre 2006 (in alto) mostra i corsi d’acqua e le parti acquitrinose lasciate dalle piene immediatamente vicini alla città di

Bodo non contaminati dal petrolio. Al contrario, l’immagine del 26 gennaio 2009 (in basso) mostra una chiazza a forma di arcobaleno nei canali e

lo scolorimento della zona litorale. Essa è coerente con le informazioni ricavate da terra ottenute da Amnesty International (prodotta da Aaas).

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AL GOVERNO FEDERALE DELLA NIGERIA

� Fornire immediatamente soccorso e assistenza allepersone colpite dalle due fuoriuscite di Bodo.

� Assicurare che l’inquinamento da petrolio a Bodo sia bonificato con urgenza e sia soggetto a verificaindipendente. La bonifica dovrebbe essere in linea con le buone pratiche internazionali.

� Istituire una commissione di inchiesta per indagare sulrispetto della Shell della legislazione e delle norme ambientali nel Delta del Niger, per valutare le perdite reali e fornire raccomandazioni su come migliorare il rispetto delle norme nigeriane da parte della Shell. Il rapporto della commissione deve essere reso pubblico.

� Assicurare il monitoraggio intenso, indipendente ecoordinato dell’industria petrolifera.

� Assicurare che la Nosdra applichi il sistema normativo,incluso garantire che tutte le fuoriuscite siano bonificateimmediatamente e imporre sanzioni efficaci se le norme nonvengono rispettate.

� Implementare in pieno le raccomandazioni del rapportodell’Unep.

� Implementare in pieno le raccomandazioni dellaCommissione africana sui diritti umani e dei popoli.

� Emendare le norme dell’industria petrolifera per garantire che sia affrontato l’impatto sui diritti sociali e umani dell’industria petrolifera. Ciò dovrebbe includereuna valutazione obbligatoria degli impatti potenziali sulla salute umana, sull’accesso ad acqua pulita e a mezzi di sussistenza, la consultazione effettiva con le comunità e una maggiore trasparenza e accesso alle informazioni per le comunità colpite.

� Adottare tutte le misure necessarie per prevenire altrefuoriuscite di petrolio a causa di guasti dell’attrezzatura,sabotaggio, “bunkering” o raffinazione illegale. Ciò dovrebbeincludere lo sviluppo di un programma efficace e completoper prevenire ogni ulteriore fuoriuscita. Tale programmadovrebbe essere totalmente coerente con gli obblighi relativi

ai diritti umani della Nigeria; dovrebbe essere messo a puntodietro consultazione delle comunità colpite, dovrebbe tenerein considerazione la necessità di fornire mezzi di sussistenzaalternativi alle persone vittime dell’inquinamento ed essereimplementato in modo trasparente con la partecipazionepiena e attiva delle comunità locali. Tale programmadovrebbe essere coerente con le raccomandazionidell’Unep, evidenziate nel suo rapporto dell’agosto 2011, epotrebbe essere messo a punto come elementodell’implementazione di quelle stesse raccomandazioni.

� Ratificare il Protocollo opzionale al Patto internazionalesui diritti economici, sociali e culturali (Icescr).

ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLANIGERIA

� Visitare le aree colpite dalle fuoriuscite di petrolio, inclusaBodo, nel Delta del Niger.

� Istituire una commissione per monitorare l’impattoambientale e sociale dell’industria petrolifera; tenere sessioniregolari sulle attività delle multinazionali nel Delta del Niger,discutere qualsiasi impatto delle loro pratiche; e fornireraccomandazioni sul modo in cui possano essere affrontate.

� Incorporare l’Icescr nella legislazione nazionale.

� Emendare le leggi sul risarcimento, inclusa la legge sulpetrolio, la legge sugli oleodotti e l’Egaspin per garantire chele somme concesse siano eque e adeguate e copranoimpatti a lungo termine, questioni legate alla salute e tutti glialtri danni ragionevoli.

� Incoraggiare l’emendamento della normativadell’industria petrolifera per assicurare che essa sia rivoltaall’impatto sui diritti sociali e umani dell’industria del petrolio.Ciò dovrebbe includere una valutazione obbligatoria degliimpatti potenziali sulla salute umana, sull’accesso ad acquapulita e a mezzi di sussistenza, la consultazione ufficiale conle comunità e una maggiore trasparenza e accesso alleinformazioni per le comunità colpite.

� Assicurare che la Nosdra abbia personale, risorsefinanziarie e attrezzature adeguati per svolgere le sue

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funzioni in modo corretto e indipendente da tutte le aziendepetrolifere.

ALLA SHELL

� Svolgere una bonifica completa dall’inquinamento e daidanni ambientali di Bodo, dietro consultazione con lacomunità.

� Assicurare che a tutte le persone colpite dalle fuoriuscitedi Bodo del 2008 sia fornita una soluzione. Ciò dovrebbeincludere riabilitazione, soddisfazione e garanzie del fattoche tali episodi non si ripetano più, così come risarcimentiadeguati che tengano in considerazione impatti a lungotermine, questioni legate alla salute e a tutti gli altri danniragionevoli.

� Fornire informazioni pubbliche sull’impatto delleoperazioni petrolifere sull’ambiente e sui diritti umani. Ciòdovrebbe includere la pubblicazione di piani di emergenzadella Shell in caso di fuoriuscita di petrolio, l’indagineambientale del Delta del Niger, il controllo dell’integrità delpatrimonio e tutte le informazioni relative alle due fuoriuscitedi Bodo del 2008, i rapporti della Jiv, tutti gli accertamentisull’impatto ambientale legato alle infrastrutture petrolifere ealle operazioni della Shell a Bodo, il rapporto di valutazioneambientale e qualsiasi perizia post-impatto. Se le autorità oqualsiasi partner in joint venture non sono disposti a renderequesti documenti pubblici, la Shell dovrebbe farlo in modoautonomo.

� Condurre un’ispezione completa di tutte le infrastrutturedella Shell e rendere i risultati pubblici.

� Impegnarsi in modo chiaro e pubblico a contribuire conun miliardo di dollari Usa come contributo iniziale per unfondo di bonifica indipendente per l’inquinamentonell’Ogoniland.

� Supportare l’implementazione delle raccomandazionidell’Unep e preparare un piano di bonifica di emergenza pertutte le fuoriuscite della Shell nel Delta del Niger, dietroconsultazione con le comunità locali e in linea con leraccomandazioni dell’Unep, e riferire su ciò pubblicamentee regolarmente.

� Impegnarsi in modo chiaro e pubblico ad affrontarel’inquinamento e il suo impatto sui diritti umani;tempestivamente, in modo trasparente e dietroconsultazione con i principali soggetti interessati, inparticolare le comunità colpite.

� Intraprendere, come parte della dovuta diligenzaaziendale, una revisione trasparente di tutte le sue praticheoperative nel Delta del Niger, incluse quelle legate alleindagini sulle fuoriuscite di petrolio e il pagamento deirisarcimenti, e portare questi processi in linea con i principiaziendali generali e con il codice di condotta della Shell.

AI GOVERNI DEL REGNO UNITO E DEI PAESI BASSI

� Aumentare l’impegno con il governo della Nigeria e ilsupporto allo stesso per assicurare una supervisioneindipendente dell’industria del petrolio e accrescerel’accesso a soluzioni efficaci per le popolazioni i cui dirittisono colpiti dalle operazioni petrolifere nel Delta del Niger.

� Aumentare l’impegno con il governo della Nigeria e ilsupporto dello stesso nel miglioramento dell’accesso asoluzioni efficaci per le popolazioni i cui diritti sono colpitidalle operazioni petrolifere nel Delta del Niger.

� Offrirsi di supportare il governo della Nigerianell’implementazione delle raccomandazioni del rapportodell’Unep.

� Richiedere per legge che le aziende di estrazione chehanno i loro quartier generali o la loro sede nel paeseprendano misure di dovuta diligenza rispetto ai diritti umaniin merito alle loro operazioni nel mondo, con particolareattenzione ad aree ad alto rischio come il Delta del Niger.

AGLI AZIONISTI DELLA SHELL

� Sollevare le molteplici carenze documentate in questorapporto e anche quelle sollevate nel rapporto dell’Unepdell’agosto 2011; contestare la Shell su questi punti.

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BACKGROUND

Questo rapporto è basato su una ricerca sul campocongiunta di Amnesty International e del Cehrd di maggio 2011, oltre che su una ricerca indipendentecondotta da entrambe le organizzazioni nel corso di molti anni. Il Cehrd conduce ricerche sull’ambientedel Delta del Niger dal 1999. L’organizzazione è statafondata da ecologisti, ambientalisti, attivisti e operatorisanitari in risposta al mancato sviluppo della regione e ai problemi legati ai suoi diritti ambientali e umani e alla salute. Il Cehrd ha iniziato a indagare suentrambe le fuoriuscite di Bodo subito dopo che si sono verificate. Ha indagato sulla prima fuoriuscitadella fine di settembre 2008 e ha pubblicato il suorapporto il 10 ottobre. Il 12 ottobre 2008, il Cehrd ha informato il ministero dell’Ambiente dello stato di Rivers della fuoriuscita. Il ministero ha visitato il sito il 15 ottobre. Il 13 ottobre, il Cehrd ha emesso un comunicato stampa sulla fuoriuscita. A settembre 2009, il Cehrd ha commissionato una valutazione scientifica post-impatto della baia di Bodo e ha promosso una campagna per unabonifica e un risarcimento adeguati. Più di due annidopo la prima fuoriuscita, il Cehrd ha presentato il caso a un ufficio legale del Regno Unito. Quattro mesi dopo il caso contro la Shell è statoarchiviato presso l’Alta corte del Regno Unito.La compagnia ha ammesso la sua responsabilità per

entrambe le fuoriuscite. A giugno 2009, AmnestyInternational ha pubblicato un rapporto più ampio sul modo in cui l’inquinamento dell’industria petrolifera e i danni ambientali hanno colpito i diritti umani della popolazione del Delta del Niger.67 Il rapportorivelava il modo in cui decenni di inquinamento e danni ambientali hanno avuto come risultato la violazione del diritto della popolazione locale a un adeguato standard di vita, incluso il diritto al cibo e all’acqua, così come violazioni del diritto di guadagnarsi da vivere attraverso il lavoro e del dirittoalla salute. Il rapporto ha documentato il modo in cui i diritti della gente del Delta del Niger sono staticostantemente sotto minaccia a opera delle aziendepetrolifere, cosa di cui il suo governo non può, o non vuole, chiedere conto. Agli abitanti dell’Ogoniland è stato sistematicamentenegato l’accesso alle informazioni su quali sono i metodi attuali e futuri di esplorazione e produzionedel petrolio, che si ripercuotono su di loro. Viene anche ripetutamente negato loro l’accesso alla giustizia. Il rapporto ha evidenziato la mancanza di accertamento delle responsabilità sia del governonigeriano che delle multinazionali. Questo comprendeva inoltre molte raccomandazioniper migliorare la situazione. Due anni dopo, poco è cambiato.

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Baia di Bodo, maggio 2011. Il mancato blocco tempestivo delle fuoriuscite

del 2008 e la mancata bonifica successiva rappresentano la vera tragedia

di ciò che è accaduto a Bodo.

© Amnesty International

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NOTE

1 La Shell accetta la responsabilità della fuoriuscita dipetrolio in Nigeria, comunicato stampa di Leigh Day & Co.Solicitors, 3 agosto 2011, disponibile inwww.leighday.co.uk/news/2011/august-2011/ shell-accepts-responsibility-for-oil-spill-in-nige (ultimo accesso 26 ottobre2011).

2 Consulenza tecnica fornita ai legali britannici dellacomunità di Bodo.

3 Martyn Day, Leigh Day & Co Solicitors, 3 agosto 2011.

4 Amnesty International ha chiesto alla Shell di commentarel’episodio nel 2009, ma la compagnia non l’ha fatto.

5 In base a un tasso di cambio di 1000 naira nigeriani per6.49984 dollari Usa, in vigore il 15 agosto 2011. Mentre ungran numero di fattori può influire sul prezzo di un prodotto,secondo la comunità di Bodo e gli esperti ambientali chelavorano con loro il danno causato dalle fuoriuscite dipetrolio è stato la causa principale degli aumenti dei prezzilocali che attualmente li colpiscono.

6 Secondo l’Unep, il Rena implica ciò che segue: “Gliidrocarburi, dopo essere stati rilasciati nel terreno, possonoessere trasferiti e degradati attraverso un gran numero diprocessi naturali, inclusi: evaporazione nell’atmosfera,infiltrazione della combustione, da sola o insieme all’acquapiovana, nel suolo e infine nella falda acquifera, trabocconelle paludi e nei corpi idrici, deflusso con l’acqua piovananelle paludi e nei corpi idrici, degrado microbico sullasuperficie del terreno, o nel suolo, nelle paludi, in acqua onella falda acquifera. Il principio di un’attenuazione naturalepotenziata per la bonifica del terreno contaminato significaunire uno o più processi tra quelli sopra citati in modo taleche possa essere ridotta la concentrazione delle sostanzeinquinanti”.

7 Unep, Valutazione ambientale dell’Ogoniland, 2011, p.144-145 (rapporto dell’Unep).

8 Rapporto dell’Unep, p. 40.

9 Commissione africana sui diritti umani e dei popoli,Risoluzione sulla comunicazione del Centro di azione suidiritti sociali ed economici e del Centro per i dirittieconomici e sociali/Nigeria (155/96), presa alla 30a

sessione ordinaria della Commissione africana sui dirittiumani e dei popoli, Banjul, 13-27 ottobre 2001, par. 70,disponibile inwww1.umn.edu/humanrts/africa/comcases/155- 96b.html(ultimo accesso 9 settembre 2011).

10 L’area dell’impatto è determinata in un altro processochiamato determinazione della portata. La valutazione deldanno è determinata tramite la valutazione post-impatto acura di un terzo gruppo di esperti.

11 Il diritto all’informazione è contenuto nella Dichiarazioneuniversale dei diritti umani. L’articolo 19 della Convenzioneinternazionale sui diritti civili e politici afferma anche che:“Ogni individuo ha diritto... di cercare, riceve e diffondereinformazioni e idee di ogni genere, senza riguardo afrontiere”. L’articolo 9 della Carta africana dei diritti umani edei popoli afferma che: “Ogni individuo ha il diritto diricevere informazioni”.

12 La legge sulla libertà di informazione richiede alleistituzioni pubbliche di registrare, conservare, mantenere epubblicare informazioni dettagliate su tutte le sue attività,operazioni e affari.

13 La legge sulla libertà di informazione specifica una seriedi esenzioni e limitazioni legittime al tipo di informazioneche può essere trasmesso al pubblico, ma insiste chel’interesse pubblico deve superare ogni esenzione. Ilparagrafo 15 esonera materiale di terzi. Il sottoparagrafo 2afferma che non deve essere diffuso alcun documento checontenga “il risultato o il prodotto di test ambientali svolti dao in nome di un’istituzione pubblica”, a meno che esso“non sia di pubblico interesse perché relativo alla salutepubblica, alla sicurezza pubblica o alla tutela dell’ambientee se il pubblico interesse alla diffusione chiaramente superain importanza qualsiasi perdita o guadagno finanziario chepregiudichi la posizione concorrenziale o interferisca innegoziazioni contrattuali o di altro tipo di terzi” (15(4)).

14 Amnesty International ha scritto al Dpr e alla Nosdra il 14luglio 2011, richiedendo una reazione entro il 30 luglio2011. Sono stati inviati due promemoria il 10 agosto e il 12settembre 2011. La Nosdra ha risposto il 16 settembre2011; il Dpr non ha risposto. Secondo la legga sulla libertàdi informazione si dovrebbe fornire una reazione entro settegiorni. Se il Dpr si fosse rifiutato di fornire accesso alleinformazioni o avesse avuto bisogno di più tempo, avrebbedovuto darne notizia.

15 Tasso di cambio del 15 agosto 2011.

16 La costituzione nigeriana afferma che: “Lo stato deveorientare la sua politica al fine di assicurare… che a tutti icittadini sia fornito un riparo idoneo e adeguato, cibo idoneoe adeguato, un salario minimo nazionale ragionevole,

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assistenza agli anziani e pensioni, prestazioni in caso didisoccupazione e malattia e welfare per i disabili”.

17 I diritti economici, sociali e culturali risultano nel capitolo2 della costituzione della Nigeria, Obiettivi fondamentali eprincipi direttivi della politica dello stato; e in quanto tali nonsono legalmente esecutivi.

18 La Carta africana dei diritti umani e dei popoli è stataincorporata nella legge nazionale della Nigeria nel 1983.

19 Tasso di cambio del 15 agosto 2011.

20 Comitato Escr, Commento generale 14 (2000), Il diritto alpiù alto standard di salute raggiungibile, E/C.12/2000/4.

21 La Shell ha affermato: “La Shell ha sempre riconosciutoche le due fuoriuscite nell’area di Bodo del 2008… eranostate causate da tali errori operativi. Anche quando, comeaccade realmente nella grande maggioranza dei casi, lefuoriuscite sono causate da attività illegali, come sabotaggioo furto, ci impegniamo a bonificare dal petrolio riversato e arisanare il terreno circostante”.

22 G. Wurthmann, Modi per l’utilizzo del boom del petrolioafricano per lo sviluppo sostenibile (Ways of Using theAfrican Oil Boom for Sustainable Development), Serie didocumenti di lavoro sulla ricerca economica, n. 84, Bancaafricana di sviluppo, marzo 2006.

23 L’Egaspin, parte VII, B, 2.11.3 (i) e (ii), afferma ancheche “non ci devono essere segni di chiazze di petrolio entro60 giorni dal verificarsi dell’incidente”.

24 Il consigliere delegato della Shell discute dello stato dellabozza di legge sull’industria petrolifera, ambasciata di Abuja(Nigeria), 20 ottobre 2009.

25 Paesi Bassi: la Shell discute degli affari in Iran,ambasciata dell’Aja (Paesi Bassi), cablogramma, 2 gennaio 2009.

26 Amnesty International ha chiesto alla Shell e alla Nosdradi confermare quando la compagnia avesse riferito sullafuoriuscita alle autorità, cosa che viene richiesta entro 24ore. Non è stata ricevuta alcuna risposta dalla Shell. LaNosdra ha risposto che la Shell ha riferito sulla fuoriuscitaentro 24 ore dall’episodio del 28 agosto 2008.

27 Secondo il rapporto dell’indagine congiunta la fuoriuscitaè durata quattro settimane. Secondo la comunità è durata10 settimane

28 Comunicazione via email con Sue Lloyd Roberts dellaBBC, che ha affrontato il caso in un rapporto sul Delta delNiger, nel 2008.

29 Legge istitutiva della Nosdra 6.(1). L’agenzia deve; (a)essere responsabile della vigilanza e dell’assicurazione delrispetto di tutta la legislazione ambientale esistente e

dell’individuazione delle fuoriuscite di petrolio nell’areapetrolifera.

30 Legge istitutiva della Nosdra 7(b).

31 Una fuoriuscita di maggiore portata è definita di grado 2(tra 50 e 5000 barili) o di grado 3 (più di 5000 barili).

32 Legge istitutiva della Nosdra 19 (b), (c), (d) ed (e).

33 Linee guida ambientali e standard per l’industriapetrolifera in Nigeria (Environmental Guidelines andStandards for the Petroleum Industry in Nigeria), parte VI,3.2 (Egaspin).

34 Egaspin, parte VIII B, 1.1.1.

35 Egaspin, parte VIII B, 2.2.

36 Egaspin, parte VIII B, 4.1.

37 Egaspin, parte VIII B, 2.11.1.

38 Egaspin, parte VIII A, 2.0. Il rapporto dovrebbe includereuna descrizione della fuoriuscita, dettagli qualitativi equantitativi sull’ambiente colpito, la perdita di risorseambientali, piani per affrontare l’impatto ambientale e unpiano di gestione ambientale post-Eer.

39 Egaspin, parte VIII B, 2.6.1.

40 Egaspin, parte VIII B, 6.0.

41 Egaspin, parte VIII B, 2.6.3.

42 Egaspin, parte VIII B, 2.10.1.

43 Egaspin, parte VIII B, 2.10.2.

44 Egaspin, parte VIII B, 7.0.

45 Secondo il rapporto della Jiv, l’indagine congiunta è statasvolta dal 19 al 21 febbraio 2009.

46 Il 9 giugno 2009 la Nosdra ha scritto alla Shell conriferimento a una precedente lettera datata 19 maggio 2009,chiedendo alla compagnia di “concludere le modalità disvolgimento della valutazione del danno delle aree colpitedagli incidenti di fuoriuscita di Bodo di agosto e dicembre2008”.

47 Secondo il rapporto della Jiv, cinque componenti dellostaff della Shell hanno partecipato all’indagine, insieme a unrappresentante della Nosdra, un membro del ministerodell’Ambiente statale, un membro della task force congiuntae tre membri della comunità. Il Dpr non era presente.

48 La consulenza di esperti fornita ai legali della comunità diBodo stima che sono stati riversati più di 4000 barili algiorno.

49 Amnesty International ha scritto alla Nosdra il 14 luglio2011, chiedendo una risposta entro il 30 luglio 2011. Sonostati inviati dei promemoria il 10 agosto e il 12 settembre

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2011. Il 16 settembre 2011, la Nosdra ha risposto adAmnesty International.

50 Rapporto dell’Unep, p. 139..

51 Nigeria: Un esperto dell’oleodotto afferma che il 73 percento degli oleodotti del Delta del Niger hanno bisogno diessere sostituiti, causa fuoriuscite, consolato di Lagos(Nigeria), 17 dicembre 2008.

52 Affrontare la sfida energetica, Rapporto di sostenibilitàShell 2006, http://www.shell.com/static/envirosoc-en/downloads/sustainability_reports/shell_sustain_report_2006. pdf (ultimo accesso 21 settembre 2011).

53 Amnesty International e il Cehrd hanno ricevuto unalettera inviata dalla Nosdra alla Shell.

54 Rapporto dell’Unep, p. 140.

55 “Senza una valutazione indipendente non c’è alcunmodo di confermare la portata e l’entità della scarsamanutenzione e integrità dell’oleodotto nel Delta del Niger.Tuttavia, su stessa ammissione dell’Spdc, la situazioneprecedente agli anni Novanta era scadente. Un programmadi sostituzione dell’oleodotto era terminato prima che moltecondutture fossero sostituite. Il sistema di gestionedell’integrità dell’oleodotto successivo non riceve ifinanziamenti necessari ed è in ritardo”. AmnestyInternational, Nigeria: Petrolio, inquinamento e povertà nelDelta del Niger (Nigeria: Petrol, Pollution and Poverty in theNiger Delta), giugno 2009.

56 Amnesty International ha scritto a luglio 2011 al Dpr e harichiesto copie dei rapporti di ispezione mensile della Shell(Spdc), tra gennaio 2008 e maggio 2011, contenentidettagli sull’ispezione mensile dell’oleodotto Trans-Niger.Due promemoria sono stati inviati ad agosto e settembre.

Non è stata ricevuta alcuna risposta.

57 Amnesty International, Rapporto annuale 2009.

58 Amnesty International, Amici della terra (FoE)International e Amici della Terra nei Paesi Bassi hannosottoposto il reclamo secondo le linee guida Oecd per lemultinazionali il 25 gennaio 2011. Il processo di esame delreclamo era in corso al momento della stampa.

59 Tasso di cambio del 15 agosto 2011.

60 Tasso di cambio del 15 agosto 2011.

61 Legge Nosdra, paragrafo 6 (2) e (3).

62 Egaspin, parte IX, 4.7.

63 Shell in Nigeria, Comportamento ambientale - fuoriuscitedi petrolio, aprile 2011.

64 Rapporto Unep, p. 151.

65 Mentre si sono verificate a Bodo alcune ulteriorifuoriuscite di petrolio dal 2008, le prove disponibilisuggeriscono che esse erano di scarsa entità paragonatealla devastazione causata dalle due fuoriuscite del 2008.

66 Lettera del dirigente della Shell dell’oleodotto est allaB.M. Wifa & Co., datata 7 maggio 2009, rif: Richiesta dirisarcimento di 20 miliardi di naira e risanamentoimmediato del sito colpito; lettera della Nosdra all’Spdc,datata 9 giugno 2009, rif: Modalità di svolgimento dellavalutazione del danno dell’area colpita dagli episodi difuoriuscita di Bodo di agosto e dicembre 2008; lettera dellaNosdra ad Amnesty International, datata 16 settembre2011, rif. Richiesta prevista per legge di informazioni aisensi della legge sulla libertà di informazione.

67 Amnesty International, Nigeria: petrolio, inquinamento epovertà nel Delta del Niger, giugno 2009.

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LA VERA “TRAGEDIA” RITARDI E FALLIMENTI NELL’AFFRONTARE LEFUORIUSCITE DI PETROLIO NEL DELTA DEL NIGER

Ad agosto e dicembre 2008 due grandi fuoriuscite di petrolio hannodistrutto la vita delle 69.000 persone che vivono a Bodo, in Nigeria.Entrambe le fuoriuscite sono continuate per settimane prima chefossero bloccate.

Dopo tre anni la Shell non ha ancora bonificato dal petrolio. Comerisulta dalle prove di questo rapporto, ciò continua ad avereconseguenze catastrofiche per le decine di migliaia di persone di Bodo,le cui vite sono state direttamente colpite dall’inquinamento in corso.Questo rapporto si basa sulla ricerca condotta da Amnesty Internationale dal Centro per l’ambiente, i diritti umani e lo sviluppo (Cehrd), una Onge partner locale di Amnesty International nel Delta del Niger.

La vera “tragedia” fornisce un dettaglio dei costi umani dellefuoriuscite di petrolio a Bodo di questi tre anni e sottolinea gli obblighidella Nigeria di affrontare tutto ciò secondo la legge sui diritti umani. Ilrapporto chiama in causa la Shell per affrontare finalmente la“tragedia”, di cui ha riconosciuto la responsabilità nel 2008, e affermache il mancato rispetto da parte della Shell delle normative nigerianeper la bonifica tempestiva e adeguata rappresenta la vera tragedia deldisastro di Bodo.

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DIRITTI UMANI = MENO POVERTÀ