LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE … · 2017. 4. 7. · del Regno Unito, ha...

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LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO III ANNO VIII

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  • LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO III ANNO VIII

  • APRILE 2017EDITORIALE

    PLANISFERO

    CANOVA FAQ

    ATTUALITA’ ESTERA

    ATTUALITA’ INTERNA

    RUBRICHE

    ORIENTAMENTO

    EX ALLIEVI

    POESIA

    LGBT

    AFORISMA

    MUSICA

    CINEMA

    VIAGGI

    LIBRI

    SPORT

    CUCINA

    TONY CANOVA

    OROSCOPO

    GIOCHI

    email: [email protected] FB: Giornalino del Liceo Canova

    REDAZIONECapo redattrice: Linda PetenòImpaginatrice: Lorena Patricia Hossu• Achille Bortoluzzi• Alexia Cautis (illustratrice)• Aliaksandra Miadzvedzeva• Alice Barbisan• Anastasia Moro• Anna Martinato• Anna Rizzotto (illustratrice)• Arianna Martin• Carla Ogoumah Olagot• Caterina Baldasso• Caterina Sammarchi• Chiara Basile• Chiara Ferretti (illustratrice)• Clarissa Rossi• Cristiana Mazzetto• Daniela Zotea• Daria Aleshina• Davide Pettenò• Elisa Pozzobon• Flavia Falcone• Francesca Varago• Fude Zhou• Giorgia Ferri• Giorgia Semenzin (illustratrice)• Hela Nassiri• Lorenzo Maso• Lucrezia Gazzola (illustratrice)• Luna Benotto• Marco Cecchinato• Marco Frassetto (illustratore)• Margherita Ricci• Martina Lovat• Mathilde Romeo• Matteo Rubbini• Miriam Sartor (illustratrice)• Niccolò Bonato• NiccoòAcram Cappelletto• Pietro Stefani (illustratore)• Sara Michielin • Valentina Dalla Villa• Virginia Rizzo• Vittoria Crema

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    Copertina realizzata da Lucrezia Gazzola

  • EDITORIALE« Ognuno sta solo sul cuor della terra

    traitto da un raggio di Sole:

    ed è subito sera. »

    (S. Quasimodo)

    Il Sole splende sino a sera, il tramonto si tinge di spumose nuvole rosa, la scia di un aereo taglia l’azzurro in lontananza … Che befa! Queste tiepide giornate primaverili si allungano e ci illudono, prendendosi gioco di noi e facendoci credere di avere più tempo a disposizione, più momenti da gustare. Preziosi, i minuti sono fragili e delicati come i iori di ciliegio che coronano di tenui tinte pastello, bianco e rosa, i rami in questa stagione: durano poco, cadono presto.

    Strano Signore è il Tempo: lunga barba argentea che gli scivola sul panciotto e profonde rughe a solcargli il volto, possiede però uno sguardo vivo e giovane (oltre a grande agilità e prestanza isica). Non è un anziano, non è neanche un ragazzino. Non si sa quando sia nato, chi l’abbia messo a punto, chi invece fabbricato, se esista da sempre o se mai sia esistito. Crudele Padrone delle nostre vite limita la nostra libertà ostacolandoci col suo carattere illusorio e ingannevole; noi, mortali marionette governate da un burattinaio dispotico. Corriamo lungo un umido ed angusto corridoio, che si allunga, si allunga, e che improvvisamente svolta imponendoci di cambiare direzione. Siamo frastornati dalle eco metalliche che rimbombano nelle nostre orecchie; stremati dai vicoli labirintici e dai caotici suoni martellanti sveniamo perdendo coscienza. Quan-to è evidente la nostra impotenza davanti a questa mistica creatura!

    Ci manca l’ossigeno per risvegliarci da una simile apnea, ci sconigge l’impalpabilità del Nemico. Inquie-tante è la sua resilienza. L’ombra della clessidra che pende sopra al nostro capo ci sofoca, la sabbia sibila ed il Tempo se ne va, irrecuperabile. Non possiederemo più quegli attimi voracemente sbranati, rimangono gli appannati brandelli dei ricordi. Macina, divora, e dietro noi non rimane che una desolata distesa sterile e desertica. Nudi, soli e umiliati non possiamo voltarci o ci prenderà. Scappare? E dove? Non c’è nulla là fuori e verremmo sicuramente agguantati, è un demonio che ci minaccia e ci tortura. Da eroi frustrati e incatenati, inermi animali “civilizzati”, non ci rimane che proseguire nella foga e nella corsa estenuante, nella corsa contro il Tempo.

    Cosa facciamo, noi uomini, per tutta la nostra vita se non combattere inutilmente cercando di recuperare terreno in una putrida e fangosa dimensione? Cosa ci spinge a rimanere a galla? A volte sarebbe molto più facile lasciarci sommergere, cullati dall’acqua e condotti nei profondi abissi al cospetto delle divinità marine. Viviamo schiavi dei giorni, delle ore, dei minuti. Non riusciamo a ribellarci, a liberarci, da questa schizofrenica condizione: vorremmo semplicemente goderci la pura e genuina quotidianità, nelle sue in-nocenti gioie e miserie, intervallata da lebili raggi di Sole che almeno temporaneamente possono alleviare il nostro dramma. La scalinata è alta e la via tortuosa, quanto è lontana la Luce! Se solo l’orologio non fosse così meschino forse ci sarebbe anche la possibilità di prendere respiro e riaiorare, guardandoci intorno e assaporando, per brevi secondi, la Realtà. Vivere nei sogni è psichedelico e malsano; evanescenti e furtivi, i nostri desideri ci trattengono in un mondo che non è il nostro e che non ci appartiene.

    C’è un gatto appisolato su un davanzale nel soleggiato dopopranzo di Primavera. Ci sono dei narcisi e dei tulipani che spuntano timidi in un mare d’erba tempestato da bianche margheritine. Gli alberi hanno ripre-so la loro folta e fresca chioma. Questi semplici elementi del Creato sono immobili, si annoiano, mancano di una coscienza. Si lasciano siorare dalle stagioni, ma risorgono. Perché siamo macchine i cui ingranaggi non si fermano mai?

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  • ETIOPIA,Dramma in una discarica alla periferia della capitale etiope Addis Abeba, dove una frana di grandi proporzioni ha provocato 46 morti.Di questi 32 sono femmine e 14 maschi. Tra le vittime ci sono anche dei bambini. L’immenso smottamento ha interamente ricoperto più di 30 abitazioni. Oltre ai morti si contano anche 28 feriti.

    INGHILTERRA,Nove mesi dopo il referendum, il governo britannico indica la data del B-day, giorno della brexit.heresa May invocherà l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, la norma che mette in moto la secessione di uno stato membro dall’Unione Europea aprendo due anni di negoziati per completarla, il prossimo 29 marzo.

    VENEZUELA,In questo periodo il Venezuela sta attra-versando la guerra del pane dove scarseggia ormai anche la farina di grano.Il presidente ha irmato un decreto nel quale si stabilisce che con la farina di grano non si possono fare brioche o altri dolci, ma soltanto pane, e solo del tipo a prezzo calmierato, ossia il ilone simile alla baguette da 180 grammi.

    PAESI BASSI,Il partito popolare per la libertà e la democra-zia vince le elezione guidato dal premier Mark Rutte.Il voto rassicurare i mercati eu-ropei, che crescono in maniera piò o meno decisa.

  • a cura di Achill

    e Bortoluzzi

    IRAQ,È esplosa un’autobomba a Baghdad L’esplosione è avvenuta in una strada commerciale, molto afollata le morti sono 23.

    GIAPPONE,I residenti della penisola di Oga a nord ovest del Giappone hanno partecipato ad un’evacuazione simulata in vista di eventu-ali attacchi missilistici sul territorio giap-ponese.

    UNGHERIA,“Non è saggio aidarsi alla Turchia”, ha detto Orbán.Budapest ha fretta di costruire il suo muro-bis anti-migranti a tempo di record. La seconda barriera protettiva lungo tutto il conine con la Serbia sarà ultimata entro maggio.Il leader magiaro ha afermato “riteniamo che non sia una decisione saggia aidarsi alla Turchia per arrestare le prossime ondate migratorie, nel momento in cui la Ue critica Ankara, la deinisce non democratica, è coinvolta in continue polemiche con la leadership turca”.

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    Tra i mesi di marzo e aprile la nostra scuola organiz-za molti incontri. Tra questi, uno dei più importanti è quello organiz-zato dal P.E.S. con il dott. Stefano Montanari, Porta-voce e Capo Uicio Stampa del Consiglio d’Europa di Strasburgo, che si terrà il 10 aprile dalle 14:30 alle 16:30 presso il Liceo Canova. L’incontro sarà un dia-logo attivo tra noi e il dottore che verterà sulle nostre curiosità sull’Unione europea e sulla cittadinanza. Per gli studenti del triennio che sono interessati all’ambito istituzionale si comunica che la Guardia di Finanza, di concerto con il Ministero dell’Istru-zione, dell’Università e della Ricerca, ha sviluppato il progetto denominato “Educazione alla Legalità Economica” che prevede degli incontri presso le scuole orientati a creare e a difondere il concetto di “sicurezza economico - inanziaria”. Si terrà una se-rie di incontri divulgativi nei quali, oltre ad illustra-re i compiti istituzionali della Guardia di Finanza, si verterà su tematiche aferenti l’evasione iscale, la falsiicazione e le sostanze stupefacenti. Per aderire all’iniziativa gli studenti interessati dovranno iscri-versi direttamente sul sito del Liceo Canova (per la procedura vedere l’allegato in area riservata). In par-ticolare, il primo incontro è previsto presso il nostro Liceo lunedì 03 aprile 2017, dalle ore 11.30 alle ore 12.45 circa, in Sede centrale, che sarà di avvio del progetto a livello provinciale.

    Per quanto riguarda gli appassionati di ilosoia, il Dipartimento di storia e ilosoia, nell’ottica di una attività didattica che potenzi le competenze trasver-sali connesse in modo speciico allo studio delle due materie, propone la partecipazione libera alle se-guenti attività del Festival di ilosoia della Magna Grecia. Il Festival è un’esperienza didattica formati-va, che invita i partecipanti a realizzare un percorso ilosoico fuori e dentro di sé e che nasce in un luogo simbolo della ilosoia occidentale: l’antica Elea.L’aspetto fortemente innovativo che caratterizza il percorso è la metodologia della ricerca-azione che si esplicita nelle passeggiate ilosoico-teatrali, nei dialoghi ilosoici, nei concorsi, e nei laboratori di ilosoia pratica.Il Festival è una magica agorà dove gli adolescenti si confrontano, praticano l’ascolto e rinnovano se stes-si. L’edizione di 2017 prevede tre eventi le cui tema-

    tiche esaltano, ancora una volta, lo spirito dei luoghi prescelti : UNO, dal 11 al 14 ottobre a Matera, PA-THOS, dal 25 al 28 ottobre a Velia e AMORE-ODIO, dal 8 al 11 novembre a Siracusa. Gli studenti interes-sati alla partecipazione sono invitati ad informarsi e a compilare il tagliandino allegato al comunicato N.683, consegnandolo poi al front oice della sede centrale entro il 24 marzo 2017, indicando chiara-mente a quale delle tre attività intendono aderire e una/due opzioni di riserva.

    Inoltre,volevamo informarvi che per gli interessa-ti all’ambito scientiico la scuola propone l’attività di sportello di matematica e isica, a partire dal 20 marzo, aperto a tutti gli studenti del liceo classico e linguistico.Gli studenti sono invitati a compilare un modulo al-legato al comunicato N.0694.La prenotazione dello sportello didattico dovrà es-sere fatta dallo studente su una scheda di prenota-zione presente in un apposito registro disponibi-le presso il Front Oice. La prenotazione va fatta almeno due giorni prima della data della lezione, speciicando con chiarezza l’argomento. Gli incontri avranno luogo in sede Centrale e nella sede del Gal-letto , secondo il calendario allegato al comunicato.

    Daria Aleshina e Virginia Rizzo

    Come ogni anno la Venticinquesima Ora rinnova

    a tutti gli studenti del quinto ed ultimo anno (III

    liceo classico e 5^ liceo linguistico) l’invito ad in-

    viare all’indirizzo mail della Redazione il proprio

    “Addio al Canova”. Drammatici e sentimentali,

    smalizati o liberatori, in prosa o in poesia, i Vostr

    iSaluti verranno pubblicati nel prossimo numero

    in uscita a ine Maggio. Accettiamo “sfoghi” in

    forma anonima o irmati da un intero Gruppo di

    studenti e siamo disponibili a pubblicare eventua-

    li foto o immagini qualora sentiste la necessità di

    allegarne.

    Per partecipare dovete soltanto ricordarvi di spe-

    dirli entro il 10 Maggio, proprio prima dell’Adu-

    nata degli Alpini nella nostra Treviso.

    indirizzo email: [email protected]

  • Ignis aurum probat?Europa: fallimento o risorgimento?

    I cambiamenti dell’anno passato si sono recente-mente concretizzati: Donald J. Trump si è insediato alla Casa Bianca il 20 gennaio di quest’anno come 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, men-tre oggi, 29 marzo 2017, heresa May, primo ministro del Regno Unito, ha invocato e irmato l’articolo 50 del Trattato di Lisbona iniziando uicialmente il processo biennale che porterà all’uscita della Gran Bretagna dall’UE.

    Intanto, nell’epoca che si delinea all’orizzonte in cui neppure l’Unione Europea pare più signiicare dav-vero Europa Unita, la Francia è sempre più sotto i rilettori: nel mese venturo, dopo la campagna elet-torale in corso e dopo i tre dibattiti televisivi del 20 marzo e del 4 e 20 aprile, si terranno le vota-zioni per le elezioni presidenziali francesi.

    I Francesi saranno chiamati a votare domenica 23 aprile 2017 (primo turno) per eleggere il loro nuo-vo Presidente della Repubblica; qualora la maggio-ranza assoluta dei voti non venisse raggiunta da nes-suno dei candidati, si procederà con un ballottaggio previsto per domenica 7 maggio (secondo turno) tra i due candidati in testa nel primo turno.

    Il 1 dicembre 2016, il presidente uscente François Hollande, per la prima volta nella Quinta Repub-bli-ca, ha annunciato di non intendere ricandidarsi a causa del basso gradimento riscontrato, lascian-do così le elezioni del 25° presidente della Repubblica Francese a 11 candidati, di cui 3 ritenuti ef-fettiva-mente con possibilità di vittoria:

    Emmanuel Macron - En Marche!

    Nato ad Amiens nel 1977, è un funzionario e politi-co francese, nonché un banchiere, attività che lo ha reso millionario. Ricoprì dal 2014 al 2016 la carica di Ministro dell’Economia, dell’Industria e del Digi-tale nel secondo governo Valls.È candidato per il suo partito, En Marche!, caratte-rizzato da una collocazione di centro (orienta-men-to tendente al centro-sinistra) e una ideologia libe-ralista, europeista e progressista.

    François Fillon - Les Républicains (I Repubblicani)

    Nato a Le Mans nel 1954, è un politico francese. Fu

    primo ministro francese dal 2007 al 2012 sotto la presidenza della repubblica di Nicolas Sarkozy.È candidato per Les Républicains, dopo aver vinto al ballottaggio le primarie del 2016, partito di collo-cazione di centro-destra dall’ideologia neo-gollista, conservatrice e liberalista.

    Marine Le Pen - Front National (Fronte Nazionale)

    Nata a Neuilly-sur-Seine nel 1968, è un’avvocatessa e politica francese, oltre a ricoprire la carica di euro-parlamentare dal 2004.È candidata per il partito Front National, di cui è presidente dal gennaio 2011, caratterizzato da col-locazione di destra e ideologia nazionalista francese, euroscetticista, alter-globalizzazionista e popu-lista di destra.

    Mentre il 25 marzo 2017 è stata irmata dai 27 pre-sidenti dei paesi dell’Unione Europea la Dichia-ra-zione di Roma, in cui gli Stati dell’Unione han-no stabilito i punti futuri su cui hanno stabilito di concentrarsi, appare sempre più minacciosa l’ombra dei nazionalismi su Bruxelles: dovesse vincere Ma-rine Le Pen, il futuro dell’Unione, già segnata dalla Brexit, potrebbe avviarsi verso un’era di di-sgrega-zione: può l’Europa veramente permetterselo?

    Leonardo Pistolato

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  • Regno (dis)unito?La Scozia richiede un nuovo referendum

    per l’indipendenza da Londra

    Nella giornata del 22 marzo, il primo ministro scoz-zese Nicola Sturgeon, nonché leader dello “Scottish National Party”, ha concluso il dibattito con il par-lamento di Edimburgo circa l’uicializzazione del-la richiesta, presso il parlamento di Londra, di un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito.

    Un primo referendum si era tenuto nel 2014, quan-do il 55% della popolazione scozzese aveva votato a sfavore dell’indipendenza, causando le dimissio-ni dell’allora premier del SNP John Swinney. Nicola Sturgeon è però convinta che l’esito di una nuova votazione nel 2018 sarebbe ben diverso: lo scorso anno infatti, la Scozia si è espressa in modo com-patto contro la Brexit, sottolineando le profonde di-vergenze tra le intenzioni di questa regione e quelle invece del Regno Unito; nel piano politico proposto dal partito indipendentista scozzese, rientra infatti anche la permanenza nell’Unione Europea, o la ri-ammissione in essa, nel caso Londra avesse già com-pletato con quest’ultima gli accordi per la sua uscita. È questo lo scenario che si augura di afrontare il primo ministro inglese heresa May, che ha già espresso la propria disapprovazione per l’eventua-le referendum precisando che, ai ini di una scelta razionale da parte del popolo scozzese, sarebbe op-portuno aspettare perlomeno di conoscere i termini degli accordi tra Regno Unito e Unione Europea.

    Se la Sturgeon si appella al “diritto sovrano” del po-polo scozzese nella scelta del proprio futuro, heresa May risponde con toni duri, annunciando scenari di “divisione” ed “enorme incertezza”, ma tendendo un guanto di pace alla Scozia, ricordando che le tratta-tive con l’UE si svolgeranno nell’interesse di tutti gli Stati del Regno Unito.

    Non è diicile costruire un quadro generale della situazione che si va delineando per la Gran Bre-tagna come per l’UE: il sottile equilibrio che si genera tra movimenti uniicatori ed indipenden-tisti e che a partire dalla Seconda Guerra Mondia-le sembrava aver incrementato la sua stabilità in Europa, si sta rivelando in realtà fragile di fronte

    alle spinte centrifughe ed individualistiche che ca-ratterizzano inevitabilmente ogni periodo di cri-si.

    Come era stato per i movimenti indipendentisti che, trascinandosi uno dopo l’altro avevano disgregato gli imperi coloniali, primo fra tutti quello ingle-se, allo stesso modo, oggi, l’uscita del Regno Uni-to dall’Unione Europea potrebbe dare il via ad una serie di “dichiarazioni d’indipendenza”, come vuole essere ad esempio quella della Scozia, che potreb-bero cambiare gli equilibri politici dell’Europa di domani.

    La Scozia come la Gran Bretagna sembrano voler-si aggrappare morbosamente alle proprie radici, ai valori e all’indipendenza antichi, alla gloria di un passato tramontato e oramai anacronistico, dimen-ticando una lezione che l’uomo ancora sembra non aver imparato dalla storia: è l’unione che fa la forza.

    Marco Frassetto

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  • Londra, il terrorismo islamico

    bersaglia la folla?Dopo l’attentato a Westminster, le notizie

    delle ultime 48 ore

    L’attentato è iniziato attorno alle 15.40 ora italiana di mercoledì 22 marzo. L’attentatore era a bordo di un’auto presa a noleggio: ha investito diverse per-sone sul ponte di Westminster, schiantandosi poi contro il cancello che circonda il palazzo di West-minster, che ospita il Parlamento britannico. Poi è sceso dall’auto armato e ha accoltellato un poliziot-to, prima di essere ucciso da altri agenti di polizia con alcuni colpi di arma da fuoco. L’attentato è stato rivendicato dall’ISIS, che però non ha fornito ulte-riori informazioni. Inoltre è stato notato da alcuni giornalisti il fatto che il terrorista fosse molto più anziano rispetto ai responsabili di altri attentati si-mili compiuti in Occidente.

    L’identità dell’attentatore era già stata difusa Giove-dì 23 marzo: da quando si era convertito all’Islam si faceva chiamare Khalid Masood, ma il nome sul suo certiicato di nascita era Adrian Russell Ajao. Maso-od aveva 52 anni, nato nel Kent, una contea dell’In-ghilterra nel sud-est di Londra. Aveva precedenti penali per aggressione e possesso illegale di armi, ma non fu mai condannato per reati legati al ter-rorismo. Fu indagato solo una volta per attività le-gate all’estremismo, ma classiicato dall’intelligence britannica come un soggetto a basso rischio: come hanno confermato le autorità, la polizia e i servizi di sicurezza del Regno Unito stanno monitorando per terrorismo circa tremila cittadini britannici, ma Masood non era compreso tra questi. Lo stesso Giovedì la polizia di Londra afermò che un uomo di 75 anni che era rimasto ferito nell’at-tentato di Londra era morto a causa delle gravi fe-rite riportate. L’uomo, ora identiicato come Leslie Rhodes, è la quinta vittima dell’attacco: le altre sono il poliziotto Keith Palmer, accoltellato fuori dal Par-lamento, la britannica Aysha Frase e lo statunitense Kurt Cochran, investiti sul ponte di Westminster, e l’attentatore Khalid Masood, ucciso da colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia. Altre quattro persone sono ancora ricoverate in ospedale in gra-vi condizioni. Il responsabile dell’anti-terrorismo di Scotland Yard, Mark Rowley, ha aggiunto che inora

    sono state arrestate dieci persone tra Birmingham e Londra, nove delle quali sono ancora in custodia. Sono state fatte perquisizioni in 16 luoghi diversi e altre cinque sono in corso e sono state sequestrate migliaia di documenti. La polizia ha già parlato con circa 3.500 testimoni. Venerdì sono state difuse due foto diverse di Masood: la prima risale a quando fre-quentava le scuole superiori da adolescente, mentre la seconda è una foto segnaletica recente.

    Nel frattempo, giovedì sera si è tenuta a Londra una grande veglia in ricordo dei morti nell’attacco. Mi-gliaia di persone si sono riunite a Trafalgar Squa-re, nel cuore della città, alla presenza del sindaco di Londra e del ministro dell’Interno Amber Rudd. I londinesi e i turisti presenti hanno acceso candele e portato iori e messaggi, ed è stato tenuto un minuto di silenzio.

    Giulia Giacomin

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  • Omicidio di Kim Jong-NamIl fratellastro del dittatore nordcoreano ucciso con del gas nervino

    Lo scorso 13 febbraio Kim Jong-nam, fratellastro del leader supremo della Corea del Nord, è svenuto all’ae-roporto di Kuala Lumpur, dopo aver afermato di essere stato spruzzato in faccia da un liquido non identi-icato che gli ha provocato un dolore estremo. Kim è morto poco dopo l’arrivo nell’ospedale Putrajaya, dove era stato portato a causa delle condizioni in cui si trovava.

    Ma chi era Kim Jong-nam? Sarebbe dovuto essere l’erede di Kim Jong-il, suo padre, ma perse questo diritto dopo il suo tentativo di entrare in Giappone con un passaporto falso della Repubblica Dominicana, cosa che comportò il suo esilio a Macao, ex colonia portoghese. Lì visse ino alla morte del padre, ma con l’inizio del mandato di Kim Jong-un, iniziò a nascondersi, temendo che il fratellastro pensasse che sarebbe stato una minaccia per il suo regime. Infatti Jong-nam è sempre stato dell’idea che ci sarebbe dovuta essere una riforma nella politica della Corea del Nord e il nuovo dittatore ne era a conoscenza, tanto che già nel 2011 aveva provato ad assassinarlo a Macao.

    E sembra che efettivamente la morte di Jong-nam sia stata pianiicata dal leader della Corea del Nord, dato che Jong-nam sembra essere stato avvelenato con del gas nervino da due poliziotte che apparivano nelle registrazioni video dell’aeroporto. Le due, inizialmente credute nordcoreane, avevano una passaporto vietnamita e l’altra passaporto indonesiano. Quest’ultima ha dichiarato alla polizia di star registrando uno scherzo per la televisione, afermando di aver fatto cose del genere già tre o quattro volte e che una cosa del genere non le era mai capitata. Sembra quindi che la ragazza sia stata usata per un assassinio, ricevendo anche dei soldi. Inoltre la polizia malese ha lasciato sapere che un uomo è stato arrestato, probabilmente il idanzato della seconda ragazza, e che sospettano di altre quattro persone.

    Il corpo di Kim Jong-nam è stato restituito ai familiari più stretti attraverso l’ambasciata nordcoreana in Malesia non appena le procedure di polizia e medico-legali sono state ultimate.

    Clarissa Rossi

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    Allarme meningite: epidemia in corso?Emergenza reale o solito circo mediatico ?

    In questi ultimi mesi si è sentito molto parlare dai media di casi di persone colpite da meningite, una peri-colosa malattia causata sia da virus sia da batteri particolarmente aggressivi che provoca l’iniammazione  delle membrane del cervello (dette meningi).

    Ma quanto dobbiamo preoccuparci in realtà di questo apparente aumento di casi ? Come mai l’attenzione dei media si è spostata così ossessivamente su questo argomento ?

    Tutto ebbe inizio due anni fa, quando dal gennaio del 2015 si registrò nella zona centrale della Toscana un anomalo aumento dei casi di meningite batterica da meningococco di tipo C, un sottotipo particolarmente pericoloso della malattia. Le autorità sanitarie della Regione Toscana risposero prontamente invitando la popolazione a vaccinarsi. Non si ottennero però i risultati sperati, infatti nel 2016 si ebbero pressoché gli stessi casi di meningite dell’anno precedente.

    Ma, se nel 2015 l’attenzione dei media era prevalentemente focalizzata sui casi veriicatisi in Toscana, nel 2016 si è lentamente spostata a livello nazionale, senza però che ciò fosse giustiicato da un aumento dei casi di meningite in altre Regioni.

    Tuttavia la continua ripresentazione da parte dei media dei casi di meningite e la conseguente necessità di vaccinarsi non ha fatto altro che aumentare tra la popolazione il livello di preoccupazione di uno scoppio di epidemia meningococcica.

    Le ASL stanno facendo il possibile per soddisfare tutte le numerosissime richieste di vaccinazione perve-nute negli ultimi mesi, ma con grosse diicoltà. Le stesse scorte di vaccini si stanno esaurendo, e i medici consigliano quindi di far somministrare il vaccino solo alle categorie più a rischio, cioè i bambini e gli ado-lescenti.

    A poco è servito l’intervento del Ministero della Salute per tranquillizzare la popolazione sul fatto che non è in atto una “epidemia” di meningite, visto che comunque la gente si sta rivolgendo pressantemente alle ASL per riuscire ad avere così l’agognato vaccino.(A tutt’oggi, per riuscire ad avere un appuntamento all’ASL di Treviso ci vogliono circa sei mesi di attesa !)L’ennesima inutile bufera mediatica insomma, che ha avuto unicamente la conseguenza di spargere un’in-giustiicata paura tra la gente.

    L’ingigantimento di questo fatto da parte dei mass media può far sorgere però un’ulteriore domanda: “C’è forse un qualche interesse da parte delle case farmaceutiche a produrre vaccini in quantità superiore al ne-cessario per aumentare i loro proitti? Oppure sono sempre i soliti giornalisti in cerca dello scoop anche se in realtà i fatti sono molto più contenuti?”.

    Ma forse non serve dare una risposta a questa domanda. Basterebbe infatti, che la gente si informasse di più su tale argomento e il panico per una ipotetica epidemia di meningite scomparirebbe.

    Davide Pettenò

  • Bhutan: il paese della felicità

    Meno PIL (prodotto interno lordo) e più FIL (felicità interna lorda)

    Il Bhutan è un piccolo Stato collocato nella catena Himalayana e ha un reddito pro capite di 2.914 dollari, similmente a molte altre nazioni asiatiche, ma al contrario degli altri paesi, ha un governo molto speciale; il suo scopo non è l’arricchimento economico della regione, bensì le felicità dei suoi abitanti. Non a caso, infatti, è risultato essere il quarto paese più felice al mondo. Eppure il segreto per la felicità è più semplice di quanto pensiamo. Tutto ebbe inizio negli anni Settanta, quando venne eletto il quarto re bhutanese Jigme Singye Wangchuck. Egli non accettava il PIL come indicatore del benessere di uno Stato, poiché riteneva che il benessere de-gli esseri umani fosse troppo complesso per essere misurato unicamente da fattori economici. Per questo motivo istituì un centro nazionale di ricerca dove si potessero cercare i parametri più adatti a misura-re la felicità e alla ine nacque il FIL (felicità interna lorda). Il FIL è calcolato in base a 33 indicatori, che fanno riferimento a nove aree di interesse dette domini: benessere psicologico, salute, uso del tem-po, istruzione, multicultura, buon governo, vitalità sociale, tutela della biodiversità e qualità della vita. Sin da allora, le autorità bhutanesi hanno fatto di tutto per rendere la popolazione felice, attuando una serie di riforme che non farebbero male a nessun paese: per esempio, hanno reso l’accesso alla sanità e all’i-struzione gratuito per circa il 90% della popolazione, promosso l’utilizzo di energie rinnovabili e si sono impegnate nella salvaguardia delle foreste. Di pari passo con queste riforme però, sono nate anche delle severe ma giuste restrizioni: ad esempio dal 2004 è stata proibita la vendita di tabacco entro i conini della nazione.Per di più, chiunque venga sorpreso a farne uso in luoghi pubblici rischia una multa molto salata, regola che vale anche per qualunque turista abituato a fumare. Insieme al fumo, un’altra cosa severamente vietata è il cosiddetto “cibo spazzatura”: pur avendo conquistato ormai tutto il mondo, esiste ancora qualche pae-sino che si ribella strenuamente al regime delle multinazionali, preferendo uno dei loro piatti tradizionali ad un esplosivo hamburger del McDonald’s. A distanza di anni, non solo il Bhutan, ma anche molti paesi occidentali si sono resi conto della funziona-lità di questo sistema: già dal 2012, infatti, l’Onu ha preso in considerazione 158 paesi e replicato il FIL a livello internazionale, invitando anche paesi con un discreto PIL ad adottare l’indice di felicità come guida per migliorare le politiche interne. Dopotutto, anche se non abbiamo il miglior governo di sempre e non siamo buddhisti, non signiica che non possiamo essere felici. Certo, il ine dello sviluppo economico dovrebbe essere quello di facilitare e non ostacolare il raggiungimento della felicità, ma sappiamo tutti che le cose in realtà non stanno così. Motivo per cui è necessario che noi per primi apriamo gli occhi e ci disintossichiamo dall’idea che il denaro renda felici; o meglio, che facciamo bene a preoccuparci di avere denaro e le cose che il denaro può comprare, ma dobbiamo anche essere sicuri di non aver perso le cose che il denaro non può comprare.

    Anna Martinato

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    L’arte della felicità

    “Tre cose occorrono per essere felici: essere imbecilli, essere egoisti e avere una buona salute; ma se vi manca la prima, tutto è inito” (Gustave Flaubert)

    Che strano concetto quello della felicità...Provate a chiedere a qualcuno cos’è la felicità per lui/lei, all’improvviso perderanno l’uso della parola. L’altro giorno, un po’ annoiata, ho inserito “felicità” sul motore di ricerca e sono apparsi i risultati più svariati: dalla sua deinizione al sito dell’Accademia Felicità, società di coaching per raggiungerla (fun-zionerà?). Proseguendo la ricerca, ho scoperto di essermi persa il 20 marzo, giornata internazionale della felicità (probabilmente lo sapevate già tutti) e ho trovato una serie ininita di consigli per come rendere le nostre vite meno tristi.

    In generale, tutte le fonti concordano sul fatto che la felicità si realizzi nell’aiutare il prossimo e non nel ripiegarsi in se stessi. Nonostante all’apparenza potremmo pensare che ciò che ci renderà davvero appagati sia l’ambizione personale, in realtà questa ci porterà all’insoddisfazione, poiché non saremo mai come nel nostro ideale.

    Tanto vale allora rendere migliore l’esistenza degli altri e per quanto riguarda la nostra, “desiderare ciò che abbiamo”. Il quattordicesimo Dalai Lama, nel libro “L’Arte della Felicità”, ci insegna che questa è uno stato mentale e che pertanto può essere in qualche modo controllata. Questo non signiica che dobbiamo medi-tare ogni giorno, ma, più che altro, ci suggerisce di assumere una visione ottimistica, di allontanarci da un atteggiamento ostile e diidente e di essere più consapevoli dei nostri stati d’animo (come la soferenza o la collera).

    Il Dalai Lama, inoltre, ci ofre una nuova prospettiva sul dolore: se, invece di tormentarci sul motivo per cui una disgrazia sia proprio capitata a noi, diamo un senso ad essa, allora c’è maggiore probabilità di superarla.

    Con tutti questi suggerimenti, però, ci rimane comunque una questione in sospeso: cos’è la felicità? Scien-tiicamente è un misto di sostanze chimiche prodotte dal nostro corpo a causa di un certo stato mentale. Ma cosa induce quest’ultimo? Forse la risposta non la troveremo mai, o forse è proprio il fatto di ignorarla a mantenere la felicità tale. Come aferma G. Flaubert: “Per essere felici occorrono tre cose: “essere imbecilli, essere egoisti e avere una buona salute; ma se vi manca la prima, tutto è inito”.

    Mathilde Romeo

  • Beceresimo3vigianoLa pagina su instagram che da poco più di un mese spopola tra i giovani della marca

    Dal 12 febbraio di ques’anno, giorno della pubblicazione del primo post sul popolare social network Instagram, è iniziata la rapida ascesa alla notorietà di “Becerismo3vigiano”. Questa pagina pubblica post comici, come suggerisce il nome, basandosi sulla vita nella nostra città. Infatti, una grandissima parte dei follower di questa pagina vive nella Marca, dal centro di Treviso ino alle città più lontane della nostra campagna, quali ad esempio Zero Branco e Cavasagra. Per i temi trat-tati nei loro post, questa pagina si può considerare di fatto adatta solo per i “trevisani D.O.P.”, poiché una persona che vive in una qualsiasi altra provincia non potrebbe capire queste battute. Il successo di Becerismo3vigiano sta proprio in questo, cioè l’originalità di scrivere battute divertenti riguardanti la vita a Treviso utilizzando battute che si basano, ad esempio, sugli stereotipi degli studenti delle varie scuole trevigiane, che fanno sorridere e che sono ben conosciuti dai ragazzi.Questa pagina, se da una parte fa ridere molti ragazzi, dall’altra, dato l’anonimato degli amministratori, suscita una domanda: chi gestisce Becerismo3vigiano? Per rispondere, ho intervistato i responsabili del-la pagina.

    Niccolò Bonato

    Niccolò: Come vi è venuta in mente questa idea di creare una pagina su Treviso?

    Becerismo: L’idea ci è venuta in mente nel mese di di Febbraio, nel quale sono nate numerose pagine (che ora hanno chiuso i battenti) con lo scopo di farsi befe dei personaggi di spicco della società trevi-giana. Erano tutte abbastanza “scadenti”, ma l’idea era buona. Avevamo la certezza che avremmo potuto fare di meglio, così ne abbiamo creata una che rispettasse la nostra etica.

    Niccolò: Vi aspettavate un così rapido successo?

    Becerismo: Assolutamente no, non pensavamo di di riscuotere così tanto successo –specialmente in una città poco propensa alla novità come Treviso– invece abbiamo ricevuto molti complimenti e ci ha sorpreso come tante persone abbiano voluto partecipare alla nostra crescita con il loro contributo.

    Niccolò: Qual è secondo voi il motivo di questo grande successo che vi ha permesso di distinguervi dalle altre pagine riguardanti Treviso?

    Becerismo: Crediamo di avere una marcia in più visto che siamo al 100% contro il bullismo: non of-fendiamo mai nessuno in particolare preferiamo inserire post dove tutti si possano riconoscere e di cui possano ridere con i loro amici.

    Niccolò: Da dove prendete prendete gli spunti per i vostri post?

    Becerismo: Per i nostri post ci ispiriamo semplicemente a ciò che vediamo nella vita di tutti i giorni, aggiungendoci il nostro tocco d’ironia, come d’altronde i “soliti idioti” fecero a loro tempo.

    Niccolò: Avete altri progetti per il futuro, ad esempio aprire un altro proilo su Facebook? E se sì, potreste già dare un’anteprima al vostro pubblico?

    Becerismo: In realtà no, ci troviamo bene a gestire solo un proilo. Interagiamo molto con il pubblico. Promuoveremo sicuramente altri concorsi, ma per ora non sveliamo nulla, visto che il progetto è ancora in fase embrionale.

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  • Niccolò: Interagendo con i vostri followers, quali messaggi cercate di mandare?

    Becerismo: Cerchiamo di dire che i giovani di Treviso dovrebbero essere più aperti a prendere l’iniziativa, ma soprattutto voglio marcare con ironia gli stereotipi nei quali ci rinchiudiamo, per renderci conto di quanto assurdi essi siano

    Niccolò: Quindi, oltre oltre a creare risate, cercate anche di aiutare i ragazzi trevigiani nelle loro diicoltà, un po’ come i supereroi mascherati dei fumetti, è corretto?

    Becerismo: Se qualcuno ci considera il proprio eroe ne siamo lusingati, ma in realtà, ma in fondo facciamo solo ironia volta a sdrammatizzare la monotonia della vita trevigiana. Forse “eroi” è un termine esagerato, siamo più i giullari di Treviso.

    Niccolò: Per quanto riguarda Treviso, qual è secondo voi il miglio pregio e peggior difetto della città?

    Becerismo: Treviso è una città d’arte, abbastanza tranquilla e accessibile. Nell’aria si respira la sua storia, non banale. È tranquilla, contenuta, ma in sé ha dei posti molto afascinanti. Nonostante ciò, sfortuna-tamente, il suo più evidente difetto sono gli abitanti: i ragazzi sono sempre più omologati alla massa sia nell’esteriorità sia nella mentalità.

    Niccolò: In quanti siete ad amministrare la pagina?(la domanda che assilla tutti i followers della pagina n.d.r.) Siete sia maschi che femmine?

    Becerismo: Non ha importanza chi siamo o da dove veniamo, vogliamo solo farvi ridere.

    Niccolò: Cosa vorreste dire ai vostri followers?

    Becerismo: Ai nostri seguaci vorremmo solo dire grazie immensamente di seguirci, vi adoriamo, i compli-menti che ci fate sono toccanti e state certi che non vi deluderemo mai!

    Niccolò Bonato

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  • Bagarini 2.0Trufa legale?

    Immaginatevi la scena: sono le 10.59, siete appo-stati davanti al computer, pronti per riuscire ad ac-caparrarvi inalmente gli agognati e ambiti biglietti del concerto di Ed Sheeran per l’unica data in Italia del suo tour mondiale. Scattano le 11, l’ora x, e subi-to il sito uiciale di vendita dei biglietti, Ticketone, risulta intasato. NO PANIC, vi dite, e cominciate a ricaricare freneticamente le pagine milioni di volte e, quando inalmente riuscite a connettervi poco tempo dopo, la data risulta già sold out. Incubo. Cercate di illudervi che non sia vero e vagate frene-ticamente su Google in cerca di risposte: “Biglietti del concerto di Ed Sheeran esauriti in meno di 2

    minuti” recitano i primi titoli lampo che escono.

    E mentre vi state ancora domandando come sia possibile che migliaia di posti disponibili per il con-certo si siano potuti volatilizzare così, cominciano a spuntare nei cosiddetti siti di “secondary ticketing” (come Viagogo o Stubhub), piattaforme secondarie e non autorizzate che rivendono online i biglietti degli eventi. Perfetto, una luce nel tunnel. Un vero peccato che il prezzo in tali siti possa essere di nor-ma maggiorato ino a 10 volte. E addio concerto di Ed Sheeran.

    Questo fenomeno ha un nome: bagarinaggio, e in Italia rappresenta un vero e proprio mercato senza che nessuno possa dire o fare nulla per contrastarlo. Non è ancora possibile infatti considerarla una pra-tica illegale, non esistendo alcuna legge che la vieti o punisca. Ciò non è successo solo per il concerto di Ed Sheeran, ma anche per quello dei Green day, dei Coldplay, dei Kiss, dei Guns n’Roses e di moltis-simi altri artisti. I bagarini di oggi sono l’evoluzione di quelli che negli anni passati vendevano i biglietti poche ore prima dello spettacolo fuori dagli stadi per 50 o 100€ in più. Questa è la spiegazione di cui il sito Tiketone si è servito per giustiicare tale si-stema: questo fenomeno è antico(alludendo al fatto che anche nei tempi antichi avremmo potuto fare amicizia con simpatici bagarini appostati di fronte al Colosseo) quasi quanto la prostituzione ed è inu-tile combatterlo perché esisterà sempre.

    Ma come funziona il bagarinaggio online? In alcuni casi vengono messi in campo potentissimi sotwa-re che in pochi secondi riescono a fare incetta di

    migliaia di biglietti riuscendo ad aggirare l’ostacolo dei limiti di acquisto (4 a persona) attraverso falsi proili e falsi dati. Un’altra opzione molto più sub-dola è la seguente: il sito autorizzato vende di co-mune accordo i biglietti in questione direttamente ad un sito di secondary ticketing al prezzo origina-le, presupponiamo 50€. La società in questione poi rivende appunto quel biglietto ad un prezzo mag-giorato come 1000€, dei quali però quasi 900€ tor-nano all’organizzatore. I biglietti avanzati restano addirittura invenduti grazie al guadagno fatto con quelli venduti in precedenza (mentre magari cen-tinaia di persone avrebbero acquistato volentieri quei posti che al concerto resteranno vuoti).

    Sembra quasi impossibile che questo fenomeno possa essere ancora legale. All’attivo vi è una sen-tenza del Tribunale di Roma e una legge da pro-mulgare. La Siae (Società Italiana degli Autori ed Editori) ha sporto denuncia contro il simile caso degli U2 di poco prima di Natale perché ha accusa-to le società di secondary ticketing di non aver ver-sato l’Iva sulla transazione. Lo Stato è intervenuto con multe, ma nulla di più, tutto è ancora legale e sembrano non esserci soluzioni.

    Ma le soluzioni ci sono eccome. Vasco Rossi è stato il primo artista a prendere provvedimenti contro il bagarinaggio. Per il suo concerto a Modena ha in-fatti voluto che i biglietti fossero nominali e il pro-cesso di vendita ricostruibile. Pensiamo anche al fatto che una delle ultime decisioni prese da Obama è stata una legge federale perché i biglietti venissero venduti a prezzi di mercato e i bagarini puniti con il carcere. Oppure semplicemente basterebbe ven-dere i tickets cartacei in negozi autorizzati. Le solu-zioni quindi ci sono, e dunque perché non tutelare i consumatori, e se non proprio come tali, almeno come fans?

    Sara Michielin e Giorgia Semenzin

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  • he DNA Journey

    Un viaggio alla scoperta delle proprie origini

    Che viaggiare arricchisca lo spirito è risaputo. C’è chi ritiene che se tutti viaggiassero probabilmente il mon-do sarebbe un posto migliore: ci sarebbe meno paura nei confronti dello straniero, di ciò che è diverso da sé e soprattutto una maggiore apertura mentale. Così la pensano anche quelli di Momondo, il portale per la ricerca di viaggi, che hanno lanciato il progetto “he DNA Journey”, un vero e proprio viaggio alla sco-perta delle proprie origini. Le persone che scelgono di sottoporsi al test hanno l’incredibile opportunità di scoprire di più su loro stessi attraverso un’attenta analisi del loro DNA. Gli ideatori di questo esperimento sociale afermano che il nostro DNA può dirci tantissimo sulle nostre origini. È la prova che ognuno di noi possiede una propria diversità genetica e che abbiamo molto più in comune con il mondo di quanto im-maginiamo. È sulla base di questa premessa che nasce questo contest, che ha visto protagoniste circa dieci mila persone provenienti da tutto il mondo. Il test ha riscosso un successo a livello globale, anche grazie alla campagna pubblicitaria che ha superato le 200 milioni di visualizzazioni. L’innovativo esperimento è inalmente approdato anche in Italia: è stato bandito un concorso al ine di dare l’opportunità ai fortunati vincitori di sottoporsi al test e partire alla scoperta dei loro paesi d’origine con un buono di 1500 euro stan-ziati da Momondo.

    Ma in cosa consiste esattamente questo test? Attraverso un apposito kit fornito direttamente da Momondo, viene prelevato un campione di DNA che viene poi analizzato in laboratorio. Dopo un periodo di attesa che varia dalle due alle quattro settimane, si riceve il responso via mail. Il risultato può rivelarsi sorpren-dente, come nel caso di Jay, il quale afermava di essere inglese al 100%. Ma questo test gli ha dimostrato il contrario: con sua grande sorpresa, ha scoperto di essere in parte turco, tedesco e francese. E inglese, sì, ma solo per il 30%. Alla ine del video, Jay esclama ridendo: “I’m not Jay from England anymore, but I’m Jay from everywhere”.

    È proprio questo lo scopo dell’esperimento: far capire che non si può parlare di nazionalità o di razze, ma solo di persone, di esseri umani. Siamo tutti parte di un unico popolo, che, però, non sempre è unito: ten-diamo a pensare che siano più numerosi gli elementi che ci “dividono” o diferenziano, come il colore della pelle, rispetto a quegli elementi che ci uniscono. Quando sperimentiamo qualcosa di diverso, iniziamo a vedere ciò che ci circonda in maniera diferente: sono queste scoperte che ci aprono la mente, e solo con una mentalità aperta si potrà inalmente dire basta al razzismo e alle discriminazioni.

    E chissà, forse un giorno anche il neoeletto presidente Trump avrà l’opportunità di sottoporsi al test, magari scoprendo di avere origini messicane.

    Giorgia Ferri

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    San PatrizioIl simbolo della cultura irlandese

    Il mondo in verde.Quella che è nata come una festa religiosa in memoria di San Patrizio,ora è diventata la festa della birra e della musica irish. Ma come na-sce la leggenda di San Patrizio?

    Patrizio che è stato un vescovo e missionario irlan-dese di origini scozzesi,nel 441 rimase sulla vetta del Croagh Patrick per 40 giorni costruendo una chiesa tutt’oggi esistente.La Leggenda narra che al termine del quarantesimo giorno, il patrono d’Irlanda sca-gliò una campana su una pendice del monte, scac-ciando dall’isola tutti i serpenti.Mori il 17 marzo 461a.c; dove è poco chiaro se in Inghilterra o in Gal-les.Durante il corso dei secoli il santo fu riconosciu-to come patrono nazionale.La festa divenne festività nazionale in Irlanda dal 1903, anno in cui si tenne la prima parata, nella cittadina di Waterford.

    Il Saint Patrick’s Day però non è nato in Irlanda, ma negli Stati Uniti, dove gli immigrati irlandesi cominciarono a festeggiarlo già dal 1700 per man-tenere vive le loro radici.Il simbolo della festa è lo shamrock (il trifoglio), con cui, secondo la leggenda, San Patrizio spiegò il dogma della Trinità alle popo-lazioni irlandesi durante i suoi anni da missionario.

    Altro simbolo di San Patrizio è il “Leprechaun”, il folletto dell’Irlanda il quale è considerato parte del “popolo delle fate” la tradizione dice che abitasse l’i-sola prima dell’arrivo dei Celti.

    Dato che è considerata la festa più importante dell’anno in Irlanda per questa occasione tutta l’iso-la si tinge di verde con festeggiamenti,concerti,pa-rate e fuochi d’artiicio.Le bevande più bevute sono alcoliche e simbolo della cultura Irlandese, ma dopo i festeggiamenti del’1916, fu riscontrato un proble-ma: l’eccessivo consumo di alcol che si era veriicato aveva causato danni alle città e ai paesaggi.

    Per rimediare a questo inconveniente, lo stato Ir-landese decise di bandire il commercio dell’alcol in tutta la repubblica.Uno di cibi più famosi è il “Roast Dinner”, composto da carne di manzo bollita, pata-te arrostite, piselli e carote bollite il quale è spesso accompagnato con il pane tipico chiamato “Soda Bread” composto da farina integrale e la lievitazione

    avviene grazie al bicarbonato di sodio.

    Negli ultimi decenni il Saint Patrick’s Day ha ini-ziato a festeggiarlo anche il resto dell’Europa e del mondo per esempio la parata di San Patrizio nella sola New York generalmente attrae circa 150 mila partecipanti e due milioni di spettatori.

    A Chicago, il Chicago River il 17 marzo di ogni anno diventa verde, perché gli abitanti di origine irlande-se versano nelle sue acque circa 20 chili di tintura speciale per festeggiare la ricorrenza.

    Sarà perchè troviamo gli irlandesi sparpagliati nei cinque continenti, o perchè il colore verde ispira simpatia, sta di fatto che le feste e le celebrazioni per San Patrizio invadono paesi e città rendendosi ine-guagliabili.

    Achulle Bortoluzzi

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    Professoressa si presenta

    ubriaca a scuolaForse sono gli insegnati a doversi

    proteggere dall’alcol

    Che ogni professore abbia la propria vita privata, questo si sa; ma di un’insegnante che si presenti a scuola “brilla”, solo poche scuole se ne possono vantare.

    Ci troviamo in un istituto superiore della città di Treviso, dove sabato 4 marzo una professoressa di circa 45 anni si è presentata ebbra in orario di lezio-ne, destando dubbi e perplessità negli studenti e nei docenti. La dipendente avrebbe infatti cominciato a discutere animatamente con un gruppetto di alun-ni poco dopo il suono della campanella, esprimen-do un atteggiamento aggressivo e ostile che avreb-be incuriosito i colleghi. Questi ultimi, insieme ai genitori degli studenti che partecipavano all’ultima mattinata della “settimana dello sport”, hanno ri-chiesto l’intervento immediato di un’ambulanza, ainché trasportasse la donna in ospedale, dove è stata poi ricoverata.

    Questo è solo uno dei tanti casi veriicatisi nel no-stro Paese: dobbiamo infatti ricordare Anthony Baldry, docente del corso d’inglese per la laurea in Scienze della comunicazione all’Università di Pavia, che nel 2013 è stato revocato dall’incarico a causa del frequente stato di ebbrezza e del linguag-gio volgare da lui adottato (anche in seduta d’esa-me) per insultare gli allievi; o il professore 65enne dell’università d’Annunzio di Chieti, denunciato dai carabinieri per guida in stato di ebbrezza che ha provocato un incidente frontale.

    La mancanza di etica e di correttezza da parte di persone che dovrebbero educare ragazzi e ragazze è assurda da immaginare nel contesto di una so-cietà moderna il cui obiettivo è proprio garantire professionalità e competenza. Un insegnante infat-ti, essendo l’esempio per i propri alunni, deve sa-persi mostrare come modello di adeguata serietà ed istruzione agli occhi di coloro che traggono da lui e dalla sua esperienza utili aspetti e conoscenze.

    Il perché sfruttino il tempo e le potenzialità dei gio-vani tenendo lezioni sotto efetto dell’alcol è poco chiaro, soprattutto considerando che gran parte di questi insegna in università o in scuole superiori.

    Lo studio e l’apprendimento che poi ne conseguo-no rischiano tra l’altro di originare vere e proprie “lacune” nella preparazione e nelle competenze dei ragazzi.

    Deve essere perciò del tutto intollerabile e imbaraz-zante assistere a scene poco “sobrie” da parte del proprio insegnante o di un supplente.

    Da tenere conto è anche la reazione degli insegnan-ti che spesso e volentieri si rivela molto violenta, tanto da recare danno all’autostima dello studente, il quale viene ofeso e insultato con frasi e parole volgari e inappropriate. Se è in questo modo che un alunno deve seguire corsi e lezioni è senz’altro d’obbligo evitare che casi simili possano in qualche modo ripresentarsi. E’ quindi bene fare appello al dirigente d’Istituto per estirpare il problema alla radice, in modo che non possa prendere una brutta piega.

    Forse adesso sono i professori a doversi proteggere dall’alcol.

    Anna Rizzotto

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    I Nomi che diamo alle Cose Dietro ad ogni parola si nasconde un sentimento, basta saperlo catturare!

    Spesso mi sono chiesta: “E’ veramente indispensabile che ogni persona utilizzi il termine giusto al mo-mento giusto per riuscire a trasmettere il proprio pensiero?” Sono pienamente convinta che dietro ad ogni parola si nasconda molto più di una derivazione. A mio parere tutto sta nel sentimento e nell’emozione che trasmettiamo nell’attimo in cui pronunciamo una parola. Pensiamo ad una frase qualunque, ad esempio a un “ti voglio bene”: detto da un amico crea un certo efetto, pronunciato durante un abbraccio ne procura un altro, detto da un robot probabilmente non susciterebbe alcuna reazione. Eppure è sempre la stessa fra-se, formata dagli stessi identici termini. Oppure pensiamo alla parola “grazie”: se detta durante una lite o con un tono di voce arrabbiato perderebbe tutto il suo valore, diventando sia inopportuna che inutile.

    Se ci pensiamo bene anche un neonato non ha la padronanza di una vera e propria lingua. Eppure riesce a comunicare anche attraverso un lamento, un pianto, un sorriso o semplicemente uno sguardo. Ecco per-ché molte volte viene apprezzata la spontaneità dei bambini. Con la loro semplicità e allegria riescono a trasformare una semplice parola in un qualcosa di speciale. D’altronde chi si entusiasma quando sente le parole “mamma” o “papà”? Eppure la prima volta che un iglio le pronuncia è sempre un’emozione unica! E chi di noi non ha fatto caso a quel “Buonasera!” pronunciato da Papa Francesco nel giorno della sua ele-zione, diventato ormai un rituale d’apertura. Ma se ci pensiamo bene in fondo è una banalissima forma di saluto, che però ino a prima era quasi ignorata nel linguaggio formale o televisivo.

    Credo inoltre che nonostante la terminologia si stia evolvendo rapidamente, in qualsiasi caso tutto stia nel modo e nell’intenzione che la persona ha nel pronunciare il termine stesso, dandone così un’inter-pretazione e un valore unico. Un esempio concreto di ciò lo possiamo riscontrare ne “Il Lonfo”, una delle poesie di Fosco Maraini. Questo componimento rientra nella cosiddetta poesia metasemantica, ovvero una creazione poetica che si basa solamente sulla capacità che il suono ha di evocare speciiche emozio-ni e sentimenti, lasciando così spazio all’immaginazione unica di ogni persona. A diferenza delle altre composizioni poetiche quindi non si fonda sulla logica e il contenuto che ogni parola possiede ma su quello che la sonorità d’ogni termine può suscitare a seconda di come viene pronunciato. Non avendo un signiicato vero e proprio, ci ritroveremo ad avere una moltitudine di interpretazioni diferenti del brano. Sono arrivata così alla conclusione che non è necessario conoscere per forza una lingua per comunicare con le persone. Sono convinta che il tutto dipenda dal vero messaggio che vogliamo trasmettere. L’impor-tante quindi non è imparare a memoria l’ABC o conoscere il più complesso e formale numero di vocaboli ma esprimerli con onestà e spontaneità abbandonando, se necessario, anche la logica. A volte è meglio una breve frase detta nella maniera giusta piuttosto di tante parole buttate al vento.

    Ludovica Visentin

  • “Citizen Gay” e la rilessione tabù

    Il libro di Vittorio Lingiardi che mette a tacere chi non s’informa

    Cari lettori, siamo quasi in dirittura d’arrivo, compresi noi di quinta (con l’aggravante dell’Esame). È già ora di pensare alla tesina! Di che potremo mai parlare per 10 minuti ai 40° di metà luglio davanti ad una commissione?Ecco che abbiamo un consiglio per gli acquisti! Perché non parlare della nostra rubrica preferita in sede d’esame? O meglio, perché non trarre spunto da un libro ediicante come Citizen Gay di Vittorio Lingiardi (3° edizione 2016, Milano, Il Saggiatore)?

    Bando al pregiudizio. Lingiardi sa come porsi di fronte alla questione di “afetti e diritti”, come descrive il sottotitolo. Tra i diversi capitoli che potreste aver piacere di leggere per sete di conoscenza, non troverete di certo afermazioni campate in aria: si nota subito che l’approccio dello psichiatra è scientiico, probato-rio, cauto, intrigante. I riferimenti al tema del pregiudizio, poi, abbondano, eccome! Sarà una manna dal cielo per quanto riguarda la rilessione ponderata sugli argomenti che più vi fanno innervosire.

    Legge imparziale o analisi reale? Lingiardi non si soferma sulle proprie convinzioni personali: con una prudenza rara di questi tempi, mette subito le mani avanti per deinire il suo ruolo di espositore della materia trattata, ine. Personalmente, ho apprezzato l’analisi pulita dei fatti, che lascia al lettore una libera rilessione partendo da spunti ben piazzati tra le righe. Sarà un caso che leggere ed informarsi su speciici argomenti porti ad una consapevolezza maggiore della realtà che ci circonda, o tutto è semplicemente frutto di una legge che s’impartisce imparzialità a priori?

    Informazione nel particolare. Questo non è un libro di ciance: lo studio compiuto dall’autore è notevole, e non può che esserci anche da parte del lettore che si voglia informare adeguatamente. Il vocabolario giuridico è studiato approfonditamente: ogni parola è ponderata, scelta secondo una logica stringente, aderendo al senso del testo in ogni punto. Ogni informazione trattata è scandagliata attraverso fonti auto-revoli; in più, il percorso storico che si proila alla base dimostra un vivo interesse ed un coinvolgimento personale nei fatti. Che dire di più? Ne sa a pacchi.

    Spunti(ni). Non troviamo semplicemente le prevedibili citazioni scientiiche del caso: ampio respiro è dato anche alle tematiche di attualità. Esistono numerosissimi libri moderni e contemporanei sul tema dell’o-mosessualità di cui non mi era mai capitato di avere notizia prima della lettura, e non solo: c’è spazio anche per i ilm e le serie, vecchi e nuovi capolavori. Tutti piccoli spunti da utilizzare non tanto o solamente per approfondimenti vari, ma soprattutto (e non ho paura di dirlo) per passare il tempo quando non si ha nulla da fare davanti allo schermo.

    Per salutarci, vi propongo una citazione emblematica dal libro (la trovate a pag.14), che spero possa invo-gliarvi a leggerne almeno le recensioni online:«Per anni abbiamo sottolineato che la domanda cruciale non era “vuoi sposarmi?”, ma “puoi sposarmi?”. Finalmente la prima domanda è possibile in gran parte del mondo [occidentale] e lo è diventata anche in Italia. Con le sue strane varianti: “Vuoi unirti civilmente a me?” “Vuoi fare una speciica formazione socia-le con me?”. Non si tratta di perorare la causa del matrimonio in quanto tale, bensì quella dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti allo Stato.»

    Marco Cecchinato

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    LGBT

  • Non ho mai avuto le idee chiare su cosa fare dopo il liceo, una sola cosa è stata certa in dalla seconda superiore: che non sarei andato all’università. Non so neanche perché sia sempre stata una decisione così ferma, se per anticonformismo o perché ho sempre avuto così tanti interessi diversi che ero sicuro che non avrei trovato un percorso di studi che li soddisfacesse tutti. So solo che nessuno mi credeva e mi sosteneva. L’unica cosa a cui aspiravo era raggiungere la mia indipendenza, in tutti i sensi, ma prima di tutto econo-mica. Tutti dicevano, rimpiangerai quando eri minorenne e non avevi preoccupazioni e responsabilità, ma non capivano che erano proprio le responsabilità che volevo: la possibilità di prendere decisioni sulla mia vita a pieno titolo senza che nessuno si intromettesse. A scuola non mi sono mai sentito considerato come persona, e compiere 18 anni non è servito a nulla per cui il mio desiderio di cambiamento si è fatto drasti-co. A maggio della quinta superiore, quando ancora non sapevo cosa avrei fatto della mia vita, per caso mi imbattei su facebook nella pubblicità di una scuola di bartending che opera in tutto il mondo - ho sempre organizzato feste e mi è sempre piaciuto avere a che fare con le persone, e quando lavori in un bar quella è una delle doti fondamentali. Sembrava l’opportunità perfetta e prenotai a Londra per settembre. A seguire ho lavorato all’apertura di quello che aspira ad essere uno dei ristoranti più quotati di Londra, dove lavoro tuttora come cameriere, il Sumosan Twiga. Non mi sono pentito afatto della mia scelta, ho raggiunto l’indipendenza a cui aspiravo e in questi sei mesi sono cresciuto di più come persona di quanto abbia fatto negli anni passati. Ho conosciuto tantissime persone da tutto il mondo, che mi hanno permesso di cono-scere culture e tradizioni diverse. Ho deciso che voglio conoscere un po’ di più il mondo, ora sto studiando lo spagnolo da autodidatta per andare a vivere per un periodo in Spagna. È una lingua e una cultura che mi afascina. Ho capito che a vent’anni sei ancora giovanissimo e se non ti prendi adesso del tempo per trovare la tua strada, sperimentando e conoscendo realtà diverse, e pensi solo a buttarti a capoitto in un percorso che pensi che sia quello per te, se non viaggi ora che non hai preoccupazioni, non lo farai mai più. Un amico mi ha detto: “ok, ora tu hai uno stipendio, ma tra tre anni quando mi sarò laureato in economia guadagnerò cinque volte tanto.” Mi ha fatto rilettere, sì, e un discorso simile me lo fece la mia ex prof di arte, quando mi chiese “ma come credi di mantenere una famiglia facendo il barman?”. C’è tempo per quel-lo. Io credo che sia più importante avere tante esperienze diverse per essere sicuro di aver scelto la strada giusta. Chi ha detto che non si può andare a 25 anni all’università? “La vera vita non è questa, ci arriverai, inevitabilmente arrivi a quel punto”, sono le sagge parole che mi ha detto ieri sera un lavapiatti ghanese che lavora con me, sono convinto che abbia ragione, voglio solo prendermi un po’ di tempo per me.

    Matteo Bragato

    ORIENTAMENTO

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    Il periodo che inizia dopo il Liceo, è come un mare più grande e meno conosciuto di quello precedente, del quale alcuni infatti rimpiangono la sicurezza e l’ordine. Ma è anche una notevole occasione per realizzare se stessi e le proprie aspirazioni. Qui darò solo qualche generica dritta lasciando poi la mia email per chi volesse chiedermi qualcosa o essere messo in contatto con qualcuno che studia nel settore che gli interessa, in Italia o anche in Europa per alcuni luoghi.

    1)Valutare il meglio possibile le proprie capacità di studio (in un senso ampio, che comprende motivazio-ne, resistenza ecc) ed economiche;2)Non fare l’università ‘’per farla’’ o per esclusione e valutare anche, per dei periodi, altre possibilità (lavo-ro, volontariato ecc);3)Essere molto decisi e convinti nella scelta, ma anche aperti a capire se si è sbagliato. Cambiare prima è meglio che cambiare dopo, e non si può essere studenti per sempre. (Farà rilettere che in Italia a comple-tare la laurea che inizia è il 45,3% degli studenti. Questo però non signiica che gli altri siano ‘’spacciati’’, o non riescano a laurearsi successivamente);4)Non lasciarsi abbattere da nulla ed imparare dagli errori e dalle diicoltà che, se superati, possono essere molto più utili delle strade in discesa;

    In bocca al lupo a [email protected]

    Lo struggimento del maturando canoviano

    Ci siamo passati tutti, lo so che è dura e, so anche questo, soprattutto al quinto anno ci si chiede perché mai si abbia scelto il Canova. È normale, soprattutto se non si sa cosa fare dopo la maturità. Devo ammettere che quando è stato il mio momento non avevo le idee chiare, sapevo solo di essere ambiziosa e di voler fare qualcosa di speciale, che mi interessasse e mi facesse sentire unica. È così che, grazie ad un lyer della trilingue Libera Università di Bolzano, è iniziata la mia avventura a Brunico. Spersa tra le montagne, nella minuscola università di un paese altoatesino, mi sono ritrovata a studiare Management del Turismo, dello Sport e degli Eventi. È stata un’esperienza che mi ha cambiato, mi ha aperto a nuovi orizzonti ed ha sti-molato la mia mente, piena di nozioni canoviane. Una vera sida passare dal “bla bla” della letteratura, che comunque continuo ad amare, al pratico mondo dell’economia e del management, ma ne sono davvero felice! I veri problemi sono arrivati dopo la laurea, mentre stavo lavorando da un po’, ma non mi sentivo pienamente soddisfatta. Quasi per caso, mi sono ritrovata a navigare nel sito di Dalarna University, Bor-länge (Svezia), dove sto portando a termine il Master in Tourism Destination Development. Una nuova avventura, tra meatballs e cinnamon buns, in un ambiente internazionale e multiculturale, che ha svilup-pato il mio pensiero critico ed ha rinforzato il mio desiderio di scoprire il mondo!Non esiste la ricetta segreta del perfetto futuro post-Canova, perché ognuno di noi è diverso e porterà con sé un diferente bagaglio di esperienza dopo la maturità. Il mio consiglio, quindi, è di seguire quanto più possibile le proprie passioni, non far assopire i propri interessi e mettersi sempre in gioco! Non è facile, ma solo così è possibile sidare i propri limiti e migliorarsi. Ho già detto di essere ambiziosi e di mettersi sempre in gioco?Se ne volete sapere di più, non esitate a contattarmi!

    Gloria Trevisiol

  • POESIA

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    Primavera. Potremmo dire molto di questa stagione, ma sofermiamoci per ora a considerare due dei possibili modi di intenderla e sentirla. Potremmo infatti pensare all’anno nella sua totalità come un susseguirsi di “nascite” e “decadimenti”(e quindi, di conseguenza, alla primavera come ad una rinascita del mondo naturale dopo il gelo dell’inverno), oppure potremmo vedere ogni anno come un ciclo che non conosce nascita o morte, ma solo cam-biamenti. In quest’ottica, l’inverno diventa semplicemen-te il periodo di preparazione alla primavera, così come la farfalla dev’essere crisalide, prima di librarsi in cielo. È così che Rilke, poeta boemo vissuto fra il XIX e il XX secolo, sente il passare delle stagioni. Nella sua lirica, se-condo la poetica simbolista, l’inverno e la Terra vengono personiicati in un saggio maestro e il suo allievo, che ha studiato a lungo ed ora può lasciarsi andare ai giochi ed alla spensieratezza, mentre la natura sboccia in un tripu-dio di colori.

    Dimmi se devo rimanere,stare tranquilli,dare per avere.

    Dimmi se il mondo gira ancora,quando il suo marinaiosi prepara per la sua ora.

    Come le persone cambiano,esperienze già vissute.

    Trascorrono i minuti,leggeri come l’aria,

    correndo tra i tramontie le dune di sabbia

    Un mondo più ampio,un respiro più pesante,

    per stare tranquilliil viaggio è ancora lungo.

    Segui la seconda stella,la prima ti guida verso

    l’incertezza.

    Acram

    Ritorna primavera. Ed è la terracome un bimbo che sa le poesie-

    oh tante tante... E per la gran faticadell’imparare, ha il premio.

    Fu severo il maestro- e il bianco amammosulla barba del vecchio.

    Adesso i nomi del verde e del blua lei possiamo chiederli. Lei sa.

    Terra in vacanza, felice, coi bimbigioca, ora. Terra gioiosa vogliamo

    prenderti. Il più gaio riuscirà.

    Il molto che il maestro le insegnavain radici compresso, in lunghi rami

    pesanti- adesso lei lo canta.

    Rainer Maria Rilke

  • 25

    Sotto la pioggia camminava la primaveracon i suoi piedi esili e lunghi sull’asfalto di Moscachiusa tra gli pneumatici i motori le stofe le pelli

    il mio cardiogramma era pessimo quel giornoquel che si attende verrà in un’ora inattesa

    verrà tutto da solosenza condurre con sè

    coloro che già partironosuonavano il primo concerto di Čajkovskij sotto la

    pioggiasalirai le scale senza di me

    un garofano sta all’ultimo piano della casa al balconesotto la pioggia camminava la primavera

    con i suoi piedi esili e lunghi sull’asfalto di Moscati sei seduta di fronte a me non mi vedisorridi a una tristezza che fuma lontano

    la primavera ti porta via da me ti conduce altrovee un giorno non tornerai più, ti perderai nella pioggia.

    Nazim Hikmet

    Lasciamo ora la vivida gioia della primavera di Rilke, ed entriamo nell’animo e nel modo di sentire la stagione di Hikmet, poeta turco del secolo scorso, che ci presenta la primavera in una veste totalmente diversa. La lirica ha come sfondo la città di Mosca, dove egli era esule per motivi politici. Scritta nel 1960, pochi anni prima della morte del poeta, la poesia lascia trasparire tutta la stanchezza, la nostalgia e la rassegnazione di un uomo che ha vissuto per anni in prigione o in esilio, sempre lontano dai suoi cari, e sembra disperare che la donna che ama lo ricordi ancora. Solo, costretto a vagare per tutta Europa, pro-babilmente sentendo la vicinanza della morte, Hikmet sembra allora accomiatarsi silenziosamente dalla sua donna lontana e dalla sua vita. Quindi, nelle condizioni del poeta, la bella stagione con tutte le imma-gini di colore e vita che rievoca diventa soltanto un elemento di contrasto con la soferenza ed il senso di inesorabile abbandono che sono ormai radicati nell’animo del poeta. E la primavera che cammina sotto la pioggia non è nient’altro che questo: il sogno di un amore svanito, il triste e nostalgico ricordo di qualcosa che ormai si è perso.

    Questa rubrica è aperta al vostro contributo:

    chi volesse può inviare la propria poesia, che

    potrà essere pubblicata anche in anonimo,

    all’indirizzo e-mail:

    [email protected]

    Francesca Varago

  • Frasi e citazioni da ogni tempo e luogo per incuriosire e far rilettere sul mondo.

    “Sia ottimisti che pessimisti contribuiscono alla nostra società: l’ottimista inventa

    l’aereo e il pessimista il paracadute”Gil Stern

    Ben ritrovati!Per questo numero vorrei proporvi una rilessione su questo aforisma, che ad una prima semplice lettura può apparire come una simpatica ma supericiale battuta, ma in realtà nasconde un signiicato ben più complesso e profondo.

    Siamo sempre stati abituati a classiicare le modalità con cui ciascun individuo sceglie di rapportarsi con il reale in termini di ottimismo o pessimismo, intendendo con il primo l’atteggiamento più positivo, che por-ta a scorgere, pur in situazioni complicate, nuove prospettive o possibili soluzioni, mentre con il secondo la prospettiva più negativa, cupa ed arrendevole di fronte alle vicissitudini quotidiane. Due categorie di pen-siero, quindi, che appaiono opposte e ben codiicate, tra le quali sembra non si possa stabilire alcuna forma di dialogo: ma è sempre vero che vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto comporta l’assunzione di punti di vista così sistematicamente inconciliabili?

    Sena dubbio la realtà che giornalmente ci si ripropone è unica e per di più ben scandita dai ritmi e dalle convenzioni della società; tuttavia, di fronte alle cose ed ai fatti, le possibili interpretazioni, data la loro na-tura umana e soggettiva, non possono mai essere esclusivamente univoche. Infatti, a ben pensare, se ogni tipo umano risulta unico ed irripetibile nella sua individualità, altrettanto personali ed originali saranno, inevitabilmente, i prodotti critici della sua mente. E dal momento che la diversità non è afatto un fattore limitante, bensì un arricchente punto di forza, tante più prospettive vengono sviluppate, tanto maggiore è la possibilità di stabilire tra queste un confronto utile ad uno sguardo quanto più completo, critico ed approfondito sul mondo.

    Ed è solo grazie a questo che sono possibili l’evoluzione e il progresso intellettuale, nonché sociale: solo uno sguardo ad ampio spettro è in grado di cogliere l’essenza vera della totalità e di migliorarla, integrando e ricomponendo gli aspetti contraddittori che ne potrebbero minare la stabilità. Anzi, molto spesso è proprio grazie al consiglio proveniente da chi la pensa diversamente da noi a scuoterci dalla nostra cieca fossiliz-zazione, farci aprire gli occhi e maturare una consapevolezza più cosciente e adulta, adatta a migliorarci e farci crescere come persone.

    L’ invito è quindi quello di imparare a valutare sempre attentamente tutti i vari input che ci vengono oferti dal mondo che ci circonda e distinguere tra questi quelli che riteniamo possano esserci utili, sena mai chiu-dersi ermeticamente “a riccio” nel proprio pensiero, per non perdere la preziosa ricchezza della relazione, del confronto e della condivisione.

    Alice Barbisan

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    AFORISMA

  • 27

    MUSICA

    Che cos’è?Dissertazione ilosoia sulla musica

    Come ci insegna Socrate, la prima domanda da fare prima di trattare di qualsiasi argomento è “τί ἐστί?”, ossia “che cos’è?”. A questo proposito, due ilosoi contemporanei, Attilio Pisarri e Daniele Goldoni, nel libro “Pensare il presente: le side del nostro tempo” a cura di M.Carbone e D.Cavallin (il quale è una raccolta degli interventi fatti durante il Festival ilosoico a Treviso), indagano sulla musica sia sulla sua relazione con il presente, sia con la ilosoia.

    Il loro intervento comincia proprio con la domanda fondamentale:”Che cos’è la musica?”. A seconda della persona che s’interroga su ciò si possono avere diverse domande, ma in verità, non si tratta più di stabilire che cosa la musica sia (quale deinizione o signiicato le debbano corrispondere), ma piuttosto quale cosa (o quali cose) siano propriamente musica(li). Si arriva alla conclusione che la musica è pratica, si può de-durre perciò come essa abbia un forte legame con l’attualità, col presente, sia dal punto di vista esecutivo che fruitivo: basti pensare a come cambia l’ascolto di una canzone a seconda del luogo, ma anche dell’ese-cuzione, essa può essere sotto formato mp3, ma uno stesso brano può essere eseguita anche dal vivo e da diferenti esecutori. Questo porta a diverse forme di “esperienza musicale”, soprattutto al giorno d’oggi: le modalità di fruizione sono cresciute esponenzialmente e si osserva una “iper-spazializzazione” della musi-ca, in quanto essa è dislocabile ovunque.

    Si passa dunque ad una rilessione del binomio musica-linguaggio, secondo alcuni il loro rapporto è per analogia, altri, per contiguità. É evidente però che la terminologia adattata dalla musica è la medesima uti-lizzata nel linguaggio: frase, tema, periodo, sono solo alcuni esempi di espressioni usati nel discorso musi-cale. ll riferimento al linguaggio ne porta però con sé un altro, forse più profondo: quello al tempo. Quando si parla di “discorso musicale”, di “sviluppo tematico”, ad esempio, si fa riferimento ad una consequenzialità, ad una connessione, che esprimono una linearità non solo logico-sintattica, ma anche temporale; e l’idea di un tempo lineare, in cui gli eventi si succedono l’uno dopo l’altro e in dipendenza causale l’uno dall’altro, è l’idea che più spesso accompagna il costrutto musicale. Indubitale è la somiglianza fra il linguaggio verbale e la musica, che ci porta alla nozione di “lingua” come comunicazione.

    Un altro punto molto interessante è il paragrafo dove viene posta la seguente domanda:”Esiste (la) musi-ca?”. A questo proposito, l’etnomusicologo Simha Arom, il quale ha studiato per molto tempo la musica dei Pigmei, dice che presso questa popolazione nemmeno esiste una parola che signiichi “musica” nel senso occidentale. Si può dire che non esiste “la” musica, ma esistono pratiche che si assomigliano, che sappia-mo almeno parzialmente “tradurre” in ciò che in Occidente chiamiamo “musica”. In relazione al rapporto musica-lingua trattato in precedenza, una lingua non è mai solo astratta in quanto spesso e volentieri ha agganci con qualcosa di concreto. L’aspetto interessante è che tra le lingue c’è possibilità di traduzione, da ciò la domanda che può sorgere è:”Che cosa si traduce in musica?” che rinvia inevitabilmente alla domanda “Che cosa comunica la musica?”. La risposta dei ilosoi è che essa non ha referenza, perchè non “sta per” qualcos’altro ma comunica a se stessa. Solo la parola “sta per” qualcosa, mentre la musica è un “mezzo puro”, deinizione data dal ilosofo Walter Benjamin, poiché in essa avviene la comunicabilità della corpo-reità, del movimento, della voce, del canto e del suono, comprensibile all’umanità.

    L’articolo si conclude con un ultimo, ma non l’ultimo, interrogativo, ossia:”Esiste la vera musica?”. Viene fatto un confronto fra la musica contemplativa, quella ine a se stessa, e quella commerciale, che non è priva di qualsiasi qualità, ma l’aspetto più signiicativo è la deinizione che viene data di buona musica:”è quella che fa buone relazioni umane, con l’ascolto, con il luogo in cui si sta, e quella che rende sereni o gioiosi”.

    Fude Zhou

  • Ci dice addio

    Dopo centosettantuno episodi, dopo otto stagioni di emozioni e sospiri, he Vampire Diaries, una delle serie tv più amate in tutto il mondo, ci dice addio. Il 10 marzo è infatti uscito l’ultimo episodio di questa grande avventura durata otto anni che ci ha tenuti incollati allo schermo, trasportandoci ogni volta in un universo sovrannaturale dove tutto è possibile.

    La serie si apre nel 2009, introducendo il pubblico alla vita di Elena Gilbert (Nina Dobrev), disperata per la recente morte dei genitori e rallegrata solo dalle amiche del cuore, Bonnie e Caroline. La sua vita è però de-stinata a cambiare grazie all’incontro con Stefan Salvatore (Paul Wesley), un ragazzo misterioso ed afasci-nante, di cui Elena si innamora. Stefan però nasconde un enorme segreto: è un vampiro, una delle creature più temute ed odiate. Nonostante la sua natura, il suo più grande desiderio è quello di vivere paciicamente tra gli umani. Completamente opposta è l’indole del fratello Damon (Ian Somerhalder), vampiro spregiudi-cato e violento. Dopo un iniziale conlitto, i due fratelli si alleeranno uniti dal desiderio di difendere la loro città e soprattutto di proteggere Elena, amata da entrambi. La ragazza, coinvolta in un mondo di magia e mistero, dividerà il suo cuore tra i due giovani Salvatore, ino a quando non trionferà l’amore per Damon. I due avvieranno così una delle storie d’amore più seguite ed amate dagli adolescenti di tutto il mondo.

    Tutto procede in un turbinio di folli avventure, ino alla sesta stagione, quando accade un evento sconvol-gente: Elena muore e Nina Dobrev lascia il cast.

    Passano quindi due stagioni, sicuramente meno coinvolgenti delle precedenti a causa dell’assenza del-la protagonista femminile, ino ad arrivare all’ultimo episodio: il gran inale. (ATTENZIONE! SPOILER ALERT!) Per l’occasione numerosi personaggi che avevamo amato ma che ci avevano lasciati sono rientrati nel cast e tra i vari ritorni vi è anche quello di Elena. La giovane si è risvegliata dalla morte grazie all’amica Bonnie e si è potuta così ricongiungere con Damon, con il quale riesce ad avere inalmente un sospirato e meritato happy ending. E Stefan? La produttrice della saga, Julie Plec, aveva da tempo avvertito i fans sui social di prepararsi ad una morte dolorosissima, ma in pochi sospettavano che il personaggio destinato a morire fosse proprio lui. Stefan sacriica per salvare i suoi amici, per salvare il suo amatissimo fratello. L’episodio si chiude con una semplice frase, pronunciata da Damon, quando raggiunge Stefan in Paradiso: “Hello Brother”, seguita da un abbraccio.

    Che questa serie rimarrà per sempre nei nostri cuori come uno dei simboli della nostra adolescenza è un dato di fatto. Non solo per l’avvincente trama, ma soprattutto per i valori che ci ha trasmesso. Ci ha inse-gnato che il rapporto tra due fratelli, nonostante i litigi ed i rancori, sarà sempre uno dei legami più forti ed indissolubili al mondo. Ci ha insegnato che spesso dietro un sorriso si celano una forza ed un coraggio straordinari. E soprattutto ci ha insegnato che l’amore è uno dei motori più potenti ed incredibili che ha la forza di sollevare dal dolore e di far emergere il lato migliore di ognuno di noi.

    Anonimo

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    SERIE TV

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    Sherlock

    High-functioning sociopath

    Sherlock, una serie televisiva britannica del 2010, è un libero adattamento dei romanzi e dei racconti di Arthur Conan Doyle sulle avventure del detective Sherlock Holmes e del suo assistente, nonché migliore amico, Dr John Watson. V’è, tuttavia, da subito una novità essenziale: anziché nella Londra dell’epoca vit-toriana, la storia è ambientata nel XXI secolo. Impresa molto rischiosa, che tuttavia è riuscita appieno ai produttori esecutivi della serie (Steven Mofat e Mark Gatiss): pur mantenendo i punti cardine della trama originale, hanno svolto un incredibile lavoro di “attualizzazione” della storia e dei personaggi, rendendoli così estremamente credibili agli occhi degli spettatori.

    Lodevole è, innanzitutto, la scelta degli attori: Benedict Cumberbatch, attore inglese, famoso, al momento dell’uscita della serie, soprattutto per la sua attività teatrale, appare perfetto per il ruolo di Holmes. Al suo ianco, Martin Freeman valorizza il personaggio di John Watson, rendendo poetico, con meticoloso reali-smo, un uomo ordinario.

    La serie è composta per il momento da quattro stagioni, ognuna di soli tre episodi; la durata di ciascun epi-sodio, tuttavia, è in media di un’ora e mezza, il che li rende quasi dei ilm veri e propri. Infatti, ogni episodio prende il titolo (spesso leggermente modiicato o che si rilette in modo diverso nella trama) dai romanzi e racconti originali, ai quali però si ispira solo parzialmente. I personaggi originali assumono, grazie alla maestria dei produttori, dei tratti che li rendono dinamici, moderni, vicini a ognuno di noi. Sherlock, un giovane uomo (una delle diferenze con la storia originale è, per esempio, l’età dei personaggi), elegante e at-letico, rimane sempre un detective, incredibilmente acuto, geniale e arrogante; si autodeinisce “ sociopatico ad alto funzionamento”, lavora, senza essere pagato, come consultant detective per Scotland Yard, abusa di cerotti alla nicotina e, in qualche occasione, di sostanze più pesanti. Dr Watson, invece, non ha nulla a che fare con il personaggio un po’ lento e bonaccione che si associa al suo nome: egli è un medico reduce della guerra in Afghanistan, afetto dal disturbo post-traumatico dopo la sua ultima missione. I due si incontra-no quando John torna alla vita civile e , quando un amico gli suggerisce di trovarsi un coinquilino con cui dividere le spese di un appartamento, si ritrova a vivere con l’eccentrico Holmes.

    Grazie ad un lavoro fantastico di sceneggiatura, regia quasi cinematograica, recitazione viva e coinvolgente, la serie non si presenta come una mera raccolta di imprese avvincenti di Holmes e Watson, ma come una storia di avventure di due amici, Sherlock e John.

    Mycrot Holmes: My brother has the brain of a scientist or a philosopher, yet he elects to be a detective. What might we deduce about his heart? John Watson: I don’t know.Mycrot Holmes: Neither do I. But initially, he wanted to be a pirate.

    Aliaksandra Miadzvedzveva

  • 30

    CINEMA

    Il diritto di contareIl Genio non ha razza. La Forza non ha senso. Il Coraggio non ha limiti

    Il diritto di contare di heodore Meli, basato sul libro Hidden Figures: he Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race ha totalizzato ben 3 candidature ai Golden Globes e 3 agli Oscar; sebbene non abbia vinto in nessuna delle categorie nelle quali era stato candidato, causa la dura concorren-za, è un ilm veramente ben costruito, sia a livello di trama che di scenograia.In 2 ore e sette minuti viene raccontata la vicenda di queste tre donne Afroamericane che, nell’America del 1961 (precisamente in Virginia, stato allora ancora ieramente segregazionista: e parliamo di poco più di 50 anni fa), hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo della Nasa. Queste donne sono Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, tre brillanti donne afroameri-cane che lavorarono ad una delle più grandi operazioni della storia: la spedizione in orbita dell’astronauta John Glenn, un obbiettivo importante che non solo riportò iducia nella nazione, ma che ribaltò la Corsa allo Spazio.

    Il ilm gode di un’ottima struttura e cast. Tra il cast, spiccano in particolare Octavia Spencer, nel ruolo di Dorothy Vaughan, la quale si aggiudica anche una candidatura per miglior attrice non protagonista, e Ke-vin Costner, nel ruolo di Al Harrison, direttore di uno dei reparti della Nasa, capace, anche in questo ilm, di rappresentare al meglio il suo personaggio. Costner risulta particolarmente apprezzabile nella scena nella quale, abbattendo la targa sopra alla porta del bagno, sbotta “qui alla NASA la pipì è tutta dello stesso colore”.

    Più che la sceneggiatura infatti sono la bravura del cast, il ritmo, la scansione del ilm e la maniera in cui gli eventi si succedono a tenere lo sguardo del pubblico incollato allo schermo. In questo heodore Meli, il regista, dimostra buone capacità di controllo e gestione materiale, senza stra-fare e senza sottoutilizzare il materiale a disposizione.

    In conclusione, Il diritto di Contare è un ottimo ilm, non troppo impegnativo e capace di rappresentare situazioni drammatiche con la giusta ironia, rendendole meno pesanti ma senza farle perdere di spessore, consigliato vivamente a tutti coloro che apprezzano una bella biograia con toni avventurosi e storici.

    Vittoria Crema

  • 31

    VIAGGI

    Il parco dei mostri

    «Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua, dove son facce horren-de, elefanti, leoni, orchi et draghi.»

    È questa una delle varie iscrizioni nelle quali possiamo imbatterci visitando il Parco dei mostri di Bomarzo, un peculiare complesso monumentale in provincia di Viterbo, risalente al XVI secolo. Il “Sacro Bosco” (un altro nome con il quale è conosciuto il parco) fu ideato nel 1547 dall’architetto Pirro Ligorio, sotto com-missione del signore di Bomarzo, Pier Francesco Orsini (detto anche Vicino), che volle dedicare l’opera alla moglie Giulia Farnese, deceduta nel 1560.

    Si tratta di una foresta di conifere e latifoglie, all’interno della quale incontriamo statue e fontane a dir poco singolari; tutto il giardino è costellato da sculture imponenti, riproducenti igure di vario tipo: dagli enor-mi animali agli eroi omerici, dalle sirene alle dee romane. Nonostante numerose ricerche, non si è ancora giunti ad una conclusione su quale sia la logica che sottende al labirinto di segni presenti nel Sacro Bosco. Storici e ilologi hanno trovato riferimenti all’ antichità, come motivi appartenenti alla letteratura rina-scimentale, ad esempio all’ “Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto. È avvolta nel mistero anche la inalità del parco. Il magico giardino venne costruito per semplice sfogo (ipotesi suggerita dall’iscrizione “Sol per sfogare il core” ritrovata su un pilastro all’interno del parco) oppure rappresentava una sorta di “percorso iniziatico”? Di certo il giardino costituiva un luogo di svago per Orsini, il quale poteva trovarvi rifugio tra i personaggi da lui studiati e, probabilmente, amati.

    Qualsiasi sia il motivo che abbia spinto il principe a far costruire questo parco, moltissimi turisti accorrono ogni giorno per ammirare le grandi e misteriose statue che lo popolano. Già, ma cosa rappresentano?

    Seguendo la mappa del parco, la prima cosa che si nota è il monumentale ingresso che ci conduce verso le due grandi singi in pietra rette su un piedistallo. Appena sotto le zampe di queste imponenti creature mitologiche, Orsini ha voluto far incidere due frasi, due “avvertimenti” pe