La storia di Pinu - La tragedia

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Nel dicembre 1969, alla ventenne novella sposa di Pinu viene diagnosticato un reticolosarcoma, linfoma non Hodgkin di derivazione istiocitaria, corrispondente al linfoma istiocitico, tumori più frequenti negli individui che hanno tra i 20 e i 40 anni. La diagnosi infausta viene confermata dal Mauriziano di Aosta e dal Rizzoli di Bologna. Per circa un anno e mezzo il trattamento chemio- radioterapico migliora le condizioni di vita della sposa di Pinu. In questo periodo viene realizzata e inaugurata la pasticceria di Pinu a Morgex. Nel marzo 1972 la malattia si aggrava, la medicina ufficiale si dichiara impotente, Pinu ricorre - senza successo - al siero caprino antitumore del dottor Liborio Bonifacio. Nel maggio 1972 la giovane sposa muore.

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La storia di Pinu – La Tragedia

Nel dicembre 1969, alla ventenne novella sposa di Pinu viene diagnosticato un reticolosarcoma, linfoma non Hodgkin di derivazione istiocitaria, corrispondente al linfoma istiocitico, tumori più frequenti negli individui che hanno tra i 20 e i 40 anni.

Attualmente “La diagnosi è fondamentalmente istologica, con biopsia linfonodale, midollare o d'organo: essa definisce presenza e tipo del linfoma. Altre procedure (TAC, radiografia del torace, esami ematochimici, SPECT, risonanza magnetica ecc.) possono aiutare nella "stadiazione" del tumore. Il tipo di approccio terapeutico ai linfomi non-Hodgkin dipende dal grado di malignità del tumore e dalla sua estensione; l'arma più efficace è la chemioterapia, associata o meno alla radioterapia, secondo schemi diversi. A ciò si può far seguire il trapianto di midollo osseo, per ovviare alla prolungata mielosoppressione indotta da trattamenti chemio- e radioterapici particolarmente aggressivi. I risultati paiono incoraggianti, con discrete percentuali di guarigione; una rilevante quota di pazienti che non guariscono hanno comunque una sopravvivenza di molti anni con una buona qualità di vita”.

(da: salute.leiweb.it/dizionario/medico/linfoma.shtml)

La diagnosi infausta viene confermata dal Mauriziano di Aosta e dal Rizzoli di Bologna. Per circa un anno e mezzo il trattamento chemio- radioterapico migliora le condizioni di vita della sposa di Pinu. In questo periodo viene realizzata e inaugurata la pasticceria di Pinu a Morgex. Nel marzo 1972 la malattia si aggrava, la medicina ufficiale si dichiara impotente, Pinu ricorre - senza successo - al siero caprino antitumore del dottor Liborio Bonifacio. Nel maggio 1972 la giovane sposa muore.

Foto di copertina: tragedy‑wallpapers_19963_1920x1200.j Fonte: wallpaperstock.net

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Ritorno al lavoro – fine 1969 1

Diagnosi infausta: reticolo-sarcoma 2

Gestione della ferale notizia 3

Dimissioni dal lavoro per assistere la famiglia 6

L’intervento per la biopsia 7

Il Mauriziano conferma la diagnosi senza speranza 8

Viaggio della speranza al Rizzoli, sfidando la nebbia 9

Il Rizzoli conferma la diagnosi senza speranza 12

Viene informata la sposina 14

Radioterapia 15

Idea di iniziare l’attività di pasticciere in proprio 19

Rischio di collasso cardiocircolatorio 20

Progettazione della pasticceria di Pinu in Morgex 21

L’idea della pasticceria condivisa con il Professore 22

Pinu inaugura la propria pasticceria a Morgex 23

La morte di papà Pippo 25

Il cagnolino Lilli 27

Complicanze gravi – marzo 1972 29

Il siero caprino antitumore 30

Rientro a Morgex con il “siero anticancro” 34

Ricovero a Milano – maggio 1972 35

I Funerali 36

Note sull’Autore 39

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Ritorno al lavoro – fine 1969

Due giorni dopo il ritorno in Valle dal viaggio di nozze, Pinu e la giovane moglie ripresero il lavoro nella pasticceria Caprice in Courmayeur. Per i restanti giorni di Ottobre e Novembre i dolori andavano e venivano. A scanso di errori o indifferenza, chiese visita medica al suo Dottore di fiducia nell’Ambulatorio di Morgèx che, dopo averla guardata in viso le disse: “Alla tua giovane età e sposata di recente non devi preoccuparti più di tanto!! Può darsi che sei rimasta incinta”. Felice e contenta riprese il lavoro fino al giorno dopo la festività dell’Immacolata.

Courmayeur Monte Bianco

courmayeur3.jpg, Fonte:regioni-italiane.com

Trascorse ancora una settimana e dopo la Festività di Santa Lucia (13 dicembre 1969) accusò forti dolori al bacino, sempre dal lato destro. Incuriosito Pinu toccò con le dita la parte dolorante e si accorse che toccava duro e le faceva male.

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In quel periodo era un assiduo cliente del bar e pasticceria il medico titolare degli Ambulatori di Courmayeur e di La Thuile nel Vallone del Piccolo San Bernardo. Una mattina mentre faceva colazione con un croissant e un cappuccino; vide che la commessa faceva fatica ad alzare la gamba destra per salire lo scalino della pedana del retro bar. Lui le chiese: “Come mai fai fatica a salire lo scalino? Ti fa male la gamba?” Lei rispose: “Si Dottore, veramente è da un po di tempo che sento male vicino l’inguine. Il Dottore: “Senti, qui non posso visitarti. Se vuoi! Domani mattina vieni nel mio Ambulatorio a La Thuile anche perché li, ho la macchina per la radiografia. Se ce ne sarà bisogno”.

Il giorno dopo chiesero al datore di lavoro se potevano assentarsi per qualche ora per una visita medica. Il permesso fu concesso; e alle ore 9 e 30 furono da Lui. A visita fatta, il Dottore rimase un po, anzi tanto perplesso. Pinu se ne accorse dallo sguardo strano. Il Medico le disse: “Dovrò fare una R.X. al bacino”. Chiamò il suo Infermiere per preparare il grembiule “anti raggi x” e fecero la fotografia alle ossa del bacino.

Diagnosi infausta: reticolo-sarcoma

L’Infermiere era di Morgèx un bravissimo operatore sanitario e di tutta l’Alta Valle d’Aosta. Dopo trenta minuti di attesa uscirono dalla saletta di sviluppo con la lastra radiografica ancora bagnata dal liquido di fissaggio; la guardò in controluce della finestra e chiamo da parte lo sposo e le disse all’orecchio. “A me, sembra qualcosa di serio. Non mi pronunzio più di tanto. Parti subito per l’Ospedale di Aosta e chiedi del Dottore lui è un traumatologo e con le ossa del corpo umano ne sa qualcosa. Io mi premuro ad avvisarlo per telefono”.

Il traumatologo stava assistendo ad una ingessatura ad una gamba di un giovane ricoverato per un incidente stradale. Intanto Pinu era già arrivato all’Ospedale ed al reparto di Traumatologìa, attese qualche minuto con la lastra in mano nell’ufficio ed ecco

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presentarsi in camice bianco dicendo: “So tutto mi ha telefonato il Dottore che ha fatto la R.X dammi la radiografia”.

“Ecco Dottore!” Poggia la lastra nell’apposito visore illuminato; e dopo qualche secondo si mette le mani sulla testa esclamando così: “Quanti anni ha la Signora?”

Pinu rispose: “20 anni Dottore e ci siamo sposati tre mesi fa”.

Il Dottore: “Come mai non ve ne siete accorti prima? Prima non ha mai avuto male al bacino?”

Risposta di Pinu: “Ma … che io sappia, non mi pare che accusasse dolore prima! ... Avvèrtì il male soltanto al ritorno dal viaggio in Sicilia”.

Il Dottore: “Questo … Lo vedi è grande come un arancio ed è un reticolo-sarcoma osseo che in genere colpisce i giovani”. Pinu le rispose: “Dottore, è una malattia che si può guarire?”

Il Dottore: “No, è una malattia che porta alla morte nel giro di due anni circa ...”

A quelle chiare e concise parole, si sentì crollare il soffitto in testa e il pallore ceruleo al viso dette i segni di un collasso imminente. Il Dottore pratico di quei momenti terribili, lo prese da sotto le braccia lo accomodò nel lettino le aprì la bocca e le mise alcune gocce amare sotto la lingua. Pochi secondi dopo Pinu, iniziò a tremare tanto che il Dottore chiamò un infermiere per assisterlo finchè tornasse nelle condizioni normali per riprendere la via del ritorno e a casa.

Gestione della ferale notizia

Salutato il gentile e “paziente” Dottore, uscì dall’Ospedale con quel pesante fardello di morte sulle spalle. Piano piano e con le lacrime che uscivano copiose si mise al volante della R 8, e tornare a casa come un cane bastonato a morte. Il percorso da Aosta a Morgèx lo obbligò ad una andatura lenta e piena di pensieri; terribilmente brutti e pesanti..

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Andare a casa ? ... A casa? ... Quale casa! ... Erano tutti in attesa di una buona notizia. E si! ... Una buona notizia? ... Ma

Arrivò fino a Morgèx, ma continuò fino a Prè Saint Didier tre chilometri più avanti, dove si presentò al suo amico ristoratore, Carlo Plassiè in condizioni veramente penose.

Si accasciò sopra la spalla di Carlo e crollò in un pianto veramente sconsolante da non potere parlare. Tentò di spiegarle il responso medico della sua sposina quando, si sentì afflosciare le gambe e cadde sul pavimento ai piedi del suo amico.

Valdigne

Par le terme Valdigne on indique la haute Vallée d'Aoste.

Ce territoire commence à La Salle et se termine à Courmayeur, en incluant les trois vallées latérales, le val Veny, le val Ferret et le vallon de La Thuile.

Les communes de cette région sont : Courmayeur, La Salle, La Thuile, Morgex, Pré-Saint-Didier.

Andare a casa ? ... A casa? ... Quale casa! ... Erano tutti in attesa di una buona notizia. E si! ... Una buona notizia? ... Magari? ...

Arrivò fino a Morgèx, ma continuò fino a Prè Saint Didier tre chilometri più avanti, dove si presentò al suo amico ristoratore,

Si accasciò sopra la spalla di Carlo e crollò in un pianto veramente consolante da non potere parlare. Tentò di spiegarle il responso medico della sua sposina quando, si sentì afflosciare le gambe e

Par le terme Valdigne on indique la haute Vallée d'Aoste.

commence à La Salle et se termine à Courmayeur, en incluant les trois vallées latérales, le val Veny, le val Ferret

Les communes de cette région sont : Courmayeur, La Salle, La

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Prontamente assistito; le preparò una tisana calda e zuccherata sistemandolo nella poltrona con una coperta di lana addosso dicendole parole in sottovoce di incoraggiamento e di forza. “Perché da quel momento in poi; ne dovrà avere molto bisogno!”

Erano passate le 13 quando Carlo Plassiè si precipitò a Morgèx dai genitori di Anna Maria, dicendole che Pinu ha dovuto andare da un altro Dottore a Courmayeur per un ulteriore consulto riguardo al problema.

Allora i telefoni non erano alla portata di ogni casa e si comunicava a tempo ritardato. Tranquillizzati i genitori; Carlo fece ritorno a casa e preparò dei cappelletti in brodo e una fettina di arrosto insistendo di mangiare tutto altrimenti non poteva sorreggersi in piedi e tornare a casa.

Rifocillato e incoraggiato dal gentilissimo amico Carlo, Pinu dovette affrontare a malincuore i familiari e la sua sposina Anna dicendo però la verità, solamente alla sua Mamma.

La disperazione era ancora presente e i segni in viso erano evidenti. Spiegò quanto accaduto aggiungendo la severa sentenza di morte.

Lei, da persona cosciente e forte di animo non disse nulla subito a Pinu, lo guardò e qualche secondo dopo le disse in sotto voce “ Ho perso mia figlia!”

Di comune accordo decisero di non dire nulla a Lei e tenere il segreto fino a quando era possibile.

Per il pasticcere ebbe inizio una tremenda e difficile prova di vita. Il giorno dopo ne parlò al suo datore di lavoro che, dispiaciuto lo abbracciò scoppiando tutti e due in un pianto liberatorio che nell’occasione le confidò che anche lui perse un fratello gemello in giovane età per un tumore osseo.

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Dimissioni dal lavoro per assistere la famiglia

Pinu le disse con molto rammarico; che si doveva licenziare per dare aiuto alla famiglia. Il papà di Lei, era stato colpito da una emi paresi con una invalidità al 50 x 100. La mamma Luisa, non era in condizioni di andare e venire o parlare con i Dottori. Per fortuna Pinu era in possesso della macchina che le permise di affrontare immediatamente tutti i bisogni e circostanze del caso. Con l’aiuto dei suoi amici e conoscenti si prodigò con Anima e Corpo alla ricerca di qualche Luminare Medico o di qualche medicina che potesse contrastare il tremendo male. Mai più avrebbe immaginato a 28 anni di dover lottare col il volto invisibile della morte.

Lottare notte e giorno, ora dopo ora. Si viene a essere assaliti da quei pensieri neri, lugubri, ti si sente mancare il terreno sotto i piedi, immagini: e tocchi con mano; come è la vera sofferenza, il vero dolore e come poterlo tamponare; a volte ti rivolgi al Signore, o, a Dio Onnipotente e, virtualmente parli con Loro: “Signore Dio; perché tutto questo? ... Forse non vi accorgete della tremenda sofferenza dei giovani malati gravemente? …”

E continui a implorare il Loro aiuto in tutte le forme possibili, e impossibili. Si riprende a pregare con il cuore; come i bambini in attesa della prima Comunione e della Cresima. In quei periodi di preghiere, ci si sente veramente vicino al Signore, ai Santi e alla Chiesa. Quella casa di Dio dove si è stati Battezzati, preso la prima Comunione e fatta la Cresima. Speri che il grave episodio sia un brutto sogno e che al risveglio, ti accorgi che sei nel tuo letto e dici: “Meno male! ... E’stato un sogno”.

Ad una settimana dopo la sentenza i Dottori decisero di fare la Biopsìa analizzando al Microscopio un frammento di tessuto osseo, per essere certi della Diagnosi fatta precedentemente.

Grazie all’interessamento dei Medici, e il Professore Primario del reparto di Traumatologìa dell’Ospedale di Aosta, fecero ricoverare la sposina e due giorni dopo venne effettuato l’intervento.

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L’intervento per la biopsia

Era il 23 Dicembre 1969 e due giorni prima del Santo Natale fu eseguito l’intervento. La mamma e Pinu si trovarono nel corridoio e davanti la porta che separava il reparto operatorio. Dopo un paio di ore la porta fu aperta e videro la ragazza in piena anestesia, immobile nel lettino con il viso di un colore bianco paglierino occhi chiusi e guance scarne.

La sua mamma la guardò esclamando: “Povera figlia mia! ... Cosa ti avranno fatto! ... Perché ... Non parli a tua mamma. Cè anche Pinu”. Intanto che le infermiere portavano il lettino in camera con il prezioso carico umano. C’era il seguito della sua mamma e dello sposo che piangevano con dignità e consapevolezza. Che brutti momenti! ... Il 24 – 25 e 26 festività di Santo Stefano, furono trascorsi all’interno dell’Ospedale e al capezzale della giovane ammalata.

L’unica nota gradevole e semi dolce fu quando, il giorno di Natale fu offerta una fetta di panettone a tutti quelli che si trovavano all’interno delle camere, che assistevano gli ammalati.

I degenti che non avevano problemi all’apparato digerente, potevano mangiare il panettone e bere un bicchiere di aranciata. Lo scambio degli auguri tra i presenti, fu un’altra nota positiva dove però; nelle labbra di ognuno, si vedeva uno stentato sorriso.

All’esterno e attraverso i vetri di quelle finestre alte e larghe verniciate di colore bianco si vedevano cadere larghe falde di neve, che durò per tutto il pomeriggio e la notte. L’indomani mattina il personale ospedaliero diceva che nelle strade si misurava 60 centimetri di candida neve: e, finché non passavano gli spartineve era impossibile camminare.

La mattina del giorno 27 dicembre dopo il passaggio del Professore e i suoi assistenti, comunicarono ai parenti dell’ammalata che nel pomeriggio poteva essere trasportata con l’Ambulanza della Croce Rossa, a casa e che il responso Istiologico eseguito a Torino si poteva ritirare il giorno dopo. Altri due giorni di attesa sperando che il risultato fosse negativo e che i Medici di prima si fossero sbagliati. No … Non si sono sbagliati purtroppo! ...

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Il Mauriziano conferma la diagnosi senza speranza

Quando fu ritirato il responso, il Professore disse a Pinu: “Caro giovane … Vero che siete sposi da poco?”

Pinu rispose con l’Anima in cuore sperando che le desse la notizia buona: “Si Professore, da circa tre mesi”.

Risposta del Professore: “Mi dispiace tanto …

E’ un tumore osseo il più brutto della categoria. È un Reticolo-Sarcoma e colpisce prevalente-mente i giovani dai 10 ai 25 anni, localizzato sopra l’osso della Branca Eliacale destra del Bacino”.

Un’altra forte mazzata ricevuta sulle spalle gia indebolite del povero e disgraziato sposo. “Comunque … se avete bisogno di me: non esitate a chiamarmi”.

Pinu, ringraziò fortemente il gentile Professore e il Dottore avviandosi come un cane bastonato, con le radiografie e il responso dove era scritto quel terribile male. Giunto nella sua macchina posteggiata sotto gli alberi grandi e sempreverdi dell’Ospedale Mauriziano.

Prima di entrare in macchina volge gli occhi verso l’alto, e vide i rami di quegli alberi piegati dal peso della neve pronti a farla cadere per terra. Pochi attimi; e la sua mente confusa, vede virtualmente: la caduta di quella sua sposa giovane e bella, nelle eterne tenebre di chissà quale altro Mondo, buio o luminoso che sia.

La neve a Morgèx aveva raggiunto i 60 centimetri di spessore, il paesaggio era sotto una coltre spessa di neve; solo il lungo Campanile romanico della Chiesa svettava imperioso e carico di neve verso il cielo.

Le campane dell’orologio battevano le ore 12 quando entrò a casa con il risultato di morte chiuso dentro quella grande busta della R.X. dal colore giallo e la scritta “Ospedale Mauriziano di Aosta.”

Oramai tutti i cittadini di Morgèx sapevano della disgrazia e destino di una loro compaesana.

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Morgex sotto la neve

Viaggio della speranza al Rizzoli, sfidando la nebbia

La Signora Tina che gestiva una trattoria in periferia del paese dove si fermavano i camionisti e gli automobilisti di passaggio a mangiare qualcosa, si premurò a chiamare Pinu per dirle che aveva telefonato all’Ospedale Traumatologico Rizzòli di Bologna ed aveva un appuntamento con il traumatologo dei calciatori di pallone delle maggiori squadre italiane il giorno primo gennaio 1970 alle ore 10 del mattino.

Erano giorni di pieno inverno di giorno temperature mite ma di notte un freddo cane. Consultandosi a casa decisero di andare a parlare con il Professore e sentire il suo parere, può darsi che togliendo dall’osso del bacino il tumore ci fosse una vaga speranza di guarigione.

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Il 31 Dicembre 1969 di quel pomeriggio iniziò il viaggio per la città di Bologna. A sera inoltrata la macchina R.8 con a bordo il solo autista e accanto la grande busta gialla si trovò alle porte di Milano con una fitta nebbia e visibilità di circa 50 metri. Il traffico era abbastanza sostenuto i cartelli si vedevano a stento.

L’autista “soccorritore” non era pratico a sfidare la nebbia della Lombarda perché lui, era abituato in una Regione dove la fitta nebbia non esisteva. Esistevano solo: freddo, pioggia, neve e cielo azzurro. Si trovò verso mezzanotte quasi all’entrata dell’Autostrada A 1 o, del Sole. Si fermo stanco e con gli occhi che vedevano soltanto nebbia spessa con visibilità a 5 metri e il veloce fruscio dei mezzi che lo superavano. La paura era se qualcuno dei mezzi pesanti non faceva a tempo ad accorgersene della macchina che procedeva a 20 chilometri all’ora; tamponandola facendola andare fuori strada producendo suo malgrado, tamponamento a catena.

Nebbia in Val Padana

P1010422.JPG, Fonte: paolomaccioni.it

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La paura della morte, Pinu la vedeva in ogni cosa. Le vennero in mente le parole che sentiva dire ad altra gente della Lombarda, Piemonte e Veneto, la difficoltà e la paura che avevano quando dovevano affrontare un viaggio con la fittissima nebbia notturna in Autostrada. Loro maledivano sempre il “maledetto muro nebbioso di Milano”. Bisognava perforarlo con il muso della macchina e non sapendo cosa si poteva trovare di fronte o all’improvviso. Roba da non credere! ...

Si fermò in un distributore di benzina dove c’era anche un bar. Era vuoto di clienti, il barman stava guardando la televisione dove si vedevano in “bianco e nero” le immagini dello stappo dello spumante alle 0-24.

Chiese se poteva mangiare un panino e bere una aranciata con un caffè doppio dopo.

Ecco, pensò il pasticcere sposato di recente. --- A questa ora dovevo essere anche io in famiglia o, con gli amici a festeggiare l’Anno nuovo. Invece … Eccomi qua, stanco, impaurito digiuno sconsolato e solo. Ovvèro: in compagnia di un gentile Barman nel quale raccontò il suo dramma con le lacrime agli occhi.

Autogrill

Nel 1947 nasce l’autogrill: un nuovo luogo di consumo specificatamente destinato agli automobilisti. Ad “inventarlo” è Mario Pavesi, ma in quei punti di ristoro si specchia tutta l’Italia del boom economico: la rete autostradale, la motorizzazione di massa e i nuovi consumi.

Stralcio da: metaforum.it

Il gentile uomo con la giacchetta rossa e la farfallina al collo le fece pagare solamente il caffè dicendole: “Se io potessi aiutarlo lo aiuterei volentieri sa … Comunque faccia molta attenzione quando si mette al volante, perché la nebbia è fino a Piacenza”.

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Pinu viaggiò tutta la notte con molta attenzione e tanta paura. Il tratto autostradale Milano Bologna, era sostenuto soprattutto dai mezzi di trasporto.

“Autogrill” di Francesco Guccini

La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up, e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità, come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill,

mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR...

… E in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d' ogni cosa,

cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa, mi chiamò la strada bianca, "Quant'è?" chiesi, e la pagai,

le lasciai un nickel di mancia, presi il resto e me ne andai...

"Francesco Guccini - Autogrill" tratto dall'album "Guccini" del 1983 Fonte: youtube.com/watch?v=N9941SVtFC0&noredirect=1

Alle ore 8 giunse alle porte della città un poco “stralunato” ma vivo e vegeto, scampato ai pericoli autostradali. Seguendo i cartelli segnaletici di: “Ospedale Rizzòli” arrivò davanti l’ingresso e salì una breve scalinata a semi cerchio dove un lungo corridoio lo portò al reparto Traumatologico.

Il Rizzoli conferma la diagnosi senza speranza

Chiese alla segretaria del primario seduta nell’ufficio dove, sopra la scrivania c’erano una ventina di buste gialle contenente sicuramente radiografie come quella che aveva nella mano sinistra Pinu. Le disse di attendere ancora un’ora in sala di attesa che terminato il giro di visite era disponibile per il consulto. La Segretaria gentilmente disse: “So tutto Signor Pino e anche il Professore. Se vuole andare a bersi un caffè o un cappuccino, più avanti gira a destra e trova il bar”. “Grazie Signorina”.

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Alle ore 10 e 30 la Segretaria accompagnò nello studio e saletta per la lettura delle radiografie dove alla luce di un Neon lungo circa un metro e mezzo con sovrapposto un vetro smerigliato; erano appese alcune R.X. con ossa di gambe e di braccia rotte che facevano sfoggio come le fotografie in una camera oscura di fotografi professionisti.

Autogrill, area di sosta Novara-Ponte, Novara, Autostrada Torino - Milano A4, progetto architetto Angelo Bianchetti

foto di Daniele Garnerone, sito metaforum.it

Arrivarono sei o sette assistenti e il Professore in mezzo, rigorosamente in camice bianco le disse: “Mi ha telefonato la Signora Tina spiegandomi il triste caso. Vediamo un pò le R.X.”. Li appese al lettore luminoso e primo a guardarli fu il Professore e a turno tutti i suoi assistenti. Ognuno riferiva il suo giudizio e tutti facevano lievi smorfie in negativo. Oramai Pinu sapeva interpretare ogni minimo segno del viso dei Dottori. Capì subito che qualcosa non andava veramente!

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Il Professore mette una mano sopra la spalla destra e dice: “La diagnosi mia, conferma quella dei medici di Aosta e non è operabile assolutamente!” Pinu intasca ancora una volta la sentenza di morte della sua sposina e si prepara al rientro.

Salutato lo staff traumatologico del Rizzoli, si avviò a ripercorrere il lungo corridoio con la busta gialla sotto il braccio e il fardello sempre più pesante fino alla sua cara automobile posteggiata nel parcheggio alberato e spolverato di neve.

Un profondo respiro fece entrare aria nei polmoni come fosse stato un qualcosa di supporto alla mente e all’Anima. Si affidò alla clemenza e aiuto, oramai solo da Lui; ovvèro, del Signore. Salito in macchina ripartì per il ritorno in Valle.

Viene informata la sposina

Durante il percorso con gli occhi fissi alla strada e al traffico, la sua mente cercava di conversare virtualmente con Lei cioè; la ormai non più sposina di Pinu ma … prossima Anima amica di Dio. Seduta nel sedile accanto

Ripassò velocemente i bei momenti di serena gioia e i progetti che si potevano fare insieme negli anni a venire. Sarebbe stato troppo bello; non vi pare?

Invece iniziò quel lungo calvario di sofferenze, rinunzie e progetti oramai messi da parte per sempre, affidandosi e pensando solamente; ad un aiuto Supremo che dia quella forza necessaria alla lotta ( già persa ) con il terribile male del Secolo.

Era il Primo dell’Anno 1970 quando tutte le persone del Mondo, “a parte quelli colpite da eventi strani e mortali” festeggiavano con parenti o amici i diversi svaghi e l’inizio del nuovo Anno.

Pinu, si lasciò alle spalle Bologna, Piacenza, Milano, Santhià e Chatillòn dove allora finiva l’Autostrada per la Valle d’Aosta. Raggiunse casa alle ore 23 circa digiuno stanco e avvilito e con la conferma del male sempre davanti gli occhi. Rifocillatosi;

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mangiò un piatto di minestrone e del coniglio al forno, dopo dovette dare il resoconto dell’incontro con il Professore e della possibilità di un intervento chirurgico con l’asportazione dell’osso canceroso.

Pinu si apprestò a dire: “Dopo accurata visione radiografica ed esperienze di casi simili con la natura del Sarcoma. Nulla poteva essere di aiuto”. Lei puntò gli occhi sul viso del suo sposo e notò qualche segno di incertezza. Fu allora che capì la vera gravità del suo male. Volle leggere il responso, visionare la radiografia scoppiando in un lungo pianto coinvolgendo tutti.

Più di un’ora durò lo scorrere del torrente di lacrime. Intelligente come era; e per il rispetto del suo papà sofferente che piangeva come un bambino.

Lei, da ammalata; cercò di consolare i suoi; dicendogli: “Non preoccupatevi per me. Se la volontà del Signore ha voluto prendermi con Se quando vorrà! ... Io cambierò solo di casa, la mia Anima andrà a vivere in un’altra casa, nel grande Regno di Dio, e da lassù vedrò sempre quello che combinate Voi in questa terra. Io, virtualmente sarò sempre vicina a tutti …”.

Che coraggiosa e intelligente risposta. Ma!

Radioterapia

Due giorni dopo il primo Gennaio, si presentò a casa dell’ammalata il Signor Carlo Plassiè con la rivista editoriale “Epoca” dove all’interno e in doppia pagina vi era un articolo che riguardava la cura di alcune forme di Neoplasie (tumori vari) che colpivano le persone.

Letto l’Articolo attentamente, spiegava che a Milano in prossimità dell’entrata “porta Carlo Magno” della Fiera Campionaria di Milano, una clinica eseguiva le terapie ai Raggi X (cioè, la Radioterapia).

Particolarità e Novità di allora: inizio anni 70. Era che, un nuovo sistema di radiazione non tanto invasiva veniva da poco tempo

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eseguita nei tumori diagnosticate precocemente. E che spesse volte si portava il paziente alla guarigione completa. Una fievole fiammella di speranza si presentò agli interessati decidendo di provare.

Anche perché un domani non si potesse dire: “A ... Se avessimo fatto quella terapia magari!”.

Radioterapia

Il ruolo che la radioterapia svolge nella cura dei tumori o in alcune manifestazioni della malattia tumorale, come il dolore, coinvolge approssimativamente il 60% di tutti i pazienti ammalati di cancro.

La radioterapia può essere usata in alcune forme tumorali o in alcuni stadi di esse come terapia esclusiva, cui può conseguire la guarigione, oppure può integrarsi con chirurgia e chemioterapia per conseguire lo stesso risultato.

In caso di dolore , soprattutto se dovuto alla presenza del tumore diffuso allo scheletro, la radioterapia può essere ritenuta l' analgesico più efficace e dare un notevole contributo al miglioramento della qualità di vita del paziente.

(Tratto da AIRO - Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica)

Sempre dietro conoscenze del Signor Carlo si venne a conoscenza del Dottore Franco Chiazza proveniente da Monza e che aveva appena aperto un suo studio medico a Courmayeur.

Fu chiamato immediatamente per una visita a domicilio, e per chiederle anche! Come si poteva arrivare ad un consulto con il Professore Pierluigi Cova a Milano.

Fortuna volle, che conosceva bene il Professore e che le avrebbe telefonato spiegandole il tragico caso della ragazza sposata. Il Professore disse al Dottore che, stava per partire per Courmayeur e trascorrere le vacanze dell’Epifania nel suo alloggio nella vicina

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frazione di Entrèves che passando per il paese di Morgèx, si sarebbe fermato a vedere il caso.

Nel pomeriggio del giorno dopo, il Dottor Chiazza e il Professore visitarono la paziente e spiegarono a Pinu che il nuovo sistema al “Betatrone” in quel caso avanzato non dava certezza di guarigione; ma, poteva servire a ridurre la massa tumorale e non crescere più; diminuendo i futuri dolori in arrivo “purtroppo!” Consentendo anche di potere camminare e alzare la gamba per i restanti mesi. Spiegò in linee molto semplici a Pinu, il funzionamento del Betatrone.

Pierluigi Cova Villoresi (Milano 4 maggio 1911-15 settembre 2008), medico radio-terapista e anatomopatologo iniziò la carriera come assistente radiologo all'istituto dei tumori dell'Università di Milano.

Il professor Cova fece parte dell'equipe di anatomopatologi diretta da Caio Mario Cattabeni che il 30 aprile 1945 eseguì l'autopsia sul cadavere di Mussolini. Cova compilò con scrupolo, ad uso personale, un verbale sull'esame della salma del dittatore fascista: accanto a una serie di particolari sulle ferite e sullo stato di salute di Mussolini, il verbale rivelava la presenza nella tasca posteriore dei pantaloni del Duce di una busta gialla contenente un foglio intestato al Consolato spagnolo di Milano, che ipotizzava un espatrio in Spagna di Mussolini. Il verbale venne consegnato nel 1994 all'Archivio del Civico Museo del Risorgimento e di Storia contemporanea di Milano.

Cioè … una ciambella elettromagnetica genera Elettroni che misti ai Raggi X e Beta; accelera le particelle producendo dei micro raggi che diretti esclusivamente dove servono; uccidono le cellule cancerose anche in profondità regolata non danneggiando i tessuti e organi vitali vicino al punto bombardato.

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Rientrato in Clinica il gentile e premuroso Professore fece trovare posto in una cameretta con altre due donne, ed allo stesso giorno nel pomeriggio, partirono assieme alla sua mamma con destinazione Milano. Il tempo era nuvoloso e cadeva pioggia mista a neve fino ad Ivrea, in pianura era solo pioggia.

Alle ore 18 entrarono in Clinica lasciando la paziente nelle mani di Suor Maria Caposala del reparto, la stessa; promise che pensava a tutto Lei in collaborazione con la Segretaria del Professore.

La mamma e lo sposo fecero ritorno a Morgèx viaggiando per quasi tutta la notte.

Durante il viaggio in macchina calò un silenzio da tomba, si sentiva soltanto il rumore del motore e il fruscio dell’aria che toccava la carrozzeria. In quel silenzio si ebbe la prima impressione di avere una presenza solo, “virtuale” e non più materiale, della Annamaria.

Quella non presenza; dette l’angosciante visione e certezza, nelle menti dei due di aver perso anzi tempo, la persona cara. Che brutti pensieri!

Pinu il giorno dopo ripartì per Milano e parlò con il Radiologor e l’Internista che decisero l’inizio della terapia “radiante e chemioterapia.”

Dopo due settimane si ebbero i primi e illusori miglioramenti. Però il volume del tumore si ridusse della metà, il dolore al bacino scomparve e i scalini della scale del reparto vennero saliti agevolmente, potendo alzare anche la gamba.

Bastarono quelle migliorie a darle fiducia e alzandole su il morale ... Lei vedendo l’interessamento dei Professori e il personale infermieristico tranquillizzandola e spiegandole che con quelle terapie si allungava la vita di alcuni anni. Non bisognava perdere tutte le speranze.

Anche perché; le ricerche mediche per contrastare le neoplasie, potevano trovare delle nuove tecniche e medicine più idonee avvicinandosi sempre di più ad una probabile guarigione.. Ascoltando molto attentamente le parole dette e la buona

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prospettiva, riprese coraggio, finché un giorno le dissero che poteva andare a casa ritornando in Clinica una volta al mese per i normali controlli.

I capelli tornarono a crescere, l’aspetto fisico migliorò; e soltanto la gioia di tornare vicino al suo sposo; il suo viso ritornò ad assumere il colore roseo e un sorriso fiducioso.

Idea di iniziare l’attività di pasticciere in proprio

Rientrata a casa, e vedendosi di nuovo attiva senza dolori al bacino e camminando liberamente; un giorno passeggiando dentro la pineta di La Ruine (luogo alberato vicino a Morgèx) disse a Pinu: “Sai … ho pensato ad uno dei nostri progetti rimasti nel cassetto. Che né pensi se apriamo una piccola pasticceria a Morgèx? Io per alcuni anni posso darti una mano”.

Parco Pineta La Ruine

Fonte: comune.morgex.ao.it/

“E se un domani me né vado via, andrò via contenta di sapere che tu continui a lavorare per il tuo conto. Così rimarrà in ricordo; la mia idea per l’ìnizio di una tua vita professionale nel paese che

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hai scelto della Valle d’Aosta; incontrando gioie e dolori, persone buone e non buone, soddisfazioni e delusioni, ecc. Che né pensi?”

“Io sarò sempre pronta a difenderti; infilzando la lancia appuntita a tutti i mali, come fece San Michele Arcangelo in groppa al suo cavallo, con l’indemoniato drago dalla bocca fiammante”.

Pinu Le rispose commosso: “ A queste tue nobilissime parole imparate a scuola e dette con franchezza, umiltà e altruismo ... come posso dirti di no? ... Un domani, sarai l’Anima buona e sublime degna di stare in quel Paradiso ovattato di candide nuvole bianche e dove Tu regnerai vicino al Grande DIO … Ai Santi Anime volate in Cielo e precocemente separatesi da quei corpi ammalati e sofferenti, nonché Martoriati nella loro breve; vita Terrèna. Si ... Farò onore alla tua idea. Però prima, ne parleremo ai tuoi genitori ed al Professore … Ti va?”

Ne parlarono subito ai genitori e, per renderle felici i restanti mesi di vita alla loro figlia, acconsentirono all’idea. Tanto più. Perché lei! Desiderava farle vedere cosa avrebbero saputo fare i suoi!

Rischio di collasso cardiocircolatorio

Un lunedì dovettero andare in Clinica per il solito controllo, in particolar modo: vigilare che i “valori ematici” risultassero quasi alla norma, sapendo che la Chemioterapia distruggeva alcuni componenti estremamente importanti del sangue; come le Piastrine, i globuli bianchi e rossi, nonché … poteva ledere, il buon funzionamento della “cellula epatica” (il fegato!) Infatti: si somministravano alcuni farmaci “epatoprotettivi “ confetti per bocca e iniezioni intramuscolari. Pinu dovette rientrare nella stessa sera, mentre Lei doveva rimanere un giorno per il controllo.

Dal risultato ematico era evidente che le Piastrine erano a livello molto basso e rischiava emorragie in’arrestabili, i globuli Rossi

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erano avanzati, e diminuiti i Bianchi, rischiando un imminente e violento collasso Cardiocircolatorio.

Praticamente … è stata presa per i capelli mentre stava per cadere in un profondo burrone. La degenza in Clinica durò 12 giorni, finché si ripristinarono i valori vitali.

L’idea della pasticceria condivisa con il Professore

Pinu intanto lavorava ad Aosta nel grande laboratorio dolciario di Deorsola, e il sabato pomeriggio doveva andare a prendere la paziente e il resoconto medico. Il Professore dovendo venire con la sua consorte ad Entrèves nel loro nuovo alloggio; disse ad Anna Maria che l’avrebbe portata su lui, risparmiando il viaggio a Pinu. Partiti da Milano con la macchina una Volvo familiare color “bianco crema”; Lei accennò al suo gentilissimo Professore, l’idea di volere aprire una pasticceria al suo paese; sicura della professionalità e competenza del suo sposo e di Lei, avendo ottenuto il diploma di “Segretaria di Azienda Commerciale”. “Che né pensa Lei … Professore? ... E Lei, Signora?”

La Signora si pronunziò per prima dicendole: “Gentile sposina, se Lei se la sente non esiti e si metta in attività, infondo: ha studiato per questo. Non Le pare? ...”. Risposta del Professore: “Certo che deve mettersi al lavoro, e a quanto ci ha detto, sono sicuro della riuscita della nuova pasticceria in Alta Valle”.

Il colloquio avvenuto in macchina durante il rientro a Morgèx, lo disse a Pinu e ai suoi genitori la sera stessa giunta a casa, e mentre cenavano. Era la donna più felice del Mondo. Sua mamma è rimasta zitta, ma contenta. Il suo papà malgrado la paralisi e, non potendo parlare più di tanto. Saltellava sopra la sedia dalla contentezza; Lei si alzò lo abbracciò e successivamente, asciugò le lacrime che uscivano copiose dagli occhi di tutti e due. Sua mamma andò a piangere fuori davanti la porta di casa. E Pinu, commosso; dalla scena familiare, non tardò ad asciugarsi gli occhi anche lui. Parlò virtualmente al Crocifisso appeso in una parete della sala dicendogli: “Signore: perché hai voluto fare piangere così tanto questa famiglia?”

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Era già il mese di marzo ed il lunedì dell’ultima settimana si recarono in Clinica per il consueto controllo. I valori ematici erano alla norma, l’ultima radiografia al bacino e toracica non davano segni di metastasi grazie alle continue terapie e al morale della paziente in positivo, unita anche alla forza della gioventù; la speranza era come il carburante per il motore di un aereo. In mancanza di esso l’aereo non decolla dalla pista e non continua a volare nell’aria.

Progettazione della pasticceria di Pinu in Morgex

Dentro la saletta dove il Professore visita i pazienti - ricorda Pinu - dando lo sguardo alle radiografie disse: “Voglio aiutarvi, cari giovani”.

Pinu le rispose: “Come Professore … Lei sta facendo molto per noi, cos’altro vorrebbe fare?”

Il Professore: “La sua sposina mi ha parlato dell’idea di volere realizzare uno dei suoi sogni e cioè; l’apertura di una pasticceria a Morgèx. Io e la mia famiglia abbiamo mangiato già, i suoi dolci, perché mia moglie le comperava nella pasticceria Caprice a Courmayeur e le trovavamo squisiti e freschi”.

Ancora il Professore: “Per cui! ... Conoscendo già l’operato la bravura e la persona del suo sposo, vi do dei biglietti di entrata alla vicina Fiera Campionaria - che si svolgeva in quel periodo e che Lui; era uno dei promotori e socio della fiera Milanese - vi recate nei reparti che vi interessano vi fate fare dei preventivi delle macchine da laboratorio, e io vedrò cosa posso fare …”

Li fece uscire dallo studio posando le braccia sulle spalle dei due ai lati del suo grande corpo. Grande veramente! Di fisico, animo e di Radiologia Milanese ... Camminarono per il corridoio del reparto uno stretto a l’altra sussurrando: “Non ci posso credere, sarà vero quello che ci ha detto?”

Si era proprio vero con la lista in mano delle macchine da laboratorio compreso il forno marca “ Artofex “ costruiti a Milano su licenza Svizzera, erano le macchine più affidabili e perfetti,

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sotto ogni aspetto. Pinu li conosceva già, avendole utilizzate nella industria dolciaria. Li, l’attrezzatura era rigorosamente “ Artofex”. La garanzia era assicurata.

Alcuni giorni dopo, andarono a trovare il Grande Uomo. Avevano il preventivo delle spese, ma soltanto per il laboratorio, perché la parte delle altre spese del negozio ecc. li aiutarono i genitori di Lei e i risparmi del pasticcere.

Pinu inaugura la propria pasticceria a Morgex

Il Comune di Morgex rilasciò la licenza di vendita al pubblico, che con le autorizzazione Sanitarie e dei Vigili del Fuoco; dettero il via alla nuova attività dolciaria nel Capoluogo della Valdigne. Il Gentile Professore diede ancora due biglietti per l’entrata gratuita alla Fiera; e tre assegni di C. C. Bancario prè compilati; dicendole soltanto: “Andate giovani, quando potete mi restituite la stessa cifra e senza nessuno obbligo”.

Fecero il contratto di acquisto con l’agente della ditta Artofex, e comperarono altre cose indispensabili per il lavoro. A sera inoltrata si apprestarono al rientro, felici e contenti, grazie; sopratutto all’aiuto finanziario del “Nobilissimo Uomo Milanese”.

Intanto avevano preso in affitto un locale nella strada principale a Morgex dove iniziarono la sistemazione dei locali e il cammino “dolce e amaro” della nuova attività personale.

L’apertura al pubblico doveva essere la prima settimana del mese di Maggio. La settimana prima dette inizio alla produzione di biscotti vari e tutte le altre cose , lasciando alla domenica mattina la produzione della paste alla crema e panna montata. Alle sei erano già in opera. Lei a sistemare alcune cose in negozio e Lui si apprestava a fare nascere i gusci delle bignole e dei chantilly.

Lei passò lo strofinaccio bagnato nell’acqua saponata sul pavimento e si assentò un momento. In quel preciso istante Pinu con in mano due torte si apprestava a posarle in vetrina, non fece caso al pavimento bagnato, scivolò di brutto con le torte per terra

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e lui disteso sul pavimento con un male terribile al polso sinistro e il colore del viso che stava per diventare ceruleo.

La Pasticceria negli anni ‘80

Intanto arrivò Lei e vide le condizioni del suo sposo per terra dolorante e incapace di muovere la mano sinistra. Lo fece accomodare su una sedia dandole da bere acqua calda con zucchero, lo tranquillizzò e le fasciò il polso al petto.

Attese che il male diminuisse (ma il male non diminuiva per niente, anzi: il polso iniziava a gonfiarsi) andò a chiamare aiuto ad un suo parente e lo portarono al Pronto Soccorso di La Thuile; dove l’Infermiere si premurò a chiamare il Dottore che arrivò immediatamente facendo subito una radiografia al polso, riscontrando, lussazione e incrinatura alle ossa dell’articolazione. Messo a posto l’osso, fece una ingessatura all’avambraccio e per 20 giorni lo tenne legato al collo incapace di poterlo usare, rimandando l’apertura del negozio a più avanti. Ma.. Ci voleva anche quello?..

Dopo i 20 giorni di riposo forzato, finalmente avvènne l’apertura del negozio. La famiglia affittuaria e tutti i cittadini di Morgèx, le

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vennero incontro in tutti i sensi e modi possibili; anche perché erano a conoscenza delle condizioni di salute della loro concittadina. Loro! Sono stati tutti, buoni e assidui clienti, quasi tutte le famiglie mangiarono le paste e torte prodotte nel loro paese. E’ stato un successo. Malgrado la Disgrazia!

Il Professore le fece una pubblicità ammirevole, molti suoi amici diventarono clienti affezionati, il passa parola fu un Tam Tam molto utile. Attirò clienti da tutta l’Alta Valle. I suoi Chantilly con la panna montata erano conosciuti e gustati da tutti.

La stagione estiva trascorse lavorando bene e incassando i soldini sufficienti da restituirle alle persone che le l’hanno anticipati. Sono serviti pure, per pagare le materie prime e parte dell’attrezzatura varia ecc. ecc.

Pinu e il forno

La morte di papà Pippo

Il papà di Lei, nel mese di Settembre ebbe u na ricaduta della trombosi cerebrale, che ricoverato all’Ospedale di Aosta i Medici

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dettero pochissime speranze; e accettare il grave problema. Lei non ha voluto arrendersi e telefonò al suo Grande Professore di Milano, chiedendole se poteva visitare suo papà ricolpito dalla malattia. La risposta fu: “Si portatelo che troverò un posto letto per il ricovero di urgenza”.

L’indomani mattina con l’Ambulanza della Croce Rossa Aostana partirono. Lei suo maritino ed un Infermiere professionista per la Clinica milanese. Lei volle rimanere vicinissimo a suo papà con l’operatore paramedico che vigilava il suo stato. Lei … poverina malconcia come era! Volle giocare l’ultima carta del mazzo, cercando di affidare il corpo grave alle possibile cure dei Medici che conosceva molto bene, fidandosi ciecamente.

Il tragitto fino a Novara e nel piazzale dell’Autogril si svolse normalmente. Il tempo di comperare una bottiglia di acqua minerale e, pronti per ripartire verso la Città delle speranze! Le condizioni del paziente si aggravarono vistosamente, il battito cardiaco era quasi nullo. L’Infermiere con la figlia al capezzale decisero di non proseguire più e giunti al casello di Galliate ripresero l’autostrada per fare ritorno a casa a velocità sostenuta.

Vicino il casello di Santhià delle nuvole scure preannunziarono un imminente temporale; l’autista dell’Ambulanza disse a Pinu seduto a fianco: “Ho paura che il temporale che sta per scatenarsi non ci permette di andare veloci”. Intanto e in quel preciso istante: un fulmine luminoso e argentato tracciò una linea ascendente a “zichi zachi” nel grigiore del paesaggio di fronte. Il fortissimo boato del tuono fece tremare il mezzo e una forte pioggia si rovesciò nell’Autostrada. L’autista voleva fermarsi sotto uno dei cavalcavia fino a che si calmasse la furia temporalesca. Ma; prima chiese all’Infermiere come erano le condizioni del malato. Le rispose: “Riduci la velocità, ma vai pure avanti perché lo stiamo perdendo”. La pioggia mista a grandine, i lampi e le saette si alternavano con i tremendi e paurosi tuoni.

Dal vetro che divideva il posto guida a quello della lettiga, Pinu vide il volto del moribondo accarezzato dalle mani di sua figlia AnnaMaria che, con coraggio e estremo senso di amore paterno le sussurrava delle parole all’orecchio. (Quale parole le diceva non

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era possibile capirle). Pinu, però: vide il malinconico viso scarno e bagnato dalle lacrime di Lei; fissi a quelli del papà che le stava chiudendo per sempre.

Il temporale li accompagnò fino al paese di Pont Saint Martin. La pioggia, da violenta si attenuò e il tergi cristallo del parabrezza riprese il normale ritmo. Usciti dal casello autostradale di Quincinetto, affrontarono le numerose curve della Statale 26 arrivando a casa alle ore 19 e 30.

Si fece appena in tempo a posare il moribondo nel suo letto che; la famosa lacrima spessa e ferma al margine inferiore dell’occhio, segnò la fine della vita terrèna di Papà ...

Dopo la morte di papà Pippo, l’autunno e l’inverno 1971 trascorsero lavorando. Lei non accusava dolori o altre sofferenze. Tutti i mesi si andava in Clinica dove il Professore si interessava ai controlli.

Il cagnolino Lilli

Un giorno le venne regalato un cagnolino di razza volpina, piccolino e bello con il musetto simpatico e lo sguardo furbetto. Un vero gioiello vivente. Durante il giorno faceva compagnia alla mamma, ma nella pausa di pranzo e dopo cena con il negozio chiuso, Lilli … (Questo era il suo nome) era sempre tra le braccia o i piedi dei due giovani sposi. Al rientro; la sera aspettava davanti la porta seduto nello scalino pronto a correre verso la macchina riconoscendola immediatamente. Scesi,, per entrare in casa, si alzava in piedi abbaiando freneticamente e felicemente aspettando che lo prendessero in braccio.

Era veramente affettuoso. Come si fa, a non volere bene ad una creatura di Dio? Le si parlava come se fosse un bambino cresciuto. Lui ascoltava, ti guardava fisso negli occhi e piegava il suo musetto da un lato; come volesse risponderti e dirti: “Si, ho capito!” Ma la loro natura e il linguaggio di quegli animaletti , era soltanto: bau bau bau … Quando si usciva con la macchina, “allora non esistevano i poggia testa” nei sedili anteriori. Lui appena

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entrato, si sistemava tra la spalla sinistra con una zampina e l’altra tra il vetro e la portiera anteriore del suo autista. Come prima cosa, e durante l’avviamento della macchina, leccava delicatamente l’orecchio e la guancia sinistra, - secondo lui! - come segno di gratitudine. (Era veramente, un piccolo amico dell’uomo!!)

Un lunedì pomeriggio durante una passeggiata a piedi, sul bordo della super strada Morgex Courmayeur aperta di recente ancora da asfaltare. Tenuto al guinzaglio però con il cordino un poco lungo, videro sopraggiungere dalla parte loro; una macchina dallo stesso colore della R. 8 Renault e, non si sa come!.

l cagnolino si spostò abbaiando verso la strada e la macchina che sopraggiungeva andando a toccare con la testolina l’angolo destro rimanendo a terra stordito. La macchina continuò il cammino e tra lo sgomento Pinu soccorse la bestiola ferita ancora con gli occhi aperti; lo poggiò sopra le mani, affrettandosi a portarlo dal vicino Veterinario che abitava a pochi metri dal luogo dell’incidente.

Lui era seduto davanti casa su una panca di legno, stava leggendo. I tre sfortunati entrarono dal cancello chiedendo se poteva fare qualcosa per il loro amichetto ferito. Il Dottore visto subito la gravità, disse che il colpo preso in testa causò un trauma cranico ed emorragia interna, infatti dall’orecchio e dal naso uscivano gocce di sangue e che non c’era più nulla da fare.

Gli occhietti rimasero aperti, e i due padroncini credettero che fosse ancora vivo e che le chiedesse aiuto; invece: era morto all’istante, il Gentile Dottore le chiuse le palpebre delicatamente dicendole: “Mi dispiace cari giovani non ho potuto fare nulla per il vostro cagnolino”.

Fu portato a casa disteso nelle mani di Pinu, che percorsero i 200 metri di sentiero piangendo come due bambini con quel corpicino inanimato stretto al petto macchiandole anche la maglia di lana di quel sangue caro e amico. Uomo.

Che brutta esperienza ! ... Dopo averlo guardato per alcuni minuti fu avvolto in un drappo di cotone e sepolto nel terreno vicino casa

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con una piantina di fiori perenni dal colore lilla, sopra la piccola tomba fiorendo per alcuni anni di seguito.

Complicanze gravi – marzo 1972

Dopo circa un anno e mezzo di tregua sanitaria. Iniziarono i primi mesi della primavera e verso la fine di marzo 1972; dalla ennesima visita ed esame radiografico del torace di Annamaria, il Professore fece vedere a Pinu la R.X. e alla luce del visore puntò il dito dove vi erano due macchioline opache in corrispondenza del polmone destro.

Pinu disse al Medico: “Si tratta delle famose metastasi Professore?” La risposta fu: “Purtroppo si! ... E, quando appaiono nel tessuto molle sicuramente sono nel fegato e nel cervello”.

Pinu: “Professore , cosa si può fare ancora? ...”

“Niente … Affidarsi alla clemenza del Signore; se siete credenti in Dio! … E che non soffra più di tanto. Mi capisce? ... Lei ha dimostrato di essere una donna intelligente e matura e saprà comprendere … La porti a casa e le sorrida sempre se può”. “Grazie Professore …”

“A ... Aspetti! Io verrò a trovarla quando vado a Courmayeur, però mi telefoni se ha bisogno. Si faccia prescrivere degli antidolorifici dal suo Medico”. Tornati a casa la sua mamma fu la prima persona a sapere delle complicanze gravi. Poi, i clienti non vedendola più dietro il banco vendita, chiedevano notizie. E Pinu rispondeva a volte, con il magone in gola, che le cose andavano male sperando solo in un miracolo Divino. Il peso sopra le piccole spalle del pasticcere diventava sempre più pesante.

La notte intravedeva scene dell’aldilà, nel suo immaginario apparivano e sparivano immagini virtuali di Paradiso, Purgatorio e Inferno dove le Anime dannate avvolte dalle fiamme imploravano aiuto ai Santi del Paradiso. Quante notti trascorse insonne e nella paura di non toccare più le mani calde della compagna.

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I dolori si fecero sentire sempre di più. Lei sapendo che suo marito il giorno doveva lavorare la notte forse! ... aveva il diritto di riposare e fingeva di non avere male: quando prima di addormentarsi le chiedeva: “Come ti senti stasera? Hai bisogno di qualcosa, una camomilla? Una carezza?” Lei: “No. Sto bene, anzi una carezza mi farebbe bene … Che ne dici? ...”

Pinu scendeva dal letto e con la scusa di andare in bagno, si metteva il viso contro il muro e giù lacrime; vere lacrime bagnate da quella infame e inesorabile disgrazia. Ritornava da Lei sorridendo, perché Lui, era il suo specchio dove lei si rifletteva e notava i vari movimenti e umori. Che brutta cosa fare la doppia faccia alla persona amata! Eppure …?

Con il corpo assai indebolito trascorreva le giornate più a letto che in piedi. Volevano vederla tutti, parenti e amici. I suoi coscritti; e gli amici d’infanzia non le fecero mancare la loro presenza non passava un giorno, che non c’era la visita di un suo coetaneo.

Ricorda Pinu, l’affetto particolare espresso dai coscritti e compagni di studi, Piero e Cassiano che: quando uscivano dal negozio avevano sempre gli occhi lucidi dal dispiacere interiore. Loro!.. salutavano amorevolmente il marito della loro coscritta, incoraggiandolo ed esprimendole ogni qualsiasi aiuto, “morale e non”.

Diverse volte Pinu, non riusciva a trattenere le lacrime vedendo l’interessamento e condivisione al forte dolore dei due sposi. Grazie … Giovani; siete stati veramente particolari. Per alcuni Dottori e ricercatori nel campo Oncologico, i primi anni settanta furono propiziatori nelle ricerche per preparati vari a combattere alcune forme di Neoplasie.

Il siero caprino antitumore

Le riviste settimanali e mensili riportavano sovente articoli che riguardavano guarigioni o miglioramenti nei pazienti affetti da tumori.

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Il grande Amico Carlo Plassiè di Prè St. Didièr accanito lettore, un giorno si presentò a casa dell’ammalata con la rivista “ Gente “ nel quale all’interno vi era un articolo che riguardava un Dottore Veterinario di Agropoli, un paese a Sud di Battipaglia e vicino a Paèstum, dove stava mettendo in prova e, convinto che il suo siero ricavato dai succhi gastrici e ghiandole endocrine delle capre; iniettato per via intramuscolare una fiala al giorno per tre giorni; era sufficiente a migliorare le condizioni dei pazienti.

Anche in questa occasione speranzosa e a scanso di dubbio. Si decise di provare il siero.

Ancora una volta Pinu doveva mettersi in viaggio per il Sud Italia fino ad Acropoli “Campania”. Un paese del “Cilento”. Le abitazioni sorsero a sua volta nella rigogliosa e produttiva pianura. Il lato Ovest è bagnato dall’acqua del mare Tirreno. Su un alto promontorio vi fu edificata dai Saraceni, la chiesa del paese. Una lunga scalinata in pietra portava l’accesso al piccolo Tempio.

Al Signor Plassiè; venne in mente di parlare al Capo Ufficio che dirigeva le entrate o riscossioni tributarie a Morgex. Lui era nativo di quel paese dove risiedevano ancora, alcuni familiari. Se ... tramite loro si poteva facilitare un colloquio con il Dottore riguardo al suo siero. Il gentile Signore acconsentì di aiutare i giovani di Morgex; che telefonando a casa sua le spiegò il drammatico caso.

I familiari e parenti risposero, che si mettevano a disposizione per cercare di ottenere il siero. Il lunedì mattina giorno di chiusura del negozio, molto presto iniziò il lungo viaggio per Acropoli distante 1000 chilometri.

Siero anti-cancro Bonifacio

Nei primi anni Cinquanta, Liborio Bonifacio veterinario di Agropoli, Salerno, iniziò a produrre e distribuire gratuitamente un preparato tratto dalle feci delle capre.

L’inventore chiamò il siero Oncoclasina.

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Una sperimentazione condotta dal ministero della Sanità, nei primi anni Settanta, decretò la sua inutilità del “siero”. Bonifacio continuò a produrre e distribuire gratuitamente il siero fino al 1982. In quell’anno, il ministero della Sanità dichiarò insufficiente la prima sperimenta-zione e decise di eseguirne un’altra. La morte di Liborio Bonifacio, il 17 marzo 1983, pose però fine di fatto al riesame della sua ricerca.

(tratto da Focus.it)

Liborio Bonifacio con l’apparecchio per il

siero

Arrivò sul luogo prima di sera e dopo avere conosciuto le gentili Signore lo portarono in Albergo per pernottare, mangiare qualcosa dandole appuntamento davanti l’Albergo l’indomani mattina.

Puntualissime le Signore salirono nella macchina e si diressero nella casa del Dottore dove veniva distribuito “Gratuitamente!” la confezione di tre fialette da 5cc. Cadauna del famoso siero antitumore. Percorsi i pochi chilometri arrivarono in un piazzale sterrato e fuori paese dove una fila di almeno 300 persone erano incolonnate per ricevere il provvidenziale siero. Le Signore avevano già, avvisato Pinu, che tutti i giorni era così e che quelli che arrivavano tardi non potevano avere il siero perché era terminato.

Evidentemente: leggendo l’articolo che dava speranza di guarigioni, i parenti degli ammalati si precipitavano dal Dottore “scopritore” del siero caprino sperando nell’efficacia o! ... Guarigione!

Grazie all’intercessione delle Nobile donne; Pinu riuscì ad ottenere le fiale in via molto particolare e fortunata entrando da

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una porta secondaria e potere parlare “per pochi minuti” con l’anziano Dottore dal viso stanco,dicendole soltanto. “ Questo mio preparato è ancora in fase di studio. Non è miracoloso, ma non è un preparato che fa male. Provatelo e sperate in Dio”.

Castello di Agropoli

Castello‑di‑Agropoli‑dal‑basso.jpg, da: cilentonotizie.it

Pinu le rispose: “Dottore proveremo anche questo. Io, lo ringrazio immensamente e le auguro una buona riuscita del suo siero anticancro”.

Le gentili Signore lo portarono a casa che erano quasi le 12. Lo fecero accomodare le offrirono delle brioches e delle arance molto profumate del luogo; che congedatosi Pinu le ringraziò, le abbracciò riconoscendo l’opera svolta in aiuto ad un bisognoso calatosi in giù e in cerca del miracoloso preparato antitumorale.

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Rientro a Morgex con il “siero anticancro”

Con il piccolo pacchetto sistemato in modo che le provvidenziali fiale non si potessero rompere durante il viaggio; iniziò la via del ritorno in Valle. Nei lunghi chilometri percorsi in Autostrada; nella mente di Pinu, apparivano e sparivano una infinità di cose, belle e “ahimè” brutte.

Ricordi del passato, come potere affrontare l’avvènire e soprattutto come gestire l’eventuale trapasso della sposa e se potrà sopportare il suo fisico!.. quel brutto momento del funerale?

Per fortuna, la mente ogni tanto pensava ad altro. Ad esempio!... Facendo il calcolo ( tempo chilometri) pensava di arrivare a casa nella notte. E il giorno dopo consegnarle al Dottore Chiazza per iniettarle in quel corpo oramai dimagrito e vulnerabile a tutto e a tutti. Intanto la macchina divorò i 1000 chilometri giungendo a casa all’una di notte grazie a Dio senza problemi o incidenti.

Erano tutti svegli ed attendere che il campanello della porta suonasse e fare entrare colui che portava quel filo di speranza o quella medicina che forse era utile a salvare una giovane vita prossima a morire.

Il Dottore avvisato che le fiale erano arrivate si precipitò subito a casa e iniettò la prima fiala. Il giorno dopo la seconda e il terzo giorno la terza. Con tanto amore “Medico” salutò la sposa dandole una carezza e auspicandole che il “siero” fosse di grande aiuto …

Veramente, il contributo dato dal marito nel cercare e andare in giro per l’Italia senza sprechi di cose; è stato encomiabile, non si risparmiò per niente e per nulla che potesse servire ad allontanare lo spettro della morte che bussava “già alla porta.”

Ottemperò seriamente ad una delle Leggi Divine del Signore; e cioè, portare aiuto agli ammalati.

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Ricovero a Milano – maggio 1972

Passò il mese di Aprile e nella prima settimana di Maggio fu ricoverata all’Ospedale San Carlo di Milano perché le continue sofferenze indebolivano sempre di più il martoriato giovane corpo. Assieme a lei era la sua mamma. Il Professore le permise di assistere la figlia trovandole un posto letto nella stessa stanza. È’ stata ammirevole l’assistenza della madre e delle infermiere del San Carlo. Pinu andava la sera e tornava il mattino perché doveva lavorare. Era anche il periodo delle Comunioni e Cresime. Oramai si doveva dare e fare tutto quello che serviva. L’effetto “Siero anticancro” non funzionò. La corsa verso la morte continuò inesorabile.

Era giovedì 18 Maggio 1972 quando la Capo Sala del reparto telefonò a Pinu, dicendole di venire con un Ambulanza e portare a casa l’ammalata molto grave.

Ospedale San Carlo Borromeo, Milano

Fonte: milanosanita.it

Contattato la Croce rossa di Aosta mise a disposizione un mezzo e partirono per Milano. Nella tarda serata, furono di ritorno a Morgèx con il corpo quasi inanimato della sventurata donna. Lei dava l’impressione di volere stare ancora con i suoi. Cercava di muovere le labbra, gli occhi e le dita delle mani nella quale erano stretti dalle mani del suo marito e della sua mamma. L’Infermiere

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praticò l’ultima iniezione di calmante e se ne tornò ad Aosta lasciando nella camera da letto la moribonda.

Una scena veramente straziante di dolore commozione e pianto. Intanto arrivarono i parenti gli amici e i Coscritti che a turno vegliarono il corpo ormai senza vita delle loro coetanea. Pinu … asciugò per l’ultima volta con un suo fazzolettino di seta, l’ultima lacrima e cioè; quella della morte: ferma la, dove è nata divenendo spessa simile all’olio benedetto.

I Funerali dell'Abbé Bougeat e di Annamaria

L’indomani mattina si seppe in paese della improvvisa morte del Parroco di Morgex Don Bougeat.

L'Abbe' Alexandre Bougeat (Ayas 1916, Morgex 20 maggio 1972): un grande parroco-vignaiolo valdostano.

Fonte: alpinia.net

Parroco di Morgex dal 1946, era un uomo di cultura con interessi per la teologia, l'agricoltura, l'antiqua-riato e le tradizioni valdostane.

Nel 1964 realizzò il suo primo imbottigliamento, incominciando la commercializzazione del Blanc de Morgex al di fuori degli ambiti regionali.

La perfetta maestria di don Bougeat ha creato il Blanc de Morgex, vino bianco dalla stoffa aristocratica, pietra miliare dell'enologia valdostana.

Famoso anche, per la dichiarazione dell’enologo, cuoco, gastronomo, anarchico e scrittore italiano Luigi Veronelli, che alla

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domanda: "Veronelli, se lei dovesse salvare un vino bianco, uno solo, da una catastrofe cosmica, quale sceglierebbe?" rispose senza esitazione "Il Blanc de Morgex di Alexandre Bougeat, abate".

Il vitigno "Prié Blanc"

Il vitigno Prié Blanc è la massima espressione della biodiversità alpina. Grazie alle sue caratteristiche si distingue dai vitigni comunemente noti e determina un vino sorprendente, espressione di un terroir unico.

Gli acini sono piuttosto piccoli, ma succosi, con buccia estremamente delicata e fine, per cui anche una normale pioggia nel periodo di ultimata maturazione ne provoca la spaccatura.

Il vitigno è autoctono, franco di piede, resistente al freddo, non soggetto agli attacchi della filossera e da altri insetti, resi inoffensivi dall'altitudine.

La sua riproduzione non necessita di innesto su ceppi americani, ma viene praticata con barbatelle prodotte sul posto, ed anche mediante interramento dei tralci; ciò comporta un perfetto equilibrio e adattamento tra vite, suolo e microclima. Le particolari condizioni climatiche comportano germogliamento tardivo, fioritura tardiva e maturazione precoce.

Fonte: http://aziendabrunet.blogspot.it/

Le due morti in concomitanza, dettero l’impressione di essere stati chiamati assieme, per la nuova dimora celestiale al cospetto dei Santi e del Signore.

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Eterni abitanti di quel luogo veramente unico e sublime dove gli Angeli e le Anime buone volteggiano indisturbati nel candido spazio del Paradiso.

La Domenica 21 maggio 1972 era la festa della Pentecoste, le campane dell’alto campanile romanico di Morgèx suonarono soltanto per il funerale del Parroco.

Il Funerale fu celebrato nell’ora della Messa solenne. La lunga processione percorse tutta la via principale passando dalla casa dove riposava la giovane ex parrocchiana.

Nel pomeriggio si svolse il funerale della Annamaria.

La partecipazione dei cittadini fu numerosa. Diversi clienti e amici di Pinu furono presenti. Diversi colleghi si strinsero vicino allo sfortunato pasticcere. Dopo la Santa Messa il corteo funebre si avviò per il vicino Cimitero dove la salma venne tumulata dandole ancora! ... L’ultimo estremo saluto.

Le Anime dei due morti sicuramente, si distaccarono dai corpi e iniziarono quel dolce cammino verso il Cielo azzurro, camminando sopra le bianche nuvolette dirette nell’immenso spazio di Dio Onnipotente. Per chi crede veramente!

Pochi anni dopo la mamma di Anna lasciò anche lei il Mondo terreno per raggiungere quello astratto e Santificato che appartiene solamente alle Anime buone.

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Giuseppe “Pinu” Albanese

Giuseppe Albanese, pasticcere, pittore, chitarrista e film maker, autodidatta, racconta se stesso senza pudori, in un italiano diretto, molto personale. Come nella scrittura tecnica il testo si caratterizza per chiarezza, concisione, organizzazione/ comprensività, lasciando all’ultimo posto la

grammatica e le convenzioni del così detto italiano corretto.

L’autobiografia copre gli ultimi quattro decenni del XX secolo: i favolosi anni ’60 che si concludono con le rivolte del 1968 e il primo allunaggio; gli anni ’70 del terrorismo; gli anni ’80 dell’autunno delle nazioni con la caduta del muro di Berlino; gli anni ’90 - alba dell'era dell'Informazione - che si concludono con la nascita di Google e l’introduzione dell’Euro.

Pinu nel 2001 si ritira dal lavoro; diciannovenne, il 12 novembre 1958, aveva lasciato la natia Polizzi Generosa nel parco delle Madonie, in provincia di Palermo, Sicilia, per realizzare un sogno professionale e di vita nel profondo nord, in Valle d’Aosta alle pendici del Monte Bianco.

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