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Direttore responsabile: Donatella Gallone - Editore: Ilmondodisuk Società Cooperativa Sede legale: Napoli - Via Duomo 348 - 80133 Napoli - tel. 081.19806215 - Codice Fiscale e Partita Iva 06088751216 Iscrizione REA (repertorio economico amministrativo) n. 794608 - Tribunale di Napoli al n. 76 del 10/07/2008 - iscrizione ROC n. 17598 OTTOBRE 2013 - ANNO V n. 17 MAGAZINE attualità & cultura MAGAZINE attualità & cultura La Storia del nuovo Creatività da esportare Una fondazione ad arte e a critica d’arte di Donatella Gallone Angelo Trimarco a pagina 3 La critica in mostra Stefania Zuliani a pagina 6 Una passione mai spenta Antonello Tolve a pagina 10 Il gioco dell'interpretazione Silvia Vicinanza a pagina 9 “S ono per l’arte che si intreccia con la vita di tutti i giorni e nello stesso tempo ne salta fuori. Sono per l’arte che il bambino lecca dopo aver tolto la carta”. Non lo ha solo detto, lo ha anche fatto. continua a pagina 2

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Direttore responsabile: Donatella Gallone - Editore: Ilmondodisuk Società Cooperativa

Sede legale: Napoli - Via Duomo 348 - 80133 Napoli - tel. 081.19806215 - Codice Fiscale e Partita Iva 06088751216

Iscrizione REA (repertorio economico amministrativo) n. 794608 - Tribunale di Napoli al n. 76 del 10/07/2008 - iscrizione ROC n. 17598

OTTOBRE 2013 - ANNO V n. 17 MAGAZINE attualità & culturaMAGAZINE attualità & cultura

La Storia del nuovoCreatività

da esportare

Una fondazione ad artee a critica d’arte

di Donatella Gallone

Angelo Trimarco

a pagina 3

La critica in mostra

Stefania Zuliani

a pagina 6

Una passionemai spenta

Antonello Tolve

a pagina 10

Il gioco dell'interpretazione

Silvia Vicinanza

a pagina 9

“Sono per l’arte che si intreccia con lavita di tutti i giorni

e nello stesso tempo nesalta fuori. Sono per l’arteche il bambino lecca dopoaver tolto la carta”. Non loha solo detto, lo ha anchefatto.

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segue dalla prima pagina

Vate della Pop art, l’ultraottantenne arti-sta statunitense (di origine svedese)Claes Oldenburg ha immerso le sueopere (sculture e dipinti) nella quotidia-nità del cibo, regalando loro la forma di

hot-dog o di gelati e trasformandoli in “eternisempre nuovi”, pescati dalla società dei consu-mi. Oggetti da toccare con lo stupore dellosguardo, nella variopinta realtà dell’usa e getta,adesso insidiata dalla crisi finanziaria globaledove l’arte, però, per fortuna si fa strada tra ipiù piccoli, sollecitandone fantasia e creatività.

Le scuole aprono le porte agli artisti e imusei all’infanzia, con laboratori che diventanostanze delle meraviglie, tra forme e colori.Luoghi del contemporaneo che offrono ai ragaz-zi l’opportunità di immaginare un universo cura-to dalla bellezza, educandoli al pensiero e allariflessione. Tra questi, c’è la Fondazione Mennaa Salerno, dedicata a un protagonista della cul-tura nel Novecento dal respiro internazionale,attento, tuttavia, a quanto gravitava intorno allasua terra, la Campania. Che è patria di talenti.Adesso se ne è accorto persino il nuovo verticedel Madre di Napoli, culla del contemporaneo,spocchiosamente rinchiusa nella propria roccafino a poco tempo fa, troppo impegnata, a coc-colare le stelle della geopolitica artistica, moltoavara nei confronti degli autori partenopei.

Viliani, trentanovenne nuovo direttore artisti-co atterrato a Palazzo Donnaregina, piemontesedi nascita, con esperienza professionale anche aDocumenta Kassel, rassegna di spicco nelmondo, nella conferenza stampa, quasi alla vigi-lia del Natale 2012, ha parlato chiaro: unmuseo di arte contemporanea a Napoli non puònon tenere conto della ricchezza creativa dellaregione.

Come ne tenne conto il primo presidentedella Fondazione salernitana, di cui FilibertoMenna fu allievo, Giulio Carlo Argan, quando, a

New York, negli anni cinquanta, riconobbel’energia e il potenziale di un giovane vesuvia-no, Salvatore Emblema portandolo sulla stradadella de/tessitura della tela, accompagnata daicolori della sua terra, Terzigno, e da lì alla galle-ria degli Uffizi di Firenze dove ne sono ancoracustoditi alcuni dipinti.

Da un dialogo tra Napoli e Salerno potrebbenascere nell’orizzonte del contemporaneo unasinergia singolare, tanto interessante da esten-dersi in tutto il suolo campano. E la Biennalecurata da Vittorio Sgarbi nel 2010, per i 150anni d’Italia, all’ex tabacchificio Centola diPontecagnano e parallelamente al Cam diCasoria, per rappresentare la sezioneCampania, ha un po’ anticipato questa ipotesi,pur nascendo da una polemica con le istituzionipartenopee che non si sono mostrate disponibiliad accogliere la kermesse, pensata in un primomomento per le ampie sale di Palazzo Roccella,sede del Pan. La manifestazione firmata daSgarbi ha messo in mostra capacità di espres-sioni differenti, dall’efficace impatto visivo.

Un esperimento che potrebbe diventare stra-tegia di sviluppo. Esportando la forza creativadel Sud.

*La Fondazione Filiberto Menna di Salerno è protagonistadel nuovo magazine ilmondodisuk. Centro di cultura cheintreccia eventi, didattica e ricerca, citato tra «I luoghi delcontemporaneo» censiti nel 2012 dal ministero per i Beni ele attività culturali: il suo lavoro qui è illustrato da chi lo pro-getta tutti i giorni. Con il presidente della Fondazione, AngeloTrimarco e il vicepresidente Bianca Menna (in arte TommasoBinga) intervengono: Maria Teresa Caiazzo, Antonello Tolve,Silvia Vicinanza e Stefania Zuliani. Infine, pubblichiamo unasequenza di voci contemporanee, importanti tasselli dell’atti-vità svolta dalla Fondazione intitolata a una figura di rilievodel nostro Novecento.

per saperne di più: www.fondazionefilibertomenna.it

di Donatella Gallone*

In home page, Fondazione Filiberto Menna, esterno (particolare),

foto di Ciro Fundarò.Qui in alto, allestimento mostra La costruzione del nuovo 1960/1970.

Documenti Immagini Testimonianze, sede della Fondazione, Salerno 2004.

Creatività da esportare

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Una fondazione ad arte e a critica d’arte

Nel 1989, alla morte di Menna, senzadubbio, tra i teorici e i critici d’artepiù influenti della seconda metà delNovecento, la famiglia – in particola-re, il padre Alfonso, a lungo sindaco

di Salerno, e la moglie dello studioso, BiancaPucciarelli, artista nota con il nome diTomaso Binga – hanno costituito laFondazione FilibertoMenna. CentroStudi d’ArteContemporanea,con l’intenzione dimantenerne destala memoria nellacittà in cui eranato nel 1926. Altempo stesso, iproponenti, con laFondazione, inten-dono tutelarne ilpatrimonio libra-rio, miniera d’orodei percorsi edelle esperienzedell’avanguardia edella nuova avan-guardia, e soprat-tutto dotare lacittà quasi di unabussola utileall’orientamentodelle giovanigenerazioni cheancora amanoscommettere sul-l’arte e sulla suadestinazione.

La propostadella famigliaMenna è accoltacon larga disponi-bilità istituzionaledal Comune diSalerno e dallaProvincia diSalerno che nedivengono socifondatori, consa-pevoli anche del-l’impegno politico,quale consigliere regionale, dello studioso, e,in qualità di socio di diritto, dall’Universitàdegli Studi di Salerno, presso la quale Mennaha insegnato Storia dell’arte contemporaneadal 1965 al 1980 quando si è trasferito, aRoma, alla Facoltà di Architettura. Così,l’Università di Salerno si può vantare, tra l’al-tro, anche di avere istituito, in Italia, affidan-dola, appunto, a Menna, la prima cattedra diStoria dell’arte contemporanea.

Dopo un opportuno rodaggio, nel 1994, la

Fondazione inizia la sua avventura. Il presi-dente è Giulio Carlo Argan, al cui insegna-mento Menna si è formato, e subito dopo glisuccede lo storico del teatro Achille Mango. Adare impulso alla neonata istituzione salerni-tana è stato, senza dubbio, il filosofoGiuseppe Cantillo, che ne piloterà con sag-gezza il corso fino al 2006, orientato da una

trasparente vocazione multidisciplinare – filo-sofia-arte-estetica - e da una franca aperturaai ceti intellettuali della città.

La strategia della Fondazione, dall’avvio,ha puntato su tre direttrici: i servizi, le attivi-tà di ricerca e di formazione, gli eventi cultu-rali. La biblioteca, grazie a donazioni e nuoveacquisizioni, custodisce ora oltre 50000 volu-mi, ponendosi nel territorio campano comeuna della strutture di alta specializzazione.

(continua a pagina 4)

di Angelo Trimarco*

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Si spera di potere mettere in rete questocapitale, avendo ottenuto da tempo un finan-ziamento, tuttora bloccato, dalla RegioneCampania. Alla biblioteca da alcuni anni si èaffiancata una mediateca che raccoglie imateriali presentati da Arte di sera: le cartedell’arte e le immagini dell’arte, in un dialogointrigante, hanno fidelizzato un pubblico,sempre più numeroso, di studenti e di giova-ni ricercatori, non solo campani.

A queste attività si è accompagnato un iti-nerario espositivo, scandito da laboratori eseminari, in cui si sono sperimentate formeinnovative di curatela tanto da costituire unteam, guidato da Stefania Zuliani, fortemen-te competitivo di cui fanno parte, a diversotitolo, Tolve e Viola, Mancini e Demma. Ilpasso, ora, per dare continuità e intensità allavoro, è dotarsi di una Project Room qualepiattaforma di sperimentazione e di forma-zione. Intano, una “finestra” romana – donoalla Fondazione di Bianca Pucciarelli Menna

che n’è il vicepresidente –, ospitandol’Archivio Filiberto e Bianca Menna e le atti-vità condivise con la casa madre salernitana,ha già aperto una varco e una speranza.

Per fronteggiare la crisi e, insieme, perrendere più stringente la mission dellaFondazione stiamo lavorando all’adeguamen-to dello statuto che potrebbe prevedereanche l’ingresso di altri attori. Noi tutti ciauguriamo che la riscrittura della carta difondazione sia atto non solo formalmentepuntuale, ma strumento efficace d’irradiazio-ne di nuove energie e di rinnovati progetti.

*presidente della fondazione Filiberto Menna

Nella pagina precedente, a sinistra Carmine Casciello,

Maria Giovanna Mancini, Alessandro Demma, Angelo Trimarco,

Antonello Tolve, Stefania Zuliani e Cristina Masturbo nella sede

della Fondazione Filiberto Menna, Salerno 2009.

Qui in alto, la Fondazione Filiberto Menna

Centro Studi di Arte Contemporanea,

esterno b/n, foto di Raffaele Venturini

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Storico dell’arte, teorico, critico mili-tante, docente universitario, curatoredi mostre, operatore culturale politi-camente impegnato, Filiberto Mennaè nato a Salerno l'11 novembre del

1926.Formatosi, dopo studi di Medicina, alla

scuola di Lionello Venturi e di Giulio CarloArgan, Menna nel corso della sua lunga atti-vità critica ha intrecciato discorsi e saperi dif-ferenti, dalla pittura al teatro, dal design allapoesia, dalla psicoanalisi all’urbanistica, rico-noscendo nel Moderno il nodo privilegiatodella propria riflessione.

E del 1962 il suo primo libro, un importan-te saggio dedicato a Mondrian, artista chericorrerà costantemente nella biografia intel-lettuale di Menna, il quale prosegue le suericerche nell’ambito delle Avanguardie stori-

che occupandosi di Futurismo (Prampolini,1967) e, soprattutto, elaborando un’originalelettura utopica del movimento moderno edell’avanguardia nel volume Profezia di unasocietà estetica, pubblicato significativamentenel 1968.

Risale a questo periodo anche l’interesseper il Surrealismo, che nell’anno accademico1972-73 è al centro delle attività dell’Istitutodi Storia dell’Arte dell’Università di Salerno,dove Menna, a lungo Preside della Facoltà diMagistero, è stato titolare della prima catte-dra di Storia dell’arte contemporanea istituitain Italia.

Il passaggio, avvenuto nel 1980, allafacoltà di Architettura dell’Università LaSapienza di Roma segna la fine della stagio-ne salernitana di Filiberto Menna, caratteriz-zata oltre che da una dinamica attività acca-

demica, da un coraggioso impegno politico eistituzionale documentata nel volume Dentroe fuori. Intellettuali e istituzioni, pubblicatoalla vigilia della conclusione del mandato alconsiglio regionale campano, dove Menna erastato eletto come indipendente nelle liste delP.C.I.

Nel 1975 Einaudi pubblica La linea analiti-ca dell’arte moderna, il saggio piùnoto di Filiberto Menna, un testocostantemente riproposto per lalucidità e l’originalità del suoimpianto teorico, ancora discussoed apprezzato per il rigore con cuiespone una inedita lettura dell’artedella modernità.

Sempre attento a riflettere sulruolo della critica (Critica della cri-tica, 1980) e a discutere i temidell’architettura e del disegno indu-striale (Industrial Design, 1962, Laregola e il caso. Architettura esocietà, 1970), nel corso degli anniFiliberto Menna ha accompagnatol’impegno di ricerca con un’intensaattività curatoriale - è stato, tral'altro, commissario alla Biennale diVenezia e alla Quadriennale di

Roma – e di critica militante. Numerose lecollaborazioni con importanti testate naziona-li tra cui Il Mattino, Il Corriere della Sera ePaese sera, dove ha curato per molti anniuna pagina dedicata all’arte. Nel 1982 fondala rivista Figure, dedicata a studi di riflessio-ne teorica sull’arte contemporanea e sul-l’estetica del Moderno.

La sua ricerca prosegue anche negli ultimianni. Nel 1988 pubblica, infatti, WilliamHogarth. L’analisi della bellezza e Il progettomoderno dell’arte, ultimo, decisivo lascitodella sua visione prospettica e appassionatadell’arte e del mondo.

Filiberto Menna muore a Roma il 9 febbra-io 1989.

In alto, un’immagine di Filiberto Menna.Al centro, Achille Bonito Oliva, Angelo Trimarco e Filiberto Menna.

Filiberto, protagonistadel Novecento

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La critica in mostra

Critica della critica (1980)è uno dei testi più densidella produzione teoricadi Filiberto Menna. Pocomeno di cento pagine in

cui lo studioso si interrogavasullo statuto della critica nellastagione, controversa e inquieta,del postmoderno, sottolineandola condizione di fragilità che inquegli anni la critica d’arte sembrava attraver-sare. Un indebolimento della pratica critica cheanche all’inizio del nuovo secolo continua acaratterizzare l’ormai global art world, le cuidinamiche sembrano oggi privilegiare ilmomento espositivo e, quindi, la pratica cura-toriale, all’esercizio teorico e all’analisi critica

dei fenomeni artistici. Di questa situazione laFondazione Filiberto Menna ha scelto di eviden-ziare rischi e prospettive non soltanto attraver-so incontri e confronti plurali – nel dicembre2011 si è discusso, ad esempio, del ruolo dellemostre con Stefano Chiodi, Roberto Pinto eGabi Scardi, mentre nella primavera 2012 unatavola rotonda ha affrontato il problema dell’in-formazione sull’arte attraverso riviste, quotidia-ni e portali – ma anche nella sperimentazionedi differenti modalità curatoriali. Così, a partiredal 2009 si è aperto un ciclo di mostre che pro-vano a rileggere con occhi attuali il pensiero dicritici e teorici dell’arte del secondo Novecentomettendolo a reagire con la sensibilità di unagiovane generazione di artisti e di studiosi,coinvolti in un progetto collettivo che, sotto lamia regia, ha dato modo di verificare come siapossibile fare di una mostra una vero e propriocantiere di idee, un momento di confronto e discambio reale in cui più voci possono incontrar-si.

Filiberto Menna. La linea analitica dell’artecontemporanea (2009) è stata la prima tappadi questo singolare itinerario espositivo: MerisAngioletti, Filippo Centenari, Sabine Delafon,Luca Francesconi, Mariangela Levita, DomenicoAntonio Mancini, Luisa Rabbia, Ciro Vitale sonostati gli artisti coinvolti, accompagnati dal lavo-ro curatoriale di Alessandro Demma, Maria

Giovanna Mancini, Antonello Tolve ed EugenioViola, tutti giovani studiosi e curatori impegnatiin un dottorato all’università di Salerno. Lamostra è stata così un momento di ricerca chesi espresso non solo nell’esposizione delleopere ma anche nell’elaborazione di un percor-so educativo. La stessa modalità è stata sceltanel 2010, quando la Fondazione FilibertoMenna, in collaborazione con il Corso di LaureaMagistrale in Storia e Critica d’Arte dell’Ateneosalernitano ha proposto La mostra è aperta.Artisti in dialogo con Harald Szeemann. Lamostra, curata da me assieme a tre dottori edottorandi di ricerca secondo appunto la logicadi una curatela collettiva e di una democraticae orizzontale condivisione delle responsabilità,ha visto coinvolti sei artisti – Mirdjan Bajic,Danilo Correale, Stanislao Di Giugno, il colletti-vo di danza MK, Perino &Vele, Carlotta Sennato– chiamati a misurarsi con il pensiero di HaraldSzeemann, sicuramente figura determinantenella ridefinizione della figura del critico comecuratore. La successiva esposizione, che si ètenuta nel novembre 2011, ha visto, a curamia e di Antonello Tolve, le opere di Bianco-Valente, Devrim Kadirbeyoglu, Pierpaolo Lista,Piero Mottola, Nicolas Pallavicini e Rosy Roxintessere un dialogo con il pensiero di GilloDorfles, in particolare con la sua riflessione sul-l’intervallo perduto e sull’horror vacui checaratterizza la condizione estetica contempora-nea. La mostra, intitolata appunto L’intervallonecessario. Artisti in dialogo con Gillo Dorfles, èstata ancora una volta una zona di contatto tracritica educazione e curatela, accompagnando ilmomento espositivo vero e proprio con unaserie di attività didattiche. Un’esperienza cheha visto nuovamente coinvolte la FondazioneFiliberto Menna e l’Università di Salerno, i suoidocenti e i suoi studenti, nella realizzazione diuna mostra di ricerca che nel dialogo critico enello scambio consapevole tra educazione ecuratela ha trovato il proprio, singolare punto diforza, che ci auguriamo possa essere confer-mato in una prossima occasione espositiva:una mostra, in programma per i primi mesi del2013, interamente dedicata a Pierre Restany.

di Stefania Zuliani*

In alto, da sinistra Perino&Vele, Stefania Zuliani, Angelo Trimarco

e Anna Mattirolo in occasione degli incontri Imparare al museo.

L’artista l’opera il pubblico, Salerno 2007.

Al centro, da sinistra Stefania Zuliani e Peppino Appella in occasione

di Arte di Sera 18, Sede della Fondazione, Salerno 2008.

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Progettato nel 1923 dall’ing. VincenzoNaddeo, per un’area bonificata in segui-to ad un programma di ampliamento eurbanizzazione dell’Opera dellaSpiaggia, la costruzione della Casa del

Combattente (Casa del Soldato o, ancora, Casadel Mutilato) è riconosciuta, oggi, come ulterio-re espressione di un coinvolgimento politico eindustriale nel sociale avvenuto negli anni Diecidel Novecento, quanto mai costruttivo e essen-ziale.

Difatti, furono proprio «le più importantiditte della provincia» – si legge nel verbale(della seduta tenuta il 30 ottobre 1923) delConsiglio della Camera di Commercio Industriaed Artigianato di Salerno –, a promettere unmassiccio «contributo. Tra questi», si leggeancora nel documento, «la ditta Ricciardi diVietri sul Mare ha già concesso i vetri occorren-ti, che rappresentano un importo considerevo-le; la ditta Matteo Forte farà gratuitamente gliimpianti dell’acqua della luce e dei gabinetti didecenza (sic); la società dei Cementi di Salernoha gratuitamente concesso cinquanta quintali di

cemento oltre quello occorrente per la costru-zione a prezzo di costo e così pure la dittaLandi, che ha dato cinquanta quintali di calcegratuitamente e il rimanente a prezzo dicosto». Sono, questi, soltanto alcuni degli sforziche le varie ditte e imprese locali sostennero,assieme ad una lotteria e ad un MutuoIpotecario (che la Federazione Provincialedell’Associazione del Combattenti mise in attocon la locale Cassa di Risparmio), per portare atermine il progetto.

Inserito dentro un programma che prevede-va una serie di provvedimenti urbanistico-archi-tettonici la Casa del Combattente, incominciatail 15 giugno del 1924 e portata a termine nellaprimavera del 1925, rappresentò, così, un ulte-riore punto di ritrovo per la cittadinanza saler-nitana che lo elesse a Teatro del Combattente,per diventare, successivamente, ambiente diritrovo per le nuove generazioni e luogo di unaFondazione di Arte Contemporanea dedicata aFiliberto Menna.

La Casa del Combattente

In alto, Fondazione Filiberto Menna,

esposizione permanente.

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Costituita, per volontà della famigliaMenna in contemporanea all'istituzionedella Fondazione, la Biblioteca offre unnucleo originario (FM) di circa 9000volumi. Si tratta di un fondo speciali-

stico che segna il profilo culturale di uno tra ipiù apprezzati critici della seconda metà delNovecento. Cataloghi delle principali mostre erassegne nazionali e internazionali, saggi distoria e teoria delle arti accanto a testi dedicatial teatro, al cinema, all’architettura, all’estetica,alla filosofia, alla psicologia.

Un notevole patrimonio librario preservato ecurato nel tempo. L'utente infatti può ritrovaresui frontespizi, ancora integri, le attestazioni distima e di amicizia, di critici e artisti, nei con-fronti dello studioso salernitano. Financheappunti e carte sciolte redatte dallo stesso.

Estremamente significativa è la raccolta diriviste e periodici (RP). Tantissime, infatti, lecollaborazioni del critico con diverse testategiornalistiche – Corriere della Sera, Il Mattino,Paese Sera, La Repubblica, L’Unità, Vogue,L’Avanti, Il Globo, Il Grido, Il Messaggero, IlPopolo, L’Ora, per citarne alcune. Attualmentesi sta procedendo alla digitalizzazioni di tuttiquesti materiali che molto presto sarannoaccessibili agli utenti.

La Biblioteca custodisce, inoltre, tutti gliarchivi di Filiberto Menna con i manoscritti,

alcuni inediti, gliestratti, le regi-strazioni audiodi interventi aconvegni efiere, i dattilo-scritti concer-nenti la critica,le avanguardiestoriche, leesperienze arti-stiche più signi-ficative deglianni ’60 e ’70.Finanche unostudio sul ciclopittorico dellacappella Brandain S. Clemente.Documenti chetestimoniano lacostante attivitàdi ricerca delcritico e che

sono tuttora oggetto di studio e di pubblicazio-ne.

Dal 2010, la Biblioteca della FondazioneFiliberto Menna ha aderito al ServizioBibliotecario Nazionale tramite il Polo SBN diNapoli e sta procedendo alla catalogazione, consoggettazione, di tutte le monografie, le riviste

e i periodici collocati in questo fondo. Dal 1996 la Biblioteca si è arricchita di una

importante donazione della famiglia di TullioLenza, intellettuale e storico salernitano promo-tore della crescita civile e politica della suacittà.

Un fondo (FL) di notevole interesse costitui-to da circa 3000 titoli dedicati alla letteratura ealla critica, alla storia e alla storia dell'artelocale fra Ottocento e Novecento. Da ricordare,ancora, la collezione di guide artistico-turisti-che del nostro territorio pubblicate negli anni’40 e ’50 ed i preziosi cataloghi di mostre tenu-tesi nell’Ottocento in istituzioni napoletane esalernitane.

Di notevole interesse è, inoltre, la sezionecon le nuove acquisizioni (FM/NA). Un fondoaperto e in costante crescita grazie ai rari titolidonati da artisti, critici, curatori o acquisiti dallastessa Biblioteca che raccontano, analiticamen-te, le esperienze culturali e artistiche attuali.

La Biblioteca costituisce, dunque, un sicuroriferimento per studenti e studiosi che deside-rano indagare i molteplici linguaggi dell’artecontemporanea. Del resto, il rapporto tra scrit-tura e arte è, già da tempo, oggetto di riflessio-ne. A questo proposito sottolineava FilibertoMenna, nell’ultimo scritto prima della suascomparsa: «L’oscillazione della scrittura versoil polo della pittura […] indaga sulle possibilitàche il linguaggio possiede di discendere in pro-fondità negli strati più segreti del soggetto eriportarne in superficie le ragioni, determinatee subdeterminate, che lo muovono nella realiz-zazione dell’opera» (Sottosuolo del linguaggio,in Sottosuolo del linguaggio. Scrittura, pittura,scultura, a cura di F. Menna e F. Gallo, GalleriaEzio Pagano, Bagheria 1989, p. 13).

di Maria Teresa Caiazzo

In alto, Fondazione Filiberto Menna, biblioteca, Salerno.Al centro, Filiberto Menna

photo di Agnese De Donato.

Un patrimonio di 9000 volumi

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La didattica museale è questionecentrale nell’attuale dibattito sulsistema dell’arte contemporanea esull’evoluzione del museo, cheoltre ad essere uno straordinario

attrattore di flussi finanziari, crocevia diinedite pratiche artistiche, vuole proporsicome motore di nuove strategie educati-ve, luogo del dialogo e dell’ospitalità, del-l’incontro con l’altro. In questa prospetti-va, la Fondazione Filiberto Menna propo-ne dal 2007 laboratori didattici finalizzatialla sperimentazione del valore educativodell’arte contemporanea e del museoattraverso il confronto con giovani, magià affermati, artisti. A partire dall’incon-tro con gli artisti e con la loro opera,gruppi di studenti del Corso di Laurea inScienze dei Beni Culturali e della LaureaMagistrale in Storia e Critica d’Artedell’Università di Salerno elaborano, con laguida di operatori specializzati, percorsi didatti-ci che dagli stessi studenti sono proposti aglialunni delle scuole elementari salernitane.L’obiettivo di queste attività è quella di permet-tere ai ragazzi di avere un contatto diretto conil mondo dell’arte contemporanea per cercaredi capirne linguaggi e dinamiche. Nel 2007,dalla collaborazione della Fondazione FilibertoMenna con operatori del Dipartimento

Educazione del Castello di Rivoli, tra le realtàeducative dedicate all’arte contemporanea piùnote e consolidate a livello internazionale,nasce Imparare al museo. L’artista l’opera ilpubblico, un ciclo di laboratori e workshop conartisti, che ha dato l’opportunità agli alunnidelle scuole elementari di conoscere diversepratiche artistiche e di cimentarsi con esse. Nel2009, in occasione della mostra La linea analiti-ca dell’arte contemporanea dedicata a FilibertoMenna, il lavoro degli artisti è stato il punto di

partenza per l’elaborazione di Singolare, Pluraleun percorso laboratoriale che ha permesso aibambini di interpretare attraverso specificheattività pratiche alcuni concetti tematizzati nelleopere esposte. Nel 2010 il ciclo Imparare almuseo prosegue con un un doppio laboratorioLe forme dell’opera e Il museo delle meraviglierealizzato per La mostra è aperta. Artisti indialogo con Harald Szeemann. A partire dallapluralità dei linguaggi artistici in mostra e rac-

cogliendo la suggestione del museodelle ossessioni teorizzato e praticatoda Szeemann, è stata data ai bambinil’opportunità di riflettere sulle diverseforme assunte oggi dall’opera d’arte edi costruire un proprio museo attraver-so oggetti del quotidiano. Immagine eImmaginazione è invece il titolo dellaboratorio ideato per la mostraL’intervallo necessario. Artisti in dialogocon Gillo Dorfles dove fulcro delle attivi-tà didattiche è stata la riflessione criticasulla necessità di una “pausa”, che cipermetta, in un presente caratterizzatoda un assedio comunicativo, di acco-starci alle immagini con maggiore con-sapevolezza per operare scelte libere eautonome. I laboratori didattici permet-tono di vivacizzare spazi cittadini solita-mente chiusi o inutilizzati, sono unmomento di crescita e di riflessione non

solo per i bambini che partecipano, ma ancheper gli studenti universitari che possono incre-mentare le proprie conoscenze grazie all’incon-tro diretto con gli artisti, le loro opere e profes-sionisti della didattica museale.

In alto, laboratorio didattico Le forme dell’opera organizzato in occasionede La mostra è aperta. Artisti in dialogo con Harald Szeemann, Chiesa Al

centro, aboratorio didattico con l’artista Mariangela Levita, ciclo Imparare almuseo. L’artista l’opera, il pubblico, in collaborazione con il Castello di Rivoli,

Complesso Monumentale di Santa Sofia, Salerno 2007.

Il gioco dell'interpretazionedi Silvia Vicinanza

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Antonello Tolve / Vorrei partire da untuo ricordo di Filiberto.

Bianca Menna / Filiberto, laureato inmedicina, aveva una formazione culturaleartistico/letteraria, iniziata in giovanissimaetà (tra i 14 e i 17 anni) con la lettura deiclassici italiani e stranieri. Tale lettura erastata pilotata da Tullio e Francesco Lenza,due dei tanti cugini materni molto piùgrandi di lui, con i quali instaura un collo-quio culturale fitto e duraturo nel tempoche gli apre la mente al confronto criticodei generi letterari e artistici anche inter-pretati dal punto di vista psicoanalitico.

Un ricordo fulgido degli anni ’50… la suaspericolata intuizione che lo porta ad attri-buire a Masolino un dipinto di Masaccio sitonella Chiesa di S. Clemente a Roma e ainviarne il saggio a Roberto Longhi, unodei massimi esperti del settore. Longhi purnon essendo d’accordo con le sue argo-mentazioni, lo invita a Firenze per un collo-quio (aveva capito che in quel giovanec’era della stoffa..) e gli pubblica il famige-rato saggio sulla Fiera Letteraria da luidiretta.

AT / Da quale riflessione nasce la volon-tà di istituire una Fondazione e quali sonostate le linee guida, le varie anime seguitenella stesura di questo progetto dedicato,appunto, alla figura di Filiberto Menna?

BM / È grazie a mio suocero che,

immediatamente dopo la scomparsa diFiliberto, siamo riusciti a convincere unaserie di istituzioni ad avvicinarsi e crederenel nostro progetto. La Fondazione nascedal desiderio di ricordare la sua figuraall'interno di una città, Salerno, in cui haoperato non solo come docente universita-rio (non dimentichiamo che a Salerno èstata istituita la prima cattedra di Storiadell'arte contemporanea e che Filiberto,ricoprendone il ruolo di docente, è stato ilprimo docente, in Italia, ad insegnare que-sta disciplina rivolta al presente) ma anchecome intellettuale di respiro internazionale.Le varie anime seguite nel progetto seguo-no le passioni e le attitudini di Filiberto.

Oggi, accanto alla sede di Salerno laFondazione ha anche uno spazio su Roma.La scelta di aprire l'orizzonte anche sul-l'ambiente romano è stata definita, ancorauna volta, dalle scelte di Filiberto, dallecittà in cui è vissuto.

AT / La Fondazione nasce, almeno da unpunto di vista istituzionale, nel 1989.Anche se soltanto nel 1993 sono stateavviate, dopo aver ordinato la biblioteca,tutta una serie di attività trasversali alluogo di studi. Tra i vari incontri ce ne sonoalcuni che ricordi con particolare interesse?

BM / Ordinare la biblioteca è stato sol-tanto il primo passo. Come ricordi la fon-dazioni dal 1993 ha avviato tutta una serie

Una passione mai spentadi Antonello Tolve

Dialogo con Bianca Menna* (in arte Tommaso Binga)

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di progetti e di attività. La trasversalità èdettata dal fatto che gli interessi diFiliberto sono stati sempre trasversali.Oltre ad ospitare alcuni amici – tra questiGillo Dorfles, Alberto Boatto, Achille BonitoOliva, Lea Vergine, Tommaso Trini e RenatoBarilli – la fondazione a organizzato, neglianni, alcuni convegni internazionali.Filiberto Menna. Il progetto moderno del-l'arte (a cura di Achille Bonito Oliva eAngelo Trimarco) assieme ai vari incontri diArte di Sera e ad altre manifestazioni, ne èesempio luminoso.

AT / Giulio Carlo Argan è stato il primopresidente della Fondazione. Quale è statoil suo interesse e il suo operato all'internodell'istituzione salernitana e quale quellodei successivi presidenti?

BM / Quando comunicai a Giulio CarloArgan che era intenzione della famigliaMenna dare vita a una fondazione dedicataa Filiberto ne fu felice, entusiasta e prodigodi consigli. Era stato sindaco di Roma ecome uomo di cultura e politico aveva giàavvertito l’esigenza di una cultura fattualeche potesse permeare tutti gli strati socialipartendo dal territorio e dalle scuole diogni ordine e grado per il coinvolgimentodi un pubblico più vasto multietnico e mul-ticulturale. Con slancio accolse la nomina aprimo Presidente della FondazioneFiliberto Menna, successivamente attribuita

agli illustrissimi Achille Mango, GiuseppeCantillo e Angelo Trimarco che con il lorolavoro hanno dato lustro e notorietà allaFondazione sia in Italia che all’estero.

AT / Chiuderei con un altro ricordo lega-to non tanto alla persona, ma al criticod'arte, al teorico.

BM / Filiberto, da osservatore attentoqual era del mondo dell’arte ha saputocogliere il cambiamento profondo dellarealtà sociale, politica ed economica, da cuil’uomo contemporaneo e l’arte inevitabil-mente vengono condizionati.

Nel suo percorso di critico d’arte militan-te ha sempre adottato per le sue riflessio-ni, una metodica analitica capace di mette-re in luce l’effettiva realtà dell’arte e larelazione di questa con le sue origini stori-che. Il suoi lavoro e i suoi scritti, che pur-troppo si sono conclusi nel 1989, sonoancora oggi estremamente attuali per l’in-tuizione di una dinamica tuttora attiva chesi muove fra l’esigenza del nuovo, e lavolontà di progettazione e costruzione,dove il processo è più importante dell’operafinita.

*vicepresidente della fondazione Menna

Nella pagina precedente, da sinistra Gillo Dorfles, Bianca Menna e Angelo Trimarco in occasione degli incontri Figure dell’Arte 1950-2000, In

alto, allestimento mostra Marino Marini. Personnages du Sacre du printemps,sede della fondazione Filiberto Menna, Salerno 2012.

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Amici. Artisti. Compagni di strada e d'av-ventura. Gli interventi intermittenti presentatiin questa piccola sfilata rappresentano brevima felici appunti redatti da una serie di arti-sti, di voci contemporanee che hanno parteci-pato, negli anni, alle attività della FondazioneFiliberto Menna. Interventi che delineanoalcuni momenti preziosi, alcuni eventi, alcuni

progetti che hanno caratterizzato (e caratte-rizzano tutt'ora) il clima di una istituzione lacui temperatura mira, sin dalla sua nascita, alavorare nel presente dell'arte e della vita percostruire riflessioni, azioni, partecipazioni utilia delineare le varie anime che caratterizzanoil continente culturale attuale.

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The Filiberto Menna Foundation has it'ssignificance not only because it supports thearts, ideas, concepts, exhibitions and talksbut also because one feels welcomed and athome inside the foundation. Working closelywith professionals who are passionately atta-ched to their work, their respect towardsartists and arts as well as their influentialsupport even in the difficult economic timesmakes the experience unique.

Devrim Kadirbeyoglu

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Un uomo, un'inchiesta, una lettura, unaprofezia, una linea (analitica), un'impronta,una critica, un'analisi, un progetto, un'astra-zione, una costruzione, una scienza, una bel-lezza, un professionista, un esempio, unmetodo, un'identità, una coerenza, una ricer-ca, una visione, una storia, un futuro, unaterra, una vita, un amico, un amore per l'ar-te. Grazie Filiberto.

Giuseppe Stampone

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Caro Antonello, se penso alla Fondazionepenso automaticamente a te, a StefaniaZuliani e alla ricca e modesta presenza diAngelo Trimarco. Poche volte o, anzi, mai hovisto persone compromesse col rigore scienti-fico esprimere tanta passione e umanità.Sono infine questi gli elementi fondamentalidella ricerca artistica... Sarà la ragione perla quale gli artisti si sentono a casa? Saràl'acqua, sarà l'aria, la Fondazione Mennaappare fisicamente a Salerno come una fine-stra sul mare e, dalla parte del mare, si vedeEuropa.

Nicolas Pallavicini

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Il mio rapporto con la Fondazione FilibertoMenna si è consolidato nel tempo attraversol'incontro con gli operatori che curano lenumerose attività culturali, Angelo Trimarco,Stefania Zuliani e Antonello Tolve. Nello spiri-to della promozione del nuovo, con grandeattenzione, essi si relazionano ai giovani arti-sti con curiosità, attenzione e profondo spiritocritico. Purtroppo non ho conosciuto FilibertoMenna ma, nella mia casa e nella mia fami-glia, è stato sempre presente con la sua forzaculturale e critica. Sono però fiero di avereancora un forte legame di stima e affetto conBianca Menna che, come tutti quelli chehanno conosciuto Filiberto, ne conserva lospirito accogliente e moderno.

Pierpaolo Lista

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Fondazione Filiberto Menna o la scuola diportare avanti il suo pensiero del arte nelpresente.

Sabine Delafon

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Pensando a Filiberto Menna la mia memo-ria torna indietro di qualche anno e precisa-mente al 1988, anno in cui ho realizzato lamia prima personale al Centro Studi Jartrakordi Roma. Questo spazio di ricerca veniva fre-quentato allora da diverse persone, artisti enon, critici d'arte, curatori, studiosi, ricerca-tori, intellettuali tra cui Filiberto Menna cheho avuto modo di conoscere attraverso i suoiscritti sulla sua teoria della pittura analitico-riduzionista e un suo testo sulla PitturaEventualista.

Ho sempre apprezzato di Menna il rigore e

A cura di Antonello Tolve

Interventi intermittenti

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la coerenza intellettuale e nel corso degli annimi sono spesso chiesto cosa sarebbe accadu-to all'Arte Italiana se non fosse venuto amancare così improvvisamente e precoce-mente. Mi sono anche spesso chiesto cosasarebbe accaduto se avesse per esempioavuto l'occasione di dirigere una Biennale.Forse la sua presenza avrebbe garantito unsano dibattito sulla relazione Arte e Scienza.E il suo operare avrebbe forse anche evitatolo strapotere di un monopolio legato ad unafigura o per lo più a poche figure di critici adessa assoggettate che, in fondo, hanno pro-posto una regressione di pura produzione pit-torica pensata esclusivamente per aggrediregrossolanamente il mercato o il sistema del-l'arte rispetto alle straordinarie conquiste sul-l'evento raggiunte da una certa avanguardiaitaliana degli anni '60 e '70.

Piero Mottola

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L'opera della Fondazione Filiberto Menna,attraverso le sue molteplici attività, a noiricorda che la conoscenza è «una luce cheproietta sempre ombre da qualche parte»(Bachelard), e che la stessa è percettibileparticolarmente grazie a queste.

Afterall

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Under the patronage of the FoundationFiliberto Menna Centro Studi di Arte�Contemporanea, I took part in the La mostrae aperta. Artista in dialogo con �HaraldSzeemann, which was a real research exhibi-tion created through a �mutual non hierarchi-cal communication of reciprocated trust.�Since the preparations for my installation –done on the basis of the �previously sentmodel – had to start before my arrival,Stefania Zuliani, �Alessandro Demma, Maria

Giovanna Mancini and Antonello Tolve explai-ned me in�a phone conversation how to orien-tate the work in space: they, willing to �consi-der my judgment, coming from Belgrade, andI, thrusting their �intentions and insight. Thatwas the spirit in which we finished together�the work and the exhibition, hoping that artis not just a product but also a �correlation ofcreativity and contemplation of the world welive in. �This is how I remember my coopera-tion with the Fondacione Filiberto Menna:�cooperation quite simply means just it coope-ration - an adventure of mutual �action.

Mrdjan Bajic

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Dove l'arte torna a pretendere attenzione,nel tempo e nella qualità del suo esporsi allosguardo.

Domenico Antonio Mancini

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...........le ragioni del nuovo..........Rosy Rox

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Alla Fondazione Filiberto Menna, la creativi-tà è messa nelle migliori condizioni possibiliper esprimersi, essa è un riferimento certoper gli artisti del territorio che ricevono conti-nui stimoli culturali e molteplici opportunità discambio, grazie agli eventi organizzati dallafondazione, Salerno assume un ruolo centralenel dibattito culturale italiano e internazionale.

Ciro Vitale

Nella pagina precedente, performance del gruppo MK in occasione de La mostra è aperta. Artisti in dialogo con Harald Szeemann,

Chiesa dell’Addolorata, Salerno 2010. In alto, da sinistra / Domenico Antonio Mancini, Antonello Tolve,

Sabine Delafon, Ciro Vitale, Stefania Zuliani, Maria Giovanna Mancini,Eugenio Viola, Filippo Centenari e Alessandro Demma in occasione

della mostra Filiberto Menna. La linea analitica dell’arte contemporanea,Chiesa dell’Addolorata, Salerno 2009.