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Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Domenico Mugnaini Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 2 febbraio 2020 L’ omelia della Messa di sabato 23 gennaio, festa della conversione di San Paolo, che si è tenuta nella stupenda chiesa del Monastero delle Clarisse di San Miniato, il nostro vescovo Andrea ha insistito su un caposaldo: capire nella sua interezza l’essere cristiani e gustare la gioia che l’incontro con Gesù provoca nella nostra anima. Saulo, peccatore, «nemico dei seguaci di Cristo, mentre stava avvicinandosi a Damasco, improvvisamente una luce dal cielo gli sfolgorò d’intorno e caduto a terra, udì una voce che gli chiedeva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" Egli gli rispose: "Chi sei, o Signore?" E quegli “Io sono Gesù che tu perseguiti, ma alzati in piedi, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”». Da acerrimo nemico, Saulo di Tarso si trasformò in grande ambasciatore del Nazareno, predicando la sua Parola, evangelizzando schiere di uomini e donne. «Come Paolo riuscì a convertirsi al Signore - ha commentato il vescovo Andrea - anche per noi la conversione verso il Signore non pone ostacoli insormontabili, ma solo ci impegna a vincere la nostra indifferenza e vivere con Lui la vera gioia, con entusiasmo di essere anche noi, in unità, i suoi ambasciatori di amore». È proprio in questo concetto di unità, di comunità che si inseriscono i grandi valori che l’ecumenismo esprime, nel sentirci tutti quanti fratelli in Cristo Gesù. L’ecumenismo trova il suo fondamento nel testamento lasciatoci da Gesù stesso alla vigilia della sua morte: «Ut unum sint». Molte volte il vescovo Andrea ha usato il termine «fratello», proprio per far capire che tutti siamo fratelli in Cristo e in comunione tra noi, dobbiamo sentirci «una cosa sola». Per testimoniare il valore assoluto di questo principio unitario, non solo spirituale ma anche umano, ha evidenziato, ringraziando calorosamente l’ospitalità del tempio per la celebrazione degli eventi, l’unione che vi è tra le clarisse del monastero, le quali insieme pregano, operano, vivono in comunione attraverso principi e regole che arricchiscono la propria fede e il loro vivere quotidiano, sentendosi un’unica entità ed offrendo la loro vita claustrale per il bene comune. In questa prospettiva di vita, ricordando l’intervento di don Severino Dianich (gli abbiamo dedicato ampio spazio nel precedente numero del nostro settimanale) il vescovo Andrea ha allargato la visione ecumenica in relazione alle nostre parrocchie, le quali devono offrire la possibilità ai cristiani non cattolici di vivere quel patrimonio di fede che è comune tra le principali confessioni cristiane. In tal modo «i cattolici - ha sottolineato monsignor Migliavacca - con gioia, riconosceranno e stimeranno i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio che si trovano presso i fratelli separati». Antonio Baroncini abato 8 febbraio alle 15.30, presso l’eremo di Agliati, si terra il 5° incontro spirituale dell’anno, che sarà guidato da Mariangela Nencioni, orante appassionata di Salmi. Lei stessa ha scritto, con afflato poetico, riguardo a questa esperienza di preghiera: «Mentre camminavo incontro al mio Signore ho attraversato il giardino dei salmi. Ho raccolto grappoli e fronde odorose li ho intrecciati e ne ho fatto una ghirlanda. L’ho posta sul mio capo per essere più bella... per il mio Signore. Ho raccolto un mazzetto di mirra e l’ho posto sul mio cuore. Ne respiro il profumo nel cammino verso il mio Signore». S Il CORSIVO DI FRANCESCO SARDI ono molto contento della sua disponibilità, della sua presenza, per l’amicizia che ci lega e per le prospettive che può darci nell’incontro di questa sera»: sono state queste le parole con cui Sua Eccellenza monsignor Andrea Migliavacca, vescovo di San Miniato, ha presentato don Michele Gianola, direttore del Centro Nazionale Vocazioni, l’ufficio al servizio della Conferenza Episcopale Italiana, nell’evento che si è svolto mercoledì 22 gennaio presso il convento dei frati Minori a San Romano. L’incontro è stato promosso dalla Pastorale vocazionale diocesana sotto la direzione spirituale di don Simone Meini che ha ringraziato tutti i suoi collaboratori. Il vescovo ha introdotto il tema della serata, il discernimento vocazionale, prendendo spunto da una sottolineatura che il papa ha fatto nell’esortazione apostolica «Chistus Vivit», la lettera a conclusione del sinodo sui giovani: «Lo sguardo ai giovani e alle loro scelte di vita ci toccano anche come comunità educante». Il messaggio di don Michele Gianola parte da una considerazione di fatto: in incontri come questo «abbiamo la possibilità di raccontarci qualcosa di bello, di prendere in mano questa bella parola, vocazione, che forse nel tempo si è un po’ sporcata, ha preso un po’ di ruggine e ha bisogno di essere restaurata. Infatti - ha ricordato don Michele - quando parliamo di vocazione ai giovani, questi spesso si ritraggono contrariati». Ma la risposta, a questo punto, dovrebbe essere chiara: «State sicuri che il Signore non vi farà fare nulla di ciò che voi non vorrete davvero fare». Ma, come ha detto Papa Francesco «la parola vocazione non è scaduta». Togliere dal vocabolario della fede questa parola è una strategia fallimentare. Per parlare in questi termini, però, dobbiamo avere la consapevolezza che la vocazione non riguarda soltanto i giovani ma anche e soprattutto gli adulti e in genere tutto il trascorrere della vita: «Abbiamo ricevuto il seme della parola nel battesimo; c’è poi l’adolescenza, un periodo nel quale tutto è un po’ nascosto, confuso; e a un certo punto inizia a spuntare la piantina della giovinezza... Poi siamo chiamati a farla crescere perché porti frutto nell’età adulta». C’è però un passo ulteriore: «Pensa se il seme che Dio ha messo nel tuo cuore, la volontà, il progetto, l’intuizione, il sogno di Dio fosse anche quello che tu vuoi. Dio però ci lascia liberi e nella libertà vuol portare avanti un progetto ma lo vuole portare avanti insieme a noi. Ecco perché Dio nostro Padre ha da sempre voluto coinvolgere l’umanità nel suo disegno di salvezza. Ed essere parte di questo disegno è davvero bello perché se tu ascolti nell’identità più profonda l’amore di Dio, scopri di essere suo figlio, un figlio che sta seguendo la propria via. E se coltivi questo, la relazione con il Signore ti fa scoprire che non sei sei da solo, che non devi guadagnarti nulla e che vale la pena vivere la vita, seguendo la strada che Dio ha segnato... la strada della vocazione». S « La strada della vocazione Incontro a San Romano con don Michele Gianola La conversione di San Paolo e l’accoglienza verso tutti i cristiani

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Piazza del Seminario,1356028 San Miniato (Pisa)tel. e fax 0571/[email protected] locale

Direttore responsabile: Domenico Mugnaini

Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184

del 21/12/1983

NOTIZIARIO

DELLA DIOCESI

DI S.MINIATO2 febbraio 2020

L’omelia della Messa di sabato 23gennaio, festa della conversione di

San Paolo, che si è tenuta nellastupenda chiesa del Monastero delleClarisse di San Miniato, il nostrovescovo Andrea ha insistito su uncaposaldo: capire nella sua interezzal’essere cristiani e gustare la gioia chel’incontro con Gesù provoca nellanostra anima.Saulo, peccatore, «nemico dei seguaci diCristo, mentre stava avvicinandosi aDamasco, improvvisamente una lucedal cielo gli sfolgorò d’intorno e cadutoa terra, udì una voce che gli chiedeva:Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" Egli gli rispose: "Chi sei, o Signore?"E quegli “Io sono Gesù che tuperseguiti, ma alzati in piedi, entra nellacittà e ti sarà detto ciò che devi fare”».Da acerrimo nemico, Saulo di Tarso sitrasformò in grande ambasciatore delNazareno, predicando la sua Parola,evangelizzando schiere di uomini edonne.«Come Paolo riuscì a convertirsi alSignore - ha commentato il vescovoAndrea - anche per noi la conversioneverso il Signore non pone ostacoliinsormontabili, ma solo ci impegna avincere la nostra indifferenza e viverecon Lui la vera gioia, con entusiasmo diessere anche noi, in unità, i suoiambasciatori di amore».È proprio in questo concetto di unità, dicomunità che si inseriscono i grandivalori che l’ecumenismo esprime, nelsentirci tutti quanti fratelli in CristoGesù.L’ecumenismo trova il suo fondamentonel testamento lasciatoci da Gesù stessoalla vigilia della sua morte: «Ut unumsint».Molte volte il vescovo Andrea ha usato iltermine «fratello», proprio per far capireche tutti siamo fratelli in Cristo e incomunione tra noi, dobbiamo sentirci«una cosa sola». Per testimoniare ilvalore assoluto di questo principiounitario, non solo spirituale ma ancheumano, ha evidenziato, ringraziandocalorosamente l’ospitalità del tempioper la celebrazione degli eventi, l’unioneche vi è tra le clarisse del monastero, lequali insieme pregano, operano, vivonoin comunione attraverso principi eregole che arricchiscono la propria fedee il loro vivere quotidiano, sentendosiun’unica entità ed offrendo la loro vitaclaustrale per il bene comune.In questa prospettiva di vita, ricordandol’intervento di don Severino Dianich (gliabbiamo dedicato ampio spazio nelprecedente numero del nostro settimanale)il vescovo Andrea ha allargato la visioneecumenica in relazione alle nostreparrocchie, le quali devono offrire lapossibilità ai cristiani non cattolici divivere quel patrimonio di fede che ècomune tra le principali confessionicristiane.In tal modo «i cattolici - ha sottolineatomonsignor Migliavacca - con gioia,riconosceranno e stimeranno i valoriveramente cristiani, promananti dalcomune patrimonio che si trovanopresso i fratelli separati».

Antonio Baroncini

abato 8 febbraio alle 15.30, presso l’eremo diAgliati, si terra il 5° incontro spirituale

dell’anno, che sarà guidato da MariangelaNencioni, orante appassionata di Salmi. Leistessa ha scritto, con afflato poetico, riguardo aquesta esperienza di preghiera: «Mentrecamminavo incontro al mio Signore hoattraversato il giardino dei salmi. Ho raccoltograppoli e fronde odorose li ho intrecciati e neho fatto una ghirlanda. L’ho posta sul mio capoper essere più bella... per il mio Signore. Horaccolto un mazzetto di mirra e l’ho posto sulmio cuore. Ne respiro il profumo nel camminoverso il mio Signore».

S

Il CORSIVO

DI FRANCESCO SARDI

ono molto contentodella sua disponibilità,della sua presenza, perl’amicizia che ci lega e

per le prospettive che può darcinell’incontro di questa sera»: sonostate queste le parole con cui SuaEccellenza monsignor AndreaMigliavacca, vescovo di SanMiniato, ha presentato donMichele Gianola, direttore delCentro Nazionale Vocazioni,l’ufficio al servizio dellaConferenza Episcopale Italiana,nell’evento che si è svoltomercoledì 22 gennaio presso ilconvento dei frati Minori a SanRomano. L’incontro è statopromosso dalla Pastoralevocazionale diocesana sotto ladirezione spirituale di donSimone Meini che ha ringraziatotutti i suoi collaboratori.Il vescovo ha introdotto il temadella serata, il discernimentovocazionale, prendendo spuntoda una sottolineatura che il papaha fatto nell’esortazioneapostolica «Chistus Vivit», lalettera a conclusione del sinodosui giovani: «Lo sguardo ai giovanie alle loro scelte di vita ci toccanoanche come comunità educante».Il messaggio di don MicheleGianola parte da unaconsiderazione di fatto: inincontri come questo «abbiamo la

possibilità di raccontarciqualcosa di bello, di prendere inmano questa bella parola,vocazione, che forse nel tempo siè un po’ sporcata, ha preso unpo’ di ruggine e ha bisogno diessere restaurata. Infatti - haricordato don Michele - quandoparliamo di vocazione ai giovani,questi spesso si ritraggonocontrariati». Ma la risposta, aquesto punto, dovrebbe esserechiara: «State sicuri che il Signorenon vi farà fare nulla di ciò chevoi non vorrete davvero fare».Ma, come ha detto PapaFrancesco «la parola vocazionenon è scaduta». Togliere dalvocabolario della fede questaparola è una strategiafallimentare.Per parlare in questi termini,però, dobbiamo avere laconsapevolezza che la vocazionenon riguarda soltanto i giovanima anche e soprattutto gli adultie in genere tutto il trascorreredella vita: «Abbiamo ricevuto ilseme della parola nel battesimo;c’è poi l’adolescenza, un periodonel quale tutto è un po’ nascosto,confuso; e a un certo punto iniziaa spuntare la piantina dellagiovinezza... Poi siamo chiamati afarla crescere perché porti fruttonell’età adulta».C’è però un passo ulteriore:«Pensa se il seme che Dio hamesso nel tuo cuore, la volontà, il

progetto, l’intuizione, il sogno diDio fosse anche quello che tuvuoi. Dio però ci lascia liberi enella libertà vuol portare avantiun progetto ma lo vuole portareavanti insieme a noi. Ecco perchéDio nostro Padre ha da semprevoluto coinvolgere l’umanità nelsuo disegno di salvezza. Ed essereparte di questo disegno è davverobello perché se tu ascolti

nell’identità più profonda l’amoredi Dio, scopri di essere suo figlio,un figlio che sta seguendo lapropria via. E se coltivi questo, larelazione con il Signore ti fascoprire che non sei sei da solo,che non devi guadagnarti nulla eche vale la pena vivere la vita,seguendo la strada che Dio hasegnato... la strada dellavocazione».

La strada della vocazioneIncontro a San Romano con don Michele GianolaLa conversione

di San Paolo e l’accoglienzaverso tutti i cristiani

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LA DOMENICATOSCANA OGGI2 febbraio 2020II

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LA DOMENICATOSCANA OGGI

2 febbraio 2020 III

omenica 2 febbraio - ore 9,30: S.Messa a San Pierino a chiusura della

Visita Pastorale. Ore 11: S. Messa a Capannecon il conferimento della Cresima. Ore 18:S. Messa a San Romano nella giornata per laVita consacrata e conviviale con le religiosee i religiosi della diocesi.Lunedì 3 febbraio: Conferenza EpiscopaleToscana. Ore 21,15: Gruppo della Parola aCasciana Terme.Martedì 4 febbraio - ore 21,15: ConsiglioCaritas diocesana.Mercoledì 5 febbraio: Seduta del Collegioper l’esame dei ricorsi presso laCongregazione per la dottrina della fede.Giovedì 6 febbraio - ore 21,15: Équipe dipastorale giovanile.Venerdì 7 febbraio - ore 10: Udienze.Sabato 8 febbraio - ore 11: A Fucecchio,incontro in Comune e al Museo civico ediocesano nell’ambito della Visita pastoralenell’Unità pastorale. Ore 15: Chierichetti diCastelfranco in gita a San Miniato. Ore 17:S. Messa a Casteldelbosco con ilconferimento della Cresima.Domenica 9 febbraio - ore 9: Accoglienzae S. Messa nella parrocchia di Santa Mariadelle Vedute in Fucecchio per l’inizio dellaVisita Pastorale. Ore 11: S. Messa aOrentano con il conferimento dellaCresima. Ore 15,30: Incontro diocesano dipastorale vocazionale per gli adolescenti. Ore 18: S. Messa in Santa Maria delleVedute a Fucecchio.

DDI FRANCESCO FISONI

«Il prete americano». Cipiace ricordarlo cosìdon Joe Lucchesi, ildecano dei sacerdoti

della nostra diocesi,accomiatatosi dall’orizzontedi questo mondo lo scorsovenerdì 24 gennaio. Don Joe(Joseph all’anagrafe) era natoa Willock-Alleghency inPennsylvania, da genitoriitaliani emigrati per lavoro. Ilprossimo 15 febbraio avrebbetagliato il ragguardevoletraguardo dei 97 anni, essendoinfatti nato nel lontano 1923.Ordinato sacerdoteall’indomani della guerra, nel1946, è rimasto nellamemoria di tutti per i suoiquasi 53 anni di interrottoservizio come parroco nelpaese di Stabbia, dove eraarrivato nel 1960. Servizio cheha lasciato nel febbraio 2012,e solo per problemi di salute.Il vescovo Andrea, nell’omeliafunebre di questo suo"parroco emerito" ha dettoche la morte di don Joe pernoi è un po’ come «la morte eil distacco da un patriarca», uncapitale umano immenso,fatto di memoria e amore perla sua gente che se ne va. Erivolgendosi al cuore e alricordo di ogni stabbiese,monsignor Migliavacca haproseguito: «Pensate al suocammino di prete, capace dicondividere la vita deiparrocchiani, vicino a tutti.Tanti di voi lo hanno sentitocompagno di viaggio, ilproprio prete. A tantissimi haanche insegnato l’inglese,lingua che egli amava. (...) Ilprete è l’uomo dell’annuncio,dice il suo “si” grazie ad unannuncio accolto, unachiamata e diventa poil’uomo, l’amico di Dio cheporta questo annuncio, lo farisuonare tra la gente, per

portare novità di vita. (…) Ilvangelo di oggi ricorda che è ilvangelo stesso a richiedere checi siano annunciatori. Civenivano ricordati i primiquattro (Pietro, Andrea,Giacomo e Giovanni), ma se sipotesse prolungare fino adoggi quella pagina evangelica,potremmo trovare scrittoanche il nome di don Joe».Il vescovo ha anche ricordatola creatività pastorale diquesto parroco venuto dalNuovo Mondo, che usavametodi innovativi e fuorischema per andare incontroalle persone, per stare inmezzo ai parrocchiani epromuovere la partecipazioneeconomica alla vita dellaparrocchia. Una creatività cheaveva fatto capolino anchenella liturgia, con alcuneoriginali soluzioni. La sua erauna fantasia che cercava diportare la vita buona delvangelo alla gente, unafantasia però che non parlavadi fumisterie ma di vitaconcreta e vissuta. «Unafantasia – ha tenuto a

sottolineare il vescovo Andrea– con cui ha cercato di“svegliare” e “convertire” lagente. Lo ha fatto con “effettispeciali”, per portare lepersone ad accorgersi che ilregno di Dio è sempre vicino.Don Joe è stato pretemoderno, prete del Concilioperché prete dell’annuncio».A Stabbia si ricordano ancoraquando nel 1960, appenafatto il suo ingresso inparrocchia, sgomberò il salonedella sua abitazione ec’installò un tavolo da ping-pong per i ragazzi, lasciandol’uscio di casa sempre aperto -a tutte le ore - per chi volevaandare a fare una partita. Ungesto che "spaccò" si direbbeoggi, un’attenzione ai giovaniche toccò gli stabbiesi. In tantigli volevano bene, acominciare dal primocittadino, il sindaco diCerreto, Simona Rossetti, cheha dichiarato: «Ti ho volutobene. Ti ho conosciuto meglioquando sono venuta adabitare a Stabbia. Un esempiodi coerenza e di sincera e

profonda fede nel vangelo.Hai dimostrato semprerispetto delle persone e delleistituzioni. Grazie don Joe». Negli ultimi anni donLucchesi si era ritirato a vivereLazzeretto, dove abitavano iparenti e la sorella, ma nonrinunciava ogni tanto a farsiaccompagnare alla Messa aStabbia, dove oggi è parrocodon Crisostomo. Da alcunimesi poi era ospite adOrentano preso la Rsa“Madonna del Rosario”, doveappunto si è spento alla vigiliadella festa della conversionedi San Paolo. Il vescovo chiudendo la suaomelia funebre ha regalatodue suggestivi tocchi di affettoverso questo nostro patriarca:aveva una straordinariapassione per la fotografia,«anche io – ha sottolineatomonsignor Migliavacca - sonostato beneficiato dalla stampadelle sue foto, che mi hannoimmortalato in alcunimomenti. E tante foto egli hafatto alla gente, a momenti divita e comunità. Era forse unmodo per dirsi e per direquanto importante fosseciascuna persona per lui. Conqueste foto nel cuore, con ivostri volti quindi, egli ora sene è andato incontro alSignore, portando a Lui la vitadi ciascuno di voi. Due anni fapoi, ho potuto condividere lasua bella festa di compleanno.Don Joe era proprio contentodi festeggiare, di avere vicino asé le persone amiche che avevavoluto invitare personalmente.Nella gioia del suocompleanno, ho scoperto ildesiderio di don Joe di diregrazie per la vita. Con questoanimo egli va incontro alSignore. E quest’oggi siamonoi a dire grazie al Signore perla vita di don Joe, affidandoloal Dio della vita e dellabenedizione».

L’addio a don Joe Lucchesi

«Viviamo questa sera il secondoincontro del cammino di

approfondimento, di preghiera, di ascoltoche la Pastorale Giovanile Diocesana hapensato per i giovani quest’anno»: conqueste parole il vescovo Andrea haintrodotto l’evento di giovedì 23 gennaio sul«rischio delle scelte» come approfondimentodell’esortazione apostolica «Christus Vivit»di papa Francesco, frutto del sinodo deigiovani e sui giovani.Ad animare questo incontro, che si è svoltonella chiesa di Santa Cristiana a Santa Crocesull’Arno, è stato chiamato padre FrancescoPiloni che, in quanto francescano, haportato come contributo alla serata il respirobello di San Francesco d’Assisi.Padre Francesco è partito dalla constatazioneche molto spesso i giovani non osano per lapaura di sbagliare. Ma avere paura non è unproblema, lo diventa se ci condiziona tantoda paralizzarci. Il tema della scelta, delrischio, è collegato all’altra grandequestione: quella della libertà. «Non si trattatanto della libertà di fare quello che vuoi,ma libertà di volere quello che fai».«Esistono tre categorie di giovani - haproseguito padre Piloni -: i giovani che nellavita non scelgono mai; i giovani chescelgono per paura; i giovani che scelgono inlibertà e consapevolezza». Esercitare lalibertà e la consapevolezza che ti è data vuoldire essere un giovane in cammino dimaturazione umana e cristiana, vuol direessere discepolo di Gesù.La seconda parte dell’intervento hariguardato la figura di due giovani cheincontriamo nel Vangelo di Marco. Il primoè l’evangelista stesso, che a un certo puntoviene a trovarsi nudo davanti allo scandalodella Croce. Ma, mentre gli apostolifuggono, egli resta, vede ed ascolta,affascinato da Gesù. Quest’evento significache Dio ti incontra nudo per rivestirti dellanudità di Gesù: «battezzati in Cristo, vi sieterivestiti in Cristo». Il secondo giovane èquello che Maria di Magdala, Maria diGiacomo e Salome incontrano al sepolcro:un giovano vestito di una veste bianca cheinvita a vincere la paura e annuncia la gioiadella resurrezione. Ecco la chiamata allagiovinezza, quella dei risorti, di coloro che siriconoscono figli amati, che vivono dadiscepoli la loro vocazione all’amore. Così èstato per la Samaritana, per Zaccheo, Matteoil pubblicano, Paolo di Tarso, Francescod’Assisi, Chiara Corbella, Carlo Acutis … unpopolo di salvati.Prima di cercare la vocazione, però, occorreleggere la propria storia da credente,abbandonandosi alla volontà di Dio. Inquesto amore non c’è timore. Egli ci parlaancora: «non temete, io sono con voi».

F.S.

A San Romano, festa della Pace e educazione al buon vivere per i ragazzi di Azione Cattolica

omenica 26 gennaioa San Romano si è

tenuta la Festa della Pacedei ragazzi dell’Acr dellaDiocesi di San Miniato.Più di 80 i ragazzipresenti, provenienti damolte parrocchie delladiocesi (Palaia, SantaMaria a Monte,Montecalvoli, Cerretti,San Donato, SanMiniato, La Scala,Castelfranco, Capanne,Santa Croce, CerretoGuidi, Ponsacco e SanRomano).Già dalla mattina iragazzi si sono calatinello spirito della festa,con canti e balli a ritmodelle canzoni Acr.Accompagnati dai loroeducatori, hanno giocatoe si sono interessati allatematica della «CittàGiusta», che quest’annofa da ambientazione efilo conduttore per tuttal’attività dell’AzioneCattolica dei Ragazzi.Attraverso alcune figurechiave e alcune attivitàhanno riflettutosull’importanza di fareognuno la propria parteper cercare di portare la

pace, la condivisione e lacollaborazione neiluoghi che vivono tutti igiorni. Raccoltadifferenziata e rispettodell’ambiente, spaziall’aperto, rispetto delleregole, accessibilità pertutti, capacità di ascoltosono alcuni degliargomenti trattati neivari gruppi. Dopo laMessa in parrocchiacelebrata da padreValentino Ghiglia,vissuta con tutta lacomunità parrocchiale diSan Romano, i ragazzi egli educatori hannopranzato tutti insiemenel refettorio delConvento dei Frati, perpoi dedicarsi aipreparativi della «Marciadella Pace».I più piccoli hannodecorato striscioni ecartelli con disegni emessaggi di pace, mentrei più grandi hannoriflettuto sugliingredienti di una «CittàGiusta» in cui vivere tuttiin pace. Le idee e leproposte emerse sonostate scritte in undocumento, consegnato

poi simbolicamente dairagazzi al sindaco diMontopoli GiovanniCapecchi, intervenutonel corso della Festa.Con l’arrivo del nostrovescovo MonsignorAndrea Migliavacca haavuto inizio la Marcia,che dal convento si èsnodata per le strade diSan Romano fino atornare in chiesa.Musica, canti, colori,allegria e slogan di pacehanno riempito le viedella città, con alcunesoste intermedie durante

il percorso per fare deigiochi a tema.Al termine della Marcia igenitori hanno raggiuntoi ragazzi in chiesa per lapreghiera finale e i saluti,prima della merendafinale che ha conclusoquesta bella giornata difesta all’insegnadell’amicizia e della pace.Gli educatori, l’assistenteAcr don Tommaso Bottie tutta l’Azione Cattolicaringraziano le famiglie e iragazzi per la numerosapartecipazione, laParrocchia di San

Romano e tutti coloroche hanno collaboratoalla buona riuscita dellagiornata.Prossimi appuntamentidel Cammino diocesanoAcr: 14-15 Marzo - Ritirodi Quaresima a Cortona(per ragazzi dellemedie);17 Maggio - Festa degliIncontri a Ponsacco Info: 334 2850871.

Paolo Lucchesi e SilviaGiani, responsabile e

viceresponsabilediocesani ACR

D

Agenda delVESCOVO

Scegliere senzatimore,nella libertà

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LA DOMENICATOSCANA OGGI2 febbraio 2020IV

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LA DOMENICATOSCANA OGGI

2 febbraio 2020 V

Cosa pensi delcosiddetto leaderpanafricano MohamedKonare?Non ha nessuna storiaalle spalle e quello chedice in parte è assurdo.

Di fronte a questeondate migratoriel’Europa si stachiudendo.L’Europa chiudeall’Africa, ma apre, perrisolvere i problemistrutturali della suaeconomia al resto delmondo. Qualche annofa la Germania accolsecirca un milione diSiriani perchécostituivano una manod’opera specializzata dicui aveva bisogno. Magli africani non li vuolenessuno perché inAfrica non esiste unvero sistema scolasticoe quindi non c’è unamano d’operaprofessionale.

L’islam è ormai unareligione ancheafricana.L’africa èfondamentalmentecristiana o animista,inoltre l’Islam africano,tranne alcune eccezioniè moderato.

La condizione delledonne in Africa èancora terribile?Le cose stannocambiando, stannonascendo fortimovimenti femministicome in Senegal ecomunque la societàafricana è matriarcale.Cominciano ademergere donne comela stilista senegaleseOumou Sy.

Che cosa faresti peraiutare gli africani inAfrica?Gli africani hannopaura di questeapparentemente buone

intenzioni, comunqueoccorrerebbero azioniconcrete soprattutto daun punto di vistalegislativo in modo chenessun paese stranieropossa più sfruttare a suopiacimento questocontinente martoriato,renderei trasparente ilflusso di denaro da eper l’Africa, ma anche ilbilancio dellecompagnie minerarieper vedere quanto vienepagato il petrolio e altrematerie prime erenderei obbligatoriaanche la trasparenza deiflussi di materie primeprovenienti dall’Africa.

A un certo punto i tuoirapporti con la Rai sisono definitivamentechiusi, perché?Perché era sempre piùdifficile poter dire laverità.

Donatella Daini

DI DONATELLA DAINI

no squarcio sulla storia africanadegli ultimi decenni e storie diabusi sessuali su minori neicosiddetti paesi in via di sviluppo

per capire il perché dei flussi migratori.Di questo ha parlato Silvestro Montanaro,giornalista e documentarista, la scorsasettimana nell’Aula magna del Seminariodi San Miniato e a Pontedera nei locali delcentro pastorale culturale Mantellate. Perchi non ricordasse, Montanaro è autore dimolti libri, ha lavorato in Rai per tanti annicome giornalista d’inchiesta, occupandosidi camorra, del caso Tortora, è stato inoltreautore di alcune puntate di «Sciuscià»,trasmissione condotta da Michele Santoro,e di «C’era una volta».Le conferenze erano inserite nel contestodel programma ecumenico della settimanadi preghiera per l’unità dei cristiani e, nellospecifico, la conferenza sanminiatese èstata organizzata dal «Gruppo di impegnoecumenico di Pisa» in collaborazione con«La pietra d’angolo» e la «Libreria alSeminario».Montanaro, che ha girato in lungo e inlargo il sud del mondo, ha trasmesso alpubblico, oltre che la sua professionalità,tutta la sua umanità e sensibilità come sievince dal suo racconto: «Mae era unabambina tailandese di dodici anni, la suafamiglia era povera, e un’altra famiglia sioffrì di portarla con se promettendole unavita dignitosa. Arrivati a Pattaya,sull’Oceano indiano, Mae visse pochiattimi di felicità vedendo per la prima voltail luccichio del mare, poi fu violentata daun cliente straniero, venne poi riportata daun chirurgo che la ricucì per quattro volte,le vergini vengono pagate molto di più,dopo di che una sequenza di aborti, infineil contatto con il virus dell’AIDS che laportò alla morte perché non poteva pagarsile medicine. La parola prostituta - haaffermato il giornalista - è una definizioneinfame, inventata dagli uomini. Avete maivisto un ministro degli interni diqualunque partito politico che combattacontro il turismo sessuale? Dobbiamobatterci contro la violenza e l’indifferenzadegli uomini - ha concluso Montanaro.Ma del resto nei nostri territori spessoosserviamo prostitute africane o dell’estche sono costrette a vendersi e nessunsindaco combatte seriamente il fenomeno,multando i cosiddetti bravi padri difamiglia che sfruttano queste povereragazze».

A proposito dell’Africa, Montanaro haraccontato in breve la vita di ThomasSankarà, ex presidente dell’Alto Volta checambiò il nome del suo paese con BurkinaFaso che significa (Patria degli uominiintegri) e che fu ucciso a quanto pare daBlaise Compaoré pienamente spalleggiatoda potenze straniere: «Sankarà aveva postocome criterio base della sua azione digoverno la felicità dei governati, non deigovernanti. Aveva istituito un sistema didichiarazione dei redditi pubblico, sioccupò della sanità in manieraappropriata, potenziò l’istruzione e dette ilpotere anche alle donne. Girava inbicicletta e viveva modestamente, masoprattutto sosteneva che l’Africa aveva giàabbondantemente pagato il suo enormedebito pubblico e questo la Francia ed altristati non lo potevano accettare, eglicostituiva un cattivo esempio». Per tuttoquesto il 15 ottobre 1987 Sankarà perse lavita. Nel 2013 fu chiusa la trasmissione«C’era una volta» dopo una puntatadedicata all’omicidio di Thomas Sankarà,nella quale si indicava come assassinol’allora attuale presidente Blaise Compaoréche in quei giorni era stato invitato nelnostro paese dall’allora governo Monti.Ma per capire meglio la situazioneeconomica dell’Africa che induce migliaiadi persone a fuggire in Europa, SilvestroMontanaro ha spiegato i meccanismi

diabolici che le ex colonie impongono aquesto ricchissimo continente: «Nel Nigerper esempio, che è ricco di uranio, laFrancia, che lo acquista, paga solo il 5% delsuo valore. Nel Congo dove tutte le seregruppi armati stuprano e schiavizzano lepersone, le compagnie minerarie di tutto ilmondo pagano i materiali preziosi chericavano solo il 2% del loro valore effettivo.Se la gente o i politici come Sankarà siribellano, vengono semplicemente uccisi.Quando il presidente Obama fece unalegge molto severa, per la quale tutte lecompagnie dovevano avere unatracciabilità delle materie prime, nel Congoscoppiò la pace. La Costa d’Avorio è fra ipiù grandi produttori di Cacao del mondo,ma la trasformazione del prodotto avvienein Francia e in altri paesi europei, per cuinel paese africano non si trova nemmenouna barretta di cioccolato.L’Africa è il continente della miseria perchénon può trasformare le sue materie prime,le quali oltretutto sono pagate pochissimo.Se l’Europa continuerà a seminare morte emiseria, raccoglierà morte e miseria. Primala Libia era un paese ricco, dove tantiafricani andavano a lavorare, lo abbiamodistrutto e adesso ovviamente le personeapprodano in Italia».Ma una chiacchierata a tu per tu conSilvestro Montanaro, non potevamo nonfarla.

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Sfruttamento dei Paesi poveri,ingiustizia che grida vendetta

arà presentato sabato 15 febbraio, alleore 16, presso la Biblioteca Comunale

«Mario Luzi» di San Miniato, unimportante volume appena uscito perLa conchiglia di Santiago. Si tratta dellibro di Andrea Mancini, «L’uomo dellamelagrana. Luciano Marrucci poeta eprete», una pubblicazione (sono quasiduecento pagine, con un trentaduesimodi immagini anche mai viste) realizzatanel novantesimo anno dalla nascita didon Luciano Marrucci (1929-2015),grande e singolare figura di sacerdotesanminiatese, importante soprattuttoper i suoi meriti letterari.Il libro ha avuto l’apporto delMovimento Shalom e del Consiglioregionale della Toscana, che ne haparzialmente finanziato lapubblicazione in occasione della Festadella Toscana 2019, nel bando: I GrandiToscani. Celebrazione di personalitàillustri e istituzioni storiche toscane.Don Marrucci è stato direttore per quasiquindici anni (tra il 1976 e il 2000)dell’Istituto del Dramma Popolare diSan Miniato, il più antico festivalteatrale italiano, attivoininterrottamente dal 1947. Il sacerdote fu scoperto come poeta dalgrande critico Sergio Solmi, che oltre afarlo uscire nel 1973 nella prestigiosaAntologia dello Specchio di Mondadori,ne curò una raccolta di liriche perl’editore Scheiwiller di Milano. Nella sua vita don Luciano hapubblicato numerosi libri, ma si segnalala traduzione di “Pittura su legno” diIngmar Bergman per l’editore Einaudi.Ha diretto per molti anni il settimanaleLa Domenica e una prestigiosa casaeditrice di libri d’arte, L’Orcio d’Oro, conla quale ha pubblicato edizioni pregiate. Molti suoi testi teatrali sono andati inscena, con grandi attori e in festivalimportanti. Si ricorda ad esempio Ilprincipe felice di Wilde, in unadattamento, andato in scena a Roma,con Alessandro Preziosi, La profuga ePittura su legno, ambedue prodottidall’Istituto del Dramma Popolare diSan Miniato. Il racconto di Mancini partedall’infanzia di don Luciano, facendoscoprire al lettore momenti di grandeintensità, a partire dagli anni Trenta,quando Marrucci frequentava le scuoledentro al convento di San Paolo, conuna singolare figura di insegnante, ilmaestro Bohner, di origine austriaca,con difficoltà a parlare dei “nostri” nellaprima guerra mondiale. I suoi «nostri»erano evidentemente assai diversi daquelli dei ragazzi italiani. Poi tante «avventure», compresa laricerca del padre in Africa, i viaggi intutto il mondo, che gli ispirarono il suo«Taccuino del viandante» e tanto altro.Tra l’altro nel 1990, insieme alMovimento Shalom, nelle persone didon Andrea Cristiani e di don DonatoAgostinelli, andò in Amazzonia,rimanendo colpito dalle persone e dailuoghi, da quella che allora si chiamavaTeologia della Liberazione. In tuttoquesto importante anche il suo «ritornoa casa», sulla collina amata di Moriolo. Èsu quel colle, del resto, che don Lucianoha voluto anche la sua sepoltura. Inappendice San Miniato nel tempo,antologia di testi inediti che Marrucci hadedicato alla sua città.L’autoreAndrea Mancini lavora come attore,regista, drammaturgo. Ha scrittonumerosi libri e articoli di storia edorganizzazione del teatro e del cinema erealizzato mostre e spettacoli in ogniparte del mondo, fino al Lincoln Centerdi New York. È stato docenteuniversitario, editore, operatore nellecarceri, nei manicomi, creatore difestival. Ha diretto numerosi teatri e piùdi recente (2011) ha fondando Laconchiglia di Santiago, una casa diproduzione cinematografica e teatrale.L’ultimo libro è «Orestea Africana.Un’esperienza di teatro con richiedentiasilo», Cesvot edizioni 2019.Fonte: La Conchiglia di Santiago

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Due chiacchiere con Silvestro Montanaro

Pubblicato un volume su don Marrucci