La testimonianza di carità di don Roberto Malgesini e ... · La testimonianza di carità ......

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 212 (48.536) Città del Vaticano giovedì 17 settembre 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!;!=!/! Il ricordo del direttore della Caritas diocesana Si chiedeva sempre: «Cosa vuole Gesù da me?» All’udienza generale il Papa prega per il sacerdote ucciso a Como La testimonianza di carità di don Roberto Malgesini Papa Francesco ha ricordato don Roberto Malgesini, il sacerdote cin- quantunenne di Como ucciso marte- dì mattina, 15 settembre, da uno dei tanti bisognosi che da lui ricevevano sostegno e aiuto. «Mi unisco al do- lore e alla preghiera dei suoi familia- ri e della comunità comasca — ha as- sicurato al termine dell’udienza ge- nerale di mercoledì 16 — e, come ha detto il suo vescovo, rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio, di questo testimone della carità verso i più poveri». Poi l’invi- to rivolto ai fedeli presenti nel Corti- le di San Damaso e a quelli collegati attraverso i media: «Preghiamo in si- lenzio per don Roberto Malgesini e per tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone biso- gnose e scartate dalla società». In precedenza, proseguendo le ca- techesi sul tema «Guarire il mondo» nell’epoca del covid-19, il Pontefice aveva proposto una riflessione scan- dita da un duplice elogio: dei cuida- dores , «coloro che si prendono cura degli ammalati... di chi ha bisogno», in questi tempi in cui «c’è l’abitudi- ne di lasciare da parte» queste per- sone; e di tutti «quei movimenti, as- sociazioni, gruppi popolari, che si impegnano per tutelare il proprio territorio», contribuendo «a una ri- voluzione pacifica» per poter «la- sciare un’eredità alla futura genera- zione». Partendo dal presupposto che «per uscire da una pandemia, occor- re curarsi e curarci a vicenda», Fran- cesco ha esteso il ragionamento «an- che alla nostra casa comune: alla ter- ra e ad ogni creatura». E arricchen- do come di consueto il testo prepa- rato con aggiunte personali si è su- bito domandato «come mai» non ci sia «un vaccino... per la cura della casa comune». Salvo poi rispondere che l’antidoto contro questa malattia esiste e si chiama «contemplazione». Infatti, ha spiegato il Pontefice, «il creato, non è una mera “risorsa”» e le creature che lo abitano non posso- no essere ridotte a un «oggetto di “usa e getta”»; al contrario «rifletto- no, ognuna... un raggio di luce divi- na» e «per scoprirlo — ha raccoman- dato — abbiamo bisogno di fare si- lenzio, ascoltare e contemplare». Al contrario, «senza contemplazione» — ha messo in guardia il vescovo di Roma — c’è «l’“io” al centro di tut- to», che porta al «peccato» di «sfruttare il creato», depredare «la terra fino a soffocarla», rovinando così «l’armonia del disegno di Dio». Ecco allora la necessità di una «conversione, un cambio di strada: prendersi cura anche del creato», re- cuperando «la dimensione contem- plativa», guardando «la terra come un dono, non come una cosa da sfruttare». Perché «qui è il nocciolo del problema: contemplare è andare oltre l’utilità... è gratuità». Del resto, ha proseguito, «chi non sa contem- plare il creato, non sa contemplare le persone. E chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare le perso- ne e trattarle come schiavi». Ma «di- struggere il creato», sfruttarlo «a mio vantaggio... si paga caro», è sta- ta la denuncia di Francesco, che ha fatto anche esempi concreti dei dan- ni del surriscaldamento globale. Mentre, di contro, grazie a Dio ci sono «quanti diventano “custodi” della casa comune», come «i popoli indigeni, verso i quali abbiamo tutti un debito di riconoscenza» e «anche di penitenza, per riparare il male fat- to loro», ha concluso Francesco. PAGINA 8 Un testo universale rivolto al cuore di ogni persona Un’enciclica per fratelli e sorelle tutti di ANDREA TORNIELLI «F ratelli tutti» è il titolo che il Papa ha stabilito per la sua nuova encicli- ca dedicata, come si legge nel sot- totitolo, alla “fraternità” e alla “amicizia sociale”. Il titolo origina- le in lingua italiana rimarrà tale — e dunque senza essere tradotto — in tutte le lingue in cui il docu- mento sarà diffuso. Com’è noto, le prime parole della nuova “lettera circolare” (questo è il significato della parola “enciclica”) prendono spunto dal grande Santo di Assisi del quale Papa Francesco ha scelto il nome. In attesa di conoscere i contenuti di questo messaggio, che il Succes- sore di Pietro intende rivolgere all’umanità intera e che firmerà il prossimo 3 ottobre sulla tomba del santo, negli ultimi giorni abbiamo assistito a discussioni a proposito dell’unico dato disponibile, vale a dire il titolo e il suo significato. Trattandosi di una citazione di san Francesco (la si trova nelle Ammo- nizioni, 6, 1: FF 155), il Papa non l’ha ovviamente modificata. Ma sa- rebbe assurdo pensare che il titolo, nella sua formulazione, contenga una qualsivoglia intenzione di escludere dai destinatari più della metà degli esseri umani, cioè le donne. Al contrario, Francesco ha scelto le parole del santo di Assisi per inaugurare una riflessione a cui tie- ne molto sulla fraternità e l’amici- zia sociale e dunque intende rivol- gersi a tutte le sorelle e i fratelli, a tutti gli uomini e le donne di buo- na volontà che popolano la terra. A tutti, in modo inclusivo e mai escludente. Viviamo in un tempo segnato da guerre, povertà, migra- zioni, cambiamenti climatici, crisi economiche, pandemia: riconoscer- ci fratelli e sorelle, riconoscere in chi incontriamo un fratello e una sorella; e per i cristiani, riconoscere nell’altro che soffre il volto di Ge- sù, è un modo di riaffermare l’irri- ducibile dignità di ogni essere umano creato a immagine di Dio. Ed è anche un modo per ricordarci che dalle presenti difficoltà non potremo mai uscire da soli, uno contro l’altro, Nord contro Sud del mondo, ricchi contro poveri. O se- parati da qualsiasi altra differenza escludente. Lo scorso 27 marzo, nel pieno della pandemia, il Vescovo di Ro- ma aveva pregato per la salvezza di tutti in una piazza San Pietro vuo- ta, sotto la pioggia battente, ac- compagnato solo dallo sguardo do- lente del Crocifisso di San Marcel- lo e da quello amorevole di Maria Salus Populi Romani. «Con la tempesta — aveva detto Francesco — è caduto il trucco di quegli ste- reotipi con cui mascheravamo i no- stri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli». Il te- ma centrale della lettera papale è questa “benedetta appartenenza co- mune” che ci fa essere fratelli e so- relle. Fraternità e amicizia sociale, i temi indicati nel sottotitolo, indi- cano ciò che unisce uomini e don- ne, un affetto che si instaura tra persone che non sono consangui- nee e si esprime attraverso atti be- nevoli, con forme di aiuto e con azioni generose nel momento del bisogno. Un affetto disinteressato verso gli altri esseri umani, a pre- scindere da ogni differenza e ap- partenenza. Per questo motivo non sono possibili fraintendimenti o letture parziali del messaggio uni- versale e inclusivo delle parole “Fratelli tutti”. Firmati alla presenza di Trump gli accordi di pace tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti e tra Israele e il Bahrein Un nuovo passo per il Medio Oriente Un momento della cerimonia alla Casa Bianca (Afp) L’inquieta ricerca di amore e di Assoluto dello scrittore Pier Vittorio Tondelli LUIGI MANTUANO, ANTONIO SPADARO ED ELENA BUIA RUTT NELLE PAGINE 4 E 5 Sei figure esemplari dell’azione di Dio per l’unità dei cristiani Come le vetrate di una cattedrale CHARLES DE PECHPEYROU A PAGINA 6 ALLINTERNO CONTINUA A PAGINA 2 di PATRIZIA CAIFFA U n uomo che aveva dedicato interamente la sua vita agli ultimi degli ultimi, quelli che non hanno nemmeno un tetto sulla testa. Quasi un “santo della porta accanto”, come lo ricorda il suo vescovo. Un prete di strada, letteralmente, anche se non amava dirsi tale. Ma era lì, sulla strada, che don Roberto Malgesini, 51 an- ni, collaboratore dell’unità pastora- le Beato Scalabrini di Como, pas- sava le sue giornate, dall’alba a notte inoltrata, sempre pronto ad aiutare i suoi amici, migranti e per- sone senza dimora. E proprio sulla strada è morto ieri, 15 settembre, accoltellato da uno di quelli che aiutava, una persona con gravi pro- blemi psichici, di origine tunisina. Come Charles de Foucauld in Al- geria, come don Renzo Beretta a Ponte Chiasso nel 1991. Nello stes- so giorno in cui ricorre l’anniversa- rio dell’assassinio di don Pino Pu- glisi a Palermo. Incredibile coinci- denza. «Credo profondamente che la vi- ta non ci appartiene e nulla succe- de a caso», commenta il diacono Roberto Bernasconi, direttore di Caritas Como: «Sapeva che sareb- be potuto accadere qualcosa. La sua frase ricorrente era: “Mi chiedo sempre cosa vuole Gesù da me?” Si riteneva uno strumento nelle mani del Signore, voleva recupera- re la dimensione della Croce nelle persone sofferenti che incontrava». Bernasconi paragona la sua morte a un martirio, perché «frutto del suo impegno disinteressato». Erano amici da una vita i due Roberto, si vedevano spesso e col- laboravano, seppure con stili diver- si, nella missione comune dell’aiuto ai poveri. Il sacerdote ucciso era anche molto legato al vescovo di Como, Oscar Cantoni, suo padre spirituale ai tempi del seminario. Il presule aveva confermato l’impe- gno di don Roberto tra i senza di- mora di Como, si confrontavano spesso. «Sono convinto che don Roberto sia stato un santo della porta accanto — ha detto monsi- gnor Cantoni — per la sua sempli- cità, per l’amorevolezza con cui è andato incontro a tutti, per la sti- ma che ha ricevuto da tanta gente anche non credente o non cristia- na, per l’aiuto fraterno e solidale che ha voluto dare a tutti in questa città che ha tanto bisogno di impa- rare la solidarietà perché questo è il nuovo nome della pace». I duecentocinquanta senza di- mora presenti in città trovavano la sua porta sempre aperta. Al matti- no portava la colazione a una set- tantina di persone, aiutato da un piccolo gruppo di volontari. Du- rante la giornata incontrava i suoi amici: sulle panchine, alla mensa, li accompagnava in ospedale. Pratica- mente viveva in strada con loro. «Mi rimane nel cuore la sua sem- plicità e costanza nel vivere una vi- ta così faticosa», aggiunge il diret- tore della Caritas di Como: «Si al- zava tutte le mattine alle 4, andava a pregare in chiesa e poi partiva per le sue azioni concrete, frutto di questa preghiera». Le persone che aiutava facevano parte della sua vi- ta. E loro ricambiavano l’affetto. Si fidavano e affidavano. Per loro era disponibile 24 ore su 24. E quando non riusciva a trovare soluzioni concrete, chiedeva aiuto alla Cari- tas. Non aveva una parrocchia ma celebrava le messe nell’unità pasto- rale. Probabilmente è stato ucciso per un motivo banale. Tant’è che chi ha commesso il gesto si è subito re- cato dai carabinieri per costituirsi. Una persona con un disagio men- tale grave, che girava per le strade di Como da una ventina d’anni, senza familiari, perso nella solitudi- ne e nei meandri oscuri della sua psiche. E che tuttavia, stando alla questura, non risultava in carico ai servizi sociali. Don Roberto gli aveva dato la possibilità di dormire al coperto in una parrocchia perché era difficile da gestire in un dormi- torio. Gli ricordava di prendere le medicine. «In Italia — afferma Ber- nasconi — la malattia psichica è la Cenerentola del sistema sanitario e questi sono i risultati. Credo ci sia anche una responsabilità delle isti- tuzioni perché tutto viene deman- dato alla Caritas, alle comunità parrocchiali e alle altre associazioni ma non c’è niente di strutturato per aiutarli ad affrontare un cam- mino di recupero». Il direttore della Caritas, addolo- rato, osserva le reazioni sui social e si intristisce perché è già iniziata la caccia all’untore, e subito le stru- mentalizzazioni politiche. «Vorrei invece che la sua morte — confida — diventasse un seme per far na- scere una nuova società ma sarà molto difficile far passare questa idea, anche nelle nostre comunità. Almeno un tentativo andrebbe fat- to. Però questo è il momento di ri- spettare il dolore dei familiari e pregare per lui. Verrà il giorno in cui bisognerà fare queste valutazio- ni». Don Roberto Malgesini, nato a Morbegno, in Valtellina, ha tre fra- telli. Sapevano che si esponeva a rischi, però rispettavano il suo sen- tire. «Lascia un vuoto a livello di ideali — conclude Bernasconi — perché era colui che li teneva vivi. Noi arrivavamo dopo per renderli concreti. Speriamo di riuscire a prendere esempio da lui e di avere la possibilità di migliorare il cam- mino della Caritas e il cammino delle comunità parrocchiali nell’at- tenzione alle persone». Nella serata di ieri, martedì, tut- ta la comunità ecclesiale di Como si è riunita in cattedrale per prega- re il rosario, per lui e per il suo as- salitore. I funerali saranno proba- bilmente celebrati nel suo paese di origine. WASHINGTON, 16. «Un giorno stori- co per la pace, nasce un nuovo Me- dio Oriente con un accordo che nes- suno pensava fosse possibile e che a breve verrà firmato da altri cinque o sei Paesi arabi». Lo ha detto ieri sera il presidente degli Stati Uniti, Do- nald Trump, dopo la firma alla Casa Bianca degli accordi per la normaliz- zazione dei rapporti diplomatici tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti e della Dichiarazione di pace tra Israe- le e il Bahrein. «Una nuova alba di pace, superia- mo le divisioni e ascoltiamo il battito della storia», gli ha fatto subito eco il premier israeliano, Benyamin Neta- nyahu, che ha siglato le intese con i ministri degli Esteri emiratino e baherinita, Abdullah bin Zayed Al Nahyan e Khalid bin Ahmed bin Mohammed Al Khalifa. «Storici ac- cordi di pace», li ha definiti Trump nel South Lawn della Casa Bianca. I documenti sono stati firmati in tre copie, in inglese, ebraico e arabo. «Questa pace ha aggiunto Netanyahu — si estenderà fino ad in- cludere altri Stati arabi e alla fine porterà alla fine del conflitto arabo- israeliano una volta per sempre». Il primo ministro israeliano ha poi citato le parole del suo predecessore, Yitzhak Rabin (alla firma degli ac- cordi di Oslo nel 1993), aggiungendo una nota personale, ricordando la morte del fratello Yoni nell’operazio- ne per salvare gli ostaggi di Entebbe. «Il popolo d’Israele conosce il prez- zo della guerra — ha precisato — e io conosco il prezzo della guerra. Sono NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre, ieri 15 settem- bre, ha accettato le dimissio- ni dall’Incarico di Segretario Generale del Sinodo dei Ve- scovi presentate da Sua Emi- nenza Reverendissima il Car- dinale Lorenzo Baldisseri, e in pari tempo ha nominato Segretario Generale del Sino- do dei Vescovi Sua Eccellen- za Monsignor Mario Grech, Vescovo emerito della Dioce- si di Gozo, finora Pro-Segre- tario Generale del medesimo Sinodo. La pubblicazione il 4 ottobre L’enciclica di Papa Francesco «Fratelli tutti» sulla fraternità e l’amicizia sociale sarà diffusa al- le 12 di domenica 4 ottobre, fe- sta di san Francesco di Assisi. Lo ha reso noto il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, in un comunicato pubblicato oggi, mercoledì 16 settembre.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 212 (48.536) Città del Vaticano giovedì 17 settembre 2020

.

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Il ricordo del direttore della Caritas diocesana

Si chiedeva sempre:«Cosa vuole Gesù da me?»

All’udienza generale il Papa prega per il sacerdote ucciso a Como

La testimonianza di caritàdi don Roberto Malgesini

Papa Francesco ha ricordato donRoberto Malgesini, il sacerdote cin-quantunenne di Como ucciso marte-dì mattina, 15 settembre, da uno deitanti bisognosi che da lui ricevevanosostegno e aiuto. «Mi unisco al do-lore e alla preghiera dei suoi familia-ri e della comunità comasca — ha as-sicurato al termine dell’udienza ge-nerale di mercoledì 16 — e, come hadetto il suo vescovo, rendo lode aDio per la testimonianza, cioè per ilmartirio, di questo testimone della

carità verso i più poveri». Poi l’invi-to rivolto ai fedeli presenti nel Corti-le di San Damaso e a quelli collegatiattraverso i media: «Preghiamo in si-lenzio per don Roberto Malgesini eper tutti i preti, suore, laici, laicheche lavorano con le persone biso-gnose e scartate dalla società».

In precedenza, proseguendo le ca-techesi sul tema «Guarire il mondo»nell’epoca del covid-19, il Ponteficeaveva proposto una riflessione scan-dita da un duplice elogio: dei cuida-

d o re s , «coloro che si prendono curadegli ammalati... di chi ha bisogno»,in questi tempi in cui «c’è l’abitudi-ne di lasciare da parte» queste per-sone; e di tutti «quei movimenti, as-sociazioni, gruppi popolari, che siimpegnano per tutelare il proprioterritorio», contribuendo «a una ri-voluzione pacifica» per poter «la-sciare un’eredità alla futura genera-zione».

Partendo dal presupposto che«per uscire da una pandemia, occor-re curarsi e curarci a vicenda», Fran-cesco ha esteso il ragionamento «an-che alla nostra casa comune: alla ter-ra e ad ogni creatura». E arricchen-do come di consueto il testo prepa-rato con aggiunte personali si è su-bito domandato «come mai» non cisia «un vaccino... per la cura dellacasa comune». Salvo poi rispondereche l’antidoto contro questa malattiaesiste e si chiama «contemplazione».Infatti, ha spiegato il Pontefice, «ilcreato, non è una mera “risorsa”» ele creature che lo abitano non posso-no essere ridotte a un «oggetto di“usa e getta”»; al contrario «rifletto-no, ognuna... un raggio di luce divi-na» e «per scoprirlo — ha raccoman-dato — abbiamo bisogno di fare si-lenzio, ascoltare e contemplare». Alcontrario, «senza contemplazione» —

ha messo in guardia il vescovo diRoma — c’è «l’“io” al centro di tut-to», che porta al «peccato» di«sfruttare il creato», depredare «laterra fino a soffocarla», rovinandocosì «l’armonia del disegno di Dio».

Ecco allora la necessità di una«conversione, un cambio di strada:prendersi cura anche del creato», re-cuperando «la dimensione contem-plativa», guardando «la terra comeun dono, non come una cosa dasfruttare». Perché «qui è il nocciolodel problema: contemplare è andareoltre l’utilità... è gratuità». Del resto,ha proseguito, «chi non sa contem-plare il creato, non sa contemplare lepersone. E chi vive per sfruttare lanatura, finisce per sfruttare le perso-ne e trattarle come schiavi». Ma «di-struggere il creato», sfruttarlo «amio vantaggio... si paga caro», è sta-ta la denuncia di Francesco, che hafatto anche esempi concreti dei dan-ni del surriscaldamento globale.Mentre, di contro, grazie a Dio cisono «quanti diventano “custo di”della casa comune», come «i popoliindigeni, verso i quali abbiamo tuttiun debito di riconoscenza» e «anchedi penitenza, per riparare il male fat-to loro», ha concluso Francesco.

PAGINA 8

Un testo universale rivolto al cuore di ogni persona

Un’enciclica per fratellie sorelle tutti

di ANDREA TORNIELLI

«F ratelli tutti» è il titoloche il Papa ha stabilitoper la sua nuova encicli-

ca dedicata, come si legge nel sot-totitolo, alla “fraternità” e alla“amicizia sociale”. Il titolo origina-le in lingua italiana rimarrà tale —e dunque senza essere tradotto —in tutte le lingue in cui il docu-mento sarà diffuso. Com’è noto, leprime parole della nuova “letterac i rc o l a re ” (questo è il significatodella parola “enciclica”) prendonospunto dal grande Santo di Assisidel quale Papa Francesco ha sceltoil nome.

In attesa di conoscere i contenutidi questo messaggio, che il Succes-sore di Pietro intende rivolgereall’umanità intera e che firmerà ilprossimo 3 ottobre sulla tomba delsanto, negli ultimi giorni abbiamoassistito a discussioni a propositodell’unico dato disponibile, vale adire il titolo e il suo significato.Trattandosi di una citazione di sanFrancesco (la si trova nelle Am m o -nizioni, 6, 1: FF 155), il Papa nonl’ha ovviamente modificata. Ma sa-rebbe assurdo pensare che il titolo,nella sua formulazione, contengauna qualsivoglia intenzione diescludere dai destinatari più dellametà degli esseri umani, cioè ledonne.

Al contrario, Francesco ha sceltole parole del santo di Assisi perinaugurare una riflessione a cui tie-ne molto sulla fraternità e l’amici-zia sociale e dunque intende rivol-gersi a tutte le sorelle e i fratelli, atutti gli uomini e le donne di buo-na volontà che popolano la terra.A tutti, in modo inclusivo e maiescludente. Viviamo in un temposegnato da guerre, povertà, migra-zioni, cambiamenti climatici, crisieconomiche, pandemia: riconoscer-ci fratelli e sorelle, riconoscere inchi incontriamo un fratello e unasorella; e per i cristiani, riconoscerenell’altro che soffre il volto di Ge-sù, è un modo di riaffermare l’irri-ducibile dignità di ogni essereumano creato a immagine di Dio.Ed è anche un modo per ricordarciche dalle presenti difficoltà nonpotremo mai uscire da soli, unocontro l’altro, Nord contro Sud delmondo, ricchi contro poveri. O se-parati da qualsiasi altra differenzaescludente.

Lo scorso 27 marzo, nel pienodella pandemia, il Vescovo di Ro-ma aveva pregato per la salvezza ditutti in una piazza San Pietro vuo-

ta, sotto la pioggia battente, ac-compagnato solo dallo sguardo do-lente del Crocifisso di San Marcel-lo e da quello amorevole di MariaSalus Populi Romani. «Con latempesta — aveva detto Francesco— è caduto il trucco di quegli ste-reotipi con cui mascheravamo i no-stri “ego” sempre preoccupati dellapropria immagine; ed è rimastascoperta, ancora una volta, quella(benedetta) appartenenza comunealla quale non possiamo sottrarci:l’appartenenza come fratelli». Il te-ma centrale della lettera papale èquesta “benedetta appartenenza co-mune” che ci fa essere fratelli e so-re l l e .

Fraternità e amicizia sociale, itemi indicati nel sottotitolo, indi-cano ciò che unisce uomini e don-ne, un affetto che si instaura trapersone che non sono consangui-nee e si esprime attraverso atti be-nevoli, con forme di aiuto e conazioni generose nel momento delbisogno. Un affetto disinteressatoverso gli altri esseri umani, a pre-scindere da ogni differenza e ap-partenenza. Per questo motivo nonsono possibili fraintendimenti oletture parziali del messaggio uni-versale e inclusivo delle parole“Fratelli tutti”.

Firmati alla presenza di Trump gli accordi di pace tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti e tra Israele e il Bahrein

Un nuovo passo per il Medio Oriente

Un momento della cerimonia alla Casa Bianca (Afp)

L’inquieta ricercadi amoree di Assolutodello scrittorePier Vittorio Tondelli

LUIGI MA N T UA N O, ANTONIO SPA D A R OED ELENA BUIA RUTT

NELLE PA G I N E 4 E 5

Sei figure esemplari dell’azionedi Dio per l’unità dei cristiani

Come le vetratedi una cattedrale

CHARLES DE PECHPEYROU A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

CO N T I N UA A PA G I N A 2

di PAT R I Z I A CA I F FA

Un uomo che aveva dedicatointeramente la sua vita agliultimi degli ultimi, quelli

che non hanno nemmeno un tettosulla testa. Quasi un “santo dellaporta accanto”, come lo ricorda ilsuo vescovo. Un prete di strada,letteralmente, anche se non amavadirsi tale. Ma era lì, sulla strada,che don Roberto Malgesini, 51 an-ni, collaboratore dell’unità pastora-le Beato Scalabrini di Como, pas-sava le sue giornate, dall’alba anotte inoltrata, sempre pronto adaiutare i suoi amici, migranti e per-sone senza dimora. E proprio sullastrada è morto ieri, 15 settembre,accoltellato da uno di quelli cheaiutava, una persona con gravi pro-blemi psichici, di origine tunisina.Come Charles de Foucauld in Al-geria, come don Renzo Beretta aPonte Chiasso nel 1991. Nello stes-so giorno in cui ricorre l’anniversa-rio dell’assassinio di don Pino Pu-glisi a Palermo. Incredibile coinci-denza.

«Credo profondamente che la vi-ta non ci appartiene e nulla succe-de a caso», commenta il diaconoRoberto Bernasconi, direttore diCaritas Como: «Sapeva che sareb-be potuto accadere qualcosa. Lasua frase ricorrente era: “Mi chiedosempre cosa vuole Gesù da me?”Si riteneva uno strumento nellemani del Signore, voleva recupera-re la dimensione della Croce nellepersone sofferenti che incontrava».Bernasconi paragona la sua mortea un martirio, perché «frutto delsuo impegno disinteressato».

Erano amici da una vita i dueRoberto, si vedevano spesso e col-laboravano, seppure con stili diver-si, nella missione comune dell’aiutoai poveri. Il sacerdote ucciso eraanche molto legato al vescovo diComo, Oscar Cantoni, suo padrespirituale ai tempi del seminario. Ilpresule aveva confermato l’imp e-gno di don Roberto tra i senza di-mora di Como, si confrontavanospesso. «Sono convinto che donRoberto sia stato un santo dellaporta accanto — ha detto monsi-gnor Cantoni — per la sua sempli-cità, per l’amorevolezza con cui èandato incontro a tutti, per la sti-ma che ha ricevuto da tanta genteanche non credente o non cristia-na, per l’aiuto fraterno e solidaleche ha voluto dare a tutti in questacittà che ha tanto bisogno di impa-rare la solidarietà perché questo è ilnuovo nome della pace».

I duecentocinquanta senza di-mora presenti in città trovavano lasua porta sempre aperta. Al matti-no portava la colazione a una set-tantina di persone, aiutato da unpiccolo gruppo di volontari. Du-rante la giornata incontrava i suoiamici: sulle panchine, alla mensa, liaccompagnava in ospedale. Pratica-mente viveva in strada con loro.«Mi rimane nel cuore la sua sem-plicità e costanza nel vivere una vi-

ta così faticosa», aggiunge il diret-tore della Caritas di Como: «Si al-zava tutte le mattine alle 4, andavaa pregare in chiesa e poi partivaper le sue azioni concrete, frutto diquesta preghiera». Le persone cheaiutava facevano parte della sua vi-ta. E loro ricambiavano l’affetto. Sifidavano e affidavano. Per loro eradisponibile 24 ore su 24. E quandonon riusciva a trovare soluzioniconcrete, chiedeva aiuto alla Cari-tas. Non aveva una parrocchia macelebrava le messe nell’unità pasto-rale.

Probabilmente è stato ucciso perun motivo banale. Tant’è che chiha commesso il gesto si è subito re-cato dai carabinieri per costituirsi.Una persona con un disagio men-tale grave, che girava per le stradedi Como da una ventina d’anni,senza familiari, perso nella solitudi-ne e nei meandri oscuri della suapsiche. E che tuttavia, stando allaquestura, non risultava in carico aiservizi sociali. Don Roberto gliaveva dato la possibilità di dormireal coperto in una parrocchia perchéera difficile da gestire in un dormi-torio. Gli ricordava di prendere lemedicine. «In Italia — afferma Ber-nasconi — la malattia psichica è laCenerentola del sistema sanitario equesti sono i risultati. Credo ci siaanche una responsabilità delle isti-tuzioni perché tutto viene deman-dato alla Caritas, alle comunitàparrocchiali e alle altre associazionima non c’è niente di strutturatoper aiutarli ad affrontare un cam-mino di recupero».

Il direttore della Caritas, addolo-rato, osserva le reazioni sui social esi intristisce perché è già iniziata lacaccia all’untore, e subito le stru-mentalizzazioni politiche. «Vorreiinvece che la sua morte — confida— diventasse un seme per far na-scere una nuova società ma saràmolto difficile far passare questaidea, anche nelle nostre comunità.Almeno un tentativo andrebbe fat-to. Però questo è il momento di ri-spettare il dolore dei familiari epregare per lui. Verrà il giorno incui bisognerà fare queste valutazio-ni».

Don Roberto Malgesini, nato aMorbegno, in Valtellina, ha tre fra-telli. Sapevano che si esponeva arischi, però rispettavano il suo sen-tire. «Lascia un vuoto a livello diideali — conclude Bernasconi —perché era colui che li teneva vivi.Noi arrivavamo dopo per renderliconcreti. Speriamo di riuscire aprendere esempio da lui e di averela possibilità di migliorare il cam-mino della Caritas e il camminodelle comunità parrocchiali nell’at-tenzione alle persone».

Nella serata di ieri, martedì, tut-ta la comunità ecclesiale di Comosi è riunita in cattedrale per prega-re il rosario, per lui e per il suo as-salitore. I funerali saranno proba-bilmente celebrati nel suo paese diorigine.

WASHINGTON, 16. «Un giorno stori-co per la pace, nasce un nuovo Me-dio Oriente con un accordo che nes-suno pensava fosse possibile e che abreve verrà firmato da altri cinque osei Paesi arabi». Lo ha detto ieri serail presidente degli Stati Uniti, Do-nald Trump, dopo la firma alla CasaBianca degli accordi per la normaliz-zazione dei rapporti diplomatici traIsraele e gli Emirati Arabi Uniti edella Dichiarazione di pace tra Israe-le e il Bahrein.

«Una nuova alba di pace, superia-mo le divisioni e ascoltiamo il battitodella storia», gli ha fatto subito ecoil premier israeliano, Benyamin Neta-nyahu, che ha siglato le intese con iministri degli Esteri emiratino ebaherinita, Abdullah bin Zayed AlNahyan e Khalid bin Ahmed binMohammed Al Khalifa. «Storici ac-cordi di pace», li ha definiti Trumpnel South Lawn della Casa Bianca.

I documenti sono stati firmati intre copie, in inglese, ebraico e arabo.

«Questa pace — ha aggiuntoNetanyahu — si estenderà fino ad in-cludere altri Stati arabi e alla fine

porterà alla fine del conflitto arabo-israeliano una volta per sempre».

Il primo ministro israeliano ha poicitato le parole del suo predecessore,Yitzhak Rabin (alla firma degli ac-cordi di Oslo nel 1993), aggiungendouna nota personale, ricordando la

morte del fratello Yoni nell’op erazio-ne per salvare gli ostaggi di Entebbe.«Il popolo d’Israele conosce il prez-zo della guerra — ha precisato — e ioconosco il prezzo della guerra. Sono

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Il Santo Padre, ieri 15 settem-bre, ha accettato le dimissio-ni dall’Incarico di SegretarioGenerale del Sinodo dei Ve-scovi presentate da Sua Emi-nenza Reverendissima il Car-dinale Lorenzo Baldisseri, ein pari tempo ha nominatoSegretario Generale del Sino-do dei Vescovi Sua Eccellen-za Monsignor Mario Grech,Vescovo emerito della Dioce-si di Gozo, finora Pro-Segre-tario Generale del medesimoSino do.

La pubblicazioneil 4 ottobre

L’enciclica di Papa Francesco«Fratelli tutti» sulla fraternità el’amicizia sociale sarà diffusa al-le 12 di domenica 4 ottobre, fe-sta di san Francesco di Assisi.Lo ha reso noto il direttore dellaSala stampa della Santa Sede,Matteo Bruni, in un comunicatopubblicato oggi, mercoledì 16s e t t e m b re .

Page 2: La testimonianza di carità di don Roberto Malgesini e ... · La testimonianza di carità ... Fran-cesco ha esteso il ragionamento «an-che alla nostra casa comune: alla ter-ra e

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 17 settembre 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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Il discorso di Ursula von der Leyen sullo stato dell’Unione

Lotta al cambiamento climaticoe salari minimi per tutti

Visita del segretarioper i Rapporti con gli Stati

l’arcivescovo Paul Richard Gallagherin Belarus

BRUXELLES, 16. «Assicureremo che isoldi del Bilancio europeo e NextGeneration Eu (Recovery Fund) sia-no spesi con le garanzie sullo statodi diritto. Questo non è negoziabi-le». È quanto ha affermato il presi-dente della Commissione europea,Ursula von der Leyen, nel suo pri-mo discorso sullo stato dell’Unione,alla plenaria del Parlamento euro-p eo.

Tuttavia l’utilizzo efficace delle ri-sorse del Recovery Fund è solo unodei temi urgenti affrontati da vonder Leyen. Nel suo discorso delineaun percorso e gli strumenti per su-perare le «fragilità» del momentostorico, flagellato dalla crisi sanitariaed economica a causa del covid-19.

Un’Europa della sanità unita. Èquesto l’obiettivo indicato dal presi-dente della Commissione, la qualeha ricordato che «il popolo europeosta ancora soffrendo e la pandemia el’incertezza non sono ancora supera-ti». La ripresa è ancora in fase ini-ziale e «nostra priorità è superarequesta fase, e l’Europa può farlo».L’Ue dunque «deve continuare aproteggere le vite». È importante inquesto momento di pandemia «ge-stire con prudenza, agire con re-sponsabilità e unità». Tuttavia, haaggiunto, non basta trovare un vac-cino. «Dobbiamo garantire che i cit-tadini di tutto il mondo vi abbianoaccesso. Il nazionalismo dei vaccinomette a rischio le vite, solo la coope-razione può salvare le vite».

Il presidente della Commissioneha poi annunciato che il 37 per cen-to dei fondi del piano Next Genera-tion Eu (Recovery Fund) sarà spesoper gli obiettivi del Green Deal. «Cistiamo già avviando verso un’econo-mia circolare con emissioni carboni-che neutre» sostiene. «La missionedel Green Deal — ha detto — com-porta molto di più che un taglio diemissioni. Dobbiamo cambiare ilmodo in cui trattiamo la natura». LaCommissione propone di aumentaregli obiettivi del 2030 per la riduzio-ne delle emissioni per almeno il 55per cento, ha concluso.

Per dare, invece, maggiore soste-gno ai paesi nella preparazione deiloro piani di riforma nazionale per

usufruire delle risorse, giovedì — hadetto — la Commissione pubblicheràuna comunicazione con le linee gui-da. Rivolgedosi all’Eurocamera hapoi sottolineato la necessità di mar-ciare spediti nei negoziati sul Bud-get europeo e sul Recovery Fund.

Parlando poi dell’economia socia-le ha affermato che «tutti nell’Unio-ne devono avere i salari minimi».Per troppe persone, ha spiegato, illavoro non paga, «il dumping sala-riale distrugge la dignità del lavoro epenalizza gli imprenditori, distorcela concorrenza del mercato interno».A tal proposito, ha annunciato chela commissione avanzerà una propo-sta su una normativa per sosteneregli Stati membri e istituire un qua-dro sui salari minimi.

Durante il discorso è stato affron-tato anche il tema Brexit. «Ognigiorno che passa, la possibilità di unaccordo» sulle relazioni future con ilRegno Unito «si allontana. Non ab-biamo avuto i risultati sperati».L’Ue — avverte — «non farà maimarcia indietro sull’Accordo di di-vorzio, che non può essere cambiatounilateralmente».

Annunciata anche una nuova stra-tegia per Schengen in modo da raf-forzare il mercato interno europeo.«Tutto in vista della ripresa delleeconomie del continente «dopo unacaduta del Pil del 12 per cento».Ursula von der Leyen durante il suo intervento (Reuters)

Il segretario per i Rapporti con gliStati, l’arcivescovo Paul RichardGallagher, ha compiuto una visitain Belarus, dall’11 al 14 settembrescorso.

Monsignor Gallagher è arrivatoa Minsk venerdì 11, accompagnatodall’arcivescovo Antonio Mennini,nunzio apostolico, e da monsignorPaul Butnaru, segretario di Nun-ziatura in servizio presso la Sezioneper i Rapporti con gli Stati. All’ae-roporto sono stati accolti dal viceministro degli Affari esteri, SergeiAleinik, e dall’incaricato d’affari a.i.della Nunziatura apostolica in Be-larus, il reverendo Maher Cham-mas.

D all’aeroporto di Minsk, la dele-gazione si è recata direttamente allasede del Ministero degli Affari este-ri, dove si è svolto l’incontro con ilministro, Vladimir Makei. Duranteil colloquio, che è durato circaun’ora e mezza, sono stati ricordatialcuni momenti più rilevanti dellacollaborazione tra la Belarus e laSanta Sede nell’ambito internazio-nale, nonché l’importante contribu-to della Chiesa cattolica locale allacrescita spirituale del popolo bielo-russo, alla sua assistenza sociale, al-la buona convivenza interreligiosanazionale e alla promozionedell’identità culturale del Paese.Particolare attenzione è stata accor-

data al modo migliore in cui laChiesa cattolica può continuare asvolgere la sua missione spirituale afavore di tutti i cittadini.

Sabato 12, nella sede della Nun-ziatura apostolica, il segretario peri Rapporti con gli Stati ha incon-trato i vescovi cattolici della Bela-rus. Il colloquio ha permesso, dauna parte, di conoscere più profon-damente le sfide che stanno affron-tando le comunità cattoliche e i lo-ro pastori e, dall’altra, di manife-stare a loro la vicinanza concreta eil sostegno del Santo Padre. Lacondivisione è stata molto utile nelvalutare insieme il cammino che laChiesa locale deve seguire per ri-manere fedele alla sua identità e al-la sua missione evangelica, renden-dosi, allo stesso tempo, anche unostrumento efficace di coesione so-ciale.

Nel pomeriggio, la delegazioneha visitato, in forma privata, la cat-tedrale ortodossa di Minsk, insiemeall’adiacente cappella della Facoltàdi Teologia ortodossa, e la vicinacattedrale cattolica. La visita hapermesso di scoprire alcuni partico-lari della storia religiosa del Paesee, soprattutto, la sua capacità di ri-nascita spirituale dopo i tempi dif-ficili dell’ateismo.

Nella serata dello stesso giorno,nella sede della Nunziatura aposto-lica, l’arcivescovo Gallagher ha in-contrato il vice ministro degli Affa-ri esteri e ambasciatore presso laSanta Sede, Sergei Aleinik. L’o cca-sione è stata propizia per scambiarenuovamente punti di vista su varitemi di importanza nazionale edinternazionale e approfondire le ri-flessioni su alcuni aspetti di mag-giore rilevanza e attualità.

Domenica 13, monsignor Galla-gher ha celebrato la messa nellacappella della Nunziatura apostoli-ca. Alla celebrazione hanno parte-cipato anche alcuni ambasciatoricattolici. Alla fine dell’azione litur-gica, vi è stato un breve saluto tra ip re s e n t i .

Il pomeriggio dello stesso gior-no, la delegazione ha fatto una vi-sita privata al Santuario memorialein onore di tutti i santi, incontran-do il rettore del complesso, l’a rc i -prete Fyodor Povny. L’o ccasioneha permesso conoscere meglio lastoria del popolo bielorusso e laricchezza della sua tradizione cri-stiana ortodossa, intimamente unitetra di loro.

Lunedì 14, il segretario per iRapporti con gli Stati ha fatto ri-torno in Vaticano.

Esa e Nasaassieme

per difendersidagli asteroidi

BRUXELLES, 16. Tutto è pronto per-ché l’Europa, con l’ausilio degli StatiUniti, sia in prima linea per un’av-ventura spaziale da fantascienza. Ri-chiama infatti il noto filmAr m a g e d d o n la missione Heradell’Agenzia spaziale europea (Esa)che, con la statunitense Aida dellaNasa, si appresta a gettare le basiper la difesa del pianeta dagli aste-roidi potenzialmente minacciosi.Una idea nata dal matematico eastronomo italiano Andrea Milani,fra i maggiori esperti internazionalidi asteroidi, morto nel 2018.

Bersaglio della missione spaziale eè il sistema binario di Didimo,l’asteroide delle dimensioni di unamontagna accompagnato da unapiccola luna, chiamata Dimorfo.Mentre la missione Aida (AsteroidImpact & Deflection Assessment) hail compito di tracciare l’asteroide perdeviarne la traiettoria, Hera è desti-nata a raccogliere tutti i dati e le mi-sure relativi all’impatto. L’Italia, conl’Agenzia spaziale italiana e la suaindustria, è fra i sette paesi partnerdella missione, accanto a Belgio,Lussemburgo, Portogallo Repubbli-ca Ceca, Romania e Spagna.

L’industria italiana si è aggiudica-ta i contratti per alcuni sistemi dibordo, come quello di potenza elet-trica, la propulsione, il sistema di co-municazione e gli strumenti per ilcondizionamento e la distribuzionedell’energia durante la missione.

Berlino è pronta ad accogliere 1.500 migranti provenienti da Lesbo

Grecia: rogo vicino al campo profughi di Samos

Una giovane migrante con il figlio a Lesbo (Epa)

Violento incendionel portodi Ancona

ANCONA, 16. Cinque esplosioni nelcapannone ex Tubimar, all’internodel porto di Ancona, sarebberoall’origine del violento incendio av-venute all’interno dell’area portualeintorno alla mezzanotte di ieri sera.Al momento non si registrano vitti-me, né feriti. Sul posto sono inter-venute sedici squadre dei Vigili delfuoco di Ancona, Macerata e Pesa-ro, grazie alle quali le fiamme sonostate circoscritte intorno alle due dinotte.

Il prefetto di Ancona, AntonioD’Acunto, ha comunque precisatoche «per completare le operazionidi spegnimento ci vorranno alcunigiorni», mentre il questore del ca-poluogo marchigiano ha dichiaratoche «non ci sono elementi perchél’incendio si possa considerare do-loso ma è ancora presto per stabi-lirne le cause». Le operazionidell’area portuale, al di fuori dellazona interessata dalle fiamme, sonocomunque proseguite regolarmen-te. Il sindaco della città, ValeriaMancinelli, ha invitato la cittadi-nanza a rimanere nelle case senzaaprire le finestre e ha predispostola chiusura di scuole e parchi.

ATENE, 16. Prosegue il dramma deimigranti in Grecia, dove è divam-pato ieri sera un altro incendio,questa volta vicino al campo profu-ghi sull’isola di Samos. «Vi sonofiamme al limitare del centro di re-gistrazione» ha riferito il sindaco diVathy. «Al momento — ha detto —non stanno bruciando tende, masono preoccupato».

Appena la settimana scorsa lefiamme hanno distrutto il campo diMoria sull’isola di Lesbo, lasciandomigliaia di migranti senza tetto e incondizioni igienico-sanitarie dispe-rate. Dell’incendio erano stati accu-sati alcuni residenti del campo. Eproprio nelle ultime ore sono statiarrestati cinque giovani migranti so-spettati di aver appiccato delibera-tamente una serie di incendi lascorsa settimana a Lesbo. Lo ha an-nunciato il ministro della Protezio-ne Civile, riferendo che «si cercaun sesto che è stato identificato».Gli arresti, ha spiegato, «screditanol’ipotesi che ad appiccare il fuocosia stato un gruppo di estremisti».

Circa 800 degli oltre 12 mila mi-granti fuggiti dall’inferno di Moriasono stati trasferiti in un nuovocampo vicino dal porto di Mitilene,dove 21 persone risultano positiveal covid-19 e sono state poste inisolamento. Ma la stragrande mag-gioranza dorme ancora in strada osui marciapiedi assistiti da diverseorganizzazioni umanitarie. L’Unicefdenuncia che, nonostante gli sforzidel governo per la creazione di una

nuova struttura temporanea, 3.800bambini rimangono a Lesbo prividi una sistemazione adeguata e diaccesso ai servizi di base. L’o rg a -nizzazione ha lanciato un appellodi 1,17 milioni di dollari per rispon-dere ai bisogni immediati e a lungo

termine dei bambini e delle loro fa-miglie.

Mentre il ministro per la Prote-zione civile annuncia che Lesbo sa-rà svuotata entro la Pasqua delprossimo anno, la Germania si èdetta pronta ad accogliere 1.553 mi-

granti da cinque isole greche. Sitratta di 408 famiglie con bambiniche hanno già ottenuto lo status dirifugiato dalle autorità greche, mache potrebbero anche non proveni-re dal campo di Moria. A questi siaggiungono 150 minori non accom-pagnati provenienti, invece, tutti daMoria e la cui accoglienza era stataannunciata la scorsa settimana dalgoverno tedesco in una misura con-divisa con altri 10 paesi europei.L’annuncio è arrivato ieri dal vicecancelliere Olaf Scholz dopo la de-cisione presa dal cancelliere AngelaMerkel in accordo con il ministrodell’Interno.

È atterrato intanto ad Hannoverun gruppo di bambini bisognosi dicure e loro familiari provenienti daicampi profughi in Grecia. Sono 109persone, tra i quali 26 bambini, tra-sferite nelle scorse settimane adAtene dai diversi centri di acco-glienza.

Nel frattempo, almeno 22 perso-ne risultano disperse al largo dellecoste libiche dopo il ribaltamentodel gommone a bordo del quale sierano imbarcati. A darne notizia èl’Oim. Due corpi senza vita sonostati recuperati, mentre si ritieneche i dispersi siano soprattutto cit-tadini egiziani. Il gommone era unadelle tre imbarcazioni partite dome-nica scorsa dalla città costiera diZawya con a bordo migranti egizia-ni e marocchini. Ieri sera la Guardacostiera libica aveva riportato 45migranti a Tripoli.

Firmati alla presenza di Trump gli accordi di pace tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti e tra Israele e il Bahrein

Un nuovo passo per il Medio Oriente

stato ferito in battaglia. Un soldato è morto nel-le mie braccia e mio fratello Yoni ha perso la vi-ta salvando un ostaggio».

Questi accordi, ha dichiarato il ministro degliEsteri degli Emirati Arabi Uniti, «ci permette-ranno di stare a fianco del popolo palestinesenella realizzazione di un loro Stato indipenden-te».

Di opportunità storica ha parlato il ministrodegli Esteri del Bahrein. «L’accordo — ha detto— è un primo passo importante e ora spetta anoi» dare seguito a un accordo di pace israelo-palestinese. «Abbiamo dimostrato che un similepercorso è possibile e anche realistico. Ciò che

solo pochi anni fa era solo un sogno, ora è rea-lizzabile e possiamo vedere davanti a noi un’op-portunità d’oro per la pace, la sicurezza e la pro-sperità per la nostra regione, ha aggiunto.

Commentando gli accordi stipulati a Washin-gton, il presidente palestinese Abu Abbas, hadetto che «non ci sarà pace, sicurezza o stabilitànella regione senza la fine dell’occupazione e ilraggiungimento per il popolo palestinese deisuoi pieni diritti come stabilito dalle legittime ri-soluzioni internazionali».

Mentre a Washington si firmavano gli accordidi pace, 13 razzi sono stati sparati a più ripresedalla Striscia di Gaza verso il Negev occidentalee la città di Sderot. «Vogliono impedire la pace,ma non ci riusciranno», ha subito commentato

Netanyahu. «Non mi stupisco — ha aggiunto —dei terroristi palestinesi. Hanno sparato controIsraele proprio durante una cerimonia storica.Noi colpiremo chiunque tenti di colpirci, maporgiamo una mano di pace a quanti voglionola pace con noi». Otto razzi sono stati intercet-tati dal sistema difensivo Iron Dome. Non si hanotizia di vittime.

In reazione, aerei ed elicotteri da combatti-mento israeliani hanno colpito «dieci obiettiviterroristici di Hamas a Gaza», ha reso noto ilportavoce militare israeliano. Fra questi, stabili-menti per la produzione di armi e di esplosivinonché una base di addestramento utilizzata percondurre esperimenti missilistici.

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 17 settembre 2020 pagina 3

I leader mondiali saranno assenti a causa della pandemia da covid-19

Aperta la settantacinquesimaAssemblea generale dell’O nu

Yoshihide Suga prende il posto del dimissionario Abe

Nuovo premier in GiapponePer la Wto illegalii dazi

statunitensialla Cina

GINEVRA, 16. I dazi di DonaldTrump sui prodotti made in Chi-na imposti nel 2018 sono in vio-lazione delle regole internaziona-le, quindi illegali. Lo ha afferma-to l’Organizzazione mondiale delcommercio (Wto), gettandoun’ombra sulla guerra commer-ciale avviata dalla Casa Biancacontro Pechino con dazi su piùdi 500 miliardi di dollari di pro-dotti. Washington, riporta l’agen-zia di stampa Bloomberg, puòcomunque porre il proprio vetosulla decisione della Wto, presen-tando un appello nei prossimisessanta giorni.

Dura la reazione della CasaBianca, che con la Wto ha uncontenzioso aperto da tempo.L’organismo è «completamenteinadeguato a fermare le dannosepratiche della Cina», ha detto ilrappresentante statunitense alcommercio, Robert Lighthizer,chiedendo una riforma dellaWto.

La decisione dell’O rganizza-zione mondiale del commercio èstata apprezzata dalla Cina. Ilministero del Commercio di Pe-chino, in una nota, l’ha infattidefinita «oggettiva ed equa», af-fermando che è necessario per laCina salvaguardare i propri dirittie interessi legittimi ricorrendo almeccanismo di risoluzione dellecontroversie presso l’o rg a n i z z a -zione di Ginevra per contrastare«le pratiche illecite dell’unilatera-lismo e del protezionismo com-merciale degli Stati Uniti».

Riguardo ai dazi con il Cana-da, gli Stati Uniti hanno decisodi rinunciare a imporre quellisull’importazione dell’alluminiogrezzo, dopo la minaccia di con-tromisure da parte di Ottawa.

Il rappresentante americanodel commercio ha giustificato lamossa sulla base delle previsionidegli ultimi quattro mesi del2020, quando le importazioni do-vrebbero diminuire fortementedopo i balzi di inizio anno.

NEW YORK, 16. «Quest’anno saràfondamentale nella vita della nostraorganizzazione». Lo ha detto ierisera il segretario generale delle Na-zioni Unite, António Guterres, allariunione di apertura della settanta-cinquesima sessione dell’Assembleagenerale dell’Onu al Palazzo di Ve-tro di New York.

«Dobbiamo continuare a rispon-dere all’impatto immediato dellapandemia di coronavirus rafforzan-do i sistemi sanitari e sostenendo losviluppo e la distribuzione equa dicure e vaccini, ma dobbiamo ancheprepararci a costruire una forte ri-presa, basata sull’Agenda 2030 e

sull’accordo di Parigi» sul clima, haaggiunto il segretario generale.

Guterres si é poi congratulatocon l’ambasciatore della Turchia,Volkan Bozkir, per la sua elezionecome presidente di questa sessionedell’Assemblea generale.

Il dibattito con i leader mondialiinizierà martedì prossimo e sarà vir-tuale a causa dell’emergenza corona-virus. Per la prima volta nei 75 annidi storia dell’Onu, quindi, i leadermondiali non saranno al Palazzo diVetro per il summit annuale ad altolivello che riunisce i capi di stato edi governo dei 193 paesi membri.

All’esordio, come da consuetudi-ne, interverrà il segretario generaleed è prevista la presenza del presi-dente degli Stati Uniti, DonaldTrump (che potrebbe essere l’unicocapo di stato ad arrivare di personanel quartier generale delle NazioniUnite per tenere il suo discorso).

In un recente articolo pubblicatosu un quotidiano italiano, Guterresha detto che la pandemia ha inse-gnato come le divisioni siano un pe-ricolo per tutti. «I leader politici —ha scritto il segretario generale delleNazioni Unite — in tutto il mondodevono prestare attenzione a questocampanello d’allarme e unirsi peraffrontare le fragilità del mondo,per rafforzare le nostre capacità digovernance globale, per rendere più

incisive le istituzioni multilaterali, eattingere al potere dell’unità e dellasolidarietà per superare la più gran-de sfida dei nostri tempi».

Allo stesso tempo, ha proseguito,siamo una comunità internazionalecon una visione duratura — incarna-ta nella Carta delle Nazioni Unite —che quest’anno segna il suo 75° an-niversario. «Questa visione di unfuturo migliore, basata sui valoridell’uguaglianza, del rispetto reci-proco e della cooperazione interna-zionale, ci ha aiutato a evitare unaterza guerra mondiale che avrebbeavuto conseguenze catastrofiche perla vita sul nostro pianeta. La nostrasfida comune è quella di incanalarequesto spirito collettivo e di risolle-varci da questo momento di difficol-tà», ha aggiunto Guterres.

Covid-19 che nel mondo ha giàprovocato oltre 935.000 vittime, conquasi trenta milioni di contagiati.Gli Stati Uniti — in base agli ultimidati della Johns Hopkins University— restano il primo Paese per nume-ro di contagi (oltre 6,6 milioni) evittime (195.937) dall’inizio dellapandemia.

Per quanto riguarda l’E u ro p a ,l’Organizzazione mondiale della sa-nità ha detto che nel Vecchio Conti-nente la media di contagi è più altache a marzo scorso.

Sentenza di una Corte federale che potrebbe aprire le porte a una espulsione di massa

Stati Uniti: 400.000 persone perdonolo status di protezione temporanea

TO KY O, 16. Yoshihide Suga, nominato lunedì scorsoleader del Partito liberal-democratico in Giappone, èstato eletto oggi nuovo primo ministro del paese delSol levante. Al termine delle votazioni in una sessionestraordinaria del Parlamento, Suga ha ottenuto 314 votisui 465 disponibili alla Camera dei Rappresentanti.

Suga, 71 anni, capo di Gabinetto dal 2012, succede aShinzo Abe, che si è dimesso il mese scorso per motividi salute dopo quasi otto anni ininterrotti alla guida delgoverno di Tokyo. Il nuovo capo dell’esecutivo ha riba-

dito la sua intenzione di promuovere le riforme del suopredecessore, in primo luogo l’approccio macroecono-mico denominato “Ab enomics”, che riguarda l’attuazio-ne di una politica monetaria espansiva, un incrementodella spesa pubblica e un programma di riforme struttu-rali con un aumento degli investimenti del settore priva-to. Yoshihide Suga ha inoltre definito come prioritariela lotta all’emergenza sanitaria provocata dal coronavi-rus e l’approvazione di ulteriori misure di sostegno perravvivare l’economia del Giappone.

In Indiasup erati

i cinque milionidi contagi

NEW DELHI, 16. L’India ha supe-rato oggi la soglia dei cinque mi-lioni di casi di covid-19. Lo hannoindicato fonti del ministero dellaSalute di New Delhi, con la pan-demia che si sta diffondendo a unritmo sempre più rapido in tuttoil paese asiatico.

La seconda nazione più popo-losa del pianeta (1,3 miliardi diabitanti), che ha registrato un mi-lione di nuovi contagi in soli un-dici giorni, ha ora 5,02 milioni dicasi, subito dietro gli Stati Uniti,che ne hanno 6,6 milioni. Le vitti-me in India sono oltre 82.000.

Nel frattempo, il Parlamento in-diano ha approvato il taglio del 30per cento degli stipendi dei parla-mentari per i prossimi dodici me-si. Ne danno notizia i media in-diani. La proposta era stata avan-zata dal governo, che convoglieràla somma risparmiata nel fondonazionale istituito per la lotta alcovid-19.

Il sito del quotidiano economi-co «Firstpost» riporta un calcolodel Centro studi Prs legislative re-port, secondo il quale il risparmioaccantonato coprirà appena lo0,001 per cento dell’importo totalestanziato in India per combatterela pandemia e le sue gravi conse-guenze socio-economiche.

E m e rg e n z aincendi

anche in Bolivia

LA PAZ, 16. Anche la Bolivia sitrova a fronteggiare l’e m e rg e n z aincendi. Nello stato di SantaCruz, il più grande del Paese, ilgovernatore Ruben Costas ha di-chiarato lo stato di calamità natu-rale per i numerosi roghi e per laforte siccità, giustificando l’ado-zione del provvedimento straordi-nario con le «variazioni climaticheche stanno causando una mancan-za di precipitazioni, stress idrico,siccità, incendi boschivi e altrieventi avversi, mettendo a rischiola vita e l’integrità delle persone».

Secondo i rilevamenti dei Vigilidel fuoco di Santa Cruz gli incen-di hanno interessato, dall’iniziodell’anno circa 4.000 ettari delparco nazionale Noel KempffMercado e quasi quattrocentomilaettari in totale.

Bolsonaro annulla il progettoRenta Brasil sul welfare

BRASÍLIA, 16. Il presidente brasilia-no Jair Bolsonaro ha annunciato ie-ri di aver annullato il progetto Ren-ta Brasil, pensato per espandere iprogrammi di sussidi per i più po-veri colpiti dalla crisi economicacausata dalla pandemia di coronavi-rus. «Fino al 2022, nel mio governoè vietato dire Renta Brasil», ha det-to Bolsonaro in un video pubblica-to sui suoi social, aggiungendo chesi andrà avanti con il programma diwelfare creato nel 2003 e denomina-to Bolsa Familia, mantenuto anchedal precedente presidente Luiz Iná-cio Lula da Silva.

Per aiutare le classi meno abbien-ti in questi mesi di pandemia Bol-sonaro ha deciso lo stanziamento diun sussidio da 600 reais mensili(circa 108 collari) a più di 60 milio-ni di disoccupati e persone a bassoreddito. Il bonus di emergenza hacontribuito a far salire la sua popo-

larità ai massimi livelli dall’iniziodel suo mandato, nel gennaio 2019.

Bolsonaro avrebbe voluto creareanche il Renta Brasil, un sussidioulteriore per i più poveri. Stando aquanto riportato dai media localiavrebbe preso la decisione in baseal fatto che per finanziare il RentaBrasil sarebbero state bloccate perdue anni le pensioni. «Non conge-leremo mai gli stipendi dei pensio-nati né ridurremo i sussidi per iportatori di handicap. Come hodetto in altre occasioni, non pren-derò mai soldi dai poveri per darliai poverissimi», ha dichiarato ilpresidente brasiliano.

Sul fronte pandemia il governocentrale e quello dello Stato di SanPaolo hanno avviato le trattativeper finanziare la produzione delvaccino cinese contro il coronavirus,testato già su novemila volontari.

In una lettera aperta firmata da otto ex guerriglieri

Colombia: le Farc chiedono perdono alle vittime di sequestro

BO GOTÁ, 16. «Dopo aver messo atacere per sempre i nostri fucili; nel-la calma della vita civile che ci hapermesso di riflettere a fondo sullaguerra alla quale abbiamo partecipa-to e siamo stati protagonisti per piùdi 50 anni, vogliamo dirvi che il ra-pimento è stato un errore gravissimodi cui possiamo solo pentirci». Conqueste parole otto ex comandantimembri delle Forze armate rivolu-zionarie della Colombia (Farc) han-no chiesto perdono alle vittime e aiparenti delle persone che hanno su-bito il sequestro per il dolore el’umiliazione arrecati.

I rapimenti sono avvenuti durantemezzo secolo circa di conflitto ar-mato. Il testo è contenuto in unalettera diffusa lunedì da alcuni exmembri della segreteria della guerri-glia che hanno firmato nel 2016 gliAccordi di pace con il governo co-lombiano. Tra questi Rodrigo Lon-

doño, alias “Timo chenko”, ex co-mandante della guerriglia e leaderdel partito politico Forza alternativarivoluzionaria del comune (Farc).La dichiarazione è stata diffusa do-po un incontro fra la Commissionedella Verità colombiana e l’ex candi-data presidenziale Ingrid Betan-court che, sequestrata, rimase nellemani della guerriglia per sei anni.

Manifestando tutto il loro penti-mento, gli ex leader guerriglierihanno ribadito che «il sequestro hasolo lasciato una profonda feritanell’anima dei colpiti ed ha danneg-giato la nostra legittimità e credibili-tà». Oggi, hanno concluso, «com-prendiamo il dolore che abbiamocausato a tante famiglie, figli, figlie,madri, padri, fratelli ed amici, chehanno vissuto in un clima infernaleaspettando notizie dei loro cari».

Non si sa quante persone sianostate rapite per decenni dalle Farc,

ma nel 2018 la Procura generale hadiffuso un rapporto secondo cui al-meno 522 persone sono morte men-tre erano tenute prigioniere daiguerriglieri.

Secondo la Giurisdizione specialeper la pace — il meccanismo di giu-stizia transitoria colombiana attra-verso cui membri delle Farc, delleForze armate e altri soggetti chehanno partecipato al conflitto arma-to colombiano vengono indagati emessi sotto processo — le indaginisui sequestri di persone riguardanooltre 20.000 casi, tra cui centinaia diagenti delle forze pubbliche e perso-nalità politiche.

Rodrigo Londoño, Timochenko,il massimo leader degli ex guerri-glieri, ieri, in un’intervista a «Cara-col Radio» ha chiesto di nuovo scu-sa anche per il reclutamento di mi-nori e per gli aborti forzati perpe-trati dall’ex guerriglia.

Una migrante ispanica a Las Vegas (Afp)

WASHINGTON, 16. Una corte d’ap-pello federale statunitense ha ricono-sciuto il diritto delle autorità federalidi revocare le protezioni umanitariee quindi a procedere al rimpatrio dicentinaia di migliaia di immigratiche da anni vivono e lavorano negliStati Uniti. Una sentenza che di fat-to apre le porte a una espulsione dimassa.

Da questo momento circa 400.000persone, che in molti casi vivono elavorano legalmente negli Stati Unitida decenni, dopo essere fuggiti spes-so da conflitti o disastri naturali neipaesi di origine, vedono cessare ilproprio «status di protezione tempo-ranea». Il provvedimento partirà dal5 di marzo del 2021 per alcuni paesie da novembre del prossimo annoper i provenienti da El Salvador.

L’amministrazione Usa ha affer-mato infatti che le condizioni diemergenza — determinate negli annipassati da terremoti, uragani, guerracivile — si sono verificate molto tem-po fa, e il programma ha inavvertita-mente conferito lo status di immi-grazione permanente a persone pro-venienti da luoghi come El Salvador,Nicaragua, Haiti e Sudan, la mag-gior parte delle quali non avrebbe,al momento, più bisogno di un rifu-gio sicuro.

Le associazioni che difendono idiritti dei migranti si preparano a ri-correre contro la sentenza.

HANOI, 16. Un tribunale del Viet-nam ha condannato sette persone,di cui quattro a pena detentiva, inrelazione alla morte di 39 migran-ti, i cui corpi sono stati trovati il23 ottobre del 2019 all’interno diun camion refrigerato nell’Essex,nel Regno Unito. I migranti, tracui molte donne e almeno dieciminori, secondo le indagini au-toptiche, sarebbero morte tutteper asfissia o ipotermia. I corpidei cittadini vietnamiti furonoscoperti in una zona industrialesubito dopo che il camion sbarcònel Regno Unito su un traghettoproveniente da Zeebrugge in Bel-gio.

I quattro condannati al carcere,di età compresa tra i 24 e i 36 an-ni, sono stati giudicati colpevolidi «organizzazione e intermedia-zione di emigrazione clandestina»si legge nella sentenza del Tribu-nale vietnamita che li ha condan-nati a pene comprese tra i due e isette anni e mezzo. Per gli altritre sono scattati gli arresti domici-liari.

Secondo i media locali sonostati accusati di aver ricevuto dauna delle vittime 22.000 dollariper il “viaggio”. Le avrebbero for-nito un passaporto falso per re-carsi in Francia prima di caricarlasu un camion container per entra-re in Inghilterra.

Condannatitrafficanti

di esseri umaniin Vietnam

Page 4: La testimonianza di carità di don Roberto Malgesini e ... · La testimonianza di carità ... Fran-cesco ha esteso il ragionamento «an-che alla nostra casa comune: alla ter-ra e

pagina 4 giovedì 17 settembre 2020 L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 17 settembre 2020 pagina 5

Il poetadell’abbandono Quello che salva

(e non èla letteratura)

Inesorabilità del dolore ed esigenza di riscattoIn «Camere separate» la compiuta sintesi della dimensione fisica e metafisica

di ELENA BUIA RUTT

L’immagine restituita dabuona parte della criti-ca contemporanea, diun Tondelli libertino edisimpegnato, si limita

in realtà a cogliere la patina esteriore,superficiale, di una scrittura che offrerimandi ben più complessi; il disimpe-gno c’è, ma per quanto insistito e

La letteratura non possiedeun potere salvificoperché è incapace di trasfigurarela realtà in eposUn appunto, questo, che richiamadrammaticamente le paroledi Cocteau e di Maritain

delliana, ha chiamato una «poetica del fram-mento». Tondelli scrive con uno «sguardoaffettivo dotato di memoria, temprato dallalontananza e dalla separazione» e si dichiaraespressamente contrario a una «lettura ideo-logica» dell’opera letteraria: «Quello che vo-glio da un romanzo, o da un libro, è che midia qualcosa che io non so, che mi comuni-chi uno scarto nella mia visione delle cose edel mondo, che apra una breccia nella miacoscienza». Scrivere è seguire una “traccia” eper Tondelli — citando Peter Handke — «si-gnifica lavorare al mistero del mondo».

Le ideologie non lo appassionano — siamonel 1984 — ma come dice a proposito del ro-manzo Pao Pao, gli interessa la «storia quoti-diana di una tribù... nella lotta di sopravvi-venza nel mondo», come le storie dei primidue libri, Altri libertini e Pao Pao, scritti se-condo la lezione di Kerouac, con «una lin-gua non letteraria, non libresca, non burocra-tica». La scrittura della “beat generation” p erTondelli segna l’uscita dal provincialismodella narrativa italiana e costituì la valvola disfogo per i giovani che di fronte alle regolesociali spesso repressive e ipocrite avevano ri-

fiutato lo scontro con le istituzioni, la lottaarmata e l’annullamento nella droga. La let-teratura fu per lui l’uscita di sicurezza, la viadi salvezza, tramite alcuni libri in particolare,compagni indimenticabili: «Il maggior aiutoche ebbi per riaffiorare alla superficie dellavita fu costituito da un libro. Si tratta diFrammenti di un discorso amoroso di RolandBarthes... è la mia seconda o terza Bibbia,insieme al Libro tibetano dei morti e, natural-mente, ai Salmi». Questi testi, insiemeall’amata Radclyffe Hall e Ingeborg Ba-chmann, delineano una «fenomenologiadell’abbandono», tema che sottende tuttal’opera tondelliana, fino al romanzo C a m e res e p a ra t e , in cui la separazione degli amanti ela morte trovano la massima espressione, enella raccolta curata da Fulvio Panzeri, L’ab-bandono. Racconti dagli anni Ottanta, uscitopostumo nel 1993. La scrittura di Tondelli sinutre di letture diversificate, da La separazio-ne degli amanti. Una fenomenologia della mortedello psicanalista Igor Alexander Caruso allarilettura delle strutture di dominio sull’e ro sfatta da Herbert Marcuse fino all’opera diTeilhard de Chardin.

Nel confronto con il libro di Peter Han-dke, Il cinese del dolore, Tondelli si apre a unadimensione metafisica, finanche religiosa emistica. L’essere sulla soglia per lo scrittore èstare sulla frontiera come luogo di un inizio.«La soglia è la sorgente». Al centro dellascrittura si configura come un vuoto che vie-ne meditato dal protagonista del libro, con-templatore, archeologo, appassionato di «so-glie» — luoghi in cui «tutto è in sospeso» —che ricerca ciò che è irrimediabilmente scom-parso, che è stato trafugato o si è magari solodecomposto, e però sussiste ancora comespazio cavo. Richiamando esplicitamente ilbuddismo, per Tondelli il vuoto e la sogliadella poesia di Handke sono «luoghi da cuisi elabora il senso». L’assenza — il tema cen-trale di tanti mistici che Tondelli ha lettomolto — ritorna in tutte le sue opere, dall’as-senza come noia e insoddisfazione dei rac-conti di Altri libertini, all’assenza come mortedi Camere separate, fino a quella sorta di«breviario» che è Biglietti agli amici che ruotasul tema dell’assenza dell’amato, «volevo tut-to e mi sono sempre dovuto accontentare diqualcosa», fino all’illuminazione di uno deipersonaggi centrali di Rimini: «Fu in queiprimi giorni a Firenze, scendendo a piedi davia San Leonardo fino in costa de’ Magnoli,che Bruno provò quella particolare e stranadolcezza che è solo dell’abbandonato, o me-glio, di certi istanti che l’abbandonato prova:il sentirsi cioè ancora fidanzato per il restodella propria vita, ma fidanzato in assenza».

Ed è proprio in Rimini — pensato findall’inizio come sceneggiatura — che l’ideadella mistica si esplicita, una spiritualità delquotidiano che non trova nessuna contraddi-zione tra il vivere nei viali affollati della capi-tale del divertimento italiana degli anni Ot-tanta e la ricerca di Dio. Il dialogo tra i dueprotagonisti del romanzo, in giro per discote-che e monasteri sulla riviera romagnola allaricerca di se stessi e della soluzione al giallodella morte di un politico, è fulminante:«“Trovi che esista qualche differenza fra ilbar di un Grand Hotel e un monastero?” “Lagente direbbe che sì, c’è qualche differenza”.Mi afferrò deciso il braccio e mi trascinòdentro. “Si sbaglia,” disse serio, “sono en-trambi luoghi mistici e assoluti”».

La ricerca percorre le strade più svariatema resta una perenne insoddisfazione esi-

stenziale che è la cifra della vita di Tondelli edella sua apertura alla trascendenza: «“Mac’è un fatto” — proseguì Anselme — “che cer-chi Dio e non ti accontenti di averlo trovato.Vorresti una vita diversa, vorresti fermarti eriposare in Dio, ma non lo farai perché nien-te ti basterebbe mai. Molti vedono solo unapiccola fessura dove tu trovi invece crepe eabissi. Cercherai Dio per tutta la vita e que-sto basterà a salvarti. Non smettere di cerca-re, ma sappi che, ovunque tu vada, ti guideràsempre la sua Grazia”» dice padre Anselmeallo scrittore protagonista del romanzo Rimi-ni.

Una ricerca che si nutre della lettura deitesti mistici della cristianità e della tradizionebuddista, sul modello del maestro sempreammirato, Carlo Coccioli: «Anche stanottecrederà intensamente alle mille altre vite chelo contengono e che l’hanno contenuto inquesto nostro sofferente divenire, fino al mo-mento della pienezza e della pace, fino almomento in cui il divino che è in noi saràtalmente puro da accordarsi all’Unico». Il ri-cordo di un antico rituale del Buddismo vi-sto nel film Tibet: a Buddhist Trilogy viene so-vrapposto dal protagonista di Rimini allapratica cattolica del rosario: «A Roma. Inuna basilica. La chiesa era deserta, silenziosae buia. Solamente una luce calda provenivadall’ultima cappella laterale della navata.Bruno avanzò. La luce era tremolante e sem-pre più forte. Improvvisamente il silenzio siarricchì di una vibrazione, come un ronzio,che si faceva più grande man mano che Bru-no si avvicinava a quella cappella. Il ronziosi riverberava sulle volte della chiesa pene-trando il silenzio. Raggiunse la cappella. Ungruppo di donne anziane recitavano veloce-mente un rosario sedute su sedie di paglia.Non c’era nessun prete a guidarle. Si alterna-vano nella recita delle preghiere accordandoil loro brusio a quello più forte di chi in quelmomento dava l’inizio. Bruno chiuse gli oc-chi. Ne era certo. Era la stessa identica musi-ca che usciva dalle labbra chiuse dei monaci.La stessa musica che aveva scoperto facendol’amore con Aelred».

Il catalogo della biblioteca dell’autore, do-nata dalla famiglia al Comune di Correggio,è ora disponibile online consultando il sitodel Centro di Documentazione Tondelli diCorreggio e mostra una consolidata e oculataconoscenza della letteratura mistica e teologi-ca, dalle opere di Agostino a Teresa d’Avila,da Scrittori di religione del Trecento di donGiuseppe De Luca al Pellegrino cherubico diAngelo Silesio, ai Sermoni tedeschi di MeisterEckhart fino a Le grandi correnti della misticae b ra i c a di Gershom Scholem e ai Vangeliapocrifi. Ci sono anche opere di teologiaspecialistiche come Il sacro e Mistica orientaleed occidentale di Rudolf Otto. Troviamo an-che le opere di Adriana Zarri, tra cui Tu .Quasi preghiere, con una spiritualità del quoti-diano che costituisce una chiave della poeticatondelliana con la sua elegia della gente co-mune: «Gente ordinaria e gente comune,gente che batte le strade provinciali e quellecomunali, gente che produce, gente sottoccu-pata, gente incantata, gente improduttiva,gente selvatica, gente morbida, gente ubria-cona, vecchia gente senza passato, giovanegente senza avvenire, gente lontana dalla cro-naca e dal pettegolezzo, gente che costitui-rebbe a prima vista una massa anonima mache, se indagata con solo un poco di atten-zione, riserverà molte sorprese e curiosi aned-doti: insomma, gente di cui vogliamo raccon-tare per rendere il doveroso tributo allo za-vattiniano incanto del quotidiano che dasempre ci avvince, come se ci trovassimo, in-somma, in un travolgente remake neorealisti-co, in una metafisica dell’effimero e del bana-le». Resta imprescindibile in questo ambito illavoro di ricognizione fatto da Antonio Spa-daro nel volume Lontano da se stessi. L’attesadi salvezza in Pier Vittorio Tondelli (JacaBook, 2002).

L’aspirazione all’Assoluto si scontra inevi-tabilmente col limite e la sua dura accettazio-ne, che per Tondelli significa soprattutto ac-cettazione del limite che ogni amore e rela-zione umana comporta: «Ho sempre cercato“tutto” nella vita: la verità e l’assoluto. Hosempre detestato la gente soddisfatta. Nonc’è niente al mondo per cui stare allegri.Niente di niente. Eppure, io che ho lasciatoperdere tante volte “qualcosa” per avere sol-tanto niente ora mi sto accontentando diqualcosa. E sento che mi basta. E a mio mo-do sono felice. Amo profondamente Aelred,al punto che vorrei essere lui. Lo giustifico elo capisco, anche se soffro. Ma se soffro è unproblema mio. Io so che mi ama. A tutto oniente ora sto finalmente imparando a prefe-rire qualcosa». La storia tra Bruno e Aelred

finirà e Tondelli in uno dei Biglietti agli amiciscriverà tutta la sua impossibile felicitànell’amore: «In quel dicembre a Berlino, nel-la tua casa di Kopenickerstrasse io volevotutto. Ma era tutto, o solo qualcosa, o forseniente? Io volevo tutto e mi sono sempre do-vuto accontentare di qualcosa» (Biglietto n.14). Ed è probabilmente questa tensione, chelascia sempre aperte le sue lacerazioni inte-riori, alla base del suo interesse per il buddi-smo e la mistica: «Fare tutto il possibile, sa-pendo che sarà inutile». Le letture di Pier, inquesti giorni di gennaio, sono: Cesare Bran-di, Budda sorride, Roland Barthes, L’i m p e rodei segni, Rudolf Otto, Mistica orientale, mi-stica occidentale.

E conclude così, in questo testo crucialedel 1986 nella sua produzione che è Pier agennaio: «Quando è maturo il tempo, gli ac-cordi e le armonie si rivelano talmente strug-genti da metterti in ginocchio. Pier non haallora altra strada che la “contemplazione”. Ilsuo passeggiare per le strade di Bologna, ilsuo sguardo altro non fanno che accarezzaredesideranti le pietre, gli angoli, i palazzi, igiardini, come se fossero essi stessi la sostan-za verbale di una preghiera, di qualcosa cheè troppo forte da tenersi dentro ed esplodenel suo sguardo».

Ma è nelle pagine del 1987 dedicate alloscrittore Carlo Coccioli, in quello zibaldoneche è Un week end post moderno, una sorta disottotesto di tutte le sue opere narrative, cheTondelli è molto esplicito sul suo rapportocon la Chiesa e il cristianesimo proprio allaluce della dialettica affettiva che per lui restala lente attraverso la quale leggere la sua atti-vità letteraria e l’esperienza religiosa. Coccio-li — autore ancora oggi poco letto in Italia —per Tondelli rispecchia molto il suo stessopercorso, dalla formazione cattolica al rap-porto complesso con l’omosessualità e laChiesa: «La tematica esistenziale e religiosadi Coccioli certo non poteva essere accettatadall’establishment culturale di sinistra deglianni Cinquanta... Resta il fatto che, in nes-sun autore italiano contemporaneo, è presen-te una così grande tensione interiore, un’i r re -quietezza spirituale che poi si traduce in unnomadismo culturale e metafisico assoluta-mente originale, per non dire eccentrico».Tondelli ricorda lo shock che provocò in Ita-

Michele Pellegrino, di don Primo Mazzolarie del pedagogo don Milani; si era davverotroppo ingenui per non chiedersi come maisi facessero battaglie per liberare tutto e tutti,gli analfabeti e i disperati delle favelas, il po-polo cileno e quello delle borgate romane, enon ci fosse una parola, nemmeno una giacu-latoria, per liberare da quell’insopportabile edevastante peso un ragazzino di sedici annitravolto interiormente dalla propria diversità:potevano liberarsi i popoli e gli stati, si pote-va proclamare la rivoluzione permanente, masempre purché fosse al di là dell’o ceano.Quanto a noi, nessuna liberazione interiore,nessuna rivoluzione in nome della felicità. Eil Medioevo trionfava, sotto la cintura».

Tondelli coglie nell’amore il cuore del cri-stianesimo tramite le parole di don Ardito, ilprotagonista di un altro grande romanzo diCoccioli, Il Cielo e la terra del 1950: «AmareDio, negli uomini: in ogni uomo. Dio non èsolo nell’alto del cielo, sparso fra le stelle; èqui in terra, fra gli uomini. È gli uomini.Amare la terra, gli uomini; anche se sonopeccatori, e amare il loro peccato. Ho sco-perto, Dio, che la tua soglia non si varca setu non discendi qui da noi. E abbiamo una

ostentato, svela necessità irrisolte dipersonaggi adolescenti, ancora incapa-ci di affrontare consapevolmente sestessi e la realtà.

Non a caso il disagio di fondo,quello che Tondelli definisce, irriden-te, «il vischioso male», riemerge dicontinuo, vanificando il proponimentocelebrativo di un mondo carnevalesco,distruggendo l’utopia della non-defini-zione, innescando meccanismi auto-di-struttivi. Eppure, la narrativa delloscrittore di Correggio avverte la cadu-

davanti ai quali inginocchiarsi, non ha templiné simulacri a cui sacrificare; allora celebracome liturgia la vita stessa. Avverte la presen-za del sacro come qualcosa di tangibile nellarealtà, qualcosa su cui il suo sguardo si posacon devozione. Quando pensa alla preghieralui si dice: “Io non so pregare, soprattuttonon so chi pregare”. Poi ricorda la sua giovi-nezza, le ore di meditazione, le discussionicon i sacerdoti, la recita della parola. E lasua mano cerca nella libreria, automatica-mente, la Bibbia».

La religiosità dei suoi personaggi è segnatadalla tensione dell’amore e dell’erotismo. Piùvolte gli è capitato di dire: «Non posso vive-re senza Dio, ma posso vivere senza religio-ne». Poiché, se ha abbandonato la praticadella religione in cui è cresciuto e attraversola quale ha imparato a segnare il mondo, ilsuo ambiente, i suoi sentimenti, l’ha fatto peruna inconciliabilità di fondo fra la sua vita eil suo misticismo. L’ha fatto perché portavanon solo la propria emotività, ma anche lasua sensualità, nella ricerca di Dio. Per que-sto leggeva Osea. Perché in quelle paginenon c’era una visione esclusivamente mentaledel rapporto fra Dio e il suo popolo, ma unarappresentazione di corpi, di prostituzione,di abbandono, di delirio della separazione, dirabbia, di paterna protezione. Come succede,da sempre, fra gli uomini che si amano.

Si è voluto a volte classificare Tondelli co-me uno scrittore intimista e frutto di una cul-tura che rifiuta la politica e la comunità. Ba-sterebbe leggere Ombre dell’estate del 1991 persfumare questo giudizio: «Mentre intorno anoi si disfano gli imperi e le nazioni; mentrealcuni paesi bloccati nel proprio sviluppo dadecenni di dittatura dimostrano in questi an-ni vitalità e capacità di creare progetti ambi-ziosi, come nel caso della Spagna; mentre,con drammaticità, il sud del mondo premesempre di più su quel fazzoletto di terra cheè in proporzione l’Europa Occidentale, il no-stro paese chiacchiera, la classe politica si di-verte alle proprie battute e alla pseudoironiadei propri rappresentanti più in voga... Main Italia tutto appare libresco e burocratizza-to, centrato sulla forma e non sui fatti, suicerimoniali e non sull’esperienza. Basterebbeanalizzare le banalità che si dicono in nomedell’Europa e dell’ormai prossima abolizionedelle frontiere, soprattutto riferite ai giovaniche, sia detto per inciso, di Europa e di cul-tura europea, tra film, dischi e compact, nesanno più dei loro insegnanti... Se vogliamodare l’Europa ai nostri ragazzi, dobbiamo fa-cilitarne l’espatrio... Solo così si diventa citta-dini europei: attraverso la conoscenza, l’os-servazione, la creazione di amicizie e di rap-porti con cittadini di altri paesi». La sensibi-lità politica di Tondelli, lontana dai facili slo-gan di quegli anni come dalle intricate vicen-de dei partiti, era legata alla formazione rice-vuta nell’associazionismo cattolico, con unaprofonda attenzione alla teologia delle realtàterrestri, nello spirito del Vaticano II: «Eppu-re, a riguardarli anche oggi, con tutt’altraconsapevolezza e compassione, come furonoimportanti e formativi quegli anni giovanili,dove le energie e l’attivismo, e anche la fan-tasia e l’intelligenza, erano inserite in un pro-getto collettivo, all’interno del quale si lavo-rava, si sbagliava, si riprendeva, si cercava inogni modo di costruire, giorno dopo giorno,quella situazione di salvezza conosciuta come“regno di Dio”. Avevamo una speranza e tut-to aveva un senso, anche il dolore, anche lasofferenza e la prova. Ma qualcuno avrebbedovuto, semplicemente, ricordarci MeinsterEckhart: “Un’anima non può salvarsi se nonnel corpo che le è stato assegnato”».

E in questo Tondelli reclama con forzal’idea che il corpo e l’amore sono la via dellasalvezza, intrecciando nei momenti più vi-branti del suo capolavoro, Camere separate, lareligiosità popolare, il corpo, l’amore e lamorte. La processione del Cristo morto nelvenerdì santo e il ricordo dell’icona dellaMadonna, posta davanti la casa dei genitoria Correggio, diventano specchio della suapiù personale vicenda e cifra lirica del desti-no universale degli uomini.

ta, la carenza, il limite, ma anzichésoggiacere tenta il salto, il tuffo bam-bino e speranzoso nella vita; vita im-mediatamente agitata anziché pensatae per questo condannata al fallimento.

In Altri libertini e Pao Pao è in pri-mis uno stile baldanzoso, euforico, vi-talistico, a camuffare, anzi a sommer-gere questo clandestino fastidio esi-stenziale, celebrando un senso di ap-partenenza a una “tribù” che condivi-de norme, gerghi, mode e puntellandoun’identità in fieri, ancora malsicura etraballante. Sta alla scrittura il compi-to di legittimare questi «mondi vitali esostitutivi» tramite i quali i giovanicercano possibilità di espressione; staalla linfa vitale di una narrazione sca-tenata, coalizzare il mondo giovanile,codificandone i valori alternativi di-sprezzati dalla società ufficiale.

L’intensità dell’emozione viene fil-trata tramite la narrazione di una fisi-cità mai composta o armonizzata,spesso lacerata e sofferente, evidenteed estrema, mezzo di espressione e diconoscenza. Attorno ad una carnalitàabbrutita (Altri libertini), esaltata (PaoPao) o contemplata (Camere separate)ruota tutta la poetica di Tondelli, chenon si limita a constatare l’inesorabili-tà del dolore, ma esprime una pressan-te esigenza di riscatto e salvezza. Ilcorpo interpreta, materializza questapresa di coscienza e la corporeitàestremizzata, superando il fisico, ap-proda al metafisico. Nell’ultimo ro-manzo Camere separate, infatti, la con-templazione del corpo dell’amato rap-presenta per Leo, il protagonista, la

possibilità di cogliere il rimando aduna bellezza superiore, ad un’armoniatrascendente e altrimenti nascosta, mache ora si svela pienamente. La suapreghiera assume le forme di un cantodi ringraziamento, nel momento in cuil’altro viene percepito come un dono,capace di schiudere significati ulteriorie altrimenti inaccessibili. La presenzadel sacro, attraverso il corpo di Tho-mas, diviene qualcosa di tangibile nel-la realtà: la fisicità condivisa permettea Leo l’accesso ad una dimensionespirituale che, traducendosi in scrittu-ra, assume le forme di un linguaggioinnamorato di Dio.

È proprio in Camere separate, infatti,che la ribadita appartenenza al mondoesaltante e protettivo, ma ristretto,quello degli «altri libertini», inizia afarsi claustrofobica. Le illuminazionidi Leo procedono per strappi, scarti escatti, rispecchiando il tumulto diun’anima spaesata e irrequieta, che haappena superato la soglia dei trent’an-ni e a cui la maturità sembra imporsicome forza fisiologica. Recalcitrante eincerto nell’abbandono della piacevolecondizione di eterno fanciullo, nonpuò più eludere il bisogno interiore dilegittimazione del suo mestiere discrittore e della sua identità omoses-suale. Divenuto pressante il desideriodi uscire dalla cerchia protettiva di un«ambiente di simili», sentendosi pri-gioniero di un’ «allegra e irresponsabi-le adolescenza», Leo-Tondelli riflettesu stesso, iniziando dalla sua relazionecon Thomas, fallita perché condanna-ta alle perenni “camere separate”. Si

accorge che è la separatezza la condi-zione che da sempre, fin dalla più te-nera età, ha abbracciato per guardareil mondo; su un vissuto di emargina-zione e diversità, si è inserita l’attivitàdello scrivere, come mezzo per conti-nuare ad esserci da una posizione «la-terale», raccontando storie altrui, nar-rando ciò che non potrebbe trasfor-marsi in vita propria.

Anche la letteratura, nella riflessio-ne di Leo, sembra divenire l’ennesimo«luogo separato», permettendo alloscrittore di «sopravvivere, anche digioire, ma sempre con la consapevo-lezza che mai la pienezza della vita,come comunemente la intendono glialtri, sarebbe stata sua». Un’amaraconsapevolezza maturata sul finale dellibro, ma che sottende il sollievo diuna definizione capace di ancorare fi-nalmente Leo al suo vero sé. Ancheper questo Camere separate può essereinterpretato come un vero e proprioromanzo di formazione: è il raccontodi una solitudine prima scelta poi su-bìta, la riflessione su una convivenzaimpossibile, la confessione di una ste-rilità che brucia per la perdita di unrapporto mai legittimato, per una pa-ternità mancata, per l’anomalo «me-stiere» di scrittore.

Quella ricerca di pienezza, seppuredi continuo fallita, che caratterizza laprima produzione tondelliana, si di-spiega, dunque, a gran voce proprioin Camere separate nel canto di unasperanza intuita, di un’esigenza di ap-prodo, riscatto, salvezza e quindi diunità.

L’atto dello scrivere è da lui intesocome mezzo per continuare a essere nel mondoosservandolo da una posizione «laterale»Si raccontano in questo modo storie altruie si narra ciò che non potrebbe trasformarsiin vita propria

L’inquieta ricerca di amore e di Assoluto dello scrittore Pier Vittorio Tondelli

Vincent van Gogh, «Sulla soglia dell’eternità» (1890, particolare)

Duccio di Buoninsegna, «Osea» (XIV secolo)

lia nel 1978 — dopo quasi vent’anni dalla pri-ma edizione francese (Coccioli scriveva con-temporaneamente in francese, italiano e spa-gnolo) — il romanzo Fabrizio Lupo: «Ancorauna volta il dualismo assoluto e non comuni-cante, se non attraverso il gesto tragico, fraspiritualità e carnalità, fra le ragioni della fe-de e quelle dei sensi, fra misticismo e mon-danità. E si era troppo giovani, e inesperti,nonostante tutto quel cristianesimo impegna-to e sociale, nonostante Jean Danielou e KarlBarth, Dietrich Bonhoeffer e addirittura Tei-lhard de Chardin, nonostante il catechismoolandese e la teologia della liberazione dimonsignor Helder Camara e di padre Camil-lo Torres, nonostante i discorsi del cardinale

tandomi, posso ricordare: Nunc dimittis ser-vum tuum, Domine, secundum verbum tuum, inpace...». E ancora, nelle pagine di Camere se-p a ra t e , una meditazione alla ricerca di se stes-so dopo la morte del compagno: «L’unicacosa che può fare è porsi in un atteggiamen-to di attesa. E, riflettendo su questo, si accor-ge che da mesi e mesi, inconsapevolmente,nelle sale-gioco di Soho o nel suo girovagarefra i night club di Milano, tutta la sua vitaaltro non è stata che una preghiera di inin-terrotta sincerità... Così quella che lui chiamapreghiera, altro non è che un atteggiamentodi ascolto delle cose e degli uomini, un os-servare e contemplare, che ha a che fare conil suo stesso modo di essere. Non ha altari

di LUIGI MA N T UA N O

Un’assenza divorante — «il sensodi una sottrazione primaria» lachiamerà in Camere separate —attraversa tutta l’opera, nata«nei sotterranei della provin-

cia», dello scrittore di Correggio, morto tren-taseienne nel 1991. «Camere separate parla al-la coscienza contemporanea — ha scrittoMarco Mancassola — grazie alla sua idea diun abbandono continuo, sconfinato, impossi-bile» (Senso di abbandono permanente, in«Flash-art», dicembre 2016).

Una letteratura romantica, animata da unastruggente sehnsucht, al ritmo della musicadegli anni Ottanta. Nel pezzo Colpo d’oppiodel 1980 troviamo un manifesto programma-tico della poetica di Pier Vittorio Tondelli:«La mia letteratura è emotiva, le mie storiesono emotive; l’unico spazio che ha il testoper durare è quello emozionale... Dopo duerighe, il lettore deve essere schiavizzato, inca-pace di liberarsi dalla pagina; deve trovarsicoinvolto fino al parossismo, deve sudare eprendere cazzotti, e ridere, e guaire, e prova-re estremo godimento. Questa è letteratura».

Citando Thomas de Quincey e Céline,Tondelli distingue tra «letteratura di cono-scenza» e «letteratura di potenza», la primainsegna, la seconda commuove. E lo fa in-ventando sulla pagina il sound del linguag-gio parlato: «La scrittura emotiva è dunquesound, codice sonoro; è catena fonica». Il te-sto è una questione di ritmo, per questo ilracconto è la migliore espressione della lette-ratura emotiva, va bevuto tutto intero e d’unfiato. Nonostante il riconoscimento del pri-mato del racconto, come quelli di Altri liberti-ni, il suo primo libro, il Tondelli della matu-rità narrativa scriverà tre romanzi ma nonuscirà mai dal sound della letteratura emoti-va: «La scrittura emotiva è spigolosa, è forte,è densa, si tocca con il corpo, ci si faall’amore, entra dentro, ti prende, ti penetra,ti suona, canta: ecco la forza della letteratu-ra». E i personaggi dei suoi testi non sonoche «intensità emotive, sono cortocircuiti disound... in sostanza, i personaggi sono i saxmobili e vagabondi della scrittura emotiva»così il testo è intessuto di vere e proprie com-pilation di brani musicali, come quella che lostesso Tondelli inserisce alla fine del romanzoRimini. «Il testo emotivo è l’unico testo chesi può parlare. L’unico che si può cantare eballare. L’unico che si può dolcemente culla-re nella propria gola e fischiettare nel propriocervello. Il testo emotivo fotte l’inconsolabilesolitudine di essere al mondo».

Biglietti agli amici, l’opera più intima e per-sonale dello scrittore, una sorta di breviario,sarà la celebrazione assoluta di questa lettera-tura, con ventiquattro biglietti per altrettantiincontri, ventiquattro emozioni decontestua-lizzate e assolute, a coronamento di quellache Fulvio Panzeri, curatore dell’opera ton-

Il suo vero compitoè di aiutare a capire«le occasioni della vita»che non «stupisconomai abbastanzanella loro insensataf ra m m e n t a r i e t à »Essa raccogliei «fili intrigati e sparsidel proprio passato»

Pier Vittorio Tondelli

maniera per costringerti adiscendere: l’a m o re » .

Anche nella forma lettera-ria Carlo Coccioli resta ilmodello e maestro assolutodi Pier Vittorio Tondelli, co-me mostra il parallelismotra due piccole ma crucialiopere dei due, entrambe so-spese tra meditazione, pre-ghiera e intuizione poeticaintima, Piccolo karma e Bi-glietti agli amici. Di CoccioliTondelli scrive: «La sua pre-dilezione per le forme diari-stiche ed epistolari, per unascrittura continua che di-venta, ora dopo ora, il ten-tativo di svolgere l’arte inpreghiera, in riflessionecompassionevole sul sé e sulmondo, tutto ciò continuaad incantare». Ed è proprioin Piccolo karma che, abban-donata la speculazione filo-sofica, «Coccioli approdaalla leggerezza del fram-mento e all’ambigua pienez-za dell’appunto interiore»;il piccolo capolavoro evi-denzia «la grazia smaltata eincantata di un livre d’h e u re smedievale, il fascino di unbreviario intimo in cui si ri-velano, quasi con la scansio-ne delle horae canonicae,l’Uno e il Tutto». La stessastruttura che Tondelli sce-glierà per il suo libro piùintimo e poetico, incasto-nando le ore del giorno nel-la gerarchia degli angeli.

Scrivendo ancora su Coc-cioli nel 1990 Tondelli tornasull’affinità tra la spiritualitàe scrittura, dandoci forse ilsenso di tutta la sua operadi scrittore: «Anch’io forsenon so pregare, se nonnell’osservare, con pietà, ilmondo e gli uomini. Maper questa notte, addormen-

scoperto nel luglio del 1996 lavorandoproprio in quella biblioteca che erastata trasferita nella casa del fratello:«Così arriverò alla Messa in Dies Na-talis, quella a cui dentro o fuori la ba-silica dei Santi Quirino e Micheleparteciperà il mio corpo scarnificato.Da una parte mi piacerebbe la son-tuosità, che il feretro venisse portato amano fin davanti alla scalinata e ada-giato in terra e tutto il Credo dellaMessa di S. Cecilia di Gounod, con itromboni, i timpani, i piatti... oall’opposto il M i s e re re degli improperidell’Asioli che mi sono sempre piaciu-ti». Tondelli, annotando ai marginidella Traduzione paolina di Testori, im-magina il proprio funerale nei terminidella processione correggese del Ve-nerdì Santo. Esso è definito messa delDies Natalis, espressione che è tradi-zionalmente usata dalla Chiesa per in-dicare il giorno della morte e della«nascita al cielo».

Qualche giorno prima e precisa-mente nella notte tra il 7 e l’8 settem-bre 1996, sempre su quelle stesse pagi-ne aveva annotato: «Tutta questa ri-cerca del passato, questo ossessivo an-dare all’indietro e ricordare particolariapparentemente insignificanti, questafelicità anche del ricordo, se è servitaad alleviare il senso di colpa e di nuo-vo a capire le ragioni della vita ora,improvvisamente, parlando con G.non basta più, ora è un intoppo, unastupidaggine. È vero. Io ho semprepensato che la scrittura avrebbe potu-to, magari in anni e col lavoro, “salva-re ” la storia miserrima (...) (la mia) inun canto epico [l’espressione “cantoepico” è sottolineata]... (un epos). Eforse ci sarei riuscito (...). Ma non sa-rà così. La letteratura non salva, maitantomeno l’innocente. L’unica cosache salva è la fede [ma qui Tondelliha un ripensamento e tra l’articolo e ilsostantivo inserisce in maiuscolo laparola] Amore e la ricaduta della Gra-zia che [è] come il temporale».

Queste parole appaiono di forza di-rompente. L’appunto tondelliano ri-corda drammaticamente le parole diJean Cocteau a Jacques Maritain: «Laletteratura è impossibile, bisognauscirne, ed è inutile cercare di tirarse-ne fuori con la letteratura perché solol’amore e la Fede ci consentono diuscire da noi stessi». L’assoluto dellascrittura è la “finzione più alta”. Laletteratura non salva più niente per-ché incapace di trasfigurare la realtà

che c’è di fragile, debole e perituronell’uomo. Restano nell’appunto cita-to la “festa”, la “Grazia” e “la gloriadel patto di redenzione”, che è unasplendida espressione per dire la forzasalvifica della croce di Cristo.

A questo punto forse risulta piùchiara quale sia la natura degli ap-punti annotati sulla Tra d u z i o n e testo-riana. Essi sono o il primo abbozzo diun progetto chiaro, cioè Sante Messe,o — se vogliamo essere più prudenti —alcune note sparse, che poi hanno ge-nerato l’idea del progetto. Sante Mes-se dunque probabilmente avrebbe toc-cato, come fanno gli abbozzi citati, ilsenso dell’essere scrittore, il rapportocon la letteratura, e non da una posi-zione estranea, ma proprio interna adessa. Tondelli pare non uscire maidalla dimensione letteraria: è il suopunto di osservazione. Proprio dalsuo interno però, dichiara che lettera-tura non salva. Ecco allora emergere ilsuo vero compito: essa interpreta, aiu-ta a capire «le occasioni della vita»che non «stupiscono mai abbastanzanella loro insensata frammentarietà»;raccoglie i «fili intrigati e sparsi delproprio passato».

di ANTONIO SPA D A R O

La letteratura è un fattoumano e non è mai qualco-sa di neutro nei confrontidella vita: è la lezione chePier Vittorio Tondelli ha

dato con lealtà e coerenza fino ad av-vertire i propri scritti, in Camere sepa-ra t e , con gelosia e vergogna, «come ilsuo corpo spogliato».

Nell’ottobre del 1991, aveva preso ladecisione di provare a scrivere un li-bro in cui avrebbe descritto le messe acui aveva partecipato di recente. Il ti-tolo sarebbe stato Sante Messe eavrebbe dovuto chiudersi «con lamessa ultima, quella in cui voi accom-pagnerete le mie spoglie». Quest’ulti-ma trova rispondenza con la Messa delDies natalis, di cui aveva scritto negliappunti a matita che era solito pren-dere a margine dei libri della sua bi-blioteca personale. Appunti che ho

in epos. Tondelli, proiettando la pro-pria esperienza di scrittore in un oriz-zonte di senso, vede che l’epos stesso èimpotente, cioè non inutile, ma debo-le, servo della vita e non assoluto.Dalla lettura degli appunti compren-diamo come la scrittura avesse assun-to per Tondelli un valore tendenzial-mente soteriologico: essa, cioè, venivainvestita della possibilità di sublimareepicamente la storia personale, garan-tendo una sorta di “divinizzazione”,cioè la fama e l’elevazione delle vicen-de umane in un “olimp o”.

Il 14 settembre 1991, giorno del suocompleanno, Tondelli scriveva in unospazio bianco alla fine del terzo capi-tolo sempre della Tra d u z i o n e di Testo-ri: «Oggi 14 settembre ‘91 giorno delmio 36° compleanno ho provatol’umiliazione della croce e della madredell’innocente. La vergogna. Vogliostare chiuso in questa stanza e nonuscirne… È una giornata di festa e diGloria per la Chiesa, la gloria del pat-to di redenzione. Ma io sono sopraf-fatto nei miei errori». Il senso tragicoe ustionante degli appunti non devecondurre a una lettura moralistica,che non renderebbe ragione al sensodi queste parole da leggere con estre-mo rispetto. A vincere contro il forte«assoluto» della «finzione più alta»resta la «vergogna della carne», cioèla percezione della fragilità e dellacontingenza, ma soprattutto l’A m o re ,la fede, la Grazia e il parto della re-denzione: una manciata di parole, chesono, per parafrasare una bella espres-sione tondelliana, come un seme divita sepolto nella propria mortalità.Più precisamente la vergogna di cuiparla Tondelli nel suo appunto non èriducibile a una mera vergogna di ca-rattere morale. Nasce su un altro pia-no. È qualcosa di più radicale ed esi-stenziale: «la vergogna di essere car-ne», come si legge in Camere separate.Riguarda infatti l’aspetto “carnale”della vita che implica dolore, violenza,vergogna, limite, “finitezza e separa-tezza”: la carne è, biblicamente, ciò

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 17 settembre 2020

Cattolici e protestanti svizzeri presentano sei figure esemplari che mostrano l’azione di Dio per l’unità dei cristiani

Come le vetratedi una cattedrale

In alto,santa Teresa di Lisieux

A destra,il teologo e scrittoreprotestante tedesco

Jochen Klepper

di CHARLES DE PECHPEYROU

«P iù approfondiamo l’a rg o -mento, più diventa evi-dente che i santi non di-

vidono più le nostre Chiese, anzi leavvicinano». Certo, la venerazionedei santi, in quanto tale, per alcuniresta oggetto di discussione e con-serva delle problematicità, «ma inte-ressarsi a persone che hanno sceltodi mettere Dio al centro della lorovita permette di scoprire che esisteun modo comune di essere cristianie di essere Chiesa, di imparare comela fede può trasformare le personein profondità e condurle a una vitacoraggiosa e rivolta verso il mon-do». Questa convinzione è espressadagli autori del nuovo libro intitola-to «Santi», un progetto realizzatodalla commissione svizzera di dialo-go tra protestanti e cattolici che, surichiesta congiunta della Conferenzaepiscopale e della Chiesa evangelicariformata, presenta sei figure di san-tità di diverse fedi. Con questo nuo-vo volume, «ci si avventura in uncampo nuovo ed entusiasmante a li-vello ecumenico», affermano i bio-grafi, che lungo le pagine del librohanno cercato di «destare l’attenzio-ne sul ruolo di ponte svolto dai san-ti». Compito di questo libro lungoun centinaio di pagine è anche ditrattare «una tematica particolar-mente di attualità nella nostra socie-tà, sempre più alla ricerca di orienta-menti etici e di modelli di vita».

La pubblicazione contiene sei bio-grafie molto diverse, spiegano, ma«tutte mostrano quanto sono impor-tanti per la fede e la Chiesa gli au-tentici modelli di santità». Ognimembro della commissione ha scrit-to un testo su un santo o su unapersona la cui vita di fede è stataesemplare, mettendo in risalto unaspetto della loro esistenza: «la ma-turazione della personalità così par-ticolare» di santa Teresa di Lisieux,«l’allegra carità e il rapporto appas-sionato e profondo con Cristo» diMadeleine Delbrêl, «l’intenso impe-gno personale per l’unità della Chie-sa» di Chiara Lubich, «la vita in si-lenzio e l’ascolto della parola di

Dio» del teologo e scrittore prote-stante tedesco Jochen Klepper, «lalotta contro la logica distruttiva»dell’intellettuale ebrea olandese EttyHillesum, morta a Auschwitz, e «lamissione politica mossa da una forzainteriore» del secondo segretario ge-nerale delle Nazioni Unite e PremioNobel per la pace, il diplomaticosvedese Dag Hammarskjöld. Tuttiloro «hanno avuto un’esistenza pie-na di contraddizioni, al serviziodell’altro, segnata da una svolta de-cisiva nella loro biografia», e hannoin comune una stessa caratteristica:l’essere vicini alla gente senza tutta-via aderire al pensiero dominante.Queste figure esemplari, inoltre,hanno condiviso la caratteristica divivere periodi di incertezza, addirit-tura momenti bui, forse anche piùdel solito.

«In che modo queste persone so-no state all’altezza della volontà diDio nella loro vita?»: questo è l'in-terrogativo che il lettore di «Santi»potrebbe legittimamente esprimere.Qualunque sia stata la loro vocazio-ne — lottare per il prossimo o il po-vero, per la missione della Chiesa oper la pace del mondo — risp ondo-no gli autori, l’amore è la caratteri-stica principale e più palese sia dellaloro vita che della loro opera.«Quando parliamo di “santi” (...) ciriferiamo a persone che coltivano unrapporto speciale con Dio, e la cuivita rende l’opera divina particolar-mente visibile», spiega il libro, para-gonando le loro esperienze a «vetra-te di cattedrali attraverso le quali laluce di Dio irrompe in molti modi».Il termine “santo” è quindi l’e s p re s -sione di una relazione con Dio, pro-fondamente radicata nella vita ditutti i giorni, riassumono i parteci-panti al progetto.

L’auspicio finale degli autori èche questo nuovo libro possa contri-buire in qualche modo a fare diquesti sei “santi” «gli amici e fedelicompagni» di tutti i cristiani, an-dando oltre «tutti gli ostacoli co-struiti nel passato e nel presente eche ancora non sono stati rimossi».Un presupposto per sviluppare unaposizione ecumenica sul tema dellasantità è anche il chiarimento di al-cune questioni controverse, soprat-tutto nell’area della comprensionedella salvezza e dell’essere umano.Affrontare le questioni che dividonoi cristiani «è sempre un compitomolto delicato», si legge nel volu-

me. Tuttavia, viene sottolineato,«l’esperienza degli ultimi anni hadimostrato che è proprio esaminan-do le differenze che si può trovareuna posizione comune attendibile».

Finora, il libro — che mira a farcrescere la propria fede e contribuireallo sviluppo della catechesi e la for-mazione spirituale — esiste solo inlingua tedesca, ma la commissionedi dialogo tra protestanti e cattoliciin Svizzera prevede anche di pubbli-care una versione in francese. Lacommissione svizzera di dialogo traprotestanti e cattolici è stata fondatanel 1966, a seguito del concilio Vati-cano II, e si occupa di questioni pa-storali legate alla convivenza ecume-nica, ad esempio questioni relativeai matrimoni misti, al riconoscimen-to reciproco del battesimo, ai servizireligiosi ecumenici. Sin dall’inizio, lasua composizione ha tenuto contodella diversità di lingue e delle re-gioni in Svizzera.

A Concesio dal 18 al 30 settembre

La Settimana montiniana

Diploma online della Pontificia università della Santa Croce

Oltre l’E u ro p a

Per la dignità di ogni vita umanaRiflessione dei vescovi spagnoli sul disegno di legge che depenalizza l’eutanasia

I fedeli del Regno Unito in tempo di pandemia

Più vicini a Dioe alla Chiesa

LONDRA, 16. Il 50 per cento dei cat-tolici del Regno Unito si dice con-vinto che il lockdown provocatodalla pandemia da coronavirus liabbia aiutati a sentirsi più vicini aDio e alla Chiesa, mentre il 54 percento sostiene di essere stato più at-tratto dalla fede cattolica. È quantoemerge da un recente sondaggio in-titolato «Coronavirus, Church &You», realizzato da Catholic Voices,che ha analizzato le risposte e lereazioni dei cattolici del RegnoUnito di fronte alla crisi da covid-19. Ad oggi, nel Paese la pandemiaha provocato oltre 41.750 decessi epiù di 376.650 infetti.

La ricerca è stata commissionatada vescovi, clero, ordini religiosi,reti laiche e diocesane, al CatholicVoices, portale mediatico che puntaa migliorare la comunicazione delmessaggio cristiano sulle tematichedi attualità e che aiuta i credenti aparlare in modo più efficace allacultura contemporanea. La ricercaha messo in luce quanto sia statoimportante ed efficace il ruolo dellaChiesa cattolica e l’operato del cle-ro e delle associazioni di volontaria-to. A rispondere al questionario so-no stati oltre 2.500 cattolici, nel pe-riodo compreso tra il 19 maggio e il26 luglio scorso, i quali hanno rac-contato le loro esperienze e i lorocomportamenti durante il periododel blocco. Tra i risultati più signi-ficativi è emerso che il 93 per centodegli intervistati ha avuto accesso aiservizi online messi a disposizionedella Chiesa.

Sebbene ci fosse un alto livellodi coinvolgimento e di apprezza-mento del culto online (66 per cen-to), i risultati mettono in luce che ilpericolo di un esodo di massa versoil mondo virtuale a scapito dellapresenza fisica nei luoghi di culto èabbastanza basso, soltanto il 4 percento, infatti, pensa che in futuropregherà principalmente o intera-mente attraverso l’utilizzo del web.La maggioranza dei cattolici inter-vistati (61 per cento) ha ritenutoche sia stata una decisione giustachiudere chiese e parrocchie duran-te il lockdown; l’80 per cento so-stiene che gli edifici di culto sianocentrali per la testimonianza dellafede nella comunità, mentre l’84per cento non è d’accordo conquanti sostengono che gli edifici ec-clesiastici siano un onere e una spe-sa inutili. Inoltre, l’82 per cento deicattolici sostiene che il NationalHealth Service (Servizio sanitarionazionale) abbia risposto bene allacrisi, mentre poco più della metà(53 per cento) ritiene che la propria

parrocchia abbia affrontato in ma-niera adeguata le criticità provocatedall’emergenza sanitaria e solo circaun quinto (22 per cento) delle per-sone intervistate concorda sul fattoche il governo abbia guidato benela nazione.

I cattolici, inoltre, plaudono ilcomportamento dei sacerdoti e deivolontari laici con i quali, il 63 percento degli intervistati, ha avutocontatti durante il lockdown, perchiedere supporto pastorale, aiutopratico, guida nella preghiera. Dalsondaggio «Coronavirus, Church &You» è anche emerso che i giovani,

contrari alle misure restrittive, han-no avvertito profondamente quantosia importante avere come punto diriferimento una chiesa o una par-rocchia aperte. Soddisfazione per irisultati della ricerca è stata espressada Brenden Thompson, ammini-stratore delegato di Catholic Voices.«Sono piacevolmente sorpreso — hadichiarato — dai dati emersi da que-sto sondaggio. Ci siamo resi contoche ai cattolici del Regno Unito so-no mancate le loro parrocchie e gliedifici di culto e sono ansiosi ditornare alla normalità e alle attivitàparrocchiali»; in sostanza non gra-discono una “Chiesa virtuale”. «Ingenerale — conclude Thompson —molti hanno apprezzato lo sforzo divescovi e sacerdoti che si sono pro-digati di trasmettere in streaming;altri si sono persino sentiti a voltepiù vicini a Dio e sono stati più de-voti del solito. Detto questo, le sfi-de future sono reali, quindi se vo-gliamo capitalizzare quanto fatto fi-nora, dobbiamo iniziare a pensareseriamente al futuro e fare in modoche i fedeli possano man mano ri-tornare nelle parrocchie». (f ra n c e s c or i c u p e ro )CO N C E S I O, 16. È diventato un’im-

portante appuntamento e una feli-ce tradizione da rievocare: anchequest’anno, dal 18 al 30 settembre,Concesio ospiterà la Settimanamontiniana, giunta alla sua ventu-nesima edizione, evento ancor piùspeciale perché ricadono nel suosvolgimento i cent’anni dall’o rd i n a -zione sacerdotale di san Paolo VI ecentoventitré dalla sua nascita.Quest’ultima data sarà ricordata, il27 settembre, con una messa nellabasilica minore della Pieve, cele-brata dall’arcivescovo di Milano,Mario Delpini. Molte le manifesta-zioni e le iniziative in programma,tra cui la più significativa è quellafissata per il giorno inaugurale: ve-nerdì 18, presso l’auditoriumdell’Istituto Paolo VI, durante un

consiglio comunale aperto a tuttala cittadinanza e alla presenza delvescovo di Brescia, PierantonioTremolada, Papa Montini sarà pro-clamato compatrono, con san Roc-co, del Comune di Concesio, conla ricorrenza da festeggiarsi il 29maggio di ogni anno. La Settimanamontiniana entrerà nel vivo il 25con una riflessione di Vincenzo Za-ni, segretario della Congregazioneper l’educazione cattolica dal titolo«Paolo VI, sacerdote e pastore», perricordare il Centenario dell’ordina -zione mentre il 29 settembre sarà ilpresidente del Pontificio Consiglioper la promozione della nuovaevangelizzazione e membro dellaCongregazione delle cause dei san-ti, Rino Fisichella, a tenere l’inter -vento «Ho incontrato Paolo VI».

ROMA, 16. «Oltre l’Europa»: si in-titola così il diploma online in Sto-ria del cristianesimo, attivato daottobre 2020 a maggio 2021 dalDipartimento di storia della Chiesadella Facoltà di teologia della Pon-tificia università della Santa Croce.Il corso, aperto a chi ha consegui-to un bachelor (laurea breve) ouna laurea in scienze umanistiche,è volto, spiegano gli organizzatori,«all’approfondimento dei granditemi di storia religiosa degli ultimisei secoli, in particolare quelli ri-guardanti il mondo cattolico». Trai vari argomenti in programma, lafine dell’unità cristiana occidentaletra Riforma e Controriforma ed ilconseguente fenomeno della con-fessionalizzazione; la spinta missio-

naria nelle sue differenti dinamichenei secoli XVI-XVII e XIX-XX; scontrie dialogo con le ideologie ottocen-tesche del liberalismo e del sociali-smo; la fine del potere temporaledei Papi, l’evoluzione del mondocattolico fino al concilio VaticanoII, e alle soglie delle attuali sfidedella Chiesa: globalizzazione, fon-damentalismi religiosi, secolarizza-zione dell’Europa. La stessa facoltàpropone anche un corso intensivo,in lingua spagnola, sulla teologialatinoamericana, che si svolgerà tut-ti i pomeriggi feriali dal 30 ottobreal 16 novembre, in cui si studieran-no «le tesi teologiche più originalie si darà notizia dei quattro cicliconciliari dell’America latina e dellateologia delle Conferenze generali».

«N on ci sono pazienti “da non curare”,pur se incurabili». Nella sua nota,datata 14 settembre, la Commissione

esecutiva della Conferenza episcopale spagnolachiarisce fin dal titolo che l’eutanasia, il suicidioassistito, in sintesi la morte, non possono essere lasoluzione alla sofferenza dei malati in fase termi-nale, ricordando che la caratteristica principaledella medicina «è curare ma anche prendersi cura,alleviare, confortare, soprattutto alla fine della vi-ta». La riflessione dei vescovi è venuta quattrogiorni dopo la decisione del Congresso dei depu-tati di proseguire l’iter della proposta di legge or-ganica per la regolamentazione dell’eutanasia pre-sentata dal gruppo parlamentare socialista. Gliemendamenti del Partito popolare (tesi a regolarel’esercizio dei diritti della persona e i doveri deiprofessionisti a garanzia della tutela della dignitàdel malato) e di Vox (per accedere a cure palliati-ve avanzate e di qualità fornite da operatori sani-tari debitamente formati) sono stati respinti e cosìil disegno di legge per «fornire una risposta lega-le, sistematica, equilibrata e garantista a una do-manda sostenuta dalla società odierna quale èl’eutanasia» va avanti. L’obiettivo finale è la depe-nalizzazione in alcuni casi ben definiti, «a salva-guardia — affermano i promotori — dell’assolutalibertà di decisione, escludendo pressioni esternedi qualsiasi tipo».

Nella sua nota l’episcopato spagnolo parla di«cattiva notizia» perché «la vita umana non è unbene a disposizione di nessuno» e rammenta i nu-merosi interventi su «questa grave questione chemette in discussione la dignità della vita umana».L’ultimo testo al riguardo è stato pubblicato il 1°novembre 2019 con il titolo Seminatori di speranza.Accogliere, tutelare e accompagnare nella fase finaledella vita umana e prende in esame le argomenta-zioni di chi vuole favorire l’eutanasia e il suicidioassistito, evidenziandone l’incoerenza poiché par-tono da premesse ideologiche piuttosto che dalla

realtà del malato in situazione terminale. «Insiste-re sul “diritto all’eutanasia” — ribadisce la Com-missione esecutiva — è tipico di una visione indi-vidualista e riduzionista dell’essere umano e diuna libertà slegata dalla responsabilità. Si affermauna radicale autonomia individuale e, al tempostesso, si richiede un intervento “compassionevo-le” della società attraverso la medicina, originandoun’incoerenza antropologica. Da un lato viene ne-gata la dimensione sociale dell’essere umano, “di-cendo che la mia vita è mia e solo mia e me laposso togliere”, dall’altro si chiede che qualcun al-tro — la società organizzata — legittimi la decisio-ne» di eliminare la sofferenza, togliendo la vita.

La pandemia di covid-19 «ci ha fatto capire chesiamo responsabili l’uno dell’altro e ha relativizza-to le proposte di autonomia individualistica. La

morte in solitudine di tanti ammalati e la situazio-ne degli anziani ci interpellano. Abbiamo tutti lo-dato la professione medica che, dal giuramento diIppocrate a oggi, è impegnata nella cura e nelladifesa della vita umana. La società spagnola haapplaudito la sua dedizione e ha chiesto un mag-giore sostegno al nostro sistema sanitario per in-tensificare le cure e “non lasciare indietro nessu-no”». Anche il suicidio, «in crescita tra noi, ri-chiede una riflessione e pratiche socio-sanitarie diprevenzione nonché cure tempestive. La legalizza-zione di forme di suicidio assistito — è scritto neldocumento — non aiuterà» di certo a far com-prendere che «la morte non è la giusta via d’usci-ta». La legge, che ha in sé la funzione di promuo-vere criteri etici, «non può proporre la morte co-me soluzione ai problemi». Per i vescovi è la me-dicina palliativa la strada da percorrere perché«mira a umanizzare il processo della morte e adaccompagnare fino alla fine». Chiedono perciò al-le istituzioni pubbliche una legislazione adeguatasulle cure palliative che «risponda ai bisogni at-tuali che non sono pienamente soddisfatti. La fra-gilità che stiamo vivendo in questo periodo costi-tuisce un’opportunità per riflettere sul senso dellavita, sulla cura fraterna e sul significato della sof-ferenza e della morte».

Una società, conclude la nota, «non può pensa-re all’eliminazione totale della sofferenza e, quan-do non la ottiene, proporre di lasciare la scenadella vita; al contrario, deve accompagnare, alle-viare e aiutare a vivere quella sofferenza. Non sicomprende la proposta di una legge che mettenelle mani di altri, specialmente dei medici, il po-tere di togliere la vita ai malati. Il sì alla dignitàdella persona, soprattutto nei suoi momenti dimassima impotenza e fragilità, ci obbliga a oppor-ci a questa legge che, in nome di una presuntamorte dignitosa, nega alla sua radice la dignità diogni vita umana». (giovanni zavatta)

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 17 settembre 2020 pagina 7

La figura e l’insegnamento di san Roberto Bellarmino

Genialità pastoraledi un mistico del servizio

di ARMAND O CECCARELLI

Nei piani di Dio la figura disan Roberto Bellarmino sicolloca nel periodo più acce-

so della Controriforma e della ricer-ca teologica e scientifica tra la secon-da metà del secolo XVI e gli inizi delXVII. Egli è stato una personalità ca-pace di adattarsi alle occupazionipiù varie e alle situazioni più diver-se. Fu predicatore, professore, scrit-tore, controversista vivace, e comereligioso fu suddito e superiore, otti-mo padre spirituale di grandi santi,consultore delle principali congrega-zioni romane, vescovo e cardinale. Siimpegnò in ciascuna di queste attivi-tà come se ciascuna di esse fosse lasua specialità. In tutte mostrava unagrande semplicità di vita e amabilità.Rispondeva alla prima necessità diquel tempo che era il dialogo e, percome era possibile, il confronto sere-no. Per questo è stato chiamato acompenetrarsi con i problemi cultu-rali e spirituali del suo tempo.

Era nato da una famiglia toscanadi Montepulciano, nobile per tradi-zione, ma un po’ decaduta, il 4 otto-bre 1542. Sua madre, Cinzia Cervini,era sorella del cardinale MarcelloCervini, che fu molto influente nellapreparazione e nei lavori del conciliodi Trento e che sarà eletto Papa colnome di Marcello II nel 1555 per solitrenta giorni. Roberto Bellarmino fualunno del collegio dei gesuiti aMontepulciano, si mostrò moltoportato agli studi letterari e si sentìchiamato a entrare nella Compagniadi Gesù. Il suo ingresso in noviziatosi realizzò quando egli ebbe 18 anni,nel 1560. Nonostante la sua parente-la con un Pontefice, egli mantenneun atteggiamento umile, riconosciu-togli da tutti. La sua vita si confor-mava in tutto a uno dei suoi librispirituali preferiti, l’Imitazione di Cri-sto.

Si formò poi nelle aule del Colle-gio Romano. Fu condiscepolo diCristoforo Clavio. Successivamenteinsegnò materie umanistiche semprein scuole dei padri gesuiti, prima aFirenze, poi a Mondovì; in questacittadina piemontese si distinse comepredicatore, nonostante non fosseancora ordinato sacerdote, e si appli-cò allo studio dei classici latini egreci. Studiò poi sistematicamente lateologia a Padova e subito dopo fuchiamato a insegnare a Lovanio, do-ve nel 1570 il vescovo Cornelio Gian-senio lo ordinò sacerdote nella chie-sa di Saint Michel costruita da pocodalla Compagnia di Gesù. È notevo-le l’interesse che egli riservò allenuove scoperte scientifiche. Già du-rante le lezioni di filosofia naturaletenute a Lovanio nel biennio 1570-1572, si era discostato dall’orto dossiatolemaica, dichiarandosi a favoredella fluidità dei cieli e del liberomoto dei pianeti.

In seguito, tornato a Roma e no-minato rettore del Collegio Romano(1592-1595), Bellarmino accolse le ri-chieste del padre Clavio che volevapotenziare l’insegnamento matemati-co, facendolo impartire agli allievidotati anche durante il quadriennioteologico. Così si deve anche a lui laformazione della cosiddetta Accade-mia di Matematica del Collegio che,con il Clavio, fu di alta qualificazio-ne e poté verificare le scoperte gali-leiane confermandole al Bellarminostesso.

Nel 1602 Papa Clemente VIII loconsacrò arcivescovo, ricorrendo alui anche per le questioni scottantidel momento. Bastano due nomi fa-mosi per significare di che si tratta-va: Giordano Bruno e Galileo Gali-lei.

La vicenda di Giordano Brunocoinvolse Bellarmino fin dal 1597, daquando fu nominato consultore delSant’Uffizio. Ebbe alcuni colloquicon il frate domenicano, nei qualitentò di fargli abiurare le molte tesiconsiderate eretiche, nel probabiletentativo di salvargli la vita, poichéla condanna per eresia era inevitabil-mente capitale. La lunga durata delprocesso fu causata dal fatto cheGiordano Bruno non ebbe un com-portamento lineare nell’a m m e t t e rel’ereticità delle proprie posizioni. Pa-

pa Clemente VIII e il Bellarmino siopposero fermamente alla tortura acui gli inquisitori volevano ricorrere.Durante il processo la congregazionefece esaminare dal Bellarmino unadichiarazione di Giordano Bruno suotto proposizioni che gli erano statecontestate come eretiche e il 24 ago-sto 1599 Bellarmino riferì che il suoassistito aveva ammesso come ereti-che sei delle otto proposizioni e sul-le altre due la sua posizione non erachiara: «Videtur aliquid dicere, si me-lius se declararet». La completa am-missione gli avrebbe risparmiato lacondanna a morte, ma GiordanoBruno mantenne il suo pensiero. Acondanna pronunciata, gli fu conces-so ancora un qualche compromessoper evitare la morte, ma GiordanoBruno rifiutò di rinnegare le sueidee e preferì affrontare il rogo, cheebbe luogo a Roma, in Campo de’Fiori, il 17 febbraio 1600.

Nel tempo in cui la dottrina pre-valente era che l’infallibilità dellaBibbia fosse letterale, non solo sim-bolica, Bellarmino fu coinvolto nellaquestione copernicana fino all’am-monimento a Galileo del 1616. I do-cumenti oggi in nostro possesso mo-strano che il cardinale ebbe rapporticordiali, se non amichevoli, con loscienziato, sia epistolari sia diretti,anche dopo la denuncia davanti alSant’Uffizio nel 1615. Allora egli ave-va espresso una posizione aperta neiconfronti dello scienziato e sostenevadi non poter escludere a priori l’at-tendibilità della teoria eliocentrica,ma consigliava prudenza, suggeren-do di proporla come descrizione fisi-ca solo dopo che se ne fosse avuta laprova concreta e definitiva dal puntodi vista matematico. Il 24 maggio1616 Bellarmino firmò, su richiestadello stesso Galilei, una dichiarazio-ne nella quale si affermava che nongli era stata impartita nessuna peni-tenza o abiura per aver difeso la tesieliocentrica, ma solo una denunciaall’Indice, a riprova del fatto chenon c’era stato alcun processo con-tro di lui. Più tardi, verso il 1630,questa dichiarazione fu falsificata daun grande nemico di Galilei, ag-giungendovi minacce di carcere senon ritrattava la teoria eliocentrica.Questo documento falsato, che Bel-larmino, ormai morto, non potevasmentire, portò alla condanna di Ga-lilei nel 1633.

Bellarmino trascorse la maggiorparte della sua vita come docente,però più che professore era un veromaestro di vita. Scrisse libri scientifi-

ci, come le Controversie e la Spiega-zione dei Salmi, tenendo sempre unalinea mediana ed evitando prese diposizioni molto categoriche. PapaClemente VIII lo chiamò a far partedella congregazione “De Auxiliis Di-vinae Gratiae” per ricomporre la con-troversia teologica sorta tra i Tomi-sti, guidati da Domingo Bañez e daidomenicani, e i Molinisti, con Luisde Molina e i gesuiti, sui rapportitra grazia efficace e libertà umana.Sin dall’inizio Bellarmino consigliòdi non intervenire autoritativamentesu una questione squisitamente dot-trinale, ma di lasciarla ancora alladiscussione senza che si dessero con-danne reciproche di calvinisti (versoi Tomisti) e di pelagiani (verso iMolinisti).

Con lo spirito del dialogo Bellar-mino ha sempre espresso un grandeamore alla Chiesa come la vera spo-sa di Cristo e al Sommo Ponteficecome suo vicario. Gli attacchi dei lu-terani contro il Papa avevano una ri-percussione profonda nel suo cuoree lo trasformarono in paladino delPontificato. In materia teologica ladefinizione da lui data della Chiesacome “Societas perfecta” è stata pro-posta nell’insegnamento teologico fi-no al tempo del Vaticano II, fino aquando cioè la Lumen gentium adot-tò il termine di «Popolo di Dio con-vocato nel nome del Padre e del Fi-glio e dello Spirito Santo». Per lui il«fundamentum» dell’unità della fedeera la centralità del Pontefice roma-no.

Scrisse anche sei opere spirituali,tra le quali spicca il De ascensionementis ad Deum, che formano laquintessenza della sua spiritualità.Esse sono un continuo colloquio conDio e si muovono con limpidezzanel livello soprannaturale nel qualecontemplava Dio negli uomini e gliuomini in Dio. Perciò egli è stato ungran confidente di Dio e degli uomi-ni. Come padre spirituale esercitò unnotevole influsso sui giovani studen-ti del Collegio Romano. Dalla suaguida spirituale furono orientati nelcammino di santità san Luigi Gon-zaga, san Giovanni Berchmans,sant’Andrea Bobola e molti altri chedivennero missionari importanti, an-che se non giunsero agli onori deglialtari.

L’amore verso Dio e verso laChiesa si espresse molto chiaramentenei tre anni trascorsi come arcivesco-vo di Capua, nei quali poté dedicar-si a tempo pieno al ministero pasto-rale. Lo si vedeva sempre con i suoi

sacerdoti e con i poveri. Distribuivatutto ciò che aveva ai più bisognosi.Pregava insieme al suo clero nellacattedrale, insegnava personalmenteil catechismo, andava nei paesi, ac-coglieva uno a uno quelli che ricor-revano a lui. Il catechismo per lui èstato il campo in cui ha potuto tra-sfondere tutta la sua scienza unitaalla sua esperienza spirituale. Standoin collegamento stretto con san Pie-tro Canisio, che operava tra Viennae le terre luterane tedesche, questigli comunicò come Lutero avessescritto un catechismo per diffonderetra il popolo il suo pensiero. A en-trambi venne l’idea di fare lo stessoper la Chiesa cattolica. Con unoscambio postale molto stretto traBellarmino e Canisio, si formulò uncatechismo per aiutare il popolo adassimilare, fin dall’infanzia, le veritàdella fede. Ne scaturì un libretto cheesponeva tutto il contenuto della no-stra fede con domande e risposte, leprime delle quali chiedevano “Chi èD io?” e “Chi ci ha creato?”, richia-mando l’incipit del Principio e Fon-damento degli Esercizi Spirituali di

sant’Ignazio. Il testo finale stampatoin tedesco e in italiano e diffuso ingrande quantità, terminava con alcu-ni esercizi di contemplazione sui mi-steri della vita del Signore, comel’Incarnazione, l’Annunciazione, laNatività. Questo metodo è statoadottato dalla Chiesa fino agli inizidel 1900, quando Papa san Pio Xdiffuse il catechismo che ha portato

il suo nome fino alla riforma dellacatechesi degli anni ’60 e ’70 del se-colo scorso.

Un “mistico del servizio”: così lodefinisce in un breve profilo il padreIñacio Iparraguirre, gran conoscitoredella spiritualità ignaziana. Infattisan Roberto Bellarmino, nonostantele sue molteplici occupazioni, eraalimentato dall’amore di Dio conuna preghiera serena, ma continuatanella sua giornata. Il suo spirito simantenne, come nei grandi mistici,profondamente sereno nel mezzo diuna vita piena di lavoro e di preoc-cupazioni. Niente gli tolse la pace,neppure il “p ericolo” di essere nomi-nato Papa, come egli riconosce can-didamente nella sua Au t o b i o g ra f i a . Invirtù di questa forza, che gli venivadalla sua unione con Dio e dalla suaindole dolce e piena di bontà, potégettarsi nella mischia delle disputepiù importanti del suo tempo. Il suotempo non era per lui, ma per gli al-tri, per la Chiesa e per la Compa-gnia di Gesù. Incarnò i problemidella Chiesa, le sollecitudini delPontificato e, allo stesso tempo, sisentì vicino a tutti coloro che eranotravagliati dai problemi. Così mani-festò l’amore di Dio agli uomini. Fuun vero figlio di sant’Ignazio, chediceva che noi possiamo «cercare etrovare Dio e la sua volontà in ognimomento e in ogni cosa».

Raggiunse la casa del Padre il 17settembre 1621. Ma per essere dichia-rato santo bisognò aspettare che PioXI lo proclamasse tale il 29 giugno1930, dichiarandolo poi dottore dellaChiesa il 17 settembre 1931. Nel 1923la sua salma è stata riesumata e ri-composta nella cappella vicino aquella di san Luigi Gonzaga, nellachiesa di Sant’Ignazio in CampoMarzio a Roma.

Anno giubilarenella parrocchia di Capua

dedicata al cardinale gesuitaCon la messa presieduta alle 19dall’arcivescovo Salvatore Visco,si aprirà domenica 20 settembre,nella parrocchiadi San Roberto Bellarmino,a Capua, l’anno giubilare indettodalla comunità guidatada don Franco Ruotolonel ricordo del cardinale gesuita.Durante il giubileo bellarminiano— che si concluderàil 17 settembre 2021, quartocentenario della morte — i fedelipotranno lucrare l’indulgenzaplenaria quotidiana per i vivie per i defunti nel tempiodedicato al santo,che fu metropolita per tre anni(dal 1602 al 1605)dell’ardiciocesi campana.Per la circostanza è statacomposta anche una supplicain cui Bellarmino viene invocatotra l’altro come«illuminato difensore dellaChiesa,

gloria della compagnia di Gesù,solerte formatore di giovani,padre spirituale e guida di futurisanti, zelante pastore della Chiesache è a Capua», la qualelo venera come patrono,essendovi rimasto legatofino agli ultimi giornidella sua vita. E nel giornodella festa liturgica, alle 19di giovedì 17 settembre,monsignor Visco celebreràla messa nella basilica cattedraleper l’apertura dell’anno pastoraledella Chiesa locale.«È un appuntamento che ognianno attirava migliaia di persone— spiega all’Osservatore Romanoil presule — ma quest’anno,nel rispetto delle norme sanitariea causa dell’emergenza covid-19,i posti sono limitati. È comunquepossibile seguire il rito, in direttastreaming sul canale youtube“Kairos net”».

Un’iniziativa riservata ai dipendenti vaticani

Online i prodotti della fattoria delle Ville pontificieAnche la Fattoria delle Ville Pontificie si apre alcommercio online. Sulla piattaforma shop.ville-pontificie.va — attivata in questi giorni — saràinfatti possibile, per i dipendenti vaticani, ac-quistare i prodotti via internet, pagarli e poi ri-tirarli presso il magazzino dell’Annona. Per far-lo occorrerà una semplice registrazione, checonsentirà anche di iscriversi a una newsletterper ricevere notizie e segnalazioni sulla merceofferta ed essere informati sulle diverse attivitàdella Fattoria.

Si tratta di un servizio che le Ville Pontificieoffrono esclusivamente a coloro che lavorano al-le dipendenze dello Stato della Città del Vatica-no. Per questo la piattaforma e-commerce sarà

accessibile soltanto attraverso la rete internet va-ticana, a cui ci si può collegare da ufficio o tra-mite Vpn. Per registrarsi è necessario avere unproprio indirizzo mail vaticano o, in alternativa,una casella di posta personale, e seguire le indi-cazioni fornite sul sito.

Attraverso l’accesso online è possibile consul-tare il “catalogo” della Fattoria, che comprendei prodotti caseari (latte, yogurt, formaggi), leuova, la frutta e la verdura, il miele, l’olio el’aceto, la carne degli animali allevati (polli, gal-line e conigli). Si tratta di una produzione cheutilizza materie prime di alta qualità derivantiesclusivamente da attività interne alle Ville. Illatte, per esempio, viene munto ogni giorno dai

bovini ospitati nelle stalle e lavorato nel caseifi-cio, le galline sono allevate a terra all’ap erto,l’apiario viene scrupolosamente gestito secondoi ritmi dettati dalle stagioni. L’orto e il fruttetosi estendono fra le colture e le piante da fiore:questo richiama insetti da polline che nutrendo-si dei parassiti fanno sì che le coltivazioni nonabbiano bisogno di trattamenti con materialichimici. Nelle Ville sono impiegate attualmente54 persone che, con competenza e dedizione, la-vorano quotidianamente con l’obiettivo di por-tare in tavola prodotti sani e sostenibili.

L’iniziativa del “commercio elettronico” si in-quadra nell’impegno costante per garantire unaproduzione e una distribuzione sempre più alpasso coi tempi, mantenendo comunque i prin-cipi guida che da sempre orientano l’attivitàagricola della Fattoria. Il punto di riferimentoresta, naturalmente, il rispetto dell’ambiente,che si concretizza soprattutto nella scelta di tec-niche di avanguardia e nel ricorso a materialiecosostenibili. In particolare, la plastica delleconfezioni viene sostituita con involucri biode-gradabili e riciclabili, si adoperano fertilizzantidi origine naturale, vengono recuperati e utiliz-zati anche gli scarti della produzione. La filieradell’attività è organizzata con l’obiettivo di eli-minare le fasi di trasporto in modo da ottenereprodotti “a chilometro zero”. Sono inoltre ridot-ti al minimo le emissioni di gas nocivi, attraver-so l’uso di carburanti ecologici, e gli sprechinell’utilizzo dell’acqua per gli impianti di irriga-zione.

Page 7: La testimonianza di carità di don Roberto Malgesini e ... · La testimonianza di carità ... Fran-cesco ha esteso il ragionamento «an-che alla nostra casa comune: alla ter-ra e

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 17 settembre 2020

All’udienza generale il Papa ribadisce che abusare della natura è un peccato grave

Una rivoluzione pacificaper la cura della casa comune

Un elogio di quei «movimenti,associazioni, gruppi popolari, che siimpegnano per tutelare il proprioterritorio con i suoi valori naturali eculturali»; di «realtà sociali nonsempre apprezzate» — anzi a «voltepersino ostacolate» — ma che«contribuiscono a una rivoluzionepacifica» per poter «lasciare un’e re d i t àalla futura generazione». Lo ha tessutoPapa Francesco all’udienza generalesvoltasi mercoledì mattina, 16settembre, nel Cortile di San Damasodel Palazzo apostolico Vaticano.Proseguendo il ciclo di catechesi sultema «Guarire il mondo» in questotempo di pandemia, il Pontefice hapreso spunto dalla lettura biblica trattada Genesi 2, 8-9.15, per offrire unariflessione su «Cura della casa comunee atteggiamento contemplativo».

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Per uscire da una pandemia, occorrecurarsi e curarci a vicenda. E biso-gna sostenere chi si prende cura deipiù deboli, dei malati e degli anzia-ni. C’è l’abitudine di lasciare da par-te gli anziani, di abbandonarli: èbrutto, questo. Queste persone —ben definite dal termine spagnolo“c u i d a d o re s ”, coloro che si prendonocura degli ammalati — svolgono unruolo essenziale nella società di oggi,anche se spesso non ricevono il rico-noscimento e la rimunerazione chemeritano. Il prendersi cura è una re-gola d’oro del nostro essere umani, eporta con sé salute e speranza (cfr.Enc. Laudato si’ [LS], 70). Prendersicura di chi è ammalato, di chi ha bi-sogno, di chi è lasciato da parte:questa è una ricchezza umana e an-che cristiana.

Questa cura, dobbiamo rivolgerlaanche alla nostra casa comune: allaterra e ad ogni creatura. Tutte le for-

me di vita sono interconnesse (cfr.ibid., 137-138), e la nostra salute di-pende da quella degli ecosistemi cheDio ha creato e di cui ci ha incarica-to di prenderci cura (cfr. Gen 2, 15).Abusarne, invece, è un peccato graveche danneggia, che fa male e che faammalare (cfr. LS, 8; 66). Il miglioreantidoto contro questo uso impro-prio della nostra casa comune è lacontemplazione (cfr. ibid., 85; 214).Ma come mai? Non c’è un vaccinoper questo, per la cura della casa co-mune, per non lasciarla da parte?

lica, 339). Questo valore e questoraggio di luce divina va scoperto e,per scoprirlo, abbiamo bisogno difare silenzio, abbiamo bisogno diascoltare, e abbiamo bisogno di con-templare. Anche la contemplazioneguarisce l’anima.

Senza contemplazione, è facile ca-dere in un antropocentrismo squili-brato e superbo, l’“io” al centro ditutto, che sovradimensiona il nostroruolo di esseri umani, posizionando-ci come dominatori assoluti di tutte

sfruttamento, ed è sempre accompa-gnato dalla cura: arare e proteggere,lavorare e prendersi cura… Questa èla nostra missione (cfr. Gen 2, 15).Non possiamo pretendere di conti-nuare a crescere a livello materiale,senza prenderci cura della casa co-mune che ci accoglie. I nostri fratellipiù poveri e la nostra madre terragemono per il danno e l’ingiustiziache abbiamo provocato e reclamanoun’altra rotta. Reclamano da noi unaconversione, un cambio di strada:prendersi cura anche della terra, delc re a t o .

Dunque, è importante recuperarela dimensione contemplativa, cioèguardare la terra, il creato come undono, non come una cosa da sfrutta-re per il profitto. Quando contem-pliamo, scopriamo negli altri e nellanatura qualcosa di molto più grandedella loro utilità. Qui è il nocciolodel problema: contemplare è andareoltre l’utilità di una cosa. Contem-plare il bello non vuol dire sfruttar-lo: contemplare è gratuità. Scopria-mo il valore intrinseco delle coseconferito loro da Dio. Come hannoinsegnato tanti maestri spirituali, ilcielo, la terra, il mare, ogni creaturapossiede questa capacità iconica,questa capacità mistica di riportarcial Creatore e alla comunione con ilcreato. Ad esempio, Sant’Ignazio diLoyola, alla fine dei suoi Esercizispirituali, invita a compiere la “Con-templazione per giungere all’a m o re ”,cioè a considerare come Dio guardale sue creature e gioire con loro; ascoprire la presenza di Dio nelle suecreature e, con libertà e grazia,amarle e prendersene cura.

La contemplazione, che ci condu-ce a un atteggiamento di cura, non èun guardare la natura dall’esterno,come se noi non vi fossimo immersi.Ma noi siamo dentro alla natura,

siamo parte della natura. Si fa piut-tosto a partire da dentro, riconoscen-doci parte del creato, rendendociprotagonisti e non meri spettatori diuna realtà amorfa che si tratterebbesolo di sfruttare. Chi contempla inquesto modo prova meraviglia nonsolo per ciò che vede, ma anche per-ché si sente parte integrante di que-sta bellezza; e si sente anche chiama-to a custodirla, a proteggerla. E c’èuna cosa che non dobbiamo dimen-ticare: chi non sa contemplare la na-tura e il creato, non sa contemplarele persone nella loro ricchezza. E chivive per sfruttare la natura, finisceper sfruttare le persone e trattarlecome schiavi. Questa è una leggeuniversale: se tu non sai contemplarela natura, sarà molto difficile che sa-prai contemplare la gente, la bellez-

za delle persone, il fratello, la sorel-la.

Chi sa contemplare, più facilmen-te si metterà all’opera per cambiareciò che produce degrado e danni al-la salute. Si impegnerà a educare epromuovere nuove abitudini di pro-duzione e consumo, a contribuire adun nuovo modello di crescita econo-mica che garantisca il rispetto per lacasa comune e il rispetto per le per-sone. Il contemplativo in azione ten-de a diventare custode dell’ambien-te: è bello questo! Ognuno di noidev’essere custode dell’ambiente,della purezza dell’ambiente, cercan-do di coniugare saperi ancestrali diculture millenarie con le nuove co-noscenze tecniche, affinché il nostrostile di vita sia sempre sostenibile.

Infine, contemplare e prendersi cura:ecco due atteggiamenti che mostra-no la via per correggere e riequili-brare il nostro rapporto di esseriumani con il creato. Tante volte, ilnostro rapporto con il creato sembraessere un rapporto tra nemici: di-struggere il creato a mio vantaggio;sfruttare il creato a mio vantaggio.Non dimentichiamo che questo sipaga caro; non dimentichiamo queldetto spagnolo: “Dio perdona sem-pre; noi perdoniamo a volte; la natu-ra non perdona mai”. Oggi leggevosul giornale di quei due grandighiacciai dell’Antartide, vicino alMare di Amundsen: stanno per ca-dere. Sarà terribile, perché il livellodel mare crescerà e questo porteràtante, tante difficoltà e tanto male. Eperché? Per il surriscaldamento, pernon curare l’ambiente, per non cura-re la casa comune. Invece, quandoabbiamo questo rapporto — mi per-metto la parola — “fraternale” in sen-so figurato con il creato, diventere-mo custodi della casa comune, cu-stodi della vita e custodi della spe-ranza, custodiremo il patrimonio cheDio ci ha affidato affinché ne possa-no godere le generazioni future. Equalcuno può dire: “Ma, io me lacavo così”. Ma il problema non ècome tu te la caverai oggi — questolo diceva un teologo tedesco, prote-stante, bravo: Bonhoeffer — il pro-blema non è come te la cavi tu, og-gi; il problema è: quale sarà l’e re d i -tà, la vita della generazione futura?Pensiamo ai figli, ai nipoti: cosa la-sceremo, loro, se noi sfruttiamo ilcreato? Custodiamo questo camminocosì diventeremo “custo di” della casacomune, custodi della vita e dellasperanza. Custodiamo il patrimonioche Dio ci ha affidato, affinché pos-sano goderne le generazioni future.Penso in modo speciale ai popoli in-digeni, verso i quali abbiamo tuttiun debito di riconoscenza — anchedi penitenza, per riparare il male cheabbiamo fatto loro. Ma penso anchea quei movimenti, associazioni,gruppi popolari, che si impegnanoper tutelare il proprio territorio con isuoi valori naturali e culturali. Nonsempre queste realtà sociali sono ap-prezzate, a volte sono persino osta-colate, perché non producono soldi;ma in realtà contribuiscono a una ri-voluzione pacifica, potremmo chia-marla la “rivoluzione della cura”.Contemplare per curare, contempla-re per custodire, custodire noi, ilcreato, i nostri figli, i nostri nipoti ecustodire il futuro. Contemplare percurare e per custodire e per lasciareun’eredità alla futura generazione.

Non bisogna però delegare ad al-cuni: quello che è il compito di ogniessere umano. Ognuno di noi può edeve diventare un “custode della ca-sa comune”, capace di lodare Dioper le sue creature, di contemplare lecreature e di proteggerle.

L’invito alla preghiera per il prete ucciso a Como

Francesco ricorda la testimonianza di don Roberto Malgesini

La pastorale della telefonata

Il ripristino di un equilibrio climaticoè di estrema importanza per il futuro

della Terra. Per questo, invito ciascun Paesead adottare traguardi nazionali

più ambiziosi per ridurre le emissioni# Te m p o D e l C re a t o

(@Pontifex_it)

Al termine della catechesi, primadi recitare il “Padre nostro”e impartire la benedizione,il Pontefice ha salutato i vari gruppidi fedeli presenti,ricordando in particolarela testimonianza di caritàdi don Roberto Malgesini,il prete ucciso martedì 15 settembrea Como.

Sono lieto di salutare le persone dilingua francese. Chiediamo la graziadi saper contemplare le meravigliedi Dio, perché si sviluppi una re-

sponsabilità individuale e comunita-ria riguardo alla protezione e allasalvaguardia del creato. Dio vi be-nedica!

Saluto cordialmente i fedeli dilingua inglese. In questi giorni, ilmio pensiero va in modo particolareagli anziani e agli infermi, e a quan-ti si prendono cura di loro con ge-n e ro s i t à .

Su di voi e sulle vostre famiglieinvoco la gioia e la pace di Cristo.Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i fedeli dilingua tedesca. Di fronte alle nume-rose situazioni che possono sconvol-gerci e spaventarci, ricordiamo que-sto: il Signore della vita, che ci amatanto, è sempre presente in questomondo. Non ci lascia soli, perché siè unito definitivamente a noi, e ilsuo amore ci fa trovare nuove stra-de. Egli sia lodato in eterno!

Saludo cordialmente a los fielesde lengua española. Pidamos al Se-ñor Jesús que nos conceda ser con-templativos, para alabarlo por su

obra creadora, que nos enseñe a serrespetuosos con nuestra casa comúny a cuidarla con amor, para bien detodas las culturas y de las genera-ciones futuras. Que Dios los bendi-ga.

Rivolgo un cordiale saluto ai fe-deli di lingua portoghese. Invitoognuno a scoprire la presenza diDio nelle sue creature, imparandosempre più ad amarle, custodirle eproteggerle. Dio benedica voi equanti vi sono cari!

Saluto i fedeli di lingua araba.Davanti a questa pandemia che stasconvolgendo il mondo intero,esprimiamo gratitudine verso medi-ci, infermieri, personale sanitario eassociazioni di volontariato impe-gnati a fronteggiare questa emergen-za. Lo Spirito Santo, fonte di ognibene, ci aiuti a riflettere sulla preca-rietà della vita umana. Il Signore vibenedica tutti e vi protegga sempreda ogni male!

Saluto cordialmente i polacchi.Oggi, mentre parliamo della con-templazione del creato, vengono inmente le parole di San GiovanniPaolo II: «Contemplo la bellezza diquesta terra [...]. Sembrano parlare,con una potenza eccezionale, l’az-zurro del cielo, il verde dei boschi edei campi, l’argento dei laghi e deifiumi. [...] E tutto ciò testimonial’amore del Creatore, la potenza vi-vificante del suo Spirito e la reden-zione operata dal Figlio per l’uomoe per il mondo». Questo modo divivere il rapporto con il creato siaper tutti noi fonte di impegno a fa-vore della sua salvaguardia! Vi be-nedico di cuore.

Desidero ricordare in questo mo-mento don Roberto Malgesini, il sa-cerdote della diocesi di Como cheieri mattina è stato ucciso da unapersona bisognosa che lui stessoaiutava, una persona malata di te-sta. Mi unisco al dolore e alla pre-ghiera dei suoi familiari e della co-munità comasca e, come ha detto ilsuo Vescovo, rendo lode a Dio perla testimonianza, cioè per il marti-rio, di questo testimone della caritàverso i più poveri. Preghiamo in si-lenzio per don Roberto Malgesini eper tutti i preti, suore, laici, laicheche lavorano con le persone biso-gnose e scartate dalla società.

Rivolgo un cordiale saluto ai fe-deli di lingua italiana. A ciascunoauguro ogni bene nel Signore, esor-tando a diffondere dappertutto ilmessaggio d’amore del Vangelo.

Il mio pensiero va infine, come diconsueto, agli anziani, ai giovani, aimalati e agli sposi novelli. Abbiamorecentemente celebrato nella Litur-gia l’Esaltazione della Santa Croce.La croce, segno della fede in Cristo,sia per tutti conforto e immagine diun’incrollabile speranza.

Sono pronti a prendere il posto di don RobertoMalgesini — ucciso a Como nel suo servizio tragli ultimi — e a rilanciarne la missione i tresacerdoti bresciani, ordinati sabato scorso inpiazza Paolo VI, che hanno fortemente volutoincontrare Papa Francesco proprio «per partirecon il “piede giusto”». E Francesco li ha accolticon il gesto eloquente di baciare le loro mani.Stare accanto alla gente è il loro obiettivo, tantoche hanno dato vita alla «pastorale dellatelefonata», l’unico modo per far sentire unavoce familiare alle persone isolate nel tempodella pandemia.D0n Nicola Mossi, don Stefano Pè e donAlessio Torriti — insieme a don Alberto Comini,che non è potuto essere presente all’udienza aSan Damaso — non conoscono ancora laparrocchia dove presteranno il serviziosacerdotale, ma hanno ben chiaro lo stilepastorale che metteranno in campo.«Papa Francesco ci indica sempre l’esempio delpastore che sente l’odore delle sue pecore —confidano — e ci chiede di avere unatteggiamento di vera vicinanza alle persone. Eil nostro vescovo, monsignor PierluigiTremolada, nell’ordinarci sacerdoti, ci ha chiestodi essere più che mani “segni di speranza”, cioèil segno con cui la provvidenza di Dio harisposto al senso di smarrimento e di impotenzache in questi mesi tutti noi abbiamo vissuto». E«abbiamo la consapevolezza che non siamouomini soli perché possiamo contare su unacomunità che è con noi, ci sostiene e prega pernoi».Con questo spirito, spiegano, «abbiamo sceltocome motto del nostro sacerdozio l’e s p re s s i o n edel Vangelo di Giovanni “Rimanete nel mioa m o re ”: l’abbiamo trovata perfetta per delinearela nostra scelta di impegnare la vita tutta perD io».

I nuovi sacerdoti di Brescia raccontano, conprofonda commozione, il dolore della lorogente, duramente colpita dalla pandemia:«Come diaconi abbiamo condiviso con isacerdoti, nelle parrocchie dove prestavamoservizio, questo tempo così difficile. Brescia èstata particolarmente provata dal virus. Cisiamo affidati alle telefonate per stare sempreaccanto alla gente che soffriva per la malattia oper la perdita di un familiare o di un amico.Non era infatti possibile essere vicinifisicamente alla nostra gente, così siamo ricorsial telefono ma anche ai social media: suYoutube, ad esempio, abbiamo creato canali dicomunicazione diretta e continua quando ogni

contatto era impossibile. E la gente haapprezzato questo nostro sforzo creativo eappassionato di far sentire comunque, inqualche modo, una voce amica, una vocefamiliare, perché nessuno si sentisse solo».I nuovi preti bresciani portano nel cuore tantetestimonianze, davvero eroiche, di sacerdoti«che hanno sempre portato all’altare, con lacelebrazione dell’Eucaristia, il popolo loroaffidato, e che hanno sostenuto i morenti, imalati e anche il personale ospedaliero». Adaccompagnarli all’udienza c’erano monsignorGabriele Filippini, già rettore del seminario, e ilpadre spirituale, don Luigi Gregori.Nel cortile di San Damaso era presenti, tra glialtri, il cardinale patriarca di Lisbona, ManuelClemente, con il rettore del santuario di Fátima,padre Carlos Manuel Pedrosa Cabecinhas.A lungo Francesco ha salutato i presenti, inparticolare le coppie di sposi novelli, le personecon disabilità e i bambini. Tra le numerosebandiere, anche lo striscione con la scritta«Venimos de la periferia».Tra i doni per il Papa, un quadro raffigurante lastatua di san Giovanni Paolo II che si trova nelcentro di Mosca, precisamente nel cortile dellaBiblioteca di Letteratura straniera, realtàculturale molto conosciuta in Russia.Il monumento a Papa Wojtyła, realizzato daartisti ucraini e russi su idea del regista GrigoriyAmnuel, venne inaugurato il 14 ottobre 2011,festa del Manto Protettore della Vergine Mariasecondo il calendario giuliano. Lo stesso annola Biblioteca pubblicò Comprendendo l’a m o re ,una collezione di testi teologici, sociali e teatralidi Karol Wojtyła. E quest’anno, il 18 maggio,ha ricordato solennemente i 100 anni dellanascita del primo Papa slavo. Infine, il gruppodi motociclisti Shot gun ha portato a Francescoun dono dei detenuti di Biella.

Qual è l’antidoto contro la malattiadi non prendersi cura della casa co-mune? È la contemplazione. «Quan-do non si impara a fermarsi ad am-mirare e apprezzare il bello, non èstrano che ogni cosa si trasformi inoggetto di uso e abuso senza scru-poli» (ibid., 215). Anche in oggettodi “usa e getta”. Tuttavia, la nostracasa comune, il creato, non è unamera “risorsa”. Le creature hanno unvalore in sé stesse e «riflettono,ognuna a suo modo, un raggiodell’infinita sapienza e bontà diDio» (Catechismo della Chiesa Catto-

le altre creature. Una interpretazionedistorta dei testi biblici sulla creazio-ne ha contribuito a questo sguardosbagliato, che porta a sfruttare laterra fino a soffocarla. Sfruttare ilcreato: questo è il peccato. Credia-mo di essere al centro, pretendendodi occupare il posto di Dio e cosìroviniamo l’armonia del creato, l’ar-monia del disegno di Dio. Diventia-mo predatori, dimenticando la no-stra vocazione di custodi della vita.Certo, possiamo e dobbiamo lavora-re la terra per vivere e svilupparci.Ma il lavoro non è sinonimo di