La vera storia delle sorelle Faioli e dell'istruzione in Anticoli

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Colombo Incocciati FIUGGI LA VERA STORIA DELLE SORELLE FAIOLI E DELLA ISTRUZIONE ELEMENTARE IN ANTICOLI Edizioni de “il Cittadino”

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2a edizione 2005 - Autore: Colombo Incocciati

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Colombo Incocciati

FIUGGI

LA VERA STORIA DELLE

SORELLE FAIOLI

E DELLA ISTRUZIONE ELEMENTARE

IN ANTICOLI

Edizioni de “il Cittadino”

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Supplemento al numero di Giugno 2004 de “il Cittadino “

Iscr. Trib. FR. n.174 (Reg. Stampa) del 29.6.1987 Direttore Responsabile Colombo Incocciati.

Redatto e stampato con PC proprio. Via Ceccano 4 - 03100 Frosinone.

Distribuzione gratuita, anche on line sul sito www.tuttofiuggi.it E-mail: [email protected]

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In memoria delle fanciulle anticolane che,sotto lo Stato Pontificio,

erano rimaste senza istruzione elementare, malgrado che, già nel Settecento,

fossero venute le sorelle Faioli: “ ad illuminare le loro menti assonnate.”

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“Coloro che visser sanza infamia e sanza lodo”

(Dante Alighieri - Divina Commedia - Inferno - 1,3,36)

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“Ad ogni costo bisogna rendere testimonianza alla verità, anche a prezzo di persecuzioni.”

(Giovanni Paolo II)

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PREMESSA

Il coraggio della verità di Oriana Fallaci e di Giordano Bruno Guerri

Di Oriana, quando dopo l’attentato dell’11 Settembre del 2001, alle torri gemelle di New York, da parte dei terroristi di Bin Laden, in un articolo diffuso in tutto il mondo, riferendosi alla tolleranza del mondo occidentale verso l’integralismo islamico, diceva “Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo” Di Giordano Bruno, quando, in merito alla facilità con cui la Commissione per la causa dei Santi (sotto la guida dell’attuale Pontefice) ha quasi raddoppiato le canonizzazioni, così scriveva in un suo recente libro: “La Chiesa è libera di fare beate e sante chi vuole, con il metodo che preferisce, ma lasci agli altri la libertà di analizzare modi e finalità che sono molto terreni e discutibili.” Specialmente, aggiungerei, se quei modi e quelle finalità coinvolgono le istituzioni pubbliche e la buona fede dei cittadini. Le affermazioni dei due famosi scrittori, mi sembra di poterle adattare (fatte le debite proporzioni) anche alla vicenda delle sconosciute sorelle Faioli di Anticoli, ora Fiuggi. Perché anche qui, da quando è uscita la loro storia (1988-1989) chiunque, pur ammettendo in privato che, di dette sorelle non aveva mai sentito parlare, nessuno però ha avuto il coraggio di denunciare apertamente questa verità. La prova tangibile di questa ipocrisia l’ hanno data soprattutto gli amministratori e i cultori di storia locale, che con incosciente leggerezza hanno avallato una verità imposta da altri, riproponendo in modo agiografico, tutto ciò che hanno letto di quelle povere sorelle, senza neppure fare qualche verifica e porsi alcuni interrogativi, come i seguenti Perché Via Maggiore fino al Palazzetto Alessandri è stata intitolata alle sorelle Faioli, se di esse, a memoria d’uomo, non si era mai saputo nulla, né all’interno della comunità delle clarisse (di cui soltanto dopo 250 anni si scopre che fossero le Fondatrici)

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nè all’interno delle famiglie del Centro Storico, in molte delle quali, dal 1700 ad oggi, vi sono stati sempre dei componenti avviati alla vita religiosa? E come si fa a celebrare le predette sorelle come “Grandi Educatrici e Maestre Pie di tutte le fanciulle anticolane” se è vero che erano analfabete e che fino al 1825, nelle diocesi di Marittima e Campagna, le scuole femminili (anche di tipo religioso) non sono mai esistite e le rare scuole maschili istituite da qualche parroco, venivano chiamate degl’ Ignorantelli? Questa ricerca sulla Storia delle Faioli e della Istruzione primaria in Anticoli, nel ‘700 e ‘800, viene da me pubblicata anzitutto per ricordare la condizione di assoluta inferiorità (culturale e civile) in cui le fanciulle anticolane erano tenute sotto lo Stato Pontificio, ma anche per rivalutare la grande funzione che i primi veri maestri (e maestre) svolsero, nei nostri comuni rurali; quando con la istruzione elementare, da loro impartita ai nostri nonni ed alle nostre nonne, iniziarono a debellare il fenomeno dell’analfabetismo che, anche in Anticoli, toccava punte del 98 % per gli uomini e del 100 % per le donne. Ma questa evoluzione culturale dei nostri avi, si è potuta verificare gradualmente soltanto dopo l’Unità d’Italia (avvenuta nel 1870) e non perché nel 1700 le Sorelle Faioli erano scese “come stelle dal cielo, ad illuminare le assonnate menti anticolane”. Come invece, gli agiografi di quelle sconosciute, hanno fatto credere alla ignara popolazione di Fiuggi. La presente, viene pubblicata anche per ricordare agli immemori che, la istruzione pubblica (obbligatoria e gratuita) nelle scuole elementari, fu introdotta nelle regioni dell’ex Stato Pontificio dal 1872, per effetto della Legge Casati, emanata nel 1859 e nonostante che “Papa Pio IX avesse minacciato di scomunica il Re Vittorio Emanuele II perché qualora avesse firmato quella Legge, si sarebbero lasciati i fanciulli in balìa del Demonio”.

L’Autore

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SOMMARIO

Parte Prima Tre cittadine sconosciute per 250 anni.

Parte Seconda

Approfondimenti sulle Scuole e sulla Congregazione.

Parte Terza Le perle del florilegio agiografico sulle Sorelle Faioli.

Parte Quarta

Le famiglie di origine anticolana dal ‘700 al ‘900.

Parte Quinta Arriva dopo il 1870 l’Istruzione Elementare.

Appendice - Documenti

Bibliografia

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PARTE PRIMA

TRE CITTADINE SCONOSCIUTE

PER 250 ANNI

1.1 - Celebrate come “Grandi Educatrici e Maestre Pie.” 1.2 - L’origine e la storia delle Clarisse. 1.3 - La fase laica. 1.4 - La fase religiosa 1.5 - Chi erano veramente le Sorelle Faioli? 1.6 - Anticoli nel ‘700. Chiese tante. Scuole nessuna. 1.7 - L’unico maestro era un canonico. 1.8 - Le scuole nell’800 in Marittima e Campagna. 1.9 - Chi erano e cosa insegnavano le Maestre Pie. 1.10- Il Rosario dell’Ave Maria. 1.11- Senza dote niente vocazioni . 1.12- Gli errori del Comune in Via Maggiore 1.13- Una lapide smodatamente laudatoria. 1.14- 1700 e 1800: i secoli dell’oscurantismo e delle scomuniche.

1.15- Il severo giudizio sulle scuole femminili. 1.16- Il mondo fama di lor non lascia. 1.17- L’inflazione delle canonizzazioni. 1.18- La verità nei loro necrologi. 1.19- L’Arciprete Girolami il vero Fondatore. 1.20- Nel 1786: solo Cecilia e Antonia diventano suore. 1.21- Appendice sulle Regole. 1.22- Nel 1780 “Le Regole Prime”. 1.23- Nel 1786 “Le Regole Seconde” dettate dall’Antonini.

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PARTE SECONDA

APPROFONDIMENTI 2.1 - Sulle scuole e sulla Congregazione.

2.2 - Lo stato delle scuole in Marittima e Campagna. Per i trienni 1824-1827 e 1827- 1830.

2.3 - Per le femmine niente scuole pubbliche. 2.4 - Maestri sacerdoti per gl’Ignorantelli. 2.5 - Solo dottrina cristiana e lavori per le fanciulle. 2.6 - Questo impararono, nel 1748 ad Anagni, le zitelle di Anticoli.. 2.7 - Le difficoltà del Conservatorio, dopo l’unione dei beni. 2.8 - Un silenzio durato 17 anni. 2.9 - I beni e la dote indispensabili alla comunità. 2.10- Agiografi ad ogni costo. 2.11- Le date che divisero le tre sorelle. 2.12- Le due sole verità: il silenzio e la dote. 2.13- Fino agli anni ’50: Convento di clausura. 2.14- Sempre inascoltate le loro suppliche per riavere i beni. 2.15- Supplica del 24 giugno 1748 . 2.16- Supplica del 3 luglio 1749. 2.17- Supplica dell’11 agosto 1749 2.18- Decreto del Vescovo Bacchettoni dell’ Agosto 1749. 2.19- Nel 1781: il Luogo Pio era ancora privo di rendite. 2.20- L’ ennesima e vana supplica dell’ l marzo 1781. 2.21- Nel 1806. Arriva nel Sud (con le riforme napoleoniche) l’Istruzione Pubblica. 2.22- Nel 1872: Solo 70 anni dopo, anche nelle regioni dell’ex Stato Pontificio. 2.23- La scuola sotto lo Stato Pontificio.

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PARTE TERZA

LE PERLE

DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO SULLE SORELLE FAIOLI

3.1 - Più papisti del Papa gli agiografi e gli amministratori locali.

3.2 - “Anch’io sono stato conquistato dalle tre sorelline” (sic)* Giampiero Raspa (Agiografo)

3.3 - Inizia nel 1874/75 la vera scuola elementare. 3.4 - “Nel 1741 le Faioli si dedicarono alla istruzione elementare delle ragazze locali” (sic) Biagino D’Amico (Agiografo locale). 3.5 - “Valore pedagogico delle Scuole Pie in Anticoli” (sic) Carlo D’Amico (Agiografo locale).

3.6 - “I fiuggini hanno saputo trovare in questo monumento, tre polle d’acqua” (sic) Cronaca del Giornale Fiuggi. 3.7 - “Scoprire la storia delle Faioli è cultura”(sic)Tonino Casatelli (Sindaco Dc). 3.8 - “Le Sorelle Faioli splendore nel Cielo di Fiuggi” (sic) Brunello Magini (Agiografo locale). 3.9 - “Furono Maestre Pie per tutte le fanciulle anticolane”(sic) B.Magini. 3.10- “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi” (sic) Un libro sulle Faioli, citato dal Magini, che, già nel titolo, è tutto un programma. 3.11- “La prima Scuola Pia in Anticoli fu opera delle Faioli”(sic) C. D’Amico.

3.12- “La dedizione delle Faioli alla istruzione elementare” (sic) Brunello Magini.

3.13- Il Magini presenta “La petizione del Sindaco al Papa” 3.14- “Beatissimo Padre” (sic) Giuseppe Celani (Sindaco ex Pci).

3.15- Alcun i interrogativi sulla petizione del Sindaco. 3.16- Nessuna indagine demoscopica da parte del Comune.

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3.17- La benedizione della Targa che mistifica la nostra storia. (Cronaca di B. Magini). 3.18- “Furono antesignane per il loro impegno a rimuovere l’analfabetismo delle ragazze”(sic). Wilma Santesarti (Ass. Cultura). 3.19- “Dopo la lettura del libro del Raspa sulle Faioli, mi sono sentito abbagliato”(sic). Luciano Tucciarelli (Pres.Astif). 3.20- “Le Faioli antesignane di un processo educativo, che

illuminò le assonnate menti anticolane”(sic) C. D’Amico. 3.21- Ecco perché le Faioli furono estranee a Via Maggiore. Colombo Incocciati (Direttore. de “il Cittadino”). 3.22- Suor Margherita D’Argenio - Una Superiora senza radici

nella Storia di Anticoli. 3.23- Fino agli anni ’30 nessun rapporto con la società civile. 3.24- Finalmente la verità sulla inesistenza delle Maestre Pie. 3.25- Niente scuola prima e dopo il 1786.

3.26- Virginio Bonanni - Sindaco (ex Psdi) imitando il suo predecessore, non fa mancare la sua perla agiografica:

“Le Tre Sorelle hanno fatto un miracolo che si rinnova da 250 anni nelle Suore di S. Chiara, quello dell’educare una intera popolazione, dai nostri avi fino ad oggi (sic)

3.27- Stato laico o confessionale? 3.28- Le altre verità sulle Faioli e sulle origini del

Conservatorio, incredibilmente ignorate dagli agiografi e dagli amministratori locali.

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PARTE QUARTA

LE FAMIGLIE

DI ORIGINE ANTICOLANA 4.1 - Le famiglie di Fiuggi che, prima degli anni ’90, non avevano mai sentito parlare delle Sorelle Faioli. 4.2 - I cognomi delle famiglie, e le vie del Centro Storico dove abitavano (con disegni dell’autore): Via Maggiore - Via Case Grandi - Via Rifreddo (ora Via del S.Ignoto) - Piazza della Castellatura (ora Piazza Castello) - Piazza S.Stefano - Via Morgani - Via S.Stefano - Via dei Gelsi - Via Giordano - Via Vetere - Via Veterano - Via della Piazza - Via del Macello - Piazza del Colle - Piazza dell’Olmo (ora Piazza Trento e Trieste) - Via della Barriera (ora Via Garibaldi).

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PARTE QUINTA

L’ISTRUZIONE ELEMENTARE

(obbligatoria e gratuita)

Dopo il 1870

5.1 - Dal 1874-75 i primi maestri di Anticoli diCampagna. 5.2 - La Porta dell’Olmo in Via Maggiore. 5.3 -.Anticoli, alla metà del Settecento 5.4- La Fondazione delle Maestre Pie, una invenzione degli agiografi. 5.5- La Scuola e gli alunni di:Serafino Alessandri. 5.6- La Scuola di Rita Virginia Tucciarelli (prima suora diventata Maestra ma dopo l’Unità d’Italia 5.7 - Gaetano Verghetti e Nazarena del Frate 5.8 - Maria Verghetti. 5.9 - Marina Ranzani

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Dedico questa ricerca ai miei concittadini, con il preciso scopo

di sfatare la leggenda che vorrebbe attribuire alle sorelle Faioli ed alle suore clarisse, il merito di aver dato, dal 1700 in poi, l’istruzione elementare a tutte le fanciulle anticolane.

Così gli agiografi e gli amministratori locali hanno fatto credere alla ignara popolazione di Fiuggi.

La presente ha anche il fine di rendere pubblica la testimonianza (da me acquisita, negli ultimi 15 anni, da centinaia di cittadini) secondo cui, in nessuna famiglia del centro storico si era mai parlato delle tre sorelle: né come fondatrici del Monastero, né come educatrici e maestre pie delle ragazze.

Il perché è presto detto. L’Istituto delle suore di S. Chiara, è stato sempre un Convento di clausura e le poche suore che vi si trovavano, non avevano mai avuto alcun rapporto con la società civile. Nel convento infatti, venivano ospitate a pagamento, come educande e aspiranti suore, solo ragazze di famiglie benestanti, mai quelle di famiglie povere.

Le prime, per impararvi solo dottrina cristiana e lavori (di cucito, ricamo etc). Le seconde, se volevano entrarvi, erano accettate come converse (cioè serve) destinate a svolgere i lavori più umili e venivano scelte tra “ le zitelle, non più giovani, ubbidienti e mansuete, ma di buona forza e salute.”

Soltanto dagli anni trenta in poi (per effetto del Concordato del 1929 tra la Chiesa e il Regime di Mussolini) l’Istituto ha cominciato a gestire l’asilo, per conto del Comune, ma in locali separati dal Convento. Il quale, fino agli anni ’50, ha sempre avuto le grate alle finestre e la ruota girevole (nell’ingresso principale e nella Chiesa) che permetteva alle suore di comunicare con l’esterno, senza essere viste.

Colombo Incocciati

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L’AUTORE LASCIA QUESTO SAGGIO

DI STORIA LOCALE AI SUOI CONCITTADINI

COME TESTIMONIANZA DI VERITA’ SPERANDO CHE ALMENO I GIOVANI

TROVINO IL CORAGGIO DI SCOPRIRLA E DI AFFERMARLA

PROSEGUENDO LA RICERCA NEL CAMPO

DELLA ISTRUZIONE PRIMARIA (MASCHILE E FEMMINILE)

FINORA RIMASTO (A FIUGGI E DINTORNI)

PRESSOCHE’ INESPLORATO

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PARTE PRIMA

TRE CITTADINE SCONOSCIUTE PER 250 ANNI

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I

TRE CITTADINE SCONOSCIUTE PER 250 ANNI

1.1 - Celebrate come Grandi Educatrici e Maestre Pie delle fanciulle anticolane. A Fiuggi Città, in Via Maggiore. La nuova pavimentazione, impraticabile e l’intitolazione dell’antica Via Maggiore alle sorelle Faioli, con tanto di lapide celebrativa ( più adatta dentro una chiesa che in una strada pubblica) a parere di molti sarebbero da cancellare. La prima, perché procura continui infortuni a coloro che disabili o non, sono costretti a percorrerla. La seconda perché, prima del 1988, di queste sorelle Faioli, nessuna delle famiglie più antiche del centro storico aveva mai sentito parlare e della cui esistenza, nella genealogia locale, non c’era alcuna traccia. Questa certezza è ancora diffusa, soprattutto in quelle famiglie di origine anticolana, in ognuna delle quali c’è sempre stata, per molte generazioni, la presenza di uno o più componenti avviati alla vita sacerdotale o monastica. Ma torneremo sull’argomento. A chi scrive queste note ora preme, sottolineare che l’intestazione che si è voluto dare alla strada più importante di Fiuggi e l’ufficialità di carattere pubblico del Comune a tutte le cerimonie di un evento religioso, è stato solo il frutto di una operazione politica e clientelare, condotta dalle Amministrazioni dal 1988-89 in poi, al solo scopo di avere il consenso del clero locale. Il risultato è stato quello di porre notevoli spese sul bilancio del Comune e di essersi fatte coinvolgere in una iniziativa religiosa, senza effettuare verifica alcuna sul processo di beatificazione di tre anonime cittadine vissute nel 1700. E senza rendersi conto che in tal modo si andava ad avallare una storia, che la popolazione, anticolana e fiuggina, ignorava del tutto e non era quindi preparata a recepirla consapevolmente.

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Eppure ciò è avvenuto (come hanno ammesso gli stessi relatori del processo) nonostante che, nell’arco di tutta la loro esistenza, le tre sorelle Faioli siano vissute nel silenzio più assoluto e la cui peculiare condizione era quella di essere “zitelle illetterate”, con due di esse (Cecilia e Antonia) diventate suore nel 1786 (all’età di 67 e 63 anni) dopo che l’altra (Teresa) era deceduta, nel 1779 ( a 64 anni).

L’azione divulgativa della storia, parte da un convegno tenutosi al Teatro Comunale di Fiuggi Città, il 7-8 maggio 1988 (alla presenza di autorità civili, religiose e di cittadini) nel quale un gruppo di studiosi e di prelati (all’uopo impegnati dalla curia vescovile di Anagni) svolse una serie di relazioni (tutte agiografiche e senza contraddittorio) poi pubblicate in un volume che già nel titolo: “Anticoli di Campagna (Fiuggi) alla metà del Settecento. La Fondazione delle Maestre Pie” presenta due gravi errori storici. Il primo, perché Fiuggi nel ‘700 si chiamava semplicemente Anticoli. Il secondo, perché dal ‘700 in poi non vi è mai stata la presenza di Maestre Pie. Il volume riporta ben nove relazioni, con i nomi dei rispettivi autori e gli argomenti trattati: Gioacchino Giammaria: Società e Comune. Tommaso Cecilia: Aspetti della storia economica; Marcello Stirpe: Visite pastorali e’ organizzazione ecclesiastica. Pietro Palazzini: Il carisma di Fondatore nella Chiesa. Niccolò Del Re: Le Maestre Pie antesignane dell’istruzione femminile. Giampiero Raspa: Le sorelle Faioli e le origini della Congregazione delle suore di S.Chiara. Enrico Venanzi: Sul processo di canonizzazione delle sorelle Faioli. Carlo Cristofanilli: Don Domenico Girolami. Giuliano Floridi: I beni dell’Ospedale di S.Antonio.

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1.2 - L’origine , la storia delle Clarisse e il ruolo dell’Arciprete Girolami. . Negli anni successivi al Convegno, l’Istituto S.Chiara

produce a getto continuo libri, depliant ed opuscoli (pieni di panegirici e di smodata retorica religiosa) che vengono distribuiti nelle manifestazioni pubbliche e nelle chiese. La storia che vi si narra è, all’incirca la seguente. “Le suore di S.Chiara di Fiuggi costituiscono, nella Chiesa, una Congregazione di diritto Pontificio” .La sua storia può dividersi in due distinte fasi: quella laica (o delle origini) di circa mezzo secolo, (dal 1741 al 1786) e quella di Congregazione religiosa, di oltre duecento anni (dal 1786 ad oggi).

1.3 -La fase laica. E’ quella legata alle tre sorelle Faioli: Teresa, Cecilia e

Antonia, nate in Anticoli di Campagna, rispettivamente, nel 1715, 1719 e 1723, da Francesco di Torre Caietani e da Marta Terrinoni di Anticoli (e decedute rispettivamente nel 1779,1789 e 1793). In seguito alla morte del padre, avvenuta nel 1740 ( la madre era morta nel 1727) le tre orfane (di 27-23 e 19 anni) a seguito di una missione in Anticoli (tenuta dai padri gesuiti Struzzieri e Giannini, nel giugno del 1741) “decisero di dedicarsi alla istruzione elementare (sic) delle ragazze ed alla loro formazione cristiana mediante la scuola e per questo motivo misero a disposizione la casa paterna”. “L’abilità e la santità delle tre sorelle avevano richiamato nella loro scuola numerose fanciulle , per cui fu necessario trasferirsi alla vigilia di Natale del 1947 in un’altra abitazione più grande, che apparteneva alla Congregazione” che poi verrà chiamate casa madre “ Così recitano i depliant dell’Istituto. La sesta relazione del volume agiografico, racconta in quest’altro modo la loro scelta del 1741: “Risolsero di far vita ritirata in propria casa sotto la Chiesa parrocchiale di S.Stefano, il che risapendosi nella Terra vi si congregarono colà il giorno altre figliole per farvi esercizi di

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divozione. Indi crescendo il fervore, si aprì come una scuola delle ridette per ammaestrare le ragazze nelli rudimenti della nostra santa religione.” Qui come si vede, non si parla di scuola elementare. Inoltre, occorre precisare (anche se il relatore non lo ammette apertamente) che il merito della loro iniziativa fu soprattutto dell’ Arciprete della Chiesa di S.Pietro, Domenico Girolami. Il quale, sin dalla morte della madre, aveva aiutato le orfane in tutti i modi, diventando anche “la loro saggia e pratica guida spirituale”. In seguito il vescovo Bacchettoni di Anagni, che aveva seguito sempre l’operato dell’Arciprete Girolami, nel 1747 emanò il decreto di erezione canonica di quella piccola comunità, assegnando ad essa la Chiesa di S.Domenico, ottenendo altresì, per il suo sostentamento, da Benedetto XIV, i beni dell’Ospedale di S.Antonio. Quando il nucleo delle zitelle era diventato più numeroso, fu trasferito in Via della Loggetta. “Qui le Faioli e le altre zitelle che si unirono a loro, passeranno 31 anni nell’insegnamento, nel silenzio e nella pratica della virtù” Ma qui c’è da chiedersi, come facevano ad insegnare alle fanciulle se la loro dote, come gli agiografi affermano, era quella “di vivere nel silenzio e nella pratica della virtù”? Eppure, nonostante che avessero queste evanescenti qualità, le zitelle di Anticoli vengono, frequentemente chiamate Maestre Pie; solo perchè quel nome veniva già dato ad alcune donne che, in qualche paese dello Stato Pontificio, si dedicavano “all’ ammaestramento delle ragazze, nella dottrina cristiana e nei lavori donneschi.” Ma nella biografia delle zitelle di Anticoli, si trascura sempre la circostanza che, prima del 1825, nelle province di Marittima e Campagna, non v’era stata alcuna presenza di Maestre Pie.. Neppure dopo il 1830, quando peraltro il requisito per essere chiamate in quel modo, era “il saper ammaestrare le fanciulle nella dottrina cristiana e nelli lavori manuali” e non “nel leggere e scrivere” (che sotto lo Stato Pontificio, per le femmine, era addirittura proibito). I rudimenti della istruzione elementare, invece, in alcuni Comuni, venivano impartiti da qualche parroco (o canonico) ma solo ai maschi e purchè appartenenti a famiglie benestanti.

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1.4 - La fase religiosa.

Inizia nel 1786, quando il Vescovo Antonini, dopo aver ottenuto il diritto canonico per la Congregazione, aveva ammesso le prime dieci (o otto?) zitelle al voto semplice di castità e di permanenza nel Conservatorio, riconoscendo alle stesse la professione di suore, con le “Regole delle Religiose di Santa Chiara.” (Nel gruppo di queste prime suore, delle tre Faioli ce n’erano soltanto due, Cecilia e Antonia (rispettivamente di 67 e 62 anni) perché la più grande, Teresa, era deceduta sette anni prima (a 62 anni) ma senza essere diventata suora, a tutti gli effetti. In tal modo, l’Antonini faceva diventare quel gruppo laico (di ex zitelle) una vera comunità religiosa. Ma questo riconoscimento determinò anche la fine dell’illusione, in tutti coloro che fino ad allora avevano sperato di far diventare la stessa comunità anche Conservatorio con una scuola per le fanciulle. Quella illusione, che anche l’Arciprete Girolami aveva sempre coltivato, ma che alla fine, dovette considerare come un traguardo mancato. Dal 1987 l’Istituto, dopo aver preparato le pratiche per il processo, ora sta concentrando tutti i suoi sforzi per ottenere la beatificazione delle tre sorelle. Anche se oggi, alla luce delle verità che questa ricerca pone sul tappeto, c’è da supporre che assai deboli appariranno le ragioni, su cui i postulatori hanno costruito (senza contraddittorio) la loro richiesta davanti alla Commissione per le cause dei Santi. A questo punto, ci sembra doveroso precisare che lo scopo di questa diversa interpretazione della storia delle Faioli, non è quello di negare che esse nel 1741 (come zitelle) fecero parte (insieme ad altre due) del nucleo originario di una comunità laica, ma semplicemente quello di dimostrare infondata la tesi che vorrebbe accreditarle sia come “Educatrici e Maestre Pie delle fanciulle anticolane” (perché che mai lo furono) sia come “Fondatrici della Congregazione di S.Chiara.” (perché dai libri stessi che le glorificano, risulta che il vero Fondatore fu l’Arciprete Domenico Girolami.

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Ora c’è da chiedersi se, nel rispetto del principio costituzionale di “Libera Chiesa in libero Stato” non sia il caso di sopprimere dai luoghi pubblici, le targhe e le lapidi che fanno riferimento alla funzione di educatrici e di maestre (mai esercitata dalle tre sorelle), e di ripristinare nella strada più importante del Centro Storico il nome di “Via Maggiore”, in luogo di quello antistorico “Corso Sorelle Faioli” messovi arbitrariamente una decina di anni fa. Si chiede quanto sopra, perché gli scopi che le “zitelle di Anticoli” si prefiggevano di raggiungere, erano assai diversi da quelli che si sono voluti immaginare.

Infatti, partendo dalla sacra missione dei padri Struzzieri e Giannini del 1741, il sesto relatore Giampiero Raspa, che più di altri si è occupato delle sorelle Faioli, nel confermare che le stesse “risolsero di fare vita ritirata nella propria casa sotto la parrocchia di S.Stefano, per farvi esercizi di divozione” e in seguito “per ammaestrare le ragazze nelli rudimenti della nostra santa religione” a pagina 225, precisa che, la Breve notizia è stata ripresa dalla “premessa al Libro dell’Amministrazione del Venerabile Conservatorio di Anticoli.”

Per cui già in questo preambolo, c’è la prova che l’iniziativa delle Faioli, a riunirsi con altre zitelle in quel luogo, mirava soltanto a “farvi esercizi di divozione e di dottrina cristiana” e non ad altri scopi. Eppure, coloro che dal 1987 in poi si sono mobilitati per ricostruirne la storia, hanno invece, via via, trasformato quella iniziativa, in “un evento di grande significato pedagogico e culturale, in favore della gioventù anticolana.” e pur essendo quest’ultima rimasta, per oltre 200 anni del tutto estranea a quell’evento. La prova di questa verità è data dalla condizione di inferiorità e di analfabetismo, nella quale erano tenute, soprattutto le donne, sotto lo Stato Pontificio e che è stata pressoché totale fino alla fine dell’ottocento.

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1.5 – Chi erano veramente le sorelle Faioli? Anche il relatore, sente il dovere di rivolgere a se stesso, domande come queste: “Chi erano le tre sorelle?”e “cosa le spinse alla scelta maturata nell’anno 1741 ?” “In primo luogo (dice) sarà bene rispondere, per quel tanto che consente l’estrema avarizia delle fonti”; poi, aggiunge: “Certo non è facile entrare nei segreti dell’animo umano, che ognuno porta con sé, né è dato intravederli. Tanto più ciò, in tre persone che, come si legge per una di esse (forse voleva dire per ognuna) ebbero tra le principali virtù quella del silenzio.” Tuttavia egli cerca di parlare: del padre, della madre, della casa e degli altri figli, della donazione dei loro beni alla comunità (senza dire quali) e cosa le spinse all’avventura. Poi parla del trasloco del loro gruppo, dal primo ritiro (che qui non è chiaro se fosse avvenuto “in propria casa”(pag.224) o “in casa del fu Abate Rosa”(pag.229) ai ritiri successivi, nel proto-monastero (piccolo e cadente) e in quello nuovo nel 1753. Poi parla del Vescovo Monti e dice: “Tra giugno e luglio del 1753, si reca più volte nella nuova casa e vi fa una visita accuratissima, concludendola con una relazione di sette fogli” che il relatore, con enfasi, definisce: “Documento insigne della storia della Congregazione.” “La relazione (del Monti) ha un tono distaccato che sembra voglia mettere in evidenza le deficienze e l’inadeguatezza dell’abitazione e del sistema organizzativo delle abitatrici. I pavimenti in genere sono di travi antiche e marcenti. Le finestre senza telai prive di chiusura.La confusione prevale specie riguardo alle porte d’ingresso, tutte prive di serratura, praticamente aperte; il sito aperto è poi un esempio di confusione mentale e di scarse capacità organizzative. Quelle che vivono nella casa seminano erbe per la cucina nell’antico cimitero, usano scale ”a piroli”o fisse, in ogni caso pericolanti e pericolose.”

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La relazione così continua: “Il quadro che esce dalla relazione non sembra parlare di un grande benessere economico delle Maestre Pie. Hanno un solo maiale, qualche vaso di legumi e castagne conservati; la cucina è poco invitante.L’attività che risulta come principale, la tessitura, appare praticata in quantità ristretta; il verbale inoltre sottolinea la cattiva qualità dei tessuti che vi si lavorano. In generale la relazione ci presenta uno squarcio particolarmente desolante della vita dell’epoca. E per quel che riguarda specificamente le nostre puellae, oggettivizza, sottolineandola una situazione di disorganizzazione di vita. Dal testo esce fuori l’immagine di una comunità affidata alla improvvisazione, che vive alla giornata senza schemi di vita, senza orari (non se ne fa mai parola); una comunità infine in cui manca o è quasi totalmente non visibile, ogni rapporto gerarchico; le zitelle vivono insieme, senza distinzioni tra loro; in un caso solo più avanti si parlerà di una superiora, ma in un contesto che nega la condizione di guida” Eppure in quella visita del Monti, secondo la relazione, viene fuori che le zitelle riunite per ascoltarlo erano otto, con le tre sorelle (di anni 38-34-30) e con le altre cinque ( di anni 36-27-25-21-13) compresa Domenica Tardioli, considerata la Superiora. Ed erano 12 anni che le Faioli vivevano insieme alle altre zitelle e rimarranno in quella condizione fino al 1786, quando come vedremo diventeranno suore, senza mai essere state Maestre Pie. “Nel corso della visita il vescovo tiene alle puellae un breve sermone sul loro metodo di vita e rivolge ad esse e alla Tardioli alcune domande elementari, sopra la fede cristiana.Nessuna di esse sa rispondere in maniera adeguata; per la qual cosa il Monti le esorta a studiare con cura la dottrina al più presto, in modo che possano istruire le altre e venga eliminata la contraddizione che donne inesperte di dottrina vogliano insegnarla ad altre persone.”

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Il 15 dicembre 1753, come sì legge a pag. 247 della storia, il Vescovo Monti presenta la sua relazione triennale alla S.Sede ed affronta direttamente il problema: “Vi è in Anticoli una comunità di donne composta non solo di vergini, ma anche di vedove, scelte e radunate dal precedente “moderator” (il Girolami) e riunitesi attualmente in numero di otto, senza aver chiesto l’assenso dell’Ordinario. Il reddito annuo è incerto.” 1.6 - Anticoli nel ‘700. Chiese tante. Scuole nessuna. Come si vede nel 1753 la condizione delle congregate era sempre la stessa del 1747 e non sapevano niente di più di quanto sapessero nel 1750, quando il Vescovo Bacchettoni le visitò la prima volta. Altre visite del Vescovo Monti avverranno nel 1756-1759-1762, l’ultima nel 1765.Dopo di che nella diocesi di Anagni, si avvicenderanno, due vescovi: il Tanderini nel 1766 e l’Antonini nel 1778. E sarà quest’ultimo che “imprimerà” (come vedremo) alla iniziativa delle zitelle di Anticoli ”Una svolta duratura (così la definisce il relatore) con: “La trasformazione della congregazione” (laica di zitelle) in comunità religiosa. Vale a dire: “una istituzione a carattere permanente, controllata, protetta e guidata in modo diretto dal vescovo.” La qual cosa avverrà appunto nel 1786. Alla metà di quel secolo infatti la situazione di Anticoli (che soltanto dal 1872 acquisirà la denominazione di Campagna) era la seguente: pur avendo poco più di 800 abitanti era ricca soltanto di istituzioni religiose (una ventina tra parrocchie, chiese, monasteri e confraternite) e di circa 50 uomini di chiesa, tra sacerdoti, canonici, chierici, parroci e religiosi (nei due conventi di suore e di frati). Di contro, era assolutamente priva di scuole (e di maestri) sia pubbliche che private. La percentuale di analfabeti infatti (come in quasi tutti i piccoli comuni delle province di Marittima e Campagna) toccava punte del 98 per cento, perché, pur

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essendovi una infinità di uomini di chiesa, soltanto un paio di canonici insegnavano, a turno e in modo saltuario, i rudimenti dalla istruzione, ma solo ai figli maschi di famiglie benestanti. Di maestre per le femmine non c’era presenza alcuna, neppure nel piccolo monastero, che l’Arciprete Domenico Girolami cominciò ad organizzare verso la metà del secolo. E lo fece dopo aver incoraggiato le sorelle Faioli (ed altre zitelle tra i 25 e i 30 anni) a ritirarsi in un locale di proprietà di Teresa, sotto la Parrocchia di Santo Stefano (ereditato dal fu Abate Rosa) dove potessero riunirsi, ma soltanto per imparare la dottrina cristiana ed i lavori donneschi, ma non il leggere e scrivere che, per le femmine era addirittura proibito. Quel gruppo di zitelle (cui negli decenni successivi se ne aggiunsero altre 5-6) costituì il nucleo originario della loro comunità, prima laica, poi religiosa (questa accessibile solo alle aspiranti suore) e non concretizzò affatto la Fondazione delle Maestre Pie. La cui idea, pur essendo stata nei progetti dell’Arciprete di Anticoli, dei vescovi di Anagni e della Congregazione di S.Chiara, rimase sempre, per tutti, una pura chimera. E lo fu soprattutto per la mancanza di risorse che ne avrebbero dovuto assicurare la durata e la l’autosufficienza. Cosa mai avvenuta. Tanto è vero che, mentre l’Arciprete Girolami, in pieno accordo con il Vescovo Antonini, nel 1780, aveva dettato le Regole per il Conservatorio, gran parte delle quali dedicata alla Scuola; sarà invece lo stesso Antonini che il 4 giugno 1786 (dopo la morte del Girolami avvenuta il 6 agosto 1785) che scriverà le: seconde “Regole delle Religiose di S.Chiara del Conservatorio di Anticoli”. Nelle quali (come vedremo in Appendice) viene totalmente soppresso proprio il Capitolo riguardante la Scuola. Malgrado ciò il relatore Raspa, a pagina 261 del Volume edìto nel 1989, chiude l’argomento con questa singolare affermazione:”Le antiche Maestre Pie, erano ora suore a tutti gli effetti.”

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A questo punto c’è da chiedersi perché, nelle pubblicazioni dedicate a queste anonime concittadine, non vi sia mai alcuna traccia di indagine demoscopia, svolta tra la popolazione di Anticoli e poi di Fiuggi, tesa a trovare un qualche riscontro “in loco” al progetto che, un gruppo ristretto di studiosi e di prelati (nelle segrete stanze di convento e di curia) ha inteso costruire, per poi imporlo alla ignara popolazione di Fiuggi. Orbene, questi ideatori di storie locali, si sono mai preoccupati di chiedere ai cittadini se, nelle loro famiglie avessero mai saputo qualcosa di quelle povere sorelle? La meraviglia più grande è che, ad avallare e a sostenere questa operazione di carattere religioso, siano state le Amministrazioni civiche. Le quali hanno permesso che fosse il Capo dell’Ufficio Tecnico del Comune (noto per la sue propensioni mistiche) a perorare la modifica del nome della più importante strada del Centro Storico. 1.7 - L’unico Maestro era un Canonico. La strada nel passato, si era chiamata Via Maggiore. Poi, dagli anni venti Via Vittorio Emanuele. Ora si chiama “Corso Sorelle Faioli” ma fino al Palazzetto Alessandri, dove nel ‘700 e ‘800 sono nati e vissuti i primi veri maestri che Anticoli e Fiuggi abbiano avuto prima sotto lo Stato Pontificio poi sotto lo Stato Italiano. A cominciare da Alessandro Alessandri, contemporaneo delle Faioli, canonico della Chiesa di S.Pietro e maestro nel 1758, in un’epoca in cui: “I maestri erano sempre degli ecclesistici, quanto meno chierici, ma per lo più canonici e parroci”. Come scrive Gioacchino Giammaria (a pagina 46, nello stesso volume del 1989) quando sviluppando l’argomento dei maestri di scuola, dice: “Conosciamo il nome di alcuni di questi.il canonico Alessandri che si offrì di fare il maestro a scudi 15 l’anno 1758 dopo diversi mesi in cui non si riusciva a trovare alcuno disposto ad occuparsi della scuola; egli venne accettato come maestro dal Consiglio del Buon Governo del 19 ottobre.” Quanto sopra

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accadeva perché i comuni rurali come Anticoli, per quasi tutto il secolo XVIII, non possedevano ancora una serie di funzioni aggiuntive come quella del maestro di scuola che (anche fino alla metà del secolo XIX) era del tutto nuova. Pertanto, con quale credibilità, gli studiosi di cui stiamo occupando, hanno cercato di accreditare, come Maestre Pie, le “zitelle” di Anticoli, vissute tra il 1715 e il 1793, quando le scuole delle Maestre Pie, nelle province di Marittima e Campagna, erano di là da venire perfino nei capoluoghi di diocesi, come Anagni, Alatri, Veroli, e in Anticoli (fino alla fine dello Stato Pontificio avvenuta nel 1870) non vi è mai stata la presenza di alcuna maestra (né laica né pia). Al contrario di altri comuni rurali come: Filettino, Serrone e Guarcino, che invece alcune Maestre Pie, in via ufficiosa, le avevano nel 1833; come testimonia lo storico Giuseppe Marocco, nella sua opera di 12 volumi del 1834-1836, sui “Monumenti dello Stato Pontificio di ogni paese”, in cui dedica particolare attenzione anche alle scuole, maschili e femminili. Così testimoniano altri cultori di storia locale, come Natale Tomei (insegnante e direttore didattico per molti anni) nella sua “Vico nel Lazio nella storia”edìta nel 1999, dove a pag.244 riferisce che: “Da una nota in data 27 maggio 1825, si apprende che il gonfaloniere facente funzione Giacomo Condidori, scrivendo al delegato apostolico per la scuola femminile, si esprime in questi termini: “Non trovasi in questo comune attivata e sistemata affatto la pubblica scuola, per l’educazione delle fanciulle, denominata delle Maestre Pie. Necessario purtroppo sarebbe che, in questo Paese, che conta già un numero anche maggiore di mille e cinquecento abitanti, venisse stabilita, somigliante pubblica Pia Opera.” (Anticoli in quel 1825, aveva soltanto 1435 abitanti). La prova della inesistenza delle Maestre Pie, nelle province di Marittima e Campagna fino al triennio 1825-1827 e soprattutto in Anticoli, l’ha trovata anche l’autore di queste note, nella Mostra, allestita dall’Archivio di Stato di Frosinone nell’Aprile/Maggio

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2002 (avente per tema “L’evoluzione della condizione femminile”(dal XV al XX secolo)” quando soffermandosi nella Sezione dedicata alle Scuole per le fanciulle, si è imbattuto in quei registri citati anche dal Tomei) per constatare che: Nel “Prospetto generale dell’impianto delle scuole comunali nella Provincia di Marittima e Campagna.” (in occasione della visita del Breve del 2 luglio 1824): Nessuna maestra (né laica nè pia) esisteva nei comuni di Anagni, Acuto, Anticoli e Carpineto. Ad Anagni, era previsto soltanto un “Assegno alle Monache della Carità ( per l’istruzione alle fanciulle, nella dottrina cristiana e lavori” ma ad Anticoli: soltanto la “Scuola elementare maschile, col metodo degli Ignorantelli” aveva un assegno di 28 scudi (aumentati poi a 40). Invece, la “Scuola delle fanciulle, esercitata dalle monache clarisse” non aveva alcun assegno della Comune, perché: “le monache godono, per l’oggetto, dei beni dell’Ospedale di S.Antonio, accordati al Monastero con chirografo pontificio)” le cui rendite però come vedremo più avanti, non furono mai concretamente acquisite (o sufficienti) per creare e mantenere una vera scuola. All’interno della quale, oltre ai lavori donneschi, si potesse insegnare anche il leggere e scrivere. Cosa impossibile a farsi, perché le stesse suore non avevano mai imparato nè a leggere né a scrivere. 1.8 - Le scuole nell’800 in Marittima e Campagna. Anche il ricercatore locale Ennio Quartana, nella sua “Storia di Trivigliano” (del 1990-Tofani editore in Alatri) a pagina 224, nel pubblicare i dati della Tabella del 1830, di quel Comune (limitrofo ad Anticolì) alla voce “Istruzione Pubblica”, scrive quanto segue: “1)Maestri delle pubbliche scuole (scudi 30) -2) Maestre Pie (scudi 21)” E tutto ciò avveniva anche se le “Regole” che ufficializzavano le scuole pie, già esistenti, come vedremo più avanti, furono approvate da Gregorio XVI nel 1837. Infine dall’elenco

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originale, esposto nella mostra dell’A.S.F. si rileva che, soltanto in 5 comuni su 59, c’era la presenza di una Maestra, con salario a carico della comunità:

Arnara, con Maria Domenica Frattarelli. Guarcino, con Clementina Celani.

Ripi, con Anna Maria Mariani. S.Felice, con Lucia Proia

. Torrice, con Domenica Cipolla.

Negli altri 54comuni (tra cui Anagni,Carpineto,Ferentino,Frosinone,Segni e Veroli

Sedi di diocesi) di maestre non c’era neppure l’ombra:

Acuto,Alatri,Anagni,Anticoli. Bassiano,Bauco. Carpineto,Castro,Ceccano,Ceprano,Collepardo,

Falvaterra,Ferentino,Filettino,Frosinone,Fumone, Gavignano,Giuliano,Giulianello,Gorga,

Lugnano,Maenza,Montefortino,Montelanico,Monte Sangiovanni,Morolo,

Norma,Patrica,Piglio,Piperno,Pisterzo,Pofi,Pontecorvo,Prossedi, Roccagorga,Roccamonfina,Roccasecca,

S.Lorenzo,S.Stefano,Segni,Sermoneta,Sezze,Sgurgola,Sonnino, Strangolagalli,Supino,

Terracina,Torre,Trevi,Trivigliano, Vallecorsa,Valmontone,Veroli,Vico.

1.9 - Chi erano e cosa insegnavano le Maestre Pie. La risposta a questa domanda veniva data proprio da un foglio esposto, sempre nella mostra dell’A.S.F. insieme all’elenco dei 59 comuni, con questa spiegazione: “ Le Maestre Pie erano quelle donne, preferibilemente non sposate (zitelle) che in una parrocchia mettevano a disposizione il loro tempo per riunire le fanciulle e impartire loro le nozioni di catechismo ed avviarle ai

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lavori di cucito-ricamo-lavori a maglia e nelle pulizie della casa. Più che la preparazione culturale contava l’onestà e l’abilità nei lavori manuali. Infatti per essere maestra non occorreva quasi mai saper leggere e scrivere.Questa esigenza per le fanciulle si svilupperà più tardi e fra molte perplessità”. Allora, se l’esigenza della preparazione culturale, per le maestre non era ancora sentita, perfino nel periodo tra la prima e la seconda metà dell’800 e si svilupperà piu tardi, com’era possibile che le sorelle Faioli, già mezzo secolo prima, potessero essere in grado di fare da “educatrici e da maestre” alle fanciulle anticolane? Pertanto il titolo “La Fondazione delle Maestre Pie in Anticoli nel Settecento” che si è voluto dare al Volume dedicato alle tre sorelle, non ci sembra altro che un maldestro tentativo di far passare per vera una grossolana mistificazione della Storia di Anticoli, realizzata con la deplorevole complicità di tutte le amministrazioni comunali, dal 1988 in poi. 1.10 - Il Rosario dell’Ave Maria nelle famiglie anticolane Nel chiudere la parentesi sulla inesistenza delle maestre pie, nelle province di Marittima e Campagna, fino al 1825, ci corre l’obbligo di ricordare che un altro Alessandri troviamo nel Palazzetto di Via Maggiore, sul quale è stata affissa una targa che ha cambiato il nome alla strada, da “Via Vittorio Emanuele” (datole dopo gli anni venti) a “Corso Sorelle Faioli - Educatrici - Fondatrici dell’Istituto Santa Chiara “ (datole di recente). E si tratta di quel Serafino Alessandri che fu il primo ed unico Maestro Elementare, munito di patente di grado superiore ad essere assunto dal Comune, dopo la istituzione, in Anticoli di Campagna (nel 1874) della scuola primaria, obbligatoria e gratuita (per i maschi e per le femmine). A questo punto è davvero difficile far credere alla gente fiuggina (di origine anticolana ) che oltre a lui, in Via Maggiore, possano esservi stati altri maestri educatori, per le scuole maschili e maestre educatrici, per le scuole femminili.

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Chi scrive queste note, ha avuto in seno alla propria famiglia i seguenti religiosi: Nel ramo degli Alessandri. Quel canonico, Alessandro Alessandri, (contemporaneo delle Faioli) che nel 1758 “si offrì di fare il Maestro, dopo diversi mesi in cui in Anticoli non si riusciva a trovare alcuno disposto ad occuparsi di scuola” ( relazione di Gioacchino Giammaria riportata a pag.46 nel volume “Anticoli di Campagna (Fiuggi) nel Settecento.” Don Flaviano Alessandri, che nella seconda metà dell’800 fu Abate della Parrocchia di Santa Maria del Colle. Don Pietro Alessandri (zio materno) che fu Arciprete nella Collegiata di S.Pietro (dal 1908 al 1964) e poi Abate nella Parrocchia di Santo Stefano (fino ai 1971). Nei rami dei Santesarti e dei Terrinoni. La nonna materna Rosina Santesarti, che, rimasta orfana della madre (con altri sei figli) per volere degli zii materni Don Tommaso, Domenico e Monsignor Giuseppe Terrinoni, all’età di 10 anni era stata introdotta come educanda nello stesso monastero delle clarisse (dal 1869 al 1875). Dove si trovava, già suora, la sorella più grande Maria Luigia Santesarti, che diventerà superiora dal 1916 al 1929. Un fratello della nonna Rosina, Padre Stanislao Santesarti. Che fu Cappellano Militare nella guerra 1915/18 e Preside dei Servizi religiosi del Policlinico Umberto I° di Roma, fino al 1944. Un altro fratello della nonna Rosina, don Ercole Santesarti, che fu canonico della cattedrale di Anagni, tra la fine dell ‘800 e l’inizio del ‘900; Orbene, in una famiglia come questa, piena di canonici, di suore e di preti, poi diventati abati, parroci o arcipreti, oppure abatesse o superiore, è possibile che non si sia mai sentito parlare (o pregare) di quelle magnifiche sorelle? Eppure nelle predette, ma anche in tante altre famiglie radicate nel Centro Storico, c’è sempre stata l’abitudine a recitare all’ora dell’Ave Maria, tutti insieme, vicino al focolare domestico il Santo Rosario, come se fosse un rito da celebrare ad ogni costo a

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cui tutti erano tenuti a partecipare. E guai a chi, genitore, fratello, sorella, figlio o nipote non ne avesse avuto voglia. Come mai in quel rito, in cui si pregava per i vivi e per i morti (ma più per questi che quelli) non avesse mai travato spazio il nome di quelle creature, che ora, a distanza di due secoli e mezzo, si vorrebbe far diventare beate, facendole passare anche per Maestre Pie? Ma, anche dopo gli approfonditi studi e ricerche (messi in moto da una superiora, proveniente dal sud, quindi estranea alla storia ed alla tradizione cittadina) non si è ancora saputo quasi nulla, di quelle povere fanciulle. L’Autore di queste note inoltre non può tacere sulla vicenda della propria sorella, Valeria Incocciati, che all’età di 12 anni, fu convittrice (insieme alla sorella Adalgisa) delle suore di Santa Chiara. I genitori le mandarono lì, per farle studiare, ma dopo pochi mesi si resero conto che di studio nel Monastero non se ne parlava proprio, perché le ragazze venivano educate più a scegliere il percorso religioso, che non quello degli studi, al fine di diventare maestre per essere utili alla famiglia. Ma nel nostro caso la speranza dei genitori fu subito frustrata, perché mentre la seconda figlia Adalgisa dopo soli tre mesi disse non volersi far suora, la prima, che si chiamava Annunziata, essendo già da tre anni educanda del Monastero, fu indotta a rimanervi, come aspirante suora. Ma per entrarvi in questa condizione, la famiglia doveva conferire all’Istituto una dote (in natura o in denaro) che il padre della ragazza, avendo altri cinque figli in tenera età da sostenere, rifiutò con decisione di versare. 1.11 - Senza dote, niente vocazioni. Quel netto e plausibile rifiuto non fu sufficiente a dissuadere la giovane dalla sua decisione, che ove fosse stata ritrattata le avrebbe sicuramente portato gravi conseguenze materiali e morali. Al punto che la famiglia, per le pressioni ricevute da un ambiente chiuso e bigotto come ancora era quello di Fiuggi nei primi anni ’20 fu costretta ad assecondare la “vocazione” della giovane 12 enne ormai plagiata, ma preferì mandarla in un

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Istituto di Imola (in provincia di Bologna) perché non chiedeva alcuna dote alle aspiranti suore. Mentre l’Istituto S. Chiara di Fiuggi, da sempre accettava come educande, solo fanciulle di famiglie benestanti, in grado di assicurare al monastero una cospicua dote, in natura o in denaro. Come si vede, la vicenda di questa ragazza (vedasi più avanti la biografia) dimostra che, già all’età di 8-10 anni anni, le fanciulle venivano “indottrinate” non a desiderare le cose utili e belle della vita (alle quali le giovani di quella età, dovrebbero essere educate) bensì ad essere schive del prossimo ed a rimanere zitelle e vergini per tutta la vita. Considerando così il matrimonio, come una scelta da evitare e preferire il percorso della castità e della vita monastica. Infatti, ad Anticoli, dall’epoca delle sorelle Faioli in poi, si possono contare a centinaia le famiglie, che sotto l’influenza della dottrina cattolica, pur di proteggere le figlie dalle presunte tentazioni del mondo esterno, le esortavano a frequentare soltanto le suore. Perché solo qui potevano avere una educazione severa e priva di ogni aspirazione di felicità terrena. E sono state centinaia le famiglie che, a causa di quel severo sistema educativo, avevano costruito, per le giovani figlie, un futuro senza orizzonti e pieno di rinunce e di travaglio esistenziale. Come si spiegherebbe altrimenti il gran numero di ragazze che, in Anticoli e in tanti paesi dello Stato Pontificio, rimanevano “zitelle” a vita; oppure contraevano il matrimonio in età molto avanzata, che spesso veniva combinato per interesse dalle famiglie, all’insaputa delle interessate. Per quanto riguarda Anticoli (prima) e Fiuggi (poi) potrei citare, una per una, le centinaia di famiglie (vedasi elenco nell’appendice) che hanno vissuto (senza mai reagire) una situazione che si è rivelata tutt’altro che ideale per le loro figliole, inconsapevolmente destinate alla infelicità terrena.

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1.12 - Gli errori del Comune e le targhe da rimuovere. Dopo l’errore commesso diversi anni fa nel patrocinare, senza la minima verifica storiografica, l’affissione della lapide sul Palazzetto Alessandri, che ricorda un episodio di cronaca giudiziaria, relativo al delitto del padre di Beatrice Cenci, ora ha commesso altri due errori, e senza verifica alcuna, sull’ attendibilità o meno, delle storie e dei personaggi che, con targhe e lapidi di ogni tipo, si sta cercando di imporre non solo alle vie e agli edifici, ma anche alla inconsapevole comunità cittadina. Il primo errore è quello di aver intestato alle sorelle Faioli, il tratto iniziale della strada più importante del Centro Storico, che, essendosi (dal Medioevo e alla fine della Prima Guerra Mondiale) sempre chiamata Via Maggiore, non avrebbe dovuto cambiare nome. Il secondo, è quello di aver affisso proprio sul Palazzetto Alessandri, anche la targa, con una denominazione sbagliata, per Via Maggiore, che si ora chiama “Corso sorelle Faioli - Educatrici Fondatrici Congregazione S.Chiara ” nonostante che di esse nessuno a memoria d’uomo (in Anticoli ed a Fiuggi), fino al 1988/89, avesse mai sentito parlare. Specialmente se si intende parlare di educatori in Via Maggiore e in quel Palazzetto. Nel quale, dal 1758 al 1856, sono nati e vissuti gli unici maestri-educatori (religiosi o laici che fossero) che la comunità anticolana e fiuggina abbia conosciuto.

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1.13 - Una lapide smodatamente laudatoria. Anch’essa dedicata dedicata alle Sorelle Faioli, nella quale si celebrano le grandi virtù delle tre eroine, con una pessima retorica religiosa (più adatta all’interno di una chiesa che ad una strada pubblica) come il testo che segue dimostra:

IN QUESTA CASA LUNGO QUESTA ANTICA STRADA

TERESA (1715-1779) CECILIA (1719-1789) ANTONIA (1723-1793)

SORELLE FAIOLLI PERSONALITA’ EMINENTI E FIGLIE

DI QUESTA NOSTRA TERRA FONDATRICI DI UNA CONGREGAZIONE RELIGIOSA

ASCOLTARONO LA VOCE DI DIO IN ACCOGLIENTE SILENZIO

BRUCIARONO DI CARITA’ PER IL NOSTRO POPOLO

CHE AMARONO FINO ALLO SPASIMO DELLA TENEREZZA

CHE SOCCORSERO CON EROISMO DELLA MISERICORDIA

CHE EDUCARONO AL DONO DELLA SAPIENZA

Dopo la cerimonia pubblica in Piazza Trento e Trieste, per la benedizione (organizzata dalle autorità civili e religiose) il Giornale Fiuggi del 2 ottobre 1996, pubblicava una grande foto della lapide, con una presentazione di quel Tecnico Magini che, sin dall’inizio (con la supina acquiescenza dei Sindaci) è stato l’artefice del coinvolgimento (anche economico) del Comune, in tutte le iniziative pubbliche, promosse sulle Sorelle Faioli. Ed è stato colui che ha anche proposto di intitolare alle medesime l’antica Via Maggiore. Ma è stato anche il plagiatore ostinato (aggiungendovi anche di suo) di tutto ciò che hanno scritto sulle tre Sorelle gli agiografi

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mobilitati dalla Curia e dall’Istituto di Storia del Lazio Meridionale di Anagni.. La sua presentazione della lapide sul Giornale locale era questa: “Intorno alla metà del 1700 le tre sorelle Teresa, Cecilia e Antonia di Anticoli (oggi Fiuggi) in un contesto di particolare povertà spirituale, decisero di dedicare loro vita alla formazione cristiana e all’istruzione elementare delle giovani per vivere così concretamente il messaggio evangelico del servizio ai fratelli più piccoli e poveri. Dalla loro scelta di vita è nata la Congregazione che continua a incarnare l’ideale delle tre sorelle. In questi anni è stato avviato il processo di beatificazione delle tre fondatrici, proclamate serve di Dio nel 1988”. 1.14- I secoli dell’oscurantismo e delle scomuniche. Nel 1700 e 1800, la percentuale dell’analfabetismo (non solo in Anticoli) sfiorava il 98 per cento (per gli uomini) e il 100% (per le donne) ma è scesa gradatamente (sotto il 90-80-70-60 e 50 per cento) soltanto dopo con l’Unità d’Italia, quando, per effetto della legge Casati del 1859, il Re Vittorio Emanuele II (in seguito alla breccia di Porta Pia del 1870) introdusse anche nelle regioni del centro Italia, l’istruzione elementare (obbligatoria e gratuita) per i maschi, e per le femmine; per le quali, imparare a leggere e scrivere, sotto lo Stato Pontificio era stato quasi sempre proibito. Tanto è vero che Pio IX, dopo la serie di scomuniche che, nel 1849, aveva dato agli ideatori della gloriosa Repubblica Romana, e perfino a coloro che “avessero partecipato alle elezioni violando il potere temporale” nel 1870 minacciò di scomunica anche il Re Vittorio Emanuele II, perché con la introduzione della istruzione elementare per tutti, si sarebbero lasciati i fanciulli ma soprattutto le fanciulle in balìa del Demonio. Infatti sotto lo Stato Pontificio, quando si parlava di scuola, si doveva intendere quella maschile, perché la femminile non

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esisteva e la nomina di qualche Maestra (laica o pia) cominciò a vedersi nelle province di Campagna e Marittima soltanto dopo il 1825; ma solo in alcuni comuni, non in Anticoli se è vero, come si legge a pagina 216 del volume più volte citato, che: Le Regole per le Maestre Pie. “Furono approvate da Gregorio XVI nel 1837” e recitavano testualmente: “In queste scuole si insegnano alle fanciulle i lavori donneschi, onde dare poi donne abili alle case; ed a fin che più si allettino le madri a mandare le figlie” ed anche per “imprimere ad esse le verità cattoliche, ammaestrandole continuamente mattina e giorno nella dottrina cristiana e nelle massime della religione” (Parte I titolo I n.2). Quanto all’istruzione civile si precisa che: “Le Maestre: 1°- insegnano a tutte il leggere; 2°- ad alcune più capaci, purchè sieno poche, che a molte non si potrebbe, insegnano a scrivere. E non meravigli nessuno, questa limitazione dell’insegnamento della scrittura, in quanto ritenuta meno essenziale della lettura, ai fini del nutrimento dell’ anima, perché “la parola è nel libro,come insegnava il famoso pedagogista cèco Jan Amos Comenius, ” Qui siamo al 1837, cioè 44 anni dopo che la vicenda religiosa delle tre sorelle si era conclusa ed a quasi un secolo, da quella che gli agiografi si sono ostinati a chiamare la loro Fondazione. Pertanto vien da chiedersi come le tre sorelle poterono diventare maestre delle fanciulle anticolane in quel contesto di particolare povertà spirituale e materiale, come lo stesso Magini dice nel presentare quella lapide. Nel testo inoltre si legge che: Distribuite in varie classi per età e per capacità individuali le alunne restavano tutto il giorno sotto la cura delle rispettive maestre, le quali però erano impegnate nello studio, nel lavoro e nella preghiera, essendo stabilito che “La scuola dura solo tre ore la mattina”.

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1.15 - Il severo giudizio sulle “scuole feminee” di Monsignor Sala Ed a pagina 219 è significativa l’attestazione espressa nel “Piano di riforma generale presentato a Pio VII nel 1816 da Monsignor.Giuseppe Antonio Sala, antico ed esperto uomo di curia e di governo, il quale trattando degli istituti di istruzione in genere, concludeva il relativo articolo XXX della seconda parte con questa esplicita dichiarazione: “Per non passare del tutto sotto silenzio l’educazione feminea (come accadeva quasi dovunque -n.d.r.) accenno che oltre ai monasteri e ai conservatori, nei quali occorrerebbero delle riforme per rendere inoperose le scuole venali, nelle quali delle donnicciole ignoranti ( e il caso di Anticoli già da mezzo secolo ne aveva le caratteristiche) non insegnano che inezie e pregiudizi”- “dilatando invece -aggiungeva- quelle sul modello delle Maestre Pie, possibilmente per tutto lo Stato Pontificio.” Delle quali però si contavano ancora sulle dita di una mano quelle esistenti e comunque erano quasi tutte male organizzate e lo rimasero fino al 1828, quando cioè il Papa Leone XII ratificherà lo stato di fatto di quelle già sorte, dichiarando l’Istituto delle Maestre Pie di Roma (e non altri istituti) in virtù del Breve del 6 ottobre: “Praeter puerorom institutionem”. Ed allora come si può credere che circa 40 anni prima all’epoca delle sorelle Faioli la organizzazione della scuola per le fanciulle fosse già diversa e migliore di quelle testè descritte? Specialmente se si pensa che il Conservatorio di Anticoli (come uno dei relatori, Floridi, ammette nel volume citato) non aveva mai potuto riavere la proprietà dei beni e le rendite relative ( per autofinanziarsi) che il Vescovo Bacchettoni gli aveva assegnato nel 1747. E fu il vero motivo per cui l’Istituzione delle Maestre Pie per le zitelle di Anticoli rimase sempre una chimera fino alla fine dello Stato Pontificio. Rimase tale, anche dopo la costituzione dello Stato Italiano, per il semplice fatto che, l’Istituto delle Clarisse era stato sempre, fino agli anni ‘60 un Convento di clausura (come a Fiuggi

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chiunque abbia più di 50-60 anni può ricordare) con tanto di grate alle finestre e di ruota girevole all’interno, che avevano sempre impedito alle religiose un pur minimo contatto con il mondo esterno. E dove vivevano nel silenzio, come nei precedenti 200 anni. 1.16 - “Il mondo fama di lor esser non lassa” Come si può far diventare maestre pie, beate e poi sante, delle povere zitelle vissute per oltre 60 anni “nel silenzio” e in una incomprensibile “pratica della virtù”? Quando quel sommo poeta che fu Dante Alighieri, nel terzo canto dell’Inferno nella Divina Commedia, parlando di coloro che in vita non davano alcuna ragione di parlare di sé, fa dire dal suo Maestro che,sono “coloro che visser sanza infamia e sanza lodo” e dopo aver precisato che il mondo di detti uomini “fama di loro il mondo esser non lassa” conclude con il più famoso dei suoi versi. “non ragionar di lor ma guarda e passa” Come si può pertanto, imporre ad una intera popolazione un teorema (come quello di cui si tratta) senza verifica alcuna con la realtà e con la storia e senza che alla sua base vi sia stata alcuna indagine conoscitiva, che trovasse “in loco” i riscontri della vita quotidiana e delle relazioni che le tre sorelle ebbero con i loro familiari e con le consorelle? Ad esempio, come si chiamavano e quante erano, le ragazze che venivano ospitate nel Conservatorio, per essere educate, oltre alle 7-8 zitelle che vi si trovavano? E quali materie queste ultime conoscevano e insegnavano alle altre? Chi erano i genitori delle fanciulle e quali rette versavano al Conservatorio, per farle studiare come allieve e non come convittrici aspiranti suore? A quale ceto appartenevano le une e le altre, poi diventate suore? Delle Faioli, i relatori affermano, che erano di famiglia agiata, ma si guardano bene dal citare in modo preciso i dati di quella agiatezza nelle pur copiose relazioni presentate, anche sui beni del Monastero. Inoltre, i relatori non portano alcun elemento per chiarire il grado di istruzione delle tre sorelle e non spendono una sola

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parola sulla loro personalità e sul loro carattere. E di quelle “massime” che ora si trovano esposte nel Monastero, come mai non c’è traccia nel volume che ricostruisce la loro storia? Sul loro grado d’istruzione c’è anche da dire che, nella pubblicazione del Raspa edìta nel 1992, viene riprodotto il frontespizio di un “libro appartenuto (come dice la didascalia) a suor M.Geltrude” sul quale si legge la scritta a mano “Ad uso di M.a Geltrude” Il documento si trova nel Museo dell’Istituto a Fiuggi Città, e viene spesso presentato come la prova che almeno la prima delle tre sorelle sapesse firmare. Ma quella grafìa non prova affatto che fosse la sua, ma semplicemente di chi le assegnava quel libro di preghiere. Occorre anche precisare che la più grande delle Faioli, era Teresa ed all’interno della Congregazione aveva assunto soltanto il nome di Maria Geltrude, mai quello di suora. Infatti essendo deceduta (a 63 anni) il 14 luglio 1779 senza aver potuto partecipare (a causa di malattia) al primo capitolo, non potrà neppure essere ammessa al voto di castità e di permanenza nel Conservatorio. Come invece faranno le altre 12 zitelle, il 4 giugno 1786, in S. Pietro, davanti al Vescovo Antonini. Il quale “A compimento stabile dell’ Opera Pia , nella seconda metà dello stesso anno dava alle stampe un volumetto contenente le Regole delle Religiose di S.Chiara.” Nelle relazioni degli agiografi sulle tre sorelle, non si fa neppure il minimo cenno alle fattezze del loro viso, dei loro occhi o dei loro lineamenti, per dimostrare che 250 anni fa fossero come ora ce le raffigurano nei depliant e nei poster; con i quali l’Istituto di Santa Chiara ha invaso le manifestazioni celebrative in Piazza, nelle Chiese e nei convegni, dove ce le fanno vedere “Belle, composte e immacolate” proprio come la iconografia cattolica vuole che siano i suoi santi e i suoi beati.” Così acutamente osservava Giordano Bruno Guerri, nel suo libro sulla storia di Maria Goretti (edìto nel 1985) che tante scomposte reazioni suscitò nella Commissione che aveva avviato il processo della sua canonizzazione. Alle quali il Guerri risponde: “La chiesa è libera di fare beate e sante chi vuole con

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il metodo che preferisce, ma lasci agli altri la libertà di analizzare modi e finalità che sono molto terreni e discutibili” (Specialmente (n.d.a) se coinvolgono anche le ignare popolazioni o le istituzioni pubbliche, quasi sempre chiamate a contribuire in modo massiccio alle spese delle relative celebrazioni). 1.17 - L’inflazione delle canonizzazioni. “Per la Chiesa (aggiunge il Guerri) il modello di donna è sempre lo stesso: vergine e possibilmente martire. Tutto ciò si conferma, come facente parte di un disegno più vasto che la Chiesa ha sempre perseguito e che si è decisamente consolidato con la politica dei santi che Giovanni Paolo II va favorendo e che ha il preciso obiettivo di dotare ogni paese dei suoi santi.” Con la sua lucida e documentata analisi, il Guerri ha cercato di dimostrare, come le procedure per le canonizzazioni di beati e di santi, siano spesso costruite sul nulla. Così sta’ avvenendo a Fiuggi, da quindici anni a questa parte, con la storia delle Sorelle Faioli, risalente al 1700, con la sola differenza, che nel modello di vergine e martire, solitamente delineato per le donne da beatificare, nel caso delle sorelle di Anticoli il termine “martire” viene sostituito da quello di “orfana”. C’è da dire inoltre che gli autori di questa nostra storia non si sono neppure documentati sulla circostanza che Fiuggi in quel periodo e fino al 1872 non si era mai chiamato Anticoli di Campagna, ma soltanto Anticoli. E nessuna Fondazione di Maestre Pie (seppur fosse un titolo di merito da riconoscere ai suoi ideatori) non risulta mai stata creata. Quindi anche il titolo “Anticoli di Campagna (Fiuggi) alla metà del Settecento. La Fondazione delle Maestre Pie” dato al loro libro, può definirsi storicamente infondato.

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1.18 - La verità nei loro necrologi. Inoltre, al fine di avvalorare la inattendibilità della tesi secondo cui le tre sorelle in tutta la loro vita sarebbero state Educatrici e Maestre Pie delle fanciulle anticolane, mi pare utile trascrivere: I necrologi sulle Faioli, rilevati dal Rassc Liber mortuorum [1774-1958] della Chiesa di S.Stefano e pubblicati sulle pagine 283 e 295 del volume agiografico che le riguarda: Teresa Faioli - A dì 14 luglio 1779. Passò all’altra vita Teresa Faioli di anni 63 mesi 7 e giorni 27, ricolma di meriti, esercitandosi in tutta la sua vita, nell’esercizio delle virtù, in particolare nella Carità del prossimo in servirlo nelli uffici umili e nel Silenzio. Cecilia Faioli - A dì 13 dicembre 1789.Passò all’altra vita suor Maria Teresa Faioli di anni 70 mesi nove e giorni 15, ricolma di meriti, esercitandosi in tutto il tempo di sua vita nelle virtù cristiane, in particolare nella S.Orazione e Prudenza. Antonia Faioli - A dì 21 gennaio 1793.Passò all’altra vita suor Maria Geltrude Faioli di anni 69 mesi sei e giorni undici, ricolma di meriti, essendo stata fervorosa e sollecita nel servizio di Dio, esercitando tutte le virtù e in particolare era amante della S.Purità, sì nelle parole come nei fatti. Leggendo questi necrologi, pieni di enfasi sui meriti e le virtù delle tre sorelle, viene da chiedersi come mai, non vi sia in essi riferimento alcuno alla missione di “Educatrici” e di “Maestre Pie” che le Faioli, avrebbero esercitato per tutta la seconda metà del Settecento? 1.19 - L’Arciprete Girolami, il vero Fondatore. E pensare che nel caso della storia fiuggina, il personaggio che meritava di essere preso in seria considerazione, per la glorificazione del suo carisma e del suo concreto operare, era l’Arciprete Girolami. Il quale, proprio nel libro dedicato alle Sorelle Faioli, anche se spesso si cerca di denigrarlo, viene fuori come il vero Fondatore della Congregazione.

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Tuttavia proprio di lui, nel Museo allestito nella Casa Generale dell’Istituto, non c’è alcun ricordo, né ritratto tra quelli dei prelati (Caraffa, Antonini, Bacchettoni) e di altri personaggi apparsi nella storia delle tre Sorelle e dell’Istituto. Don Girolami fu anche l’ideatore del progetto, mai realizzato, del Conservatorio con annessa scuola per le fanciulle. Come ancora nel 1780, in una Dedica al Vescovo Cirillo Antonini (pag.283) voleva che diventasse. Nella dedica infatti don Girolami, ricorda che “Sin da verso il principio di questo secolo” il tentativo del Mons. Bassi, di aprire nella Città di Anagni “una Scuola Pia per la buona educazione delle fanciulle, proficua per tutta la diocesi” a distanza di circa un secolo non era ancora stata creata. E dopo aver chiarito che la causa di ciò fu dovuta anche alla scarsa volontà delle “vergini divote, che ( anziché dedicarsi al solo obbligo della scuola) preferirono “appigliarsi al buon partito” (cioè maritarsi) perché questa, sarebbe stata per loro una “ miglior condizione e sicurezza.” Alla fine conclude che, in tal modo si favorì la priorità della costruzione di un Monistero (come già si vede col titolo della Carità) ed anche perché a ciò si provvide con straordinario zelo, col mezzo di prudentissimi consigli, rettissime dottrine e tant’altri disordini.” Al punto che “ il Reverendissimo Prelato, mai però ebbe la desiderata consolazione sopra a sette lustri scorgere, come in Città, coltivate le Figliole diocesane; le quali per questo o per ignoranza o impotenza o maltalento dei genitori, non ricevendo istruzione, né spirituale, né manuale da veruno, veniva la sua anagnina in quelle membra a patirne non poco.” In quella Dedica dell’Arciprete Girolami si scopre quindi che in Anagni nel 1780, c’era soltanto il Monastero della Carità e non la Scuola per le fanciulle, come invece il relatore (a pag.231) sostiene, quando dice che “Teresa Faioli insieme con la Tardioli si recava per quattro mesi (dal 7 gennaio al 3 maggio 1748) nel Monastero Claudiano in Anagni per imparare, dovendo aprire il Conservatorio.”

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Ma egli non dice che vi andarono “per applicarsi di tutto spirito alle virtù e alli lavori manuali” come invece precisa (a margine della stessa pagina) l’ arciprete Girolami, nella lettera che le accompagnava. Infine, il Girolami nella Dedica all’Antonini spiega l’origine e il fine della Pia Opera nel modo seguente: “Non deesi pensare che siasi aperto in Anticoli un Monastero formale con clausura, dove un Luogo, che attenda a se con la sola Contemplativa. No.Di questi ve ne sono a bastanza.nei quali può compitamente soddisfarsi il ceto donnesco, cui piace tal genere di vita. La sua creazione è di un semplice Conservatorio, o sia un Gineceo posto sotto il patrocinio potentissimo di Maria Immacolata e composto di tre sorti di donne”: 1° di quelle si ritirano per essere maestre; 2° di chi vuol convivere sino alla morte, senza tale disegno; 3° di altre che vengono a tempo per essere educate. Insomma, secondo lui, doveva essere un Gineceo “regolato con una vita mista riguardante il bene di chi voglia ritirarvisi e l’ammaestramento insieme delle estere fanciulle del Paese e di tutta la diocesi” affinché le fanciulle siano ammaestrate non solo ne’lavori propri e manuali e nell’esercizio di leggere, ma più principalmente importa ne’ misteri della nostra santa fede, nell’ubbidienza e rispetto verso i maggiori; nella purità e modestia tanto propria e necessaria del sesso loro”. Ed affinché un simile istituto fosse posto sotto il comando dei vescovi “e a petizione dei paesi coll’aprimento delle scuole in tutta la diocesi.” 1.20 - Nel 1786: solo Cecilia e Antonia diventano suore. Da ciò che don Girolami scriveva in quel 1780, salta evidente il rammarico di non essere ancora riuscito da quel lontano 1747 ad aprire la scuola per le Fanciulle, sul modello delle Maestre Pie, come da qualche parte qualcuna ne stava sorgendo (ma fuori delle province di Marittima e Campagna).E lui ancora sognava di

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aprire proprio in Anticoli, un esperimento di scuola per le fanciulle. Tanto ciò è vero che quella dedica, rivolta all’Antonini, non era altro che la premessa alle Regole che lui stesso aveva scritto (testo in appendice) per la istituzione di quella scuola, il cui sogno lo assillerà fino alla fine della sua esistenza. Infatti cinque anni dopo morirà proprio con l’amarezza di non essere riuscito a recuperare i beni e le rendite dell’Ospedale e della Chiesa, che erano l’unico mezzo per procurare alla Congregazione i contributi del Buon Governo sia per l’apertura che per il funzionamento di una scuola vera, come lui l’aveva sempre desiderata. E a pagina 261, il relatore, nel dare notizia della sua morte (avvenuta il 6 Agosto 1785) non può fare a meno di ammettere che: “l’Arciprete Domenico Girolami, con grande tenacia aveva appoggiato e sostenuto sin dall’inizio la nuova istituzione” Inoltre prosegue, dicendo che il vescovo Antonini, dopo aver ammesso (nel 1786) le suore al voto semplice di castità e di permanenza nel Conservatorio, a compimento stabile dell’Opera Pia, dava alle stampe nella seconda metà dello stesso anno un volumetto contenente le “Regole delle Religiose di S.Chiara del Conservatorio di Anticoli.” Infine, anziché dire che le “zitelle” finalmente erano diventate suore, chiude così il suo teorema: “Le antiche Maestre Pie erano ora suore a tutti gli effetti.” Ma il relatore in questa occasione trascura di ricordare che, Teresa (la prima) era morta da sette anni, senza diventare suora, e che le altre due, lo diventarono a 67 anni Cecilia e a 62 Antonia. L’ammissione di questi dati significativi avrebbe probabilmente creato qualche problema alla Commissione per la causa dei Santi, dato che, nel processo di beatificazione si è fatto del tutto, da parte dei postulatori, per accomunare il destino delle tre sorelle, ma oltre al silenzio nel quale sono sempre vissute, non hanno potuto certificare nient’altro all’infuori delle evanescenti

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virtù, che ripetutamente hanno voluto attribuire loro nelle relazioni e nei libri che le glorificano. Nel volume che abbiamo sin qui esaminato, si parla dell’Arciprete Girolami in almeno 60 pagine ed in una di esse si legge che: “Nel 1747 l’Arciprete Domenico Girolami, dopo aver assistito in vari modi le tre sorelle ed aver aveva seguito i primi passi della scuola, “si muove per far acquisire ad essa una sua stabilità “giuridica” per ottenere la quale si rivolse al vescovo Bacchettoni “che condiscese” E dietro richiesta delle “ zitelle di Anticoli”- il 17 agosto 1747- emetteva un decreto di erezione canonica del Conservatorio con sue regole, deputando l’Arciprete Domenico Girolami, precipuo Promotore ed Istitutore di codesta Pia Opera.”

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1.21 - Appendice sulle Regole.

Nel libro “La Santa avventura delle Sorelle Faioli” di Giampiero Raspa (edìto nel 1992 dalla Biblioteca Latium, dell’ISALM di Anagni) vengono integralmente pubblicate le Regole Prime e Seconde, dettate rispettivamente dall’Arciprete Girolami nel 1780 e dal Vescovo Antonini nel 1786. Nel riportare qui di seguito alcune parti, vediamo che in esse c’è la prova: che le clarisse, e le Faioli in particolare, non furono mai né educatrici né maestre pie delle fanciulle. E non lo furono per il semplice fatto che, non avendo mai potuto avere i mezzi per creare una scuola, furono alla fine costrette a rinunciare a questa loro aspirazione e ad accettare che la Congregazione si trasformasse in comunità religiosa. La quale fu “Sviluppata dall’Antonini con l’appoggio del Girolami e con il consenso entusiasta della comunità femminile” come lo stesso Raspa scrive a pagina 74 del suo volume, quando riporta integralmente le Regole Prime, dove una cospicua parte è dedicata alla Scuola, mentre nelle Regole Seconde, quel capitolo viene totalmente soppresso. A questo punto, sarebbe interessante riportare i testi di entrambe le Regole che l’autore del libro ha voluto trascrivere in oltre 70 pagine. Sarebbe utile, se non altro per far sapere ai lettori da quale spirito oscurantista, gli assistenti spirituali dell’epoca, erano animati nel dettare le loro regole alle fanciulle. Regole che, non erano affatto dissimili da quelle che gl’integralisti islamici impongono alle donne nei paesi mussulmani. Qui ci limitiamo a riportarne solo alcune parti, non senza rilevare la grossa contraddizione in cui il Raspa spesso cade, ogni volta che tenta di accreditare le zitelle di Anticoli, come antesignane della istruzione delle fanciulle. E lo fa quando, nel dare notizia della trasformazione della Congregazione, in comunità religiosa (dove però il fine della Scuola scompare) e nel descrivere la vita interna della comunità, alla pagina 99, trova ancora il coraggio di sostenere che: “La scuola è la vera ragion d’essere del Conservatorio; essa non solo è un elemento storiografico di rilievo, ma è l’elemento

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vitale, propulsore della religiosità espressa dalla comunità femminile di Anticoli” Poi prosegue: “La scuola come ideale e come prassi è presente sin dai primordi della comunità anticolana. Nella Breve notizia è ricordata come elemento primitivo della vocazione delle Faioli: “Le prime a muoversi furono le tre zitelle Faioli” (…). Indi crescendo il fervore, si aprì come una scuola dalle ridette per ammaestrare le ragazze nelli rudimenti della nostra santa Religione.” In quel “come scuola” il testo ora citato ha involontariamente riassunto l’aspetto innovativo “pionieristico” della iniziativa delle tre sorelle. In effetti, il loro primo impatto con la realtà esterna, la loro decisione non fu certo facile.” Perché nei primi anni, cerca di dire, le difficoltà da superare furono molte. E i tentativi per superarle dovettero scontrarsi con la “realtà sociale nella quale andavano a incidere.” Subito dopo deve ammettere che: “Qualsiasi tentativo di ricostruire lo svolgimento di questi primi anni è destinato a naufragare, per l’assenza totale delle fonti al riguardo...” Alla fine conclude. “Col passare degli anni, la prassi così fortemente innovativa (sempre della scuola) è andata stabilizzandosi…e la definizione di Maestre Pie (ma senza esserlo) viene comunemente usata per le appartenenti al Conservatorio”. A questo punto viene da chiedersi come mai, nonostante che alla metà del settecento fosse sorta in Anticoli quell’ “attività educativa” di così grande significato, la quasi totalità della popolazione che già viveva nel più assoluto analfabetismo, fu costretta a rimanervi per un altro secolo e mezzo. Cioè fino a quando (con l’Unità d’Italia) il Governo del Re Vittorio Emanuele II non introdusse l’Istruzione pubblica (obbligatoria e gratuita) per maschi e femmine, anche nelle regioni dell’ex Stato Pontificio? Ma ciò avvenne (come abbiamo già visto) nonostante che Papa Pio IX avesse minacciato quel Re di scomunica, qualora avesse firmato quella legge, “perché con essa si sarebbero lasciati i fanciulli in balìa del Demonio.”

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1.22 - Nel 1780: Le “Regole Prime”(anche per la Scuola). dettate dal Girolami

Nel libro del Raspa sono riportate (da pagina 189 a 241) con la dedica preliminare al Vescovo Antonini (già citata nelle pagine precedenti). Parte Prima. Capitolo I – Delli Superiori - Del Direttore – Della Superiora – Della Vicaria. Capitoli II – Delle officiali di dentro – Della Maestra di novizie - Della depositaria – Della dispensiera – Della Proveditora – Della Segretaria – Della Portinaia – Delle Serve – Delli officiali esteri – Del Ministro o sia Deputato – Del Garzone. Capitolo III – Delle novizie Maestre, Convittrici ed Educande e delle rispettive loro dozzine e doti – Capitolo IV – Delle scuole – Della superiora delle scuole – suoi obblighi. Capitolo V- Della povertà dl Conservatorio e delle scuole – Del vitto – Lezione ed altro in tavola – Dell’abito – Del dormire. Capitolo VI – Del ritiro e solitudine – Del proprio distacco – Della loro separazione ed esteri – Lontananza da parenti, medico e confessore. Capitolo VII – Della mortificazione. Capitolo VIII – Delle Maestre – Delli loro pregi e prerogative – Del loro buon esempio – Della loro carità – Della loro ubbidienza – Del loro disinteresse. Di quello che deono insegnare a scuola - Di quello che deono fare in Conservatorio e in scuola - Sacramenti esercizi e lezione spirituale – Esclusione de maschi dalle scuole – Penitenza di scuola - Scolari discole – Osservanza dell’orari. Capitolo IX- Della vacanza a spasso del Conservatorio e delle scuole e della confessione e della comunione che deono fare. Capitolo X – Delli defonti.

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Parte seconda. Capitolo I - Del tempo. Del riposo. Del sorgere edi quel che debba farsi, prima dìaprirsi la scuola. Capitolo II – Del segno per le scolari. Dell’ apertura della scuola e della direzione. Capitolo III – Del principio. Proseguimento e fine dell’Istruzione. Dottrina cristiana - Conclusione della Scuola. Capitolo IV - Dell’apparecchio e di ciò che segue alla Messa. Capitolo V - Della scuola del giorno. Capitolo VI – Officio della Madonna. Parte terza rituale. Capitolo I – Della vestizione. Delle Maestre. Capitolo II – Del principio e fine della orazione mentale. Capitolo III - Orazione doppo la disciplina. Capitolo IV – Della benedizione, della mensa prima del pranzo.- Formulario per la distribuzione delle ore, per diverse devozioni da farsi e per le dottrine da insegnarsi dal Conservatorio di Anticoli, come pure dalle scuole a lui soggette. Metodo per la meditazione. Divisione in quello dee farsi prima di essa, in essa e dopp’essa. Note - Per le Regole Prime, dettate dall’Arciprete Girolami, ci sembra utile riportare il capitolo, dove si parla di ciò che le Maestre dovevano insegnare nella scuola. E’ questa la parte più significativa, perchè dimostra quale fosse l’insegnamento che le zitelle del Conservatorio potevano e dovevano impartire alle fanciulle. Ed era un insegnamento (come risulta dalle seguenti prescrizioni) che non aveva niente a che vedere con la istruzione, nel senso culturale del termine, ma soltanto un rigoroso e severo indottrinamento religioso.

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“Numero 6 del Capitolo VIII ” Delle maestre” (pag.212). “Di quello che deono insegnare nella scuola. “Tutto l’impegno delle Maestre in scuola sarà: insegnare alle fanciulle l’amore a servire Gesù ed ogni sorta di lavoro manuale convenevole alle donne e però insegneranno le cose che sieguono: 1 – Di far l’orazione vocale e di preghiera e ben bene l’orazione mentale, secondo si prescrive all’ultimo di queste Regole.” 2 – Impararli la dottrina cristiana a tenor di quanto trovasi scritto parimenti al fine, come pure la Breve di Bellarmino, con farli di tanto in tanto disputare, per farle imprimere ben bene le domande e stimolarle maggiormente ad imparare. 3 – Principalmente a confessarsi e comunicarsi con le dovute disposizioni, per la mancanza delle quali ed in specie delle donne, atteso il loro…più speciale rossore, vanno a male le confessioni nella maggior parte e si riempie di anime l’inferno. 4 – in farli prediche e discorsi più volte la settimana sul peccato mortale e veniale per fargliele concepire un aborrimento e un odio sommo. 5 - Le imprimeranno un vero amore alle virtù cristiane, insegnandole il vero modo di praticarle, con farle imparare per tale effetto a mente diversi atti per ciascheduna delle medesime virtù, delle quali le principali siano l’umiltà e la santa purità. 6 - La devozione a Maria SS di cui non ve n’ha pari ed il quotidiano ossequio al S.Angelo custode, al santo del proprio nome e ad altri santi avvocati. 7- Insegneranno la modestia e loro esteriore composizione seben lontana da veruna affettazione:1° in chiesa 2° in casa e 3° nelle strade, 4° nelle campagne proibendoli ogni canzone profana ed insegnandole per tale effetto delle canzoncine spirituali con le sue corrispondenti ariette. 8 - Il tratto civile, il parlar modesto, le buone creanze, il rispetto al padre e alla madre ed alli Superiori sì spirituali che temporali.

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9 - Il leggere a tutte e lo scrivere il latino, con sommare ancora a quelle doveranno farsi religiose o entrar Maestre nel Conservatorio, ma anche di questo siavi la certezza altrimenti lascino. 10 - Finalmente impareranno il cucir bene, il far calzette, il far merletti, il ricamare e lavori simili. Qual numero dee tutto servir ancora per la Maestra delle novizie del Conservatorio posta nel Capitolo 2° mutato solo che alle educande e semplici convittrici non impari lo scrivere, tanto pernicioso alle donne che non hanno impiego veruno, che lo ricerchi. 1.23 - Nel 1786: Le “Regole Seconde”dettate dal Vescovo Antonini - (Prive del capitolo scuola).

Nel nome di Dio

Comincia la Regola della Religione di S.Chiara del Conservatorio di Anticoli.

Capitolo I

Tutte quelle che lasciate la vanità del Mondo, vorranno entrare e perseverare nel vostro Conservatorio necessariamente hanno da osservare questa legge di vita e disciplina, vivendo tutte in obbedienza e vita comune sotto una superiora, in castità, santa carità e ritiratezza. Capitolo II -Che sieno santamente ritirate. Capitolo III -Delle zitelle che sì hanno da ricever. Capitolo IV -Dell’abito ch’hanno a vestire. Capitolo V -Che debbano stare in dormitori. Capitolo VI -Come hanno da dir l’Offizio della Madonna. Capitolo VII -Da chi hanno da ricevere i sacramenti.-

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Capitolo VIII -Degl’ esercizi delle zitelle. Capitolo IX -Del silenzio che hanno da osservar. Capitolo X -Del modo di parlare. Capitolo XI -Delle mortificazioni. Capitolo XII -Dell’inferme. Capitolo XIII -Della portinara. Capitolo XIV -Della Chiesa.. Capitolo XV -Chi possa entrare nel Conservatorio. Capitolo XVI -Che niuna possi uscir fuori. Capitolo XVII -Della Superora e dei suoi Offici. Capitolo XVIII -Del Ministro del Conservatorio. Capitolo XIX -Della dozzina e Dote a pagarsi. Capitolo XX - Che le religiose non siano negligenti nell’osservanza di queste regole. Seguono altre sette pagine dedicate agli orari da osservare . per la novena del Santo Natale Nel Conservatorio di Anticoli - Nonché gli orari distinti e diversi per i mesi di Maggio,giugno,luglio . Agosto,settembre.ottobre - Novembre, dicembre,gennaio – Febbraio,marzo,aprile.

CYRILLUS ANTONINI

Dei, & S. Sedis Apostolicae gratia Episcopus Anagniae,Terra Acuti Dominus SS. D.N. Papae Praelatus Domesticus, ac solio Pontifico Assistens.

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PARTE SECONDA

APPROFONDIMENTI

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II

APPROFONDIMENTI

2.1 - Sulle scuole e sulla Congregazione.

Nella prima parte di questo saggio, ho citato lo scrittore Natale Tomei, che, essendo stato insegnante e direttore didattico per tanti anni, nella sua Storia di Vico nel Lazio, del 1999, ha dedicato anche alla scuola, un’attenta ricerca. Infatti, dopo aver trattato delle scuole esistenti sotto lo Stato Pontificio, come abbiamo già visto, arriva a concludere che “Prima del 1825 nelle province di Marittima e Campagna non si può assolutamente parlare di scuole per le fanciulle” e lo dimostra facendo riferimento ad una lettera che il Gonfaloniere di quel Comune Condidori, scrive al “Delegato Apostolico per la scuola femminile” per dirgli che: “Necessario purtroppo sarebbe che in questo Paese venisse stabilita una scuola somigliante Pubblica Opera Pia.” Non a caso il Gonfaloniere parla di Pubblica opera Pia, perché solo in tal modo le scuole per le fanciulle (come quelle per i maschi) potevano ricevere i contributi della Comune (o del Buon Governo) per pagare le Maestre Pie. La qual cosa ad esempio, per le monache del Monastero di Anticoli, come vedremo più avanti, non è mai avvenuta. Nei registri originali (qui riprodotti) esposti in aprile e maggio 2002, in una mostra dell’Archivio di Stato di Frosinone , avente per tema: “La condizione femminile dal XV al XX secolo” risulta che all’epoca della visita eseguita in virtù del Breve il 2 luglio 1824 la situazione delle scuole era la seguente. Comunità di Anagni (ab.5.541)- Qualità delle scuole, pei maschi: Elementare. Per le femmine: assegno alle monache della Carità, per l’istruzione alle fanciulle nel leggere, scrivere, dottrina cristiana e lavori, ma non per una vera scuola.

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Onorari ai Maestri - scudi 50 - alle Maestre - scudi 60 - Totale per Comune - scudi 110. Comunità di Acuto (ab.1.626) - Pei maschi: Elementare e Grammatica - Per le Femmine: Una Maestra delle Fanciulle, per leggere , dottrina cristiana e lavori. Onorari ai Maestri scudi 25 – alle Maestre scudi 15 – Totale per Comune: scudi 39. Comunità di Anticoli (ab.1.435) – Pei maschi: Elementare e Grammatica – Per le Femmine: Scuola delle Fanciulle esercitata dalle Monache Clarisse – Onorari ai Maestri scudi 28 – Alle Monache delle clarisse: nessun onorario della Comunità veniva assegnato per l’istruzione elementare (vedremo più avanti perché - n.d.r.) Totale per Comune, scudi 28- Comunità di Carpineto (ab.2730)- Pei Maschi: Janua e Grammatica- Onorario per il Maestro scudi 53 - Per le Femmine: nessuna scuola è indicata nel prospetto (e di conseguenza nessun onorario per la Maestra – n.d.r). Come si vede, nel 1824 in nessuno dei citati quattro Comuni della Diocesi di Anagni esisteva la presenza delle Maestre Pie, le quali, a prescindere da chi le avesse formate o gestite, avrebbe in ogni caso, avuto dalla comunità i contributi per mantenerle. Eppure, tra i predetti comuni c’erano Anagni e Carpineto, che per la loro importanza nella storia della Chiesa, erano più attrezzati per creare delle vere scuole, anche se di carattere religioso. Ma anche per questi due capoluoghi il discorso sulle Maestre Pie si potrà fare soltanto dopo il 1830 e come vedremo, solo per Carpineto, non per Anagni. 2.2 - Lo Stato delle scuole in Marittima e Campagna. (Per il triennio 1824-1827) Nella seconda parte del “Prospetto delle scuole comunali” c’è la conferma delle predette considerazioni:. (A termini del Breve Apostolico- 2 luglio 1824 e della Bolla degli studj 28 agosto detto anno, nonché delle ulteriori facoltà sovrane comunicate con dispaccio della S. Congregazione de’ studj in data 7 settembre 1824).

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Per Anagni è previsto quanto segue: Qualità delle scuole pei i Maschi: Tre scuole elementari, col metodo degli Ignorantelli- Assegno al seminario, per l’intervento della Gioventù della Città a tutte le scuole dello stesso Seminario – Per le Femmine: Assegno alle Monache della Carità per l’istruzione delle Fanciulle nel leggere, scrivere, dottrina cristiana e lavori – Onorarj ai Maestri degli Ignorantelli, scudi 150 – del Seminario,scudi 200 – Alle Monache della Carità, scudi 60- Totale per Comune scudi 410- Per Acuto: Qualità delle scuole – Pei maschi: Elementare col metodo degli Ignorantelli e principi di grammatica, scudi 40 – Per le Femmine.Una Maestra delle Fanciulle per leggere,dottrina cristiana e lavori, scudi 15 -Totale per Comune, scudi 50. Per Anticoli: Qualità delle scuole - Pei maschi: Elementare col metodo degli Ignorantelli, scudi 40 - Per le Femmine: scuola per le Fanciulle esercitata dalle Monache delle clarisse. Nessun salario della Comunità veniva loro assegnato perché “le Monache godono, per l’oggetto, dei beni dell’Ospedale di S. Antonio, accordati al Monastero con Chirografo Pontificio”. (A questo proposito c’è da dire che, tra il Monastero e la Comunità di Anticoli, già da quando detti beni gli furono ceduti per il mantenimento del Conservatorio e della scuola per le fanciulle che le monache volevano creare, queste ultime avevano avanzato varie suppliche, per avere i contributi che la Comune aveva cessato di corrispondere per quei beni. Evidentemente, dopo trenta e più anni, le suppliche delle suore non erano mai state accolte ed il Conservatorio non aveva ancora entrate sicure per sostenere una vera scuola. Come in effetti, non ebbe neanche in seguito, perché fino alla fine dello Stato Pontificio la Congregazione di S. Chiara non ha avuto mai queste possibilità ed anche perché fino agli anni ’50, quello delle Clarisse è stato sempre un Convento di clausura, con tanto di grate di legno, sia alle finestre che si affacciano su Via Maggiore sia a quelle che si affacciano sulla Piazza del Comune. E questa fondamentale circostanza, tutti i fiuggini che abbiano più di 50 anni la possono ricordare.

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Per Carpineto: Dove questa era la qualità delle scuole: Pei Maschi: Elementare, col metodo degli Ignorantelli e Grammatica, scudi 100 - Per le Femmine : erano previsti 24 scudi per due Maestre Pie. Totale per Comune scudi 124. Ma la presenza effettiva di due Maestre vi sarà soltanto dopo il 1830 anche perché le Maestre Pie godevano anche dei beni testati a favore della scuola delle Fanciulle, da Angelo Giammaria. Il che conferma la tesi, secondo la quale, a prescindere da chi avesse formato o gestito le Maestre Pie, la Comunità, avrebbe sempre assegnato i contributi per mantenerle. Dal “Prospetto generale delle scuole comunali delle Province di Marittima e Campagna”, esposto nella Mostra, allestita in aprile e maggio del 2002, dall’Archivio di Stato di Frosinone, ho potuto rilevare dati molto interessanti, sulla condizione di arretratezza in cui, nel 1824, le Scuole Primarie dello Stato Pontificio ancora si trovavano. Sempre che si possano definire scuole, quelle che, come scopo iniziale e finale, più che l’istruzione generale dei giovani, abbiano l’indottrinamento religioso. 2.3 - Per le femmine niente scuole pubbliche. Eppure, ci troviamo a ben 30 anni, dalla la scomparsa delle tre sorelle di S.Chiara in Anticoli, che, a distanza di altri 170 anni si sono volute elevare al rango di Educatrici e Maestre Pie delle fanciulle anticolane. Perché agli ideatori della loro storia, evidentemente non era sufficiente , ai fini della loro beatificazione, il solo ruolo di Fondatrici della piccola comunità. Per la costituzione della quale l’ Arciprete Girolami, per carità cristiana, le aveva aiutate radunarsi insieme ad altre zitelle, ma semplicemente per sottrarle all’indigenza in cui si erano trovate dopo la morte dei genitori e soprattutto perché potesse esser loro impartita la Dottrina cristiana, in modo da favorire quell’opera di proselitismo, che la Chiesa romana ha sempre perseguito come suo fine primario.

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Ebbene un primo dato significativo che dal Prospetto viene fuori, è che nelle due province prese in esame, soltanto 19 erano i comuni che registravano una parvenza di scuola. E di quei 19 comuni, soltanto 11 avevano l’istruzione Elementare e di Grammatica, ma solo per i maschi. Forse perché, per le femmine, colpite da sempre dal peccato originale di Eva, tutto ciò che poteva essere consentito all’uomo, rimaneva ancora un tabù. E se proprio si dovevano avviare all’istruzione ecco che le fanciulle venivano costrette, ad andare, non dai maestri (canonici o laici che fossero) bensì dalle suore.Le quali, ancora oggi hanno, più lo scopo di favorire le vocazioni, anziché quello di preparare le giovani ad affrontare la vita , senza timori e pregiudizi. Ecco perché le scuole pubbliche per le femmine, sotto lo Stato Pontificio, non furono mai istituite e se proprio qualcuna doveva esserci, si trovava in qualche istituto di suore. Nelle quali però, le materie previste erano, anche qui, la dottrina cristiana e i lavori donneschi, non già il leggere e scrivere, che le stesse suore, che avrebbero dovuto insegnare alle fanciulle, spesso ignoravano. 2.4 - Maestri sacerdoti per gl’Ignorantelli. Per dare l’idea della qualità delle le scuole dell’epoca, in questo caso maschile, basti riportare qualche brano (che il Tomei trascrive nella sua Storia di Vico) del Regolamento che il Delegato apostolico, Giovanni Antonio Benvenuti, per la Provincia di Marittima e Campagna, in data 1°gennaio 1825 detta per le scuole elementari, sul sistema degli Ignorantelli: “I maestri devono essere “sempre sacerdoti, buoni e capaci”; i fanciulli devono modellarsi, dietro gl’insegnamenti e…dietro il buon esempio del precettore, di contegno grave, silenzioso, prudente e savio; in ogni scuola ci devono essere il crocifisso, la Madonna e l’acquasantiera”.

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“Oltre a insegnare a leggere e scrivere ed a fare dei conti, sia particolare cura di ogni maestro elementare di istruire i fanciulli nella Dottrina Cristiana e saper tutti i misteri principali della fede” “Di rendere obbligatorio il concorso di ogni fanciullo del luogo alle stesse scuole elementari dall’età degli anni cinque alli sette; a meno che si tratti di fanciulli di famiglie ricche, le quali possono essere istruite nelle case rispettive.” Altre conferme a quanto sin qui descritto sulle scuole di allora e sulla qualità del loro insegnamento, vengono dalla stessa Mostra anche per il triennio successivo.

2.5 - Stato delle scuole per il triennio 1827 – 1830 In un altro documento, viene registrato, comune per comune, lo stato attuale delle scuole e i bisogni per il futuro, con queste voci: “Condizione attuale degli studi” Numero delle scuole - Metodo d’istruzione in ogni singola scuola – Numero medio dei discepoli -Personale dei maestri e loro nomine - Biblioteche e i musei - Salario annuo - Legati, donazioni, assegni - Bisogni dovuti per l’incremento o sviluppo”. La citazione di soli due comuni ci sembra sufficiente per rappresentare la condizione, in cui si trovavano, anche dopo il 1830, le scuole del Circondario della Delegazione Apostolica di Frosinone : quelli di Anagni e di Ceprano. Per Anagni si legge quanto segue: “Condizione attuale degli studi: pessima” – “Numero delle scuole: -Un maestro abbecedario - Nel seminario, grammatica -inferiore e superiore, umanità, retorica e filosofia – Per le donne si occupano le monache della Carità ed una Maestra.” Metodo d’istruzione: Il maestro abbecedario istruisce su i rudimenti di leggere e scrivere. Il seminario, sulla lingua latina con la Janua e col Porretti; in umanità e retorica col Deculonia; in filosofia con autori non adatti.”.- Numero medio dei discepoli: 100 “–“ Personale dei Maestri e loro nomine: Il maestro abbecedario scelto dal Consiglio municipale, quello del Seminario dal Vescovo”.- Biblioteche e musei: piccola

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biblioteca in Seminario, una macchina elettrica e pochi altri istromenti fisici – “Salario annuo: 436 – “Legati, donazioni, assegni: dalla Comune, nulla riguardo a legati”-“Bisogni dovuti per l’incremento o sviluppo: una scuola di mutuo insegnamento, un liceo” Per Ceprano: anche per questo Comune, la condizione degli studi era “ pessima”. C’era “Una scuola elementare ed altra pei principi della lingua latina fino a tutta la grammatica, ma solo per i maschi, che erano 20 ed una Maestra Pia per le fanciule, che erano 30”alle quali però, “non si insegnava a leggere”- I maestri per i maschi: “ erano sacerdoti, scelti dal Vescovo”. Come si vede la precedente condizione esistente nel triennio 1824-1827, si può dire sia destinata a rimanere immutata, anche nel triennio successivo, se è vero che anche per un capoluogo come Anagni, sede di diocesi, la sua qualità viene definita “pessima”. Ed anche se vi compare per la prima volta la presenza di una Maestra Pia, non si può dire che le fanciulle venissero istruite meglio che nel passato, se è vero che anche ad esse , oltre ai lavori donneschi, la dottrina cristiana e talvolta il leggere, lo scrivere era assolutamente proibito. Tale divieto rimarrà fino alla fine dello Stato Pontificio, perché per essere maestra pia non era necessario che imparasse a leggere ed a scrivere e quindi lo potesse insegnare alle fanciulle. Qui c’è un’altra prova delle tante forzature che gli studiosi hanno tentato di fare, quando a pagina 231 in una loro relazione, pur di far passare, come Educatrici e Maestre Pie, le Sorelle Faioli, citano come prova regina, l’ episodio del soggiorno di quattro mesi che la più grande di esse (Teresa) e l’altra zitella Domenica Tardioli, trascorsero nel Monastero della Carità di Anagni, per dimostrare che vi andarono per apprendere il metodo d’istruzione, per poterlo poi trasferire nel Conservatorio di Anticoli che stavano creando. Alla stessa pagina 231, quando riportano la descrizione dettagliata dell’episodio con la seguente nota, forniscono la prova che lo scopo iniziale della comunità di zitelle prima e di suore poi, non era mai stato cambiato.

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2.6 - Anno 1748: Monastero della Carità di Anagni. “Solo virtù e lavori per le zitelle di Anticoli.” Nell’Archivio del Monastero “Libro nel quale devono notarsi quelle zitelle per essere educate in questo Monastero”- Pag.9 alli 7 gennaio 1748 vennero d’Anticoli le oneste zitelle Teresa Rosi e Domenica Tardiola, le quali vi “anno” dimorato sino alli 3 di maggio dello stesso anno, essendo venute per imparare, dovendo aprire il Conservatorio e il Monastero l’ ha tenute per carità.” Teresa Faioli è detta Rosi per un errore (che si rileva anche da altri documenti ) dovuti alla parentela del fu abate Rosa.Nel medesimo archivio è conservata una breve lettera del Girolami (l’Arciprete di Anticoli) alla Priora in data 17 gennaio 1748, in cui si legge tra l’altro: “Mi piacerebbe udire per il Latore li portamenti delle medesime”-spera-“ che queste s’applicheranno di tutto spirito alle virtù ed alli lavori manuali”. Queste poche parole (per il relatore) sono utili per illuminare il carattere autoritario del Girolami e la concezione che egli aveva del suo ruolo di Direttore del Conservatorio”. Inoltre a piè di pagina 232 sotto la voce “Posizione Antonini” si fa riferimento a varie suppliche che “Il Segretario Joseph Livizzani” a nome de “ Li zelanti della Terra di Anticoli, e delle “ Maestre Pie” chiede , colla prima, di fare in modo che, alla casa del “(detto) Luogo Pio, nascente, affatto privo di rendite, si prevede, non poter più oltre (sus)sistere colle sole elemosine siano uniti i fondi dell’Ospedale di detta Terra (di rendita annuale circa scudi trenta) acciocché la detta casa possa dare “il ricovero alli passeggeri mendichi “ ma anche essere “come un seminario, per indi provvedere di Maestre Pie, quale altro bisognoso luogo della diocesi”. Con la seconda supplica, chiede l’unione alla Casa delle Maestre, della Chiesa di S. Domenco Cocullo e dei suoi beni, perché: “Questa Chiesa, con alcuni piccoli sitarelli suoi annessi, accrescerebbe non poco comodo al suddetto Luogo delle Scuole Pie insieme e di Conservatorio, perché liberarebbe le oratrici da qualche soggezione e principalmente dalla necessità di uscire

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ogni giorno per ascoltare la santa messa e spesso per ricevere i santi sacramenti con qualche inconveniente, dovendo passare fra il popolo nella pubblica piazza e frammischiandosi nella Chiesa. Il Parroco stesso che n’è attual possessore, ..à dichiarato di cedere la suddetta Chiesa a questo Luogo Pio.” 2.7 - Le difficoltà del Conservatorio dopo l’unione dei beni. Ebbene, è proprio la cessione dei beni dell’Ospedale e della Chiesa alla casa delle Maestre, che sarà effettuata, in data 13 agosto 1749, con apposito atto (nel quale l’Arciprete Girolami viene nominato garante) che metterà in grande difficoltà il Monastero e quindi il Conservatorio. Vedremo perché..Intanto, a pag.234 del volume, si legge: “Nel dicembre 1749 il Vescovo Bacchettoni, viene trasferito a Loreto, con grande dolore dell’ Arciprete Girolami che perdeva un superiore di cui aveva completa fiducia.” Ma anche le zitelle si sentirono smarrite, perché era stato lui ad esplicare ogni azione tesa ad assicurare al Conservatorio una certa autonomia, tramite il trasferimento dei beni ceduti alla loro casa. Ma le decisioni del Bacchettoni a favore del Conservatorio di Anticoli “modificarono diverse situazioni locali, abolendo benefici e contribuzioni di antica data, provocando dei forti contrasti con i più autorevoli membri del clero”. A tale proposito, è chiara la richiesta inviata dal Girolami alla Congregazione del Buon Governo, in data 10 dicembre 1749, quando fa presente che, con la cessione dei beni dell’Ospedale alle Maestre Pie, sono cessati i contributi, prima pagati sul bilancio di detti beni. Sono perciò sorte rivalità ed inimicizie perchè ad esempio l’organista non suona più, il Maestro Elementare lascerà l’incarico alla fine dell’anno. Il Comune chiede che i contributi che pesavano sui beni dell’Ospedale restino in vigore. Perché, essendo il patrimonio dei beni dell’Ospedale assai consistente (vedansi elenco, in calce, del 1768, aggiornato, con i beni del Monastero e i relativi obblighi,

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negli anni 1778-1797-1812-1819) anche i contributi (che il Buon Governo pagava alla comunità ) erano ragguardevoli. Ma tra gli obblighi che il Monastero si era impegnato ad assolvere, sin dal l749, c’era anche quello, mai completamente rispettato di “ammaestrare le ragazze nel leggere, scrivere e nei lavori”. 2.8 - Un silenzio durato 17 anni (dal 1750 al 1766). Dopo il trasferimento del Bacchettoni a Loreto, dal 1750 guiderà la diocesi di Anagni il vescovo Domenico Monti., che la reggerà fino al 1766. “Sono anni in cui (ammette il Relatore) il Monastero cade in un silenzio quasi assoluto,che dura 17 anni.” Ma subito dopo, contraddicendosi, dice che “l’esperienza e la scelta delle Maestre Pie prosegue e si impianta più saldamente.” Poi aggiunge: “Di questi anni le suore non hanno serbato, nella loro tradizione interna, alcun ricordo, come di un periodo opaco, del quale peraltro non sembra piacevole parlare. Vedremo nelle pagine che seguono di chiarire i motivi per cui si è istaurata tale tradizione interna.” Anche da ciò che accadrà in seguito al 1766 è facile capire che la creazione di un Conservatorio, con annessa scuola per le fanciulle, senza beni e risorse per poterlo mantenere e gestire, rimarrà per il Monastero una pura chimera e che in quel periodo oscuro non poteva fare altro che attendere tempi migliori e dedicarsi invece al consolidamento della piccola comunità. Per poi organizzarla, sotto l’aspetto gerarchico ed mministrativo, in modo da renderla autosufficiente. Magari (come avverrà in seguito) chiedendo la dote alle famiglie delle zitelle che volevano farsi suore e la retta per quelle fanciulle che entravano nella comunità soltanto per imparare a tenere in ordine la casa e i canoni della dottrina cristiana. La qual cosa viene confermata dal resoconto che il vescovo Tanderini fa scrivere, il 28 giugni 1768, dal suo segretario, nella visita alla “domus puellarum vulgo delle Maestre Pie”:

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2.9 - I beni e le doti, determinanti per il consolidamento della Comunità

”Nella casa vivono attualmente dodici Pie donne, dedite all’educazione e istruzione delle fanciulle di questo luogo e vivono in parte del lavoro delle loro mani, in parte coi redditi dei beni che furono costituiti come dote per alcune di esse dai propri genitori, in occasione dell’ingresso nella suddetta casa” Il problema della dote, come vedremo più avanti, diventerà determinante sia per il consolidamento del Luogo Pio come istituzione religiosa sia per il mantenimento del Conservatorio per la educazione delle fanciulle. Quando poi il vescovo Tanderini, il 29 e il 30, torna a visitare le Maestre Pie “chiede loro quale metodo usassero per insegnare la dottrina cristiana e benignamente porse loro orecchio per ascoltarle” Qui è bene riportare le considerazioni che il relatore fa su quella visita, quando ammette che il Conservatorio: “è ormai una istituzione più consolidata, che si occupa dell’ educazione e dell’istruzione (educazione evidentemente religiosa; istruzione in senso più ampio, culturale e manuale) delle fanciulle del luogo.” In queste considerazioni si nota subito che il relatore quando parla di istruzione aggiunge subito il termine “culturale” perché altrimenti avrebbe dovuto dire che l’istruzione era soltanto “ manuale”; lui evidentemente non se la sente di ammettere questa verità, dopo aver sostenuto, insieme ad altri studiosi, che le sorelle Faioli avevano ricevuto con le altre zitelle diventate suore, soltanto gli elementi della educazione religiosa e non anche quelli dell’istruzione e dell’insegnamento, in generale: che non avendoli mai ricevuti non potevano trasmetterli ad altri.

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2.10 - Agiografi ad ogni costo. Hanno dimostrato di essere tutti coloro che con i loro articoli sulla stampa cittadina, hanno fatto a gara per elevare le tre povere zitelle, al rango di educatrici delle fanciulle di Anticoli. Prima, esaltandole come “antesignane di un processo educativo, che in tempi bui illuminò di benefica luce le assonnate menti anticolane”. Poi, cimentandosi in una serie di florilegi (di cui in appendice si riproducono i più esilaranti), giungono a formulare i seguenti sproloqui: “In questo contesto storico (in cui l’ analfabetismo era imperante - n.d.r.), le tre sorelle Faioli, pur non essendo edotte delle influenze filosofiche e politiche che animavano le iniziative educative, in sostanza possedevano gli strumenti necessari per saper leggere, scrivere e far di conto”. Oppure: “Il loro intendimento era quello di insegnare alle giovinette i segreti dell’apprendere dalla carta stampata e quelli di poterli trasmettere attraverso la scrittura. Inconsciamente le tre sorelle, così operando compirono un’opera educativa che andò ad accrescere le iniziative sorte in Italia.” Subito dopo però l’autore si contraddice ed ammette che: “E’da considerare comunque l’ambiente che le Faioli operarono in un piccolo centro ove esclusivamente si viveva di agricoltura e pastorizia ed ove il governo dello Stato Pontificio, non era illuminato (sic!) come altri imperanti in Italia. In un ambiente cioè difficilmente influenzabile dalle nuove idee.” E tutto ciò viene detto nonostante che, proprio nel Volume citato (a pagina 286) sia riportata l’ennesima supplica ( in data 1 marzo 1781) con cui le Maestre di Scuola Pia del Conservatorio di Anticoli, nel chiedere al Vescovo Cirillo Antonini di rientrare in possesso dei beni (dell’Ospedale e della Chiesa di S. Domenico) senza i quali, la scuola per le fanciulle, non poteva essere mantenuta, ribadiscono anche a lui che: “Fin dall’anno 1747, con la istituzione di tal luogo pio, si cominciarono a fare li pij esercizi di divozione, ad insegnare la dottrina cristiana ed ammaestrare le fanciulle di detta terra ne li lavori manuali

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donneschi” e non nel leggere e scrivere, come nel florilegio si afferma. Da ciò, viene fuori una verità che nessuno degli ideatori di questa storia, ha voluto chiaramente ammettere e cioè che, dopo più di 30 anni dalla loro istituzione, le cosiddette Maestre Pie di Anticoli, non avevano neppure i mezzi minimi per mantenere una scuola, che fosse almeno in grado di insegnare alle fanciulle la sola dottrina cristiana e i lavori donneschi. Che era l’unico scopo del loro Conservatorio. Altro che insegnamento del leggere e scrivere che, per le donne, sotto lo Stato Pontificio, fu sempre proibito. Tornando alla cronaca della visita che il Vescovo Tanderini fece il 28 giugno 1768 nella casa delle Maestre Pie, la relazione del Segretario si conclude con queste considerazioni: “ Il vescovo ascolta senza muovere appunti e osservazioni la loro esposizione del metodo da esse usato per insegnare la dottrina cristiana. Tale loro compito è pertanto del tutto naturale e non contestato.” Inoltre, da ciò che risulta dalle stesse circostanze, esaminate dai relatori anche nelle pagine seguenti, si può dire che, dal 1766 fino al 1779, “il luogo Pio verrà stabilmente guidato dalla superiora Angelica Bertoni. Da questo ultimo anno iniziano quei “mutamenti che segnano, per la piccola comunità, la fine di un periodo e l’inizio di una nuova fase.” Quando, con la nomina del monsignore Cirillo Antonini, subentrato nel 1778 a Filippo Tanderini, “Il nuovo vescovo imprimerà alla iniziativa delle suore clarisse, una svolta decisiva e duratura: la trasformazione cioè della comunità del Conservatorio in comunità religiosa, in modo che le donne ad essa appartenenti, pur mantenendo il fine inizialmente propostosi nella loro specifica scelta (ossia l’educazione della gioventù femminile) divenissero membri di una istituzione a carattere permanente, controllata e protetta e guidata in modo diretto dal vescovo. ”Infatti “Il 6 marzo 1779, i frutti di tale evidente intervento del vescovo, rapidamente si mostravano: a questa data si teneva il primo regolare capitolo delle Maestre Pie”.

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Ed eccolo il relatore usare ancora quest’ultimo termine pur avendo lui stesso un momento prima dimostrato che Maestre le zitelle di Anticoli non lo diventarono mai e no lo diventeranno neppure tutte le altre che entreranno nel Convento fino al 1930. Ma il 14 luglio 1779, all’età di 64 anni, muore Teresa, la più grande delle Faioli, senza neppure essere diventata suora. 2.11 - Le date che divisero le tre Sorelle. (14 luglio 1779 - 4 giugno 1786)

La prima data, perché muore Teresa all’età di 64 anni, senza essere diventata suora. La seconda, perché le altre due, Cecilia ed Antonia, diventano suore ma, rispettivamente, all’età di 67 e 63 anni. Il che significa che soltanto queste ultime erano, fisicamente presenti, come suore, alla Fondazione effettiva della Congregazione di S. Chiara, mentre l’altra era già da sette anni passata a miglior vita. Quando cioè l’Arciprete Girolami non aveva ancora neppure preparato le Prime Regole per la comunità laica, in cui le zitelle che si erano riunite “per esercitarvi gli esercizi di divozione ed ammaestrare le ragazze, nella dottrina cristiana e nei lavori donnesche.” Regole che detterà soltanto nel 1780 (vedasi altra nota in appendice) ma che saranno sostituite dalle Regole seconde, dettate dal Vescovo Antonini nel 1786; dalle quali però veniva cancellata proprio la parte relativa alla scuola, che l’ Arciprete Girolami aveva sempre sognato per quella comunità, senza riuscirvi. Per i suddetti motivi, l’aver voluto accomunare il destino delle tre sorelle (come educatrici prima e come suore dopo) fa apparire questa scelta, quanto meno arbitraria. Infatti Cecilia ed Antonia, diventeranno suore il 4 giugno 1786, quando, dopo un’omelìa del Vescovo Antonini in S. Pietro, verranno ammesse (insieme ad altre zitelle) al voto semplice di castità e di permanenza nel Conservatorio e quando lo stesso Antonini (come si legge a pag.261) varerà nella seconda metà dell’ anno “Le Regole delle

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Religiose di S. Chiara di Anticoli” con le quali “Le antiche Maestre Pie saranno suore a tutti gli effetti.” Ed eccolo “il relatore” usare di nuovo quel termine, pur avendo lui stesso un momento prima, dimostrato che “Maestre”, le zitelle di Anticoli non furono mai e non lo diventeranno neppure per il futuro, perché il loro, rimarrà sempre un Convento di Clausura. A proposito del quale, il relatore, nel riferire che:” Il 27 giugno 1785 si era tenuto un capitolo fondamentale per la stabilità dell’Istituzione”- aggiunge che: per le 12 donne che partecipavano “la sopravvivenza del Luogo Pio non poteva sussistere gran tempo se non si approvava una norma che stabilisse che, le doti portate da ogni persona nuova, diventassero di proprietà perpetua del Conservatorio, anche se le suore avessero deciso di tornare a casa lasciando l’abito.” 2.12 - Le due sole verità: il silenzio e la dote. In quell’o.d.g. si ravvisava evidente “la preoccupazione della stabilità economica del Conservatorio, così come si stava per fondarla sul piano religioso istituzionale. Da tempo ormai – afferma -. ogni nuova giovane ricevuta nel Luogo Pio era tenuta a portare una dote di scudi 250 in denaro o in beni di egual valore; ma tale consuetudine non era mai stata una norma giuridica, come sarebbe stata per il futuro. E le doti già versate, ossia i beni delle religiose presenti? – si chiede il relatore. “Qui si leva ad arringare Suor Geltrude, una delle congregate più antiche. Il testo è di rilevante importanza (egli scrive) anche perché è uno dei rari documenti che ci parlino in prima persona di una delle tre sorelle, così schive in tutta la loro vita di mostrarsi se non con l’opera silenziosa e tenace.” Suor Geltrude propone che si faccia una supplica al Vescovo, il quale si degnò di dar loro l’abito e l’Istituto di S. Chiara, affinché conceda al Luogo Pio la perpetua stabilità, con la perpetua ritenzione delle doti presenti e future. A tal fine, non avendo esse ancora il voto solenne, il vescovo approvi un decreto che imponga l’emissione del “voto solenne di

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perpetua permanenza in castità dentro del nostro Luogo”, dopo il quale nessuna più abbia diritto alcuno sulle doti, “ma che resti assoluto padrone il nostro Luogo per sempre”. “Perciò si chieda l’assenso a tale proposta separatamente e poi la si ponga ai voti segreti. Poi si effettua la votazione segreta e i voti risultano tutti bianchi. Con questo capitolo, memorabile nella storia interna della comunità, si poneva la base indispensabile per l’emissione dei voti nell’anno seguente”. Le circostanze sin qui descritte sulla vita interna del Monastero anche per chi scrive sono fondamentali per accertare due verità: il silenzio e la dote. La prima. Per una sola, delle tre sorelle, vissute sempre nel silenzio, si rivela l’esistenza di un documento che per la prima volta, parla di Maria Geltrude in prima persona. E cosa dice di tanto sublime la povera zitella alle consorelle riunite? “Che si faccia una supplica al Vescovo (l’ennesima) affinché conceda la perpetua stabilità al loro Luogo Pio, con la perpetua ritenzione delle doti presenti e future”. La seconda. Di dote parla proprio lei che, con le due sorelle rimaste orfane di entrambi i genitori, si erano trovate in una condizione di estrema povertà che solo grazie all’aiuto dell’ Arciprete Girolami, poterono superare nella casa ereditata (per vezzo di nepotismo?) dal fu Abate Rosa, parroco di S. Stefano e che probabilmente proveniva dalle rendite della parrocchia. Si trattava di quella casa che poi fu data in permuta a Placido Alessandri, con altra sita in Via della Soggetta: dove sempre con l’aiuto del Girolami e la protezione del Vescovo Bacchettoni (che le visitò nel Natale del 1747) le tre sorelle dettero avvio, con altre zitelle, alla fase laica della loro esperienza. La precarietà delle condizioni economiche delle Faioli è possibile accertarla nello stesso volume a pag.227, quando il relatore parlando del padre Francesco, dice “Non sappiamo quale attività svolgesse” ma “da una serie di elementi è però evidente

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che la famiglia era economicamente agiata e socialmente ben considerata”. Di questa agiatezza però, oltre alla casa poi donata al Luogo Pio, non viene citato alcun elemento che ne provi la consistenza e nello stesso atto di donazione universale che le sorelle fecero l’ 8 novembre 1749 non vengono mai precisati i beni da loro posseduti nel territorio di Anticoli. E non c’è traccia di altri beni posseduti dalla famiglia e donati alla Comunità, neppure nei vari elenchi scoperti dai relatori, dove sono meticolosamente indicati tra le poste attive dell’Istituto S. Chiara, sia i beni in natura (come i terreni e le case che si “appigioneno”) sia le rendite ed i “cenzi” attivi e passivi in denaro fatti di scudi e di baiocchi. 2.13 - Fino agli anni ’50 fu Convento di Clausura.

Dalle vicende sin qui narrate si deduce chiaramente che il Convento di S. Chiara in Anticoli prima e a Fiuggi Città dopo, non divenne mai un Conservatorio che avesse come scopo fondamentale l’educazione delle fanciulle, perché dal 1786, divenne comunità religiosa a tutti gli effetti, rimanendo sempre con queste caratteristiche. E le regole che sin d’ allora la comunità fu obbligata a darsi, non erano altre che quelle di un vero e proprio Convento di clausura, con tanto di grate alle finestre in Via Maggiore, in Piazza dell’Olmo e in Piazza Trento e Trieste e con tanto di ruota girevole sia nel cortile dell’ingresso principale sia all’ interno della Chiesa di S. Chiara. Tanto è vero che soltanto dopo gli anni ’30 (con il Concordato del 1929 tra il Fascismo e la Chiesa) il loro istituto gestirà, in locali separati, ma per conto del Comune l’asilo infantile di Via Maggiore, frequentato anche da chi scrive e negli stessi locali la scuola materna attuale. Dove anche qualche giovane suora ha potuto finalmente diventare maestra e insegnare ai bambini, a leggere e a scrivere,

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ma solo dopo aver superato gli esami previsti dallo Stato Italiano, dopo il1870. Se tutto ciò non fosse avvenuto il Monastero delle clarisse, così come nel passato, senza i contributi del Buon Governo non aveva creato la scuola per le fanciulle, anche dal 1930 ad oggi, senza il finanziamento del Comune, non avrebbe mai creato l’asilo infantile prima e la scuola materna poi. 2.14 - Sempre inascoltate le suppliche per riavere i beni. Intanto, a conclusione di quanto sopra mi sembra opportuno riportare in appendice il testo della supplica che le suore rivolsero al vescovo Cirillo Antonini, nel marzo 1781, affinché le rimettesse in possesso dei beni dell’Ospedale di S. Antonio e della Chiesa di San Domenico. E di citare ciò che in data 9 maggio 1919 l’Abate Girolamo Ambrosi, rispondendo ai quesiti che le suore del Conservatorio gli avevano posto, in merito al nosocomio di Anticoli, precisava: Di non conoscere le origini dell’Ospedale, né la provenienza dei beni ad esso spettanti. Che “il detto Luogo Pio restò abolito nell’anno 1749” e che Benedetto XIV in quello stesso anno aveva assegnato i beni ad esse Maestre Pie con tutti i vantaggi e gli oneri connessi, precisando però che “Li pesi annessi fossero i seguenti: mantenere una stanza per l’alloggio dei poveri pellegrini; pagare il maestro della pubblica scuola, l’organista pubblico, il predicatore quaresimale e la novena del Santo Natale. Tralasciando di discorrere dell’obbligo di ammaestrare le ragazze nel leggere e scrivere”. Questa conclusione (risultante nella parte finale del libro a pag. 344-345) è assai significativa, perché spiega con chiarezza, il motivo per cui il Monastero di S. Chiara non ebbe mai il fine della preparazione culturale delle fanciulle anticolane , ma soltanto quello che le stesse “aspiranti suore” (e tali saranno fino al 1786) indicavano nella supplica dell’1.3.1781 al Vescovo

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Antonini, quando ribadiscono a chiare lettere quali erano i compiti della loro piccola comunità: “Fin dall’anno 1747, con la istituzione di tal luogo Pio si cominciarono a fare li pij esercizi di divozione, ad insegnare la dottrina cristiana ed ammaestrare le ragazze di detta terra ne li lavori donneschi”. In appendice vi sono riportati altri atti, che dimostrano come, tutte le richieste avanzate dalle suore,nell’arco di 70 anni, per riavere i suddetti beni, con i relativi contributi (non più pagati dal Comune e dal Buon Governo) non ebbero mai un esito positivo e che pertanto, la scuola per le fanciulle, auspicata dall’Arciprete Girolami, dai vescovi di Anagni e dall’Istituto S.Chiara, rimase per tutti una mera illusione. Gli atti di cui si parla, sono citati (in appendice) nel libro di Giampiero Raspa sulle Faioli (edìto nel 1992 dall’Istituto di Storia di Anagni) e vengono qui riferiti nei loro contenuti essenziali: 2.15 - “Anticoli: Supplica del 24 giugno 1748” De li zelanti a Benedetto XIV. (Per l’unione alla Casa delle Maestre Pie dei beni dell’Ospedale). “Alla Santità del nostro Signore Papa Bendetto XIV” - “Li zelanti dell’onor d’Iddio e del vantaggio delle anime, prostrati alli Santissimi Piedi di Vostra Beatitudine, umilissimamente espongono, essere alcuni mesi che nella Terra di Anticoli di Campagna, con autorità del Vescovo fu […] una Casa per le Maestre Pie, colli necessarj comodi, non solamente ad uso [di] fare scuola Conservatorio, altre, alle quali per miglior loro educazione, convenisse una maggior ritiratezza e già di queste presentemente ve ne sono cinque” - “E perché detto Pio Luogo nascente, affatto privo di rendite, si prevede non poter più oltre [sus] sistere colle sole elemosine, supplicano la Santità Vostra,

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che con un clementissimo suo Rescritto, il quale abbia forza e vigor di Breve, voglia degnarsi [com] mettere al Vescovo le piene facoltà di unirgli li Fondi dell’Ospedale di detta Terra, di rendita annuale circa scudi trenta. - F.to: Ioseph Livizzani - secretarius”. 2.16 - “Supplica del 3 luglio 1749” Delle Maestre Pie a Benedetto XIV. (Per l’unione alla loro Casa della chiesa di S. Domenico e dei suoi beni). “Le Maestre Pie della Scuola istituita in Anticoli, nella diocesi di Anagni…umilissimamente espongono, vicino alla Casa fabbricata per commodo di esse Oratrici delle Educande, che ritengono e delle pubbliche scuole, che fanno, trovasi situata una piccola chiesa, eretta in onore di San Domenico Cocollato….; restando la sudetta Chiesa quasi interamente abbandonata …Questa Chiesa con alcuni piccoli sitarelli suoi annessi, accrescerebbe non poco comodo al suddetto Luogo delle Scuole Pie…-Il Paroco stesso, che n’è attual Possessore… à dichiarato di cedere la sudetta Chiesa a questo Luogo Pio. Onde per tal beneplacito le umilissime oratrici supplicano la clemenza somma della Santità Vostra. Che ecc….” (sull’esterno) a Monsignor Vescovo di Anagni per distinta informazione.” 2.17- “ Supplica dell’ 11 agosto 1749” Delle Maestre Pie al vescovo Bacchettoni. (Per l’unione alla loro Casa dei beni dell’Ospedale e della Chiesa di S. Domenico)

“Illustrissimo e Reverendissimo Signore. Le Maestre Pie della Scuola istituita nella Terra d’ Anticoli, oratrici umilissime di Vostra Signoria con tutto il dovuto ossequio Le rappresentano essersi data supplica alla Santità di Benedetto Papa XIV per

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l’unione di tutti li Fondi ed altri beni dell’Ospedale di detta Terra per il mantenimento di detto Luogo Pio, come ancora essersi data altra supplica per l’unione della Chiesa di S. Domenico Cocollato, anticamente parrocchiale ….supplicano pertanto le Oratrici sudette la benignità di Vostra Signoria acciò si degni ordinare le dette unioni come stimarà di dovere e di giustizia per il mantenimento et utilità di detto Luogo Pio.” Sotto la stessa data, in: 2.18 - Acuto: “Decreto dell’ 11 agosto 1749”del Vescovo Bacchettoni.(Per la unione alla Casa delle Maestre Pie, dei beni di cui sopra). Dopo tale Decreto, scritto in latino dal Secretarius Ioannes Baptista Grandi,due giorni dopo viene stipulato in “Anagni due giorni dopo lo: Strumento notarile, relativo alla unione dei beni suddetti alla Casa delle zitelle di Anticoli.Il testo integrale dell’atto è riportato nel libro di Giampiero Raspa “La Santa avventura delle Sorelle Faioli” a pagina 166 (edìto nel 1992 dall’istituto di Storia di Anagni).Ma qui se ne riassumono le parti essenziali, così come le descrive il Cancelliere Capobianchi: “ Essendo a tutti ben noti i grandi vantaggi, che seco porta l’introduzione ne’ Paesi delle Maestre Pie per la buona educazione delle Fanciulle si nello spirituale che nel temporale; però su tal riflesso il moderno Arciprete d’Anticoli di Campagna D. Domenico Girolami desideroso per il bene della sua Patria introdurre in essa le sudette Maestre Pie ne comunicò tal pensiere all’Illustrissimo … Bachetoni Vescovo d’Anagni, che benignamente l’approvò… e per la maggior pubblica utilità si degnò di venire all’erezione ed istituzione di dette Scuole Pie ... ponendole sotto la protezione dell’Immacolata. Essendo ancora che fatta tal erezione non avrebbe questa il suo effetto pel tempo futuro, se non si fusse procurato il modo con cui le presenti Maestre (sic!) et altre da succedervi nel progresso del tempo avessero potuto comodamente vivere e sostentarsi e sovvenire agli altri bisogni che potessero occorrere”.

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2.19 - Nel 1781: Dopo 40 anni il Luogo Pio, ancora privo di rendite. “Ed essendo detto luogo affatto privo di rendite e sostenuto colle limosine; perlochè d’istanza delle Maestre sudette fusse data supplica alla Santità di Papa Benedetto XIV per l’unione di tutti i beni e rendite dell’Ospedale di S. Antonio di detta Terra e la Santità di Nostro Signore abbia colla solita sua clemenza rimessa tal supplica sin dal 24 giugno 1748 a prudente arbitrio del nostro illustrissimo Vescovo. Essendo ancora che vicino alle dette Scuole Pie vi sia una Chiesa di S. Domenico Cocollato anticamente parrocchiale (che confina con Via Maggiore e Via della Loggetta)… Essendo ancora che per l’unione di detta Chiesa sin dalli 16 luglio 1748 dall’Abbate Curato D. Pietro de Angelis fusse prestato il suo consenso con diversi patti e convenzioni. Volendo io sottoscritto Notaro Cancelliere condiscendere alla piisssima disposizione del vescovo di Anagni, Bachetoni…il quale a vantaggio di questa Terra ha fondato il Conservatorio.. con unirvi la chiesa di S. Domenico, contigua al detto Conservatorio avendone parlato col Rettore D. Domenico Girolami Arciprete di S. Pietro a fine di consegnarla e cederla….in presenza degli infrascritti testimoni (previo accordo tra l’Abate D.Pietro Paolo De Angelis che cede e Domenico Girolami, Arciprete e Rettore che accetta) decide di venire alla consegna della Chiesa colli seguenti capitoli, patti e condizioni.1) Io infrascritto Abate rilascio e consegno la sudetta Chiesa…”. Seguono altri sei punti (con relative condizioni) sottoscritti, con mano propria, dai contraenti: l’Abbate De Angelis e L’Arciprete Girolami.e dai testimoni Venturini e Rosati. La seconda parte del documento (pubblicata a pagina 169 del libro di Giampiero Raspa) riguarda la “unione di tutti i beni e le rendite dell’Ospedale” anch’essa prevista dai “rescritti emanati da Papa Benedetto XIV e rimessi al prudente arbitrio del Vescovo.”

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Il documento, infine, si conclude in questo modo: “Sopra le quali cose, detto Signor Arciprete Rettore ha supplicato Sua Signoria d’interporre la sua autorità, decreto et approvazione ad effetto che mai si possa dubitare della validità del presente atto …..e che effettuandosi la riferita unione dei beni dell’Ospedale d’Anticoli e rispettivamente di detta Chiesa di S. Domennico alle Maestre Pie sudette, se ne possa sperare ogni Bene spirituale e temporale per le fanciulle dell’istessa Terra d’Anticoli, atteso anche il riferito obbligo alle Maestre, di mantenere a loro spese la Fabbrica materiale di detto Ospedale per la ricettazione de Pellegrini, approva, conferma, e autorizza le Predette Unioni.- Ita est Joseph Capoblancus notarius et Cancellarius Episcopalis Anagniae subscripsi”. Nel 1781, cioè 33 anni dopo quell’atto, vedremo che le Maestre Pie di Anticoli ancora non erano [ri] entrate in possesso dei beni ceduti loro nel 1747.Intanto come abbiamo visto nella prima parte: nel 1780: Le Regole Prime (anche per la Scuola) furono scritte dall’Arciprete Girolami, mentre le Seconde furono scritte nel 1786 dal Vescovo Antonini ma senza il Capitolo scuola. 2.20 - “Supplica del 1 marzo 1781” Delle Maestre Pie al vescovo Cirillo Antonini. (“Perché le rimetta nel pacifico possesso dei beni dell’Ospedale e della chiesa di S,Domenico”) “Illustrissimo Signore. Le Maestre della Scuola Pia nel Conservatorio di Anticoli in Campagna Diocesi di Anagni col più umile e divoto ossequio rappresentano a Vostra Signoria , come fin dall’anno 1747 si diede principio all’erezzione ed istituzione di tal luogo pio coll’autorità … di Monsignor Bachetoni allora vescovo d’Anagni e si cominciarono a fare li pij esercizij di devozione, ad insegnare la Dottrina Cristiana ed ammaestrare le fanciulle di detta Terra nelli lavori manuali

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donneschi per tenerle lontane dall’ozio, dalli pericoli ed occasioni… Ed affinché un’opera sì santa e grata a SDM avesse qualche sussistenza per il mantenimento del vitto e vestito necessario alle Maestre per potersi con maggiore impegno ed attenzione applicare all’istruzione ed educazione delle Fanciulle, fu avanzata supplica dalle Oratrici al Pontefice Benedetto XIV, affinché si degnasse…. dare tutte le facoltà necessarie al prelodato vescovo d’Anagni, per unire ed incorporare al predominato Luogo pio e Conservatorio tutti i beni stabili e proventi dello Spedale esistente in detta Terra… Ottenuti li rescritti apostolici le Maestre oratrici fecero supplica anche al prelodato vescovo Bachetoni per l’effettuazione delle due richieste unioni, cioè delli beni e fondi dello Spedale e della Chiesa di S. Domenico, a tenore delle facoltà necessarie ed opportune concesseli dal Pontefice… Doppo tutte le premesse Suppliche, favorevoli rescritti, decreto et istrumento credevano le povere oratrici godersi in pace li frutti provenienti dalli Fondi e beni dello Spedale, quali uniti agli emolumenti dei quotidiani loro lavori ed alli prodotti delle loro rispettive doti sarebbero certamente un congruo e quasi sufficiente fondo da potersi onestamente sostentare”. “Ma dopo la traslazione del vescovo Bachetoni dalla Chiesa d’Anagni a quella di Recanati e Loreto (nel 1749) si suscitarono tante contrarietà che sino al tempo presente non gl’è stato permesso di godere il pacifico possesso dei detti beni, sotto pretesto che la Grazia ottenuta dal Pontefice allora regnante fusse obrettizia e surrettizia, non essendo stati nella Supplica espressi li pesi annui a quali era sottoposto lo Spedale”. Queste frasi (come nota il relatore) gettano ulteriore luce sui motivi di opposizione alle Maestre Pie (legati a benefici e contribuzioni d’antica data ma modificati o aboliti dalle decisioni del Bacchettoni) introducono la parte finale della Supplica in cui “le umilissime oratrici chiedono all’Antonini, di farle rimettere (con decreto) nel pacifico possesso sia della Chiesa sia dell’Ospedale.

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Lo stesso relatore Raspa commenta l’esito positivo di quella Supplica nel modo seguente: “L’Antonini non ebbe difficoltà a sistemare la questione: il 1 marzo 1781, da Anagni, firmava un decreto, in cui rinnovava i decreti del Bacchettoni relativi alla Chiesa ed all’Ospedale, con la sola variazione che reintroduceva gli oneri aboliti dallo stesso vescovo, fissandoli a scudi tre per il Maestro comunale, a scudi tre per l’organista della Chiesa di S. Pietro e a scudi due e mezzo per il predicatore delle quaresime, oltre a confermare l’obbligo di mantenere aperto l’Ospedale ad uso dei pellegrini.” Con il Decreto del Vescovo Antonini, emesso lo stesso giorno (1.3.1781) in cui ricevette l’ennesima supplica delle Maestre Pie, venivano richiamati i decreti con i quali nel 1749 il Vescovo Bacchettoni aveva disposto l’unione della Chiesa e dell’Ospedale, al Conservatorio, ma a anche reintrodotti a carico di questo, i relativi oneri. Quegli oneri che neppure dal 1781 avrebbero rispettato, come chiaramente lascia intendere la seguente lettera che nell’agosto 1819 l’Abate vicario di Anticoli, Girolami Ambrosi alle Maestre Pie (punto 7 dell’Appendice). 2.21 - 1806: Con le riforme napoleoniche, arriva nel Sud l’Istruzione Pubblica (obbligatoria e gratuita).

A questo punto sarebbe utile coprire quel vuoto esistente nella pubblicazione, che coincide con la occupazione napoleonica, subita anche dallo stato Pontificio, tra il 1798 e il 1914 prima della restaurazione. Per capire che cosa avvenne, in assenza del Governo papalino, nelle province di Campagna e Marittima e quindi in Anticoli sia all’interno del Monastero che nel Comune. Arrivarono ad esempio le riforme che Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, portò nel Lazio Meridionale, subito dopo la sua nomina a Re di Napoli e di Sicilia, avvenuta il 3 marzo 1806? “Si debbono a lui infatti (come si legge a pagina 121 di una bella Storia di Fontanaliri, di Generoso Pistilli, per lunghi anni Insegnante elementare e più volte Sindaco del Comune) con la emanazione della legge 130 del 2 Agosto 1806:

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“ l’abolizione nell’Italia Meridionale del sistema feudale” ; “ la fine delle antiche prerogative dei nobili e del clero”; “ la concessione dell’autonomia amministrativa ai Comuni”; “ la vendita all’asta dei molti beni terrieri appartenenti ad Enti ecclesiastici”; “ la disponibilità di tutti i beni demaniali a favore della popolazione” e infine: “ l’ istruzione primaria obbligatoria e gratuita con l’espressa ingiunzione ai Comuni di provvedere al mantenimento delle relative scuole.” 2.22 - Soltanto 70 anni dopo, nell’ex Stato Pontificio.

Il che significa che: da Fontanaliri, da Arce e in tutto il Regno di Napoli, le scuole primarie obbligatorie e gratuite furono istituite ben 68-70 anni prima che nello Stato Pontificio. Mentre nel Lazio, questa grande conquista la si potè avere soltanto dopo il 1872-74, dopo la presa di Roma, in virtù della legge Casati, voluta nel 1859 dal nuovo Regno d’Italia. Eppure di quell’importante periodo della occupazione napoleonica, nella storia locale delle nostre province, c’è quasi un assoluto silenzio sui mutamenti avvenuti (o non) sulla istruzione popolare, a meno che a scrivere quelle storie non siano stati uomini di scuola, come il Pistilli. La scuola primaria, obbligatoria e gratuita in Anticoli venne istituita negli anni 1874-1875 e qui vengono riprodotti i dati dei primi maestri nominati dal Comune per le prime classi elementari sia maschili che femminili. Vengono anche riportati gli elenchi degli alunni che frequentavano quelle prime classi, con le generalità dei loro genitori e con le vie del Centro Storico dove abitavano. Questo, in netto e palese contrasto con il silenzio che invece copriva le scuole cosiddette Pie dello Stato Pontificio. In particolare quella di Anticoli, per la quale sono stati sempre indicati soltanto i nomi di otto-dieci zitelle, ritiratesi tra loro, ma neanche un nome di tutte quelle fanciulle, le cui menti, secondo gli agiografi, sarebbero state illuminate dalle Sorelle Faioli.

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2.23 -“La Scuola sotto lo Stato Pontificio”. (Storia d’Italia di Alfredo Galasso a pag. 686): Dopo la caduta della gloriosa Repubblica romana del 1848 e la restaurazione dello Stato Pontificio: “Tra il 1849 e il 1851, l’intero complesso della Pubblica Istruzione venne affidato alla Sacra Congregazione degli Studi e per questa agli ordinari diocesani, che regolavano la revisione vescovile dei libri di testo. Riordinavano le scuole femminili e intensificavano l’ ingerenza dei comuni e delle province sull’insegnamento elementare e medio. Senza ricordare, quanto retrogrado fosse l’alto clero e l’episcopato, cui spettava la vigilanza, e quali concetti di mera pietà e di “buon costume” reggessero colà l’istruzione delle fanciulle (sebbene in altre parti d’Europa e d’Italia fosse ormai avviato un discorso nuovo su questo terreno) e quali criteri strettamente conservatori ispirassero i magistrati che localmente si sarebbero dovuti occupare - quando se ne occupavano – dell’analfabetismo popolare.” “Ed è abbastanza fantasioso parlare, da parte di taluno, di istruzione, maschile e femminile (addirittura) generale e gratuita in tutto lo Stato e quindi di analfabetismo solo per eventuale “deliberata colpa dei genitori” e di una città di Roma popolata di studenti nella misura di uno ogni sei abitanti verso il 1856, quando poi accadrà di censire al 1861 più di 83% di analfabeti, sulla popolazione totale delle Marche e Umbria e il 77,6% in Emilia, contro il 53,54 % nelle province settentrionali il 74 % in Toscana e 74,7 % nella media nazionale.” (N.d.a.) Se questo era il tasso di analfabetismo nel 1861 in Roma e nelle regioni più progredite dell’Italia di allora, figuriamoci quali percentuali doveva toccare in Anticoli e negli altri comuni rurali delle province di Marittima e Campagna, specialmente se si pensa che, ad esempio, in Alatri, nonostante vi fosse da quasi mezzo secolo la scuola degli Scolopi, l’analfabetismo era ancora attestato sul 98%. Così rivela il Sen. Minnocci (figlio di Carlo, già preside di quel Liceo) nel suo sito internet.

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P.S. Tra le riforme introdotte nella Repubblica Romana del 1848 c’erano le seguenti. “I beni ecclesiastici furono subito dichiarati demaniali per la parte immobiliare e requisiti per la parte dei depositi e del denaro liquido e si iniziò la vendita di terre e di cose a contadini, secondo i criteri del 15-17 aprile”. “Si tornò a far pagare la rata di vecchia imposizione, nota come “dativa reale”. Il secondo triumvirato composto da Mazzini, Saffi e Armellini, per andare incontro alle necessità dei meno abbienti, provvide all’abolizione di alcune tasse più pesanti, come quella sul sale e la barriera dei confini; la decisione di requisire a favore delle famiglie bisognose i locali dell’antico Sant’Uffizio e via, via quelli delle abolite corporazioni religiose”. Le quali infatti, in virtù della mancanza di libertà che vi regnava e dei retrogradi regolamenti da cui erano disciplinate, venivano considerate e non a torto, autentiche scuole di oscurantismo.

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PARTE TERZA

LE PERLE DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO

SULLE SORELLE FAIOLI

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III LE PERLE DEL FLORILEGIO AGIOGRAFICO SULLE SORELLE FAIOLI

3.1 - Più papisti del Papa gli agiografi e gli amministratori locali. Raccolta di brani di libri e di articoli, sulle Sorelle Faioli , pubblicati sul Giornale Fiuggi dal 1988 in poi, con lo scopo di preparare e sponsorizzare il processo di beatificazione delle tre sorelle di Anticoli, fatte diventare “Educatrici e Maestre Pie delle fanciulle anticolane” pur essendo totalmente illetterate e del tutto sconosciute per 250 anni, alla comunità cittadina. Prima di riferire cosa hanno scritto su di esse, negli ultimi 15 anni, gli agiografi professionisti (forestieri) e dilettanti (locali) è bene chiarire il significato dei termini citati nel titolo ed attinenti all’argomento: Florilegio: Scelta di brani, o antologia di saggi e dei panegirici usati dai vari autori. Panegirico: “Lodatorio - Fatto per pubblicazione - Orazione pubblica - Sermone in lode dei misteri cristiani, della Madonna o di un Santo - Lode esagerata - Predica” Agiografo: “Colui che scrive della vita dei Santi” per parlarne solo bene. Storico: “Chi scrive di avvenimenti realmente accaduti, con il giudizio del loro valore e dell’opera degli uomini e con l’analisi, anche critica, delle testimonianze e delle fonti, senza farsi influenzare dalle ideologie e dalla fede”. Cosa che invece, si sono ben guardati di fare gli agiografi delle Sorelle Faioli. Dei quali citerò una serie di brani, a cominciare da quello del Prof. Giampiero Raspa (che più di altri ha scritto sulle tre sorelle) per continuare con gli scritti degli improvvisati agiografi locali.Tralascio invece i brani dei numerosi uomini di Chiesa che sono intervenuti, con la parola e con lo scritto, alle molte manifestazioni religiose e civili svoltesi nella nostra Città, in quanto per loro, magnificare la gloria di Dio, dei santi o dei beati, è un atto di fede ai dogmi della religione, sui quali ogni facoltà di pensiero è bandita.

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3-2 – “Anch’io sono stato conquistato dalle tre sorelline” (Giampiero Raspa)

Questo, uno dei brani, pubblicati da Giampiero Raspa nella

premessa al suo libro “La Santa avventura delle sorelle Faioli” (edìto nel 1992 dall’Istituto di Storia e di Arte di Anagni). Prosegue dicendo:

“Insomma per dirla breve: anche a me è accaduto che quel che accadde a Filippo Caraffa, che a poco a poco rimase preso dalla vicenda delle tre sorelle di Anticoli e le chiamava “le mie tre sorelline” e quando morì stringeva nelle mani una loro immaginetta. Ed anch’io sono stato conquistato dalle tre sorelline e da più di cinque anni ormai vivo quotidianamente con loro, cercando di strappare al loro riserbo quelle indiscrezioni, quelle confessioni, quei chiarimenti che esse così bene riuscirono a non concedere a nessuno, né da vive né dopo morte.

E questa indagine la conduco con rispetto, quasi per farmi perdonare, ma non con timidezza o timore, perché sono certo che esse, nella loro perfetta umiltà e carità sorrideranno pazienti e comprensive di questa mia bizzarra e a volte pesante intrusione nella loro vita privata”.

Dopo questo primo “esempio” e, affinché i lettori possano stabilire se siano realistici i panegirici, che qui si riproducono, è bene domandarsi com’è possibile definire tre povere “zitelle” (di cui nessuno a Fiuggi, prima del 1988-1989 aveva mai sentito parlare) come le “antesignane della istruzione elementare delle fanciulle”.Specialmente se si pensa che le stesse vissero in un’epoca (nel 1700) in cui, nel nostro comune e in gran parte dello Stato Pontificio, il tasso di analfabetismo era intorno al 98-100%.

E tale rimase per almeno un altro secolo e mezzo e nonostante che dalla “Costellazione del Cielo di Fiuggi” nel 1741 fossero scese le magnifiche Maestre Pie ad illuminare le assonnate menti anticolane”.

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3.3 – Inizia nel 1874-1875 la vera scuola elementare. La realtà storica dice invece che, l’istruzione obbligatoria e

gratuita fu introdotta nelle Regioni dell’Italia Centrale, con la legge Casati, dopo l’Unità d’Italia e solo dal 1874-1890 l’analfabetismo quasi assoluto, lasciatoci dal potere temporale dei Papi, scese gradatamente, in modo significativo nei decenni successivi. E ciò è avvenuto (secondo Radio Radicale del 3 Ago.2003) nonostante che : “Papa Pio IX avesse minacciato di scomunica il Re Vittorio Emanunele II, perché qualora avesse firmato quella legge, si sarebbero lasciati i fanciulli in balìa del Demonio.” Prima, con la scuola elementare (obbligatoria e gratuita) fino agli anni ’40 e poi con la Media dell’obbligo, dagli anni ’50 in poi: entrambe aperte a maschi e femmine.

Se tutto ciò è vero, come si fa ad affermare, da parte degli agiografi che citerò più avanti, che:

“Nel Settecento le Sorelle Faioli furono antesignane di un processo educativo, che in tempi bui illuminò di benefica luce le assonnate menti anticolane?”.

Ma la smentita a questa incredibile affermazione, viene proprio dalla Congregazione delle Suore Clarisse. La quale non ebbe mai come fine, la istruzione e la preparazione culturale delle “puellae” ma soltanto il fine che le “zitelle di Anticoli” (rimaste tali fino al 1786) indicarono con chiarezza al Vescovo Antonini, quando in una supplica a lui rivolta nel 1781 (per riavere il possesso dei beni dell’ Ospedale e della Chiesa) precisavano nel modo che segue, gli scopi della loro piccola comunità: “Fin dal 1747 con la istituzione di tal luogo pio si cominciarono a fare li pii esercizi di divozione, ad insegnare la dottrina cristiana ed ammaestrare le ragazze di dette terre ne li lavori donneschi”. Per cui, partendo da questa premessa, giudichi il lettore tutto ciò che è stato scritto specialmente sul Giornale “Fiuggi” sulle Tre Sorelle, che per amore di verità chi scrive sente il dovere di riprodurre.

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3.4 - “Nel 1741 le Faioli si dedicarono alla istruzione elementare delle ragazze” (Biagino D’Amico - Dic.1988).

Il collega, dopo sei mesi dal Convegno di Fiuggi, senza alcuna

ricerca sul tema, e dando per scontata la credibilità degli studiosi, si limita in buona fede a riassumere la storia che gli stessi, dopo 250 anni, hanno rivelato sulla Tre Sorelle” e pur sapendo che essa è una novità assoluta per la comunità fiuggina. Le stesse considerazioni, come si vedrà, possono farsi sia per gli agiografi sia per gli amministratori locali. “A Fiuggi è stato fondato l’Ordine delle Suore dell’Immacolata Concezione nel 1741 dalle tre sorelle. Le quali rimaste orfane di entrambi i genitori misero a disposizione della comunità la casa paterna di Anticoli e si dedicarono gratuitamente all’istruzione elementare delle ragazze locali ed alla loro formazione cristiana” (evidentemente confonde l’istruzione con l’indottrinamento religioso e non dice quali e quante ragazze che la ricevevano). “Fu loro guida l’Arciprete Girolami e nel 1747 il vescovo Bacchettoni emanava il decreto di erezione canonica ed assegnava alle maestre pie la Chiesa di San Domenico di Cocullo ora Chiesa di S.Chiara in Piazza Trento e Trieste. Cioè Piazza dell’Olmo.”

3.5 – “Valore pedagogico delle Scuole Pie in Anticoli”. (Carlo

D’Amico - Mar.1989) Si tratta di un lunghissimo articolo, in cui il collega, dopo

aver ricostruito diffusamente la storia della istruzione per le fanciulle che, come lui stesso riconosce, in quell’epoca non veniva neppure concepita, si contraddice quasi subito quando afferma che le Sorelle Faioli: “Con la loro opera educativa in favore delle ragazze e giovinette del popolo, non pensavano certo che stavano accingendosi a svolgere un’azione che andava inquadrandosi in una sfera pedagogica di elevate finalità e dense di significati educativi antesignani per quei tempi e per il luogo in cui le sorelle andavano ad operare”.

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E dopo cinque colonne e mezzo di panegirici di questo genere si scioglie in una parossistica esaltazione delle virtù celestiali delle tre sorelle e senza pudore alcuno, finisce per elevarle al rango di rare e preziose Maestre Pie. Pur sapendo (ma forse non sa) che in quell’epoca, sotto lo Stato Pontificio insegnare a leggere e scrivere alle fanciulle era proibito e le scuole pubbliche non esistevano. E sarà così fino alla seconda metà del secolo successivo, quando dopo l’Unità d’Italia (1870) lo Stato Italiano istituirà per la prima volta le scuole primarie (obbligatorie e gratuite) sia per i maschi che per le femmine. Verso la fine dell’articolo, il collega, cade di nuovo in contraddizione e vediamo come. Prima, dicendo che: “Le idee che accompagnavano la vita di allora, certamente non favorivano la diffusione della cultura riservata a determinate categorie di persone. In quel tempo si prediligeva il lavoro manuale e subordinato per il quale non era necessario anzi dannoso conoscere gli strumenti del saper leggere e scrivere e far di conto.” Poi aggiunge: “In questo contesto storico si trovarono ad operare in Anticoli le tre sorelle che certamente non erano edotte delle influenze filosofiche e politiche sulle iniziative educative in voga, ma possedevano in sostanza (?) gli strumenti necessari a saper leggere e scrivere e far di conto, conoscendo per naturale struttura mentale gli elementi di economia domestica, essendo ispirate da un sentimento di carità cristiana, per cui pensarono di istituire un primo nucleo di scuola pia e popolare”(ma con quante e quali allieve non lo dice, né lui né i relatori, dai quali egli ha attinto a piene mani, senza alcuna riflessione critica). Alla fine conclude: “Il loro intendimento era quello di insegnare alle giovinette i segreti dall’apprendere dalla carta stampata e quelli di poterli trasmettere attraverso la scrittura” (sic). Il caso vuole però che, di queste impensate capacità nel leggere e scrivere delle tre sorelle, non si trovi alcuna traccia, neppure nei libri agiografici a loro dedicati. E non v’è traccia, semplicemente perché di esse non si parla mai e neppure si dice qualcosa sulla loro personalità e sul loro carattere e quali scritti o idee trasmettessero alle fanciulle di Anticoli.

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3.6 – “I fiuggini hanno saputo trovare, con questo monumento, tre polle d’acqua” (Cronaca del Giornale Fiuggi - Apr.1989)

“Nel corso della cerimonia il nostro sguardo finiva spesso

verso Suor Margheria D’Argenio, Madre Generale dell’Istituto Ordine di Santa Chiara. Ella ha fatto molto per Fiuggi negli ultimi mesi. Le cerimonie per il processo di beatificazione delle Sorelle Faioli e la scoperta del Monumento di Canevari hanno fatto ritrovare i fiuggini che si erano persi, che non si parlavano.

Non esiste manifestazione culturale, mondana, sportiva che richiami i fiuggini come per le feste religiose. E’ segno che i valori della nostra Città sono ancora alti e che come ha detto il Cardinale Palazzini “I fiuggini hanno saputo trovare con questo monumento, tre polle d’acqua che zampilleranno per la vita eterna.” Come si vede anche il Direttore del Giornale locale diventa agiografo, senza però domandarsi se non sia proprio la grande fede, da sempre dimostrata dalla nostra popolazione, la causa che l’ha tenuta più vicina ai secoli dell’oscurantismo, che a quelli dell’illuminismo e del rinascimento.

3.7 – “Scoprire la storia delle Faioli è cultura”. (Tonino Casatelli - Sindaco Dc - Mag. 1989) Perfettamente in linea col Direttore, sull’evento si esprime in

questo modo: “Senza enfasi dico che tra gli avvenimenti della Città, questo è stato uno dei grandi, da ricordare. Tutte le forze politiche erano presenti a testimoniare che non era un episodio ma un avvenimento collettivo nel quale si è ritrovata tutta l’ anima popolare della Città. Oltre alle forze politiche voglio ringraziare anche Siro D’Amico per la sua poesia che ha immortalato nel dialetto le tre figure e la Città. Dobbiamo riscoprire queste memorie e dare ad esse fiato perché questa è anche cultura”.

Quella cultura cattolica e comunista, da cui egli proveniva e che il politologo Geno Pampaloni (sulla “Repubblica”di Scalfari)

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spesso definiva “due sottoculture, che insieme crescono e insieme declinano”.

E per effetto delle quali questo Sindaco e quelli venuti dopo di lui, prima di coinvolgere il Comune nelle celebrazioni pubbliche dell’evento religioso, si sono guardati bene dal fare una indagine demoscopia, per accertare se la vicenda delle Tre Sorelle, avesse i riscontri con la realtà storica di Anticoli, prima di imporla alla ignara popolazione fiuggina.

3.8 - “Le Sorelle Faioli, vero splendore nel cielo di Fiuggi”.

(Brunello Magini - Mar.1990) L’autore nella sua qualità di tecnico del Comune chiede ed

ottiene la pubblicazione sul Giornale di una lettera rivolta al Sindaco Casatelli per proporre la modifica del nome della strada più importante del Centro Storico, da Via Vittorio Emanuele, a Corso Sorelle Faioli e dice di essere sicuro di riuscirvi perché in precedenza aveva già chiesto ed ottenuto la modifica del nome do altre strade cittadine, senza però che la popolazione sia stata mai consultata come la democrazia vorrebbe. Il testo della lettera era il seguente:

“Con la consapevolezza di essere interprete attento e fedele dei sentimenti di tutta la popolazione (sic.) e dei suoi in particolare, sono certo che l’Amministrazione vorrà nella prossima seduta procedere alla intitolazione di una strada in onore delle Sorelle Faioli. E qui la scelta non può che cadere sull’antica Via Maggiore. E’ questo un atto che va compiuto con amore e con orgoglio (ma di chi?): Amore cioè profonda gratitudine verso le Sorelle Faioli vero splendore nel cielo di Fiuggi”.

Il tenore della richiesta come si vede, più che di un dipendente del Comune ( il cui compito non è certo quello di assumere iniziative di carattere politico o religioso) sembra quello di un uomo di curia, che pretende di cambiare la toponomastica di una città (peraltro non sua) nella quale, prima degli anni ’90, non c’era alcun cittadino che (a memoria d’uomo) avesse mai sentito parlare delle Sorelle Faioli.

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Il tecnico Comunale, dopo aver proposto con la lettera di cui sopra il cambiamento del nome all’antica Via Maggiore, con l’articolo che segue, diventa il cronista ufficiale di tutta l’operazione politico-religiosa, che dal 1988 in poi verrà messa in messa in moto, per imporre alla popolazione di Fiuggi una storia, che da 250 anni le era del tutto estranea.

3.9 – “Furono Maestre Pie per tutte le fanciulle anticolane”.

(Brunello Magini - Lug. 1990) Ed ora il Capo Tecnico del Comune (che piuttosto dovrebbe

meditare sulle responsabilità che, anche il suo ufficio ha avuto nel sacco urbanistico di Fiuggi) ecco che si mette anche a travisarne la storia.

E lo fa alla stessa maniera di quei giullari che, nel medio evo, pur di accontentare la Corte del Re che li teneva al suo servizio, recitavano, a modo loro, novelle e poesie anche sacre, scritte da altri. Queste alcune perle dei suoi racconti:

“L’origine della Congregazione nasce ad opera delle tre Sorelle, che decisero, presaghe della chiamata di Dio, di dedicarsi alla istruzione elementare (sic!) e alla loro formazione cristiana, mettendo a disposizione la loro abitazione e tutti gli averi di cui disponevano (ma quali erano questi ultimi, non lo dice mai, né lui nè gli altri agiografi).

La santità delle Sorelle (sic!) si diffuse ben presto oltre il territorio di Anticoli (ma dove?), alla loro scuola (quale?) giunsero numerose le allieve (quante e quali erano?) per cui fu necessario trasferirsi nella sede più ampia (siamo nel 1747) che è poi l’attuale Casa Madre delle Suore, in Piazza Trento e Trieste.

Accadde che di fronte alla semplicità del loro comportamento, all’amore verso gli altri, che servirono sempre con amore ed umiltà, si diffuse un senso di gradevole sorpresa, che andò evolvendosi in sentita ammirazione, tanto che le sorelle Faioli diventarono le Maestre Pie, per tutte le fanciulle”per le quali l’analfabetismo era una regola”(sic!).

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Rieccole le invenzioni dell’agiografo, perché finge di non sapere che l’analfabetismo rimase una regola per altri 150 anni, nonostante la “istruzione” impartita dalle “Maestre” di Anticoli). Poi conclude: “Una cerimonia suggestiva quella di domenica 1 luglio, con la presenza di quattro vescovi e del Sindaco Franco Rengo e l’intera Commissione storica”.

A proposito della quale, c’è da dire che, nessun contributo di ricerca e di analisi, essa ha pubblicato contro la mistificazione di molti aspetti della vicenda (umana e religiosa) delle tre Sorelle. Specialmente per ciò che attiene alle loro capacità di “Educatrici” che le stesse avrebbero avuto, per “illuminare le assonnate menti delle fanciulle anticolane”.

3.10 – “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi” - Un libro sulle

Faioli, citato dal Magini, che già nel titolo è tutto un programma. Anche in questo terzo articolo il nostro Magini, viene a

raccontarci pedissequamente la storia delle tre Sorelle, scritta da altri e senza una sua pur timida riflessione critica. Anzi aggiungendovi ogni termine che possa magnificare di esse i meriti e le virtù. Dei quali, neppure nei testi che egli menziona, si trova alcuna traccia. Per cui d’ora in avanti, per non tediare ulteriormente il lettore, non verrà più riportato ciò che egli scrive sull’argomento, ma verranno citati soltanto quei brani e quelle frasi che, per la mancanza di senso comune, potranno suscitare, qualche riserva e incredulità. Come ad esempio le considerazioni come queste (che da lui sono state riprese da una pubblicazione del Vescovo Enrico Compagnone, il cui titolo “Una costellazione nel cielo di Fiuggi” è già tutto un programma: “Non c’è bisogno di forzare le tinte per rendersi conto che le riflessioni venute fuori nel processo sulla vita e fama di santità delle serve di Dio, nonché sui miracoli in genere attribuiti alla loro intercessione, fanno intuire nelle sorelle Faioli, un’azione dello Spirito Santo, avvolgente per la loro santificazione, finalizzata per mezzo loro al raggiungimento di un bene per la comunità cristiana”.

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Giudichi il lettore, se in queste considerazioni, non salti evidente la mancanza di senso comune; che però il Magini non avverte, anzi vi aggiunse di suo queste altre: “E questa azione avvolgente tesa al raggiungimento del bene spirituale, intrapresa nel lontano 1941, le sorelle Faioli la irradiano ancora con rinnovata vitalità, come testimonia la sempre maggiore partecipazione del popolo di Fiuggi ad ogni manifestazione che le commemora.”

3.11-“La prima Scuola Pia in Anticoli” (C. D’Amico (1992). Nell’illustrare il libro “La Santa avventura” di G. Raspa, ripete

gli stessi concetti espressi nel suo primo articolo del marzo 1989 e come vedremo, le stesse contraddizioni. “ Alla metà del Settecento (dice) Anticoli era un piccolo borgo agricolo, ancorato a ritmi di vita immutabili determinati dal signore feudale ove ogni anelito culturale era precluso. Fu proprio per opera delle sorelle Faioli che in Anticoli fu istituita la prima scuola pia per ragazze, sulla scorta di altre già sorte nel Lazio ad opera della Verenini e della Filippini. Fu questo il seme che fruttificò, aprendo così anche in Anticoli la porta dell’istruzione quale premessa alla elevazione culturale.”

Subito dopo cita anche l’intervento del Notaio Giuliano Floridi, il quale ha rifatto la storia di alcune acquisizioni immobiliari dell’ordine religioso.Il collega Carlo, con ciò che scrive, dimostra di non aver letto attentamente, né il primo libro sulla storia delle Faioli (pubblicato dall’ISLM di Anagni) né su quello che ora sta illustrando. Altrimenti dal primo libro avrebbe appreso che le scuole pie, sulla scorta di quelle già sorte nel Lazio ad opera della Venerini e della Filippini, furono create soltanto in alcune località a nord di Roma (tra cui Viterbo e Montefiascone e la stessa Roma) ma non nelle province di Campagna e Marittima. Neppure ad Anagni e tanto meno in Anticoli: dove invece in Via della Soggetta, fu l’Arciprete Girolami che, (come dice il vescovo Monti di Anagni nella sua relazione triennale alla Santa Sede del 15 dicembre 1753) dopo aver radunato alcune vergini ed anche vedove, in una piccola

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comunità, aveva voluto organizzarle secondo le regole delle Maestre Pie di Montefiascone. Tuttavia, pur essendo stato questo il sogno, sempre nutrito dal Girolami (dal 1747 al 1785 anno della sua morte) non fu mai da questi realizzato, per il fatto che le zitelle prima e le suore poi (vedasi le suppliche citate dal Floridi nella sua relazione del 1989) non avevano mai potuto riavere il possesso di quei beni (dell’Ospedale e della Chiesa di San Domenico) che proprio l’Arciprete aveva loro ceduto, per rendere autosufficiente il Conservatorio, con annessa la scuola, che lui aveva in tutti i modi tentato di aprire.

Quella scuola che, neppure il suo successore e i vescovi ad Anagni riuscirono ad avviare. Tanto è vero che il Vescovo Tanderini nel dettare le Seconde Regole per la Congregazione Religiosa di Anticoli nel 1786 soppresse completamente proprio la parte relativa alla scuola delle fanciulle che invece aveva occupato i due terzi delle Regole Prime, dettate dal Girolami nel 1780 e che il Prof. Raspa riporta per intero nell’appendice del suo Volume, ma alle quali il collega D’Amico non fa il minimo cenno nel suo articolo sul “Fiuggi”.

3.12 - La dedizione delle Faioli alla istruzione elementare” (Bruno Magini - Ott. 1996) La riproduzione del contenuto, e la foto della targa, che viene inaugurata, sono già inserite nella prima parte di questa ricerca. Ma ci preme rilevare che anche in questa occasione il Magini non fa mancare il suo commento, circa la dedizione delle le tre sorelle “alla istruzione elementare delle giovani”. Ma qui è bene ricordargli che, nonostante l’apparizione di codeste Maestre, l’analfabetismo in Anticoli, che all’epoca toccava punte del 98-100%, è rimasto pressoché invariato per altri 150 anni. Ed è sceso in modo significativo, sotto l’80-70% soltanto dal 1880 in poi, quando con la caduta lo Stato Pontificio, il Governo del Regno d’Italia (mediante la Legge Casati) aveva introdotto per la prima volta, la istruzione elementare (obbligatoria e gratuita) per i maschi e per le femmine.

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3.13 – “La Petizione del Sindaco Celani al Papa” - (Brunello Magini - Sett.’97- Lug.’98).

Questo è il quinto articolo che il Magini scriveva sul Giornale

locale occupando ancora una volta lo spazio di una intera pagina per raccontarci di nuovo l’avventura delle tre sorelle, con la solita enfasi, che lui e gli “agiografi locali” immancabilmente hanno usato per commuovere i nostri ignari concittadini forse credendo che le loro menti fossero ancora assonnate, come 250 anni fa.

Quello che seguirà è il testo della Petizione che il Sindaco Giuseppe Celani, con la firma sua e di tutti i consiglieri comunali, ha inviato nel 1998 al Pontefice, per perorare la causa di canonizzazione delle sorelle Faioli, da tempo avviata presso la Santa Sede.

Evidenti appaiono in questa iniziativa gli scopi meramente elettoralistici, tesi a favorire quel voto di scambio, cui si è fatto cenno all’inizio, perchè tutta l’ operazione è stata messa in moto dalle amministrazioni di centro sinistra-sinistra dal 1988/89 in poi e senza alcun rispetto di quel principio di “libera Chiesa in libero Stato” che è uno dei capisaldi della nostra Costituzione.

Come può definirsi se non elettoralistica una operazione avallata e sostenuta da una Giunta guidata da un Sindaco, nato e cresciuto nel brodo di una ideologia che aveva sempre conculcato ogni libertà e posto alla base della sua concezione filosofica l’ateismo?

Come giudicare infine un Sindaco che, sottoscrivendo una petizione al Papa, dettata da uomini di chiesa e di curia, lo sollecita a trascurare perfino la ricerca della documentazione, pur di premiare “la venerazione che la comunità fiuggina ha sempre nutrito per le tre sorelle”.

Ed a lui non importa se per 250 anni le medesime siano rimaste sconosciute.

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3.14 - “Beatissimo Padre” (Giuseppe Celani - Sindaco ex P.c.i.)

“Il sottoscritto Sindaco di Fiuggi, insieme a tutti i membri della Giunta e del Consiglio comunale, che parimenti si sottoscrivono, ritiene doveroso rendere partecipe la Santità Vostra delle aspettative della popolazione residente e dei numerosi fiuggini sparsi per l’Italia o all’estero sull’esito della causa di canonizzazione delle conterranee Serve di Dio, Teresa,Cecilia e Antonia Faioli, i cui atti sono da tempo all’esame della Congregazione delle cause dei Santi.”

“ Le difficoltà della causa, seguita da tutti col più vivo interesse ci sono note: una certa esiguità di documentazione intesa nel senso più ristretto del termine, che rischia di rendere meramente disagevole quel giudizio sull’esercizio eroico, da parte delle nostre Serve di Dio, delle singole virtù cristiane, giudizio che la Chiesa, nella economia della prassi vigente ritiene indispensabile.” …

“Teresa, Cecilia ed Antonia Faioli, non ebbero timore, non tanto di precorrere i tempi, quando di attingere direttamente svincolandosi dagli impacci d’ogni pregiudizievole rispetto umano, al perenne messaggio evangelico e d’adoprarsi per la realizzazione d’un progetto educativo integrale che tuttora costituisce fattore di crescita e di sviluppo della nostra comunità civile”.

“E per fondare e rendere funzionale il Conservatorio, poi evolutosi nell’attuale Congregazione delle Suore Immacolata di Santa Chiara, non esitarono a spogliarsi e a farsi volontariamente povere e quindi a spendere ogni loro energia perseverando sino alla fine della loro missione e nella pratica di tutte le virtù”.

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3.15 - Alcuni interrogativi sulla petizione del Sindaco al Papa.

Di quali beni le Faioli si spogliarono, se ad eccezione della

casa di una stanza e cucina, sotto la Chiesa di Santo Stefano (ereditata da Teresa dal fu Abate Rosa, probabilmente per vezzo di nepotismo) nulla è provato in tal senso, non essendo citato alcun dato preciso di ogni altro loro avere? E come facevano a farsi volontariamente povere, se già lo erano di famiglia, essendo rimaste orfane con altri tre fratelli, della madre, nel 1727 e del padre, nel 1740 e se è vero (come gli stessi agiografi scrivono) che il padre “non si sapeva quale attività svolgesse”?

Tra tutte le virtù che il Sindaco (superando perfino gli agiografi di professione) vorrebbe attribuire alle tre magnifiche sorelle, non c’era certamente quella di “Educatrici e di Maestre Pie”, cui gli stessi necrològi, riportati a pag.283 e 285 del libro a loro dedicato, non fanno cenno alcuno.

“Beatissimo Padre” (Dice ancora il Sindaco)

“Ciascuno di noi sottoscrive quale che sia il campo in cui ha

poi ritenuto di dover militare politicamente, è cresciuto e s’è formato alla Scuola delle Sorelle Faioli ( che, non sapendo leggere né scrivere, erano totalmente analfabete, perché sotto lo Stato Pontificio tutto ciò era proibito) o nel senso stretto del termine, alunni delle loro figlie spirituali (che nel 1700 e 1800 erano anch’esse analfabete al 95 per cento) e comunque recependone il messaggio e l’esempio dai propri genitori e dai propri nonni (che fino al 1874/75 erano quasi tutti analfabeti, perché le scuole primarie furono istituite soltanto dopo il 1870, in virtù della Legge Casati del 1869) custodi a loro volta di una tradizione atavica”.

“Molte ora sono le notizie di grazia ottenute con l’intercessione delle Serve di Dio (e questo è il solito trucco per far dichiarare beate o sante anche le figure più insignificanti) venerate perciò anche dai turisti, che come attestato anche da testimonianze

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raccolte in appositi registri, si recano in numero assai cospicuo a pregare sulla loro tomba”.

“La santa avventura, è stata così autorevolmente definita, delle sorelle Faioli, costituisce quindi l’orgoglio ed il vanto della nostra comunità civile che ha già inteso tributare alle Serve di Dio l’omaggio d’un monumento (opera del Canevari) nella Piazza del Paese e che nel prossimo settembre intitolerà a loro una delle vie più importanti.” (n.d.a.- Il tutto, con il sostegno del Comune, pur sapendo il Sindaco, che l’Istituto di Santa Chiara è ricchissimo).

3.16 - Nessuna indagine demoscopica da parte del Comune.

Dopo questo lungo panegirico, che fa disonore ad un Comune

di uno Stato laico e democratico, non può diventare (per l’interesse di chi lo rappresenta) un ente al servizio di alcuna confessione religiosa e quindi farsi coinvolgere in una iniziativa (quale che sia) estranea al principio costituzionale di “Libera Chiesa in libero Stato”.

E dovere del Sindaco, a tutela della sensibilità e della fede di tutti i cittadini, era quello di far svolgere da una commissione terza, una indagine demoscopia, per accertare se una vicenda come quella delle Faioli, ricostruita ma rimasta ignota per oltre 250 anni, avesse alla sua base i dovuti riscontri con la realtà e con la storia.

E non già quello di avallare a priori, fatti e circostanze, che la Chiesa (con i suoi agiografi) è libera di ricostruire come crede, ma dai quali un libero Stato come il nostro, dovrebbe stare alla larga e guardarsi bene dal sostenerli sia politicamente che finanziariamente. Perché, quando ciò avviene, è la libertà dello Stato e di culto dei suoi cittadini ad essere compromessa.

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3.17 – La Benedizione della targa che mistifica la nostra storia. (Dalla cronaca di Brunello Magini - Ott.1996)

La targa, con la quale Via Maggiore, poi chiamata Via Vittorio

Emanuele dagli anni ’20 in poi, verrà chiamata “Corso Sorelle Faioli” (anche se queste sconosciute concittadine, finchè sono state in vita, non hanno mai avuto a che fare, come vedremo, con questa antica strada). E servizio speciale (Ott.1998), di dieci colonne, su due pagine intere del “Fiuggi”, con interventi di personaggi locali, in gara tra loro per dimostrare chi avesse più fantasia nell’esaltare l’evento, a cominciare da:

Giuseppe Celani - (Sindaco ex Pci) Dopo la Petizione al Papa, sente il dovere di portare il saluto

dell’Amministrazione comunale alla cerimonia della intitolazione dell’antica Via Maggiore alle tre sorelle e, senza alcun pudore, sente anche il dovere di dire che la intera popolazione, attende con ansia di vedere al più presto elevate, agli onori degli altari, le serve di Dio, “attesa la particolarissima venerazione che generazioni e generazioni han nutrito e nutrono per le loro più illustri concittadine (sic!), “venerazione fondata sull’ammirazione della loro santa missione iniziata quando Fiuggi non era la città rinomata a livello internazionale, ma la piccola Anticoli di Campagna (sic!) e l’educazione femminile era avversata dalla mentalità dell’epoca” (ma di chi?).

3.18- “Antesignane per il loro impegno a rimuovere

l’analfabetismo delle ragazze” (Wilma Santesarti -Assessore alla Cultura della Sinistra Socialista).

“Nel Novembre del 1989 tutti i paesi del mondo,

sottoscrivevano la Convenzione per i Diritti dei Bambini che, all’articolo 28, sancisce l’impegno a rimuovere l’ignoranza e l’ analfabetismo, soprattutto delle bambine.”Quanto furono allora antesignane, nel 1747,ben 250 anni prima Teresa, Cecilia e Antonia avevano intuito ( e nella loro intuizione sta la grandezza

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del loro disegno) che la strada verso la libertà sta nella “Conoscenza”e che ragazze istruite, oltre che preparate spiritualmente e moralmente, avrebbero potuto cambiare la vita del Borgo.Il Borgo”-Evidentemente (oltre al Sindaco) anche l’Assessore di sinistra, non sa che, all’epoca delle Faioli (nel 1700) l’analfabetismo era quasi totale, specialmente nelle bambine. Ed è rimasto tale, per almeno un altro secolo e mezzo, nonostante che “Nel cielo di Fiuggi fossero apparse le stelle della educazione femminile” che lei celebra; le quali però, erano esse stesse il frutto dell’oscurantismo (imperante sotto lo Stato Pontificio) quando l’insegnamento del leggere e scrivere, alle fanciulle, era addirittura proibito, specialmente se appartenenti a famiglie povere. Segue il saluto del terzo “abbagliato” da questa storia:

3.19 -“Dopo la lettura del libro del Raspa sulle Faioli mi sono

abbagliato” (Luciano Tucciarelli - Presidente Astif) – Udite, udite cosa dice un uomo che, da ex Dc ed ex Pri,

diventa “maitre a penser” dei catto-comunisti: “Ho appena terminato di leggere “La Santa avventura delle sorelle Faioli” il prezioso libro di Giampiero Raspa che racconta la loro storia.. Chiusa l’’ ultima pagina mi sono sentito abbagliato, come una capsula mi fosse esplosa dentro l’anima ed è stato in quel preciso momento , con una coincidenza estranea alla stessa materialità della sensazione che ho capito come mai prima mi era accaduto, la grandezza irreparabile del condizionamento a cui la vita di oggi ci costringe.”Dopo due colonne di giornale, conclude: “A queste tre zitelle straordinarie ed affascinanti, Fiuggi dedica con riconoscenza il nome di una via prestigiosa,il Corso che è il cuore della città in cui le sorelle vissero ed operarono.E’ il segno della memoria, un bon segno che lascia sperare nel destino di questa comunità e insieme l’auspicio sentitissimo da tutti che la imminente ricorrenza del Giubileo possa coincidere con la data di beatificazione delle tre sorelle.

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3.20 -“Le Faioli antesignane di un processo educativo che illuminò le assonnate menti anticolane” (Carlo D’Amico - Agiografo locale).

In quest’altro articolo il collega, in fatto di fantasie e di

inesattezze su questa storia, supera tutti. “Il detto latino Nomen omen (il destino del nome) si addice, nel nostro caso come non mai alla strada che la città di Fiuggi ha voluto intitolare alle tre sorelle, antesignane di un processo educativo che in tempi bui illuminò di benefica luce le assonnate menti anticolane. Il destino del nome sta infatti nella peculiare qualità della strada che è veramente maggiore, non per l’ampiezza ma per il significato spirituale che oggi assume. Le tre sorelle in un libro del monsignor Compagnone vengono definite “Una costellazione di stelle che illumina il cielo fiuggino”.

E lassù oggi rivivono, come in una fiaba, il loro sogno d’amore lentamente e pazientemente concretizzato con le loro intuizioni didattiche e pedagogiche provenienti dalle prime scuole pie già sorte in Italia”.

Fin qui le fantasie, poi le inesattezze: La prima, dove dice: “le tre sorelle trasferirono il loro primo nucleo in locali riadattati di un caseggiato lungo Via Maggiore; La seconda: “ la Chiesa di San Domenico era l’attuale S. Chiara”;La terza : “ la stessa Chiesa era attaccata alla Porta del Borgo, la cosiddetta Barriera. La quarta : “la Barriera solamente nel 1860 fu trasferita all’inizio dove poi (al suo posto) fu costruita la scalinata, in Via Garibaldi”A queste inesattezza chi scrive crede di poter rispondere con queste considerazioni:

La casa paterna delle tre sorelle era a Via Vetere. Quella ereditata dal fu Abate Rosa, era sotto la Chiesa di S. Stefano e fu data in permuta a Placido Alessandri (li 24 agosto 1747) con quella che questi aveva in contrada S. Domenico (cioè in Via della Loggetta) dove, col concorso del Popolo la sera del SS. Natale, le Faioli si ritirarono, con altre due zitelle.

E in quella casa da allora in poi, costituendo il primo nucleo, avviarono il proto-monastero.

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Se sono vere queste notizie, prese proprio dal Volume di Giampiero Raspa, dedicato alle tre sorelle: che cosa hanno a che fare le medesime con Via Maggiore? Tanto più che (vedasi pag.272 del 1° volume a loro dedicato) avevano chiesto la cessione della Chiesa di S. Domenico (contigua al loro Luogo Pio) “proprio per essere liberate dalla necessità di dover uscire ogni giorno per ascoltare la Santa Messa e spesso passare fra il Popolo nella pubblica piazza per andare alla Chiesa Maggiore (S. Pietro) più vicina”. E se sono vere anche le notizie, secondo cui i lavori della fabbrica per un nuovo Conservatorio erano appena cominciati e la prima pietra della nuova chiesa, lungo Via Maggiore. fu posta quasi un secolo dopo (il 13 luglio 1857), come faceva l’attuale Chiesa di S. Chiara a trovarsi dove era quella di S. Domenico di Cocullo (che è l’attuale casa degl’Jafricano) se essa confinava con Via Maggiore e via della Loggetta, e già dal 1749 era stata abbandonata, perché vecchia e cadente, ma da nessun documento risulta che sulle sue rovine sia sorta la nuova chiesa?

Le sorelle Faioli quindi non ebbero nulla a che fare con Via Maggiore, per questo la intitolazione ad esse che si è voluto dare va abolita.

In questa antologia di interventi sulle Sorelle Faioli, da chi

scrive, sono stati volutamente omessi gli interventi degli uomini di chiesa e di curia, perchè commentare le idee ed i concetti di chi non può confortarli con la ragione, significherebbe dargli la possibilità di farli passare soltanto come verità rivelate.

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3.21 - “L’ incontro sulla spiritualità” e Suor Margherita D’Argenio. Nella cronaca, il Magini riporta l’intervento del Sindaco

Virginio Bonanni: “Si è svolto il 1 giugno presso il teatro comunale di Fiuggi, un interessante incontro sulla spiritualità delle tre sorelle. Al convegno presieduto dal Vescovo di Anagni Mons. Lambiasi hanno partecipato don Enrico Bini, Bibliotecario della Roncioniana di Prato, l’Avv. Enrico Venanzi Postulatore della Causa e Padre Cristoforo Bove Relatore. Un appuntamento atteso che ha visto la partecipazione di autorità graditi ospiti, religiosi dell’intera diocesi, Congregazioni e Confraternite e di tantissimi concittadini che hanno una particolare venerazione per le tre sorelle. Un incontro voluto dalla particolare sensibilità spirituale di Suor Margherita D’Argenio, per riflettere ancora una volta sul dono elargitoci dalla divina provvidenza che suscitò all’unisono le tre sante vocazioni.”

Oltre alla D’Argenio (n.d.a.) anche le superiore dell’Istituto, avvicendatesi dagli anni ’40 in poi, pur non avendo radici genealogiche nella comunità anticolana, sono coloro che, per dare prestigio alla Congregazione di Santa Chiara, hanno avviato costose ricerche, per costruire (con l’aiuto degli uomini di chiesa e di curia della diocesi di Anagni) una storia che nessuno conosceva e che, per come è stata raccontata, nei convegni e nei libri pubblicati, fa sorgere, in chi la legga attentamente, una infinità di interrogativi.

Le ideatrici del progetto, grazie alla dovizia dei mezzi di cui il loro Istituto e la curia vescovile disponevano, hanno cercato di raccogliere ogni materiale utile alla ricostruzione della vita delle tre sorelle, le cui sole virtù sono state quelle di essere vissute nel silenzio più assoluto e la cui storia si è poi deciso di imporre alla ignara popolazione locale, non solo come fondatrici del Monastero ma anche come Maestre Pie. Anche se di esse nessuno aveva mai sentito parlare, né saputo quali fosse la loro capacità di “Educatrici”, nonostante che dalle numerose ricerche

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non sia venuto fuori alcun elemento che mettesse in evidenza la loro personalità, il loro carattere e la loro conoscenza del pur minimo rudimento di istruzione.

A questo punto occorre ribadire che mai nessuno in Anticoli e a Fiuggi, prima del 1988-89, di queste tre sorelle, aveva saputo alcunché, ad eccezione di Giuseppe Rengo, che ebbe dall’ Istituto alcune notizie sull’origine del Monastero, poi riportate in una sua pubblicazione degli negli anni ’60, dal titolo “Fiuggi e le sue acque”.

La verità è che, le Faioli , pur essendo vissute fisicamente, tra gli anni 1715 ed il 1793, sono state sempre ignorate dalla popolazione, anticolana e fiuggina.

E la loro storia, come gli agiografi da quindici anni a questa parte ce la vanno raccontando, trova ben pochi riscontri sia nella realtà dell’epoca che nella memoria degli uomini.

3.22- Fino agli anni ’30 nessun rapporto con la società civile. Il tutto è avvenuto, come abbiamo detto varie volte, senza che

vi sia stata un’approfondita indagine demoscopia, prima che l’Istituto e gli studiosi, organizzassero (nel maggio 1988) il Convegno per presentare i risultati delle loro ricerche. L’indagine sarebbe stata necessaria, soprattutto perché si trattava di una storia che per 250 anni era rimasta chiusa all’interno di un convento di clausura.

Dove una piccola comunità religiosa, nessun rapporto aveva mai avuto con la società civile (fino agli anni ‘30, quando in un locale esterno vi fu aperto l’asilo del Comune) e che non aveva mai dato alcun contributo alla emancipazione delle fanciulle. Ma che anzi ha rappresentato per loro sempre un esempio di oscurantismo, simile a quello che ancora esiste, nei paesi di religione islamica. Altro che “Stelle cadute dal Cielo, a illuminare le assonnate menti anticolane!”

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3.23 - Finalmente la verità sulle “Maestre Pie” Per accertare quanto sia peregrina la tesi con cui si è voluto

attribuire alle Sorelle Faioli il ruolo di “Educatrici e di Maestre Pie delle fanciulle anticolane”, sarebbe stato sufficiente leggere ciò che di esse ha scritto l’agiografo ufficiale, Giampiero Raspa , a pagina 139 del suo libro “La santa avventura delle Sorelle Faioli, edìto nel 1992: “Dal 1870 al 1896. Il priorato di suor M. Maddalena Giminiani. Dopo Porta Pia, il monastero assunse il nome di “ Istituto Maestre Pie Venerini” nome che mantenne fino alla prima metà del nostro secolo. In concreto fu messa in atto una scappatoia legale per evitare l’incameramento dei loro beni da parte dello Stato Italiano.”

Questa è l’unica verità che egli scrive sulle “Maestre Pie di Anticoli”. Che mai sono esistite. Ma nessuno, a partire da lui, ha avuto il coraggio di dirla apertamente questa verità, sia nelle nove relazioni svolte dagli studiosi al Convegno di Fiuggi (nel maggio 1988) sia nelle numerose celebrazioni seguite a quell’evento.

Anzi, il Raspa, dopo aver scritto che “fu messa in atto una scappatoia legale, per evitare l’incameramento dei loro beni” cerca subito di correggere la grave ammissione, dicendo che “più che una scappatoia si trattava di un diritto effettivo, in quanto le suore di Anticoli la scuola la facevano davvero e da cento anni esatti.”

Poi però fa nuovamente marcia indietro e dice: “Il nuovo nome fu assunto per motivi amministrativi,

trattandosi di un nome riconosciuto come quello di un ente religioso dedito all’insegnamento; ma dal carteggio risulta chiaramente che le suore di Fiuggi misero in evidenza di non avere niente a che fare con le“Venerini”(e meno male).

Il Raspa passa poi a citare circostanze, lettere e documenti di epoche successive al 1800, quando cioè le Faioli e le loro prime consorelle erano ormai scomparse. Alla fine del suo libro è proprio lui a dimostrare che le tre Sorelle, né le suore di Anticoli, poterono mai esercitare l’insegnamento.

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3.24 - Niente scuola prima e dopo il 1786. Prima, perché dal 1786 la loro Congregazione, da laica di

zitelle, che era, divenne una comunità religiosa e di clausura. Tanto è vero che a Fiuggi, tutti coloro che hanno 60 anni e più, ricordano che, fino agli anni ’50, la Casa Madre delle clarisse aveva le grate alle finestre e la ruota parlatoria sia in Via Maggiore che in Piazza Trento e Trieste.

Poi perché, lo stesso Raspa, pubblicando in appendice al suo libro, le Regole delle Suore, ci fa sapere che, nelle Prime, dettate dall’Arciprete Girolami nel 1780, i due terzi di esse erano dedicati alla scuola: che però non fu mai possibile aprire per mancanza di risorse. Mentre nelle Seconde Regole, dettate dal Vescovo Antonini nel 1786, la parte relativa alla scuola venne del tutto soppressa. E lo fu proprio perché, da quell’anno l’Istituto divenne comunità religiosa.

Da parte nostra possiamo dire che in Fiuggi le suore di S. Chiara non sono state mai conosciute e nominate, come Maestre Pie (neppure da chi ci ha preceduto). Né che avessero mai impartito la istruzione elementare alle fanciulle, soprattutto perché esse stesse non l’avevano mai ricevuta.

3.25 - “Esse hanno fatto un miracolo che si rinnova da 250

anni” (Virginio Bonanni – Sindaco - ex Psdi) Ultimo della serie in ordine di tempo dal 1988-89 ad oggi al

pari dei suoi predecessori, si cimenta in questo ispirato (per fortuna breve) discorso:

“Alle elevate parole del vescovo aggiungo il mio saluto e della città che rappresento per dire che la nostra comunità ha ricevuto molto da queste tre sorelle. Esse hanno fatto un grande miracolo che si rinnova da oltre 250 anni nelle Suore di Santa Chiara, quello dell’educare un’intera popolazione (sic) di generazione in generazione, dai nostri avi fino ad oggi, fino a noi ed ai nostri figli. Ci hanno educato al rispetto della persona, alla reciproca e pacifica convivenza. Io stesso sono frutto della loro Scuola e

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quindi e quindi riconosco il grande bene che hanno seminato in questa comunità di Dio.Siamo tutti grati alle sorelle della Immacolata S. Chiara, custodi e continuatrici di questa affascinante storia che illumina come una costellazione il Cielo di Fiuggi e del mondo. Aspettiamo quindi Signori relatori che presto queste tre sorelle siano beatificate, le affidiamo a voi, i più sensibili e accorti nel cogliere le misteriose linee del Signore Grazie”. A questo punto è evidente che anche questo Sindaco ignora che i suoi avi poterono imparare a leggere e a scrivere, dopo che la istruzione primaria, obbligatoria e gratuita, prevista dalla Legge Casati del 1859, fu introdotta nelle regioni dell’ex Stato Pontificio nel 1872 e non prima. Come lui e chi lo ha preceduto, invece, nell’avallare la storia delle Sorelle Faioli, hanno voluto far credere alla ignara popolazione fiuggina.

3.26 - Stato laico o confessionale? Dopo questo ennesimo panegirico di un Sindaco (di

estrazione socialista ed anche medico) che come il suo predecessore, si mette a discettare di santi e di beati ed a perorarne perfino le cause, è quanto di peggio si possa desiderare in uno Stato, che la sua carta costituzionale caratterizza come laico e non confessionale, come da tempo a questa parte i suoi rappresentanti di estrazione cattolica e marxista hanno cercato di trasformarlo. A tal punto da farsi coinvolgere, come nel caso in esame, in una iniziativa estranea al principio costituzionale di “Libera Chiesa in Libero Stato”: nel quale, dovere degli amministratori era di far svolgere da una commissione terza, una indagine demoscopia, per accertare se la vicenda delle Sorelle Faioli avesse l’attendibilità ed i riscontri con la realtà storica di Anticoli. e non quello di avallare a priori fatti e circostanze, che la Chiesa con i suoi agiografi è libera di ricostruire come crede, ma dai quali un Stato libero e laico come il nostro, dovrebbe guardarsi bene dal sostenere, anche finanziariamente. Perché altrimenti, è la libertà di culto dei suoi cittadini che viene compromessa.

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PARTE QUARTA

LE FAMIGLIE DI

ORIGINE ANTICOLANA

DAL ‘700 al ’900

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IV

Le famiglie di Fiuggi, di origine anticolana che, prima del 1988/89, non avevano mai sentito parlare delle Sorelle Faioli.

4.1 - Ecco le famiglie di Fiuggi di origine anticolana che sarebbe

stato doveroso interpellare, ove si fosse avviata dagli anni ’50 in poi, una indagine demoscopica. al fine di avere qualche riscontro nella realtà locale.

Si sarebbe dovuto fare ciò che da anni chi scrive, è andato facendo nelle sue quotidiane passeggiate estive, all’interno dei vicoli e delle piazzette del Centro Storico, quando, chiedendo ad ogni concittadino, se avesse mai sentito parlare delle sorelle Faioli prima degli anni ’90, si sentiva rispondere in modo assolutamente negativo. E gli interpellati erano eredi, giovani ed anziani, delle famiglie che già esistevano in Anticoli nel 1700, ed i cui cognomi sono elencati proprio nel volume dedicato alle tre sorelle, che ha per titolo

“Anticoli di Campagna alla metà del ‘700. La Fondazione delle Maestre Pie” pubblicato nel 1989, dall’ Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale di Anagni, ove sono stati raccolti gli atti del Convegno, svoltosi a Fiuggi il 7-8 Maggio 1988.

I nomi delle famiglie di allora che vengono qui pubblicati, erano ancora presenti nel Centro Storico agli inizi del novecento. Quando cioè non era cominciato l’esodo che da Fiuggi Città si è poi verificato verso Fiuggi Fonte e verso altre zone, dopo l’apertura della Fonte Bonifacio VIII,avvenuta nel 1911.

Qui di seguito, oltre ai cognomi delle famiglie, vissute nel ‘700 in Anticoli, vengono indicate le vie dove, anche attraverso gli eredi potevano essere interpellate.

Ma mai ciò è avvenuto, neppure dagli anni ’50 in poi, quando si è voluta costruire la storia di cui ci stiamo occupando.

Nella quale i cittadini di Fiuggi, per la prima volta, dopo più di 250 anni, hanno visto apparire un cognome (quello delle Faioli) che fino agli anni ’90 non era stato mai presente nella genealogia delle famiglie anticolane. Mentre invece, tutti sanno che, a

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Fiuggi dagli anni ’30 in poi, è stato presente solo il cognome Faiola. Ma era quello del primo comandante dei vigili urbani (Alberto) che ha abitato in Piazza Castello, con la famiglia, fino agli anni ’40. L’elenco dei cognomi è stato da me ricavato dal citato volume edìto dall’Isalm nel 1989. L’indicazione delle vie, invece, sono frutto delle ricerche, ma anche dei ricordi miei e di coloro che, avendo quei cognomi, sono stati da me consultati. Ho cercato anche di ricordare, via per via, coloro che, padri,figli e nipoti (non tutti, ovviamente) vi hanno abitato o ancora vi abitano. Di errori ed omissioni (in questa difficile ricostruzione onomastica e toponomastica cittadina) certamente ve ne saranno (e me ne scuso) ma l’intento è solo quello di stimolare (in ognuno che leggerà questi appunti) qualche ritorno di memoria (più preciso del mio) sul passato che li riguarda e su coloro che li hanno preceduti. Sarebbe anche interessante accertare, quanti dei cognomi qui elencati fossero già d’allora di sicura origine anticolana e quali fossero invece oriundi da altre località.

A questo punto mi sembra opportuno precisare che, nel 1700 il nostro Comune si chiamava semplicemente Anticoli e la denominazione di Campagna, gli venne attribuita dal 1872 (con decreto del Re Vittorio Emanuele II°) e tutte le vie del Centro Storico, fino ai primi anni del ‘900 (ad eccezione di Via Maggiore) venivano chiamate vicoli e ce n’erano altre, poi scomparse dalla toponomastica cittadina, come: Vicolo della Corte,Vicolo del Gobbo e Via della Lietta (su cui si affacciava l’ex farmacia Lentini). Piazza Castello, inoltre si chiamava Piazza della Castellatura.

Intorno a questa Piazza infatti si trovava il nucleo originario del Castello di Anticoli. Il quale all’inizio del secolo XVII, fu profondamente modificato, per far posto alla Collegiata di S. Pietro, che fu edificata, in parte, sulle rovine dell’antica chiesetta di S.Lucia e in parte, sugli edifici, dove si esercitava il potere politico ed amministrativo.

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Dal 1700 ad oggi:

4.2 - I cognomi e le vie del Centro storico.

Adiutori: Via del Colle, Via Veterano. Agnoli: Via dei Gelsi, Via S. Rocco, Via Maggiore. Alessandri: Via Maggiore, Via Riofreddo, Via S. Stefano, Via Morgani, Via Processionale. Ambrosetti: Via S. Stefano, Via Maggiore, Via S. Stefano. Ambrosi: Via Maggiore, Piazza Castello, Via dei Gelsi, Via Morgani, Via S. Ignoto. Anghetti: Via della Loggetta, Via Maggiore.

Ballini: Via Maggiore, Piazza Castello, Via S. Stefano, Via Vetere, Via Oberdan. Battisti: Via Professionale - Biondi: Piazza S. Stefano - Bonanni: Via Rifreddo.

Carosi: Via S. Stefano - Ciancarelli: Via del Codice, Via Maggiore (ora Largo Maggiore) Via dello Spregato - Ciminelli: Via del Macello, Via del Codice.

De Carolis: Via della Portella – De Angelis: Via della Madonnina. De Marchis: Via Processionale De Prosperis: Via del Colle – De Santis: Via del Macello – Piazza del Colle.

Faiola: Piazza Castello - Falconi: Piazza S. Stefano – Filetici: Via Vetere, Piazza Castello – Fiore: Via dei Gelsi – Fiorini – Via dello Spregato, Via dei Gelsi, Via G. Verghetti, -Via Rifreddo.

Girolami: Via Maggiore – Via Vetere, Via Giordano. Incocciati: Via della Piazza, Via Maggiore, Via Morgani, Via S.

Stefano, Via dei Gelsi, Via della Madonnina, Via Professionale, G. F. Verghetti, Via del S. Ignoto.

Lattanzi: Via della Piazza. Macciocchi: Rione Colle,Via Rifreddo, Via della Portella,Via

G.Verghetti - Maggi: Via Giordano,Via della Portella, Via G.Verghetti,Via S. Stefano - Mariani: Via G. Verghetti -Martini: Via Maggiore, Piazza S. Stefano, Via della Loggetta, Via della Portella - Marsecani: Via del Colle Massimi: Via Riofreddo – Mattei: Piazza Castello, Via Veterano, Via S. Ignoto. Merletti: Via del S. Ignoto, Via C. Battisti.

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Nardi:Via Case Grandi,Via della Loggetta. Onorati: Via Rifreddo, Via Maggiore, Rione Colle. Pannone: Via dei Gelsi -Via della Portella, Via S.Ignoto.-

Paris: Via della Piazza, Via C. Battisti, Via Vetere. Riccardi: Via della Piazzarola. Santesarti: Via Riofreddo, Via del Colle, Via Veterano, Via

Professionale. Scaramastra: Via Giordano. Severa. Via della Piazzarola, Via del Forno, Via Vetere.Sforza:Via Sforza. Sileri: Via dello Spregato, Via Veterano, Piazza dell’Olmo. Simeoni: Via Maggiore. Stefani.

Terrinoni: Piazza S. Stefano, Via della Loggetta, Via Maggiore, Via Processionale, Via del Codice.

Tucciarelli: Via della Piazza, Via Stefano, Via dei Gelsi, Via Professionale.

Verghetti: Via Morgani, Via della Loggetta, Piazza S. Stefano. Vocci: Via della Loggetta – Via dei Gelsi. Zangrilli: Via del Colle. Zapponi.: Via della Portella – Piazza Castello.

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Alla fine del 1800 4.3. - Le vie e le famiglie,o gli eredi che vi abitano attualmente

(dei quali non tutti, ovviamente, possono essere ricordati).

Via Maggiore. (Andava da Piazza dell’Olmo alla Piazzetta Santo Stefano, diventata

negli anni venti, Via Vittorio Emanuele ed ora, Corso Sorelle Faioli, fino al Palazzetto Alessandri, con il tratto iniziale a destra chiamato Largo Maggiore).

D’Amico Marco e Ambrosi Umberta (con le figlie Suor Paolina,Gioconda,Florinda,Corinna e Anna) – D’Amico Callisto e Bellucci Cherubina (con il figlio Cesare) con stemma araldico sul portale – Ciancarelli Luigi e D’Amico Luigia (con i figli Benedetto, Giuseppe,Cherubina e Callisto) Martini Don Biagio - Martini Alfredo (con i figli Giacinto Fernando Roberto e Agnese - Terrinoni Anselmo – Terrinoni Luigi (detto Zampitto) con i figli Mario, Alberto e Walter - Girolami Marco (detto Crastono) con il figlio Pasquale - Giorgilli Giacinto e Santesarti Pasqua (con i figli Temistocle e Piero) con arco a sesto acuto – Ferrazzoli Nazzareno (con i figli Adolfo e Delfina) Onorati Angelo (detto La Perella) e Caterina Ambrosi (con i figli, tra cui Giuseppe il Professore) trasferitosi Fiuggi Fonte negli anni venti nell’Albergo Europa. – Ballini Domenico e figli (Guardiano delle Suore Clarisse) – Terrinoni Filippo (detto Fulippitto) con la figlia Enia,con portale estemma. – Ambrosetti (detto gl’Jafricano) la cui abitazione, che somiglia ad una chiesa, era probabilmente l’antica Chiesetta di San Domenico di Cocullo e di Sora (sconsacrata nel 1700 e poi confiscata, e venduta dallo Stato Italiano, dopo il 1870, come bene ecclesiastico non di culto dello Stato Pontificio, alle famiglie Ambrosetti e Incocciati, per metà ciascuna) Alessandri Serafino fu Pietro e Santesarti Rosa (detta Rosina) fu Gregorio (con i 12 figli tra cui Don Pietro, Arciprete della Collegiata di San Pietro e Gualtiero (primo Sindaco eletto dal 1946 al 1956 dopo libere elezioni) tra i quali ascendenti vi sono stati dal ‘700 in poi, oltre che sindacatori e magistrati, anche uomini di chiesa col cognome Alessandri,

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come: don Antonio e il canonico Alessandro (accettato nel l758, dal Buon Governo come unico maestro, quando nessuno era disposto ad occuparsi di scuola) e Don Flaviano Alessandri (abate di S. Maria del Colle) - Terrinoni Ernesto e la moglie Teresina (con i figli Giuseppe, Enedina ed Almerindo) – Celani Edoardo e Santesarti (con i figli Suor Luigina - Pietro e Valeria) – Celani e figli (Amilcare e Fabio) – Ambrosi Ludovico e De Santis (con i figli Enzo e le sorelle)- Rapparelli e figli: Padre Leopoldo, Anacleto, Giuseppina, Rita e Pompeo) – Alviti (con due figli maschi, Leone ,Edmondo e tre femmine)- Agnoli Mario (de Tozio) e moglie) – Carletti Gildo e Incocciati Maria (con i figli Luigi ed Anna – Carletti Giovanni (con figli Ercole, Ginetto e Luciana. Alessandri Annibale (detto Cicciaccorda) e Loreta Ballini (con il figlio Amelio) – Girolami Arcadio e Mario (detto Catacheo) con i figli Anna, Enzo, Fernando e Dino) - Tailetti - Verghetti – Ambrosi Guglielmina e Torelli Giuseppe (con i figli Bice e Anna) – Alessandri e Marietta (con i figli Erio e Rita) – Girolami d’Annuccella (con i figli Orlando e Maria) – Terrinoni Arcangelo (il tabaccaio) e la figlia Marcella) – Carlotti – Paris – Ludovici e figli - Verghetti e Corradini (con il figlio Gaetano).

Via Case Grandi e Via del Soldato Ignoto

(già Riofreddo, da Via Maggiore a Piazzetta Falconi) Nardi Tommaso e Zangrilli Elvira (con i figli

Guendalina,Olimpia,Salvatore e Giacinto - Nardi Amedeo e Ambrosi – Severa Bruno e figli -Terrinoni (Tattalicchio) - Benezi (oggi) - Giorgilli e figlio Roberto) - Onorati Antonio e De Marchis Maria (con i figli Toto e Colomba) – Bonanni Luigi (e i figli Pio,Vincenzo,Orlando e Vittorio) – Bonanni Francesco e i figli Marcella,Erio e Franco - Santesarti Giulio (e Macciocchi) con i figli Loreto,Cesare, Wanda,Biagino,Franco, Consiglia- Santesarti Giustino e Gildo (con i figli Edmondo e Felice) - Zucconi Vittore e il figlio Angelo – Frate Orazio e figli De Santis e Girolami (de Tozio) e Pera (nell’attuale Piazzetta Falconi).

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Piazza della Castellatura

(ora Piazza Castello) Filetici (detto Paparoio dell’ex Pensione Savoia) con i figli

Giuseppe, Venanzio, Lina, Maria e Biagino – Celani Aristide e figli Mafalda, Angelino, Biagio,Benedetto – Speranza Don Carlo e Felice (con i figli Teresa e Gianni) – Torelli Remo e i figli Giorgio, Fabio e Mario) – Ballini Marco e i figli Spartaco e Irene – Ambrosi Peppinella, Pietro (ju Riccio) e Maria – Faiola Alberto (Capitano CC) e figlio. Celani Lamberto – Tosti Ivo e i figli Ovidio,Dorotea e Sergio – Mariani e Colarossi Attilio e i figli Pompilia, Carletto e Antonietta – Zapponi Elisa e Celani Nannina - Celani Maria vedova Cellie e i figli Samuele,Antonio e Pietro – Marazzi Ruggero con i figli Franceschino, Raniero e Arnaldo – Pannone Enrico e figli – Tosti Toto e la vedova Papitto (con i figli Gualtiero e Leandro) – La famiglia Pera i figli e le nuore - Angelina “La Furnara” e Santonico Angeluzzitto.

Piazza Santo Stefano e Via Morgani.

Falconi Carlo – Filippo – Gaetano – Maria - Terrinoni

Pietruccio e le figlie Elena (coniugata ad Angelo Tucciarelli) madre di Querenzio) Agnese - Luisa e Luigina (coniugata Ambrosi) madre di Riccardo Raniero e Lina.- Passeri Arcangelo e figli Floriano e Dante - Martini Vincenzino e famiglia De Medici (prop. Pozzo della Vergine. Incocciati Biagio Antonio (detto Antoniuccio, figlio di Giuseppe detto Peppetto) e Alessandri Agata (con i figli Suor Valeria, Adalgisa, Nannina,Silvio, Concetta e Colombo. Incocciati Attilio e Cellitti ( con le figlie Anna Clara, Antonietta e Maria – Ambrosi (ju Passero) con la moglie Angela Maria e i figli Biagio e Giuseppe – Ambrosetti (detto Catacheo)- Incocciati Leone e Ambrosi Maria (con le figlie Anna e Carla) - Alessandri Federico e Francesca con i figli Vittoria, Antonio, Veturia, Erminia e Gianfranca. – Il Parroco Don Giovanni Biondi e il nipote Pino-

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Verghetti Gaetano - Maria – Ulderico e Gian Francesco ( con i figli Valeria, Rolando e Alfredino e Saturnina- La maestra Castelli – Stampa.

Via Santo Stefano e Via dei Gelsi.

Cupini Rosa (vedova Incocciati Giuseppe-detto Peppeto) con il

figlio Luigi Incocciati (padre di Leone, Francesco e Felice e Maria) - Cupini Telesforo e i figli Arnaldo e Genio – Barbone (di cui uno cappuccini) – Tucciarelli padre di Pierino –Incocciati Andrea (detto Allegramente (con i figli Mario, Pietro e Andrea) - D’Amico Felicetto (col negozio di alimentari) - Ciminelli Tommaso e Vincenzo . –Terrinoni (detto Sarà) con i figli Ernesto e Vincenzo e Ginetta. - Ambrosi (Tatalone) con Olindo Umberto e altri - Terrinoni Tito (degli Zunfriano) Pannone (dei Ciaccella) e figli - Giansanti Antonio e figli - Incocciati Giovanni e figli Vocci Luigi e fratelli – Tucciarelli Blande – Agnoli (de Tozio).

Via Giordano,

Via Vetere e Via Veterano.

Scaramastra Duilio - Maggi Ermenegildo e Giorgio -Via Vetere (da Via Maggiore alla Piazzetta Mastro Giorgio o Piazza del Muro Nuovo) - Filetici Biasuccio-Nicola-Gigetto e Checchino (con i relativi figli, poi trasferitisi a Fiuggi Fonte negli alberghi Vallombrosa e Igea (con i figli Marina,Riccardo, Antonio,Vittorio e Colomba-Elettra, Nicolino e Corinna) - Ambrosi Renato e Guglielmina. Santesarti don Benedetto (che fu Arciprete di S. Pietro 1861-1900) Luigi (canonico ad Anagni - Santesarti Gregorio e Agata Fonti (con figli Maria Luigia (che fu Superiora dell’ Istituto S. Chiara ) ai primi del ‘900) e Don Ercole (canonico ad Anagni) Lorenzo (con la figlia Gina) Maria e Rosa (detta Rosina).

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Via della Piazza.

Barbone Romeo e Antonio – Ambrosi Pompeo - Lattanzi Firmina e fratelli – Incocciati Giuseppe (detto Peppetto) e Cupini Rosa, con i figli Antonio, Carlo e Luigi, poi trasferitisi in Via Morgani e Via Santo Stefano, dove sono nati i relativi figli: Annunziata (diventata Suo Valeria) Adalgisa, Nannina, Silvio, Concetta e Colombo,da Antonio; Attilio, Rocco, Ernesto, Salvatore, Olimpio, Agnese, Rita e Assuntina, da Carlo; Francesco, Leone, Maria e Felicetto, da Luigi. – Corradini Filippo – Filetici Adriano e Adelmo – Principia Domenico e Giuseppe.

Via del Macello, Via della Portella

e Via della Loggetta.

Alessandri Alfonso e Biagio – De Santis Ventolino – Ambrosi Costantino e Celani Natalina (con i figli Alberto, Benito, Maria Pia e Anna - Martini Pietro e figli Luigi,Giuseppe,Vittorio,Maria e Unberto. – Basilico Antonio e Camillo – De Carolis Pietro e Arcangelo - Tucciarelli Clemente Di Paola Domenico e Giuseppe.Agnoli Patrizio e Biagio. Principia Pietro e Vincenzo – Severa Luigi e Incocciati Carolina (poi trasferitisi in Via della Portella) con i figli Biagio, Giuseppe e Costantino (per tutta una vita,insieme al padre Luigi, sono stati al servizio dell’Istituto di Santa Chiara, diventato ricchissimo nel dopoguerra ’40-45, ma senza che in loro favore venisse corrisposto un regolare salario e i contributi che avrebbero dovuto assicurargli un qualsiasi trattamento di pensione.

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Via Cesare Battisti. (Già Via Processionale)

Le famiglie: Rapparelli Checchineglio e la figlia Maria e il

marito di questa Walter Terrinoni, Alessandri Camillo (detto La Francia) e i figli Iole, Giuseppe e Armando – Paris (della Padellaccia) con i figli Giuseppe,Mario,Elisa e Francesco – De ,Marchis Alfredo e Ercole e i figli Silvia Costanza, Pia, Felicetto e Giginella – Ambrosi Pietro e i “franciscono”- Celani Federico e il figlio Giuseppe (Sindaco recente) – Alessandri Giuseppe (poi trasferitosi nella Pensione Belvedere inVia della Portella) con i figli Pietro,Maria, Antonio (detto Tonino) e Poldina – Torroni e .Santesarti Egisto e i figli Mario e Adriana – Telemaco e Preziosa Colarossi e il figlio Ginuzzo In In Piazza el Colle e vicinanze De Santis Achille - Onorati Umberto (detto La lega) con il padre e i fratelli - Fantini.

Via e Piazza del Colle.

Le famiglie: De Santis Gaetano e Achille – Agnoli Enrico e

Pietro – Zangrilli Benedetto e Fausto con i figli Emidio, Umberto,Olga, Lucia e Benedetto – Bianchini Angelo - Alessandri Federico e Leopoldo – De Santis Achille e Gaetano Onorati Umberto (detto La lega) con il padre e i fratelli.

Piazza dell’Olmo

(ora Piazza Trento e Trieste)

e Via della Barriera (ora Via Garibaldi)

Le famiglie: Terrinoni (ex Albergo Excelsior) Benedetto,

Domenico, e Falconi (con i figli Arialdo, Tommasino, Italo, Margherita, Gina, Anna – Terrinoni Andrea (detto Carluccetto, con la trattoria). Incocciati Antonio (detto Peppetto) e Alessandri Agata (gestivano il Sale e Tabacchi, negli anni 20)

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Fratelli Martini (ex Albergo Roma e Bar Martini - (ora di Latini Antonio) - Santesarti Telemaco e figlio Ginuzzo (con la Tabaccheria nel locale ex Excelsior) – Martini Alfredo e figli Giacinto, Fernando, Roberto e Agnese (nella casa adiacente l’ex Excelsior).

Terrinoni Andrea (con i figli Tiberio e altri) – Moriconi Amedeo (con la moglie Virginia e i figli Pietro,Agostino,Aldo e Iole) – La famiglia di Zangrilli Giuseppe padre di Paolo.

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APPENDICE ALLA PARTE TERZA

3.28 - Le sconcertanti verità sulle Sorelle Faioli e sulle origini del Conservatorio. Rivelate in un libro del 1989, ma incredibilmente ignorate dagli agiografi e dagli amministratori locali. Infatti, nella presentazione del Libro di Romolo Compagnone Vescovo di Anagni, sulla storia delle Sorelle Faioli (edìto nel 1989) col titolo “Una Costellazione nel cielo di Fiuggi” ecco cosa scrive il Cardinale, Pietro Palazzini: “Questa affascinante storia, che io ho malamente abbozzato, lasciandomi solo portare dall’entusiasmo, tu caro lettore la troverai narrata alla prefazione nel libro, che sono qui a presentarti. La troverai con tutti i particolari che sono potuti emergere (vincendo la barriera del silenzio, di cui le fondatrici hanno voluto circondare la loro vita) dall’accurata indagine, svolta dall’autore (Romolo Compagnone) sulla base di ricerche condotte dal compianto Mons. Filippo Caraffa e dal Prof.Giampiero Raspa.” E così prosegue:“Le tre sorelle infatti, hanno lavorato solo all’interno delle loro anime ed all’esterno per condurre anime a Dio. Ma non hanno scritto diari, non hanno stilato cronache, contente solo di lavorare per lui, il Signore. Né vi fu un confessore, un direttore spirituale che imponesse loro “per obbedienza” di prendere in mano carta, penna e calamaio e vergare qualche paginetta, magari la sera, al lume della lucerna, a solo gloria di Dio e ad edificazione nostra.”- “La storia poi” secondo il Palazzini “l’hanno curata i vertici della gerarchia ecclesiastica, i quali avrebbero dato il giusto spazio ai carismi che illuminano e vivificano la Chiesa, tra i quali, per le famiglie religiose, c’è il carisma dei fondatori e delle fondatrici” che l’“Evangelica testificatio” inviterebbe a riscoprire. Per cui:“Fedele a questo invito l’attuale Superiora delle Suore di S. Chiara di Fiuggi, madre Margherita D’Argenio, coadiuvata dal suo Consiglio, si è mossa opportunamente per risvegliare l’interesse a scoprire le

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originarie intuizioni da cui era nata la propria famiglia religiosa”. E’ nato così questo libro: “E chi meglio di lui (il Compagnone) esperto nel raccogliere i misteriosi passaggi di Dio, poteva cogliere il carisma di queste tre fondatrici nella loro ascesi, così simile a quella del Carmelo. Teologo e pastore di anime, ha saputo leggere le linee di Dio, anche attraverso le lacune già da noi lamentate, ricostruendo magistralmente la santa avventura delle tre sorelle Faioli: una Costellazione che, come precisa il titolo, si è un giorno accesa nel cielo di Fiuggi.” Pietro card. Palazzini Sempre sul libro “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi”

di Romolo Compagnone: A pag. 11 - “Il materiale su cui si fonda la narrazione è stato raccolto in massima parte dal compianto Mons. Filippo Caraffa, tra l’altro consultore della Congregazione per le cause dei Santi, nonché dal Prof. Giampiero Raspa, dell’Isalm di Anagni. Nel redigere la propria “nota bibliografica” il Caraffa non poteva che constatare l’inesistenza di una biografia, concernente le Sorelle Faioli, nonché la scarsità sotto il profilo sia quantitativo che qualitativo di quella riguardante la Congregazione delle Suore dell’Immacolata di S. Chiara”. Tra i registri raccolti e conservati presso l’Archivio della Congregazione in Roma, c’è anche il libro delle suore morte che comincia con la morte di Palma Borghese, avvenuta il 14.7.1775 seguita da quella di Teresa Faioli avvenuta il 14 luglio 1779. “Riporta i necrologi delle religiose, purtroppo quasi sempre generici” A pag. 15 - Il libro dell’Amministrazione si apre con una “Breve notizia” dell’origine del Conservatorio, presumibilmente di mano di Angelica Bartoni, una delle figure più rilevanti dei primi decenni. Fino a pagina 54 la scrittura è la medesima. Poi è continuato da altra mano, che riprende la narrazione della vestizione e della Professione (1786) entrambe concesse dalle

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felici memorie dell’Antonini (Vescovo). Di qui sappiamo che almeno a partire da questo punto (pag.5) il manoscritto è stato redatto dopo la morte del Vescovo. Ma una riflessione ragionevolmente fondata, fa pensare che la Breve notizia non sia stata scritta prima della morte dell’ultima Faioli (1793), perché difficilmente durante la loro vita si sarebbe parlato di “Pie giovani” e degli intimi sentimenti della loro anima” (sic). A pag.20- Varianti. – a) “secondo il testo originale in occasione della missione Struzzieri”: Dio “mosse l’animo di più e diverse giovani del Paese” “Nel nostro manoscritto la mozione di Dio è concentrata sulle sorelle Faioli “ Dio mosse l’animo di tre pie giovani, cioè Teresa Cecilia e Antonia” (sic).-Il testo primitivo dice semplicemente”: le prime a muoversi furono le tre zitelle, le quali in propria casa risolsero di far vita ritirata.” “Il nostro manoscritto scava nel mistero di grazia che Dio operò nell’animo delle Faioli”: “Le quali ansiose di darsi alle sante virtù e bramose del bene del prossimo, si ritirarono nella propria casa, con la brama di vivere ritirate e lontane dai pericoli del mondo. Saputesi per il Pese si infervororno altre figliuole..” e continua: “L’importanza di questa copia, volutamente aggiornata e modificata dalla Breve notizia risulta da alcune considerazioni. 1) La Breve notizia era conosciuta nella comunità in copie più o meno conformi alla prima relazione”. 2) La nostra copia si è distaccata dall’originale con l’intenzione evidente di affermare il merito diretto delle Faioli, che son dette espressamente “pie giovani” e i motivi di grazia per cui hanno dato inizio alla vita ritirata sotto la mozione di Dio”. 3) “In questo ci pare debba riconoscersi un valido segno storico dell’allora già esistente fama di santità delle tre sorelle” (sic!). N.d.a.- Ogni commento alle sconcertanti rivelazioni sulle fantomatiche virtù e capacità delle Faioli sia come fondatrici della Congregazione sia come educatrici e maestre delle fanciulle anticolane, sembra superfluo.

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3.29 - Ecco infine, anche la prova che dimostra come le sorelle Faioli, non ebbero nulla a che fare con Via Maggiore. A pagina 72.73 del libro che stiamo esaminando, l’autore scrive: “Fu proprio il Vescovo Giovanni Antonio Bacchettoni a dare ordine, nella visita pastorale del 17 marzo 1749 che si facesse istanza alla S.Sede per ottenere il “beneficio apostolico”. Con queste premesse le Maestre Pie e cioè di fatto, le sorelle Faioli (le altre erano praticamente novizie), rivolgono formale istanza a Benedetto XIV . In sostanza chiedono che venga ceduta al Conservatorio la chiesa di S. Domenico Cocollato, già parrocchiale, ma attualmente quasi interamente abbandonata ed anche in tutto il materiale malissimo ridotta…con alcuni piccioli sitarelli”. La cessione libererebbe le oratrici da qualche soggezione, e principalmente dalla necessità di dover uscire ogni giorno, per ascoltare la S. Messa e spesso ricevere i S. Sacramenti, con qualche inconveniente, dovendo passare, particolarmente le feste, fra il popolo nella pubblica piazza, e frammischiarsi nella chiesa” La motivazione con cui le Faioli sostengono la loro domanda (dice il Vescovo) aveva attinenza con lo spirito iniziale con cui, a seguito della Missione Struzzieri, già durante la permanenza in casa Rosa, in posizione appartata, sotto la Chiesa di Santo Stefano, avevano potuto condurre la loro vita “ritirata”. “Ora mentre il Conservatorio, acquistata una sede propria” in Via della Loggetta (n.d.a.)” - “si andava stabilizzando nella sua esistenza e mirava al futuro, le Faioli furono premurose che la loro “ritiratezza” non solo si realizzasse all’interno, ma si esprimesse anche all’esterno.” “La Chiesa di S. Pietro non era lontana (conclude l’autore). Ma, per andarvi, occorreva percorrere un tratto della Via Maggiore, che specialmente nei giorni festivi era affollata. In chiesa poi dovevano frammischiarsi alla gente, spesso chiacchierona, che non favoriva il raccoglimento. Perciò chiedono di avere, tutta per loro, la Chiesa di S. Domenico, adiacente al Conservatorio.”

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“Il Vescovo Bacchettoni l’11 agosto 1749 emetteva il Decreto della cessione e incorporazione perpetua della chiesa al Conservatorio, che era lo stesso con cui disponeva l’unione dei beni dell’ospedale ed era firmato: “Giovanni Antonio, vescovo di Anagni, Delegato Apostolico”.

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PARTE QUINTA

L’ISTRUZIONE ELEMENTARE DOPO IL 1870

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V

DOPO IL 1870 L’ ISTRUZIONE ELEMENTARE

E I PRIMI MAESTRI DI ANTICOLI CAMPAGNA

Serafino Alessandri - Rita Virginia Tucciarelli

Gaetano Verghetti - Nazzarena Del Frate Maria Verghetti - Marina Ranzani

5.1 – L’ Istruzione Elementare. Nelle numerose storie locali che ho avuto modo di consultare, per alcune ricerche sulle scuole primarie, quasi mai ho trovato qualche capitolo riguardante la scuola. Neppure partendo da quando, anche nelle ex province di Marittima e Campagna, per effetto della Legge Casati del 1859, anche qui da noi dal 1872 in poi, è arrivata l’istruzione elementare (obbligatoria e gratuita) per tutti, maschi e femmine. Cosa che fino ad allora non era mai esistita. E quelle poche scuole che c’erano in qualche comune, non erano pubbliche e quelle per i maschi venivano chiamate degl’ Ignorantelli ed erano tenute da qualche parroco o canonico ed in modo saltuario. Mentre per le femmine venivano tenute in qualche casa privata o in qualche piccolo monastero di suore ma erano riservate alle fanciulle di famiglie benestanti e vi si insegnava soltanto la dottrina cristiana e i lavori donneschi. Non il leggere e scrivere che era addirittura proibito. In questo quadro sconsolante della scuola, prima dell’Unità, a me sembra sia venuto il momento di rivalutare i veri maestri della istruzione pubblica soprattutto delle ex Province dello Stato Pontificio. E tutto ciò mi si consenta di fare, a cominciare dal mio paese che è Fiuggi e che anteriormente al 1911 si era chiamato Anticoli fino al 1872 e di…Campagna fino al 1910. Mi pare doveroso ricordare i primi Maestri dei nostri comuni dal momento che, da

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qualche anno in qua, è tutto un fiorire di erezione di monumenti e di intestazione di strade, a cittadine vissute nel passato, cui vengono attribuiti meriti e virtù (per lo più nel campo della educazione femminile) e perfino beatificate (o beatificande) come “Educatrici e Maestre delle fanciulle” pur non essendovi alla base di queste storie alcun elemento che possa confermare la preparazione e la capacità di codeste insegnanti, nel campo della istruzione versa e propria: che è cosa ben diversa dall’indottrinamento religioso. E si tratta di storie, costruite o inventate, quasi sempre sulle relazioni di agiografi scelti dagli istituti religiosi e mai dopo un contraddittorio onesto e leale con gli storici. E tale è l’enfasi con cui si svolgono queste celebrazioni che gran parte delle nostre popolazioni sono portate a credere che la istruzione alle nostre madri ed alle nostre nonne fosse veramente stata impartita all’interno di alcuni ordini religiosi e da quelle illuminate insegnanti. 5.2 - I primi Maestri e Maestre Ed allora ecco i nomi e la storia dei primi Maestri di Anticoli di Campagna, dal 1874-75 in poi: Serafino Alessandri, Gaetano Verghetti, Maria Verghetti, Rita Virginia Tucciarelli (che fu la prima ed unica suora di Anticoli che diventò maestra nel 1879, dopo aver conseguito a Rieti, a 33 anni, la Patente di grado inferiore) e Marina Ranzani. Per ognuno di questi maestri vengono riportati anche i nomi dei rispettivi alunni (maschi e femmine) come prova tangibile della scuola che essi frequentarono. Cosa che non viene mai indicata per le fanciulle che avrebbero frequentato (secondo gli agiografi) la scuola delle Sorelle Faioli e delle clarisse, dal 1700 in poi. Nei registri generali e di classe vi erano indicati numerosi dati, per i maestri e per gli scolari; ma anche le materie di insegnamento, i voti attribuiti e raramente il giudizio sugli alunni, oltre al voto in condotta. Le materie per la prima classe erano catalogate in questo modo: 1) Prove scritte 2) Prove grafiche e pratiche. 3) Prove orali. Le prove scritte: scrittura sotto dettatura, calligrafia,

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componimento. aritmetica, sistema metrico, geometria. Facoltativa: computisteria. Le prove grafiche e pratiche: lavori donneschi e manuali, educazione fisica, disegno. Facoltativa: computisteria. Le prove orali: lettura. esercizi di memoria, spiegazione delle cose lette, dettatura, nozioni di grammatica, composizione, saggio di scrittura. Aritmetica, dovere e diritti, nozioni di geografia e di storia , nozioni pratiche di scienze fisiche e naturali, disegno e ginnastica. 5.3 - Dal 1875 - La Scuola e gli alunni di Serafino Alessandri.

Ecco il frontespizio di uno dei pochi registri che sono riuscito a trovare (con l’aiuto dell’ ausiliario Romano Principia) nella Scuola Elementare di Fiuggi, relativo però all’anno scolastico 1909-1910 (e non al 1874 anno di istituzione in Anticoli di Campagna della prima scuola) con le seguenti notizie e con l’ elenco di tutti gli scolari della Classe Prima - Sez.C.- “Registro Unico”per la Scuola Elementare Maschile (posta in Piazza dell’Olmo). Indicazioni relative all’Insegnante: Alessandri Serafino figlio del fu Pietro e della fu Fonti Paola, nato ad Anticoli (Provincia di Roma) il 28 Febbraio 1856, fornito di patente legale, ottenuta in Velletri il 16 ottobre 1875, presta servizio prima nel Comune di Serrone dal giorno 15 novembre 1875, poi in Acuto e dal 1877 a Fiuggi suo Paese natìo e viene subito iscritto al Monte Pensioni governativo. Le materie d’insegnamento soggette al voto erano: Condotta-Dettatura-Calligrafia-Lettura-Aritmetica. Su 68 alunni, 13-14 erano ripetenti, ma la metà di essi ebbe ottimi voti (7/8); degli altri 56 alunni: 22 ebbero la sufficienza piena ( 6-7), 12 quella semplice (6-6) e tutti furono promossi a giugno; altri 6 alunni, che non avevano raggiunto neppure la sufficienza semplice, furono esclusi dallo scrutinio finale. Nel registro infine, vi sono ben 16 alunni destinati a ripetere l’anno, non perché avessero poca voglia di studiare, ma solamente perché i genitori, impegnati nel lavoro dei campi, in primavera decidevano di fargli abbandonare la scuola.

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Il “Maestro Serafino”(come viene chiamato tuttora da chi lo ricorda) erano già 34 anni che insegnava in Anticoli di

Campagna. Ciò significa che egli aveva avuto altrettante classi di giovani, nate tra il 1869 e il 1903. Per cui anche i padri degli alunni elencati in questo registro erano stati suoi alunni, quando frequentarono la prima elementare.Ecco alcuni esempi: 1) Pietro Martini, padre di Luigi e di Vittorio, quindi nonno di Pietro, direttore del Giornale Fiuggi. 5) Luigi Bonanni padre di Vincenzo, di Antonio e di Orlando, quindi nonno di Gino, Virginio, Antonio e Stella. 20) Loreto Santesarti padre di Gildo e di Giulio e nonno degli attuali Edmondo, Loreto e Consiglia. E così via.

Se poi si considerano le altre classi, nate tra il 1905 ed il 1916, che fecero la prima elementare fino al 1920-21 (45° anno d’insegnamento) ecco che sono state 45 le classi di alunni, che hanno appreso da lui gli elementi primari della istruzione scolastica, nel leggere, nello scrivere e nel far di conto.

Ma ciò è potuto avvenire sotto lo Stato Italiano dal 1874-75 in poi, perché sotto lo Stato Pontificio, prima del 1870) quelle rare scuole maschili che esistevano venivano chiamate degli “Ignorantelli” (nomen omen) ed erano solitamente affidate al Parroco o al Canonico.

Mentre (e qui c’è la nota dolente dell’istruzione di allora) nelle rarissime scuole femminili, sorte in qualche monastero (non prima del 1825, specialmente in Provincia di Marittima e Campagna) venivano insegnati, soltanto i lavori donneschi e la dottrina cristiana: ma non il leggere e lo scrivere, che era addirittura proibito. Per cui, nessuno si sognò mai di chiamare (o di considerare) scuole, quelle in cui non si insegnasse a leggere ed a scrivere; ed educatrici o maestre, le “zitelle” illetterate che vi si trovavano.

E quando di recente (anche qui da noi) alcuni studiosi hanno escogitato di chiamare scuole siffatte realtà, non hanno portato alcuna prova, per dimostrare che lo fossero veramente: ad esempio, un elenco (come quello che

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pubblichiamo) di giovani o di fanciulle (con tanto di nomi, cognomi e paternità) che le avevano frequentate.

Prima di riportare, uno per uno, i nominativi degli alunni di quella prima classe elementare, mi sembra degna di segnalazione la circostanza che viene fuori, leggendo le vie dove i 68 alunni abitavano. per far notare che, in quegli anni, le famiglie anticolane erano ancora, quasi tutte insediate all’interno del centro storico e distribuite in una decina di vie (vicoli e vicoletti) come le seguenti: Via Maggiore, Via Case Grandi, Via Rifreddo, Via della Portella, Via della Loggetta, Via del Macello, Via Vetere, Via S.Stefano, Via del Colle e Via Professionale. Gli anticolani insomma, fino a 90 anni fa non erano ancora neppure usciti fuori della cinta muraria, per andare ad abitare in tutte quelle vie che poi verranno chiamate: Via Gian Francesco Verghetti, Via Marconi, Via Vecchia Fiuggi, Via Armando Diaz. Tutte periferiche rispetto al nucleo originario del Borgo.

Ma in quegli anni non era neanche cominciato l’esodo verso le zone di San Biagio, del Monumento, dell’Edificio Scolastico dove fino al Colle e sotto la Portella c’erano le stalle) e della Via Vecchia (dove c’erano le baracche, costruite al tempo del terremoto del 1915) e del Pisciarello (pieno di “abbriti”) L’esodo di molte famiglie avverrà invece direttamente a Fiuggi Fonte, subito dopo la costruzione della Fonte Bonifacio VIII, avvenuta nel 1911 e soltanto dopo gli anni trenta, nelle zone limitrofe a Fiuggi Città.Segue l’elenco dei 68 alunni iscritti nel Registro, di età compresa tra i sei e i dieci anni, tra i quali molti concittadini di oggi riconosceranno sicuramente, il proprio padre, se molto anziani, il proprio nonno se più giovani, o il proprio bisnonno se giovanissimi.

5.4 I suoi alunni nell’Anno 1909 - 1910

Martini Luigi di Pietro -Via della Portella.- Barbone Antonio

di Romeo-Via della Piazza.- Girolami Venanzio - Via Maggiore.- Terrinoni Carlo di Francesco - Via Maggiore - Bonanni Vincenzo di Luigi - Via Rifreddo.Basilico Camillo di

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Antonio – Via della Portella - Santarelli Biagio di Bartolomeo - Via della Lietta - Merletti Vincenzo di Felice – Via Rifreddo - De Carolis Leone di Luigi - Via Barriera.- De Carolis Arcangelo di Pietro - Via della Portella - Sabene Francesco di Achille - Via Barriera.- De Santis Gaetano fu Achille - Piazza del Colle.- Ciminelli Vincenzo di Tommaso – Via S.Stefano.- Ballini Marco di Biagio – Via Maggiore.- Agnoli Pietro di Enrico – Via del Colle.-Agnoli Biagio di Patrizio –Via della Loggetta- Stroveglia Giovan Battista di Massimo – Via Piazzeruola.-Incocciati Ernesto di Carlo – Via della Piazza.- Carletti Biagio di Giovanni – Via Maggiore.- Santesarti Gildo di Loreto – Via Riofreddo.- Santesarti Fabio di Ernesto – Via Lietta.- Stroveglia Francesco di Massimo – Via Piazzeruola.- Zucconi Angelo di Vittore – Via Maggiore.- Paris Quirino di Lodovico –Via del Casino.- Agnoli Guglielmo di Biagio.- Agnoli Celso di Biagio.- Zangrilli Fausto di Benedetto - Via del Colle.- Anghetti Gaetano di Lorenzo - Via della Piazza.- Nardi Amedeo di Giacinto - Via Case Grandi.- Bianchini Angelo – Via del Colle.- Corradini Filippo di Leopoldo – Via della Piazza.- Filetici Adelmo di Adriano – Via del Colle.- Bonanni Antonio di Onorato – Via Rifreddo.- Terrinoni Antonio di Vincenzo-Via Casavetere- Principia Giuseppe di Domenico-Via del Colle- Terrrinoni Vincenzo di Angelo – Via Maggiore-Carletti Aristide di Giovanni - Via Maggiore. Fiori Giuseppe di Antonio – Via Professionale.- Girolami Rocco- deceduto.- Incocciati Mario di Carlo - Via della Piazza.- Tucciarelli Clemente di Antonimo – Via della Portella.- Di Paola Giuseppe di Domenico – Via della Portella (deceduto)- Principia Pietro di Vincenzo – Via della Soggetta.- Fiori Alfredo di Pietro – Via S.Stefano.- Terrinoni Domenico di Ernesto – Via S.Stefano.-Verghetti Aristide di Gaetano – Via Maggiore.- Alessandri Biagio di Alfonso – Via del Macello.- Terrinoni Giuseppe di Benedetto.- Alessandri Federico di Leopoldo - Via del Colle.- Terrinoni Pietro di Giovanni.- Pietrobono Antonio di Luigi.- Incocciati Domenico di Luigi.- Perosi Guglielmo di Benedetto- Incocciati Alfredo di Luigi - Petrarca Oddino di Francesco - Terrinoni Armando di Giuseppe - Agnoli Espedito-

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Bertucci Virginio di Achille - Bertucci Ubaldo di Achille- Desimone Mario di Oderzio - Celani Luigi - Battisti Francesco- Scaramastra Francesco - Ambrosi Pompeo - Terrinoni Vincenzo - Terrinoni Giuseppe - Terrinoni Pietro - Giansanti Antonio.Nel prossimo articolo, altre notizie sul Maestro Serafino ma anche su altri maestri e maestre, che, dopo di lui, cominciarono ad insegnare nelle scuole elementari di Anticoli. Le quali sin d’allora, erano costituite da classi miste, in cui si potevano iscrivere sia i maschi che le femmine: quando invece, fino al 1870, sotto lo Stato Pontificio, le scuole femminili, o non esistevano, oppure quelle pochissime che c’erano, venivano tenute in qualche monastero, ma riservate, quasi sempre, soltanto alle fanciulle di famiglie benestanti.

5.5 - Il “Registro dell’Anno 1912 - 1913

della Scuola Elementare di Fiuggi (non più Anticoli dal 1911)

che sono riuscito a trovare, è quello dell’Anno Scolastico 1912-1913 con Serafino Alessandri, insegnante, della 1^Classe Maschile – Sez. B – la quale questa volta aveva soltanto 27 alunni perché c’era più di una sezione rispetto agli anni precedenti. E gli alunni erano i seguenti:

1)Severa Felice di Gaspare – 2) Alessandri Giuseppe di Leopoldo – 3) Mariani Giuseppe di Vincenzo- 4) –Carletti Ermenegildo di Giovanni – 5) Infussi Antonimo di Vincenzo – 6) Damizia Francesco di Attilio – Sabene Alfredo – di Achille – 8) Dottori Arnaldo di Oroveso – 9) Ciminelli Vincenzo di Felice – 10) Severa Giuseppe di Giovan Battista – 11) Delgrande Salvatore di Natale – 12) Incocciati Mario di Carlo – 13) Del Moro Filippo di Restituta -14) Basilico Pietro di Antonimo – 15) Sideri Annibale di Vincenzo – 16) Pantano Listini di Angelo – 17) Incocciati Biagio di Domenico – 18) Terrinoni Antonio di Marco - 19 Giorgilli Americo di Giovan Battista – 20) Petricca Guglielmo di Luigi – 21) Gismondi Bruno di Alessandro – 22) Agnoli Cataldo di Patrizio –23) Rossi Ernesto di Gioacchino – 24) Tamburini Agostino di Lorenzo – 25) Desimone Mario di

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Odorisio – 26) Fiorini Pietro di Antonio – 27) Ferrari Quirino di Lorenzo.

5.6 - Il ricordo dei suoi alunni. Dopo la pubblicazione del primo articolo su “La Scuola di Serafino Alessandri”, numerosi sono stati i consensi pervenutimi, per aver avviato la rivalutazione dei veri educatori di Anticoli, a cominciare da colui che fu il primo maestro dopo l’Unità d’Italia, per continuare, in seguito, con altri maestri e maestre anticolani, che insegnarono tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, come Gaetano, Maria Verghetti e Rita Virginia Tucciarelli. I quali, furono anche i primi ad insegnare nelle classi miste (di maschi e femmine) dopo che, sotto lo Stato Pontificio (fino al 1870) questo tipo di scuola non era mai esistito.Tutto ciò, mi si consenta di fare, dopo che in questi ultimi anni si sono dedicate lapidi ed intestate strade a concittadine, vissute nel 1700, aventi cognomi sconosciuti nella genealogia locale, ma anche imprudentemente definite “Educatrici delle fanciulle articolane” nonostante che fosse storicamente accertato che, sotto lo Stato Pontificio, prima del 1825 (specialmente nelle province di Marittima e Campagna) nessun tipo di scuola femminile, poteva essere considerata tale , dal momento che in essa era previsto solo l’insegnamento della dottrina cristiana e dei lavori donneschi. Ma non il leggere e lo scrivere, che anzi per le donne, era addirittura proibito.Tra i consensi ricevuti, mi preme riportare quello del Prof. Michele Ferri di Sora, storico e scrittore di successo (per i suoi libri sul fenomeno del Brigantaggio e sul Movimento Garibaldino in Ciociaria) il quale mi scrive: “Nella posta delle vacanze ho trovato l’articolo sul Maestro Alessandri di Anticoli. E’molto interessante per gli spunti di riflessione; per i riscontri storici ed antropologici, per la curiosità che sicuramente ha suscitato e susciterà in ogni fiuggino, desideroso di saperne di più sulla storia della sua comunità e della sua famiglia.”Altri consensi, ho ricevuto anche da fiuggini ottantenni (figli di alunni del Maestro) i quali hanno rivelato di lui episodi a

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me sconosciuti, ma a loro ben noti, per averli appresi dai genitori o dai nonni. Uno di questi è Giovanni Agnoli (nato nel 1919) il quale mi ha rivelato che il padre Salvatore, gli diceva: “Per gli alunni, figli di contadini, che non si iscrivevano o si ritiravano dalla scuola (perché i genitori li portavano in campagna) ju Majestro Sarafino gli faceva la scola serale” In tal modo (n.d.r.) quegli alunni potevano seguire il programma fino alla fine dell’anno e si iscrivevano, come ripetenti, nell’anno successivo, abbastanza preparati. Infatti, dai registri da me consultati risulta che, i ripetenti erano per lo più figli di contadini (o di artigiani) ed alla fine risultavano anche i più bravi.

La conferma di quanto sopra l’ho avuta anche da un mio coetaneo (che non vuole essere citato) con la precisazione che: “Quelle scuole serali ju Maestro le faceva gratuitamente”. E ciò avveniva, pur esistendo già l’obbligo della frequenza scolastica. Uno dei suoi alunni, era stato anche Biagio Marsecani (detto “Muzzitto”) il quale, quando da ragazzo andavo nella sua bottega al “Colle”, ogni tanto, mi raccontava qualche particolare, come questo: “Ju Maestro Sarafino sì, ca sapeva come farci imparare a leggere e a scrivere ed a farci capìre come si dovevano pronunciare le lettere dell’alfabeto. Ad esempio, per farci ricordare la lettera “P” ci faceva sempre questa domanda: “Pippa Pàrito” (che significava “fuma la pipa tuo padre?).- “ In quelle due parole -aggiungeva- vi sono ben quattro lettere“P” e, se voi le scrivete sul quaderno e le ripetete diverse volte, la lettera”P”, sarà difficile dimenticarla”.

5.7 - Insegnò sempre alle Prime Elementari.

Il Registro dell’ Anno 1914-1915. Le materie insegnate erano: Prove scritte: Scrittura sotto dettatura – Calligrafia – Aritmetica - Prove grafiche e pratiche: Educazione fisica- Prove orali: Lettura- Educazione morale e istruzione civile - Aritmetica, sistema metrico, geometria, contabilità. La Sezione A, era una classe di 40 alunni, di cui soltanto 5-6 non ebbero la sufficienza, perché in primavera si erano assentati

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per motivi familiari dei genitori. Degli altri 35: in 30 ebbero la sufficienza piena (tra il 6 e il 7 ); tre, degli altri 5, ebbero ottimi voti (7 e 8) ed erano Costantino Severa, Antonio Giorgilli, Antonio Piazzi e Mario Terrinoni; mentre due, si distinsero con tutti otto ed erano Antonio Incocciati di Domenico e Remo Torelli fu Florindo.Questo, l’elenco completo degli alunni:: Ambrosetti Vincenzo di Luigi – Alessandri Giuseppe di Leopoldo – Ambrosi Lodovico di Vincenzo – Basilico Pierino di Antonio – Bertucci Rocco di Francesco – Boero Attilio di Giuseppe – Bonanni Vittorio di Pietro – Bonanni Orlando di Luigi – Carletti Angelo di Giovanni – Celani Biagio di Aristide – Del Grande Antonio di Natale – Giorgilli Antonio di Francesco – Giorgilli Rocco di Andrea – Incocciati Giuseppe di Domenico – Infussi Antonio di Vincenzo – Incocciati Antonio di Domenico – Macciocchi Francesco di Luigi – Panunzi Giuseppe di Pasquale – Paris Giov.Battista fu Giovanni – Paris Biagio di Vincenzo – Pantano Sistino di Angelo – Piazzi Antonio di Felice – Severa Costantino di Luigi – Terrinoni Biagio di Angelo – Terrinoni Antonio di Marco – Terrinoni Clemente di Francesco Terrinoni Mario di Biagio – Terrinoni Benedetto di Clemente – Tamburini Andrea di Clemente – Terrinoni Pietro di Giovanni – Torelli Remo fu Florindo – Tucciarelli Vincenzo fu Nazareno – Terrinoni Pietro di Giuseppe – Marsecani Giuseppe di Biagio – Merletti Salvatore di Felice – Incocciati Leone di Luigi – Alessandri Biagio di Vincenzo – Severa Antonio di Biagio.

5.8 - La sua vita e i suoi primati. Dopo la pubblicazione dei primi elenchi degli alunni che frequentarono negli anni 1909/10 e 1914/15 la prima classe elementare di Serafino Alessandri, numerose sono state le considerazioni, quasi tutte positive, dei lettori del “Fiuggi”. Specialmente di coloro che hanno trovato tra i cognomi pubblicati ascendenti della propria famiglia (genitori-nonni e perfino bisnonni). Qualche perplessità è stata manifestata da chi non avendo visto il nominativo di qualche suo antenato, si è

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posto (e mi ha posto) l’interrogativo del perché, nessuno della sua famiglia fosse mai andato a scuola. Credo di poter fugare questi interrogativi dicendo che gli elenchi già pubblicati, si riferiscono soltanto a due, dei 45 anni scolastici in cui egli aveva insegnato, dal 1875 al 1921. Pertanto, quasi certamente le classi di giovani, nati tra il 1869 e il 1914 avranno quasi tutti frequentato la scuola dell’obbligo (allora prevista dalla prima alla terza) e sono quindi passati sotto l’insegnamento di quello che ormai i fiuggini ricordano, come il mitico Maestro dei loro antenati.. Oppure dagli anni 1880, sono stati alunni di altri maestri e maestre (anticolani e fiuggini) come risulta ancora da quei pochi registri, che si sono salvati nell’archivio della scuola elementare, in seguito ai molti trasferimenti che essa ha subito dopo la sua istituzione (avvenuta nel 1874) dalla sede originaria, sita in Piazza della Castellatura (come allora si chiamava Piazza Castello) alla sedi, ubicate in Via Maggiore, in Piazza dell’Olmo, e in Via Verghetti nel magnifico Edificio Scolastico, costruito sotto il Fascismo. Poi definitivamente ubicata nell’attuale costruzione di Via degli Studi, dove sono finiti però, non tutto l’archivio, ma soltanto le macerie e la polvere dell’unica scuola, esistita a Fiuggi fino agli anni ‘60. Fatta questa doverosa premessa, vorrei ora soffermarmi sui primati della sua vita, ottenuti da Serafino Alessandri sia come maestro, che come padre della sua numerosa famiglia. Era nato in Anticoli il 28.2.1856, da Pietro Alessandri (deceduto 4 mesi prima) e da Paola Fonti. A meno di 19 anni, nel 1875, aveva preso a Velletri la Patente di Maestro di grado superiore e, nel novembre 1875 aveva preso servizio nella Prima Scuola Elementare di Anticoli di Campagna, in “Piazza della Castellatura.” Ha insegnato per 45 anni, fino al 1921, perché a 65 anni, per raggiunti limiti di età, fu obbligatoriamente collocato a riposo, come avveniva per tutti i dipendenti dello Stato.Poco più che ventenne, aveva sposato Rosa Santesarti (detta Rosina) figlia di Gregorio Santesarti e di Maria Agata Terrinoni, da cui ebbe i

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seguenti 12 figli (più uno premorto) : Marietta, nata nel 1878 – Bianca, nel 1880 – Pietro nel 1882 – Lucina nel 1884) – Agata nel 1886 – Anna nel 1888 – Francesca nel 1890 - Colombo, nel 1892 – Paola, nel 1895 – Iolanda, nel 1898 – Americo, nel 1901 – Gualtiero, nel 1905. Dalle date di nascita dei 12 figli, si rileva la circostanza, più unica che rara, con la quale i coniugi avevano ottemperato pienamente al dettato del “crescete e moltiplicate” della morale cristiana. Ed in virtù di tale principio (rimasto, per la Chiesa, inderogabile, fino alla recente scoperta del metodo Ogino Knaus) i due genitori, nei primi 20 anni del loro matrimonio, avevano puntualmente messo al mondo ben 10 figli, cioè uno ogni due anni. E nei successivi 7 anni, altri due, per arrivare a 12. Se non è questo un primato, nella procreazione della specie, non saprei cos’altro sia. Un altro aspetto degno di nota , nella intensa vita dei coniugi Alessandri, è che, nei primi venti anni di matrimonio, si trovarono ad avere in casa e tutti insieme, la bellezza di nove figli, in questo perfetto ordine di età, a scalare: 20-18-16-14-12-10-8-6 e 3 anni. Ed una situazione come questa, fa capire anche perché, ad un dato momento, la numerosa famiglia avesse deciso di trasformare la propria abitazione (di Via Maggiore, già grande, ma poi collegata a quella di Via Rifreddo, all’uopo acquisita) in una delle prime pensioni di Anticoli, che nel 1904 (con tanto di insegna e carta intestata) era già chiamata “Hotel pensione Alessandri” e la cui ricettività (20 camere circa, 35 letti ed una decina, tra bagni e wc) poteva assicurare, ad una famiglia così numerosa, buone possibilità di lavoro, anche se limitate al solo periodo estivo. Il Maestro, dopo essere stato 30 anni in pensione, nel settembre 1951, a 96 anni, moriva nella casa della figlia Agata (che rimasta vedova di Incocciati Antonio, viveva con i figli Colombo e Concetta) in Via Morgani, vicina alla chiesa di Santo Stefano, dove, dopo il matrimonio della figlia Paola, si era ritirato da alcuni anni. Da pensionato, aveva continuato ad insegnare agli alunni (dai sei ai dieci anni) che, per un motivo o per un altro, non andavano a scuola. Ma si era dedicato con più fervore, anche alla famiglia ed ai tanti figli (in maggioranza femmine) che

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avevano avuto sempre bisogno di lui sia come padre, che come maestro fino a quando sono rimasti con lui, nella casa di Via Maggiore. Sì, in quella casa famosa, dove oggi è triste vedere affisse due lapidi “improprie” e non storicamente attendibili, che stanno lì ad offuscare, il ricordo e la riconoscenza, che gli anticolani e i fiuggini hanno ancora per lui; ma anche il ricordo di alcuni suoi figli che vi abitarono. Dei quali, la comunità cittadina ha più di un motivo per ricordare le virtù, militari, religiose e civili che li distinse. Come ad esempio: Colombo (l‘Aspirante ufficiale, medaglia d’argento alla memoria, come caduto della Grande Guerra) - Don Pietro (l’Arciprete della Chiesa di San Pietro e di Santo Stefano, per oltre mezzo secolo – Americo (il maestro di musica e l’organista, nelle cerimonie religiose e civili – Gualtiero (il primo Sindaco di Fiuggi, eletto nel 1946 dopo libere elezioni). In seguito, finite le ricerche, scriverò degli altri maestri e maestre, che insegnarono nelle scuole di Anticoli tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. Periodo in cui vennero istituite anche le prime classi miste, aperte a tutti. Quando, sotto lo Stato Pontificio fino al 1870, le scuole per le femmine, non erano mai esistite e quelle poche che c’erano, non erano scuole pubbliche, ma tenute in qualche casa privata o monastero e quasi sempre riservate alle fanciulle di famiglie benestanti. Perché alle giovani, di famiglie povere, se ammesse, venivano insegnati (com’è storicamente accertato) soltanto i lavori manuali e la dottrina cristiana. Il che significava che, nessuna di esse poteva mai diventare (nel senso culturale del termine) educatrice (o maestra) di altre fanciulle. 5.9 - Il Registro dell’Anno 1916-1917

Il terzo registro che sono riuscito a trovare, riguarda la classe della Sez.A, sita in Piazza dell’Olmo (a Fiuggi Città) la quale, questa volta, aveva soltanto 32 alunni, come segue:

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Lattanzi Luigi di Gaspare e di Ambrosi Nunziatina ( Via Maggiore) – Pirazzi Giacinto di Felice e di Crocifissa (Via della Portella) – Celani Biagio di Aristide e di Lattanti Silvia (Piazza Castello) – Bonanni Pio di Pietro e di De Marchis Giuseppa (Via Riofreddo) – Romani Renato di Agostino – Carletti Angelo di Giovanni e di Lattanti Teresa (Via Maggiore) – Sideri Amedeo fu Vincenzo e di Martini Clorinda (Via del Colle) - Cupini Augusto di Genio e di Tosti Albina (Via del Colle) – D’Amico Benedetto di Giuseppe e di Ciancarelli Filomena (Via Maggiore) – Principia Bartolomeo fu Augusto e di D’Amico Luigia – Bianchi Antonio di Ermete – Girolami Giuseppe di Loreto e di Terrinoni Augusta – Moro Biagio di Vincenzo e di Tucciarelli Giuseppa – Terrinoni Camillo di Vincenzo - Ciminelli Marco di Costantino e di Giuseppina – Ludovici Giuseppe di Giovanni e di Pannone Adele – Bianchi Michele di Ernesto – Terrinoni Cataldo di Bernardo e di Fiorini Elvira – Tucciarelli Antonino di Vincenzo – Girolami Giuseppe di Biagio e di Paris Nicolina - Severa Giuseppe di Luigi e di Incocciati Carolina (Via della Portella) -Incocciati Olimpio di Carlo e di Latini Maria (Via della Portella)- Ambrosi Ambrogio di Ermete e di Alessandri Rosina – Scardella Umberto di Giovanni e di Scaramastra Carissima - De Marchis Antonino di Vincenzo e di Ambrosi Laura-Tucciarelli Vincenzo fu Nazareno e di Fiorini Serafina-Terrinoni Natale di Augusto e di Genoveffa-Alesi Biagio di Vincenzo e di Macciocchi Maria-Ciancarelli Salvatore – Maggi Alfredo.

Documenti. In questa Sezione sono riprodotti i registri degli alunni e degli altri maestri e maestre, avvicendatisi nella scuola di Anticoli di Campagna dal 1880 al 1916. e precisamente Rita Virginia Tucciarelli di Anagni, Gaetano Verghetti di Anticoli, Nazzarena Del Frate, Maria Verghetti di Anticoli e Marina Ranzani di Roma.

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Le loro biografie verranno pubblicate quando le ricerche ancora in corso nella Scuola Elementare di Fiuggi saranno ultimate, con la speranza che i pochi registri di quel periodo che vi si trovano siano conservati e siano a disposizione di altri ricercatori che vogliano approfondire le ricerche sulla scuola, finora quasi del tutto trascurate.

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE ATTI DEL CONVEGNO svoltosi a Fiuggi il 7-8 Maggio 1988 pubblicati nel 1989 dall’ ISALM di Anagni sul Volume “Anticoli di Campagna (Fiuggi) alla metà del Settecento - La Fondazione delle Maestre Pie” con le relazioni dei seguenti autori: GIOACCHINO GIAMMARIA - Società e Comune in Anticoli tra 1740 e 1780. TOMMASO CECILIA - Aspetti di storia economica in Anticoli di Campagna nella seconda metà del Settecento. MARCELLO STIRPE - Visite pastorali e organizzazione ecclesiastica in Anticoli, alla metà del Settecento. PIETRO PALAZZINI - Il carisma del Fondatore nella Chiesa. NICCOLO’ DEL RE - Le maestre Pie antesignane dell’istruzione popolare femminile. GIAMPIERO RASPA - Le sorelle Faioli e l’origine della Congregazione delle suore dell’Immacolata di S.Chiara: gli interventi dei vescovi anagnini. ENRICO VENANZI - Sul processo di canonizzazione delle sorelle Faioli. CARLO CRISTOFANILLI - Don Domenico Girolami e la Congregazione dei chierici scalzi della Passione di N.S.G.C. GIULIANO FLORIDI - I beni dell’Ospedale di S.Antonio in Anticoli di Campagna.

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GIAMPIERO RASPA - Volume “La Santa avventura delle Sorelle Faioli”- Istituto ISALM di Anagni - 1992 BIAGINO D’AMICO - Articoli sul Giornale Fiuggi - Dic.1988 - Lug.1990. CARLO D’AMICO - Articoli sul Giornale Fiuggi - Mar. 1989. Ott. 1998. TONINO CASATELLI - Sindaco (Dc) - Articolo sul Giornale Fiuggi - Mag.1989. BRUNELLO MAGINI - Articoli sul Giornale Fiuggi - Mar.1990 - Lug.1990 - Ott.1996 - Sett.1997- Lug.1998 - Ago.1998 - Ott.1998 - Lug.2001 - GIUSEPPE CELANI – Sindaco (ex Pci) - Interventi sul Giornale Fiuggi - Lug.1998 - Ago.1998 - Ott.1998 - WILMA SANTESARTI – Assessore alla Cultura (Sin.Ind) - Intervento sul Giornale Fiuggi - Ott.1996. LUCIANO TUCCIARELLI - Presidente Astif (ex Dc ex Pri) Intervento sul Giornale Fiuggi - Ott.1996. VIRGINIO BONANNI - Sindaco (ex Psdi) - Intervento sul Giornale Fiuggi - Lug. 2001. GIULIANO FLORIDI - “Storia di Fiuggi” - Centro di Studi Storici Ciociari - Guarcino - 1979. NATALE TOMEI - “Vico nel Lazio nella storia” – Comune di Vico nel Lazio - 1999. GENEROSO PISTILLI - “Fontana Liri - Due centri: una “storia.” Amministrazione Comunale - 2000.

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GIUSEPPE MAROCCO – “Monumenti dello Stato Pontificio di ogni Paese. Lazio e sue memorie” Tipografia Boulzaler - Roma: 1830 - 1834.

ENNIO QUATRANA - “Storia di Trivigliano” Tofani Editore in Alatri - 1990.

MASSIMO FELLI - “Piglio” - Poligrafica futura – Roma 1993. ARCHIVIO DI STATO DI FROSINONE - BUSTA 98 - Delegazione Apostolica di Frosinone: “La scuola a Boville Ernica nella Campagna e Marittima (Con il Regolamento degli Ignorantelli)”. ARCHIVIO DI STATO DI FROSINONE (Grattacielo Edera Aprile 2002) “Mostra documentaria sulla condizione femminile nella Provincia di Marittima e Campagna dal XV al XIX.” BUSTA 98 - della Delegazione Apostolica di Frosinone. “Prospetti delle scuole comunali per i trienni 1824 -1827 e 1827 –1830.” GAETANO PANETTA – “Storia della scuola e delle istituzioni educative dal XVI AL XX secolo.- Giunti Editore - Firenze 1937. LUIGI VOLPICELLI - “ La scuola tra Stato e Chiesa” – Armando Editore 1961. ANGELO SACCHETTI SASSETTI - “Storia di Alatri” - 1967. GIORDANO BRUNO GUERRI -“Povera Santa e povero assassino - La vera storia di Maria Goretti.” - Oscar Mondadori - 2000. TALAMO GIUSEPPE - (Collana di studi e testi nel centenario dell’Unità) “L’organizzazione dello Stato - La scuola dalla Legge Casati all’inchiesta del 1864” - Editore Giuffrè - Milano 1960.

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IL NUOVO DIARIO – “Settimanale cattolico dell’Istituto delle suore di S. Teresa del Bambin Gesù di Imola” - 1995 - BERTONI JOVINE DINA - “Storia dell’educazione popolare in Italia - Laterza 1965. MONTANELLI E CERVI - “L’Italia del Settecento” - Rizzoli Editore - 1970. COLOMBO INCOCCIATI - “La Porta dell’Olmo era il simbolo della Libertà - Per questo fu abbattuta” – Articolo sul Periodico “il Cittadino” da lui diretto Settembre 2002). UMBERTO CAPERNA – “La scuola a Torrice nell’800” in “Torrice, dalla cronaca alla storia” - ASF- 009945. UMBERTO CAPERNA – “La scuola a Giuliano di Roma dal 1830 al 1870. In “Giuliano di Roma dalle origini al secolo XX” ASF- 010072. ASF-BUSTA 98 –“ La scuola a Boville nella Campagna e Marittima” - “Il Regolamento degli Ignorantelli” che viene scoperto e pubblicato nel 1990, da Umberto Caperna. UMBERTO CAPERNA - Convegno su Boville Ernica - Relazione sulla Scuola a Boville e nella provincia di Marittima e Campagna. - Numero speciale di Teretum – Frosinone 2002 COLOMBO INCOCCIATI - “Le Sorelle Faioli di Anticoli furono davvero Maestre Pie ?’’ - Articolo sul Periodico “il Cittadino” da lui diretto (Dicembre 2002) e su “Flash Magazine” di Frosinone - (Marzo 2003). GIAMPIERO RASPA – “A proposito di un articolo sulle Sorelle Faioli” - Giornale Fiuggi – Dicembre 2003 –

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COLOMBO INCOCCIATI - Risponde a Giampiero Raspa sul Giornale Fiuggi - Gennaio 2004. ARCHIVIO DELLA SCUOLA ELEMENTARE DI FIUGGI.- “Registri dei primi Maestri e Maestre (e degli alunni) delle prime classi (maschili e femminili) dopo l’Unità d’Italia. ANDREA TORNIELLI – “Pio IX - L’ultimo Papa Re”- Biblioteca storica de “il Giornale” 2004 ROMOLO COMPAGNONE - Vescovo di Anagni - “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi” - 1990.

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DELLO STESSO AUTORE SU STORIA E POLITICA

“Anche da noi urge il revisionismo”

(Articoli e saggi pubblicati dagli anni ’80 ad oggio, con lo scopo di integrare o rivedere anche storie già scritte su Anticoli, Fiuggi e altre storie). “Simbolismo e totemismo, i veri significati della Festa delle Stuzze (Giornale Fiuggi). “Un falso storico in Via Maggiore” (Giornale Fiuggi). “Nessun rammarico a Fiuggi per la mancata venuta di Gorbaciov” (Giornale Fiuggi). “ Settembre ’43 e dintorni nell’alta Ciociaria” (a puntate sul Giornale Fiuggi). “La Porta dell’olmo era il simbolo della libertà, per questo fu abbattuta” (il Cittadino e Flash Magazine) “A 90 anni dalla nascita Fiuggi torna all’anno zero”. (Giornale Fiuggi). “Perché la casa degl’jafricano in Via Maggiore, era l’antica chiesa di S. Domenico? (il Cittadino – Flash Magazine). “In nessuna storia locale si dice che nel 1867 anche in Anticoli vi fu una Giunta garibaldina” (Radio Centro Fiuggi).* Soltanto dal 1872 al 1910 Anticoli acquisì la denominazione…di Campagna” (Radio Centro Fiuggi). *

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“A Frosinone: “Errata la posizione del Monumento a Nicola Ricciotti” (Frosinone extra - Flash Magazine). “Le incredibili accuse dell’Inquisizione contro Aonio Paleario” (Flash Magazine). “Sono ancora tra noi i nostalgici del marxismo” (Frosinone extra). “1942-1948: La tragedia dell’Armir in Russia ed il calvario dei prigionieri italiani” (Giornale Fiuggi). “Libri faziosi nelle scuole” (Quotidiano Il Tempo). “Come ti raccontano De Gasperi nelle scuole” (La Voce Repubblicana). “Luigi e Costantino Severa - Due maestri artigiani, usati e dimenticati dagli enti locali (religiosi e civili)”. (Giornale Fiuggi). “Benito Ambrosi - Un camerata libertario” (Giornale Fiuggi). “Anche in Ciociaria urge il revisionismo” (Flash Magazine). “Sotto il Fascismo: Nove italiani su dieci, erano inquadrati sotto i gagliardetti di Mussolini, ma dopo il 25 luglio del ’43, nessuno voleva ammetterlo.” (Flash Magazine). “Dic.’43-Giu.’44: Giovani alla macchia resistenza zero” (Flash Magazine). “Gli antifascisti del giorno dopo, eroi della Resistenza” (Flash Magazine).

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“1944-1945: Anche in Ciociaria, l’Italia fascista si scopre democratica” (Flash Magazine). “1946: Dall’Italia tradita nasce la Repubblica” (Flash Magazine). “1946-1948: Gl’italiani volevano la libertà, non il comunismo” (Flash Magazine). “18 Aprile 1948: L’Italia si salva dalla cortina di ferro” (Flash Magazine). “La Scuola di Serafino Alessandri, primo Maestro di Anticoli di Campagna” (Giornale Fiuggi - Il Cittadino)

“La vita e i primati del Maestro Serafino” (Giornale Fiuggi). “Montanelli & Cofferati (liberale l’uno, comunista l’altro). Due personaggi a confronto sui problemi del lavoro. (Flash Magazine). “Due lapidi da rimuovere, in Via Maggiore e a Piazza Silone”* “Anche il lavoro Part-time per il Sindacato era tabù”* “Dopo i loro costosi note-book (con progetti miliardari) i nostri blok-notes (a costo zero)”* “Le cattedrali nel deserto della Giunta Celani”.* “Il Centro storico muore ma nessuno interviene” * “Sgarbi ha ragione: salviamo le nostre città dagli architetti”* “Le Sorelle Faioli non furono mai Maestre Pie”*

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“Quali quante erano le cinta murarie e le porte di Anticoli? (di prossima pubblicazione - d.p.p). “Era gl’ uscitto, la porta minore di Anticoli?” (d.p.p) “I pionieri del commercio e del turismo in Anticoli di Campagna” (d.p.p.). “Ma quale Barriera, sono quelle dell’Olmo e del Colle le porte da ricostruire” (d.p.p). “Due lapidi da rimuovere in Via Maggiore e in Piazza Silone” (d.p.p.). “La Vera Storia delle Sorelle Faioli e della Istruzione Elementare in Anticoli” (Copia on-line, stampabile, nei luoghi indicati alla fine del presente fascicolo). P.S. - Degli articoli con l’asterisco, qualche organo di stampa ha rifiutato, oltre ai testi, anche i titoli che potevano essere inseriti in un’apposita pubblicazione. Ecco l’ l’incredibile motivo del rifiuto: “I fiuggini sono orgogliosi di quella che ormai considerano la loro storia. Perché deluderli?”

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RECENSIONE Caro Incocciati Ho letto con grande interesse il tuo lavoro “La Vera Storia delle Sorelle Faioli e della Istruzione Elementare in Anticoli”, che richiama alla mia mente di professore di filologia classica un titolo simile la “Vera Historia” di Luciano di Samoasta, anche se i tuoi intenti sono diametralmente opposti a quelli del predetto autore greco. Dopo una lettura attenta e meditata ho potuto rilevare che tre sono gli elementi sui quali ho fermato la mia attenzione: 1) Come cultore di storia locale ami intensamente il tuo paese (Anticoli, Anticoli in Campagna, Fiuggi). 2) Avendo approfondito certe tematiche, sei portato alla contestazione ed alla polemica. 3) Qua e là dài adito a spunti di una certa critica contro Pio IX, quasi di sapore ottocentesco (pag.118). Ma ciò in parte è frutto della tua partecipazione affettiva alla discussione e in parte della tua forma mentis di giornalista. Ma cominciamo con la prima parte che vuole essere la “pars construens”, come dicono i filosofi. Dici che per motivi professionali ti sei dedicato alla ricerca soltanto di recente, perché a ciò stimolato da alcune storie locali, che ora cerchi di ricostruire. E per questo, tra l’altro sei andato a ficcare il naso anche nelle vie e nei vicoli di Anticoli-Fiuggi alla ricerca dei cognomi delle famiglie che dal ‘700 abitavano ad Anticoli, poi hai cercato le vie e le famiglie che dalla fine dell’ ‘800 vi abitavano abitualmente. Di queste parli nella parte quarta del tuo lavoro: le famiglie di origine anticolana. Per una ricerca del genere ci voleva proprio tutta la tua pazienza certosina. Giustamente lamenti la tendenza al cambio dei nomi delle strade che è un’autentica iattura, perché si viene a perdere la memoria delle radici cioè della propria storia. Giustamente critichi il cambiamento del nome di Via Maggiore in Via Vittorio Emanuele, quindi in Corso Sorelle Faioli, oppure

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Piazza della Castellatura in Piazza Castello. Così pure deplori che siano scomparsi dalla toponomastica cittadina i nomi dei vicoli: Vicolo della Corte, Vicolo del Gobbo, Via della Lietta (pag.134). Tuttavia io non mi meraviglierei più di tanto per questa mania di cambiamento che è caratteristica di quasi tutti i nostri paesi. Quando va bene alcuni mettono l’avverbio “già”. Quindi io avrei messo Piazza Castello ( già Piazza della Castellatura) , Corso Sorelle Faioli (già Via Maggiore) e così per le altre vie, il cui nome è stato cambiato. In questo modo salveremmo capra e cavoli. Ma veramente, lo ripeto, non mi meraviglierei più di tanto, dal momento che nel passato è stato cambiato anche il nome del paese per ben tre volte: Anticoli -Anticoli di Campagna e Fiuggi, che se sono bene informato, deriverebbe dall’espressione dialettale (fiuci = felci?). A questo punto devo fare una piccola digressione di carattere storico-psicologico: anni fa una professoressa di Fiuggi, mia collega, mi disse che preferiva la dizione Fiuggi al posto di Anticoli di Campagna, perché la forma le ricordava in modo antipatico la campagna, i boschi e i contadini. Allora le spiegai che Campagna non significa boschi, campagna e contadini, ma semplicemente Campania, nota regione italiana. Infatti, questa cosa la vado predicando da anni, in seguito alla riforma delle province operata dal governo dell’ imperatore Augusto, tutto il Lazio meridionale fu aggregato alla provincia della Campania, la quale nel medioevo per questioni fonetiche fu pronunciata Campagna. Il gruppo finale “nia” si è trasformato nel diagramma “gn” che rappresenta la consonante nasal-palatale (vedi familia - famiglia!). Dopo la mia spiegazione la professoressa fu assai soddisfatta per essere stata, si fa per dire, illuminata. Mi sono sempre domandato: ma come hanno potuto cambiare un così bel nome Anticoli, in Fiuggi. Oltretutto il nome Anticoli di Campagna ha qualcosa di assai romantico che fa pensare a Goethe, a Gregorovius! Per quanto riguarda la “vexata questio” sulle sorelle Faioli, essa presenta varie sfaccettature. Cominciamo dal problema delle

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maestre pie. Effettivamente nel ‘700 e ‘800 c’erano le maestre pie che facevano scuola nello Stato Pontificio alle fanciulle e la loro azione didattica, se così si può dire, era limitata all’insegnamento della dottrina cristiana e dei “lavori donneschi” (vedi cucito,ricamo ed altro), strumenti questi necessari per essere delle brave madri di famiglia e brave mogli. Questi erano gli obiettivi nella società di allora nello Stato Pontificio. Ma non veniva loro insegnato a leggere e a scrivere. Così ho potuto constatare attraverso le mie ricerche archivistiche nel ‘700 ed ‘800 a Torrice, a Boville, a Giuliano e quindi nel resto dello Stato Pontificio, e non c’è da meravigliarsi oggi per la prassi, che era in un certo qual senso il segno dei tempi. Di tale prassi non vanno esenti neppure le Sorelle Faioli di Anticoli. Solo pochissime donne di famiglie benestanti, ricche o aristocratiche, privatamente imparavano a leggere e a scrivere con il maestro in casa e talora ricevevano anche una formazione umanistica. Insomma erano donne acculturate di tutto rispetto. Battista Sforza, moglie di Federico da Montefeltro e duchessa di Urbino, ebbe come maestro Martino Filetico da Filettino ( vedi i Filetici di Fiuggi). La scuola obbligatoria e gratuita per maschi e femmine fu introdotta, come varie volte affermi, dalla legge Casati del 1859 estesa anche al resto dello Stato Pontificio dopo il 1870, quando Roma divenne capitale del nuovo Stato Italiano, con tante cose positive ma anche negative (vedi le soppressioni). Bene hai fatto a produrre la documentazione scolastica della fine dell’ ‘800 e del primo ‘900 per evidenziare in modo concreto la situazione della scuola a Fiuggi. Ti sei reso conto che la ricerca storica si fa appunto con i documenti. Bene hai fatto quindi a parlare dei primi maestri che hanno dato tutto il loro essere per la formazione dei ragazzi. In particolare hai ricordato le benemerenze del maestro Serafino Alessandri, il quale compilava il registro della scuola con la sua bella calligrafia, con i moduli perfetti e con i nomi in bell’ordine.

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Page 156: La vera storia delle sorelle Faioli e dell'istruzione in Anticoli

Anche io ho provato le stesse sensazioni quando nelle mie ricerche archivistiche sulla scuola ho trovato il nome del mio maestro Giuseppe Cristini sulle carte di Torrice e di Trevi, nei primi anni del ‘900. Dopo la parte “costruens”, ora viene la parte “destruens”. A proposito dell’introduzione del processo di beatificazione delle serve di Dio Sorelle Faioli, non sono completamente d’ accordo, anche se produci una serie di documenti con un ragionamento logico. E nel lamentarti, assieme ad altri, che oggi vengono fatti troppi santi, affermi che dalla nascita della Chiesa ad oggi, Giovanni Paolo II, nei suoi 26 anni di Pontificato, ne ha nominati ben 1700. Più del doppio di quelli nominati dai suoi predecessori. Vorrei comunque ricordare che, tanti processi durante l’iter sono stati bloccati, per i più svariati motivi ed altri, sono giunti in porto dopo tanti secoli. Sulla canonizzazione di Pio IX che ha suscitato vasta eco e contrasti in molti ambienti, c’è da dire che egli fu uno dei protagonisti del Risorgimento, ma quando si rese conto che doveva perdere il potere temporale, cercò di difenderlo con tutte le sue forze, perché riteneva che la Chiesa avrebbe perso con esso, anche la libertà per l’adempimento della sua missione. Come vedi caro Incocciati, anch’io mi sono lasciato prendere dalla mano e sono entrato nel dibattito. * Comunque auguri e congratulazioni per il tuo lavoro, con il quale fai conoscere tanti aspetti di Fiuggi che i giovani di oggi ignorano. Ti saluto cordialemente. Umberto Caperna * Forse il Prof. Caperna, parlando di santi, voleva dire di essere stato preso più dalla fede che dalla ragione. Ma la scomunica che Pio IX minacciò contro Vittorio Emanuele II, perché con la Legge Casati voleva introdurre nella scuola l’Istruzione elementare (obbligatoria e gratuita) nessuna fede potrà mai giustificarla. (N.d.a.)

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