LA SS. ANNUNZIATA · ritto canonico all™Università di Pisa. Nel 1866 divenne proposto della...

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1 Pubblicazione bimestrale - spediz. in abbonam. postale art. 2 c. 20/c l. 662/96 - Firenze Anno XXXII - settembre / ottobre 2012, n. 5 p.i.m. LA SS. ANNUNZIATA Il Santuario di Firenze nella Famiglia dei Servi e nella societ cristiana P ellegrini sangiminianesi allA nnunziata Il 9 maggio 1897 fu inaugurato a Santa Maria del Fiore il II Congresso Mariano. Termin il 13 e, dopo le sedute pubbliche a San Marco, i prelati convenuti fecero una solenne visita alla SS. Annunziata. Seguirono molti pellegrinaggi che conti- nuarono per diversi mesi. Il 30 agosto giun- se al Santuario un gruppo di fedeli sangi- minianesi guidati dal proposto della Col- legiata Ugo Nomi Pesciolini. Celebra lavvenimento un lungo «salmo» ideato e stampato per loccasione. Lo stile L un po distante da quello che piace oggi, ma qualche brano merita di essere ripor- tato per ricordare lentusiasmo che allora accompagnava un pellegrinaggio allAn- nunziata. Infatti si scrive: «Che L quel fulgore come di diamante o topazio intorno allEdicola sacrosanta? Il porfido, il diaspro, il calcedonio si conte- sero lonore di quelle soglie. Argento, cristallo, smeraldo era lorna- mento del propiziatorio: dai Principi, dai Grandi, oh quanti voti si adempirono! Doro e dargento ardevano le lampade a destra ed a sinistra: cherubi prostrati, che- rubi volanti inneggiavano a quella Specio- sa infra le donne. [...] Prostratevi a Gabriele, o divoti del gran Mistero: egli L intento al gran saluto per la redenzione delluomo. Non la luce del giorno, non le tenebre del- la notte francano il cittadino dentrarvi: egli ha piø giocondo il riposo quando ha detto: Ave, Regina dei cieli». Ugo Nomi Pesciolini nacque il 14 otto- bre 1840 a Piacaldoli di Firenzuola, stu- di presso gli Scolopi a Firenze, e poi a Siena. Nel 1861 si laure in teologia e di- ritto canonico allUniversit di Pisa. Nel 1866 divenne proposto della Collegiata di San Gimignano, succedendo a mons. Luigi Pecori (1811-1864) del quale conti- nu gli studi di storia locale. Promosse la costituzione di una biblioteca comunale, inaugurata nel 1874 e cre un museo, sal- vando dalla dispersione reperti etruschi, fossili e iscrizioni. Come ispettore onora- rio agli Scavi e Monumenti intervenne a favore di restauri atti a conservare il ca- rattere originario della citt. Mor a San Gimignano il 4 dicembre 1910. Tra i suoi scritti ricordiamo: Dellopportu- nit delle feste nellanno 1899 pel sesto cente- nario della morte del concittadino Santo Bar- tolo e per laltro della venuta di Dante Ali- ghieri ..., Siena 1899; e soprattutto Il chio- stro grande della SS. Annunziata di Firenze e il pittore Bernardino Poccetti da San Gimi- gnano, Firenze 1903 (da: O. Bacci e G. Tra- versari, 1911). D olore e affetto Antonio Ciseri, Deposizione di Gesø, 1864-1870, Locarno (Svizzera), Santuario della Madonna del Sasso. Iacopo della Quercia, Gabriele e Annunziata, ca. 1421, San Gimignano, Duomo. Con SantAnselmo dAosta (1033-1109) si diffonde una nuova spiritualit. Le ca- ratteristiche della sua vita sono la bene- volenza, la bont, lamore, la dolcezza, la mansuetudine, il perdono, la sorridente esortazione. «Il suo rapporto con Dio scende dal piano razionale a quello affettivo: i termini pre- feriti sono experiri, experientia, experimen- tum: Dio vissuto attraverso il rapporto di tutto il suo essere, anche il sentimento quindi (cor et affectus)». Nella sua Oratio XX a Cristo scrive: «... PerchØ non ti sei inebriata, o anima mia, con lamarezza delle lacrime mentre Lui beve- va lamarezza del fiele? PerchØ non hai sofferto insieme alla castissi- ma Vergine, degnissima Madre di Lui e beni- gnissima Signora tua? ...». Da: EUGENIO M. CASALINI, osm, PerchØ quel do- lore L anche nostro? in «Madre di Dio», n. 3, anno 1978.

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Pubblicazione bimestrale - spediz. in abbonam. postale art. 2 c. 20/c l. 662/96 - Firenze AnnoXXXII-settembre/ottobre2012,n.5

p.i.m.

LASS. ANNUNZIATAIl Santuario di Firenze nella Famiglia dei Servi e nella società cristiana

Pellegrini sangiminianesi all�Annunziata

Il 9 maggio 1897 fu inaugurato a SantaMaria del Fiore il II Congresso Mariano.Terminò il 13 e, dopo le sedute pubblichea San Marco, i prelati convenuti fecerouna solenne visita alla SS. Annunziata.Seguirono molti pellegrinaggi che conti-nuarono per diversi mesi. Il 30 agosto giun-se al Santuario un gruppo di fedeli sangi-minianesi guidati dal proposto della Col-legiata Ugo Nomi Pesciolini.Celebra l�avvenimento un lungo «salmo»ideato e stampato per l�occasione. Lo stileè un po� distante da quello che piace oggi,ma qualche brano merita di essere ripor-tato per ricordare l�entusiasmo che alloraaccompagnava un pellegrinaggio all�An-nunziata. Infatti si scrive:«Che è quel fulgore come di diamante otopazio intorno all�Edicola sacrosanta? Ilporfido, il diaspro, il calcedonio si conte-sero l�onore di quelle soglie.Argento, cristallo, smeraldo era l�orna-mento del propiziatorio: dai Principi, daiGrandi, oh quanti voti si adempirono!D�oro e d�argento ardevano le lampade adestra ed a sinistra: cherubi prostrati, che-rubi volanti inneggiavano a quella Specio-sa infra le donne.[...] Prostratevi a Gabriele, o divoti delgran Mistero: egli è intento al gran salutoper la redenzione dell�uomo.

Non la luce del giorno, non le tenebre del-la notte francano il cittadino d�entrarvi:egli ha più giocondo il riposo quando hadetto: Ave, Regina dei cieli».

Ugo Nomi Pesciolini nacque il 14 otto-bre 1840 a Piacaldoli di Firenzuola, stu-diò presso gli Scolopi a Firenze, e poi aSiena. Nel 1861 si laureò in teologia e di-ritto canonico all�Università di Pisa. Nel1866 divenne proposto della Collegiatadi San Gimignano, succedendo a mons.Luigi Pecori (1811-1864) del quale conti-nuò gli studi di storia locale. Promosse lacostituzione di una biblioteca comunale,inaugurata nel 1874 e creò un museo, sal-vando dalla dispersione reperti etruschi,fossili e iscrizioni. Come ispettore onora-rio agli Scavi e Monumenti intervenne afavore di restauri atti a conservare il ca-rattere originario della città. Morì a SanGimignano il 4 dicembre 1910.Tra i suoi scritti ricordiamo: Dell�opportu-nità delle feste nell�anno 1899 pel sesto cente-nario della morte del concittadino Santo Bar-tolo e per l�altro della venuta di Dante Ali-ghieri ..., Siena 1899; e soprattutto Il chio-stro grande della SS. Annunziata di Firenze eil pittore Bernardino Poccetti da San Gimi-gnano, Firenze 1903 (da: O. Bacci e G. Tra-versari, 1911).

Dolore e affetto

Antonio Ciseri, Deposizione di Gesù,1864-1870, Locarno (Svizzera), Santuario

della Madonna del Sasso.

Iacopo della Quercia,Gabriele e Annunziata, ca. 1421, San Gimignano, Duomo.

Con Sant�Anselmo d�Aosta (1033-1109)si diffonde una nuova spiritualità. Le ca-ratteristiche della sua vita sono �la bene-volenza, la bontà, l�amore, la dolcezza, lamansuetudine, il perdono, la sorridenteesortazione�.«Il suo rapporto con Dio scende dal pianorazionale a quello affettivo: i termini pre-feriti sono experiri, experientia, experimen-tum: Dio vissuto attraverso il rapporto ditutto il suo essere, anche il sentimentoquindi (cor et affectus)».Nella sua Oratio XX a Cristo scrive:«... Perché non ti sei inebriata, o anima mia,con l�amarezza delle lacrime mentre Lui beve-va l�amarezza del fiele?Perché non hai sofferto insieme alla castissi-ma Vergine, degnissima Madre di Lui e beni-gnissima Signora tua? ...».

Da: EUGENIOM. CASALINI, osm, Perché quel do-lore è anche nostro? in «Madre di Dio», n. 3,anno 1978.

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In questa torrida estate ab-biamo avuto la gradita sor-presa, passando da via Cap-poni, di vedere al n. 9 liberi erestaurati la facciata e l�inter-no della Palazzina dei Servi oPalazzina Osmond, dopo che,dal 2007, era stata coperta diponteggi e impalcature chene nascondevano l�aspettoper intero.Già proprietà del conventodella SS. Annunziata - la co-siddetta Fabbrica Nova - fu tra-sformata nello stato attuale al tem-po del governo napoleonico per vo-lontà di mons. Eustache Osmond ve-scovo di Nancy e arcivescovo di Fi-renze, mai riconosciuto dalla SantaSede. Nel 1810 il presule volle quiedificare il nuovo episcopio, dove di-morò dal 1811 al 1813. Si occupò deilavori Luigi Cambrai Digny, fiorenti-no nonostante le origini del nome(1776-1843). L�architetto fece rima-neggiare l�edificio in chiave neoclas-

sica, disegnando una facciata inter-na rispetto alla strada con un pro-nao munito di architrave e di 12 co-lonne ioniche in pietra serena. Per ilrifacimento fece demolire il gran ter-razzone che si estendeva sopra lafabbrica, trasformare l�ala del Novi-ziato in scuderie e distruggere lestanze del Museo, allestito una tren-tina di anni prima dal padre Raimon-do M. Adami (� 1792).Terminata la parentesi del governo

francese, e fuggito il vescovoOsmond, nella Palazzina abi-tò il Ministro delle Due Siciliepresso la Corte Toscana. I Ser-vi di Maria in vari tempi affit-tarono i quartieri di proprietàad alcune famiglie tra le qualii Mussini con il musicista Na-tale e i figli pittori Cesare e Lui-gi, e a Giuseppe Bezzuoli an-ch�egli pittore. Espropriata dal-lo Stato nella seconda sop-pressione degli Ordini religio-si (1866-67), la Palazzina fu

concessa in uso permanente gratui-to all�Istituto di Studi Superiori - chediventò con la riforma Gentile del1924 l�Università degli Studi di Firen-ze. Nei primi del Novecento fu sedeanche del Museo nazionale di Antro-pologia e di Etnologia.In tempi più vicini ha ospitato la Fa-coltà di Chimica e gli uffici di Segre-teria dell�Università; attualmente èsede del Dipartimento di Storia delleArti e dello Spettacolo [P.I.M].

La Palazzina dei Servi (Osmond) restaurata

L'unione di Dio con il suo popoloeletto nell'Antico Testamento el'unione nuziale di Cristo e dellaChiesa nel Nuovo Testamento resta-no il prototipo da cui deriva quag-giù ogni unità di vita e di amore. Ognimatrimonio umano è già un riflessodi questa unione di Cristo e dellaChiesa, ma con il sacramento del ma-trimonio i coniugi cristiani signifi-cano e partecipano il mistero di uni-tà e il fecondo amore esistente fraCristo e la Chiesa.«Con questo sacramento, l'autenti-co amore coniugale è assunto nel-l'amore divino ed è sostenuto e ar-ricchito dalla forza redentiva delCristo e dall'azione salvifica dellaChiesa, perché i coniugi, in manieraefficace, siano condotti a Dio e sia-no aiutati e rafforzati nello svolgi-mento della sublime missione dipadre e di madre. I coniugi cristianisono corroborati e quasi consacratida questo sacramento per i doveri ela dignità del loro stato. Ed essi,compiendo in forza di tale sacra-mento il loro dovere coniugale e fa-miliare, nello spirito di Cristo, permezzo del quale tutta la loro vita èpervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere semprepiù la propria perfezione e la mutua santificazione, ed assiemerendono gloria a Dio» (GS 48).Si può dire che il sacramento del matrimonio rassomiglia ad unbattesimo che si applica alla realtà coniugale, la purifica dei li-

miti dell'egoismo e la inserisce nellacorrente d'amore di Cristo per laChiesa, che gli sposi sono chiamati ariprodurre nella loro vita coniugale.In forza del sacramento, Cristo ri-mane con gli sposi perché, come Eglistesso ha amato la Chiesa e si è datoper lei, così anche i coniugi possanoamarsi l'un l'altro fedelmente, persempre, con mutua dedizione. Perquesto San Paolo dichiara grande ilmistero del matrimonio in rapportoa Cristo e alla Chiesa (cfr Ef 5,21-32).Dalla forza dell'unione di Cristo edella Chiesa è confermata e alimen-tata l'indissolubilità e la fecondità delmatrimonio cristiano; in essa gli spo-si trovano la forza per coltivare lafermezza dell'amore, la grandezzad'animo, lo spirito di sacrificio.L'amore degli sposi è caratterizzatodalla generosa fecondità, partecipan-do all'opera di Dio, Signore dellavita. Questa vita, voluta e desidera-ta e, comunque, nascente dalla lorounione, essi la accolgono, la nutro-no, la coltivano, la educano per lagioia di tutti, sicché la famiglia di-venta il cardine insostituibile della

società e della Chiesa.

O Dio, che nel grande mistero del tuo amore / hai consacrato il pattoconiugale / come simbolo dell'unione di Cristo con la Chiesa, / con-cedi a questi sposi di esprimere nella vita / il sacramento che celebranonella fede (Colletta a messa).

Fra Gino M. Da Valle, osm

Il Sacramento delMatrimonio

Rosso Fiorentino, Lo Sposalizio della Vergine, 1523,Firenze, San Lorenzo.

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Queste parole furono pronunziate daAnna, madre di Samuele nella sua pre-ghiera di ringraziamento al Signore per«essersi ricordato di lei» e averle dato unfiglio (1 Sam. 2:5). Lei era la secondamoglie di Elkana e per anni era statamortificata e umiliata dalla rivale Pe-ninna a causa della sua sterilità, che nel-la mentalità degli Ebrei era segno di ma-ledizione per qualche peccato antico frai rami dell'albero genealogico. Ma Anna,pur soffrendo e piangendo, non si era dataper vinta per quella sua disgrazia, e ave-va implorato Dio perché fecondasse ilsuo grembo. Ed essendo stata esaudita ilsuo cuore si era gonfiato di tanta gioiache insieme alle parole di ringraziamen-to vi mescolò anche quella specie di pa-radosso: «la sterile ha partorito sette vol-te». Parole in un certo senso profetiche,perché suo figlio Samuele fu sacerdote egiudice d'Israele, e fu quello che unsecome re il grande Davide, antenato diGesù, Figlio di Dio, fattosi uomo nelgrembo di una Vergine, per opera delloSpirito Santo. Perciò quel bambino, natoda donna sterile, ne valeva veramentesette e anche di più.Ora questo racconto biblico mi fa veni-re in mente un'altra donna che, pur nonessendo sterile aveva dovuto attraversa-re un'esperienza dolorosa ed essere poigraziata in modo straordinario.Si tratta di Paolina, una donna Sud-Afri-cana, pagana, sposata regolarmente conun certo Nkwanazi, un operaio Swazicattolico. I due si volevano un gran bene eavrebbero voluto dei figli, e difatti, dopopoco tempo Paolina «diventa grossa» e staaspettando il primogenito. È felice e giàsta preparando il corredino, ma eccol'amara delusione: la creaturina del suogrembo muore prima di venire alla luce,il primo aborto. E questo avverrà una se-conda e una terza volta. Sembra propriouna beffa. Lei che avrebbe voluto riempi-re la sua capanna di figli, dovrà forse ri-manere come «terra arida, senz'acqua» pertutta la vita? Questo la fa soffrire immen-samente e si confida con Sr. Giulitta, laSuora infermiera, Serva di Maria, dellavicina Comunità di Hluti, quella stessa chesi era presa cura di lei nei suoi tre aborti,nelle sue emorragie e negli altri suoi pro-blemi.Sr. Giulitta è una missionaria stagionata esensibile che, nel vedere Paolina così ad-dolorata e avvilita, anche lei ci soffre ecerca di farle coraggio come meglio può.E nella sua fede semplice le consegna unamedicina che non si trova nelle farmaciema è molto efficace: una boccettina di ac-qua benedetta. Al tempo stesso le consi-glia di pregare tanto la Madonna, Madredi Gesù, una madre che ha sofferto e che

perciò la deve aiutare. E così, insieme aquella boccettina, inietta nel cuore di quel-la mamma disperata i primi germi dellafede.Paolina ritorna a casa risollevata, segue leistruzioni della Suora, e ogni giorno beveun piccolo sorso di quell'acqua, ansiosadi vedere cosa le succederà.E presto si accorge che la cura funzionadavvero! Rimane di nuovo incinta e que-sta volta è una gravidanza serena, senzascosse, e dopo nove mesi viene alla luceun bellissimo maschietto, sano come unpesce, che lei chiamerà Benedetto perchésia per lei che per suo marito e per tutto ilclan è stato davvero una benedizione delcielo. E lei, che adesso ha avuto un segnoevidente di essere amata dalla Madre diDio, decide di farsi battezzare, diventarecattolica, così sarà anche più unita a suomarito.Intanto le gravidanze si succedono rego-larmente, fino a quattro volte, quattro dol-cissime creature, tutte perfette, senza nep-pure un neo. Paolina non sta più in sé dal-la gioia e a tutti dice: «Il Signore ha com-pensato il mio dolore con una valanga difigli». È proprio il caso della «sterile che

« La sterile ha partorito Sette Volte »

ha partorito sette volte». E come ringra-ziamento al Signore per l'abbondanzadei suoi doni, Paolina si iscrive all�As-sociazione delle Donne di S. Anna e di-venta una cattolica impegnata che si di-stingue per il suo zelo e per la sua testi-monianza semplice e spontanea.Ma ecco la tragedia. Suo marito Nkwa-naze una sera prima di ritornare a casa,senza volerlo, si trova davanti a un vio-lento diverbio fra due uomini nei din-torni del suo villaggio, e uno di loro a uncerto punto sta per accoltellare l'altro.Nkwanaze interviene immediatamentee riesce a disarmarlo, sventando così ungrosso delitto. Ma la cosa non finisce lì.Qualche giorno dopo il mancato assas-sino incontra Nkwanaze per la strada elo aggredisce urlando: «La coltellata cheavevo destinato a quell'altro, adesso lado a te». E lo colpisce mortalmente, dan-dosi poi alla macchia. E così Paolinarimane sola coi suoi cinque frugoletti daallevare. Quello fu un duro colpo al suocuore e alla sua fede. Dentro di sé ci fu ilbuio e le rimase un'avversione profondaper l'assassino di suo marito. Un'avver-sione che a poco a poco divenne odio,che con l'andar del tempo le avrebbe av-velenato il sangue e l'anima. Sennonchèun giorno, in una riunione delle Donnedi S. Anna, fu chiesto a Paolina di com-mentare brevemente la Passione del Si-gnore. Fu per lei provvidenziale, per-ché, arrivata a quelle parole di Gesù sullacroce: «Padre, perdona loro perché non

sanno quello che fanno», il Signore la toc-cò nel suo intimo e le fece capire che quel-le parole erano anche per lei. E così le sisciolse il cuore e perdonò all'uomo cheaveva causato quella tragedia atroce. Inseguito ebbe a fare questa straordinaria te-stimonianza: «Nel momento in cui l'hoperdonato mi sono sentita veramente Cri-stiana».Paolina ebbe altre occasioni di parlare diGesù e della sua Passione e, quando do-vette commentare le parole del centurio-ne nel preciso momento in cui Gesù spi-rava sulla croce (Mc.15:39), le venne spon-taneo di applicare quelle parole a se stessae disse semplicemente: «Vorrei che anchealla mia morte la gente potesse dire: - Ve-ramente Paolina era una figlia di Dio - ».E non c'è motivo per dubitare che avve-nisse proprio così.

p. Benedetto M. Biagioli, osm

In alto: Luca Ferrari, Sara e Abramo, 1645-46, Reggio Emilia, Santuario della BeataVergine della Ghiara; in basso:Alessan-dro Tiarini, Anna, Eli e Samuele, 1619, Ivi.

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Bernardino Barbatelli detto il Poccettinacque il 26 agosto 1548 nel popolo diSan Frediano da Bartolomeo di Gian Ma-ria, originario di Marino Vald�Elsa e fab-bricante di pentole, e da monna Lucia.Da piccolo rimase orfano del padre e lamadre si risposò con Pietro Ciardi tessito-re di lino, lasciando il figlio piccolo con lanonna paterna in grandissima povertà.Tuttavia Bernardino per sua consolazioneaveva in dote il talento del disegno cheesprimeva scrivendo e facendo figure suimuri della città. Un giorno - aveva circasette anni - lo vide Michele del Ghirlan-daio mentre disegnava con la brace sulmuro della chiesa di San Piero Gattolini esi mise ad osservarlo. Il ragazzo si impau-rì e stava per fuggire, quando il maestro lotrattenne, lo lodò e propose di insegnargliil disegno e la pittura. La nonna dette ilconsenso e così il piccolo Bernardino en-trò nella casa e nella bottega del Ghirlan-daio da cui fu sempre riguardato, ed amatoqual figlio (Elogio).Un giorno il maestro gli dette da copiarela figura di un occhio mentre era sopra

B. Poccetti, Cristo tra Giustizia e Misericordia, 1604-1612, Firenze, andito del chiostroGrande della SS.Annunziata.

B. Poccetti, Lunetta dell�Affogato (part.),rovinata in più parti, Ivi, Chiostro Grande.

Bernardino Poccetti nel IV centenario della morte (1612)

Un bambino povero diventato famoso. Il funerale e l�ultima burla.

una scala di legno a eseguire una sua tavo-la. Bernardino, invece di fare quanto gliera stato chiesto, si mise a disegnare il ma-estro, la tavola e la scala in modo armo-nioso e proporzionato.Michele sceso dallascala per osservare in lontananza il suolavoro, vide il piccolo allievo nascondereil disegno. Pensando a uno scherzo, vollevedere il foglio e restò molto supito di scor-gervi ciò che aveva riprodotto. Quindi ri-conobbe il dono ricevuto da Bernardino esi pose con tutto l�affetto ad istruirlo in quel-l�arte, in cui fece dipoi avanzamenti maravi-gliosi.Il Poccetti visse per un certo periodo ditempo anche a Roma. Alloggiò in casaChigi, dove erano le opere di Raffaello, esi mise a studiare con tanta perseveranzae concentrazione, che per non essere di-stratto, chiuse la porta della stanza in cuiabitava, e prese il cibo da una ruota. Tor-nato a Firenze si pose sotto la direzionedel Buontalenti, ma non trascurò di farpratica nel colorire i paesi, i frutti, i fiori, glianimali, e qualunque altra cose, che si richie-de per la perfezione dell�Arte, onde non è ma-raviglia se in tutte le sue opere si ravvisa unainsuperabil bravura, una portentosa facilità,un tocco spiritoso, e brillante, un�aria maesto-sa di nobiltà, un sorprendente ornamento, eduna certa pittorica vena, che reca a tutti stu-pore (Elogio).Durante la sua carriera ricevette moltecommissioni e non c�è chiesa o conventoimportante di Firenze che non conserviun suo affresco: la SS. Annunziata innan-zitutto e poi San Marco, la Certosa, SantaMaria Novella, Santa Maria degli Angio-li; ma lavorò anche in Palazzo Pitti, a casaAcciaioli, nei Palazzi Spini e Gerini.

Fisicamente il Poccetti rimase piccolo distatura, sparuto, e, stando a quanto si scri-ve, ebbe un carattere di «difficile conten-tatura». Raramente parlava ai suoi allie-vi, preferendo di essere inteso senza direnulla. Si sposò con monna Lucrezia, natanel 1560, ed ebbe un bambino che morìda piccolo. Scomparsa anche la moglie, sifece commesso nello spedale degli Inno-centi, dove stette un certo tempo. Infineabitò con un servitore in una povera casain via di Sitorno.Mentre si trovava nella chiesa del Carmi-ne ed eseguiva S. Andrea Corsini che sullaporta di Avignone libera un cieco, Bernardi-no ebbe un colpo apoplettico ma ne fu li-berato dal santo, come appare nel proces-so di canonizzazione. Gli stessi documentiraccolgono la testimonianza della moglieLucrezia su altrettante grazie da lei rice-vute.Quattordici sono le lunette che dipinse allaSS. Annunziata. Celebratissima - si scrivenell�Elogio - è quella detta comunementedell�Affogato: purtroppo oggi è quasi com-pletamente rovinata. Nelle Veglie piacevo-li si racconta di come, dopo averla finita,l�arcivescovo Marzimedici, il committen-te, gli mandasse 25 piastre nuove soprauna bella guantiera d�argento. Bernardinorestituì la guantiera dicendo: «Che ho io afare di questo pezzo d�argento?».Non era infatti attaccato al denaro. Anzirespingeva le somme offertegli se non cre-deva di averle meritate. Nel processo dicanonizzazione di S. Andrea Corsini in-terrogato sulla sua condizione sociale, ri-spose: «Vivo delle mie fatiche».Nonostante la fama e la possibilità di trat-tare con i ricchi e i nobili, frequentò sem-

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Il Poccetti a s. Maria degli Angeli(festeggiando il I millennio dell�Ordine camaldolese)

Il convento camaldolese di Santa Maria degli Angeli a Firenze, eretto nel1295, ebbe un posto preminente nella religiosità fiorentina, come dimora dimonaci santi ed eruditi, letterati, miniatori e artisti, vescovi e teologi. Nel1808 fu soppresso dal governo francese e gli edifici entrarono a far partedel Demanio; dal 1940 sono sede della Facoltà di Lettere e Filosofia del-l�Università di Firenze. Oggi chiunque passi da quelle parti prova dispiacerea vedere l�incuria in cui sono tenuti gli antichi e prestigiosi muri «ornati» adaltezza d�uomo di graffiti e scritte di ogni genere e colore.Per rinfrescarne la memoria in occasione dalle celebrazioni del I millenariodella fondazione dell�Ordine camaldolese, ricordiamo il pittore BernardinoPoccetti e le sue opere a Santa Maria degli Angeli.Noti sono i tre chiostri del convento, due dei quali hanno in mezzo la chiesainterna. Il primo chiostro, che immetteva nell�obbedienza, presenta di no-tevole un colonnato di ordine dorico, mentre il terzo, un tempo vicino a ungrande orto, è ornato di pilastri quadrati. Il secondo chiostro è di granlunga il più famoso per le belle lunette dipinte da fra Arsenio Mascagni deiServi di Maria, da Bernardino Monaldi e proprio dal Poccetti che, al culminedella sua bravura, espresse accanto alla porta di chiesa la propria visioneartistica con la Creazione del mondo. Sopra le altre porte i suoi affreschicoronano i busti di marmo raffiguranti Dio Padre, Cristo e Maria, opere diGiovanni Caccini e di Pietro Francavilla, eseguite per volontà del p. SilvanoRazzi (1527-1611), letterato allievo del Varchi, e amico del Vasari. Nellacappella Ticci, adiacente al secondo chiostro, il Poccetti affrescò la cupolacon Dio Padre in una gloria d�angeli musicanti (1599 ca.).

In alto: B. Poccetti, Lacreazione d�Adamo, ca.1601, Firenze, SecondoChiostro di Santa Mariadegli Angeli; in basso: ilSecondo Chiostrosuddetto; la brunelle-schiana Rotonda otempio degli Scolari.Foto di fra FrancoM.DiMatteo, osm.

pre gente povera, cui donava a volte dena-ro in contanti: un certo Gengio ferravec-chio, Maso sargiaio, Nato orpellaio, Saio-ne oste all�Inferno, Musa Cozzone, Seccobarbiere e Batistone furono suoi compa-gni di brigata e di bettole, specialmentedell�Osteria della Trave Torta. Diceva chel�amicizia con gente simile lo rendeva unsignore, mentre accostandosi ai nobili - lacui conversazione disprezzava - pur contutta la sua virtù, non sarebbe stato altroche un servitore.Le Veglie piacevoli ricordano le sue burle,a volte un po� pesanti, verso il pittore Ulis-se Ciocchi da Monte San Savino gobbofin dalla nascita, il calzolaio Piacentinoche tartagliava, il timido Giovanni Gra-nini doratore che per scherzo fece fingeredi portare in prigione dal Bargello.Bernardino morì il 9 novembre 1612, mu-nito dei sacramenti, dopo aver dispostodei suoi beni a favore dei fratelli Ciardinati dalle seconde nozze dellamadre. L�Ac-cademia del Disegno gli fece fare un fune-rale solenne nella chiesa del Carmine.Un manoscritto ricorda, durante il fune-rale, un fatto stranissimo, che potrebbedirsi l�ultima sua burla:«Il dì 9 novembre morì il celebre pittoreBernardino Poccetti discepolo di Miche-le del Ghirlandaio di anni 72, e fu sepoltonella chiesa del Carmine; e quivi è da no-tarsi un caso occorso assai curioso nelportarlo alla sepoltura, stava di casa inSitorno, e perché apparisse più pomposoil suo funerale, e che fosse goduto la ma-gnificenza de� lumi e dell�accompagnatu-ra, determinarono gli accademici che dipropria mano lo portavano, pigliare la stra-da di via Maggio, e sceso il Ponte a S. Tri-nita Lungarno arrivarono al ponte dellaCarraia per portarlo quindi al Carmine;non era arrivato il cataletto ancora al prin-cipio del ponte, che fattosi in un tratto untemporale stranissimo con pioggia rovi-nosa, e vento, con grandine e tuoni orribi-li, si spaventò ognuno a segno tale, che ipreti e frati e le compagnie con gl�accade-mici fuggirono chi in qua e chi in là alcoperto, e quelli che portavano il catalet-to accellerarono il passo e scesero il pontealla Carraia, si fuggirono dentro l�osteriadella Trave Torta, come che capace di ri-cevere il cataletto; si stima degna d�osser-vazione la posata di Bernardinomorto nel-la sopracitata osteria, come quella che erail quotidiano albergo del medesimo in vita

con le sue camerate; passata l�influenzadell�aria fu portato al Carmine».Al Carmine il Poccetti fu sepolto in unacappella da lui comprata nel 1589. Reca-va l�iscrizione: Picturam mundo vivens mo-riturus olympo spiritum et huic gelido func-tus dedit ossa sepulcro - Da vivo (ha dato) almondo la pittura, mentre moriva (ha reso)lo spirito al cielo e da defunto ha dato leossa a questo gelido sepolcro*.Estinta la famiglia, la tomba e la cappellafurono vendute agli eredi di BernardinoMarzichi, i quali vi trovarono le ossa delpittore, della moglie e della madre di lei.

Notizie raccolte da P. Ircani Menichini.Foto di fra Franco M. Di Matteo, osm.

Bibliografia: Biblioteca Nazionale di Fi-renze, Diario degli avvenimenti successi dal1600 al 1637, Fondo Nazionale II, 92 ff.76r,v; Serie degli uomini più illustri nellapittura, scultura e architettura, vol. VII, Fi-renze 1773, pp. 195 e ss.; Domenico M.Manni, Le veglie piacevoli..., vol. 1-2, Fi-renze 1815, pp. 87 e ss.

* traduzione di P. Ircani Menichini.

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Nel secolo XIV, all'interno della vita delconvento di santa Maria di Cafaggio, unaparticolare importanza è data ai poderi diMoriano. Questi poderi, posti sulle colli-ne di Bagno a Ripoli, costituiscono la pri-ma testimonianza di beni rurali apparte-nenti al convento fiorentino venendo at-testati nei suoi registri d'amministrazionedella fine del secolo XIII. Erano posti amezzadria e fornivano al convento grano,legname e vino. In particolare è il vino adessere una delle entrate più importanti,come già notato a suo tempo dal p. EUGE-NIO CASALINI in Sulle orme dei primi Servi diMaria - Moriano e l'ospedale dei Servi (in«Virgo Liber Verbi», Roma 1991, pp. 665-674).A questo proposito ci soffermeremo su unaserie di note di spesa tratte da un registrod'uscita del convento per gli anni 1333-1335, conservato nell'Archivio Generaledell'Ordine dei Servi di Maria a Roma.Riguardano le vendemmie degli anni 1333e 1334.Iniziamo con le note di spesa per l'anno1333. I lavori per la vendemmia entranonel vivo nel settembre quando, il giorno2, viene dato a fra Ventura un soldo procompanaticho specificando quando vinde-miabat. Ancora Ventura, il 5 settembre,riceve libbre 1 e soldi 4 pro duobus circulispro tinis de Moriano, ossia per due cerchiper i tini di Moriano. Il 10 settembre sidanno libbre 5 a Ventura pro chabella co-munis pro V chogiis vini de Moriano. Que-sto indica come le merci provenienti daldi fuori della città venissero opportuna-mente tassate all'ingresso. Si nota, quindi,come per la stessa motivazione, fra Ven-tura riceverà altro denaro nei giorni 11 e12. Con chogiis viene indicata l'unità dimisura, in questo caso il cogno o congio,che corrispondeva a circa dieci barili fio-rentini, ossia 455,84 litri.Il 16 settembre nel registro si rileva unalista di frati ai quali viene dato del denaroancora pro gabella civitatis, specificando laragione, quando ipse ibat pro vino, con prez-zi variabili tra libbre 1 e soldi 5 e libbre 2e soldi 18. I frati sono Iusto, Amideo,

SANTA MARIA DI CAFAGGIO (LA SS. ANNUNZIATA DI FIRENZE) NEL SECOLO XIV (2)

«Tempore vindemiarum » aMoriano ...Alexandro Cini, Augustino de Musello, Do-minico Andree, Laurentio Doni e Iohanni deMusello. Si devono inoltre pagare come ac-compagnatori dei frati menzionati settevictigali, ossia vetturali o portatori, a mo-tivo qui ivit � pro vino.Poco più avanti si cita per lo stesso moti-vo Bonaventure ortolano al quale vengonocorrisposti più pagamenti in una volta solasempre per medesima gabella. Ancora Bo-naventura et sotio vengono pagati per lavendemmia.La vendemmia impegna i frati fuori con-vento per un certo tempo e di conseguen-za occorre provvedere al loro sostenta-mento. Compare così nel registro una spe-sa in carne per i frati che vanno per il vino

il giorno 20 settembre, per soldi 12 e de-nari 4. La stessa spesa viene ripetuta neigiorni 22 e 23. Si spende pure in uova perfrate Alessandro e poi per tutti i frati ilgiorno 24. Una spesa di formaggio per ilconvento viene fatta pure per i frati chevendemmiano il giorno 26, oltre alla soli-ta carne.Al primo ottobre i lavori della vendem-mia risultano finiti. In questa data a fraIohanni Dini sono corrisposti soldi 13 perle spese del vino di Moriano. Si paga pureuno qui iuvit eos extrahere uvas de vinea, conlibbre 1 e soldi 10.Molto interessanti sono due note circa itrasporti del vino da Moriano. In una vie-ne pagato il trasporto del vino bianco, nel-l'altra quello del vino rosso. Da qui si ri-cava la resa della vendemmia del 1333.Sul registro risultano 10 cogne di vinobianco e 14 di vino rosso. Viene pure spe-cificato il pagamento di ogni cogno: lib-bre 1 e soldi 3 il bianco; libbre 1 e soldi 5il rosso.Il lavoro per la vendemmia del 1333 è così

concluso, ma non i pagamenti. Nel no-vembre 1333 si danno a Iohanni nostro fa-miliari pro gabella vini libbre 1 e soldi 16 inragione quando ipse aportavit de Moriano.Il 6 novembre si dovranno poi pagare treuomini qui evacuaverunt cellarium de acquadiluvi con soldi 16 e denari 4. A primavista questa nota non appare strettamenteconnessa con la vendemmia. Tuttavia sipotrebbe supporre che l'allagamento delcellario, ossia la dispensa o cantina con-ventuale, ad opera della famosa alluvioneche quell�anno colpì la città, avesse avutocome conseguenza anche un danneggia-mento delle botti di vino lì presenti, cheperò non viene quantificato. Ancora a di-cembre, si darà a Bartolo pizichaiuolo per ilformaggio dato a frate Ventura ai tempidella vendemmia.Si passa così al 1334, quando le spese perla vendemmia sono concentrate in otto-bre e risultano pure più scarne. Il registroriporta nei giorni 3, 4, 5 e 6 ottobre ipagamenti di carne pro fratribus euntibuspro vino. Ma compaiono anche spese inuova il 4 e il 7. Poi in sepo et bollettis et prosignatura lagenarum de Moriano et in gabel-la Ordinis con soldi 1 e denari 4, dove perlagenarum si intende fiaschi o bottiglie.Alla fine del mese si paga ai frati il denaroper la gabella del Comune. Gli otto fratiincaricati per la vendemmia sono: Angelode Arimino, Iusto, Augustino, Iohanni deMusello, Iohanni Dini, Laurentio Doni, An-gelo e Philippo. Vengono pagati anche i vet-turali per il trasporto del vino. A differen-za dell'anno precedente non si conosce laresa della vendemmia.Ultimo a ricevere il suo compenso, a no-vembre inoltrato, sarà Bartolo pizichiaiuo-lo quando riceverà il pagamento per for-maggio e candele dati anche pro fratribusqui ibant pro vino et pro illis qui erant adMorianum.

fra Emanuele M. Cattarossi, osm

La pieve di S. Lorenzo a Miransù.

Rovine di S.Maria di Casignano (internet).

La chiesa di San Bartolomeo a Morianooggi trasformata in casa colonica.

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Luigi Vitali nacque a Bellano (Lecco)nel 1836 e fu ordinato sacerdote nel1859. In vita dimostrò sempre un'estre-ma dolcezza di carattere unita ad al-trettanta fermezza nel difendere i prin-cìpi in cui credeva.Nominato rettore dell'Istituto dei Ciechidi Milano, si prodigò incessantementeper migliorare la propria esperienza inun campo che gli era sconosciuto: ef-fettuò visite in Inghilterra e Francia perapprendere e importare tutti gli accorgi-menti e le innovazioni che fossero utilia migliorare i metodi di insegnamento.Prima che venisse universalmente adot-tato il sistema Braille per la scrittura elettura dei ciechi, ideò uno speciale in-chiostro che solidificandosi rimaneva inrilievo. All'Istituto dei Ciechi si conser-vano delle tavole geografiche e astrono-miche da lui preparate con questo si-stema. Particolare attenzione dedicòanche all'insegnamento della musica.A Colico (Lecco) fu tra i primi fautori dellacostituzione della parrocchia e della co-struzione della chiesa. Nel 1914, indivi-duando in una cappella il possibile nu-

Nell'opuscolo In memoria di MonsignorVitali, edito in occasione dei funerali aColico, si ricordano episodi importantidella sua vita al tempo del Risorgimento.Il '48 - si scrive - colse «mons. Vitali nelCollegio Calchi-Taeggi dove si trovavaconvittore. La veemenza delle CinqueGiornate impresse nel cuore fanciullo leemozioni più gagliarde. L'anno appresso,nel '49, entra nel seminario di S. PietroMartire. Vi insegnavano uomini comel'abate Ceroli, Antonio Stoppani, Adal-berto Catena, don Carlo Testa. Era il cle-ro liberale.[�] La polizia austriaca, che anche allorasi serviva della religione come strumentodi dominio, subodorando i sentimenti diquegli insegnanti, provvide ai casi suoicome soleva; venne l'ostracismo generaleche li dimise dal seminario nel '53 e li di-sperse.[�] Quando il nostro seminarista, da SanPietro Martire, entrò al seminario licealedi Monza, accadde un fatto straordinario:essendo stato soppressa nella scuola e nel-le letture private la filosofia rosminiana,più di cento alunni fuggirono alle lorocase, anticipando ai tanti di febbraio del'54 uno sciopero in piena regola. Tra i fug-giaschi il nostro Vitali».Il giovane non poteva che aspettare conansia «il giorno della riscossa», e alla vi-gilia della battaglia di Solferino, il 23 giu-gno 1859, salì «l'altare per la prima Mes-

sa colla coccarda tricolore, e con quel sa-cro talismano sul cuore attendeva l'oradella vittoria che doveva ridonare la li-bertà alla patria e restituire alla famiglia ifratelli Giovanni e Sigismondo che mili-tavano nelle file garibaldine, ed Enrico chegiaceva prigioniero del croato nelle car-ceri di Verona».Ma il coraggio civile e le grandi convin-zioni non si spensero con l�Unità d�Italia.«Spirito irrequieto, ingegno versatile epronto ... nel 1861 venne assunto qualecollaboratore nel giornale religioso Il Con-ciliatore di Milano, che aveva l'intento ditogliere il dissidio sorto tra la Santa Sedeed il governo d'Italia per la questione delpotere temporale. Colla famosa letterach'egli scrisse al conte di Montalembertnel 1862 si rivelò quell'ardente patriotacon principii saldi e liberali che sempreconservò per tutta la vita � ».Altri ancora furono gli episodi e i princi-pi significativi della sua vita.Un giorno viene chiamato dal superioreecclesiastico perché aveva osato recarsialle urne politiche. Il Vitali ascoltò docilel'ammonizione, poi soggiunse: Accetto l'ob-bedienza come sacerdote; mi auguro però cheun giorno mi venga imposto come dovere quel-lo che oggi mi è dall' autorità vietato.E ancora: Se la libertà deve servire per coarta-re o limitarne l�esercizio negli altri, noi non lameritiamo.Questa era la corrente del diritto in cuivisse mons. Luigi Vitali e tale fu «la divi-sa di quel clero lombardo che tiene unsuo posto rispettabile nel Risorgimento».

Notizie gentilmente fornite dalla signoraMaria Angela Gobbi che ha contattato laredazione a seguito della lettura della po-esia di mons. Vitali La lacrima nel mareriportata nel n. 3 del 2010.

Sorgon due fiori su diverso stelo:L�un della terra, l�altro è fior del cielo.

L�uno appaga degli uomini il desìo,L�altro è raccolto dalla man di Dio.

L�uno si chiama or rosa, or gelsomino:Schiude sue foglie splendide al mattino,

Ma riarso dal sol, smunto il colore,Reclina il capo in sulla sera, e more!

L�altro, formato dal sospiro ardenteChe s�invola dal labbro del credente,

Reca i profumi alla celeste sfera,Santo e immortal! ... Si chiama? ... Lapreghiera.

MONS. LUIGI VITALI

Un fiore divino

Mons. Luigi Vitali nel Risorgimento

Giovanni Battista Balatri e Opificio delle Pietre Dure di Firenze,Fiore e cardellino,Firenze, SS.Annunziata, Coretto dellaMadonna (foto di fra FrancoM. DiMatteo, osm).

cleo iniziale del progetto, indirizzava aicolichesi un appello in cui li invitava asostenere l'iniziativa.Monsignor Vitali morì a Colico il 6 no-vembre 1919. Il nipote, prof. Ulisse Gob-bi, dedicò allo zio sulla casa di famigliauna lapide che tuttora lo ricorda.

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Incontri

Con l�estate alcuni dei consuetiincontri e attività del Santuarionon saranno effettuati. Si pregacomunque di fare attenzione agli

avvisi nel Chiostrino.

Liturgia delle ore.Dal Lunedì al venerdì,ore 7,30: Canto delle Lodi (coro); ore 18:S. Messa, ore 18,30 Vespri - il venerdì,dopo la S. Messa, al posto dei Vespri vie-ne cantata la Benedetta all�altare dellaMa-donna - il sabato i Vespri sono alle 17,30;la domenica, ore 8: Canto delle Lodi(coro), ore 17,30: Vespri (all�altare dellaMadonna); ore 18: S. Messa.

Tutti i Venerdì, ore 18: Concelebrazionedella Comunità religiosa.

LaDomenica, SS. Messe: ore 7 - 8,30 - 10- 11,30 - 13 - 18 - 21 (il ricavato è devolu-to ai poveri); ore 10,30 Capp. dei Pittori:S. Messa in inglese - English Mass.

Con approvazione ecclesiastica

Direttore responsabile: Alberto CeragioliRedazione: L. Crociani, I. Da ValleCaporedattore: P. Ircani MenichiniRegistrato al Tribunale di Firenze n. 2926 del 4-4-1981Via C. Battisti, 6 - Firenze - Tel. 055/266181 - fax 0552661894

Emmeci Grafiche - Firenze

FAI UN DONO al periodico sulC.C.P. n° 67862664 intestato a�Provincia Toscana Servi di

Maria�, via C. Battisti, 6 - 50122Firenze

Parrocchia (p. Lamberto M. Crociani), informazioni: tel 055 266181 (portineria).Coro della SS. Annunziata (dir. p. Alberto M. Ceragioli) tel. 055 578001.Piccolo Coro Melograno (dir. m.° Laura Bartoli), tel. 347 6115556.

Hanno collaborato p. Aurelio M. Mar-rone, osm e Matteo Moschini - fotodi fra Franco M. Di Matteo, osm.

Cronaca del Santuario

30 giugno - 28 luglio, ore 18,30, in-contri a Montesenario con i relatori:Giuliana Fabris, Il nostro corpo, let-tura di Dio; Marco Venturino, Spiri-tualità in un reparto di terapia inten-siva; p. Giancarlo M. Bruni, Il con-vento nella società d�oggi; Alessan-dro Cordelli, Mondo, Uomo, Dio. Ol-tre la modernità tra conoscenza sci-netifica e sapere spirituale; AgataKeran, Il linguaggio dell�icona: l�imma-gine, il suono, la parola.

2-7 luglio, Collevalenza (Todi), a se-guito del Capitolo elettivo - cui han-no partecipato anche rappresentantidella SS. Annunziata - è stato ricon-fermato come priore delle Provincia«SS. Annunziata» p. Sergio M. Zi-liani, come socio provinciale fra Ste-fano M. Mazzoni, come primo consi-gliere p. Antonio M. Pacini, comesecondo consigliere p. Lorenzo M.Tanganelli, come terzo consigliere p.Pier Michele M. Sau.

21 luglio, ore 19, Il consiglio Nazio-nale della Confederazione delle Mi-sericordie d�Italia, dopo una riunio-ne elettiva nella sede di Firenze, hapartecipato alla S. Messa in basilica,officiata da S.E. mons. Franco Ago-stinelli, vescovo di Grosseto e gui-da spirituale delle Misericordie. È se-guito un momento conviviale conbuffet nel Chiostro Grande.25-26 luglio, visita in convento delpriore provinciale p. Sergio M. Zilia-ni.

27 luglio, ore 12, cappella dell�infer-meria: è stato celebrato il 60° di sa-cerdozio di p. Bruno M. Fagiolo.

1-14 agosto, ore 21, Quindicina del-l�Assunta, celebrazioni con i Canonidi supplica alla Madre di Dio della lil-turgia bizantina (domenica 5 e 12agosto alle ore 17,30). Martedì 14agosto alle ore 17,30 hanno avutoluogo i Vespri della Solennità e alleore 18,00 la S. Messa nella Vigilia.

23 agosto, ore 10, festa di San Filip-po Benizi e consueta benedizionedel pane. Ha celebrato il priore p.Gabriele M. Alessandrini.Sono in corso i lavori di mautenzio-ne straordinaria dell�ex Oratorio diSan Pierino da parte del Comune diFirenze, committente la Società DAn-te Alighieri e con il contributo dell�En-te Cassa di Risparmio di Firenze.

Con i decreti del 24-25 giugno 2012,l�arcivescovo S.E. il card. mons. Giu-seppe Betori, ha disposto la trasfor-mazione in rettorie di alcune parroc-chie dell�arcidiocesi di Firenze.

Il 12 agosto, durante la S. Messa delle11, nella cappella di Santa Caterina del-la tribuna, è caduta improvvisamente latela rappresentante lo Sposalizio di San-ta Caterina dipinta da Giovanni Bilivertnel 1642, anno che l�autore segnò, conle sue iniziali, nel libro raffigurato nelquadro. Nella caduta il dipinto ha travol-to la lampada appesa all�arco della cap-pella e la forza dell�impatto ha procura-to alla tela un vistoso taglio longitudina-le. Sono state avvertite le competenti au-torità, con la speranza di un pronto re-stauro e di un rapido ritorno dello Spo-salizio alla sua cappella, nonché di uncontrollo sulla stabilità delle tele di tuttigli altari.La mattina del 31 agosto, sempre in Ba-silica, un violento temporale ha provo-cato una cospicua infiltrazione di acquadalla parte della cappella del Salvatore.È necessaria pertanto una verifica del-l�impermeabilità dei tetti del complesso.

Lo Sposalizio di Santa Caterina del Bilivert e la cappella dopo la caduta della tela.

Hanno subito la trasformazionequelle di San Michele Visdomini, diSant�Egidio in Santa Maria Nuova(Ospedale), di Santa Maria degli In-nocenti e di San Marco.

Il territorio delle prime tre è statoassegnato interamente alla parroc-chia della SS. Annunziata, mentrequello di San Marco è stato diviso eunito al territorio delle parrocchie del-la SS. Annunziata e di Nostra Signo-ra del Sacro Cuore.

La rettoria di San Marco continua adessere affidata ai frati dell�Ordine deiPredicatori della Provincia Romana diSanta Caterina da Siena.