La teoria degli affetti Carlo Felice, si riparte in ... · Quale altro cuore grande poteva ritrarre...

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n. 89 - Settembre 2009 Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 L asciando perdere Zarlino e la sua teoria de- gli affetti pensando ad un titolo per un breve scritto su Rigoletto, questa è stata la prima idea che mi è venuta alla mente. Maledicendo “La donna è mobile” cui purtroppo tanti poveri diavoli collegano la loro unica idea di Ri- goletto, la seconda opera della cosidetta trilogia po- polare giganteggia nella storia dell’opera come non mai proprio per la caratterizzazione degli affetti del protagonista e, in secundis, di Gilda. Quale altro cuore grande poteva ritrarre con così grande efficacia le tempeste emotive di un essere in- felice, deforme, contradditorio, ma al contempo no- bile, appassionato, determinato. Quale cuore grande se non Verdi poteva scegliere di musicare un dram- ma di V. Hugo dove la denuncia di una società nobi- liare vuota e corrotta vale a monito delle corruzioni e vuotezze di ogni epoca (comprese quelle tremende e pericolose dei nostri giorni). E quale cuore grande e grande compositore poteva scrivere musica talmen- te sublime e perfetta (Donna è mobile a parte) da rendere così inevitabilmente efficace ogni battuta. Che altro dire su un’opera su cui si sono scritti fiu- mi di inchiostro. Forse qualche suggerimento per l’ascolto o enne- simo riascolto che sia, tenendo conto soprattutto della straordinaria (sempre in Verdi ma in Rigoletto N el settembre 2008 avevamo intitolato “Si riparte dal com- missario” il pezzo di apertura del primo numero della nuo- va stagione di questo giorna- le. Dodici mesi dopo, la stes- sa foto e un titolo quasi iden- tico. Chiuse le lunghe ferie estive, il Carlo Felice riapre i battenti per una ministagio- ne che si concluderà con le feste natalizie. Di più al mo- mento non si poteva preten- dere. Ma le preoccupazioni sono tante e legittime. A po- che settimane dalla scadenza del mandato del commis- sario Ferrazza (30 settembre), non si hanno certezze su quello che accadrà dal 1° ottobre. C’è la volontà di supe- rare la situazione di stallo in cui il Teatro è ormai da tem- po scivolato e formare il nuovo consiglio d’amministrazio- ne dal quale uscirà la nomina del nuovo Sovrintendente. Ma l’iter potrebbe essere ancora lungo perché tocca ai vari Enti locali (e al Ministero) indicare i propri rappre- sentanti. Gli ultimi mesi di commissariamento (finita l’e- mergenza per il Fondo Pensioni) sono stati occasione per una pausa di riflessione per capire i problemi del Teatro Carlo Felice, si riparte con il commissario DINO BURLANDO ORAFO Pezzi unici di laboratorio 16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10 TEL. E FAX 010 589362 [email protected] La teoria degli affetti in Rigoletto Lorenzo Costa (continua in seconda pagina) Roberto Iovino (continua in sesta pagina)

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n. 89 - Settembre 2009

Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. PaganiniAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

L asciando perdere Zarlino e la sua teoria de-gli affetti pensando ad un titolo per un brevescritto su Rigoletto, questa è stata la prima

idea che mi è venuta alla mente.Maledicendo “La donna è mobile” cui purtroppo

tanti poveri diavoli collegano la loro unica idea di Ri-goletto, la seconda opera della cosidetta trilogia po-polare giganteggia nella storia dell’opera come nonmai proprio per la caratterizzazione degli affetti delprotagonista e, in secundis, di Gilda.

Quale altro cuore grande poteva ritrarre con cosìgrande efficacia le tempeste emotive di un essere in-felice, deforme, contradditorio, ma al contempo no-bile, appassionato, determinato. Quale cuore grandese non Verdi poteva scegliere di musicare un dram-ma di V. Hugo dove la denuncia di una società nobi-liare vuota e corrotta vale a monito delle corruzioni evuotezze di ogni epoca (comprese quelle tremende epericolose dei nostri giorni). E quale cuore grande egrande compositore poteva scrivere musica talmen-te sublime e perfetta (Donna è mobile a parte) darendere così inevitabilmente efficace ogni battuta.

Che altro dire su un’opera su cui si sono scritti fiu-mi di inchiostro.

Forse qualche suggerimento per l’ascolto o enne-simo riascolto che sia, tenendo conto soprattuttodella straordinaria (sempre in Verdi ma in Rigoletto

N el settembre 2008avevamo intitolato“Si riparte dal com-

missario” il pezzo di aperturadel primo numero della nuo-va stagione di questo giorna-le. Dodici mesi dopo, la stes-sa foto e un titolo quasi iden-tico. Chiuse le lunghe ferieestive, il Carlo Felice riapre ibattenti per una ministagio-ne che si concluderà con lefeste natalizie. Di più al mo-mento non si poteva preten-dere. Ma le preoccupazionisono tante e legittime. A po-che settimane dalla scadenza del mandato del commis-sario Ferrazza (30 settembre), non si hanno certezze suquello che accadrà dal 1° ottobre. C’è la volontà di supe-rare la situazione di stallo in cui il Teatro è ormai da tem-po scivolato e formare il nuovo consiglio d’amministrazio-ne dal quale uscirà la nomina del nuovo Sovrintendente.Ma l’iter potrebbe essere ancora lungo perché tocca aivari Enti locali (e al Ministero) indicare i propri rappre-sentanti. Gli ultimi mesi di commissariamento (finita l’e-mergenza per il Fondo Pensioni) sono stati occasione peruna pausa di riflessione per capire i problemi del Teatro

Carlo Felice, si ripartecon il commissario

DINO BURLANDO

ORAFO

Pezzi unici di laboratorio

16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10

TEL. E FAX 010 589362

[email protected]

La teoria degli affettiin Rigoletto

Lorenzo Costa(continua in seconda pagina)

Roberto Iovino(continua in sesta pagina)

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la lirica

ancor più) varietà musicale cherappresenta la corrispondente va-rietà degli affetti.

Già il Preludio è nella sua sem-plice brevità un piccolo capolavoro.

Il tema della maledizione echeg-gia in lontananza e viene ripresocon un crescendo minaccioso chesi risolve con un accordo che la-scia spazio alla breve coda tragi-camente ed intimamente lirica. Equi il primo colpo di scena: la ban-da che esegue in sequenza qua-driglie, minuetti e perigordino infulminea successione accompa-gna battute, corteggiamenti, finoalle languorose profferte del Ducaalla contessa di Ceprano “Partite,crudele”. Arriva Rigoletto sbeffeg-giando il Conte di Ceprano e iniziadi seguito una sorta di concertatoche cresce fino all’accordo di do-minante su cui si innesta la pe-

rentoria e minacciosa richiesta diMonterone “Ch’io gli parli”. Fareb-be venire i brividi anche al più abi-le scrittore di romanzi noir. Il tonocupo delle parole del vecchio pre-lude la maledizione, preceduta dal-la breve pausa prima del “Sii ma-ledetto” di potenza sinistra e tellu-rica. Già questo primo quadrospesso bollato erroneamente co-me superficiale e un pò volgare, ri-vela la passione e il rispetto di Ver-di per il soggetto.

Il monologo “Quel vecchio male-divami” è straordinario e degnodei più grandi monologhi per bari-tono e/o basso, giocato sulla tec-nica dell’arioso che tanta influen-za avrà sui posteri (Musorgskycompreso per I monologhi di Bo-ris): Tutto è scuro la notte,la to-nalità minore, il timbro orchestra-le, l’animo di Rigoletto, le notegravi di Sparafucile. Dopo tantobuio (che capolavoro, forse il mo-mento più bello dell’opera), la tra-scinante luce, allegria e gaiezzache precede l’incontro con l’ama-ta Gilda “Figlia, mio padre” .

Il successivo incontro tra Gilda

e Gualtier Maldè, studente e po-vero, è ben noto e testimonia lagrossolanità del nobile Duca diMantova, trasferito dalla cortefrancese per ragioni di censura,alle atmosfere anch’esse quantomai attuali del becerismo padano,di cui il Duca, sorta di Don Gio-vanni di provincia (il Duca sta adon Giovanni come L’esorcicciopotrebbe stare all’Esorcista o co-me Ultimo tango a Zagarolo po-trebbe stare all’omonimo parigi-no) è preclaro esponente, voluta-mente disegnato così da Verdi.

Nel terzo atto altro culmine as-soluto. Quel “Cortigiani vil razzadannata” in cui la forza della mu-sica sembra rapirci e portarci viaprima di cedere il passo all’implo-razione disperata, rappresentatacome unica ed ultima arma di unpredestinato perdente. Abbaci-nante e folgorante come un Lao-coonte ferito a morte.

E dal reincontro con Gilda mi-rabile è il tessere due destini pa-ralleli anche musicalmente di duescelte opposte ma entrambi se-gnate dalla tragedia: il perdonoed il sacrificio da un lato, la ven-detta dall’altro. Rappresentazionesublime nel quartetto durante latempesta, in cui la furia degli ele-menti, amplifica la furia dei senti-menti contrapposti con una musi-ca che anche qui non si spegne enon si dimentica.

Ed ancora si torni all’ultimostraziante incontro tra Gilda esuo padre. Le figurazioni del flau-to che accompagnano le parole“Lassù nel cielo” evocano tutta lapieta possible così come la tene-rezza delle battute che accompa-gnano Rigoletto quando dice “No,non morir, mio tesoro, pietade.Mia colomba lasciarmi non dèi”.

Gilda spira e l’ineluttabillità del-la maledizione chiude senza pos-sibilità di riscatto, vendetta o con-solazione la parabola di una vi-cenda umana tra le più amareche il mondo dell’opera abbia mairappresentato. Ed è per questoche tutti, anche chi scrive seppursempre maggiormente convintodella superiorità della musicastrumentale rispetto all’opera, ap-plaudiamo a Rigoletto come capo-lavoro assoluto.

Lorenzo Costa

Teatro Carlo Felice, 16 ottobreG. Verdi, Rigoletto

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Carmine Pinto, direttoreStefano Vizioli, regia

Pierluigi Samaritani, scene

Valter Borin (Duca di Mantova), Alberto Gazale (Rigoletto), Anna Skibinsky (Gilda), Enrico Iori (Sparafucile), Mabel Ledo (Maddalena), Patrizia Gentile (Giovanna), Carlo Di Cristoforo (Il Conte di Monterone), Angelo Nardinocchi (Marullo), Mario Bargnesi (Matteo Borsa), Mario Bertolino (Il Conte di Ceprano), Federica Gatta (La Contessa di Ceprano)

Repliche:

18, 20, 24, 25, 27, 28, 29, 30, 31 ottobre

(segue dalla prima pagina)

La teoria degli affettiin Rigoletto

ferisco farlo, allora, da un’al-tra parte: sto valutando dueproposte spagnole e un con-tatto con l’America”.In novembre Guidarini de-butterà alla Scala: “Dirigerò“Le convenienze e le incon-venienze teatrali” di Donizet-ti con la regia di Antonio Al-banese al suo debutto nellalirica. Albanese è un artistadi grande intelligenza, l’ope-ra donizettiana si adattamolto bene alla sua sensibi-lità, stiamo lavorando ma-gnificamente insieme. E poimi piace l’idea di costruirelo spettacolo in coproduzio-ne con l’Accademia dellaScala. Un Atelier del genere

andrebbe fatto in tutti i teatri ita-liani. Io l’ho fatto a Nizza. Ai gio-vani ammessi si assicurano i ruo-li secondari e la copertura deiprincipali. Questo consente un ab-bassamento dei costi e quindi lapossibilità di aumentare le recite.Certo ci si scontra con le agenzie,ma è una strada da seguire”.

In Italia, Guidarini lavora anco-ra relativamente: “Ho realizzatoun’Anna Bolena a Palermo conMariella Devia, ho diretto a Bolo-gna, al San Carlo. Certo mi piace-rebbe lavorare di più qui impe-gnandomi a fondo nella realtà ita-liana. Ci sono problemi seri di poli-tica culturale. C’è uno iato spaven-toso fra il potenziale delle nostreistituzioni e una realtà governativache non lo capisce e lo soffoca”.

Roberto Iovino

lare esperienze e prepararmi alpodio. E a me non interessa solodirigere, sinfonica o teatro: mi af-fascina anche l’idea di costruirequalcosa, un percorso da condivi-dere con un teatro, con un’orche-stra”. Dal 2001 fino a pochi mesifa Marco Guidarini è stato diretto-re musicale e direttore artisticodella Filarmonica e dell’Opera diNizza: “Alla scadenza del contrattoho deciso di lasciare. La politicaculturale che sta maturando inFrancia non mi trova concorde. E’stato proposto di fonderci con l’Or-chestra di Cannes. Non mi piacel’idea: noi abbiamo fatto un grandelavoro in questi otto anni lavoran-do nel teatro musicale, nella sinfo-nica, nella contemporanea con ilgruppo “Apostrophe”. Vorrebbe di-re azzerare tutto e ripartire. Pre-

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l ’intervista

“I l Carlo Felice è uncaso strepitoso dipotenziale frustrato.

Sono genovese, ho legamiprofondi con la mia città. Ecome tutti, quando ho vistorinascere il mio teatro hocreduto che ci sarebbe sta-ta una svolta culturale. Nonè stato così. E’ uno dei teatripiù belli d’Europa ma perquestioni varie, politiche, so-ciali, non c’è stato il salto diqualità. Ci vorrebbe più co-raggio, far sentire ai geno-vesi il Torrione come loro.Perché a Torino il Teatro fun-ziona? Cosa manca a noiche hanno in Piemonte?Niente, vantiamo ottimemasse artistiche e un palcosceni-co meraviglioso, eppure…”. A so-stenerlo è Marco Guidarini, geno-vese, uno dei direttori d’orchestrapiù rinomati della sua generazioneche sta per affacciarsi ai cin-quant’anni. Quasi tutti vissuti tra lenote. A sette anni cantava in “To-sca” al Comunale dell’Opera geno-vese, a 16 anni si esibiva comevioloncellista imponendosi comeuno dei maggiori talenti a livello in-ternazionale. Poi a 23 anni la de-cisione di dedicarsi alla direzioned’orchestra e l’abbandono antici-pato (rispetto a quello che altristrumentisti ad arco hanno fattonella loro carriera) dell’archettoper la bacchetta: “In realtà – spie-ga – io ho sempre pensato alla di-rezione, il violoncello è stato unostraordinario veicolo per accumu-

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l ’approfondimento

I l 12 settembre, in concomitan-za della notte bianca genovese,avrà inizio la Stagione Sinfonica

del Teatro Carlo Felice, un ciclo diconcerti non privo di aspetti inte-ressanti, seppur concepito nel sof-ferto clima di una crisi generalizza-ta. Non solo si potranno apprezzarealcuni giovani e promettenti diretto-ri, ma si avrà anche l’opportunità diesperire nel suo divenire storicouna delle forme più complesse edaffascinanti della cultura musicaleoccidentale, la Sinfonia. I numerosicapolavori presenti nei concerti(che comprendono anche importan-ti pagine del repertorio sinfonico-co-rale) offrono infatti il destro per ri-considerare alcune fasi fondamen-tali di un’epopea variegata e com-plessa, di cui traccerò brevementele coordinate. Ricerca e perfeziona-mento, questi gli imperativi attra-verso i quali Joseph Haydn costituì ilmodello destinato a rimanere riferi-mento costante per quasi due se-coli; esso prevedeva un Allegro,strutturato secondo la canonica for-ma-sonata, un movimento lento distruttura variabile, un minuetto (poisostituito dallo scherzo), un temporapido, in forma-sonata o di rondò.La Sinfonia Maria Teresa appartienealla cosiddetta fase Sturm undDrang della sua produzione: il sinfo-nismo di Haydn si arricchiva di unanuova fisionomia, lucidamente tragi-ca, permettendogli di concepireun’opera in cui la serenità settecen-tesca del primo movimento ben siconiugava ai ripiegamenti dubbiosidel tempo lento e al travolgenteumorismo carnevalesco del finale.

Alla lunga esperienza creativa diHaydn, intessuta di sperimentazionee labor limae, si contrappunta labreve ma sconvolgente parabola ar-tistica mozartiana. Dai primi lavori,scritti nella pre-adolescenza, formal-mente ingenui e talora di dubbia au-tenticità, il salisburghese giunse ra-pidamente ad elaborare opere digrande impegno, fino alla summacompositiva rappresentata dallasinfonia n. 41, nota come Jupiter.Se Mozart mostrava un’abilità im-pressionante nel saper piegare l’or-ganico strumentale ai propri biso-gni, in Beethoven la dilatazione delrespiro sinfonico assunse una com-plessità prima sconosciuta: la sinfo-nia divenne il genere per eccellenza,destinato a essere veicolo di mes-saggi di vasta portata. Dopo la tem-pesta beethoveniana niente potevaessere come prima, gli esiti artisticidella sua imponente personalitàcondizionarono le generazioni dicompositori successive, costretti aradicali scelte stilistiche. Certo lesinfonie di Schubert presentano unastruttura in genere regolare, ma inesse prevale una cantabilità pateti-ca, che insiste nella ripetizione va-riata del dettaglio melodico più chenello sviluppo tematico. Sono le pri-me avvisaglie di un mondo nuovo, incui l’architettura formale e lo spaziosonoro si aprono ad accogliere i se-gnali di una mutata concezione deltempo, delle relazioni, delle simme-trie. Con rinnovata intensità i grandicompositori si arrovellarono sulleproblematiche della forma sinfoni-ca, in un profondo ripensamentodelle risorse armonico contrappun-

tistiche: comporre sinfonie diventòuna questione morale, causa di unineludibile tormento interiore. Cosìfu per Robert Schumann, cui furo-no necessari mesi, seminati di vel-leità, tentativi, fallimenti, prima chela Seconda Sinfonia potesse essereportata a termine, così perBrahms, investito dal mondo musi-cale tedesco di un compito quasicabalistico (individuando in lui unaterza grande “B”, dopo quelle di Ba-ch e di Beethoven). Nota la lentaponderazione con la quale Brahmssi accostò al genere sinfonico, qua-si preferisse giungervi per gradi,dopo un lento apprendistato, svoltocon estrema meticolosità. Sublimelirismo e nobile artigianato, atten-zione alla tradizione e slancio versol’avvenire, queste le polarità da cuiscaturirono, in un vorticoso impetoproduttivo, le opere di tanti compo-sitori tra la fine del XIX secolo e laprima metà del Novecento, daDvorák a Tchaikosky, da Prokofiev aShostakovich. Una stagione percerti versi tematica, insomma,quella offerta dal Carlo Felice, manello stesso tempo un invito a per-corsi musicali stilisticamente etero-genei, a volte in netto contrasto. Al-l’ascoltatore il compito di approfon-dire, strada facendo, questo straor-dinario repertorio; un’occasione permeglio comprendere l’evoluzione diun genere, dalle inquietudini delloSturm und Drang fino ai primi segnidi quella radicale revisione del lin-guaggio sonoro che tanto caratte-rizzerà la travagliata e avventurosaodissea del secolo passato.

Aureliano Zattoni

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dischi & libri

Ben conosciuto per la sua pluri-decennale pratica di critico musi-cale, Giorgio De Martino vantaun’attività poliedrica che lo vedead esempio da anni impegnatonella scrittura come romanziere enovelliere. E’ recente, in questosenso, la pubblicazione, per i tipidi Eumeswil, di “Acconti brevi”,sottotitolo “80 canzoni senzaspartito”. In una scrittura raffinatae complessa, con toni soventesurreali, De Martino offre ottantabrevi racconti e regala immaginicuriose, forti, segnate da un ac-ceso pessimismo o contrassegna-te da una ribelle ironia, da un at-teggiamento di distacco con ilquale l’autore pare volersi “difen-dere” dalla realtà circostante. Neisuoi “acconti” De Martino spandetracce di sé, ma lo fa alludendo eaccennando, gettando qua e là“segnali” che chi lo conosce indivi-dua e ritrova. Un fine gioco dellamemoria: emergono personaggidi un recente passato (“Don”, l’in-dimenticato Don Porro, oppure “ilmaestro di pianoforte” o il vecchiocantante, facilmente identificabili),oppure categorie di persone (il co-rista) colte nel loro alienante me-stiere che nulla, secondo De Mar-tino, ha più a che fare con i sognidella giovinezza. Ma De Martinogioca anche con la scrittura: in“Vocalizzo”, ad esempio, inanelladue pagine senza punteggiatura(omaggio al futurismo?), una lun-ga, inebriante riflessione, scrittatutta d’un fiato. Da leggere.

Incuriositi da qualsiasi monu-mento, chiesa o luogo storicoquando facciamo i turisti, in Ita-lia o all’estero, siamo in genereassai meno attenti ai tesori sot-to casa, distratti quando passia-mo per via Garibaldi o entriamoin Palazzo Ducale o ci affaccia-mo nella Cattedrale i cui tesoriforse sono sconosciuti alla mag-gioranza dei genovesi. Per sape-re qualcosa di più di Genova, sisegnala una agile guida, “Pas-seggiate in Archivio”, pubblicatadalla San Giorgio editrice e in-centrata sui tesori dell’ArchivioStorico del Comune. L’Archivio,con sede in Palazzo Ducale, con-serva i documenti relativi all’am-ministrazione della città dal XVsecolo alla prima metà del XXsecolo. Enrico Isola e RaffaellaPonte propongono dunque seipasseggiate per la città attraverso i documenti dell’archivio: il porto, laripa e la lanterna,; la Strada Nuova, la Strada Nuovissima e via Balbi;Sacro e profano in città; le passeggiate sulle Mura e il Liberty genove-se; il Cimitero di Staglieno e l’antico acquedotto; da Nervi a Voltri. Unlibretto agile ed elegantemente illustrato: non solo per i turisti, ma an-che per i distratti genovesi.

“Ricetta per un cocktailclassico dal sapore moderno:due parti di Bach, due parti diimprobabili czarde, unaspruzzata di jazz, un’ala di ca-labrone, cinque pizzichi di sa-pori esotici, essenza di rum-ba, essenza di tango, un toc-co di cappa e spada, un po’ difantasia e due gocce di mo-dernità. Mescolare tutto conpassione esecutiva, virtuosi-smo e sapienza ritmica…”.Riccardo Dapelo presenta co-sì, in retrocopertina, il nuovo CD inciso per la “Ars pubblica” da LuigiGallo, sax e Pinuccia Schicchi, pianoforte. Una ricetta vincente, quellaproposta dai due docenti del Conservatorio “Paganini” che mescolanocon intelligenza pagine stilisticamente differenti per regalare una seriedi ascolti di estrema godibilità. Letture sostenute da un ineccepibile gu-sto musicale, da una tecnica indiscutibile e da un bell’affiatamento.Qualità che spiegano l’elegante dipanarsi delle pagine bachiane, ma an-che le acrobazie virtuosistiche richieste da Monti (Czarda) e da Rimski-Korsakov (Il volo del calabrone) e il raffinato dialogo di Milhaud (Scara-mouche). Un bellissimo CD, da ascoltare.

Passeggiate in Archivio

Gli Acconti di De Martino

Il sax di Gallo

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attualità

e il suo rapporto con la città. In que-sto senso va interpretato, ad esem-pio, l’incontro, interessante, che lasindaco (e presidente del Teatro)Marta Vincenzi ha organizzato a lu-glio a Palazzo Tursi invitando il diret-tore del Teatro di Berlino. Uno scam-bio di idee e di informazioni certa-mente utile. Ora, tuttavia, c’è biso-gno di riappropriarsi di un Teatro to-talmente funzionante, con tutto ilvertice operativo. L’eccessivo prolun-gamento del commissariamento, po-trebbe infatti avere risvolti negativianche gravi: il quasi totale arrestodell’attività artistica (ormai da mesiridotta ai minimi termini, nonostantel’intraprendenza del direttore artisti-co Ferrari) con un disamoramentoda parte degli abbonati (molti deiquali cominciano a guardare con in-teresse oltre gli Appennini) e la tra-sformazione del Carlo Felice in uncampo di scontro politico nella ormaiprossima campagna elettorale per leregionali che si preannuncia partico-larmente accesa.

Roberto Iovino

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(segue dalla prima pagina)

Carlo Felice,si riparte con il commissario

Le sonate di Johannes Brahms

L e dieci Sonate diBrahms rappre-sentano una signi-

ficativa porzione delle suaimponente produzione ca-meristica che copre qua-si tutta la parabola crea-tiva del compositore diAmburgo.

Dalle tre sonate perpianoforte e dalla primasonata per violoncello e pianoforteop. 38, dell’autore pressoché ven-tenne, si arriva alle tarde composi-zioni per violino e pianoforte op. 78(1878-79), op. 100 (1886), op.108 (1886-88), per violoncello epianoforte op. 99 (1886) e le dueper viola (o clarinetto) e pianoforte.

La musica da camera è in qual-che modo il territorio d’elezione perBrahms che non a caso aspetteràil 1876 per cimentarsi con la for-ma sinfonica.

L’occasione di ascoltare l’interocorpus sonastico brahmsiano portal’ascoltatore al cuore dell’estetica diquesto straordinario autore, cosìdescritta negli anni ’50 da HomerUilrich: “Nella musica da camera diBrahms si deve riconoscere una po-

sizione dominante dell’attivitàintellettuale. Ciò però non èminimamente in contrastocon il suo profondo significa-to emotivo, il calore, il fasci-no, l’umorismo, la forza.Ci si può accostare aBrahms come a un qualsiasigrande compositore, ci sipuò inebriare delle multifor-mi bellezze dei passaggi

commoventi che la sua musica con-tiene, ma si può apprezzare intera-mente la sua grandezza soltantoquando si prende in considerazionela natura della sua attività musica-le. Anche l’intelletto può essere ispi-rato e Brahms lo fu ad un gradoelevatissimo”.

Il Brahms custode della forma è altempo stesso autore intensamenteromantico, di un romanticismo qua-si sempre anti eroico, ma piuttostolirico e vagamente nostalgico.

I riferimenti poetico-letterari,quando presenti, testimoniano que-sto tipo di poetica che trae la suaragione di essere dalla relazione traistanze romantiche ed il costante ri-ferimento alla tradizione formale.

L. C.

Premio Paganini, l’ira del Cremlino…

S econdo qualche giornalePutin in persona, purcomprensibilmente preso

da una serie di problemi ben piùgravi, avrebbe espresso il pro-prio disappunto. Motivo di tantoclamore la decisione del Comi-tato del Premio Paganini di affi-dare la presidenza della prossi-

ma edizione del Concorso al di-rettore artistico del Premiostesso Cristina Ferrari. ZakharBron non ha gradito facendoscoppiare la polemica.

La Giuria del Premio è sem-pre stata presieduta per tradi-zione dal direttore artistico. Nel2008 il maestro Ferrari ha

però dovuto rinunciarvi per im-pegni precedentemente assun-ti. Di qui l’invito al maestroZakhar Bron di presiedere laCommissione. Nel 2010 il mae-stro Ferrari ha però dato lapropria disponibilità per cui tor-nerà a ricoprire regolarmente ilproprio ruolo.

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vita associativa

I nostri concerti

16149 Genova - via Sampierdarena, 54-2 - tel. 010.6454634 - fax 010.415075E-mail: [email protected] - internet: www.mantelli1948.com

R itorna l’autunno e ritornala nostra stagione di in-contri. Quest’anno il no-

stro programma si arricchisce diuna particolare iniziativa nata perfesteggiare il primo “compleanno”della nostra Associazione: “Le die-ci Sonate di Brahms”. Il ciclo, cheviene eseguito molto raramentenella sua completezza, prevedel’esecuzione delle sonate in cin-que concerti dal 26 settembre al7 novembre presso la GalleriaNazionale di Palazzo Spinola mes-sa a nostra disposizione dallasensibilità della Direzione e dellaSoprintendenza.

E’ nostro vanto proporre l’inte-grale delle Sonate, vero monu-mento dell’arte brahmsiana, perl’eccezionalità dell’avvenimento,con la partecipazione di artisti giàaffermati e di giovani che si sonoformati al “Paganini” e in altrescuole di musica e che hanno giàmaturato proficue esperienze ar-tistiche.

Non solo Brahms, però, nel no-stro programma. Infatti il 1° otto-bre riprendiamo i “Concerti neiMusei” a Palazzo Reale con unconcerto del Trio Broz, viola, violi-no e violoncello, e un programmache ha per titolo “L’ultimo Mo-zart”. Il Trio Broz che ha già par-tecipato ad altre nostre prece-denti stagioni concertistiche èformato da tre fratelli ormai fa-mosi in Italia e in Europa per le lo-ro indiscusse capacità musicali. Aloro, Bruno Giuranna, ha dedicato

Programma

Sabato 26 settembre Sonata op. 120 n. 1 in Fa minoreSonata op. 78 n. 1 in Sol maggioreAlberto Oliveri, clarinetto; Miriam Maltagliati, violino; Clara Dutto, pianoforte; Giovanni Piana, pianoforte.

Sabato 17 ottobre Sonata op.108 n. 3 in Re minoreSonata op. 99 in Fa maggioreVlad Maistorovici, violino; Paolo Andriotti, violoncello; Dario Bonuccelli, pianoforte.

Sabato 24 ottobre Sonata op. 2 n. 2 in Fa diesis minoreSonata op.120 n. 2 in Mi bemolle maggioreSimeon Bekchiev, pianoforte; Luca Sciri, clarinetto; Maria Paola Salio, pianoforte.

Sabato 31 ottobre Sonata op. 5 n. 3 in Fa minoreSonata op. 100 n. 2 in La maggioreMarcello Defant, violino; Giacomo Battarino, pianoforte.

Sabato 7 novembre Sonata op. 1 n. 1 in Do maggioreSonata op. 38 in Mi minoreNicola Paoli, violoncello; Emanuele Delucchi, pianoforte

UN NUOVO INIZIOUN NUOVO INIZIO la trascrizione delle VariazioniGoldberg per trio d’archi e ne èstato prodotto un CD che sta ri-scuotendo successo in tutto ilmercato discografico.

Queste sono soltanto le primeiniziative, ma come potete legge-re a pagina 8 la nostra stagionedi dipana tra concerti e conferen-ze in modo vario e composito nel-l’intento di soddisfare i gusti mu-sicali del maggior numero di soci.Ci aspettiamo, quindi, una foltapartecipazione anche in conside-razione del fatto che gli appunta-menti per le “Sonate” di Brahmssono stati programmati di sabatoproprio per agevolare anche i so-ci in attività lavorativa.

Giuseppe IsoleriTrio Broz

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i nostri appuntamenti

Periodico d’informazione musicale

Direttore responsabileRoberto Iovino

AssociazioneAmici del Carlo Felice

e del Conservatorio N. Paganini

Presidente: Giuseppe Isoleri

Segreteria: Adriana Caviglia M. Elisabetta Daneu

Tel. (010) 352122 - (010) 3623168Fax (010) 5221808

www.AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.org

[email protected]

Stampa: Genova

Si ringrazia

per la concreta collaborazione

ATTIVITA’ SOCIALE DAL 26 SETTEMBRE AL 24 NOVEMBRE 2009Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato - Concerti del Martedì, ore 16,00dell’Esercito: - Conferenze Musicali del Martedì e

- Un Palco all’Opera, ore 15,30Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice: - Audizioni discografiche, ore 16,00Biblioteca Berio - Sala dei Chierici: - Storia del Melodramma, ore 16,00Concerti nei Musei, ore 16.30 (Galleria Spinola e Palazzo Reale) e 11 (Museo Chiossone)

Sabato 26 settembre, ore 16,30LE DIECI SONATE DI BRAHMS A SPINOLASonata op. 120 n. 1 in Fa minore per clarinetto e pianoforteSonata op. 78 n. 1 in Sol maggiore per violino e pianoforteALBERTO OLIVERI, clarinetto; MIRIAM MALTAGLIATI, violino; CLARA DUTTO, pianoforte; GIOVANNI PIANA, pianoforte

Giovedì 1° ottobre, ore 16,30 CONCERTI NEI MUSEI: PALAZZO REALE TRIO BROZ, violino, viola, violoncello; Musiche di Süßmayr, Mozart

Domenica 4 ottobre, ore 17 VILLA CATTANEO - SESTRI LEVANTE CONCERTO DI DUO MORREALE-OTTONELLO, violino e violoncello

Martedì 6 ottobre, ore 16 CONCERTO DEL DUO MALTAGLIATI – DUTTO, violino e pianoforte - Musiche di Mozart, Beethoven

Venerdì 9 ottobre, ore 15,30 UN PALCO ALL’OPERA: LES PECHEURS DE PERLES di G. Bizeta cura di Pietro Timossi

Sabato 10 ottobre, ore 16 INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHERIGOLETTO: Il sublime ritratto di un giullare di corteRelatore Roberto Iovino

Martedì 13 ottobre, ore 15,30 LE FORTUNE E LE SFORTUNE DI MOZART E DELLA SUA MUSICAA cura di Guendalina Cattaneo della Volta

Sabato 17 ottobre, ore 16,30LE DIECI SONATE DI BRAHMS A SPINOLASonata op. 108 n. 3 in Re minore per violino e pianoforteSonata op. 99 in Fa maggiore per violoncello e pianoforteVLAD MAISTOROVICI, violino; PAOLO ANDRIOTTI, violoncello;DARIO BONUCCELLI, pianoforte

Martedì 20 ottobre, ore 16 CONCERTO DI CAPUCINE CHIAUDANI, sopranoAl pianoforte: MARCO GHIGLIONE

Sabato 24 ottobre, ore 16,30LE DIECI SONATE DI BRAHMS A SPINOLASonata op. 2 n. 2 in Fa diesis minore per pianoforteSonata op.120 n. 2 in Mi bemolle maggiore per clarinetto e pianoforteSIMEON BEKCHIEV, pianoforte; LUCA SCIRI, clarinetto; MARIA PAOLA SALIO, pianoforte

Martedì 27 ottobre, ore 15,30 I GRANDI ROMANTICI DELLA MUSICA - A cura di Adolfo Palau

Sabato 31 ottobre, ore 16,30LE DIECI SONATE DI BRAHMS A SPINOLASonata op. 5 n. 3 in Fa minore per pianoforteSonata op. 100 n. 2 in La maggiore per violino e pianoforteMARCELLO DEFANT, violino; GIACOMO BATTARINO, pianoforte

Martedì 3 novembre, ore 16 CONCERTO DEL TRIO FREUDE, violino, violoncello, pianoforte Musiche di Beethoven, Schubert

Venerdì 6 novembre, ore 15,30 UN PALCO ALL’OPERA: LINDA DI CHAMOUNIX di G. DonizettiA cura di Maria Teresa Marsili

Sabato 7 novembre, ore 16,30LE DIECI SONATE DI BRAHMS A SPINOLASonata op. 1 n. 1 in Do maggiore per pianoforteSonata op. 38 in Mi minore per violoncello e pianoforteNICOLA PAOLI, violoncello; EMANUELE DELUCCHI, pianoforte

Martedì 10 novembre, ore 15,30 GOETHE E LA MUSICA - A cura di Claudia Habich

Giovedì 12 novembre, ore 16,30 CONCERTI NEI MUSEI: PALAZZO REALEDUO MORREALE -OTTONELLO, violino e violoncelloMusiche di Bach, Beethoven, Pleyel

Sabato 14 novembre, ore 16 INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHELA VEDOVA ALLEGRA: Sorrisi e languori a tempo di valzerRelatore Lorenzo Costa

Martedì 17 novembre, ore 16 CONCERTO DI IROKO IMAI, pianoforte,Musiche di Bach, Schumann, Prokov’ev, Schubert

Martedì 24 novembre, ore 15,30 PAGANINI E SIVORI: LA SCUOLA LIGURE DEL VIOLINOA cura di Flavio Menardi