La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

27
a cura di Mariaviola Grigolli VESTI DEL RICORDO 7 L’EMIGRAZIONE TRENTINA IN CILE (1950-1974) Centro di documenta- zione per la storia del- l’Emigrazione trentina

description

Una raccolta di documenti riguardanti una pagina poco nota della storia dell’emigrazione trentina negli anni Cinquanta, quando numerose famiglie lasciarono i propri paesi d’origine per raggiungere la provincia di Coquimbo in Cile. L’occasione era nata dalla partecipazione al progetto di colonizzazione predisposto e seguito prima dall’Istituto di credito per il lavoro italiano all’estero (ICLE) e dalla Regione Trentino-Alto Adige e successivamente dalla Compagnia italo-cilena di colonizzazione agricola (CITAL).

Transcript of La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

Page 1: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

a cura di Mariaviola Grigolli

VESTIDEL

RICORDO

7

L’EMIGRAZIONE TRENTINAIN CILE (1950-1974)

Centro di documenta-zione per la storia del-l’Emigrazione trentina

Copertina-1.pmd 27/03/2006, 12.161

Page 2: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

32005

a cura di Mariaviola Grigolli

La terra Serenal’emigrazione trentina in Cile

documenti (1950-1974)

Volume.pmd 24/03/2006, 15.043

Page 3: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

5

Premessa

Agli inizi degli anni cinquanta del secolo scorso numerose famiglie trentinelasciarono i propri paesi d’origine per raggiungere il Cile, per la precisionela provincia di Coquimbo. Le partenze s’inserivano nel progetto dicolonizzazione predisposto e seguito prima dall’Istituto di credito per il la-voro italiano all’estero (ICLE) e dalla Regione Trentino-Alto Adige e suc-cessivamente dalla Compagnia italo-cilena di colonizzazione agricola(CITAL). Alla base dell’intervento risiedevano gli accordi seguiti fra il presi-dente della repubblica cilena Gabriel Gonzalez Videla e il primo ministroitaliano Alcide De Gasperi. Al loro arrivo i coloni trentini avrebbero dovutotrovare abitazioni nuove in cui alloggiare e terra da coltivare. In realtà lasituazione non si presentò così favorevole come i piani avevano fatto im-maginare. Le case promesse non erano state ancora terminate e il terrenorisultava difficile da lavorare ignorandone composizione e resa. Lo statodelle cose apparve subito assai difficile e non tutti riuscirono a far fronteall’emergenza, o almeno a sostenerla il tempo sufficiente per poter comin-ciare a cogliere i primi frutti del grande investimento di risorse fisiche edeconomiche richiesto.Questo in estrema sintesi il filo della vicenda lungo il quale si snoda il volu-me curato da Mariaviola Grigolli. Un testo che volutamente ha preferitooffrire anziché una ricostruzione storiografica, una selezione di documentiparticolarmente significativa. La lettura permette di cogliere i molteplicirisvolti di una pagina di storia poco conosciuta, dando il giusto riconosci-mento al «sacrificio» di centinaia di persone che emigrando in Cile hannoinseguito un sogno di benessere spesso irrealizzato.Un’avventura alla quale i più furono spinti dalle condizioni di grave crisieconomica in cui versava il Trentino del dopoguerra, uscito stremato dalsecondo conflitto mondiale, e soprattutto progettata sulla base dei nuoviequilibri internazionali che il conflitto stesso aveva contribuito a disegnare.Non è frutto di una fortuita coincidenza o di rapporti interpersonali parti-

Volume.pmd 22/03/2006, 13.545

Page 4: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

6

colarmente cordiali il fatto che all’epoca il paese d’origine degli immigrati eil paese di arrivo coincidessero con le terre natali di due dei massimi espo-nenti istituzionali delle nazioni coinvolte: il presidente del Consiglio deiministri Alcide De Gasperi da una parte e il presidente della RepubblicaGabriel Gonzalez Videla dall’altra. Ed è anche in questo passaggio appa-rentemente estraneo o lontano dalle vicende dei singoli individui coinvolti,che i documenti mostrano tutta la loro forza evocativa, in grado di suggeri-re insospettabili prospettive di ricerca specie nella lettura di un secolo nelquale le vicende del singolo risultano sempre più ed inesorabilmente legatead eventi fuori dalla portata della semplice volontà o capacità personale.Il volume di Mariaviola Grigolli e l’ampia raccolta di documenti propostasottolineano infine nel migliore dei modi anche la funzione che dovrà svol-gere il neoistituito Centro di documentazione per la storia dell’Emigrazionetrentina: ossia un’azione rivolta con costanza e capillarità sì al recuperodella memoria dei tanti singoli protagonisti, ma allo stesso tempo alla com-prensione la più ampia possibile dei contesti locale e internazionale, neiquali si snodarono le loro vicende fatte di successi e insuccessi, di soddisfa-zioni e delusioni, di gioie e dolori.

L’assessore all’emigrazionesolidarietà internazionalesport e pari opportunità

IVA BERASI

Volume.pmd 22/03/2006, 13.546

Page 5: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

7

Introduzione

Tra il 1951 e i primi mesi del 1953 oltre centoventi famiglie partirono perraggiungere i dintorni di La Serena, città situata nella provincia diCoquimbo.Agli inizi degli anni cinquanta il Trentino registrava un incrementodemografico inferiore del 2,9% rispetto alla media italiana, attestata al 7,2%:segno inequivocabile di disagio economico, confermato pure dall’indicedi addensamento inferiore del 59,5% rispetto alla media nazionale, cheera di 157,8 abitanti per chilometro quadrato.Il dato trentino, tuttavia, raddoppia il proprio valore se lo si applica alladistribuzione altimetrica della popolazione esplicitando uno dei fattori dimaggiore criticità del Trentino: l’eccessivo popolamento delle zone sotto i750 metri s.l.m., che rappresentavano solo il 17,7% del territorio. Quindi,paradossalmente, una popolazione con un basso tasso di incremento ri-sultava comunque eccedente rispetto al territorio destinato all’agricoltura,attività principale dell’economia regionale, esercitata da oltre il 40% dellaforza lavoro.La proprietà era caratterizzata da piccoli possedimenti, derivati da un si-stema ereditario che ad ogni passaggio generazionale contribuiva alla«polverizzazione» dei fondi, al punto che sul finire degli anni quaranta il66,5% delle proprietà aveva un’estensione massima di 2 ha e nemmeno il3% delle proprietà superava i 10 ha1. A fronte di questa situazione le esten-sioni del Cile apparivano sterminate; nei progetti di colonizzazione si offri-vano, infatti, appezzamenti almeno di 7 ha.Sullo sfondo di questo stato di cose strutturalmente negativo, gli effetti delsecondo dopoguerra, ulteriormente aggravati in Trentino dal periodo diannessione all’Alpenvorland, furono dirompenti per una popolazione che,

1 TREZZI, 1999: 564-567.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.547

Page 6: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

8

Volume.pmd 22/03/2006, 13.548

Page 7: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

9

Volume.pmd 22/03/2006, 13.549

Page 8: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

10

come si è ricordato, risultava eccedente rispetto alla terra2. L’industria lo-cale era formata in prevalenza da aziende di piccole o piccolissime dimen-sioni; più che di industrie si trattava di imprese artigiane che risentironofortemente dei problemi sorti conseguentemente alla guerra3. Nel 1951esistevano in Trentino 7.565 unità operative classificabili come piccole emedie industrie ed aziende artigiane. Il 90% delle unità censite era daconsiderarsi azienda artigianale: ben 6.536 avevano meno di cinque di-pendenti.Anche il settore commerciale era caratterizzato da medi o piccoli esercizi:vi erano circa 13.000 aziende con due o tre dipendenti che spesso eranofamigliari del titolare. A queste ditte individuali si affiancava un notevolenumero di famiglie cooperative di consumo4. La bilancia commerciale tren-tina presentava un sensibile deficit, derivato dallo squilibrio tra la produ-zione ed il fabbisogno locale. Si acquistavano fuori provincia alimenti,manufatti, vestiario, filati e tessuti, ma mancavano anche i prodotti farma-ceutici di base e vi era una forte carenza di materie prime per la produzio-ne industriale5.In provincia la disoccupazione era un fenomeno strutturale, aggravato neldopoguerra dalla quota di disoccupazione congiunturale. La media men-sile calcolata per il 1949 ed il primo semestre del 1950 era di 15.398 disoc-cupati, ma anche nel periodo prebellico si era assestata su livelli preoccu-panti: nel 1938 era stata di 9.680 disoccupati. Nell’immediato dopoguerrale difficoltà erano tali da non consentire né un potenziamento dell’agricol-tura, né l’avvio di un processo di industrializzazione consono alle necessitàlocali, né la garanzia di un’occupazione ai molti disoccupati o sottooccupati.L’emigrazione costituiva pertanto una vera e propria valvola di sfogo peruna situazione altrimenti insostenibile. Per quanto riguarda il Cile, vi fufatto ricorso da parte delle stesse autorità regionali.Nel periodo esaminato, la superficie considerata agricola del paese andinoera di circa 21.391.000 ha, così suddivisi: 5,6 milioni di ha di potenziale

2 TRENTINO 1952.3 TREZZI 1999: 581-586. MATTEDI 1949: 41-43. CENTRO STUDI IN TRENTO DELL’UNIVERSITÀ DI

BOLOGNA 1955.4 BERTOLDI 1954: 17-20.5 MATTEDI 1950: 24-26.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5410

Page 9: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

11

arativo, pari a circa il 26% della superficie agricola (coltivati solo per il23%); 191mila ha occupati da piante da frutto e vigne, pari a circa l’1%;infine 15,6 milioni di ettari ricoperti da boschi e prati naturali. Il settoreprimario, dunque, offriva ampie possibilità di sfruttamento rispetto alle suepotenzialità poco valorizzate.Lo stesso si poteva affermare rispetto al settore secondario, assolutamenteinadeguato sia in relazione alle risorse, sia alle necessità del paese. Perquanto riguardava l’industria, il paese si divideva in tre zone: la zona set-tentrionale, scarsamente importante in questo settore, quella centrale, incui si concentrava l’attività industriale del paese e la parte meridionale,che pur non avendo un’industria sviluppata come la zona precedente,vantava alcuni centri importanti6.Il Cile era dunque suscettibile di uno sviluppo notevole, grazie alle molterisorse disponibili, e di ciò si erano resi conto anche i governi radicali cheguidarono il paese dal 1938 al 1952. Questi avevano avviato una pianifi-cazione di lungo periodo, volta a stimolare il processo di industrializzazio-ne ed a sostituire le importazioni attraverso un’espansione dell’offerta in-terna, nel tentativo di migliorare i livelli di vita della popolazione.Nel 1939 era stata creata la Corporación de Fomento de la Producción(CORFO), un istituto statale per lo sviluppo dell’industria con uno spettrod’azione molto ampio, che includeva anche i settori del credito e del com-mercio con l’estero.L’intervento statale investiva anche il settore agricolo, ma il tentativo diorientare la produzione agricola su coltivazioni intensive al fine di indurreun’espansione accelerata del settore, non diede risultati positivi7.L’ultimo presidente radicale fu Gabriel Gonzalez Videla, originario di LaSerena, che ricoprì l’incarico dal 1946 al 1952. Egli, come i suoi predeces-sori compagni di partito, credette possibile uno sviluppo del paese tale daestendere i vantaggi a tutta la società.Videla aveva promosso lo sviluppo della zona di La Serena attraverso ilPlan de fomento y urbanización para las Provincias de Chile8, volto a mi-

6 CARVALLO HEDERRA 1947-1948: 31-43; CORONA PELLEGRINI 1987: 246-248; CORFO 1965.7 STABILI 1991: 58-66.8 SAGUES 1956; COBO CONTRERAS 1994; TORRENT 2001.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5411

Page 10: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

12

gliorare le condizioni di vita nella sua regione natale. Il presidente Videlapensava ad un progetto proiettato oltre la sua legislatura, che diventasseun modello per la futura amministrazione dello stato. Il fine del Plan eraquello di creare uno sviluppo decentrato, che permettesse alle varie regio-ni di trattenere i propri abitanti, migliorando le prospettive economiche, lecondizioni di vita e l’ambiente circostante, facilitando le comunicazioni ebloccando così l’ininterrotto esodo verso la capitale9.Dal 1948 La Serena era stata oggetto di una sostanziale modifica urba-na, economica e sociale. Il Plan si proponeva di aumentare la produzio-ne agricola, l’allevamento, la costruzione di canali per l’irrigazione, ilrimboschimento di colline semidesertiche e delle rive del vicino Rio Elqui,nonché di favorire l’industrializzazione tramite la costruzione d’impiantiidroelettrici e termoelettrici, non escludendo la promozione del turismo,con la progettazione di una rete di hotel e stabilimenti balneari attrezzati.Inoltre, estendeva la rete viaria, con la costruzione della CarreteraPanamericana e del Camino Internacional de San Juan, che collegavanola regione con l’Argentina. Non ultimo, la città subiva importanti inter-venti architettonici mirati ad una profonda ristrutturazione urbana in re-lazione alla nascente industria turistica10.Particolare importanza fu data alla bonifica di ampi terreni paludosi cir-costanti la città, denominati Las Vegas, il cui risanamento era stato pro-gettato fin dal 1805, ma non era mai stata compiuto11. Una parte deiterreni bonificati doveva a costituire la base di un altro aspetto del Plan:l’immigrazione e colonizzazione agricola nella zona.Il Plan includeva, infatti, un’importante politica di immigrazione nell’areainteressata, che prevedeva come esperimento iniziale l’arrivo di venti fa-miglie italiane, cui assegnare altrettanti appezzamenti nelle zone bonificate,cui sarebbe poi seguito l’arrivo di altri contingenti d’immigrati italiani etedeschi. Le famiglie italiane sarebbero giunte dal Trentino, configurandocosì una situazione in cui paese d’origine degli emigranti e luogo d’arrivocoincidevano con le terre natale di due importanti rappresentanti istituzio-

9 GONZALEZ VIDELA 1975: 1525-1530.10 SAGUES 1956; COBO CONTRERAS 1994; TORRENT 2001.11 GONZALES VIDELA 1975: 1155-1164.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5412

Page 11: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

13

nali: rispettivamente il presidente del consiglio Alcide Degasperi e il Presi-dente della Repubblica Gabriel Gonzalez Videla12.L’emigrazione trentina in Cile fu possibile grazie ai fondi messi a disposizio-ne dall’European Recovery Programme13, il cui obiettivo era quello di favo-rire la ripresa economica in Europa. All’Italia furono assegnati 11.300.000dollari per progetti di emigrazione14. La gestione di tali fondi venne assegna-ta all’Istituto di credito per il lavoro italiano all’estero (ICLE)15, allora direttodall’avvocato Tomazzoli, oriundo noneso.Il flusso emigratorio del 1951 fu seguito esclusivamente dall’ICLE e dallaRegione Trentino-Alto Adige. I due enti, in collaborazione con la Caja deColonización Agrícola16, prepararono un progetto di colonizzazione ed in-viarono venti famiglie appositamente selezionate in altrettanti appezzamentidi Las Vegas Sur de La Serena.Il secondo flusso del 1952 fu invece gestito da un nuovo ente, creato al-l’uopo, denominato Compagnia italo-cilena di colonizzazione agricola(CITAL), formato dall’ICLE, dalla Caja de Colonización e dalla Corporac-ción de Fomento de la Producción (CORFO)17. La Regione in questo casonon assunse nessun impegno preciso, ma prestò il suo nome ed i suoiuomini all’organizzazione, fungendo da intermediario nella publicizzazio-ne del progetto e nel reclutamento delle famiglie.

12 Lo stesso Videla nelle sue memorie ricordava l’importanza delle relazioni personali conil presidente democristiano per la riuscita degli accordi: «La inmigración fue posiblegracias a los acuerdos suscritos con el Gobierno de Italia, a los medios que proporcionóel Plan Marshall y a las gestiones personales que yo hiciera con el Primer Ministro DeGasperi, interesado en radicar en Chile a un grupo de campesinos de su tierra natal»(GONZALES VIDELAS 1975: 1165).

13 Conosciuto anche come Piano Marshall.14 AGA ROSSI 1983; SPAGNOLO 2001.15 Istituto creato nel 1923 (ma riconosciuto legalmente solo nel 1925) sulle spoglie del

defunto Istituto nazionale per la colonizzazione e le Imprese di lavoratori all’estero (INCILE);aveva il compito di finanziare progetti di colonizzazione italiana all’estero, poteva anti-cipare i fondi necessari alla costruzione di opere all’estero qualora vi partecipasserolavoratori italiani e garantire appoggio alle cooperative e alle collettività italiane cheesercitavano la loro attività fuori dal paese.

16 La Caja de Colonización Agricola era stata creata nel 1928 allo scopo di accelerare ilprocesso di suddivisione dei latifondi per mezzo della colonizzazione di terre demanialio, previa espropriazione, di grandi proprietà private mal coltivate.

17 La CORFO era il più importante organo di credito cileno per le necessità inerenti l’agri-coltura. Le sue attività miravano all’incremento della produzione nazionale nel campodell’industria mineraria, siderurgica, petrolifera e idroelettrica e, anche se in modo subal-terno, nel settore agricolo.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5413

Page 12: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

14

L’emigrazione del 1951 aveva coinvolto venti nuclei familiari, quella del1952 più di cento, suddivisi in cinque gruppi di partenza.All’arrivo in terra cilena sia i coloni del primo flusso, sia quelli dell’annoseguente furono accolti con grandi manifestazioni di giubilo, ma ben pre-sto si trovarono ad affrontare un mare di problemi. La realtà si presentòben diversa da quella prospettata nei progetti nonché nei contratti firmatialla partenza: la terra era di difficile lavorazione, mancava l’acqua per l’ir-rigazione, le case non erano ancora pronte, mancavano i necessarifinanziamenti e l’assistenza da parte di tecnici competenti.Il testo proposto ripercorre le tappe di questa vicenda attraverso i docu-menti prodotti nel corso dell’organizzazione e dello sviluppo del progettodi emigrazione. I documenti sono stati divisi in tre sezioni: la prima riguar-da l’organizzazione dell’emigrazione e comprende i progetti di colonizza-zione stilati dai tecnici, le attività di promozione dell’Assessorato alle Attivi-tà Sociali e Sanità, la relazione dell’arrivo dei coloni in Cile, la legge diapprovazione del flusso del 1951, i documenti ad essa connessi ed i con-tratti firmati prima della partenza dall’Italia.Della seconda sezione fanno parte i documenti riguardanti la permanenzain terra cilena, le ispezioni degli osservatori, i moduli per la richiesta diprestiti e le promesse di pagamento, i tentativi di trovare una soluzione alladifficile situazione nella quale si erano venuti a trovare i coloni.La terza parte riguarda infine gli scambi epistolari intercorsi tra autoritàprovinciali, regionali, nazionali e consolari nei primi anni settanta, quan-do, a seguito delle difficoltà insorte nel paese andino a causa dell’elezionedel socialista Salvador Allende alla carica di Presidente della Repubblica,diversi trentini scelsero di rientrare in Italia.Nel volume si propongono anche una selezione di articoli comparsi su pe-riodici italiani e cileni relativi all’emigrazione in terra cilena ed alcune foto.

I documenti presentati rispecchiano i contenuti dei fondi archivistici cui è statopossibile accedere e attingono alla tesi di laurea discussa dalla curatrice presso laFacoltà di sociologia dell’Univesità degli studi di Trento nell’anno accademico2002/2003 (relatrice: Casimira Grandi). Gran parte dei documenti è depositatain copia presso il Museo storico in Trento (fondo emigrati in Cile). Altri docu-menti sono stati messi a disposizione da privati. Nella trascrizione è stata rispet-tata la forma originale; solo raramente, in presenza di macroscopici errori dibattitura, si è intervenuti correggendo. È stato altresì scelto di uniformare tutte lesigle delle unità di misura e capacità all’uso odierno. Per facilitare la lettura si è

Volume.pmd 22/03/2006, 16.2214

Page 13: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

15

fatto ricorso anche ad alcuni accorgimenti grafici, specie nell’uso del corsivo edel maiuscoletto.Desidero ringraziare la prof.ssa Casimira Grandi e il dott. Rodolfo Taiani per ilcostante supporto e i preziosi suggerimenti offerti. Ringrazio inoltre Stefano Brichetti,don Vittorio Cristelli, il dott. Giorgio Erler, Lucia Fontana, il dott. Bruno Fronza, ildott. Giorgio Grigolli, Ermete Zandonai, le famiglie Giovannella, Divina e Dossi,nonché l’Associazione Trentini nel Mondo.Un ringraziamento particolare va alle famiglie Modena, Dossi e Delpero, alla si-gnora Elsa Valentini Dossi, al prof. Renato Alberini e a Mario Gonzales per l’ap-poggio che mi hanno fornito in Cile. Ringrazio anche tutti coloro che hanno accet-tato, senza voler essere nominati, di raccontarmi la loro avventura migratoria eche mi hanno aiutata a districare i fili della complessa vicenda dei trentini in Cile.Non sarebbe stato possibile infine pubblicare questo lavoro senza la disponibilitàdel Museo storico in Trento, del suo direttore dott. Giuseppe Ferrandi e del suopersonale, in particolare Alessandro Pedrotti.

CAPOFAMIGLIA SELEZIONATI PER LA COLONIZZAZIONE DI LA SERENA NEL 1951

Capofamiglia Componenti Provenienza Occupazione

Baldessari Davide 10 Rumo AgricoltoreBertolla Egidio 9 Rumo AgricoltoreBonani Davide 9 Rumo AgricoltoreBonani Liduina 7 Rumo DomesticaBortolotti Fabio 8 Meano di Trento AgricoltoreDallaserra Antonio 13 Rabbi AgricoltoreDossi Viglio 5 Corne di Brentonico AgricoltoreEccher Vito 5 Rumo AgricoltoreGiovanella Mario 9 Cembra AgricoltoreLeita Giacinto 6 Rumo AgricoltoreNardon Stefano 10 Cembra AgricoltoreNicolodi Giuseppe 9 Cembra AgricoltoreOlivier Lino 12 Dimaro AutistaParis Silvestro 4 Rumo AgricoltorePetri Costante 6 Segonzano AgricoltorePomarolli Mario 4 Ville di Giovo AgricoltorePomarolli Silvio 5 Ton AgricoltoreRizzolli Amedeo 13 Verla di Giovo AgricoltoreRossi Mario 7 Verla di Giovo AgricoltoreSega Silvio 2 Sabbionara di Avio Agricoltore

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5415

Page 14: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

16

CAPOFAMIGLIA SELEZIONATI PER IL 1952

Capofamiglia Compo- Capofamiglia Compo- Capofamiglia Compo-nenti nenti nenti

Micheli Damiano 8 Darigo Giacomo 8 Delpero Natale 4Piffer Giulio 7 Debortolios Urbano 7 Panizza Francesco 5Bertolini Giovanni 4 Misseroni Pietro 13 Gabrielli Attilio 6Migazzi Dario 4 Secchi Severino 9 Gabrielli Vittorio 7Monti Manfredo 7 Gennara Carlo 11 Gabrielli Bonaventura 6Moreschini Primo 3 Bello Angelo 14 Seppi Edoardo 8Tonolli Mario 12 Cimonetti Danilo 11 Vanzi Erminio 5Pedrazzolli Giovanni 4 Albertini Damiano 12 Formolo Albino 7Stablum Romano 7 Delpero Livio 10 Monti Angelo 4Pezzani Alberto 6 Divina Mario 8 Lattisi Nemorino 3Panizza Rodolfo 12 Flaim Raffaele 8 Zanoni Aldo 5Valentini Luigi 9 Modena Angelo 9 Gonzo Guido 8Bocher Silvio 9 Misseroni Germano 11 Pomarolli Donato 5Rosso Lino 5 Broll Domenico 9 Giuliani Silvio 6Kessler Renato 11 Oliva Enrico 5 Slomp Pietro 4Mengoni Antonio 9 Saltori Giuseppe 10 Grazioli Paolo 8Conforti Mario 8 Panizza Mario 11 Zandonai Mario 16Costanzi Ernesto 13 Cazzanelli Enrico 8 Dallaserra Giovanni 13Brentegani Enrico 7 Rossi Mario 10 Panizza Arturo 11Albasini Ernesto 11 Abolis Albino 8 Cova Giusto 14Flaim Bruno 5 Albasini Mario 9 Dapra Francesco 10Galvagni Attilio 10 Albertini Annibale 9 Pangrazzi Carlo 7Bagattini Giuseppe 9 Saltori Ezio 3 Cappellina (squalif) -Bettinazzi Luigi 9 Albasini Oreste 8 Slanzi Damiano 4Faissingher Carlo 7 Dallatorre Felice 5 Olivieri Masè Orsola 5Uez Arturo 7 Andrighi Valerio 8 Jori Ermenegildo 6Panizza Massimo 12 Francesconi Vito 8 Delpero Desiderio 9Valentini Beniamino 10 Campestrini Olindo 8 Delpero Giovanni 8Giovannazzi G. Batta 10 Baruzzo Giovanni 5 Tavonatti Dante 11Dalbosco Giuseppe 10 Gottardi Ferdinando 5 Masè Anselmo 8Campostrini Fausto 5 Cavallar Augusto 5 Loss Arcangelo 8Baldo Francesco 9 Endrizzi Celestino 8 Delpero Giovanni 4Erler Decimo 10 Svanauer Guglielmo 3

Fonte: Museo storico in Trento, Fondo emigrati in Cile.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5416

Page 15: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

19

1. Progetto di colonizzazione agricola in «La Vega Sur deLa Serena», Cile, redatto dall’Istituto di credito per il lavo-ro italiano all’estero, 18 novembre 1950PremessaLa Colonia agricola denominata «La Vega Sur de La Serena», organiz-zata dalla Caja de Colonización Agrícola Cilena (ente autonomoparastatale di colonizzazione), costituisce un comprensorio irriguo del-la superficie di 849 ettari, suddiviso in 78 unità colturali, 20 delle quali,per complessivi 239,6 ettari, sono state poste a disposizione della Re-gione Trentino Alto Adige per il pronto insediamento di altrettante fa-miglie coloniche.La colonia agricola è situata nella provincia di Coquimbo, Departimentode La Serena, nel tratto compreso tra le città di Coquimbo e La Serena.Tutto il territorio che sta alle spalle delle due cittadine costiere, presentasicure ed effettive possibilità per una futura colonizzazione italiana, laquale potrà anche assumere forme e aspetti rilevanti. L’esistenza dell’ac-qua irrigua, elemento determinante di queste possibilità colonizzatrici,non potrà poi non imprimere particolari indirizzi alle attività agricole cheverranno sviluppandosi in seno a questa colonizazione.

PARTE PRIMA – L’AMBIENTE

Il climaLa zona di La Serena è caratterizzata da clima caldo steppico, con unatemperatura media annuale di 14,5° C. (massima 30° C e minima 0° C);l’escursione diurna raramente raggiunge i 10° C.La pioggia è fenomeno raro, tanto che la media annuale delle precipitazioni,

Il progetto di colonizzazione

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5419

Page 16: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

97* Giuseppe Andreaus, perito agrario trentino, nel 1952 durante un viaggio in Sud Americaeffettuato per motivi personali, era stato in visita a La Serena, su richiesta della Regione.

Il progetto alla prova dei fatti

1. «Relazione presentata dal sig. Giuseppe Andreaus* inmerito al suo viaggio effettuato nei giorni 7-17 marzo 1952in Cile allo scopo di visitare la Colonia Trentina de ‘La Se-rena’, prendere contatti con la Compagnia Italo-Cilena diColonizzazione ed Autorità locali, per lo studio di futureeventuali possibilità di ulteriori trasferimenti di nostre fa-miglie in Cile», Trento, 1 luglio 1952Premessa – La Giunta Regionale Trentino-Alto Adige, a conoscenza che loscrivente doveva, per ragioni sue personali, effettuare un viaggio nel SudAmerica (Brasile-Uruguay-Argentina) con nota dd. 14 febbraio 1952, suproposta dell’Assessore alle Attività Sociali, dava allo stesso incarico diispezionare la colonia Trentina in Cile della Serena per prendere contatticon i coloni stessi e studiare la loro situazione e le ulteriori possibilità diemigrazione di nostri coltivatori. Tale ispezione poté venire effettuata nelperiodo 7-17 marzo con il seguente programma:7/3/52 = Arrivo a Santiago ore 14 – Pomeriggio contatti con Uffici della

Compagnia Italo Cilena di Colonizzazione – Santiago (Calle NewYork 25, 7° piano, Direttore dott. Mariottini)

8/3/52 = Viaggio da Santiago alla Serena e primi contatti con il sig. Zoffoli,elemento di fiducia della Compagnia

8-9/3/52 = Visita alle varie parcelle ed alle famiglie coloniche10/3/52 = Visita alla nuova zona oggetto di colonizzazione (Vega Norte)

e contatto con autorità ed elementi locali11/3/52 = Idem, indi ritorno a Santiago12/3/52 = Viaggio a Temuco13-14/3 = Visita alla zona di Temuco, Freire, Petruquen ed in particolare

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5497

Page 17: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

98

dell’azienda di 10.000 ettari «Nuova Etruria» oggetto di studio daparte della Compagnia per l’acquisto a scopo di colonizzazione

15/3/52 = Viaggio da Temuco a Chillian e Parral16/3/52 = Visita dell’Azienda di San Manuel di proprietà della Compa-

gnia e nella quale sono in corso i preparativi per la nuovacolonizzazione

17/3/52 = Ritorno a Santiago18/3/52 = Visita ai dirigenti la Compagnia e viaggio di ritorno a Buenos

Ayres.

Descrizione della zona nella quale sono stati installati i nostri coloniCome è già noto, i nostri coloni occupano 20 delle 68 parcelle della cosid-detta «Vega Sur» fascia di terreno che si trova fra le due città di La Serena eCoquimbo. Queste due cittadine distano, l’una dall’altra, circa 7 chilometri,per cui parte delle parcelle, pur essendo per la massima parte riunite e con-tinue, si vengono a trovare vicine all’una o all’altra delle due cittadine citate.Questi due centri sono collegati fra di loro oltrechè dalla ferrovia, anche daun servizio continuo di autocorriere che percorrono la distanza in 20 minuticirca. La strada che collega le due cittadine è tutta piana, comodissima edasfaltata e tutte le parcelle assegnate ai nostri coloni hanno una fronte su talestrada, per cui le comunicazioni ed accessi sono fra i più comodi e facili.Degno di nota il fatto che, a metà strada fra le due città, per espressa volontàdel Presidente, è ora sorto un nuovo centro urbano denominato «Peruela»sito lungo il mare e popolato con una ventina di belle casette destinate aipescatori. Tale centro è dotato di nuovi fabbricati destinati a chiesa, scuole,teatro ed abitazioni per gli insegnanti e per il sacerdote. Salvo due o tre, tuttele parcelle dei nostri coloni sono assai vicine a tale centro costruito ex novoappositamente per i pescatori ed i coloni. Data la sua posizione, tale zona ègià ora, ma lo diverrà ancor più in un futuro non molto lontano, un centrobalneare di notevole importanza. Tutte le parcelle sono dotate di casa colo-nica ed una superficie di terreno varia da 9 a 14 ettari.Le casette coloniche, pur avendo i loro difetti, sono confortevoli edassai decorose. Se si può avanzare qualche osservazione, questa puòessere fatta nei riguardi dei locali rurali accessori che mancano assolu-tamente (magazzini, tettoia, attrezzai, stalla) e per l’acqua potabile chenon è molto buona. Manca l’illuminazione, ma la linea passa a pocadistanza, per cui in seguito, i singoli potranno derivarla. Per l’acquainvece, a mio avviso, sarà possibile ovviare all’inconveniente aumen-

Volume.pmd 22/03/2006, 13.5498

Page 18: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

185

I rientri degli anni settanta

1. Le problematiche del Cile studiate dall’assistente socialeLucia Fontana, Trento, 27 marzo 1972Un gruppo di venti famiglie rimpatriate dal Cile da circa due anni a questaparte si sono riunite in un Comitato allo scopo di presentare alle Autoritàregionali e provinciali i loro problemi.L’Ispettorato previdenza sociale e sanità della Regione è stato incaricato diavvicinare famiglia per famiglia per esaminare i problemi di ciascuno nu-cleo e presentarli al Presidente Grigolli.L’incarico di tale lavoro è stato affidato il 24 febbraio u.s. all’Assistentesociale Lucia Fontana* che lo sta svolgendo con la collaborazione di dueallieve del terzo corso della Scuola Superiore di Servizio sociale.L’analisi delle varie situazioni è in via di ultimazione, per cui fino a questo

* Inizialmente l’assistente sociale Lucia Fontana, dipendente del Centro Regionale diServizio Sociale, svolgeva tali compiti da sola, supportata da due allieve della scuola diAssistente Sociale di Trento. In seguito fu affiancata dal collega Stefano Brichetti. Erastata una delle prime diplomate della Scuola di Assistenti Sociali di Trento con una tesidal titolo «Nascite irregolari e rimedi sociali». Subito dopo il diploma si era trasferita inAbruzzo per lavorare nei villaggi distrutti dalla guerra alle dipendenze dell’UNRRA-Casas. Nel 1952 era stata assunta dal Centro Regionale di Servizio Sociale presso ilquale si era occupata di minori per una decina d’anni; in seguito era stata incaricatadi servizi in vari settori assistenziali, tra cui una ricerca sulla situazione economico-sociale della zona di Mezzolombardo e Mezzocorona in collaborazione con il CentroStudi Economico-Sociali. Nei mesi di novembre e dicembre 1963, si era recata inValtellina per assistere le popolazioni sfollate in seguito alla sciagura del Vajont. Tornatain Trentino, aveva continuato la sua attività occupandosi delle conseguenze dell’inqui-namento industriale sulla popolazione e dello studio di nuovi metodi di assistenza chesi erano concretizzati nel «minimo vitale» e nei «servizi a domicilio». Si era trasferita poipresso l’Assessorato regionale all’Assistenza e alla Sanità e dal 1972 si era occupatadell’Ufficio emigrazione.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54185

Page 19: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

186

momento non si può ancora dare una quantificazione completa dei pro-blemi emersi. Si può invece esprimere una valutazione sulla tipologia deglistessi in ordine di importanza:Problema casa: le famiglie degli immigrati quasi nella loro totalità aspirano

ad avere un’abitazione in proprietà, possibilmente in edificio unifamiliare.Per questo chiedono mutui agevolati attraverso leggi emanate apposi-tamente per loro.Solo alcuni di coloro che risiedono attualmente nel comprensoriodell’Adige si accingeranno ad inoltrare domanda di alloggio in locazio-ne in base al Decreto del Presidente della Giunta provinciale n. 8/1369del 7 marzo 1972.Delle quattro famiglie che hanno presentato domanda sulla legge pro-vinciale 20 agosto 1971, n. 10, tre l’hanno inoltrata in ritardo. Ciò per-ché ritenevano che per loro il termine ultimo per l’inoltro della doman-da fosse quello per gli emigranti e cioè il 15 novembre 1971.L’unica domanda presentata entro i termini è stata accolta favorevol-mente.

Problema Lavoro: quasi tutti i rimpatriati, non avendo una qualifica pro-fessionale e provenendo per lo più dall’agricoltura, hanno trovato lavo-ro in aziende con lavorazioni pesanti e comunque a bassa retribuzione.Essi reclamano dalla Regione posti di lavoro in Enti pubblici (Comuni,Regione, Provincia, autostrada, cartiera, ecc.), ove possano avere unaretribuzione adeguata al mantenimento della famiglia i cui componentia carico variano mediamente da un minimo di tre ad un massimo disette, otto figli.

Problema previdenziale: i capofamiglia che hanno un’età di 40/50 anni,oltre alla difficoltà di trovare un’occupazione, sono preoccupati per l’im-possibilità di ottenere in un domani una pensione adeguata. Si imponeil problema di una convenzione fra lo Stato italiano e quello cileno peril riconoscimento dei contributi previdenziali versati in Cile alla «Cajaempleados particolares» ed alla «Seguro Hobrero», nonché il riconosci-mento degli anni nei quali i coloni hanno lavorato nell’agricoltura.

Problema scuola: questo problema è risultato meno pressante dei prece-denti. Gli alunni non hanno perso più di uno o due anni di retroces-sione nelle classi italiane rispetto a quelle cilene. Tuttalpiù vengonorivolte delle domande per assegni di studio e per l’acquisto dei testiscolastici.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54186

Page 20: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

235

Echi della stampa

1. Articoli della stampa italianaUna missione regionale si recherà prossimamente nel Cile. Con-creta azione dell’on. Helfer per l’emigrazione trentina (Il PopoloTrentino, 11 dicembre 1949).Il problema dell’emigrazione pur essendo tra quelli fondamentali anche lavita della nostra regione, non è certo da poter essere affrontato a cuorleggero per la complessità degli aspetti umani e sociali che esso coinvolge.Pure è ferma intenzione degli organi competenti di giungere anche in que-sto campo a delle realizzazioni durature partendo dalla triste considerazio-ne che purtroppo il nostro paese non sarà mai in grado di assorbire l’esu-beranza della manodopera e di risolvere quindi all’interno il penoso pro-blema della disoccupazione.A conoscenza della passione con cui l’on. Helfer sta studiando il problemaci siamo voluti recare da lui per avere notizia di una recentissima iniziativache si sta avviando alla sua realizzazione, iniziativa di cui l’onorevole èl’anima appassionata e intelligente.Scartata la possibilità di una emigrazione di manodopera qualificata perl’industria, per il limitatissimo numero di operai specializzati di cui possia-mo disporre, esclusa la possibilità di inviare manovalanza negli Stati Uniti,nel Canada, nel Sud Africa e nella Australia per le difficoltà frapposte daquesti paese, esclusa la possibilità di assorbimento delle colonie, e soprat-tutto di quanto d’esse ci rimane, si è esaminata la possibilità di unacolonizzazione agricola in quelle regioni che presentassero maggiori possi-bilità di sfruttamento.Della cosa si è interessato personalmente il Presidente del Consiglio che hasempre espresso la propria angoscia per il dilagare pauroso del fenomenodella disoccupazione e che ha dato tutto il suo appoggio agli studi chel’on. Helfer andava compiendo in questo campo.È convinzione dell’on. Helfer che anche la emigrazione deve adeguarsi aitempi mutati e deve sostanzialmente essere seguita e guidata dal Governo

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54235

Page 21: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

236

stesso nonché modellata su forme agili, puntando su elementi capaci econ impiego di vasti mezzi finanziari tali da assicurare iniziali condizioni divita agli emigranti.I milioni di dollari a disposizione del Governo attraverso il Piano ERP sevalgono a creare l’equilibrio nella bilancia commerciale del paese non sonoperò tali da risolvere il problema della disoccupazione italiana. Si è pensa-to quindi di chiederne una integrazione e di utilizzarne in parte i risparmiin questa direzione, in modo che l’America venisse a dare il capitale occor-rente, l’Italia la manodopera necessaria, il Sud America con le sue affinitàambientali e spirituali rappresentasse il terreno di sfogo di questa esube-ranza di manodopera.Ma anche tra i paesi dell’America del Sud non era facile scegliere il piùopportuno per un esperimento così impegnativo. Si andò anche qui pervia di esclusione: l’Argentina presentava delle difficoltà di ordine politico efinanziario, il Brasile difficoltà di ordine psicologico, il Venezuela difficoltàdi clima. Ci si fermò sul Cile che per la sua posizione geografica offre vastepossibilità di sfruttamento agricolo, mentre ha innanzi a sé brillanti possibi-lità di sfruttamento industriale nei preziosi giacimenti di minerali delle suemontagne.Attraverso il consolato cileno a Genova si intavolarono le prime trattativee il console si dimostrò molto comprensivo delle nostre necessità, propriodelle nostre necessità regionali, accettando che la prima manodopera fos-se trentina. Anche le autorità cilene si dichiararono disposte a contribuirecon proprio capitale per il controvalore del capitale impegnato dallo statoo da privati o enti italiani.Accertata la buona disposizione l’on. Helfer studiò la procedura più sbri-gativa per giungere a risultati concreti. Risultando presumibilmente troppolenta la normale via ufficiale, si è pensato che lo avvio avrebbe potutoessere curato direttamente da forze regionali, tanto più che la Regionedispone dell’autorità di un competente assessorato per tentare un esperi-mento pilota, (o indicativo), servendosi di mezzi locali e di manodoperalocale, naturalmente solo per il settore agricolo e dello sfruttamento delbosco.Si trovava in quell’epoca nel Cile l’on. Viola che per la approfondita cono-scenza dell’ambiente aveva potuto concludere con personali trattative unaccordo per una colonizzazione agricola da parte di forze italiane con il

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54236

Page 22: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

293

Le testimonianze dei protagonisti

Ogni persona emigrata ha una storia personale da raccontare ed un suomodo di rileggere gli eventi e le avventure vissute. Eppure nei raccontidegli emigrati in Cile nel 1951 e 1952 si ritrova uno sfondo comune, iracconti si richiamano l’un l’altro, supportandosi a vicenda ed acquisendoin questo modo maggior forza. I protagonisti intervistati testimoniano unasorta di storia comune, sulla quale si innestano vicende personali e puntidi vista differenti*.La signora E.V. racconta del viaggio in nave dal Trentino a La Serenacome una delle avventure più difficili ed allo stesso tempo più affascinantidella sua vita. Partita dal Trentino il 31 ottobre 1952 con il marito e tre figli,si accorge solo sulla nave di essere in attesa del quarto figlio. La primaparte del viaggio in mare non è affatto tranquilla: non appena passato lostretto di Gibilterra, l’imbarcazione affronta una grossa tempesta. I passeg-geri, tutti inesperti naviganti, temono di finire in acqua da una momentoall’altro e li si può immaginare mentre pregano a voce bassa, tentano dirassicurare i bambini in lacrime, sapendo di non poter far nulla per evitarel’eventuale catastrofe. E.V. sostiene che nel suo paese natale, Dimaro, pro-prio quel giorno si era sparsa la voce che la nave fosse naufragata. Unavolta superato il fortunale, il mare ritorna calmo «como un vaso de leche»,piatto come un bicchiere di latte.In prossimità delle coste americane arriva la parte più entusiasmante estraordinaria del viaggio: la traversata del canale di Panama. I contadinitrentini non hanno mai visto in vita loro niente di simile ed E.V. ricorda

* Le interviste cui si fa riferimento sono state efettuate in Cile, a La Serena e Coquimbo,tra il settembre e l’ottobre 2002 e nel corso dello stesso anno anche in Trentino. Nelledue città cilene sono state raccolte nove interviste, mentre quelle condotte in Trentinosono state cinque. Le registrazioni sono conservate presso il Museo storico in Trento.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54293

Page 23: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

293

Le testimonianze dei protagonisti

Ogni persona emigrata ha una storia personale da raccontare ed un suomodo di rileggere gli eventi e le avventure vissute. Eppure nei raccontidegli emigrati in Cile nel 1951 e 1952 si ritrova uno sfondo comune, iracconti si richiamano l’un l’altro, supportandosi a vicenda ed acquisendoin questo modo maggior forza. I protagonisti intervistati testimoniano unasorta di storia comune, sulla quale si innestano vicende personali e puntidi vista differenti*.La signora E.V. racconta del viaggio in nave dal Trentino a La Serenacome una delle avventure più difficili ed allo stesso tempo più affascinantidella sua vita. Partita dal Trentino il 31 ottobre 1952 con il marito e tre figli,si accorge solo sulla nave di essere in attesa del quarto figlio. La primaparte del viaggio in mare non è affatto tranquilla: non appena passato lostretto di Gibilterra, l’imbarcazione affronta una grossa tempesta. I passeg-geri, tutti inesperti naviganti, temono di finire in acqua da una momentoall’altro e li si può immaginare mentre pregano a voce bassa, tentano dirassicurare i bambini in lacrime, sapendo di non poter far nulla per evitarel’eventuale catastrofe. E.V. sostiene che nel suo paese natale, Dimaro, pro-prio quel giorno si era sparsa la voce che la nave fosse naufragata. Unavolta superato il fortunale, il mare ritorna calmo «como un vaso de leche»,piatto come un bicchiere di latte.In prossimità delle coste americane arriva la parte più entusiasmante estraordinaria del viaggio: la traversata del canale di Panama. I contadinitrentini non hanno mai visto in vita loro niente di simile ed E.V. ricorda

* Le interviste cui si fa riferimento sono state efettuate in Cile, a La Serena e Coquimbo,tra il settembre e l’ottobre 2002 e nel corso dello stesso anno anche in Trentino. Nelledue città cilene sono state raccolte nove interviste, mentre quelle condotte in Trentinosono state cinque. Le registrazioni sono conservate presso il Museo storico in Trento.

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54293

Page 24: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

294

come il capitano stesso fosse sceso nelle stive invitandoli a salire a vedere,perché «l’era una dele sete meraviglie del mondo». E.V. e gli altri passegge-ri non nascondono il loro stupore di fronte a questa sorta di miracolo delladella tecnica. Le navi entravano in una chiusa e grazie all’acqua che «bol-liva sotto» venivano innalzate e spostate in una chiusa posta ad un livellopiù alto, così per tre volte: «Andavamo en una depresa seca – racconta latestimone nella sua parlata mistilingue –, se levantava el barco co l’acquache boliva de soto, fino che era a l’alteza de poter andare ne l’altra cierra epoi entrava e dopo si faceva il medesimo gioco e dopo si apriva la terzerae entrava la nave, era ancora asciutto, veniva l’acqua e lì eravamo a laterzera […]. Era una cosa meravigliosa che bisognava propri vederla percrederla, na meraviglia».Una volta passati nell’Oceano Pacifico la nave riprende la sua rotta versole coste cilene, facendo tappa in Equador ed in Perù. Una volta giunti adestinazione, l’imbarcazione non entra direttamente nel porto di Coquimbo,ma si ferma al largo e fa trasbordare i passeggeri su barche normalmenteadibite al trasporto di animali. È in questo momento che gli emigrantientrano in contatto con i cileni per la prima volta. E.V., come altri intervi-stati, ricorda come già da quel primo impatto abbia ricavato l’impressionedi avere a che fare con «buona gente». I viaggiatori sono finalmente giuntia destinazione; la traversata era stata lunga – un mese di viaggio in altomare – e la stanchezza si fa sentire. E.V., anche a causa del suo stato digravidanza, si sente talmente stanca da sfogarsi col marito e dirgli «gotamial mar perché no sirvo para far niente», buttami a mare perché non misento in grado di fare nulla.Molti testimoni ricordano l’arrivo a Coquimbo come «una cosa meravi-gliosa e nel medesimo tempo disastrosa». Alle spalle del porto la cittadinasale verso la collina, le casette sono abbarbicate sulla montagna e, con ilcalar del sole, sembrano tanti presepi, ma, allo stesso tempo, più da vicinoappaiono «tute casupole come le tane dei orsi, diciamo», un’immaginecerto assai meno poetica.Dal giugno 1951 al febbraio 1953 ci registrano sette arrivi di trentini edogni nuovo gruppo si trova ad affrontare immediatamente le problematichelegate alla casa ed alla terra. Le case non sono ancora terminate, manca-no la luce elettrica e l’acqua potabile, alcuni immigrati trovano ospitalità incasa di altri compagni di viaggio, un folto gruppo è costretto ad alloggiareaddirittura nel convitto dei Padri Barnabiti di La Serena. Inoltre le dimore

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54294

Page 25: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

298

Partenza degli emigranti dal porto di Genova, 1952 (foto di Roberto Divina)

Partenza degli emigranti dal porto di Genova, 1952 (foto di Roberto Divina)

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54298

Page 26: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

319

Indice

pag. 5 Premessa

pag. 7 Introduzione

pag. 19 Il progetto di colonizzazione

pag. 97 Il progetto alla prova dei fatti

pag. 185 I rientri degli anni settanta

pag. 235 Echi della stampa

pag. 293 Le testimonianze dei protagonisti

Volume.pmd 22/03/2006, 13.54319

Page 27: La terra Serena: l'emigrazione trentina in Cile: documenti: (1950-1974)

Agli inizi degli anni cinquanta del secolo scorsonumerose famiglie trentine lasciarono i propri paesid’origine per raggiungere il Cile, per la precisionela provincia di Coquimbo. Le partenze s’inseriva-no nel progetto di colonizzazione predisposto eseguito prima dall’Istituto di credito per il lavoroitaliano all’estero (ICLE) e dalla Regione Trentino-Alto Adige e successivamente dalla Compagniaitalo-cilena di colonizzazione agricola (CITAL). Allabase dell’intervento risiedevano gli accordi seguitifra il presidente della repubblica cilena GabrielGonzalez Videla e il primo ministro italiano AlcideDe Gasperi. Al loro arrivo i coloni trentini avrebbe-ro dovuto trovare abitazioni nuove in cui allog-giare e terra da coltivare. In realtà la situazionenon si presentò così favorevole come i piani ave-vano fatto immaginare. Le case promesse nonerano state ancora terminate e il terreno risultavadifficile da lavorare ignorandone composizione eresa. Lo stato delle cose apparve subito assai dif-ficile e non tutti riuscirono a far fronte all’emergen-za, o almeno a sostenerla il tempo sufficiente perpoter cominciare a cogliere i primi frutti del gran-de investimento di risorse fisiche ed economicherichiesto.Questo in estrema sintesi il filo della vicenda lungoil quale si snoda il volume curato da MariaviolaGrigolli. Un testo che volutamente ha preferito of-frire anziché una ricostruzione storiografica, unaselezione di documenti particolarmente signifi-cativa. La sua lettura permette di cogliere i molte-plici risvolti di una pagina di storia poco conosciu-ta, dando il giusto riconoscimento al «sacrificio» dicentinaia di persone che emigrando in Cile hannoinseguito un sogno di benessere spesso irrealizzato.

Sommario: Premessa. Introduzione. Il progetto dicolonizzazione. Il progetto alla prova dei fatti. Irientri degli anni settanta. Echi della stampa. Letestimonianze dei protagonisti.

Mariaviola Grigolli, laureata presso la Facoltà disociologia dell’Università degli studi di Trento, col-labora con il Museo storico in Trento in progetti diricerca sui temi di storia dell’emigrazione trentina.

MUSEO STORICO IN TRENTO ONLUS

www.museostorico.it – [email protected] 0461.230482 – fax 0461.237418

ISBN-10 88-7197-073-XISBN-13 978-88-7197-073-8

E 20,00

Copertina-1.pmd 27/03/2006, 12.164