La struttura della Terra · La struttura interna della Terra ed ... • Tettonica delle placche ....
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La struttura interna della Terra ed
i fenomeni endogeni
• Crosta
• Mantello
• Nucleo
• Deriva dei continenti
• Tettonica delle placche
L'interno del nostro pianeta viene studiato mediante metodi diretti o indiretti:
questo tipo di indagine viene detta geognostica. L'indagine geognostica
diretta si effettua tramite scavi e prospezioni geologiche. Queste ultime
vengono effettuate mediante perforazioni: con particolari sonde vengono
prelevati dei campioni che, per la loro forma e origine vengono detti in gergo
carote. Mediante questo tipo di indagine non si riesce però a superare, per il
momento, la profondità di 12-15 chilometri.
L'indagine geognostica indiretta permette di aggirare questo limite: ad
esempio utilizzando metodi geofisici, come lo studio delle onde sismiche.
Mediante l'analisi delle riflessioni e delle rifrazioni (variazione del cammino
dell'onda) delle onde P ed S si sono potute fare delle congetture sulla struttura
interna della Terra. Infatti la modalità di propagazione di queste onde sismiche
dipende dal materiale attraversato e dal suo stato di aggregazione: in genere la
velocità aumenta quando viene incontrato uno strato di materiale compatto e
ad alta densità, ma diminuisce quando diminuisce la densità. Bisogna inoltre
ricordare che le onde S, a differenza di quelle P, sono incapaci di attraversare
materiali allo stato fluido (come ad esempio roccia allo stato fuso).
Le principali discontinuità individuate
sono:
• la discontinuità di Mohorovičić
(normalmente abbreviata in Moho),
situata a una profondità compresa fra
5 e 90 km, segna il limite fra la crosta
(oceanica o continentale) e il mantello
e mostra una variazione della natura
dei materiali;
• la discontinuità di Gutenberg,
situata a 2900 km, marca il limite fra il
mantello inferiore e il nucleo esterno -
che si comporta come un liquido;
Dentro il globo terrestre, esistono zone dove si osservano alcune
modificazioni brusche della velocità di propagazione delle onde
sismiche; queste zone corrispondono a dei cambiamenti fisici del
mezzo percorso. Le discontinuità fisiche delimitano i differenti
grandi involucri della Terra.
• la discontinuità di Lehmann,
situata a 5100 km di profondità,
delimita il nucleo esterno e il
nucleo interno
La parte più superficiale del mantello (mantello superiore) è rigida e,
insieme alle rocce solide della crosta, forma la litosfera.
Sotto di essa si trova l’astenosfera, costituita da rocce parzialmente
fuse e ancora al di sotto si trova la mesosfera (mantello inferiore) che
è invece del tutto rigida.
LA DERIVA DEI CONTINENTI E LA TETTONICA DELLE
PLACCHE
La deriva dei continenti è una teoria geologica secondo la quale i continenti
sarebbero sottoposti a un movimento di deriva che li farebbe spostare uno
rispetto all’altro. La teoria fu formulata da Alfred Wegener nel 1912. Circa 250
milioni di anni fa sarebbe esistito un unico continente, chiamato Pangea,
circondato da un unico oceano chiamato Pantalassa. In seguito, circa 200
milioni di anni fa, la Pangea avrebbe iniziato a frantumarsi in due: a nord la
Laurasia ed a sud la Gondwana; dai 65 milioni di anni in poi anche queste
iniziarono a frantumarsi in parti più piccole fino ad arrivare alla situazione attuale.
Prove a favore della deriva dei continenti
Tra le prove a sostegno di tale teoria vi sono:
• la forma dei continenti odierni (infatti, in alcuni punti, i contorni dei
continenti combaciano, quasi come i pezzi di un puzzle;
• i risultati dello studio di rocce e fossili ritrovati in continenti lontani
(infatti, in continenti lontani, come l’Africa ed il Sud America, sono
stati ritrovati fossili delle stesse specie e rocce dello stesso tipo).
Questi dati confermano l’ipotesi che un tempo i continenti fossero
uniti.
In realtà a muoversi non sono i continenti ma le placche litosferiche (i
continenti fanno parte della litosfera).
La litosfera non è continua ma è suddivisa in circa 20 placche o zolle:
I moti convettivi del mantello sono correnti che circolano nella materia parzialmente fusa
dell’astenosfera. La materia più interna si scalda per la vicinanza del nucleo che emette
calore, quindi diventa meno densa e sale; allo stesso modo la materia più fredda e più
densa affonda verso l’interno. Sull’astenosfera galleggia la litosfera e questi moti spostano
le placche litosferiche l’una rispetto all’altra.
La teoria della Tettonica delle placche
Dopo il 1950 altri scienziati portarono nuove prove che
dimostravano le teorie di Wegener, nacque così la teoria della
tettonica a zolle. Questa teoria è più moderna e più completa
rispetto a quella precedente. Innanzitutto sostiene che non sono i
continenti a spostarsi, ma tutta la crosta terrestre si muove, anche
quella oceanica. Inoltre spiega la presenza di fosse oceaniche, la
nascita delle montagne e la localizzazione di vulcani e terremoti
lungo linee precise: il confine fra due zolle. La prima più importante
prova è arrivata dall’esplorazione del fondo dell’oceano. In mezzo
all’oceano Atlantico si trovò una lunghissima catena montuosa (la
dorsale Atlantica), costituita da vulcani dove si forma continuamente
nuova crosta terrestre. Questa dorsale rappresenta la cicatrice della
frattura dell’antico continente Pangea, la prova che un tempo
America e Africa erano unite. Secondo questa teoria tutta la crosta
terrestre è divisa in enormi zolle continentali e oceaniche che si
spingono e si allontanano. Ma perché le zolle si muovono?
La teoria della tettonica a zolle dice che le zolle continuano a
spostarsi a causa dei moti convettivi: il magma del mantello è sempre
in movimento a causa della diversa temperatura delle diverse zone
del mantello. Il magma caldo sale verso l’alto, le correnti urtano la
crosta, sollevandola e assottigliandola fino al formarsi di fessure; da
queste fuoriesce il magma che al contatto con l’acqua si solidifica
chiudendo la fessura. La crosta viene quindi continuamente aperta e
chiusa con l’aggiunta di nuova crosta le placche che si trovano sui
due versanti vengono continuamente e lentamente allontanate.
Secondo questa successione di eventi, ad una certa distanza dai due
lati della dorsale, il fondo oceanico sarà formato da lava solidificata
da pochissimo tempo che, allontanandosi, incontrerà lava sempre più
vecchia.
I continenti non coincidono con le placche litosferiche. Queste infatti
possono essere formate:
• interamente da litosfera oceanica, ad es. la placca pacifica
• principalmente da litosfera continentale, ad es. la placca
euroasiatica
• da entrambi i tipi di litosfera, ad es. la placca africana.
Inoltre le placche compiono dei movimenti reciproci di allontanamento,
avvicinamento o di scorrimento.
Quindi vengono distinti i seguenti margini di placca:
• Margine convergente
• Margine divergente
• Margine trascorrente
Margini convergenti o distruttivi
Nelle dorsali c'è continua formazione di crosta oceanica, perciò da
qualche altra parte ci deve essere consumazione di crosta. Questo si
verifica quando due placche convergono a causa della corrente
discendente delle celle convettive.
Possono verificarsi i seguenti casi :
1. Scontro fra placche oceaniche
2. Scontro fra placche continentali
3. Scontro fra una placca oceanica ed una continentale
Quando due placche presentano entrambe crosta oceanica, una delle due, quella un po' più
densa, subduce sotto l'altra in corrispondenza di una fossa.
La rigida placca che sprofonda (si pensa che scenda fino a 700 km prima di essere
completamente assimilata nel mantello) si riscalda a causa del gradiente geotermico,
diventando più plastica. Il materiale fuso tende a salire perché è diventato meno denso rispetto
alla zona circostante, generando un'attività plutonico-vulcanica sopra il piano di Benioff,
accompagnata da terremoti. In questo modo, sulla placca rimasta in superficie, si forma una
serie di vulcani allineati, chiamata arco magmatico insulare. L'associazione di fossa di
subduzione e arco magmatico è detta sistema arco-fossa, come la cintura di fuoco
circumpacifica.
Scontro fra placche oceaniche
Scontro fra placche continentali
Quando entrano in collisione due placche continentali che hanno densità minore rispetto a
quelle oceaniche, nessuna delle due subduce completamente sotto l'altra, perché la crosta
continentale è troppo leggera per affondare nelle rocce dense del mantello. Il risultato di
questa convergenza è l'orogenesi di una catena montuosa. Ad esempio la catena dell’
Himalaya, che si è originata dallo scontro fra la placca indiana e quella euroasiatica.
Scontro fra una placca oceanica ed una continentale
La collisione avviene fra una placca con densità maggiore, quella oceanica, e una con
densità minore, quella continentale. Si verifica quindi il sollevamento della placca
continentale, più leggera, e la subduzione di quella oceanica, più pesante. In questo caso si
formano catene montuose, vulcani (arco vulcanico continentale) e fosse oceaniche. Ad
esempio si è formata così la Cordigliera delle Ande, in Sud America, dove si scontrano la
placca di Nazca (oceanica) con la placca Sudamericana (continentale); oppure le Alpi, che si
sono formate dallo scontro tra la placca adriatica e quella euroasiatica.
Margini divergenti o costruttivi
Sono margini in allontanamento che creano lo spazio perché emergano
nuove porzioni di litosfera .
Possiamo fare tre esempi:
1. Formazione di un nuovo oceano
2. Il sistema della rift valley Africana
3. Le dorsali oceaniche
Nascita di un nuovo oceano
Il materiale caldo del mantello si insinua e
risale fino a creare una frattura detta rift
valley;
le placche continuano ad allontanarsi e
fra di esse si forma nuova crosta
oceanica che viene gradualmente
sommersa dalle acque dei mari contigui, i
blocchi fratturati sprofondano creando la
fossa tettonica a gradoni ;
al centro resta la frattura originale (rift
valley) dalla quale continua a fuoriuscire
magma causando l’espansione dei fondali
oceanici .
Il sistema delle rift valley africane
La frattura di cui abbiamo
parlato, può formarsi o sotto un
oceano o all’interno di un
continente. L’Africa orientale è
attraversata da una frattura di
questo tipo, che corre
dall’Etiopia al Mozambico.
Mentre a sud-est la placca
somala si sta allontanando
dalla placca africana, la Great
Rift Valley (linea gialla
tratteggiata), ha già creato
delle depressioni occupate da
grandi laghi; tra milioni di anni
al posto dei laghi ci sarà un
unico grande mare.
Le dorsali oceaniche
Le dorsali oceaniche sono tra le più grandi catene montuose della Terra, che
attraversano in modo continuo gli oceani Atlantico, Indiano, Antartico e Pacifico,
per una lunghezza totale di quasi 80.000 km. L'altezza, rispetto al fondo marino
può raggiungere i 3000 m, per una larghezza anche di 1500 km. La cresta della
dorsale presenta uno sprofondamento di circa 2 km, largo dai 20 ai 40 km, che è
la rift valley, perpendicolarmente interrotta da una serie di faglie trasformi.
Generalmente la dorsale si trova a 2500 m sotto il livello del mare, ma può anche
emergere, come accade in Islanda, o formare isolette vulcaniche, come le
Azzorre. È la struttura vulcanica lungo la quale avviene l'allontanamento delle
due placche con velocità che va dai 2 ai 10 cm all'anno, e luogo di risalita del
magma che va a formare il pavimento del nuovo mare.
Margini trascorrenti o conservativi
In corrispondenza di questo
tipo di margini, la litosfera
non si accresce né si
consuma (perciò sono detti
conservativi), mentre le
placche adiacenti scivolano,
scorrono l'una rispetto
all'altra generando fratture
sia sui continenti, sia sui
fondali oceanici, a cui si dà il
nome di faglie trasformi e
che sono sede di terremoti
(perciò i margini conservativi
sono anche detti trasformi ).
Le faglie trasformi si osservano lungo le dorsali oceaniche ma la più
famosa faglia osservabile sulle terre emerse, invece, è quella di
San Andreas, in California: lungo questa faglia, spostandosi verso
nord-ovest, la placca Pacifica "striscia" contro quella
nordamericana, in movimento verso sud-est, tagliando in due la
penisola californiana (da San Francisco a Los Angeles).