La valutazione delle Case Vacanza del Comune di Milano
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La valutazione delle Case Vacanza del Comune di Milano: un esempio di ricerca etnografica a servizio dell’analisi organizzativa
di Elena Righetti, Alessandro Pozzi e Mara Tisi 1
Nel 2007, il Comune di Milano ha affidato all’Istituto Italiano di Valutazione il compito di realizzare una ricerca a carattere valutativo sulla realtà delle Case Vacanze, delle quali è ricorso in quell’anno il trentesimo anniversario dalla costituzione. Le Case Vacanza, sono strutture di proprietà del Comune di Milano, situate in località marine (a Pietra Ligure, Recco e Andora), montane (Zambla Alta) e lacustri (Malcesine, Ghiffa e Vacciago), attrezzate per ospitare gruppi anche consistenti di ragazzi. Tali strutture promuovono nel corso dell’anno alcune tipologie di servizi che coinvolgono gli studenti delle scuole primarie milanesi in attività di varia natura, sia durante il periodo scolastico (“Scuola Natura”) sia nel periodo estivo (“Estate Vacanza”, la cui esperienza richiama quella delle “colonie”). Nel corso dei soggiorni, i ragazzi hanno modo di sperimentare esperienze ludiche, creative e di adattamento a situazioni diverse rispetto a quelle proprie del contesto scolastico e quotidiano. L’intervento di ricerca commissionato, oltre ad una valenza celebrativa (volta ad officiare la memoria dell’organizzazione e a consolidarne l’identità collettiva) si proponeva di “fare il punto” sulla situazione del servizio a trent’anni dalla sua costituzione. In tal senso la ricerca ha inteso esplorare le diverse dimensioni che compongono la realtà delle Case Vacanze, con l’intento di fornire al Comune di Milano una chiave interpretativa utile alla riorganizzazione delle attività di gestione, in vista di una loro possibile ristrutturazione. Nello specifico, la ricerca ha preso in considerazione le seguenti dimensioni di analisi: 1. la memoria storica delle Case Vacanza, la cui ricostruzione è avvenuta attraverso
l’analisi biografica delle storie e dei vissuti degli operatori; 2. la ricostruzione degli eventi sociali e istituzionali che hanno determinato l’attuale
fisionomia delle Case, la collocazione sullo sfondo degli avvenimenti sociali e culturali del periodo preso in esame;
3. la valutazione della soddisfazione, del livello di gradimento e delle aspettative dei fruitori dei servizi erogati; dei familiari e degli insegnanti (misurata mediante la somministrazione di schede di rilevazione);
4. la valutazione delle aspettative (mandato e ruolo educativo) e del fabbisogno formativo degli operatori;
5. l’analisi comparativa rispetto ad analoghe esperienze sviluppatesi all’estero e i possibili sviluppi del servizio in relazione a nuovi potenziali pubblici e alla vocazione pedagogica delle Case Vacanza.
Nei fatti, l’approccio etnografico, seppur integrato ad altre metodologie proprie della ricerca sociale, ha consentito di osservare, descrivere ed interpretare i processi quotidiani della vita organizzativa delle Case Vacanza, privilegiando la raccolta dei dati sul campo, osservando -e talvolta partecipando direttamente alle- attività promosse e costruendo via via un rapporto dialogico con il personale (educatori, cuochi, operatori in genere) e con gli ospiti. A questo scopo, i valutatori che hanno collaborato nelle attività di ricerca,
1 Elena Righetti è amministratrice unica dell'Istituto Italiano di Valutazione; Alessandro Pozzi è responsabile dell’Area progettazione e Sviluppo dell’Istituto Italiano di Valutazione; Mara Tisi è psicologa, consulente ricercatrice e valutatrice dell’Istituto.
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sono stati chiamati a trascorrere del tempo presso le case vacanze in qualità di osservatori partecipanti: grazie a questo espediente è stato possibile osservare e comprendere la realtà organizzativa delle Case Vacanza, le norme che ne regolano il funzionamento e gli elementi simbolici e valoriali distintivi, dal cui intreccio deriva l’identità culturale e professionale delle strutture.
Anche l’indagine di soddisfazione sull’utenza delle strutture (unico elemento a matrice quantitativa dell’intera ricerca) è stata realizzata mediante un approccio fortemente orientato al coinvolgimento degli ospiti e degli educatori e alla promozione di un atteggiamento conoscitivo dialogico: la costruzione degli strumenti di indagine è infatti avvenuta con la diretta partecipazione delle bambine e dei bambini delle scuole primarie, nonché degli insegnanti accompagnatori, che sono stati coinvolti in appositi focus group, con lo scopo di evidenziare gli aspetti più significativi dell’esperienza vissuta e dar voce a coloro che hanno preso parte all’iniziativa, contribuendo così alla costruzione dei questionari. Questi ultimi sono stati successivamente somministrati ad oltre 3.500 alunni delle scuole primarie partecipanti a “Scuola Natura”, a 1.300 ospiti di “EstateVacanze”, a 500 docenti e ad oltre 500 genitori.
Altra tecnica di cui si è fatto largamente uso nell’indagine, in particolare per la ricostruzione storica della pluriennale esperienza delle Case, è quella della narrazione biografica, qui impiegata in chiave etnografica per organizzare nel tempo le vicende dei testimoni intervistati (principalmente educatori e dirigenti delle strutture) e a ripercorrere le tappe significative della loro storia, in relazione con quella delle Case Vacanze, da quando queste erano denominate Colonie -oltre trent’anni fa- fino ai giorni nostri. Attraverso le voci dei protagonisti e le loro testimonianze, l’esistenza delle diverse Case Vacanze ha preso vita assumendo, nelle differenti sfumature assegnate agli episodi, identità e spessore.
La memoria biografica ha inteso specificare alcuni aspetti rilevanti ai fini valutativi e di analisi organizzativa: - costanti e persistenze rintracciabili nel percorso storico (modalità organizzative, stili di
lavoro e di proposta educativa ricorrenti e riconoscibili); - momenti e fattori di svolta nei percorsi (passaggi critici e significativi vissuti dalle Case
Vacanza, che ne hanno segnato le storie, inducendo cambiamenti e modificazioni); - tratti distintivi e peculiarità delle specifiche identità delle Case, che ne
contraddistinguono le esperienze. La preparazione delle visite alle case è avvenuta attraverso la selezione e l’analisi della documentazione reperita presso gli uffici comunali e presso le singole Case2. Le documentazioni disponibili hanno permesso di costruire lo sfondo storico nel quale situare le Case e di cogliere –anche in base alle informazioni e ai dati reperiti in loco– i primi tratti distintivi e peculiarità delle specifiche identità delle Case Vacanza, che hanno contraddistinto le esperienze. Alla luce di questi primi elementi di analisi sono stati predisposti gli Audit presso le Case Vacanza, strutturati in tre fasi di lavoro: la prima fase è stata caratterizzata dall’osservazione partecipata, da parte dei ricercatori, dei diversi momenti in cui è organizzata la giornata, cercando di cogliere le atmosfere e gli stili di vita “autoctoni” e specifici; nella seconda fase i ricercatori hanno ascoltato la voce e i ricordi del dirigente della casa, sugli aspetti relativi alla percezione del mandato loro affidato e sulle modalità
2 In particolare è stata condotta una rilettura dei documenti in passato già prodotti sul tema, come ad esempio la pubblicazione Chi l’ha detto che a Milano non c’è il mare? (Comune di Milano, 1990)
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con le quali quotidianamente viene realizzato, anche in relazione alle competenze professionali presenti e a quelle auspicate per gli sviluppi possibili del servizio; nella terza fase i ricercatori hanno condotto un Gruppo focus con le operatrici delle Case Vacanze. Sia le interviste individuali ai dirigenti che quelle di gruppo alle Educatrici prevedevano una prima parte di ricostruzione della storia della casa dallo specifico punto di vista del narratore in quel momento intervistato. Come strumento per la sistematizzazione della biografia è stata utilizzata una “Tabella del tempo e della identità”, finalizzata ad organizzare le biografie secondo tre variabili: - i momenti di svolta, i periodi storici (secondo una suddivisione in quinquenni),; - gli aspetti peculiari che evidenziano la singola identità, le costanti ; - le persistenze anche in relazione al rapporto delle Case con l’Amministrazione
comunale. Per la composizione delle monografie sono poi stati raccolti materiali e documenti eterogenei prodotti negli anni e ritenuti significativi dagli operatori e dai dirigenti, tra cui gli elaborati dei partecipanti, le foto delle classi durante le gite, i disegni inviati dopo le visite.
L’impiego di metodiche argomentative che tendono a valorizzare il potenziale aperto e riflessivo insito nell’analisi organizzativa, hanno dunque consentito di mettere in luce alcuni aspetti chiave del funzionamento delle strutture del Comune di Milano, in relazione alle finalità generali che il mandato richiedeva. Dall’analisi condotta sono infatti emerse possibili linee di indirizzo per una futura, possibile, valorizzazione delle case vacanze, afferenti ad esempio all’innovazione dei modelli educativi impiegati, all’immagine pubblica delle strutture e all’“appeal” dei servizi erogati, alle potenzialità da gestire, alle forti competenze professionali sviluppate dal personale, a possibili impieghi alternativi delle strutture nei momenti in cui queste non ospitano i bambini delle scuole milanesi.
Rimandando all’articolo “Ricerca valutativa sulle case-vacanza del Comune di Milano”, pubblicato sul numero 3 di Valutare.org per una sintesi del rapporto di ricerca (e ad un contatto con l’Istituto Italiano di Valutazione per richiedere la sua versione integrale) si riporta di seguito una delle sette “monografie” inserite nel rapporto conclusivo, facente riferimento alla struttura di Ghiffa, località lacustre della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, nella quale il Comune di Milano gestisce da anni una delle sue case vacanza. Il testo riportato è stato curato da Mara Tisi, psicologa, collaboratrice dell’Istituto Italiano di Valutazione.
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Casa Vacanza di Ghiffa
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INDICE
1.Introduzione p. 6
2.I genitori della Villa I Rondinini e la sua infanzia p. 8
3.I cambiamenti dell’adolescenza: dal distacco dai genitori all’acquisizione della propria identità di Casa Vacanza nel rispetto della propria tradizione
p. 9
4.La migrazione: problematiche attuali e prospettive per il futuro p.17
“La casa sul confine della sera oscura e silenziosa se ne sta
respiri un’aria limpida e leggera
e senti voci forse d’altra età.
La casa sui confini dei ricordi la stessa sempre come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai”
(Francesco Guccini, “Radici”)
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1. INTRODUZIONE Sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, tra le alture prospicienti il lago, nella frazione
di Ronco, si trova la Casa Vacanza di Ghiffa, ora in provincia di Verbania. La casa è una
raffinata villa dei primi del ‘900, che si affaccia su uno degli scorci più panoramici e
suggestivi del luogo.
Immersa in un ampio parco ricco di vegetazione tipica (camelie, azalee, rododendri,
magnolie, castagni ed abeti secolari), la Villa dei Rondinini attende ogni anno di essere
popolata da bambini del primo ciclo della scuola elementare e anche della scuola materna,
che pigolino tutto il giorno attirando con il loro vocio l’attenzione di vicini e passanti. Del
resto la Villa dei Rondinini è conosciuta dagli abitanti del luogo e fa parte integrante del
territorio e della sua storia.
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Davanti alla Villa, all’interno del parco vi è una zona
attrezzata con giochi strutturati ancora originali
dell’epoca di quando la Villa fu costruita e a poca
distanza c’è l’orto con alberi da frutta.
Di fianco all’ingresso della Villa, proprio in vista
panoramica del lago, si estende un bel terrazzo
solarium che, nelle belle giornate, permette ai piccoli
ospiti di
pranzare all’aperto. Ultimamente i lavori di
ristrutturazione della Villa hanno fatto sì che la
Casa Vacanza si spostasse temporaneamente
per consentire i lavori al suo interno. Nonostante
l’impalcatura e l’evidenza dei segni che ogni
grande lavoro di ristrutturazione comporta, Villa dei
Rondinini mantiene ugualmente tutto il fascino di
una bella signora, una volta mamma ed ora nonna affettuosa che non vede l’ora di tornare
a riabbracciare i suoi bambini.
L’atmosfera che si respira entrando anche solo nel parco, camminando per i suoi viali e
trascorrendo del tempo con le educatrici storiche della Villa, rimane infatti quello caldo ed
accogliente che solo un ambiente familiare può dare e che si può immaginare raddoppiato
se si potesse varcare la soglia della Casa. Forse sarà anche per questo che tutte le
persone che gravitano nella vita di Villa dei Rondinini sembrano assumere le sembianze di
una mamma premurosa e protettiva, proprio come fa mamma Rondine con i suoi piccolini.
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2. I GENITORI DELLA VILLA “I RONDININI” E LA SUA INFANZIA
La storia della nascita della Villa “I Rondinini” può
essere considerata un evento particolare che ha
segnato in modo indelebile la natura di questa casa
vacanza, fondata dalla famiglia Vaccarossi di Ghiffa.
Ernesto Vaccarossi, appassionato di motori ed
automobilismo, nonché collaboratore della Gazzetta
dello Sport, fu colui che per primo in Italia sviluppò
l’idea di fondare a Milano l’“Agenzia Italiana per la vendita di pneumatici Michelin” (1
Maggio 1901). Fu grazie a lui che ebbe inizio in Italia la vendita di pneumatici Michelin. La
villa di famiglia in cui abitavano i coniugi Vaccarossi divenne in seguito “Villa Michelin”,
una proprietà del 1800 con un parco botanico di rare piante tropicali, una villa di 1.100
metri quadrati e un’altra casa di 300 metri quadrati, messi a disposizione per soggiorni
residenziali di dirigenti e lavoratori della Michelin.La villa “I Rondinini” nasce nel 1929 in
seguito ad uno slancio di amore e di rispetto del signor Ernesto Vaccarossi verso la moglie
Gemma, che non poteva avere figli. Adottato un bambino, dopo poco tempo questi morì
ed il marito, avvertendo la grande sofferenza della moglie, decise di farle come regalo un
“grande nido” dove lei potesse accogliere tutti i bambini che voleva. Da qui l’idea di
costruire sempre a Ghiffa questa casa e di darle il nome “I rondinini”, dietro al quale vi è il
significato simbolico del nido in cui i piccoli rondinini sono curati con attenzione e con
affetto dalla mamma. rondine.Dal 1929 al 1964 la casa è stata gestita direttamente dalla
moglie del Signor Vaccarossi (Gemma
Vaccarossi) e gli ospiti in linea di massima
erano ragazzi in difficoltà del dopoguerra,
orfani o comunque in situazione di disagio,
provenienti in particolar modo dalla cintura
milanese. Si può dire quindi che la casa è nata
come una sorta di collegio/convito: i bambini si
fermavano 6 mesi, un anno e anche di più. La
casa era impostata come la classica colonia di un tempo, quando sono nate all’epoca del
fascio, nonostante la signora Gemma avesse voluto dare sempre una parvenza di focolare
domestico. Seppure ci fossero dunque grandi camerate e solo due camerette per gli
operatori non di turno, tutto l’arredo era a misura di bambino: lettini, armadietti, seggioline,
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banchetti di lavoro, lavabi. Tutto faceva presagire l’attenzione e la dedizione che mamma
Gemma riversava sui “suoi” bambini, spendendo tutte le sue energie, fisiche e finanziarie,
per aiutare i bambini in difficoltà e dare loro quell’affetto e quelle cure di cui avevano
bisogno. Si instaurava all’interno della villa quel clima familiare che traspare ancora oggi
dai gesti e dagli occhi di chi ci lavora, e che ricorda i dipinti e ritratti della signora Gemma
accanto alle fotografie dei suoi piccoli ospiti. Il rapporto che la signora manteneva con i
ragazzi era improntato sull’affetto materno e filiale, così che tanto i ragazzi, quanto le
persone che prendevano servizio all’interno della casa, solevano chiamare la signora
“mamma Gemma”. Mamma Gemma regalava vestitini e piccoli giochi ai suoi bambini e
anche quando questi uscivano di casa, il rapporto con loro continuava in modo sempre
molto stretto come tra una madre ed un figlio che anche se ormai grande, sa di poter
sempre contare sulla presenza affettuosa della propria madre.
Pare che mamma Gemma fosse una mamma molto premurosa e protettiva con tutti i suoi
“figli”, proprio come mamma rondine con i suoi rondinini. Diventati più grandi, questi
ragazzi continuavano a confidarsi con mamma Gemma, e a chiederle consiglio, sia in
campo lavorativo, sia in quello sentimentale. Quando si fidanzavano portavano il proprio
partner da mamma Gemma, affinché lei potesse conoscerlo/a e potesse dar loro la
benedizione al matrimonio.
Ancora oggi quei bambini che furono ospitati da mamma Gemma nella villa sono
comunemente chiamati “I rondinoni” e costituiscono la memoria storica della casa,
ricordando con profondo affetto e nostalgia il tempo in cui erano stati ospiti di Mamma
Gemma e papà Ernesto.
3. I CAMBIAMENTI DELL’ADOLESCENZA: DAL DISTACCO DAI GENITORI ALL’ACQUISIZIONE DELLA PROPRIA IDENTITÀ DI CASA VACANZA NEL RISPETTO DELLA PROPRIA TRADIZIONE Alla morte della signora Gemma Vaccarossi, nel 1964 la Villa fu donata al Comune di
Milano con un vincolo di destinazione d’uso, affinché l’opera dei coniugi Vaccarossi
dedicata all’infanzia potesse continuare nel tempo: il Comune si è impegnato ad usufruire
della Villa per ospitare bambini in età prescolare e scolare.
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Dal 1964 al 1978 la casa è stata gestita da una Società per Azioni (Abetina) creata
per l’occasione dal Comune di Milano e le
attività sono state prevalentemente quella di
collegio durante l’inverno e colonia estiva
durante l’estate. In collegio venivano ospitati
ragazzi segnalati dai Servizi Sociali o per
situazione di difficoltà economica o di
abba
ndon
o da
parte dei genitori. Nei primi anni ’70 un gruppo
di giovani ragazze residenti in zona, alla prima
esperienza lavorativa, iniziarono a lavorare
presso la struttura, come dipendenti del
Comune di Milano. Quelle “ragazze”
costituiscono ancora adesso lo zoccolo duro del
gruppo di educatrici che operano all’interno della Casa Vacanza. Queste persone hanno
iniziato a lavorare sotto una direzione autoritaria ma per loro altamente formativa, che
ha segnato il loro futuro, dove storia personale e professionale si sono intrecciate
inscindibilmente. Nella memoria storica delle educatrici, c’è anche il fatto che tra le prime
segretarie della Casa Vacanza di Ghiffa c’è stata la sorella della moglie del presidente
Pertini. Il personale alloggiava nella villa stessa, e aveva una sola giornata di riposo (o il
sabato o la domenica). Per sposarsi e formarsi una famiglia si doveva chiedere l’esonero
dal collegiamento. Come affermano ancora oggi le educatrici, “ci tenevamo così tanto al
nostro lavoro che tutto ciò non ha pesato più di tanto”; “era scontato che fosse così e
accettavi la cosa; era tale l’importanza che si dava al lavoro che non ti ribellavi, era così e
così lo accettavi”. Da qui probabilmente la percezione quasi naturale che la struttura-
ambiente di lavoro fosse una seconda casa. Le educatrici dormivano tutte in una
cameretta, tranne le due che erano di turno e dormivano con i bambini (allora c’erano
ancora le camerate grandi dell’epoca del fascio). La direttrice dell’epoca, in carica fino al
1978, è stata una persona molto rigida e severa sia con i bambini, sia con le educatrici. Il
vantaggio di questa direzione severa che ha duramente attaccato il gruppo delle giovani
educatrici è stato quello di rafforzarlo molto, insegnando ad affrontare le situazioni più
difficili e non aver paura di fronte agli ostacoli. Questa situazione ha creato una certa
complicità all’interno del gruppo, che controllava la direttrice nei suoi spostamenti,
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consentendo di tirare un po’ di più il fiato quando lei non era presente nella struttura. Tale
esperienza ha dato un’impronta iniziale che caratterizza ancora oggi un gruppo educativo
forte e coeso, saldamente radicato nella storia e nelle tradizioni della casa.
Verso la fine degli anni ’70 incomincia a farsi strada l’idea della deistituzionalizzazione dei
bambini, così si pone il problema di che utilizzo fare della casa vacanza. Si pensa quindi di
proporre alle scuole milanesi, in via sperimentale, un’iniziativa di supporto extra scolastica.
Il biennio 1978/79 è stato dunque per la casa di Ghiffa, come per le sue parenti, le altre
case vacanza del Comune di Milano, un periodo di svolta e grande cambiamento con
l’introduzione dapprima del progetto di “Scuola
Natura” (settimane educative per le scuole
milanesi) e poi del progetto “Estate Vacanza”
(soggiorni estivi per bambini/e milanesi). La
villa dei Rondinini diviene a tutti gli effetti un
luogo che punta all’educazione più che
all’assistenza dei piccoliospiti,costituendosi
quale spazio transizionale tra famiglia e
scuola.
La Casa di Ghiffa è l’ultima tra le case vacanza a passare al servizio di Scuola Natura, in
seguito a numerosi corsi di formazione per il personale, in vista del passaggio da un
sistema di tipo assistenziale ad un sistema di tipo educativo. Il passaggio dall’assistenza
all’educazione è tuttora identificato come un punto di svolta importate nella storia della
Casa, tanto più che è coinciso con un cambio di direzione che ha ulteriormente favorito un
cambio di atteggiamento e di valorizzazione dell’utente, già fortemente auspicato dal
gruppo delle educatrici della Casa. La concentrazione sul bambino e sul suo star bene è
l’elemento cruciale che ha caratterizzato “nel bene e nel male” le educatrici. Se, da un lato,
l’avvento di Scuola Natura ha portato una maggiore apertura alla dimensione affettivo-
educativa nella relazione con i bambini, dall’altro ha in un certo senso “rubato” la
possibilità di instaurare con loro un rapporto più coinvolgente e duraturo. Del resto è
l’obiettivo di fondo della Casa a cambiare: dalla necessità, in qualità di collegio, di “curare”
attraverso la relazione le ferite di situazioni familiari e sociali difficili, alla possibilità di
fornire, in qualità di agenzia formativa ed educativa, l’opportunità di fare esperienze
significative per la formazione ed educazione dei bambini. Questo secondo obiettivo
implica necessariamente un cambiamento nella relazione con gli utenti finali e la
compresenza di altre e nuove figure istituzionali, a cui le educatrici non sono abituate. È
così che nella nuova esperienza della Casa Vacanza le educatrici, e soprattutto quelle in
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servizio da più tempo, hanno avuto a lungo la sensazione che con Scuola Natura i rapporti
con i ragazzini fossero più “sbiaditi”, poiché il continuo ricambio dei ragazzi coinvolti
durante l’anno scolastico, se da un lato è necessario per dare più opportunità ad un
numero maggiore di ragazzi di vivere l’esperienza, dall’altro non permette di seguire
davvero da vicino l’evolversi degli apprendimenti dei bambini e il loro percorso di
maturazione. Da questo punto di vista non ha aiutato, ma ha anzi aumentato la fatica delle
educatrici, il fatto che ci sono stati ulteriori riduzioni nel tempo di permanenza (da due
settimane a dodici giorni fino ad arrivare all’odierna settimana). Un fattore da non
sottovalutare è inoltre la comparsa nella Casa, per la prima volta, di altri adulti: gli
insegnanti. Al di là del rischio di una confusione dei ruoli tra insegnanti ed educatrici, il
nodo problematico maggiore è stato individuato nel rischio che il contesto extra-scolastico
potesse diventare, come è avvenuto in certi casi, terreno in cui conflitti latenti tra
insegnanti esplodono. Un altro tipo di situazione difficile che si è venuta a creare è stato
quello del rapporto tra i bambini e le varie figure di riferimento: ci sono stati, negli anni,
casi di insegnanti che fanno fatica a lasciare la propria classe nelle mani delle educatrici,
considerando il loro intervento come intrusivo invece che un’opportunità per un lavoro più
integrato. Inoltre anche il tipo di utenza nel corso degli anni è cambiato: ancora nel periodo
assistenziale ci sono stati casi di turni speciali estivi in cui erano presenti ragazzi, e anche
giovani fino a 30 anni, portatori di handicap; all’inizio di Scuola Natura si è lavorato invece
esclusivamente con le scuole materne e successivamente si è aggiunto anche il primo
ciclo delle scuole elementari. A seconda dell’età e dello sviluppo dei bambini, ovviamente
cambia anche il tipo di approccio con l’utenza. Tutti questi continui cambiamenti hanno
messo a dura prova le educatrici, che però grazie al loro buon spirito di adattamento,
caratteristica ritenuta fondamentale dal gruppo, hanno saputo gradatamente accettare e
fare propri, per il bene della Casa stessa, che viene prima di tutto. Questo sentimento di
appartenenza, lo spirito di sacrificio e di forte coesione di stampo familiare sono molto
sentiti e sono una caratteristica fondamentale della Casa Vacanza di Ghiffa, di cui le
educatrici sono molto orgogliose, tanto che affermano: “Siamo forse una delle poche case
così, non crediamo che nelle altre il personale sia così unito come lo siamo noi!”. È così
che in occasione dei cambiamenti apportati soprattutto con Scuola Natura si sono
affrontate le difficoltà: sviluppando sia la capacità di instaurare con il bambino un rapporto
breve ma efficace in base agli obiettivi anche didattici, sia le competenze nella gestione
della relazione con gli insegnanti. Questo ha significato imparare a rivestire un ruolo
duplice rispetto ad una volta: nei confronti dei bambini e contemporaneamente nei
confronti degli altri adulti ospiti della casa, una sorta di “cuscinetto”, tra i bambini e gli
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insegnanti. Nel rapporto con i ragazzi è capitato di osservare ad esempio che alcuni alunni
segnalati a scuola come bambini caratteriali o con problemi di socializzazione, una volta
nella casa vacanza cambiano radicalmente comportamento ed atteggiamento; questo
fenomeno può avere tante ragioni tra cui il fatto
che l’insegnante in una classe può non riuscire
a seguire un solo ragazzo individualmente,
mentre in una casa vacanza è più possibile
perché la gestione del gruppo classe è
condivisa con altri educatori. Non ultimo c’è il
fatto che vivere ventiquattro ore su ventiquattro
in un contesto extra-scolastico permette di
conoscere le persone davvero più nella sua
quotidianità e spontaneità. Tutto ciò è ovviamente possibile solo a patto che vi sia la
disponibilità di mettersi in discussione e di impegnarsi in una reale collaborazione tra le
diverse figure educative. Nel contesto della casa vacanza, soprattutto il bambino che a
scuola mostra difficoltà di relazione e di socializzazione, si trova per forza di cose
assorbito in un tessuto di relazioni con cui si deve rapportare (l’educatore, il direttore, il
medico, il personale delle pulizie, la cuoca…) e questo può dare il la per un cambiamento
nella relazione con gli adulti ma anche con i compagni. Questa esperienza è molto
educativa in particolare proprio per quei bambini che a scuola presentano maggiori
difficoltà, permettendo ai bambini di socializzare, ritagliarsi il loro spazio di autonomia nella
gestione delle loro piccole cose. Le educatrici hanno sempre posto grande attenzione
nell’aiutare il bambino a superare positivamente eventuali stati d’ansia suscitati dal
distacco dalla famiglia e/o dalla dimensione comunitaria dell’esperienza, che in genere è la
prima vissuta dal bambino piccolo.
La passione che queste educatrici, anima della Casa,
trasmettono, si può notare anche nella cura dello spazio,
inteso come luogo accogliente per i piccoli ospiti: nel
corso degli anni ’80 hanno ideato e dipinto, con soggetti
a tema tratti dal paesaggio locale, pareti divisorie utili a
suddividere le grandi camerate in camerette più piccole,
creando un ambiente più intimo e raccolto. Le grandi
camerate si sono così trasformate in più piccole
stanzette, comunicanti tra loro, da sei/otto letti ciascuna
e con le pareti allegramente decorate con temi che
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identificano il nome della camera: la camera del bosco, la camera dei fiori, la camera del
lago, la fattoria, il prato… Ad attendere ogni bambino, viene collocato sul lettino un
pupazzo che da il benvenuto al piccolo ospite, pronto a fargli compagnia. Il bambino può
così scegliere il proprio posto e personalizzarlo con il suo nome e i suoi disegni. In ogni
stanzetta è poi pensato un angolo relax con il tappeto in moquette per sedersi, in cui i
bambini, dopo mangiato, disegnano e scrivono nei riquadri di un cartellone bianco quello
che hanno fatto durante la giornata, cosa
mangiano, com’è stato il tempo realizzando così
con l’aiuto delle educatrici un cartellone-diario
riassuntivo della giornata, un supporto visivo e
concreto dell’esperienza nella Casa Vacanza. Si
fa in modo di mettere a proprio agio i bambini,
facendo trovare loro un ambiente caldo e
familiare. Una fiaba ed il bacio della buonanotte
dato a tutti singolarmente conclude la giornata, mentre il risveglio è dolce e graduale e si
prepara il bambino pian piano ad affrontare una nuova giornata. Durante il soggiorno
sono previste alcune escursioni mirate alla conoscenza del luogo. Nel caso di Scuola
Natura in riunioni specifiche le educatrici illustrano agli insegnanti le attività e la proposta
formativa della Casa Vacanza. Il pomeriggio del primo giorno del soggiorno, dopo il
pranzo, viene concordato con gli insegnanti il programma della settimana. Le escursioni
vengono organizzate in modo tale che ci sia un momento di preparazione dei bambini
all’evento e successivamente un altro momento di rielaborazione, sulla base degli stimoli
forniti dai giochi e dalle attività proposte dalle educatrici durante l’uscita. Tra le attività
esterne e le uscite ci sono: visite di Ghiffa e paesi vicini, gite sul lago in battello e visita
delle Isole Borromee, passeggiate nel bosco, in montagna, visite alla fattoria o
all’apicoltura, ma anche visite a musei come al museo del cappello, o al museo dell’acqua
(Acquamondo). Le educatrici, essendo della zona, conoscono bene sia il territorio sia la
storia di alcuni posti significativi del luogo: molte visite fatte con le classi di Scuola Natura
non hanno quindi alcun bisogno di guide esterne: le educatrici della Casa non solo
conoscono bene storia e luoghi, ma sono anche in grado di raccontare e coinvolgere
insegnanti e bambini nelle visite “guidate”, riuscendo a trasmettere la passione di quanto
stanno spiegando. Dopo ogni uscita viene dunque fatta l’attività di elaborazione: dopo la
merenda delle 16, le insegnanti portano nelle aule il gruppo classe per la rielaborazione
che può essere fatta in modo tale da elaborare un giornalino finale. Accanto a questa
attività, le educatrici nel pomeriggio portano in modo alterno gruppetti di 5 ragazzi nei
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laboratori che sono stati decisi nella programmazione con le insegnanti: nel “piccolo
laboratorio del Fai da te” viene costruito un plastico che riproduce in sintesi le esperienze
fatte, c’è poi il laboratorio dei lavori su rame, quello di pittura su stoffa, la falegnameria e
una volta c’era anche quello molto bello di fotografia (sviluppo e stampa) che è stato
purtroppo abolito per ragioni di sicurezza, anche se era quello che affascinava di più i
bambini. I lavoretti vengono poi portati a casa. Durante l’Estate le escursioni sono
pressoché simili a quelle di Scuola Natura, in più c’è la possibilità di andare in piscina.
L’animazione serale prevista dopo la cena (come in Scuola Natura) consiste in musiche,
canti, balli…
Nella Casa di Ghiffa fino al 1998 tutte queste
attività erano gestite in proprio dal personale
dipendente dal Comune di Milano. Dall’estate
del 1998 si è cominciato a sperimentare
l’esternalizzazione di alcuni segmenti di servizi:
si è iniziato con quella di Estate Vacanze e dal
gennaio del 1999 si è esternalizzata anche per
Scuola Natura l’animazione serale, il servizio
pulizie, il servizio medico infermieristico ed il servizio notturno. Da allora c’è una
cooperativa di Milano che gestisce questi servizi. Quindi durante Scuola Natura il
personale della Casa garantisce la sua presenza dalle 8.00 fino alle 20.00 in due fasce
orarie di 6 ore ciascuna, poi entra in carico il personale della cooperativa dalle 20.00 alle
23.00 garantendo l’animazione notturna. Durante Estate Vacanze il personale della casa
gestisce direttamente solo la fascia mattutina, mentre dalle 14.00 alle 23.00 interviene il
personale della cooperativa.
Tra alcuni eventi particolari che ancora si ricordano, ce n’è uno legato proprio al primo
anno di lavoro con una cooperativa: un giorno è crollato il muro delle docce proprio
quando i bambini si stavano preparando per fare l’igiene personale. Per fortuna non è
accaduto nulla a nessuno e gli educatori della cooperativa sono stati davvero bravi e
professionali a mantenere la calma tanto che i bambini non hanno avuto paura. Il direttore,
che era appena andato a casa, è tornato ed ha passato lì la notte e gli educatori hanno
preso i bambini e hanno saputo gestire una situazione davvero pesante con una
professionalità estrema. Tra gli eventi significativi non si può dimenticare come due anni fa
nel periodo di Vacanza Natura si è abbattuta una tromba d’aria che ha fatto cadere un
albero in giardino, proprio vicino alla casa, per fortuna però non l’ha colpita e non ha
causato nessun danno. Un’altra volta sul retro della casa è ceduto il terreno ma anche in
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quel caso non è successo nulla di grave alla casa. Si dice che il busto di papà Ernesto in
giardino vegli bene sulla sua casa, proteggendola.
Un evento di particolare importanza per la Casa Vacanza e per il mantenimento della sua
identità, è accaduto nel 1989, quando, per la prima volta ci si è incontrati con quelli che
furono i primi bambini ospitati da Mamma Gemma prima degli anni ’70, i cosiddetti
“Rondinoni”, che sono la memoria storica della Casa. Questo è stato un momento in cui ci
si è trovati con i Rondinoni ed è avvenuta una conoscenza diretta con il passato della
Casa, ma lo spirito di quel passato si respirava già, perché in tutta la casa c’erano i ritratti
di Mamma Gemma, le foto di quei bambini. Il primo ritrovo con i Rondinoni è stato
importante e lo è ancora, ma ancora più importante è che questa Casa Vacanza non è
una realtà asettica, ma è una Casa che ha una sua storia specifica e proprio per questo vi
si respira un particolare vissuto. Le educatrici fanno parte di questa storia e proprio per
l’intensità con cui hanno vissuto la Casa, hanno sviluppato una certa devozione per Papà
Ernesto e Mamma Gemma, sicure che vi sia una protezione da parte loro. Questo si
respira molto anche negli incontri con i Rondinoni, che ancora adesso ricordano con
profondo affetto e nostalgia il tempo in cui erano stati ospiti di “Mamma Gemma e Papà
Ernesto”, e sono convinti che la loro protezione prosegui ancora in modo quasi
sovrannaturale. Le stesse educatrici, per qualsiasi difficoltà spesso si sono rivolte al busto
del fondatore della Casa, che si trova nel parco e guarda l’ingresso, dicendo “Papà
Ernesto, pensaci tu!”. Il fatto che si siano verificate diverse piccole coincidenze “strane” ha
fatto sì che si sviluppasse un certo timore reverenziale ed un’atmosfera quasi magica. È
accaduto ad esempio che in una delle ricorrenze in cui ci si è trovati con i Rondinoni, la
figlia di una delle educatrici avesse trovato gli spartiti e quindi preparato una sonata a
pianoforte di una delle tante canzoncine che i bambini cantavano sempre con Mamma
Gemma, da suonare per l’occasione, mentre, all’insaputa di ciò, i Rondinoni avevano
preparato uno scritto proprio con il testo di quella canzone, con l’intenzione di ricantarla
all’interno della Casa a distanza di tanto tempo. In quell’occasione si sono commossi tutti,
perché sembrava che ci fosse stato un filo diretto che congiungeva le due iniziative,
portate avanti separatamente, come se ci fosse stato un intervento sovrannaturale da
parte di Mamma Gemma e Papà Ernesto, perché questa cosa potesse accadere come se
fosse stata organizzata apposta.
Una buona metafora per descrivere questa Casa Vacanza è senza dubbio il Nido : “Per
noi questa è come una seconda casa …per i Rondinoni questa casa era proprio come un
nido, una casa che ha cominciato a raccogliere i bambini che avevano bisogno e che nel
corso della loro vita sono stati fortunati perché hanno trovato al suo interno delle persone
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che li hanno seguiti nel corso della loro vita e ancora adesso per noi queste persone che
vengono (i Rondinoni) danno un’energia perché il loro vissuto era in questo nido, in questa
casa … un nido in cui si radunano tanti sentimenti, l’amore, tanti vissuti che ti avvolgono e
ti fanno sentire al sicuro”.
4.LA MIGRAZIONE: PROBLEMATICHE ATTUALI E PROSPETTIVE PER IL FUTURO
Ultimamente non solo lo spirito di adattamento di tutti
i protagonisti di questa Casa, ma anche il loro
sentimento di appartenenza al luogo di origine che ha
forgiato, come cosa viva, la propria identità, è stato
messo a dura prova dall’inizio dei lavori di
ristrutturazione della Villa e dal conseguente
trasferimento temporaneo della “Casa Vacanza” a
Pallanza. Questa è la prima volta che la casa subisce dei lavori di ristrutturazione, anche
se era già da anni che se ne parlava. La ristrutturazione infatti era già stata programmata
da tempo ma mai effettuata (sono passati 10 anni dal primo pensiero di ristrutturazione).
Ora finalmente ci si è arrivati, anche sulla spinta dell’adeguamento alle norme per la L.
626/94. È vero che c’era già un ascensore, però oltre che ad essere piccolo aveva un
accesso scomodo in particolare per le carrozzelle. Per tutto il personale della Casa, la
ristrutturazione è un po’ l’attuarsi di paure che erano diventati fantasmi: la signora
responsabile economa, ed ex educatrice e coordinatrice della casa, ormai prossima alla
pensione, afferma che in 38 anni di lavoro a Ghiffa ha sempre sentito parlare del fatto che
la casa doveva essere prima o poi ristrutturata, ma fino ad ora non era mai successo nulla,
per cui tra il personale si era sviluppata l’idea che non sarebbe mai successo. Ora invece
c’è stato davvero un cambiamento enorme nella vita
della Casa, visto che i lavori di ristrutturazione sono
reali.
Buona parte della preoccupazione deriva anche dal
fatto che questi lavori sono iniziati senza un reale
pre-avviso ma soprattutto senza che le persone che
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ci lavorano avessero né il minimo “potere di voce” su una ristrutturazione funzionale al loro
lavoro, né un quadro chiaro della situazione futura. Tutto questo è stato vissuto con molta
ansia, legata più nel contingente al dolore di lasciare e quindi in un certo senso “perdere”
la propria Casa e tutti i punti di riferimento ad essa collegati, e, più a lungo termine, alla
fatica di ricostruire una nuova identità della Casa e di se stessi una volta tornati. Ancora
una volta, prima di “abbandonare” la Casa, le educatrici, si sono rivolte al busto di papà
Ernesto dicendo “Papà Ernesto, pensaci tu!”, chiedendo così “conforto” alla loro situazione
di disagio e lasciandolo a vegliare sui lavori di ristrutturazione della sua casa.
Sul dove trasferirsi, il direttore ha faticato non poco
per cercare un luogo sostitutivo per il periodo dei
lavori: a Stresa, Domodossola… Alla fine ha trovato
l’attuale sistemazione, più comoda da un punto di
vista logistico, presso Villa Congreve, ostello della
vicinaPallanza. L’ostello ha lasciato il secondo piano
alla Casa Vacanza di Ghiffa, tenendosi per sé e per
i suoi ospiti il primo).
Questo evento della ristrutturazione e del cambio di sede, seppur temporaneo, è
considerato da tutti il momento di svolta più significativo di tutta la Casa Vacanza di Ghiffa.
Il cambiamento di sede ha oltretutto apportato conseguenti cambiamenti significativi per
l’esperienza sia di Scuola Natura, sia di Estate Vacanza: molte attività abituali sono state
sconvolte e anche il tipo di utenza è cambiato, visto che vengono ospitati solo bambini più
grandi, del secondo ciclo di scuola elementare, che, rispetto a quelli più piccoli, hanno
bisogni più didattici e con cui il rapporto stesso è diverso. Il cambio di utenza si è reso
necessario per motivi di sicurezza, poiché non ci si fidava a lasciar dormire bambini più
piccoli in una struttura con letti a castello, ritenendo anche indispensabile tra i bambini un
certo tipo di adattamento e di spirito d’avventura
per alloggiare in un ostello della gioventù, che
non è funzionale come una vera Casa Vacanza.
Una volta tornati a Ghiffa si tornerà ad ospitare
bambini di scuole materne e del primo ciclo delle
scuole elementari. La consegna della casa
ristrutturata è prevista per febbraio/marzo 2007 (i
lavori sono iniziati tra gennaio e febbraio del
2006).
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La convivenza con gli ospiti dell’ostello non è delle migliori, dato che l’utenza dell’ostello è
composta prevalentemente da adulti non troppo rispettosi del fatto che ci sono anche altre
persone (rientrano tardi, fanno rumore, parlano ad alta voce…). Nella struttura attuale,
inoltre, ci sono pochi spazi per le attività interne e risulta difficile condividere gli spazi e gli
orari con gli altri utenti dell’ostello. Mancando lo spazio necessario, sono stati aboliti i
laboratori e l’attività di rielaborazione, cosa che si faceva regolarmente a Ghiffa: con la
rielaborazione si faceva il giornalino con tutto ciò che i bambini avevano fatto, le loro
impressioni ed emozioni, le schede con ciò che avevano appreso.
All’ostello di Pallanza tutti gli spazi che c’erano a
Ghiffa non ci sono più, per cui spesso gli insegnanti
si fanno dare delle schede sui luoghi e le attività
dagli educatori per fare il giornalino una volta tornati
a scuola, anche se comprensibilmente diventa più
difficile fare il lavoro di rielaborazione molto tempo
dopo, una volta tornati.
Sia con Scuola Natura, sia con Estate Vacanza si
cerca di fare più uscite possibili, in modo da evitare di stare a lungo nell’ostello, e in Estate
Vacanza c’è la possibilità di usufruire la piscina comunale di Verbania, ci sono tornei
sportivi, l’animazione serale diventa quasi discoteca e dall’estate 2006 vi è la possibilità di
recarsi a Parco Re di Verbania in cui c’è animazione tutto il giorno. Il problema degli spazi
investe non solo quelli dedicati ai ragazzi e al lavoro con loro, ma anche a quelli del
direttore, della segreteria e di altri servizi della Casa Vacanza. Le camerate a disposizione
devono bastare per insegnanti, bambini, l’educatrice e l’infermiera per la notte. Inoltre una
volta il direttore aveva il suo ufficio, la segretaria aveva il suo e c’era una stanza adibita
per le educatrici e la coordinatrice. Ora tutte queste figure sono in un unico ufficio e la
sensazione che hanno le persone che ci lavorano è ben riassunta dall’espressione usata
dalla signora responsabile economa, ed ex educatrice e
coordinatrice della casa: “Io mi sento stretta!”. Nell’ufficio
che alloggia la scrivania del direttore ed altre due
scrivanie, si trova il nido dei rondinini che si trovava
sull’ingresso della Casa ed è stato portato con sé, per
paura che con i lavori di mezzo si potesse rompere e
andare perso e nel tentativo di ripristinare anche in
questo luogo almeno una parte dello spirito della propria
Villa.
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Un cambiamento ulteriore sta nel fatto che a breve deve
subentrare la Milano Ristorazione al posto dei cuochi che
sono sempre stati presenti a Ghiffa. Dal 1929 ad oggi si
può quindi dire che quello che sta accadendo ora è il
maggiore punto di svolta. Anche per il fatto che molte
persone che ricoprono ruoli importanti nella casa stanno
andando in pensione. Il trasloco, la ristrutturazione, la
“perdita” di queste persone contribuiscono a creare un clima di tristezza, soprattutto in chi
rimane. Oggi come oggi, si avverte l’amara percezione di non riuscire “a lasciare questa
eredità a nessuno, anche perché non sappiamo quale sarà il futuro della casa, se sarà
appaltata, se ci sarà una cooperativa, e quindi altre persone, che svolgeranno anche il loro
lavoro benissimo, ma che non avranno quel vissuto che abbiamo noi di questa casa”. Si
sente la mancanza di un passaggio di consegne e di eredità e questo è un fattore di forte
dispiacere, perché non potendo trasmettere il proprio vissuto della casa e la conoscenza
di quest’ultima, si perderà una parte della casa stessa. Ciò che più dispiace è da un lato il
vedere perdersi con le ristrutturazioni della casa una parte della propria vita, vista la
propria esperienza profonda e radicata con la storia della Casa stessa, e dall’altro
l’accorgersi che le nuove forze lavoro non hanno lo stesso atteggiamento che hanno
queste persone nei confronti del proprio lavoro e quell’entusiasmo che ancora le fa andare
avanti. Le preoccupazioni per la ristrutturazione della Casa sono soprattutto a livello
strutturale: “la paura è che ce la possano modificare troppo così che quando uno ci va
dentro non si ritrova più; perda quello che è lo spirito”. Si spera che la casa continui ad
essere adibita per i bambini, ma il timore che possa venire utilizzata anche per convegni o
altre iniziative magari a pagamento è comunque
forte. Vi è dunque da un lato il timore di aver
permesso una snaturazione della Casa (che la
Mamma Gemma dica “Mamma mia che cosa avete
lasciato fare alla mia casa!”) e dall’altra la paura
personale da un punto di vista lavorativo: “non
sapremo più quale sarà esattamente il nostro ruolo;
passando dai bambini a seguire altre cose magari in
altri ambiti, perdi quella tua identità, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per costruircene
una!”. Per ora sono ancora nella fase di una migrazione forzata e, come le rondini lontano
dalla loro casa, attendono che passino le difficoltà e il rigore dell’inverno per poter tornare
nel loro nido e continuare serenamente la loro vita di sempre!