La tutela della salute della donna che lavora · •Esistono malattie professionali, di un rischio...

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La tutela della salute della donna che lavora Carmen Ceffa ASL NO Dipartimento Materno Infantile

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La tutela della salute della donna che lavora

Carmen Ceffa ASL NO Dipartimento Materno Infantile

La Promozione della Salute negli ambienti di lavoro o WHP

(Workplace Health Promotion) è il risultato degli sforzi congiunti

dei datori di lavoro, dei lavoratori e della società volti a migliorare

la Salute e il Benessere nei luoghi di lavoro.

Le aziende possono….• Promuovere l’attività fisica: Promozione dell’uso della bicicletta nei

viaggi casa-lavoro con creazione di parcheggio, Convenzioni o incentivi premiali che riguardino l’acquisto di abbigliamento o attrezzature sportive, abbonamenti per palestre, piscine o centri sportivi. Distribuzione di Contapassi ad almeno al 70 % del personale con specifico materiale informativo

• Promuovere Campagne di promozione al tabagismo:azioni positive e rinforzanti con incentivi per chi smette di fumare e per chi non fuma

• Creare un Regolamento aziendale sull’alcol diffuso e attuato: Assenza di vendita, somministrazione, possibilità, di consumo di alcolici

sul posto di lavoro e nella mensa aziendale oppure, ove non vi sia mensa interna, buoni pasto con esplicita esclusione degli alcolici; Procedure per la gestione dei casi di ubriachezza franca o sospetta

• Favorire l’adesione a interventi di screening promossi dalla Regione: Pap test- mammografia –tumore colon-sigmo

TUTELA DELLA DONNA LAVORATRICE

• Esistono malattie professionali, di un rischio particolarmente insidioso ed in continua evoluzione, con manifestazioni che, in linea di massima, toccano tutti i lavoratori, a prescindere dal sesso. L’indicazione di massima, però, non può certamente escludere il manifestarsi di particolari forme morbose che, provocate dal lavoro, tocchino con particolare virulenza le lavoratrici. Si tratta, nella seconda ipotesi, dei possibili effetti nocivi che l’esposizione ad agenti patogeni può causare all’apparato riproduttivo femminile e, nel corso della gravidanza, alla gestante o al nascituro.

TUTELA DELLA DONNA LAVORATRICE

• per le donne lavoratrici l’INAIL consapevole delle proprie responsabilità dedica particolare attenzione al tema delle sostanze nocive. La particolare attenzione è frutto, da un lato, del nuovo rilievo che con la tutela del danno biologico assumono le lesioni all’integrità psicofisica a prescindere dall’incidenza sulla capacità lavorativa, dall’altro, dell’appassionata opera del Comitato Pari Opportunità INAIL, che interpretando in senso evolutivo il proprio ruolo ,dedica attenzione ed impegno ai temi, appunto, delle donne che lavorano.

Ci troviamo in presenza di una letteratura scientifica che evidenzia solo alcuni “punti deboli” a carico della donna, la quale è riconosciuta come più suscettibile a certi agenti lavorativi (fatica fisica, singoli tossici industriali), è certo che la condizione psico-fisica che accompagna la gravidanza può costituire un momento di particolare vulnerabilità a carico della madre e del nascituro verso un gran numero di agenti chimici, fisici/meccanici e biologici. Meritevoli di approfondimento, inoltre, gli studi effettuati in materia di menopausa e condizione lavorativa, tra i quali quello che denota un’incidenza insolitamente elevata di sindrome del tunnel carpale tra le lavoratrici addette ad attività manuali ricorrenti o ripetitive, dopo l’inizio del climaterio.

Domanda“come proteggere efficacemente senza discriminare?”

Donne lavoratrici tutelate

• Nella seconda metà degli anni ’70 il lavoro delle donne (women at work) fu studiato ed approfondito da parte dell’I.L.O. (International Labour Office) attraverso una serie di Documenti ufficiali particolarmente rivolti ai seguenti temi: • Pari opportunità (Equality of opportunity and treatment for women workers, 1975, 1980) • Responsabilità familiari (Employment of women with family responsibilities, 1978, 1980) • Sicurezza e salute sul lavoro (Health and safety at work, 1978, 1980), ergonomia inclusa.

Donne lavoratrici tutelate

• Nel medesimo periodo l’Italia - che già da tempo aveva attivato norme di tutela per le lavoratrici madri - approvava la Legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro (L.903/1977) e si preparava mentalmente e giuridicamente a recepire le future Norme europee di prevenzione. Tra queste, le più importanti furono quelle relative al miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro (vedi decreto legislativo n. 626/94) ed al miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere e in periodo di allattamento (vedi decreto legislativo n. 645/96). Da pochi mesi è stato emanato il D.L.vo 151/01:”Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità”, nel quale sono riunite e coordinate le disposizioni vigenti in materia, e nel quale sono state apportate le modifiche necessarie per garantire la coerenza logica e sistematica della normativa di tutela della lavoratrice madre.

Donne lavoratrici tutelate

• Stante la corrente epoca di globalizzazione dei mercati e dei fenomeni correlati, immigrazione inclusa, vorrei parlarvi della donna lavoratrice immigrata. Per tale Lavoratrice, infatti, si avverte sempre più la necessità di garantire non solo la corrente tutela di livello e stampo “europei” ma anche una tutela supplementare volta al superamento del “gap” socio-culturale, quando questo si configuri come retaggio dell’arretratezza. La lavoratrice, ad esempio, andrà informata e formata ai fini di una maternità responsabile, ai fini dell’evitare il perpetuarsi di mutilazioni sessuali di stampo tribale, ai fini del rafforzare in lei il convincimento ad opporsi allo sfruttamento, sempre latente nei riguardi del suo stato di donna ed immigrata al tempo stesso.

Prof. Antonio Paoletti Titolare Cattedra Medicina del Lavoro Università degli Studi de L’Aquila

Donne lavoratrici tutelate

• Nelle linee direttrici ritroviamo la definizione di pericolo inteso come “quella proprietà o qualità intrinseca per cui una cosa (per esempio: materie, materiali, metodi e pratiche di lavoro) può provocare un danno”. Questa definizione ci aiuta a considerare pericolose una serie di situazioni lavorative nelle quali non è tangibile l’agente nocivo. Nelle stesse linee direttrici, inoltre, vengono messe in risalto alcune situazioni di disagio , cui sono esposte le lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento. Gli orari di lavoro prolungati, il lavoro a turni rappresentano condizioni che, inducendo un affaticamento mentale o fisico, aggravano la stanchezza della lavoratrice, stanchezza correlata alla gravidanza e al periodo post natale

Donne lavoratrici tutelate

• Tra le altre indicazioni fornite dalle linee direttrici della Commissione delle Comunità Europee, risalta l'attenzione rivolta alla protezione delle gestanti e delle donne che allattano dai rischi derivanti da una alimentazione inadeguata e da quelli di infezioni o di patologie renali per mancanza di adeguate infrastrutture igieniche. Altri pericoli generici non correlati ad uno specifico agente fisico sono elencati nella Normativa di tutela di seguito riportata, nella quale si rinvengono anche i riferimenti a lavori comportanti l’esposizione a più fattori di rischio.

• Il decreto legislativo n. 151/2001 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53” ha abrogato il decreto legislativo 645/1996 pur adottandone le disposizioni in materia di tutela della maternità. Il decreto legislativo n. 645/1996 recepiva la direttiva 92/85/CEE, concernente il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento. L’articolo 3 di tale direttiva prevedeva l’elaborazione di linee guida da parte della Commissione delle Comunità Europee per la valutazione degli agenti chimici, fisici, biologici, nonché dei processi industriali ritenuti pericolosi per la sicurezza o la salute delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento. Tali linee sono state elaborate e comunicate ai Paesi Membri in data 5/10/2000 e intendono servire da base per la valutazione, da parte del datore di lavoro, dei rischi per la sicurezza e la salute nonché di tutte le ripercussioni che tali rischi hanno sulla gravidanza o sull'allattamento. Le linee direttrici distinguono i pericoli cui si possono trovare esposte le lavoratrici suddette in generici e specifici e prendono in considerazione anche tutta una serie di fattori quali i movimenti e le posizioni di lavoro, i disagi fisici e mentali connessi all'attività svolta dalle lavoratrici di cui sopra.

• Normativa di tutela: D.P.R. 1026/76, art.5 lavori faticosi pericolosi ed insalubri vietati: lettera E) divieto di adibizione delle lavoratrici durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro a: lavori su scale ed impalcature mobili e fisse; lettera G) divieto di adibizionedelle lavoratrici durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro a: lavori che comportano una stazione in piedi per più di metà dell’orario o che obbligano ad una posizione particolarmente affaticante; lettera H) divieto di adibizione delle lavoratrici durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro a: lavori con macchina mossa a pedale, o comandata a pedale, quando il ritmo del movimento sia frequente, o esiga un notevole sforzo; lettera L) divieto di adibizione delle lavoratrici durante la gestazione e per sette mesi dopo il parto a: lavori di assistenza e cura degli infermi nei sanatori e nei reparti di malattie infettive e per malattie nervose e mentali; lettera N) divieto di adibizione delle lavoratrici durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro a: lavori di monda e trapianto del riso;

La campagna europea della sicurezza 2015-2016: “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età: promozione di una vita lavorativa sostenibile” Un consiglio dai ragazzi ai ragazziCome mantenersi in salute durante tutta la vita lavorativa

Come affrontare il mondo del lavoro in sicurezza

Fattori ambientali

• E' stato dimostrato che alcuni fattori ambientali, soprattutto nelle fasi della vita più delicate come lo sviluppo intrauterino, l’infanzia e l’adolescenza, in cui l’organismo è in continuo cambiamento, possono determinare non solo infertilità nella vita adulta ma anche essere la causa di alcune patologie andrologiche e ginecologiche, come anche di alcuni tumori e malformazioni del sistema riproduttivo.

• Tra i fattori ambientali maggiormente coinvolti vi sono gli interferenti endocrini, sostanze insidiose potenzialmente in grado di alterare la funzionalità del sistema endocrino causando in tal modo effetti avversi sulla nostra salute e prole. Si tratta di un ampio gruppo di sostanze chimiche che comprende: contaminanti ambientali persistenti, sostanze chimiche utilizzate come pesticidi o antiparassitari, oppure come additivi e preservanti di prodotti industriali e di consumo, alcuni metalli pesanti, sostanze chimiche di origine naturale come i polifenoli (alcuni noti come fitoestrogeni) e farmaci ad azione ormone-simile.

• Tutte queste sostanze chimiche possono essere disperse nell’ambiente o mediante l’inquinamento atmosferico (es. le diossine per combustione negli inceneritori) oppure nelle acque e nei suoli, in seguito ad escrezione urinaria, perché presenti negli alimenti e nelle acque potabili o perché contenute in oggetti anche di uso comune come plastiche e scatole metalliche usate anche per la conservazione degli alimenti, nonché nei cosmetici e nei prodotti per l’igiene e la cura personale.

• Per la popolazione generale l’alimentazione è il veicolo di esposizione principale agli interferenti endocrini.

• Una recente stima ha calcolato che, in assenza di azioni per la riduzione del rischio, l’esposizione a interferenti endocrini contribuisce per almeno il 20% all’incidenza di malattie riproduttive, quali endometriosi, infertilità maschile e criptorchidismo la cui cura comporta seri costi sociali ed economici. Pertanto l’Unione Europea considera particolarmente importante individuare gli interferenti endocrini presenti sul mercato europeo (articolo 57f del Regolamento REACH) e controllare la possibile contaminazione dell’ambiente e degli alimenti.

• L’esposizione costante e prolungata nel tempo, anche al di sotto della dose tossica riconosciuta, durante le fasi critiche dello sviluppo dell’organismo può provocare interferenze sul sistema endocrino e riproduttivo. Quest’ultimo è stato dimostrato essere particolarmente suscettibile all’esposizione in gravidanza a pesticidi e plasticizzanti (ftalati) delle plastiche con manifestazioni patologiche (note nell’insieme come Sindrome della Disgenesi Testicolare) quali malformazioni congenite (es. criptorchidismo e ipospadia) o come malattie dell’età adulta quali tumori testicolari e ridotta qualità del seme Tale ridotta qualità del seme è facilmente evidenziabile dai dati sulla numerosità degli spermatozoi nello sperma che nell’uomo risulta essere in costante diminuzione negli ultimi 50 anni.

• Inoltre l’esposizione cronica per motivi di lavoro a sostanze chimiche o a radiazioni può influire negativamente sulla fertilità.

• Alcune categorie possono essere maggiormente interessate, come i lavoratori delle aziende produttrici di prodotti fitosanitari e gli agricoltori (per l’esposizione a pesticidi e fertilizzanti nonché a metalli pesanti presenti nelle formulazioni fitosanitarie), i lavoratori nel settore edile (per esposizione a polveri, prodotti additivi, vernici),così come chi lavora in attività tipografiche (per le emissioni di polveri, composti organici volatili e ozono prodotti da stampanti laser e fotocopiatrici), il personale militare (per il trasporto, l’immagazzinamento, la conservazione e l’esposizione a sostanze radioattive o metalli pesanti) , il personale medico-infermieristico (per l’esposizione a sostanze tossiche e/o radiazioni ionizzanti) e chi lavora nell’ industria chimica, petrolchimica, mineraria, (per l’esposizione potenziale a molteplici classi chimiche sopra citate).

• In generale, l’esposizione ambientale a sostanze chimiche può rappresentare un rischio importante per la salute riproduttiva: risulta dunque di primaria importanza l'attuazione di misure preventive oltre che un controllo periodo della fertilità.

• È indispensabile, quindi, rispettare e far rispettare le condizioni di lavoro che garantiscono la sicurezza di lavoratori e lavoratrici ed è, inoltre, consigliabile effettuare delle visite andrologiche e ginecologiche periodiche per monitorare l'effetto di tali sostanze chimiche sullo stato di salute riproduttiva.

Stili di vita

• La fertilità è un bene da tutelare e preservare sin dall’infanzia. Banali infezioni, se trascurate, possono comportare conseguenze negative a lungo termine sulla fertilità. Anche il fumo, l’alcol, le sostanze stupefacenti, l’obesità o l’eccessiva magrezza, la sedentarietà o l’eccessiva attività fisica sono i principali fattori di rischio capaci di influenzare negativamente la salute sessuale e riproduttiva di un individuo.

• Studi confermano che l’obesità e l’eccessiva magrezza sono causa del circa il 12% dell’infertilità.

• L’obesità si associa, nella donna, ad alterazioni del ciclo mestruale, rischio di aborti e complicanze ginecologiche; nell’uomo invece ad una riduzione dei livelli di testosterone ematico e ad alterazioni del liquido seminale. Nelle donne con una drastica riduzione di peso corporeo può comparire un’assenza dei cicli e dell’ovulazione. Dati epidemiologici dimostrano che se il peso torna normale, nel 70% dei casi anche la fertilità viene recuperata.

• E’ stato stimato che circa il 13% dell’infertilità femminile può essere causato dal fumo, che inoltre aumenta il numero di aborti, di gravidanze extrauterine, e anticipa la comparsa della menopausa.Numerosi studi condotti su pazienti sottoposte a tecniche di procreazione assistita (PMA) dimostrano nelle donne fumatrici più bassi tassi di successo.Nel maschio fumatore, molti parametri del liquido seminale risultano alterati in correlazione negativa con il numero di sigarette. Nell’uomo il fumo di sigaretta riduce la motilità e altera la morfologia degli spermatozoi, interagisce inoltre con le ghiandole accessorie maschili modificando la loro secrezione.Infine, le sostanze tossiche presenti nel fumo di sigaretta sono in grado danneggiare la cromatina e il DNA degli spermatozoi in misura direttamente proporzionale al numero di sigarette fumate.Anche i cannabinoidi possono interferire con l’impianto degli embrioni e la motilità degli spermatozoi.

• Il consumo eccessivo di alcol, nella donna, altera i meccanismi dell’ovulazione e dello sviluppo ed impianto dell’embrione; nell’uomo, invece, danneggia i testicoli, riduce i livelli di testosterone e danneggia la maturazione degli spermatozoi.

• Gravi danni all’apparato sessuale e riproduttivo sono arrecati dall’uso di sostanze stupefacenti.Lo sport, se praticato con equilibrio e costanza, è utile a garantire un buono stato di salute generale e riproduttiva. Tuttavia sia l’eccessiva sedentarietà, sia un’attività fisica troppo intensa, possono alterare l’assetto ormonale e riproduttivo sia maschile che femminile. Il doping può determinare alterazioni del desiderio sessuale, della funzione erettile e della capacità riproduttiva nei maschi, e alterazioni nel ciclo mestruale ed infertilità nelle femmine, con conseguenze anche gravi.

Età e fertilità

• Nella donna, invece, l’età gioca un ruolo molto importante sulla capacità riproduttiva. Per una scelta consapevole è importante che le giovani donne siano informate sul fatto che la “finestra fertile” femminile è limitata e che la qualità degli ovociti si riduce al crescere dell’età.La donna, infatti, nasce con un numero prestabilito di follicoli, le strutture che contengono gli ovociti, che si esaurisce progressivamente senza possibilità di rigenerarsi.La fertilità della donna, quindi, risulta massima tra i 20 e i 30 anni, subisce poi un primo calo significativo, anche se graduale, già intorno ai 32 anni e un secondo più rapido declino dopo i 37 anni, fino ad essere prossima allo zero negli anni che precedono la menopausa, che in genere si verifica intorno ai 50 anni.L’ingresso nella fase di subfertilità o infertilità avviene in genere intorno ai 40 anni, ma in alcuni casi può essere anche più precoce Inoltre, all’aumentare dell’età si riduce la capacità dell’endometrio di interagire con l’embrione, e si verifica un incremento dell’incidenza di endometriosi e di fibromi.L’aumento dell’età materna registrato negli ultimi anni, quindi, è in parte responsabile di un aumento del rischio di infertilità e di minore probabilità di portare a termine una gravidanza, tra cui: aborti spontanei e morti fetali endouterine, gravidanze ectopiche, parti pretermine e patologie genetiche come la trisomia 21.

• I numerosi progressi in ambito medico, grazie anche alle tecniche di procreazione medicalmente assistita oggi disponibili, possono facilitare e risolvere alcuni fattori meccanici e non, di sterilità ma non possono modificare la diminuzione della quantità e qualità degli ovociti correlato biologicamente all’età femminile.

Il futuro siete voi e i vostri figli

GRAZIE PER L’ATTENZIONE