LA VARIETÀ DELLE PIANTE -...

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U N I T À D 26 LA VARIETÀ DELLA VITA MODULO D .................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... LA VARIETÀ DELLE PIANTE 1 Le piante conquistano le terre emerse Da quando la vita comparve sul nostro pianeta, per un lunghissimo tempo, le terre restarono aride e de- solate distese prive di vegetazione. Nelle acque, in- vece, la vita ferveva: lentamente, tra gli organismi unicellulari dalla solitaria vita autosufficiente, co- minciarono a comparire colonie composte da mi- gliaia di individui, sia pure con una scarsa collabo- razione e suddivisione di compiti. Infine, attraverso forme di cooperazione sempre più spinta, compar- vero i pluricellulari. A partire dai primi pluricellula- ri, l’evoluzione conobbe un’incredibile accelerazio- ne. Si ritiene che dalle alghe unicellulari si siano evolute quelle pluricellulari (paragrafo 7, UD 1) e da queste, infine, le piante terrestri. Il passaggio dall’acqua alla terra ha posto proble- mi enormi, ma non insormontabili nei lunghi tempi dell’evoluzione: Il primo è la disponibilità di acqua, correlata al ri- schio dell’essiccamento. Un’alga ha una disponi- bilità di acqua praticamente illimitata (figura 1a); l’acqua e i minerali in essa disciolti attraver- sano semplicemente la parete e la membrana del- le cellule più esterne, entrando così nel corpo da ogni parte. Per l’abbondanza dell’acqua nell’am- biente in cui vive, un’alga non ha bisogno di mezzi per trattenerla. Posta sulla terraferma, però, essa in breve tempo muore per essicca- mento. Una pianta terrestre, invece, non muore, perché ha sviluppato strutture per procurarsi l’acqua nel suolo (figura 1b) e prevenirne l’ec- cessiva perdita per evaporazione. Altri due problemi intimamente legati sono il so- stegno e il trasporto. Un’alga nell’acqua può flut- tuare e galleggiare senza un apparato di soste- gno, poiché l’acqua la mantiene naturalmente in quello stato. Una pianta sulla terraferma, invece, ha bisogno di un corpo più rigido per protender- si attivamente verso la luce senza afflosciarsi sul terreno. E all’interno di questo corpo rigido ci deve essere un sistema di trasporto per portare l’acqua prelevata dal suolo al resto della pianta distante dal terreno. Un quarto aspetto altrettanto importante riguar- da la fecondazione, ossia l’unione delle cellule ses- suali o gameti. Mentre nell’ambiente acquatico la strategia adottata dalle alghe è quella di produrre molti gameti per aumentare le possibilità di in- contro nel mezzo liquido, le piante delle terre emerse hanno dovuto escogitare strategie assai diversificate; per esempio produrre pochi gameti molto protetti e con elevate probabilità di incon- trare il gamete corrispondente (figura 1c). Inoltre, se nell’acqua la sopravvivenza dei gameti è abbastanza semplice, nell’aria c’è il problema della disidratazione. 2 Quali problemi hanno incontrato le piante per conquistare le terre emerse? Cosa sono le briofite? Cosa sono le tracheofite? Quali sono le piante più antiche? Perché i tessuti conduttori le hanno avvantaggiate? Quali sono le piante con il seme? Cos’è il seme? Come si classificano le piante che lo possiedono? Com’è fatto un fiore? Cos’è l’impollinazione? Come è fatto un frutto? Cos’è la disseminazione? Come si svolgono i cicli vitali delle piante? Cos’è e come avviene la riproduzione vegetativa?

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LA VARIETÀDELLE PIANTE

�1 Le piante conquistanole terre emerse

Da quando la vita comparve sul nostro pianeta, perun lunghissimo tempo, le terre restarono aride e de-solate distese prive di vegetazione. Nelle acque, in-vece, la vita ferveva: lentamente, tra gli organismiunicellulari dalla solitaria vita autosufficiente, co-minciarono a comparire colonie composte da mi-gliaia di individui, sia pure con una scarsa collabo-razione e suddivisione di compiti. Infine, attraversoforme di cooperazione sempre più spinta, compar-vero i pluricellulari. A partire dai primi pluricellula-ri, l’evoluzione conobbe un’incredibile accelerazio-ne. Si ritiene che dalle alghe unicellulari si sianoevolute quelle pluricellulari (� paragrafo 7, UD 1) eda queste, infine, le piante terrestri.

Il passaggio dall’acqua alla terra ha posto proble-mi enormi, ma non insormontabili nei lunghi tempidell’evoluzione:

• Il primo è la disponibilità di acqua, correlata al ri-schio dell’essiccamento. Un’alga ha una disponi-bilità di acqua praticamente illimitata (� figura1a); l’acqua e i minerali in essa disciolti attraver-sano semplicemente la parete e la membrana del-le cellule più esterne, entrando così nel corpo daogni parte. Per l’abbondanza dell’acqua nell’am-biente in cui vive, un’alga non ha bisogno dimezzi per trattenerla. Posta sulla terraferma,però, essa in breve tempo muore per essicca-mento. Una pianta terrestre, invece, non muore,perché ha sviluppato strutture per procurarsil’acqua nel suolo (� figura 1b) e prevenirne l’ec-cessiva perdita per evaporazione.

• Altri due problemi intimamente legati sono il so-stegno e il trasporto. Un’alga nell’acqua può flut-tuare e galleggiare senza un apparato di soste-gno, poiché l’acqua la mantiene naturalmente inquello stato. Una pianta sulla terraferma, invece,ha bisogno di un corpo più rigido per protender-si attivamente verso la luce senza afflosciarsi sulterreno. E all’interno di questo corpo rigido cideve essere un sistema di trasporto per portarel’acqua prelevata dal suolo al resto della piantadistante dal terreno.

• Un quarto aspetto altrettanto importante riguar-da la fecondazione, ossia l’unione delle cellule ses-suali o gameti. Mentre nell’ambiente acquatico lastrategia adottata dalle alghe è quella di produrremolti gameti per aumentare le possibilità di in-contro nel mezzo liquido, le piante delle terreemerse hanno dovuto escogitare strategie assaidiversificate; per esempio produrre pochi gametimolto protetti e con elevate probabilità di incon-trare il gamete corrispondente (� figura 1c).Inoltre, se nell’acqua la sopravvivenza dei gametiè abbastanza semplice, nell’aria c’è il problemadella disidratazione.

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� Quali problemi hannoincontrato le pianteper conquistarele terre emerse?

� Cosa sono le briofite?

� Cosa sono le tracheofite? Quali sono le piante più antiche? Perché i tessuticonduttori le hannoavvantaggiate?

� Quali sono le piante con il seme? Cos’è il seme? Comesi classificano le pianteche lo possiedono?

� Com’è fatto un fiore?Cos’è l’impollinazione?

� Come è fatto un frutto?Cos’è la disseminazione?

� Come si svolgonoi cicli vitali delle piante?

� Cos’è e come avvienela riproduzione vegetativa?

Ovviamente, questi probleminon furono risolti tutti insieme,ma per «tentativi», durante unlunghissimo periodo di tempo.

Il problema dell’essiccamen-to fu risolto mediante un rivesti-mento ceroso, simile all’attualecutina. La cutina forma lo stratoimpermeabile che riveste le partiaeree delle piante terrestri, unasorta di pellicola idrorepellente,la cuticola, che impedisce la per-dita dell’acqua dai tessuti.

I problemi del sostegno e deltrasporto furono risolti dallepiante terrestri con la formazionedi un sistema di tubicini in gradodi trasportare l’acqua verso l’alto,il sistema vascolare. Inoltre, lecellule delle piante si dotarono diuna parete rigida, composta dicellulosa (la sostanza di cui è fat-ta principalmente la carta), chefornisce sostegno a steli e tronchi.

Infine, il problema della fe-condazione fu risolto affidando adei «corrieri» di vario tipo, comeil vento o gli insetti, il compito difare incontrare le cellule ripro-duttive.

Le piante hanno anche un’al-tra caratteristica, che le rendedavvero speciali: sanno sfruttarel’energia luminosa del sole perprodurre zuccheri a partire dasostanze semplici come l’acqua el’anidride carbonica. Questo pro-cesso di fotosintesi è reso possibi-le dalla clorofilla, una sostanzaverde (un pigmento) contenutanelle parti verdi della pianta.

La storia delle piante, che ren-dono oggi la Terra un pianeta fio-rito e ossigenato, è cominciataquindi dall’acqua. Molte dellealghe che abitavano gli antichimari vi sono rimaste. Altre, attra-verso un percorso irto di diffi-coltà, sono approdate sulle terreemerse, di cui oggi i vegetali sonodominatori incontrastati.

Volendo riassumere, possiamodire che le piante:

• sono pluricellulari;• sono autotrofe;• hanno pareti cellulari ricche di cellulosa;• contengono clorofilla.

Oggi le piante dominano letteralmente la Terra: laloro massa da sola rappresenta il 99% della massatotale di tutti i viventi del nostro pianeta. Tramuschi, felci, alberi, arbusti, erbe ecc. si contanocirca 285 000 specie, che possiamo suddividere indue vasti gruppi: le briofite, cui appartengono pian-te molto semplici come i muschi e le epatiche; e letracheofite, cui appartengono le piante dotate ditubicini o «vasi» per il trasporto dell’acqua (sistemavascolare). Le tracheofite sono suddivise a loro vol-ta in piante vascolari senza semi (pteridofite) e pian-te vascolari con i semi (spermatofite) (� figura 2).

per fissare i concetti1 Quali problemi hanno affrontato le piante

per conquistare le terre? Come sono stati risolti?

2 Indica le principali caratteristiche di una pianta.

3 Le piante possono essere suddivise in due grandigruppi: quali?

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peteridofitepiante senza semebriofite

piante non vascolari

spermatofitepiante con seme

angiospermepiante con fiore

monocotiledoni dicotiledoni gimnosperme

FIGURA 2

La figura ti aiuta a orientarti nel vasto regno delle piante,oltre che nelle pagine di questa UD, riassumendo i rap-por ti evolutivi tra i principali gruppi di piante, che deri-vano da alcune alghe primordiali.

FIGURA 1

a. Una foresta di alghe laminarie (kelp),ancorata ai fonda-li da semplici organi di aggrappamento.b. Le radici nodo-se di una quercia la àncorano al terreno e le garantisconoil rifornimento idrico e salino. c. Il fiore è l’organo ripro-duttivo più sofisticato delle piante superiori.

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�2 Le piante più semplici:le briofite

I muschi e le altre briofite danno un’idea di comedovevano essere le prime piante che conquistaronola terraferma. Sono piante di piccole dimensioni,che crescono basse sul terreno, prive di un efficien-te sistema vascolare di trasporto dell’acqua versol’alto. L’acqua, assorbita dall’aria e dal suolo, si di-stribuisce di cellula in cellula per imbibizione, comein una spugna parzialmente immersa in un liquido.Questa condizione limita le dimensioni delle briofi-te a pochi centimetri di altezza e favorisce la lorodiffusione ai luoghi umidi.

Anche oggi le moderne briofite sono organismipionieri, sono cioè tra i primi che colonizzano luo-ghi inospitali per altri vegetali, preparando loro unterreno adatto.

Le briofite raggruppano oggi piante non vasco-lari e di piccola taglia, provviste di lignina, unasostanza assai resistente alla degradazione cherinforza le pareti cellulari conferendo una certarigidità.

Rispetto alle alghe, da cui derivano, le briofitemostrano un’altra importante novità: sono dotate diestensioni filiformi chiamate rizoidi, che, sebbenenon siano strutturate come delle vere e proprieradici, svolgono ugualmente il compito di assorbire

acqua e sali minerali dal terreno, oltre ad ancorarele piantine. Anche il resto del corpo, seppure nondifferenziato in vere foglie e fusti, presenta dellestrutture che ne fanno perfettamente le veci: leprime svolgono la fotosintesi, i secondi sostengonola pianta.

Le briofite vengono classificate in tre gruppi: imuschi, gli sfagni e le epatiche.

I muschi, con le loro 12 000 specie, sono moltodiffusi: li troviamo negli interstizi dei muri, nei vasidei fiori nei giardini, sui terreni umidi dove forma-no morbidi tappeti costituiti da tante piantine fittefitte una vicino all’altra per trattenere meglio l’ac-qua (� figura 3a).

Gli sfagni rappresentano il gruppo più ridottotra le briofite, circa 300 specie. Sono piante di que-sto tipo quelle che formano le grandi distese daltenue colore verde tipiche delle paludi «a torbiera»,i cosiddetti sfagneti (� figura 3b). Gli sfagni posso-no assorbire acqua fino a 25 volte il peso del lorocorpo e manifestano una lieve acidità. Proprio que-sta acidità conferisce agli sfagni la capacità di con-servare resti di viventi in uno stato eccezionale,come ci racconta la scheda a p. D29.

Le epatiche sono invece le briofite meno cono-sciute; sono anch’esse delle piantine basse, talvoltafogliformi con un diametro inferiore al millimetro,che vivono nelle zone umide. Devono il loro stranonome al fatto che alcune specie assomigliano este-riormente a un fegato umano con i suoi lobi (� fi-gura 3c).

per fissare i concetti4 Perché le briofite sono organismi pionieri?

5 Come avviene nelle briofite la distribuzionedell’acqua?

6 Per quale motivo le briofite non possono svilupparsi eccessivamente in altezza?

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FIGURA 3

a. L’obiettivo macro ha trasformatoi muschi del genere Polytrichum, alti inrealtà 2 cm, in un filare di «palme».Privi di tessuti conduttori, i muschi ele briofite in genere non raggiungo-no mai grandi dimensioni. b. Gli sfa-gni sono delle briofite tipiche degliambienti umidi; dai loro resti si for-ma la torba. c. Un’epatica del gene-re Marcanthia.

Esili briofite dai tenui colori, gli sfagniraggiungono pochi decimetri di lun-ghezza al massimo, ma non crescono maiisolati. Nelle zone umide formano anzigrandi distese che talvolta ricopronomolti kilometri quadrati, gli sfagneti, e laloro caratteristica più singolare è che amano a mano che si accrescono, la lorobase muore – un po’ come fanno i coral-li, che si lasciano alla base una barrieraormai divenuta roccia. Per ciascuna cel-lula che muore, gli sfagni ne riformanouna nuova all’apice, quindi le «foglioli-ne» continuano a rinnovarsi lungo il fu-sticino, che non smette mai di allungarsi.Cosicché la parte viva del singolo indivi-duo, superficiale e sempre giovane, èsempre della stessa dimensione, ma labase dello sfagno si perde in profondità,in un ammasso denso di tessuti vegetali,ricco di umidità e piuttosto acido.

È facile immaginare come in questisfagneti via via che si accrescono glistrati superficiali restino intrappolatialtri materiali biologici, per esempioanimaletti morti, foglie, semi, pollini,che lentamente vengono inglobati eseppelliti in profondità.

Gli antichi sfagneti, contemporaneiper esempio alle ere glaciali quandol’Europa era ammantata di ghiacci e imammut vagavano per le pianure delnord, oggi costituiscono vaste torbiere,da cui si estrae ancora in parte la torbache usiamo come terriccio da giardi-naggio o come combustibile. Nelle tor-biere che si sviluppano in condizioni diambiente acido e di clima freddo, ladecomposizione è lenta. Essa sono dun-que un prezioso scrigno di inestimabilevalore scientifico, grazie ai resti checonservano, spesso in ottimo stato.

Tra i resti vegetali sono importantissimii granuli di polline, che si sono stratifi-cati in senso cronologico (cioè più inprofondità i pollini di piante più anti-che, più in superficie quelli di piantepiù recenti). Grazie a trivellazioni nelletorbiere, i paleobotanici (studiosi dellavegetazione del passato) riescono a risa-lire dal polline alle specie di piante cor-rispondenti. In base al tipo di vegeta-zione i paleoclimatologi (coloro chestudiano i climi del passato) possonoinvece stabilire le condizioni climatichedi lunghi periodi di tempo, a partire damigliaia di anni fa.

Il ruolo scientifico delle torbiere non siferma ai resti animali o vegetali. Questezone si rivelano infatti preziosissimeper gli archeologi perché la torba man-tiene i cadaveri in ottimo stato di con-servazione. Grazie all’ambiente privo diossigeno, che inibisce il proliferare dimolti batteri e funghi decompositori, iresti umani si conservano meravigliosa-mente, un po’ come accade nei ghiac-ciai alpini. «Mummie delle torbiere»consentono di studiare il tipo di abbi-gliamento, le suppellettili, gli ornamen-ti, gli strumenti musicali, le abitudinireligiose, le malattie e persino il conte-nuto dello stomaco di uomini e donnevissuti migliaia di anni fa (� figura A).Uno dei casi più studiati riguarda l’uo-mo di Lindow, trovato nel 1984 in unatorbiera nei pressi di Manchester, inInghilterra, e oggi conservato in atmo-sfera controllata al British Museum diLondra.

Mentre le mummie di questo tipoche sono state ritrovate in varie zonedel Nordeuropa (isole britanniche,Olanda, Germania, Danimarca e Sve-zia) risalgono a 2000-3000 anni fa, lemummie di Windover Pond, in Florida(le uniche rinvenute al di fuori dell’Eu-ropa) riguardano nativi d’America vis-suti tra 7000 e 8000 anni fa. La popola-zione locale utilizzava infatti le torbierecome luoghi di sepoltura.

per fissare i concetti• Come si formano le torbiere?• Quali sono le condizioni che

hanno consentito la conservazione di resti di viventi all’interno delle torbiere?

Le tracheofite comprendono tutte le piante ve-re e proprie che conosciamo, dalle più primitivefelci alle più evolute piante con i fiori.

Le felci, i pini, le piante con il fiore sono tutte dota-te di un sistema di tubicini, i vasi conduttori, cheservono al trasporto dei liquidi. Non solo: la rete divasi gonfi d’acqua conferisce rigidità e sostegno allapianta.

Il corpo delle piante vascolari, detto cormo, èben differenziato in radici, fusto e foglie.

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❘ S ❘ C ❘ H ❘ E ❘ D ❘ A ❘ ❘ NELLE TORBIERE UN PASSATO DA SCOPRIRE

FIGURA A

Lo straordinario stato di conservazione diuna «mummia della torba». Questo tipodi reperti risale in genere a 2000-3000 an-ni fa.

�3 Nelle tracheofite compaionoi primi tessuti conduttori

Mentre le briofite non possono trasportare attiva-mente acqua verso l’alto, un efficiente sistema ditrasporto ha consentito all’altro grande gruppo dipiante terrestri, quello delle tracheofite o piante va-scolari (dal latino vasculum = vaso, tubicino), di svi-lupparsi notevolmente in altezza. Le tracheofiterappresentano più del 90% delle piante conosciute.

no una pellicola idrorepellente, lacuticola. Tutte le parti verdi della

pianta, i fiori, i frutti sono rivestiti dallacuticola. Essa impedisce all’acqua di sfuggi-

re dall’interno e fa scivolare via l’acqua piovana.Per proteggere il fusto, le piante terrestri più gran-di si sono anche attrezzate del sughero, che è unmateriale impermeabile: se notate, un tappo disughero galleggia senza bagnarsi.

Ma allora, visto che tutta la pianta, dalla base delfusto fino all’ultima foglia, è completamente imper-meabilizzata, in che modo può scambiare i gas, comel’anidride carbonica e l’ossigeno, con l’ambienteesterno? Per risolvere questo problema tutte le pian-te terrestri si sono dotate di «prese d’aria», delleaperture che si trovano soprattutto nelle foglie. Que-ste aperture sono gli stomi. Stóma in greco significabocca: infatti gli stomi sono costituiti da due cellulecontrapposte, a forma di labbra, che si aprono e sichiudono secondo le necessità (� figura 5). Attraver-so gli stomi passano non solo i gas, ma anche l’acquain eccesso, che traspira dalla pianta.

Oltre agli stomi, sui frutti ma in particolare suifusti, ci sono altre piccole aperture che permettonoil passaggio dei gas della respirazione: le lenticelle(� figura 6). Per vederle provate a osservare con unalente i puntini scuri che si trovano sulla superficie diuna mela, oppure il fusto del sambuco, una piantamolto comune in campagna.

per fissare i concetti7 Quale espediente ha consentito alle tracheofite

di diventare le piante più diffuse sul pianeta?

8 Che cos’è il cormo? Da quali parti è composto?

9 Quali altre funzioni, oltre alla fotosintesi, possonosvolgere le foglie?

10 Descrivi brevemente le funzioni svolte da:cuticola, sughero, vasi conduttori, stomi.D30

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• Le radici assorbono l’acqua e isali minerali dal sottosuolospingendosi anche a grandeprofondità. Le radici dell’erbamedica, per esempio, affonda-no nel terreno per circa 6 m,una lunghezza dieci volte mag-giore dell’altezza della pianta.

• Il fusto, che si erge al di sopradelle radici, ha funzioni di so-stegno e di trasporto. È infattiinteramente percorso dai vasiconduttori che si estendono dalle radici alle fo-glie, dove sono visibili sotto forma delle familiarinervature (� figura 4).

• Le foglie, oltre alla funzione primaria della foto-sintesi, possono assolvere altri compiti: i petalisono per esempio foglie modificate colorate cherichiamano gli insetti; i cotiledoni sono invecefoglie ingrossate che, nel seme, fungono da riser-va (ben visibili nel caso di un fagiolo aperto indue, formato da due cotiledoni); le spine sonofoglie modificate a scopo di difesa.

Nelle tracheofite esistono due sistemi di vasi: unoper il trasporto della linfa grezza, costituita dall’ac-qua e dai sali in essa disciolti e diretta dalle radicialle parti fotosintetiche, e l’altro per il trasportodella linfa elaborata, costituita dai prodotti dellafotosintesi e diretta a tutti i distretti della pianta chene hanno bisogno.

Oltre ai vasi conduttori, le tracheofite hanno unrivestimento impermeabilizzante di cere che forma-

FIGURA 4 �

Nelle tracheofite ci sono sistemi vascolari che trasportanoe distribuiscono acqua e nutrienti in ogni distretto dellapianta.L’acqua in eccesso evapora («traspira») soprattuttoattraverso gli stomi, minuscole aperture regolabili che sitrovano sulle foglie (� figura 5).

FIGURA 5

Immagine fortemente ingrandita degli stomi sulla superficiedi una foglia.Come minuscole bocche, gli stomi si apronoe si chiudono in risposta alle necessità di traspirazione del-la pianta.

FIGURA 6

(a sinistra) Sulla buccia di un frutto come la mela o la perasi possono osservare le lenticelle, delle vere e proprie«prese d’aria» di cui la pianta si serve per scambiare gas conl’ambiente. (a destra) Anche le sottili linee scure, ruvide altatto,su questo tronco di betulla sono lenticelle.

cesso è dovuto al fatto che le pteridofite oggi fossi-li sono state le prime piante vascolari, capaci di por-tare l’acqua (come pompe) decine di metri al disopra del suolo, senza che vi fosse la competizionecon piante più moderne.

Anche se vivono bene sulla terraferma, le pteri-dofite si possono riprodurre solo se c’è acqua per-ché solo in essa può avvenire la fecondazione (comeper i muschi): per questo devono vivere in habitatpiuttosto umidi o comunque attendere l’arrivo del-l’acqua per la fase riproduttiva.

per fissare i concetti11 Quali sono le differenze e le somiglianze

tra un muschio e una felce riguardo ai tessuti con-duttori e alla riproduzione?

12 Quando, nella storia della Terra, le pteridofiteebbero massima diffusione?

�5 L’invenzione del seme:le spermatofite

Se ci pensate, non vi sarà certamente mai capitato diosservare semi di una felce (e neppure i licopodi ogli equiseti hanno semi). Invece li trovate quandotagliate l’anguria, spremete un limone oppure an-che alla base delle squame nelle pigne di un abete odi un pino.

Le tracheofite che hanno il seme sono dettespermatofite (dal greco spérma = seme e phytón= pianta, cioè «piante con seme»).

Il seme è costituito da una masserella di cellule,l’embrione, corredata di sostanze di riserva e pro-tetta da un rivestimento, il tegumento. L’embrioneè una vera e propria piantina in miniatura, con unabbozzo di fusto. Una volta abbandonata la piantadi origine e trovato un luogo adatto, l’embrione sinutrirà delle sostanze di riserva che contiene, dando

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�4 Le tracheofite più antiche:le pteridofite

Le più antiche piante vascolari sono le pteridofite(dal greco ptéris = felce e phytón = pianta), dette an-che piante vascolari senza semi. I loro tessuti va-scolari, seppure non altamente differenziati, hannopermesso a queste piante di colonizzare ambientimeno umidi di quelli tipici delle briofite. A diffe-renza delle briofite, le pteridofite hanno una cutico-la ben sviluppata, che rende minime le perdite diacqua, e stomi utili alla regolazione degli scambigassosi con l’esterno.

Le pteridofite sono suddivise in tre gruppi prin-cipali: le felci, gli equiseti e i licopodi.

Le felci sono ampiamente conosciute e familiariper la loro diffusione nelle zone umide e ombrose(� figura 7a). Anche se sono soprattutto tropicali,alcune di esse sono diffuse e abbondanti alle nostrelatitudini, altre ancora riescono a crescere nei deser-ti. Le loro dimensioni possono essere ragguardevo-li: alcune delle loro fronde raggiungono una lun-ghezza di 9 m per 5 m di larghezza!

Gli equiseti, detti anche «code di cavallo», sonopoco noti ma, se guardate la � figura 7b, probabil-mente riconoscerete di averli già notati a voltelungo i fossi. Comprendono un unico genere,Equisetum, con 15 specie.

Infine, i licopodi, meno comuni, sono piantinestriscianti con foglioline squamiformi, discendentidi grandi pteridofite fossili. Oggi vivono soprattut-to nei boschi di montagna (� figura 7c).

Le felci, gli equiseti e i licopodi di oggi hannodimensioni prevalentemente medio-piccole, ma nelperiodo detto Carbonifero, 200 milioni di anni fa,misuravano anche 30 metri di altezza ed erano idominatori incontrastati delle foreste. L’antico suc-

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FIGURA 7

Tipi di pteridofite. a. Le felci sono tipiche di ambienti umidie ombrosi. b. Gli equiseti,o code cavalline,vivono su terre-ni poveri. c. I licopodi sono soprattutto alpini.

a b c

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origine a una nuova pianta a tutti gli effetti. Il com-pito del seme è dunque la diffusione di nuove pian-te lontano dalla pianta di origine, la pianta madre.

Il seme si forma in seguito a un processo di fe-condazione, quando una cellula sessuale (o gamete)maschile si unisce con un gamete femminile. Nellespermatofite la fecondazione è completamente indi-pendente dall’acqua. Infatti, il gamete maschile ètrasportato nell’aria all’interno di quei microscopicigranuli che noi chiamiamo polline. Anche il game-te femminile è ben protetto all’interno di una minu-scola struttura chiamata ovulo, in genere all’internodi un fiore (� figura 8b). Avvenuta l’unione deigameti, dall’ovulo fecondato si forma il seme.

Il seme rappresenta una delle innovazioni piùimportanti nell’evoluzione delle piante: grazie alseme le piante hanno potuto allontanarsi progressi-vamente dagli ambienti umidi e colonizzare le pia-nure, i versanti montani e persino i deserti.

per fissare i concetti13 Descrivi la struttura del seme. Quali vantaggi

portano i semi alle piante che li possiedono?

14 Come si forma il seme?

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�6 Le spermatofite più antiche:le gimmnosperme

Le gimnosperme (dal greco gymnós = nudo e spér-ma = seme) sono le spermatofite più antiche. Pen-sate a un pino o a un abete. In queste piante gli ovulinon si trovano in un fiore, ma alla base di squametteverdi che formano i coni femminili (quelli che noi,quando diventano legnosi, chiamiamo «pigne»). Ilpolline è invece prodotto in strutture simili ma se-parate, i coni maschili (� figura 9, a destra). I gra-nuli di polline, trasportati dal vento, s’insinuano trale squame dei coni femminili. Avvenuta la feconda-zione, il seme che si forma, come il pinolo di un pi-no, è alloggiato alla base di quelle che ormai sonodiventate le squame legnose della pigna (� figura9b). Così si spiega l’etimologia della parola gimno-sperme: il seme è «nudo» perché non ha altro rive-stimento che le squame della pigna, che in parte loricoprono.

Le gimnosperme comprendono circa 700 spe-cie, non molte ma diffusissime. Le più distribui-te e comuni sono le conifere (dal latino conife-ru(m) = portatore di coni), cui appartengonopini, abeti, cipressi, sequoie, ginepri, araucarie.

In Italia il 16% delle foreste è composto da conife-re, che dominano mediamente sopra gli 800 m. Lespecie che si spingono più in quota sono i ginepri ei larici. Tra tutte le conifere il genere Pinus, il piùdiffuso, conta oltre 100 specie. Le conifere forni-

FIGURA 8

Nelle gimnosperme (a sinistra) i semi sono nudi, posti invista tra le squame della pigna, mentre nelle angiosper-me si trovano in frutti derivati da un ovario (a destra).

FIGURA 9

(nella foto) La nuvola di polline prodotta dal cono maschi-le di una conifera viene affidata al vento per disperdersi. Ilpolline feconderà gli ovuli posti alla base delle squame(nel disegno) e dopo la fecondazione, il cono femminile di-venterà la pigna che tutti conosciamo.

conofemminile

ovuli

polline

scono resine e solventi come la trementina, sostanzebalsamiche come il mentolo, e cellulosa destinataall’industria cartiera. Il loro legno è utilizzato comemateriale da costruzione e nella produzione di stru-menti musicali.

Tra le conifere troviamo gli alberi più alti e lon-gevi che si conoscono, sequoie comprese. Le fogliesono ridotte a squame nei cipressi e ad aghi neipini, negli abeti, nei larici, nei cedri, nei tassi. Neipini le foglie sono riunite in fascetti da 2 a 5 aghi;negli abeti, i tipici alberi di Natale, gli aghi sonoimpiantati a uno a uno sui rametti, come i denti diuna spazzola cilindrica. Le conifere con foglieaghiformi vengono chiamate aghifoglie.

Le conifere sono piante adatte ai climi freddi esecchi. La resina che trasuda dal tronco, oltre a pro-teggere dall’attacco degli insetti e dei funghi, haproprietà anticongelanti tali da impedire alla linfadi gelare e all’albero di morire. La superficie dellefoglie così ridotta e lo spesso strato di cutina che leriveste impediscono la perdita dell’acqua per eva-porazione.

La maggior parte delle conifere non perde lefoglie tutte in una volta, ma le rinnova con conti-nuità, così come succede con i nostri capelli. È perquesto che sono dette piante sempreverdi. Le foglio-line si mantengono in ogni caso a lungo sulla pian-ta e perciò sono particolarmente sensibili ai dannidell’inquinamento ambientale, per esempio all’at-tacco delle piogge acide. Tra le conifere, solo il lari-ce (Larix decidua, dal latino decídere = cadere),come indica il nome scientifico, in autunno perde lefoglie, che a terra formano un soffice manto giallo.

per fissare i concetti15 Spiega il significato del termine gimnosperma.

16 Dove sono contenuti gli ovuli e i granuli di pollinenelle gimonsperme? Che cosa si forma dopo la fecondazione?

17 A che cosa serve la resina?

La varietà delle p

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�7 Le spermatofite con il fiore:le angiosperme

Le angiosperme sono le piante con il fiore e rappre-sentano le spermatofite più evolute. Al contrariodelle gimnosperme, il cui seme è «nudo», nelle an-giosperme il seme è protetto; angiosperma (dal gre-co angêion = vaso e spérma = seme) significa appun-to «seme in un vaso». Infatti l’ovulo se ne sta benprotetto all’interno del fiore, in una fogliolina av-voltolata su se stessa, l’ovario. Dopo la fecondazio-ne, dall’ovario si formerà il frutto, al cui interno,ben protetto, si svilupperà il seme (� figura 10).

Delle circa 300 000 specie di piante che abitanola Terra, circa 250 000 sono angiosperme ovveropiante con il fiore.

Una delle ragioni più importanti del successodelle angiosperme sta nel fatto che possiedonoun fiore e, di conseguenza, un frutto e un semeprotetto dal frutto.

I fiori non sono sempre grandi e vistosi. Spesso anzinon li notiamo perché sono molto piccoli e pococolorati come quelli dell’ortica, dell’edera, della vi-te, del platano. Altre piante come la lattuga, la cico-ria, gli spinaci hanno fiori colorati che difficilmentevediamo perché, per avere verdure tenere, le piantevengono colte prima della fioritura.

Le angiosperme erbacee (cioè a portamentobasso, senza fusti legnosi), le più numerose, si sonoadattate a svariati ambienti, dal sottobosco delleforeste temperate alle paludi, dalle praterie allesavane. Alcune sono addirittura ritornate nell’ac-qua, adattandosi nuovamente alla vita sommersa. Èquesto il caso di Poseidonia che forma estese prate-rie nel mare e ha assunto l’aspetto esteriore di un’al-ga, pur mantenendo il fiore (� figura 11).

Nelle angiosperme, i vasi conduttori del fustohanno un diametro maggiore che nelle gimnosper-

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sepaloovulo

stame

semeparete del

frutto

residui deglistami e dei sepali

FIGURA 10

Nelle angiosperme, il fiore è la complessa struttura in cuis’incontrano i gameti maschile e femminile.Dalla feconda-zione avranno origine i semi,destinati a dare origine a nuo-ve piante,e il frutto,che li circonda e li nutre.

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Vediamo come si possono distinguere tra loro (� fi-gura 12).

• Una prima differenza, come suggeriscono i nomi,riguarda il numero di cotiledoni, le foglioline delseme in cui sono immagazzinate le riserve: le mo-nocotiledoni hanno il seme con un solo cotiledo-ne, le dicotiledoni ne hanno due: i cereali comel’orzo e il mais hanno un cotiledone, mentre nelfagiolo voi stessi potete facilmente dividere il se-me in due.

• Una seconda differenza riguarda la struttura dellaradice. La radice delle monocotiledoni è fascico-lata, cioè composta da molte radici simili, chepartono tutte dalla base del fusto. La radice delledicotiledoni, invece, è solitamente a fittone, costi-tuita cioè da una radice principale da cui ne par-tono altre, più sottili, secondarie.

• Una terza differenza riguarda la posizione dei vasiconduttori all’interno del fusto. Nelle monocotile-doni i vasi sono sparsi in tutto il fusto. Nelle dico-tiledoni, invece, i vasi che trasportano l’acqua so-no disposti verso il centro del fusto e quelli chetrasportano i prodotti della fotosintesi sono di-sposti verso l’esterno, sotto la corteccia.

• Una quarta differenza riguarda la disposizionedelle nervature fogliari. Le monocotiledoni hannofoglie allungate con nervature parallele (foglie pa-rallelinervie) e senza picciolo; le dicotiledoni han-no foglie espanse con una o più nervature centra-

me e, di conseguenza, il trasporto dell’acqua e deiprodotti della fotosintesi è più rapido e scorrevole.Questo vantaggio potrebbe andare a discapito delsostegno. Ma il legno delle angiosperme è costitui-to anche da fibre che danno rinforzo e sostegno. Lefoglie, per la disponibilità di luce e di acqua, com-piono così un’intensa fotosintesi, con il vantaggio dicrescere più in fretta e di produrre più cibo che puòessere immagazzinato nel frutto, nel seme o negli orga-ni di riserva (come i tuberi, per esempio).

Sulla base della struttura del seme, le angiosper-me si dividono in due gruppi: le monocotiledo-ni e le dicotiledoni.

mo

noco

tile

doni

dico

tile

doni

struttura del fioredisposizione deivasi conduttori nervature delle foglienumero di cotiledoni struttura della radice

vasi condisposizione radiale

nervaturedi solito reticolatedue cotiledoni

vasi condisposizione sparsa

nervaturedi solito paralleleun cotiledone

di solito presentiin numero di tre

di solito presentiin numero

di quattro o cinque

fascicolata

a fittone

FIGURA 11

La posidonia forma delle vere e proprie praterie subacqueesu fondali sabbiosi. Contrariamente a quanto può sem-brare, non è un’alga, ma un’angiosperma che ha radici, fo-glie che ondeggiano nell’acqua, fiori e frutti.

FIGURA 12

Le principali differenze nelle strutture che distinguono i duegrandi gruppi di angiosperme: le monocotiledoni e le di-cotiledoni.

li, da cui ne partono altre che formano una rete(foglie reticolate).

• La struttura del fiore è molto variabile; in genera-le, però, nelle monocotiledoni i petali del fiore so-no in numero di 3 o di multipli di 3, come nel tu-lipano o nel mughetto; nelle dicotiledoni i petalidel fiore sono 4 o 5 o loro multipli.

Le dicotiledoni, il gruppo più numeroso delle angio-sperme in termini di specie, includono piante ditutti i tipi: alberi a latifoglie (cioè con foglie larghe,come faggi e querce), arbusti, piante erbacee, ram-picanti ecc.

Le monocotiledoni includono invece pochi albe-ri come le palme, ma comprendono, oltre a variepiante erbacee come gigli, orchidee, aglio e cipolla,le graminacee, come il grano e la segale, cui è affida-ta l’alimentazione dell’umanità.

per fissare i concetti18 Che cosa differenzia il seme delle angiosperme da

quello delle gimnosperme?

19 Prova a elencare alcuni dei motivi del successo delleangiosperme.

20 Che cosa differenzia monocotiledonie dicotiledoni?

21 Rosa, fragola, tulipano, ciliegio sono tutte piante dico-tiledoni, tranne una: quale?

22 Il mais è una monocotiledone. Descrivine il seme, leradici, la disposizione dei vasi nello steloe delle nervature nelle foglie.

�8 I cicli vitali delle piante

Negli organismi unicellulari (batteri, lieviti, proto-zoi, alghe unicellulari) la riproduzione di solito èabbastanza semplice. Quando la cellula raggiungeuna certa dimensione, si divide in due, come nellascissione di un batterio, o forma una protuberanzache si stacca e genera un nuovo individuo, comenella gemmazione di un lievito (� figura 29, UD 1).

Negli organismi pluricellulari, e quindi anchenelle piante, la riproduzione avviene normal-mente in un modo più complesso, per via ses-suata. Ciò significa che ogni nuovo individuoderiva dall’unione di due cellule riproduttive, lecellule sessuali o gameti. I gameti maschili sonogli spermatozoi, quelli femminili le cellule uovo.

La cellula uovo di solito è molto più grande dellospermatozoo perché immagazzina sostanze di riser-va che serviranno per lo sviluppo del nuovo organi-smo. Poiché il suo movimento richiederebbe ener-gia, e quindi consumo delle riserve, se ne sta immo-bile al sicuro e viene raggiunta dagli spermatozoi, 35

che sono tanti, piccoli e si muovono agitando il loroflagello. Anche se l’uovo viene raggiunto da moltispermatozoi, soltanto uno riesce a penetrare nellacellula uovo e a fecondarla.

La fecondazione è l’unione del gamete femmini-le con quello maschile a formare un’unica cellu-la, lo zigote. Lo zigote, per successive divisionicellulari, dà origine a un nuovo individuo.

A questo punto, però, nelle piante, succede un fattoparticolare. Il nuovo individuo cambia modalità diriproduzione e non si riproduce più per via sessua-ta, ma mediante spore.

Le spore sono cellule riproduttive che produco-no da sole un nuovo organismo senza unirsi conun’altra cellula. A loro è dunque affidata la ri-produzione per via asessuata.

Il nuovo individuo nato dalla spora, quando si ri-produce, a sua volta cambia modalità di riproduzio-ne: non genera più spore ma di nuovo gameti.

L’individuo che si riproduce per gameti è dettogametofito, mentre quello che si riproduce conspore è detto sporofito.

Il ciclo vitale delle piante è dunque caratterizzato daun’alternanza di generazione (� figura 13): a unagenerazione che si riproduce per via sessuata (il ga-metofito) si alterna una generazione che si riproduceper via asessuata (lo sporofito).

L’alternanza di generazione è presente in tutto ilregno delle piante, dalle briofite più semplici alleangiosperme più specializzate. Essa però si attua inmodo diverso nei diversi gruppi di piante, in rela-zione al loro livello evolutivo e al grado di indipen-denza dall’ambiente acquatico. Vediamo alcuniesempi.

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sporofito gametofito

zigote

spermatozoi

cellulauovo

spore

FIGURA 13

Alternanza di generazioni nelle piante: lo sporofito è la ge-nerazione che si riproduce per spore,il gametofito è la gene-razione che si riproduce per gameti.

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NELLE BRIOFITE DOMINA IL GAMETOFITO. Nelle brio-fite, per esempio in un muschio, il gametofito e losporofito non sono uguali (� figura 14). Questofatto può incuriosire. Le piantine di muschio in unbosco sembrano sempre uguali nel tempo, ma a benguardare non è così. Nei muschi il gametofito è lapiantina a noi nota, dotata di radichette, foglioline efusticino. Essa possiede organi specializzati all’inter-no dei quali vengono prodotti, rispettivamente, glispermatozoi e le cellule uovo. Gli spermatozoi perraggiungere la cellula uovo sispostano con dei flagelli (analo-ghi a quelli di certi protisti uni-cellulari) nuotando nel velo d’ac-qua che riveste la piantina. Imuschi, dunque, per la riprodu-zione sessuata hanno bisogno diacqua ed è questo uno dei motivi,oltre al fatto di non possederevasi conduttori, per cui sono co-stretti a vivere in luoghi moltoumidi.

Lo sporofito delle briofite chesi forma in seguito alla feconda-zione è in genere molto piccolo epassa inosservato. Ma se guarda-te bene una piantina di muschio,vedrete talvolta ergersi uno steloapparentemente secco, con unapiccola capsula all’estremità. Sitratta proprio dello sporofito. Losporofito dei muschi non contie-ne clorofilla e quindi dipende perla sua nutrizione dal gametofito.Le spore, prive di flagelli e rive-stite da uno strato protettivo,vengono disperse nell’ambiente

dal vento. Quando germineranno, si formerà un nuovogametofito che riprenderà il ciclo riproducendosiper via sessuata, con i gameti.

Le briofite presentano dunque un’alternanza digenerazione in cui il gametofito è «dominante», siacome dimensioni sia dal punto di vista nutritivo.

NELLE PTERIDOFITE DOMINA LO SPOROFITO. Anchenelle pteridofite c’è alternanza di generazione, macontrariamente ai muschi la generazione «dominan-te» è lo sporofito. Prendiamo per esempio una felce.La pianta che conosciamo, dotata di ampie fronde,è lo sporofito, che è indipendente dall’acqua inquanto possiede sia pur semplici vasi conduttori.

Avrete senz’altro notato che le fronde delle felcia volte portano nella pagina inferiore, quella rivoltaverso il suolo, delle piccole strutture sferiche, alli-neate con regolarità: sono i sori al cui interno si tro-vano le spore portate da sporangi (� figura 15).

Le spore cadono nel terreno e, dalla loro germi-nazione, ecco spuntare il gametofito, che nelle pte-ridofite viene chiamato anche protallo. Il protallodelle felci, minuto come una piccola lenticchia ver-de nascosta nel terreno, porta spermatozoi flagella-ti che possono raggiungere la cellula uovo solo nuo-tando in un velo d’acqua, analogamente a quelli

sporofito

gametofito

spore in fasedi germinazione

cellula uovo

spermatozoi

fecondazione

spore

sporofito adulto

giovanesporofito

spore

sporangio

spore ingerminazione

gametofito(protallo)

sori

soro (sezione)

cellulauovo

zigote

spermatozoi

fecondazione

FIGURA 14

Il ciclo vitale dei muschi.Nelle briofite la generazione di granlunga dominante è il gametofito,che produce cellule uovoe spermatozoi.Lo sporofito viene nutrito dal gametofito.

FIGURA 15

Il ciclo vitale delle felci.Quella che vediamo usualmente è lagenerazione dello sporofito, che è dominante. Il rilasciodelle spore dà inizio all’altra metà meno familiare del ciclo,quella del gametofito.

delle briofite. Quando uno spermatozoo feconda lacellula uovo, dallo zigote prende origine un nuovosporofito. E il ciclo ricomincia.

Come nei muschi, così nelle felci è necessarial’acqua perché avvenga la fecondazione, e infattianche queste piante non sono completamente af-francate dagli ambienti umidi.

NELLE SPERMATOFITE CI SONO SPOROFITI GIGANTI E

GAMETOFITI IN MINIATURA. Come ricorderete, lespermatofite sono le piante più evolute che, oltre apossedere vasi conduttori efficienti, producono isemi: sono spermatofite le gimnosperme, come ipini e gli abeti, e le angiosperme, che rappresenta-no le piante più diffuse. Nelle gimnosperme e nelleangiosperme la generazione «dominante», ossia lapianta che noi vediamo, è lo sporofito (� figura 16).Le spore, però, a differenza delle altre piante vasco-lari già viste, non cadono a terra ma restano sullapianta e lì producono gametofiti maschili e femmi-nili ridotti a poche cellule.

Nelle spermatofite i gametofiti maschili sono igranuli di polline; i gametofiti femminili sonogli ovuli.

La soluzione di rimpicciolire o «miniaturizzare» igametofiti e di trattenerli sulla pianta ha consentitoalle spermatofite la riproduzione senza l’acqua e hadecretato il loro successo sulle terre. Per la fecon-dazione basta infatti che tutto il gametofito maschi-le, il granulo di polline, raggiunga il gametofito fem-minile, l’ovulo, che racchiude al suo interno la cel-lula uovo. Il trasporto avviene per «via aerea», ossiaper opera del vento o di animali. Avvenuta la fecon-dazione, l’embrione, circondato da sostanze di riser-va, forma il seme.

Nei paragrafi che seguono analizzeremo in modoparticolare la riproduzione delle angiosperme,piante in cui i semi si sviluppano dentro una strut-tura del fiore chiamata ovario.

per fissare i concetti23 Indica la differenza tra lo zigote e la spora.

24 Che cosa significa alternanza di generazione?25 Descrivi a grandi linee l’alternanza

di generazione in un muschio, in una felce,in una angiosperma.

�9 Struttura e funzioni del fiore

Il fiore, l’organo riproduttivo delle angiosperme, èun insieme di foglie particolari disposte in modoconcentrico attorno a un asse, tutte più o meno mo-dificate in funzione della riproduzione.

In un fiore ideale – adatto per la descrizionegenerale – le varie parti sono disposte alla sommitàdel gambo o stelo (� figura 17). La prima parte cheincontriamo, dal basso verso l’alto, è il talamo oricettacolo, su cui sono inserite delle foglioline piùesterne verdi: i sepali. L’insieme dei sepali forma ilcalice. Più internamente al calice si inseriscono ipetali, spesso colorati, che nel loro insieme forma-no la corolla.

All’interno della corolla si trovano sia gli organiriproduttivi femminili sia quelli maschili. Quellofemminile è costituito dal pistillo, che contiene gliovuli; quello maschile dagli stami, che portano ilpolline. Per questo un fiore di questo tipo si diceermafrodito (da Ermes = Mercurio e Afrodite = Ve-nere, la dea dell’amore, per sottolineare la duplicesessualità).

dominanza del gametofito

dominanza dello sporofito

muschi felci spermatofite

FIGURA 16

Nell’evoluzione delle piante si assiste a una progressiva ri-duzione del gametofito in favore dello sporofito, che rag-giunge il suo culmine nelle spermatofite.

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stigmastilo

sepalo

ovario

petalo

antera

filamento

pistillo

stame

FIGURA 17

Le parti principali di un fiore «ideale».I sepali, nell’insieme, formano il calicee i petali formano la corolla.

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Nel pistillo, normalmente al centro del fiore, gliovuli sono contenuti nell’ovario. L’ovario è beneindividuabile: è la parte alla base del pistillo ingros-sata a forma di fiaschetto. Il «collo» di questoingrossamento, lo stilo, in alcuni casi, come nelmais, può essere lungo anche 50 cm. Lo stilo termi-na con un’apertura allargata, lo stigma. La superfi-cie dello stigma è – strategicamente – vischiosa inmodo da trattenere più facilmente i granuli di pol-line una volta che ci si posano.

Negli stami il polline è contenuto nelle antere,poste all’estremità dei filamenti. Gli stami, più diuno, sono disposti in cerchio attorno al pistillo.

Talvolta, come nel tarassaco o nella margherita,quello che appare come un fiore unico e colorato èin realtà un insieme di tanti piccoli fiori. Fiori diquesto tipo appartengono alla famiglia delle compo-site. Altre volte, invece, come nel frumento, il fioresembra rinunciare a petali colorati per confondersicon le altre parti verdi della pianta. Queste differen-ze nella disposizione e nell’aspetto del fiore dipen-dono dalle diverse modalità di trasporto del polline,cioè dal tipo di impollinazione.

L’impollinazione è il trasporto di polline dalleantere allo stigma, e può essere realizzata in mo-di diversi.

L’impollinazione operata dagli insetti è detta ento-mofila (dal greco éntomon = insetto e phílos = ami-co) (� figura 18a e b). È il sistema evolutosi in pian-te con fiori ermafroditi, profumati, colorati e ricchidi nettare, le piccole riserve zuccherine poste comeapposite esche alla base della corolla. Come i tifosi

in uno stadio segnalano la loro presenza con unostendardo o una bandiera colorata, così i petalicolorati hanno funzione vessillifera (dal latino vexil-lum = stendardo), perché segnalano la loro presen-za agli insetti. Questi ultimi, visitando un fiore dopol’altro per procurarsi il nettare, diventano inconsa-pevoli trasportatori di polline. Tutte le piante confiori appariscenti affidano la loro impollinazioneagli insetti.

L’impollinazione affidata al vento, detta anemo-fila (dal greco ánemos = vento e phílos = amico)avviene invece in piante che hanno un fiore ridotto,di forma e colori quasi sempre poco appariscenti(� figura 18c).

In molte piante, sullo stesso individuo, sono pre-senti fiori di un solo sesso non ermafroditi. I duetipi di fiore possono essere portati dalla stessa pian-ta, come per esempio il mais, e in questo caso siparla di piante monoiche, oppure da individuidiversi, che sono quindi maschili o femminili, e inquesto caso si parla di piante dioiche, come per ilsalice e il pistacchio.

Il polline, prodotto in grande quantità, ha super-ficie variamente corrugata ed è minuto e leggero

FIGURA 18

a. e b. Impollinazione entomofila. Un’ape e una farfalla suc-chiano il nettare e s’imbrattano di polline. L’insetto non sache aiuterà la pianta a riprodursi trasportando il polline alfiore di una pianta della stessa specie.c. Nelle piante a im-pollinazione anemofila, come questa graminacea del gene-re Lolium, spesso i fiori hanno una struttura pendula, inmodo da oscillare al minimo soffio di vento disperdendo ilpolline.

FIGURA 19

I granuli di polline hanno forme diverse e superfici di va-ria foggia, secondo la pianta da cui provengono. I granulilisci, in genere, sono tipici di piante impollinate dal vento.I granuli ispidi sono adatti per aderire al corpo degli in-setti mentre i granuli della gimnosperme (non nella foto)sono lisci, leggeri e hanno addirittura piccole sacche ae-ree per migliorare l’efficienza di volo.

a b c

Dalla descrizione del processo diimpollinazione, si potrebbe pensare chela fecondazione avvenga in modo sem-plice. Infatti, perché essa avvenga, neifiori ermafroditi (con organi maschili efemminili insieme) dovrebbe bastareche il polline cada nell’ovario dello stes-so fiore che lo ha prodotto. In questomodo, però, la stessa pianta sarebbecontemporaneamente sia padre siamadre della nuova piantina. Essa sareb-be molto simile all’unico genitore, enon potrebbero comparire caratterinuovi. In natura, le unioni tra «consan-

guinei» vengono possibil-mente evitate, mentre sonoagevolate le unioni tra celluleriproduttive provenienti dagenitori diversi, naturalmentedella stessa specie.

Per evitare l’autoimpolli-nazione, la maggior partedelle angiosperme realizzal’impollinazione incrociata,cioè il trasferimento di polli-ne dal fiore di una pianta alfiore di un altro individuodella stessa specie. Uno deimezzi più usati per ottenerequesto effetto incrociato è l’autosteri-lità, cioè l’inefficacia del polline afecondare l’ovulo sia dello stesso fioresia di tutti i fiori presenti sullo stessoindividuo. Oltre a impedimenti di que-sto tipo, l’autoimpollinazione può esse-re anche resa inattuabile dal diversotempo di maturazione dei gameti deidue sessi.

Moltissime piante si sono evoluteaffidando il loro polline ad agenti ester-ni. Gli animali impollinatori più notisono certamente gli insetti, ma vi sonoanche molti uccelli e pipistrelli (� figu-ra A). Essi trasportano il polline da unfiore all’altro con una precisione infalli-bile, anzi, questo tipo di comportamen-to è spesso specie-specifico (una speciedi pianta ha una propria specie animaleimpollinatrice).

Perché gli animali impollinatori pre-stano servizio alle angiosperme? Larisposta è semplice: l’animale vienericompensato con nettare dolce ricco dienergia, o con un polline ricco di pro-teine. Gli insetti, gli uccelli come i coli-brì o i pipistrelli non sono coscienti delservizio reso, ma questo è un comporta-

mento da cui traggono un vantaggio ali-mentare. Ma alcuni fiori non fornisco-no delizie alimentari bensì traggono ininganno gli insetti puntando su un altroistinto fortissimo, quello dell’accoppia-mento. Per esempio alcune orchidee si«travestono» da api», non soltanto imi-tando l’aspetto dell’ape femmina mapersino il suo odore, che funziona darichiamo per il maschio. I maschi nonvanno tanto per il sottile e cercano diaccoppiarsi con il fiore: nell’ingannevo-le abbraccio si imbrattano di pollineche poi andranno a depositare su qual-che altro fiore, attirati da un altroinganno (� figura B).

per fissare i concetti• Elenca alcune strategie adottate dalle

piante per favorire l’impollinazione.

La varietà delle p

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per fissare i concetti26 Qual è la funzione del fiore?

27 Descrivi un fiore ideale, indicando le partiche lo compongono. Perché un fiore di questo tipo è un ermafrodito?

28 Illustra le differenze tra le piante a impollinazioneanemofila ed entomofila.

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nelle piante con impollinazione anemofila; è inveceappiccicoso, con la superficie ruvida (per essere piùaderente) nelle piante con impollinazione entomo-fila (� figura 19). Trasportato dall’aria a volte causale allergie primaverili. Si è calcolato che in Europain 1 cm2 di terreno in un anno cadono in media27 000 granuli di polline di ogni specie.

La scheda qui sopra illustra alcuni «trucchi» chele piante hanno adottato per rendere più efficacel’impollinazione.

❘ S ❘ C ❘ H ❘ E ❘ D ❘ A ❘ ❘ STRATEGIE DI IMPOLLINAZIONE

FIGURA A

I colibrì si nutrono di nettare senza nep-pure bisogno di posarsi sui fiori, grazie alperfetto meccanismo di volo librato e allungo becco.

FIGURA B

Questo insetto,Eucera nigrilabris,è tratto ininganno da un’orchidea che assomiglia inmodo impressionante alla femmina dellasua specie.

angiosperme: avendo la duplice funzione di proteg-gere i semi e favorirne la dispersione, si è specializ-zato in modo da svolgere al meglio questi compiti.

Alla fine della maturazione il frutto può esseredefinito secco oppure carnoso. Sarà secco, per esem-pio come nel nocciòlo o nella segale, se la paretedell’ovario è diventata dura e legnosa, carnosocome nella pesca o nell’uva se, invece, la parete èdiventata spessa e succosa. Avrà tanti semi se sonostate fecondate tante cellule uovo, un solo seme sene è stata fecondata una sola.

Per la biologia sono frutti, oltre a ciò che comu-nemente chiamiamo frutta, anche i pomodori, lemelanzane, le zucchine, che nel linguaggio correntechiamiamo verdure. Anch’essi, infatti, si formanodall’ovario di un fiore che si è ingrossato e modifi-cato in seguito alla fecondazione: come gli altri frut-ti, anch’essi contengono e proteggono i semi.

La produzione di frutti succosi e colorati oppu-re secchi e incolori avviene allo scopo di favori-re la disseminazione, cioè la dispersione deisemi: portati lontano dalla pianta madre per evi-tare qualsiasi tipo di competizione con essa, po-tranno germinare e generare una nuova piantina.

La disseminazione può avvenire a opera del vento,come per i semi alati dell’acero o dell’olmo, per isemi dotati di «paracadute» come nel tarassaco(� figura 22a) o muniti di un piccolo batuffolo dibambagia, come nel pioppo. Oppure può avvenirea opera di animali: in un primo tipo, uccelli o mam-miferi dopo essersi cibati di frutti, vanno a deposi-tare con le feci i semi indigeriti lontano dal luogo diraccolta; in un secondo tipo, i semi sono dotati distrutture di adesione (uncini, spine, setole) e resta-no facilmente impigliati nel pelo (o, nel nostro caso,nei vestiti) (� figura 22b). Infine, la disseminazionepuò essere affidata all’acqua, come avviene normal-mente per le piante acquatiche e di ripa: i semi inquesto caso sono impermeabili e hanno organi digalleggiamento (� figura 22c).

Il seme contiene pochissima acqua: è disidratatoin vario grado. In questo modo può sopravvivere in

Avvenuta la fecondazione, il fiore si trasforma:sepali e petali non servono più e, di solito, siseccano, si staccano e cadono. La parete dell’o-vario invece incomincia a modificarsi e ingros-sarsi: forma il frutto, che al suo interno racchiu-de l’embrione circondato da sostanze di riserva:il seme (� figura 21).

Il frutto è una struttura molto sofisticata e diver-sificata, presente solo nelle piante più evolute, le

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��10Il frutto e la disseminazione

Quando i granuli di polline giungono sullo stigma(in cima al pistillo) restano invischiati da una so-stanza appiccicosa. Comincia così l’impresa dellafecondazione. Ogni granulo di polline emette unsottile prolungamento detto tubetto pollinico (� fi-gura 20a). Il tubetto pollinico percorre tutto lo stiloe, penetrato nell’ovario, consente al gamete maschi-le posto alla sua estremità di raggiungere e feconda-re la cellula uovo (� figura 20b).

FIGURA 21

Dal papavero al frutto pieno di semi. La capsula del frut-to deriva evidentemente dall’ingrossamento dell’ovariodel fiore, che ha il compito di proteggere i semi.

FIGURA 20

a. Un granulo di Brassica campestris giunto sullo stigmadi un fiore emette il tubetto pollinico. b. Nel granulo dipolline ci sono gli spermatozoi che fecondaranno le cel-lule uovo negli ovuli del fiore.

tubettopollinico

spermatozoo

cellula uovo

ovario

granulidi pollinestigma

stilo

ovulo

La varietà delle p

iante

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condizioni avverse, come il freddo o la siccità, senzapatire. Poi, dopo un certo tempo, in presenza del-l’acqua e in condizioni termiche adatte, avviene lagerminazione, ossia lo sviluppo della nuova pianta.Abbiamo visto come i semi rappresentino dellepiante in miniatura, dei potenziali nuovi individuidi specie vegetali. E questo vale naturalmente nonsoltanto per le specie selvatiche ma anche per ivegetali coltivati. Ma un pericolo incombe: moltepiante si stanno estinguendo di pari passo con l’al-terazione e la distruzione di habitat tra i più vari,dalle foreste tropicali alle brughiere, dalle paludi aiterreni agricoli coltivati in modo tradizionale. Unatendenza che sembra inarrestabile. Le banche deisemi, istituti scientifici che conservano i semi, rap-presentano una piccola àncora di salvezza delladiversità del mondo vegetale, oggi in serio pericolo(� figura 23).

per fissare i concetti29 Come avviene la fecondazione?

30 Descrivi come si forma il frutto. Quali sono le suefunzioni?

31 Disponi i seguenti termini secondo un ordinelogico: germinazione, fecondazione, disseminazione,formazione del frutto, impollinazione.

��11La riproduzione vegetativa

Campi coltivati, prati fioriti e pascoli, sono domina-ti dalle piante erbacee, quelle che comunementechiamiamo erbe. A differenza degli alberi, che ognianno nella stagione fredda sacrificano solo le foglie,molte erbe all’inizio dell’inverno sembrano scom-parire. La scomparsa è apparente perché nel terre-no restano rizomi, tuberi, bulbi, gli organi di soprav-vivenza che con la stagione favorevole riprodurran-no l’intera pianta (� figura 24).

I rizomi sono fusti sotterranei ricchi di sostanzedi riserva che persistono durante la stagione fredda,

FIGURA 23

Centinaia di milioni di semi, di migliaia di specie, sono im-magazzinati in questa banca del seme in Gran Bretagna.Sono mantenuti in contenitori a tenuta stagna di vetro ealluminio, a –20 °C. In questo modo essi si conservanoper molti decenni.

FIGURA 24

I bulbi, come quelli di cipolle e tulipani, i rizomi, comequelli di iris e gramigna, e i tuberi, come quelli della pata-ta, sono organi sotterranei dai quali si sviluppano nuovigermogli sfruttando le sostanze di riserva che vi sonoimmagazzinate.

FIGURA 22

Le piante hanno sviluppato molti modi per diffondersi inareali sempre più vasti. a. I semi a paracadute del tarassa-co si lasciano trasportare dal vento. b. Le spine a uncinodel frutto della bardana proteggono i semi e nel contem-po permettono la dispersione con l’aiuto involontario diun cane. c. Il seme del cocco, a bordo di una noce, puòessere trasportato dall’acqua del mare anche a kilometridi distanza dalla pianta madre.

bulbo tuberorizoma

a

b c

sottoterra riserve da immagazzinare nuovamenteper l’anno seguente.

Anche gli stoloni, gli steli lunghi e sottili che sispingono lontano dalla pianta madre, servono amoltiplicare la pianta. Essi si sviluppano orizzontal-mente nel terreno e portano all’estremità le gemmeche diffondono lontano nuove piante, come nellapianta di fragola o nella infestante gramigna.

Rizomi, bulbi, tuberi e stoloni permettono dipropagare la pianta per via vegetativa. La pro-pagazione vegetativa è tipica delle piante ed èuna riproduzione asessuata che produce pianteesattamente uguali a quella di partenza.

Le piante erbacee che si riproducono in uno di que-sti modi vegetativi possono essere considerateperenni, come tutte le piante con un fusto legnoso(� figura 25a). Alcune erbe, come il prezzemolo e lacarota, sono invece biennali (� figura 25b). Nellastagione di crescita del primo anno, le foglie dellacarota producono sostanze di riserva che vengonoimmagazzinate nella radice. L’anno successivo leriserve serviranno per la produzione di nuovefoglie, ma questa volta l’apparato vegetativo ha loscopo di produrre fiori e frutti. Ai semi sarà affida-ta la diffusione di una nuova pianta. Quella vecchia,compiuto il breve ciclo di due anni, muore. Si puòdire che quando mangiamo una carota grossa enutriente «trafughiamo» delle riserve economizzatedalla pianta nel primo anno di vita per affrontare le«spese» riproduttive dell’anno successivo.

Molte altre erbe, dette annuali, compiono la fasevegetativa e riproduttiva in un solo anno (� figura25c). I semi prodotti sono tanti e piccolissimi. Essipossono allontanarsi anche di molto dalla piantache li ha generati. Restano dormienti nell’invernoper svilupparsi poi nella primavera successiva.Questo ciclo breve garantisce la protezione durantela stagione fredda e la diffusione.

Le erbe, per i cicli brevi annuali o per le altrestrategie riproduttive che abbiamo esaminato, sonole piante spontanee più adatte ad affrontare glihabitat difficili. Ecco perché nelle condizioni pre-carie dell’ambiente urbano esse riescono a insediar-si e a diffondersi in modo talvolta stupefacente.

per fissare i concetti33 Perché alcune piante erbacee, scomparse

in autunno, ricompaiono la primavera successiva?

34 Che cosa sono gli «occhi» della patata?

35 Come si propagano le piante infestanti come la gramigna?

36 Fai qualche esempio di pianta annuale, biennalee perenne.

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quando la pianta, in superficie, ha eliminato le fo-glie. Le sostanze di riserva servono per la crescitaquando, nella primavera successiva, saranno emessinuovi germogli.

I tuberi, rappresentati tipicamente dalle patate,come i rizomi sono anch’essi fusti sotterranei, mapiù carnosi e rigonfi di sostanze alimentari. Il tube-ro è un efficace organo di sopravvivenza: gli«occhi» della patata sono in realtà piccole gemmeche possono produrre, germogliando, nuove pianti-ne che crescono a spese delle sostanze immagazzi-nate nel tubero.

I bulbi sono come gemme protette da spessefoglie in cui sono immagazzinate riserve. A prima-vera i bulbi mettono le radici e sviluppano le foglio-line verdi che, a loro volta, oltre a produrre sostan-ze per la crescita della pianta, provvedono a inviare

piante annuali piante biennali piante perenni

semi

primoanno

secondoanno

anniseguenti

FIGURA 25

Le piante annuali esauriscono il ciclo vita-le nel corso di una sola stagione vegeta-tiva; le piante biennali accumulanosostanze di riserva nel primo anno edurante il secondo le usano per fruttifica-re; le piante perenni producono nuovefoglie, ingrandiscono la parte legnosa efruttificano ogni anno.

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nità

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� Quali problemi hannoincontrato le piante perconquistare le terre emerse?

I problemi che le piante hanno dovutoaffrontare per diventare indipendentidall’ambiente acquatico sono stati di-versi: il rischio dell’essiccamento venne ri-solto grazie a un rivestimento imper-meabile di cutina; i problemi di sostegnoe di trasporto delle sostanze all’internodella pianta furono risolti con sistemi ditubicini in grado di trasportare i liquidi(sistemi vascolari); il problema della fe-condazione aerea è stato risolto conmeccanismi particolari.

� Cosa sono le briofite?

Le briofite, cui appartengono i muschi,sono piante non vascolari molto sem-plici, ancora largamente dipendenti dal-l’acqua per la riproduzione. Le briofitecomprendono anche gli sfagni e le epa-tiche.

� Cosa sono le tracheofite?Quali sono le piante più antiche? Perché i tessuticonduttori le hannoavvantaggiate?

Le piante vascolari o tracheofite sonoquelle dotate di tessuti conduttori. Letracheofite più semplici e più antichesono le pteridofite (felci, equiseti e lico-podi); sono piante senza semi e ancorain parte legate all’umidità per la ripro-duzione. Le tracheofite più evolute so-no le spermatofite, con semi. Il lorocorpo è ben differenziato in radici, fu-sto, foglie. Le radici servono all’assorbi-mento dell’acqua; il fusto al trasporto ele foglie alla fotosintesi. Grazie ai tessu-ti conduttori le tracheofite hanno potu-to ingrandirsi, soprattutto in altezza.

� Quali sono le piante con il seme? Cos’è il seme?Come si classificano le pianteche lo possiedono?

Le spermatofite sono le piante con ilseme. Il seme è una piantina in embrio-

ne, corredata di sostanze di riserva e diun tegumento. Grazie ai semi le piantehanno potuto affrancarsi dall’acqua ecolonizzare ambienti terrestri.Nelle gimnosperme (come le conifere)il seme è nudo, perché l’ovulo feconda-to da cui deriva non è contenuto in unfrutto. Nelle angiosperme (tutte lepiante con fiori), invece, il seme è pro-tetto da un frutto. Sulla base della strut-tura del seme le angiosperme si divido-no in monocotiledoni e dicotiledoni. Lemonocotiledoni hanno un solo cotile-done, la radice fascicolata, i vasi condut-tori sparsi nel fusto, le nervature dellefoglie parallele e fiori con 3 o multipli di3 petali. Le dicotiledoni hanno due co-tiledoni, la radice a fittone, i vasi con-duttori separati, le nervature delle fo-glie reticolate e fiori con 4 o 5 petali oloro multipli.

� Com’è fatto un fiore?Cos’è l’impollinazione?

Il fiore è l’organo riproduttivo delle an-giosperme. In genere è ermafroditoperché porta gli organi di riproduzionesia maschili sia femminili. Il polline, checontiene il gamete maschile, è prodottonegli stami; l’ovulo, che contiene il ga-mete femminile o cellula uovo, è prodot-to nell’ovario, che fa parte del pistillo.Le piante monoiche hanno fiori ma-schili e femminili sullo stesso individuo,le piante dioiche hanno fiori maschili efemminili portati da individui diversi.L’impollinazione è il trasporto del pol-line di un fiore sul pistillo di un altro fio-re. Può essere affidata al vento (ane-mofila), agli insetti (entomofila) o ad al-tri animali.

� Come è fatto un frutto?Cos’è la disseminazione?

In seguito alla fecondazione, l’ovario siingrossa formando il frutto, al cui inter-no si trova l’ovulo fecondato, il seme (oi semi). I frutti possono essere secchi ocarnosi. La disseminazione è la disper-sione dei semi (e quindi dei frutti) lon-tano dalla pianta madre. Può avvenire a

opera del vento, con l’aiuto di animali,oppure grazie all’acqua. I semi, quandoraggiungono un ambiente adatto, dan-no luogo alla germinazione.

� Come si svolgono i ciclivitali delle piante?

Le piante sono caratterizzate da due ti-pi di generazioni, una che si riproduceper via sessuata mediante gameti, euna che si riproduce per via asessuatamediante spore. L’individuo che produ-ce gameti è detto gametofito, quelloche produce spore è detto sporofito. Ilciclo della vita delle piante è caratteriz-zato da un’alternanza di generazioni, incui al gametofito si alterna lo sporofito.Nelle briofite domina il gametofito: losporofito è il filamento che si sviluppadalla piantina di muschio, il gametofito èla piantina stessa. Nelle pteridofite do-mina lo sporofito: lo sporofito è la felceche vediamo, il gametofito è molto pic-colo e viene chiamato anche protallo.Nelle spermatofite gli sporofiti possonoessere anche giganti, sono infatti lepiante che noi vediamo, mentre il ga-metofito è costituito dal polline (game-tofito maschile) e dagli ovuli (gametofi-to femminile), è cioè miniaturizzato.

� Cos’è e come avviene la riproduzione vegetativa?

La riproduzione vegetativa avvienequando una parte di una pianta dà ori-gine a un individuo con caratteristicheidentiche alle proprie. Rizomi, tuberi,bulbi e stoloni sono le strutture depu-tate alla riproduzione vegetativa.Le piante in cui prevale la riproduzionevegetativa, come le erbe dei prati, sonoperenni; quelle biennali affidano la ve-getazione del secondo anno a una radi-ce ricca di sostanze di riserva; quelleannuali vegetano per un solo anno.

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e il

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nto A❘ Scegli il completamento corretto

delle seguenti affermazioni.

1 Le felci

sono spermatofite perché hanno il seme.

sono tracheofite perché hanno i vasiconduttori.

non hanno lo sporofito.

hanno polline o ovuli.

2 Tutte le piante che hanno gli ovuli hanno anche

il fiore.

l’ovario.

il frutto.

il seme.

3 Le tracheofite

comprendono solo le monocotiledoni e le dicotiledoni.

sono tutte piante dotate di vasi conduttori.

comprendono anche i muschi.

vivono solo in luoghi umidi.

4 Un seme si origina

in seguito alla fecondazione dell’ovulo.

da un granulo di polline.

dallo stigma del fiore.

dall’ingrossamento del talamo.

5 Il frutto è presente

in tutte le spermatofite.

solo nelle angiosperme

nei muschi.

nelle felci.

6 Le monocotiledoni

sono pteridofite.

hanno il fiore.

hanno foglie con nervature a rete.

hanno radici a fittone.d

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B❘ Scegli il completamento erratodelle seguenti affermazioni.

7 Le briofite

hanno rizoidi per ancorarsi al terreno.

non hanno vasi conduttori.

hanno radici, fusto e foglie.

assorbono l’acqua per imbibizione.

8 I muschi presentano le seguenticaratteristiche:

sono piccole piante che non possonosvilupparsi in altezza.

nella fase di sporofito producono spore che sono trasportate dall’aria.

hanno organi per la produzione dei gameti.

si diffondono mediante i semi.

9 Le pteridofite

sono piante come le felci e gli equiseti.

sono indipendenti dall’acqua per la riproduzione.

ebbero una grande diffusione nel Carbonifero.

sono dotate di spore.

10Sono piante vascolari senza semi

le felci.

le gimnosperme.

gli equiseti.

i licopodi.

11Sono foglie modificate per compierefunzioni diverse dalla fotosintesi

le radici a fittone. le spine.

i petali. i cotiledoni.

12Alberi come i pini e le sequoie

sono gimnosperme.

hanno prevalentemente impollinazioneanemofila.

hanno coni maschili e femminili.

hanno ovuli protetti dall’ovario.d

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1 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) ofalse (F). Se false, riscrivile corrette sul quaderno.

Tutte le tracheofite hanno vasi conduttori tranne le felci.

V F

In tutte le piante i gameti maschili sono mobili.

V F

Nelle piante terrestri c’è alternanza di generazione e quella dominante è il gametofito.

V F

Tutte le tracheofite producono il seme tranne le gimnosperme.

V F

2 Compila la tabella e rispondi alla domanda: qualipiante hanno raggiunto la completa indipenden-za dall’acqua?

vasi vasi gameti gametipresenti assenti mobili immobili

muschi ................ ................ ................ ................

felci ................ ................ ................ ................

conifere ................ ................ ................ ................

angiosperme ................ ................ ................ ................

3 C’è un gruppo di piante che presenta i seguenticaratteri: quale? Individua quello estraneo.

radici a fittone

fiore composto da 3 petali

foglie con venatura parallelinervia

seme con un cotiledone

vasi sparsi nel fusto

Si tratta delle ...............................................................................................

4 In base ai caratteri elencati qui sotto, individua diquali piante si tratta.

hanno il seme, ma non il frutto • il gametofitoè ridotto a poche cellule • manca il fiore• il polline è portato dal vento

Si tratta delle ...............................................................................................

5 Completa lo schema della figura utilizzando i ter-mini elencati qui sotto.

angiosperme • abeti • araucarie • felci • spermatofite • monocotiledoni • pesco • equiseto • palma • cipolla • fragola

tracheofite

pteridofite ................................

(.................... , ....................)

gimnosperme ................................

(.................... , ....................)

................................ dicotiledoni

(.................... , ....................) (.................... , ....................)

6 In una foresta di conifere difficilmente si sente ilronzio di un insetto che vola. Spiega perché.

7 Il leccio è una pianta con fiori di un solo sesso.Esamina nella figura il frutto e i fiori. Quali ti sem-brano i fiori maschili e quali i femminili? Motiva latua risposta.

8 Una pianta produce semi. In base a questa affer-mazione, indica quali sono gli altri caratteri cheessa necessariamente possiede, scegliendoli tra i se-guenti.

è una tracheofita

ha fiori colorati

ha tuberi come organi di riserva

è una pianta annuale

produce ovuli e pollinee

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