La storia che scrive la geografia. La geopolitica come politica dell' espansione. La conquista...

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An essay of Politic Geography about the relation between history and geography in the expansion: the conquest of America.

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Cristina Rossi

La storia che scrive la geografia.

La geopolitica come politica dell’espansione: la conquista dell’America.

La comunicazione è fondamentale nel rapporto io-tu che poi formerà la società. La sopravvivenza

obbliga la società a comunicare e a determinare le norme che la regolino. L’uomo per sostentarsi

utilizza gli strumenti che la natura gli offre quindi coltiva la terra e si dedica alla caccia; l’economia

primaria è quindi quella dell’agricoltura.

L’uomo si accorge poi che l’ambiente è uno spazio a sé stante e deve trovare gli spazi dove è

possibile insediarsi; lo spazio diventa quindi luogo di relazioni possibili, di scambi. Il territorio è il

modo di attrezzare il paesaggio a seconda delle necessità dell’uomo; gli strumenti che la società

utilizza per attrezzare il paesaggio sono la storia della geografia che viene scritta quindi attraverso

la storia dell’uomo.

E’ la storia che scrive la geografia attraverso la contaminazione, il contatto tra culture che crea

scambio e comunicazione. E’ quindi l’uomo che scrive lo spazio in cui vive e in cui agisce.

La geografia viene studiata per motivi di carattere economico; l’interesse geopolitico di alcune

potenze marittime nascenti nel XV secolo – Spagna, Portogallo e Inghilterra tra tutte - ad affermarsi

su altri mari che non fossero il Mediterraneo favorirà questo processo.

Cristoforo Colombo vuole scoprire nuovi territori, è spinto dal desiderio di conoscere il mondo

(soprattutto il grande mondo lontano dalle sponde mediterranee) e le varie genti che lo popolano. I

motivi che permettono a Colombo di essere supportato dai Reali di Spagna nella sua impresa sono

appunto di carattere economico, egli promette loro grandi ricchezze. Con i mezzi a sua disposizione

Colombo studia la geografia della terra ed è convinto che la circonferenza terrestre sia molto minore

di quanto non fosse in realtà e pensa di riuscire a raggiungere in tempi relativamente brevi l'Oriente

descritto da Marco Polo. Questo errore e l'aiuto dei venti alisei permettono a Colombo di scoprire

l'America il 12 ottobre 1492. Ora che ha scoperto nuovi territori deve capire come appropriarsene.

La geopolitica nasce come politica dell’espansione, la conquista dei territori che devono essere

assoggettati. La geopolitica ha bisogno dello sconfinamento, di nuovi spazi, della conquista e

dell’affermazione di sé stessi in modo assoluto; queste sono le caratteristiche di quello che sarà di lì

a breve il Colonialismo che farà grande l’Europa.

La scoperta di nuovi territori e quindi di nuovi popoli è accompagnata a volte da reazioni di

disprezzo e di rifiuto. I "nuovi" vengono giudicati barbari o selvaggi perché hanno usanze e 1

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tradizioni diverse; fisicamente nudi, gli indiani sono considerati anche privi di ogni proprietà

culturale, caratterizzati dalla mancanza di costumi, di riti, di religione. Vi è quindi un’accentuazione

del significato di diversità tra la popolazione europea e gli indios.

Gli europei sono convinti di essere superiori, questa loro idea di superiorità nasce dall'incapacità di

comprendere il diverso. Nel Nuovo Mondo non vi è nulla di barbaro o selvaggio, ma ognuno

chiama barbarie ciò che non conosce.

Gli indios vengono considerati inferiori dai conquistadores perché risultano ai loro occhi arretrati,

vivono in uno stato primitivo e non possiedono alcuna cultura, sono pagine bianche che devono

essere scritte dalla cultura europea e dalla religione cristiana. E’ legittimo assoggettare con la forza

delle armi gli indios per avvicinarli allo stile di vita degli europei, e sottoporli a violenze per far

conoscere loro la Bibbia – di questo è convinto Sepulvèda.

Il Nuovo Mondo conosce nel corso del XVI secolo un notevolissimo crollo demografico della

popolazione indigena, principalmente dovuto alla diffusione di patologie non curabili e inesistenti

in America, che vengono inconsciamente portate con sé dagli europei e dai loro animali. Si stima

che tra l'80% ed il 95% della popolazione indigena delle Americhe perisce in un periodo di tempo

che va dal 1491 al 1550 per effetto di queste malattie. Cambia quindi la composizione demografica

di questi territori: le popolazioni indigene vengono decimate e vi è un notevole afflusso di

popolazione europea che si stabilisce in America, dando vita alla cosiddetta contaminazione, che

crea lo scambio tra civiltà diverse che si ritrovano a dover comunicare, e che porterà poi

all’ibridazione delle culture.

La colonizzazione europea delle Americhe ha, tra le numerose conseguenze, anche quella del

trasferimento di piante ed animali dal Vecchio Mondo al Nuovo Mondo e viceversa, che altera il

quadro botanico ed in misura minore quello zoologico del territorio. L’uomo impara a conoscere lo

spazio che lo circonda e lo modifica a seconda delle sue esigenze, apporta dei cambiamenti alla

storia di quei territori. Come avevano già fatto nel Vecchio Continente, dove le popolazioni europee

all’epoca di Carlo Magno si erano dapprima attestate nell’Europa Centrale vicino ai fiumi, dove le

terre erano più fertili e coltivabili, e poi si erano espanse; anche in America i conquistatori iniziano

a conoscere lo spazio, a scrivere il territorio, sfruttando le risorse che offre e utilizzando le loro

conoscenze precedenti e quelle che sviluppano delle nuove terre: cominceranno a coltivare le

piantagioni di mais, girasole, patata; così come il tabacco. E cominciano ad estrarre l’oro e altre

risorse minerarie presenti in quei territori.

Vi è un’ evoluzione del panorama naturale, grazie a questi fenomeni e alle condizioni che formano

e plasmano il paesaggio.

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Le modificazioni dei quadri ambientali non sono solo dovute alla coesistenza in una medesima area

di fenomeni legati a elementi diversi come il clima e la vegetazione, la morfologia e l’idrografia;

ma anche all’azione umana che ha pure agito sul ritmo di vari fenomeni connessi col clima e

l’idrografia. Queste modificazioni vengono a chiarire quindi il loro intrinseco significato quando

vengono proiettate sul piano di una funzione economica, di una esperienza culturale, di una

istituzione locale.

Come abbiamo visto la storia umana fa suoi anche gli oggetti e i fenomeni della natura, li prende e

li destina a una sua azione. Essi quindi si evolvono grazie anche ad una modificazione

dell’organizzazione della società. In America gli indios vivevano in piccole comunità e tribù

governate da un capo tribù e ognuna con caratteristiche e usanze proprie, i conquistadores europei

vogliono ora assoggettare queste comunità a uno stile di vita e a un’organizzazione della società

basata sul modello europeo.

Quando una società umana fa suo un ambiente, lo fa perché scopre, riconosce in esso utili

potenzialità a fornirgli certe produzioni o energie o agevolazioni. Gli uomini danno

un’organizzazione al “quadro ambientale” – come lo definisce Gambi - e cioè lo rendono elemento

indispensabile per la loro vita e quindi lo fondono nella loro storia. Così come fanno gli europei

quando si stabiliscono nel Nuovo Mondo, la storia attraverso la realtà umana scrive la geografia di

questi luoghi.

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