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LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALEUn manuale per prendere buone decisioni

A cura di Gaetano Borrelli

Executive summary

AGENZIA NAZIONALE PER LE NUOVE TECNOLOGIE, L’ENERGIA E LO SVILUPPO ECONOMICO SOSTENIBILE

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2015 ENEA Agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile

Lungotevere Thaon di Revel, 76 00196 Roma

Immagine di copertina e delle intestazioni interne: Marco Migliozzihttp://colorazioni.altervista.org/

a Willi Bocola, Nicola Pacilio, Giancarlo Pinchera, Sergio Sartori

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Indice generale

Presentazione

Sintesi

Parte I - Sostenibilità, Scienza e SistemiCapitolo 1. Ambiente, metodo scientifico e societàCapitolo 2. L’ecologia umana: le relazioni con l’ambienteCapitolo 3. Ambiente e sostenibilitàCapitolo 4. Morale ambientaleConclusioniBibliografia

Parte II – Le risorse naturaliCapitolo 5. L’acquaCapitolo 6. L’aria e il climaCapitolo 7. Il suolo, sottosuolo e risorse minerarieCapitolo 8. La biodiversitàCapitolo 9. Il mareConclusioniBibliografia

Parte III - Trasformazione e utilizzo delle risorseCapitolo 10. Le risorse energeticheCapitolo 11. La terra e l’alimentazioneCapitolo 12. La gestione delle foresteConclusioniBibliografia

Parte IV - Gli spazi umaniCapitolo 13. Le aree urbaneCapitolo 14. Le aree agricoleCapitolo 15. Le aree costiereCapitolo 16. Le aree montaneCapitolo 17. Le aree industrialiConclusioniBibliografia

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Parte V - Conseguenze della presenza umanaCapitolo 18. Inquinamento dell’acquaCapitolo 19. Inquinamento dell’aria e problemi del climaCapitolo 20. Inquinamento elettromagnetico, da radiazioni ionizzanti e da rumoreCapitolo 21. RifiutiCapitolo 22. Rischio sismico e vulcanicoCapitolo 23. Rischio da frane, da alluvione e rischio costieroCapitolo 24. Impatto sulla diversità biologicaConclusioniBibliografia

Parte VI - La sostenibilità come sfida del futuroCapitolo 25. Il ruolo dell’economiaCapitolo 26. Il turismoCapitolo 27. Prendere buone decisioni politicheConclusioniBibliografia

Gli Autori

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Presentazione

In Italia nessun Ente di ricerca ha mai avuto un carattere così multidisciplinare etransdisciplinare come l’Enea. Possiamo dire che aver raggruppato in un solo sito, la Casaccia,tanti laboratori, tante attività differenti e tanti ricercatori di scuola e istruzione diverse, è statocertamente un fattore positivo come positive sono state le sinergie che si sono create tra laCasaccia e le altre realtà dell’Ente. Questo libro è la prova che la mescolanza ha dato buoni frutti,che li sta dando e che li continuerà a dare. Non è quindi un caso che i nostri ricercatori si sianoimpegnati numerosi in questa impresa e non è un caso che molti di loro siano abituati a lavorarein ambienti interdisciplinari. Questa capacità di interagire con gli altri è stata trasferita in questotesto all’esterno, in quanto, anche ad una rapida scorsa ai nomi degli Autori, si capisceimmediatamente quante Istituzioni, pubbliche e private, hanno forniti ricercatori, tecnici,docenti, utili alla buona causa del libro. Il fatto poi che costoro vi abbiano partecipato a titolopersonale non inficia il valore della collaborazione.

L’Enea, da parte sua, è consapevole della complessità dei temi trattati ed è consapevole delladifficoltà di far divenire questi temi popolari che non significa banali. In questo caso gli Autori,senza pretese di sostituire la politica hanno voluto fornire ai decisori pubblici e privati, unostrumento di supporto.

Quando si affrontano certi temi bisogna partire da domande giuste come cosa intendiamooggi per ambiente e sostenibilità, quale è lo stato delle risorse naturali, come l’uomo le hatrasformate per il suo vantaggio, come ha occupato gli spazi, quali sono e saranno gli impattisull’ambiente e per finire stabilire una buona agenda per il futuro.

Questo libro non esaurisce tutte queste questioni ma possiamo dire che è certamente unbuon punto di partenza. Non ci poniamo il punto di arrivo, ma l’Ente è sicuro di aver fornito,con questo lavoro, un servizio al Paese, come d’altra parte è nella sua tradizione culturale.

Prof. Federico TestaCommissario Enea

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Questo libro è il frutto del lavoro molto intensodi 75 persone, suddivise equamente fra i duegeneri. Alcune appartengono a Istituzioni chefanno capo al mondo accademico, diversi docentie ricercatori di diverse Università italiane, almondo dell’impresa, al mondo della ricerca, almondo delle associazioni di categoria, a ricercatoripresenti nei Ministeri e per finire a persone chehanno fatto parte di queste Istituzioni e che adessosono in pensione.

Come mai persone diverse, che lavorano inposti diversi, appartenenti a culture e formazionediverse, si sono trovate insieme in una impresasimile? All’inizio di questo lavoro molti di loro nonsi conoscevano in quanto l’idea del libro è nataleggendo un libro di Daniel Chiras, EnvironmentalScience. A framework for decision making, giunto allaIX edizione, che mi fu indicato da un collegadell’Enea pochi mesi dopo il mio arrivo in Enea.Questo libro è un eccellente esempio di science forpeople writers, categoria non molto presente in Italia,ovvero scrittori che scrivono scienza per ilpubblico laico. Perché, allora, non far fare questolavoro ai professionisti dell’ambiente edell’energia? Restava un piccolo problema, però:cosa vogliamo scrivere e a chi specificatamentevogliamo rivolgerci. Su questo punto si è aperto ildibattito. Una cosa simile, infatti, può essere scrittaper le scuole, per l’università, per i commercianti,per gli impiegati o per chiunque altro. Siamo alloratornati al testo ispiratore che conteneva una frasemagica: a framework for decision making, alla quale cisiamo agganciati, con la consapevolezza che perl’Italia il problema principale in campo energeticoe ambientale, oltre all’inquinamento ovviamente,è il prendere delle decisioni. Qualcuno di noi hafatto notare a questo punto che il non prenderedecisioni equivale a prendere decisioni perché lavita comunque continua: allora il problema non èprendere una decisione ma prendere buone decisioni. Ilmondo della scienza e della ricerca è molto

litigioso ma su questo punto, stranamente, ci siamotrovati subito d’accordo, vecchi e giovani, perchéabbiamo riconosciuto che effettivamente nelnostro Paese esiste un problema di decisione intutti i settori della politica e quindi anche per quelliche tratta questo libro.

Ritengo utile, anche per il lettore, spenderealcune righe per parlare degli Autori e dellaorganizzazione del libro. Per semplificare il miolavoro, quello di curatore generale, alcuni colleghihanno avuto l’incarico di coordinare una parte dei27 Capitoli. Altri colleghi, giovani perlopiù, hannoavuto l’incarico di supportarmi dal punto di vistaeditoriale, formando un vero e proprio Comitatodi Redazione. Altri ancora sono stati nominatiResponsabili dei 27 Capitoli e io, alla fine, hoacquisito il compito di coordinare tutto ciò.

Ad ogni modo dopo un anno e tre mesiabbiamo avuto il risultato finale. Non spetta agliAutori dire se si tratti di un buon lavoro ma siamosicuri che i lettori troveranno almeno un aiuto perprendere buone decisioni.

La maggior parte degli Autori opera nel mondodella ricerca o dell’insegnamento e quindi alla finenon tocca a noi prendere decisioni: in democraziale decisioni le prendono i politici, il Governo e ilParlamento. Questo libro non si propone allora disostituire il decisore, né di sostituire il protagonistadella decisione. Sono convito che il compito ditutti gli Autori sia quello di supportare con analisicorrette, senza ideologismi e senza partigianerie, ladecisione politica in campo ambientale eenergetico. Non siamo certi a priori che questolibro vada in questa direzione ma non possiamofare a meno, dopo tanto lavoro, di sperarlo.

Una ultima notazione riguarda il testo. Il testoè molto ampio, 27 Capitoli, ma possiamo dire cheogni capitolo è autoreggente. Questo vuol dire che, aldi là della struttura del testo, ogni Capitolo puòessere letto da solo in base agli interessi dell’utente.

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Sintesi

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Parte I

Sostenibilità, Scienza e Sistemi

Per spiegare l’esigenza di una parte introduttivapartiamo traducendo, una parte dell’introduzionedel libro di Daniel Chiras, Environmental Science: AFramework for Decison Making, la cui prima edizioneè del 1982:

L’obiettivo primario nello scrivere EnvironmentalScience. A Framework for Decison Making, eraquello di creare un aggiornata, comprensibile, e oli-stica introduzione ai principali temi ambientali, utilea lettori con un piccolo, se non assente, backgroundnelle scienze. I vari oggetti, ma anche le controversie,esaminati in questo testo, sono essenziali per ognunodi noi perché servono a fornire strumenti di decisioneoggi.

Quindi alla prima domanda il testo rispondecercando di creare un linguaggio comune tra di-verse persone e diverse esperienze. E’ per questoche in questa prima parte si parla di Sostenibilità,Scienza e Sistemi, per creare un clima, se vogliamoun linguaggio comune, fra chi ha poi lavorato suivari Capitoli.

Abbiamo cercato di fare in modo che ad ognicapitolo partecipassero Autori provenienti daesperienze differenti e da organizzazioni differenti,perché riteniamo che interdisciplinarietà, transdi-sciplinarietà siano parole che implichino la possi-bilità di confronto tra esperienze diverse. Abbiamoanche chiesto ai diversi Autori di inserire nel testobuone e cattive pratiche svolte in modo da fornirestrumenti empirici a chi deve prendere decisioni.

Semplificando: se un capitolo qualsiasi del libroviene scritto da tutti sociologi o ingegneri o archi-tetti e magari appartenenti tutti alla stessa organiz-zazione come si esprimono la interdisciplinarietàe la transdisciplinarietà? Abbiamo pensato che mi-schiando le carte tutto sarebbe stato più facile epensiamo che effettivamente così sia stato. Non acaso già nel Capitolo I, Ambiente, metodo scientifico esocietà, i quattro Autori appartengono a quattro dif-ferenti organizzazioni. Questo Capitolo costitui-sce la vera introduzione a tutta l’opera. Il suoobiettivo è, infatti, quello di spiegare, nel modo piùchiaro possibile, a che cosa serve il libro intero e dipuntualizzare alcuni concetti che è necessario con-dividere. Proviamo a citarli brevemente:

1. Il ruolo di una politica attiva di contro a unapolitica che reagisce e basta di fronte ai temi am-bientali;

2. La necessità di integrare le prospettiveecologiche, sociali ed economiche in un modello oschema di lavoro unico e comprensivo incontrasto con la visione, ancora oggi domi nante,secondo cui l’ambiente è una risorsa da trattare esfruttare per un guadagno eco nomico;

3. Il tema dell’incertezza di fronte alle tematicheche riguardano la scienza;

4. Il tema del rischio tecnologico, consideratofonte di conflitto e non come fonte di opportunità;

5. Il tema della tecnologia nella sua accezionesociale;

6. La possibilità di individuare tra discipline dif-ferenti elementi comuni, connessioni e affinità ela possibilità di fare emergere dal confronto tra di-scipline l’esistenza di nuovi dati che fanno da giun-zione o snodo tra le discipline stesse;

7. E tutto ciò attraverso un approccio di piani-ficazione territoriale a livello ecosistemico.

Il Capitolo I, quindi, vuole fornire elementi dicondivisione e principi generali e si vuole sperareche abbia centrato l’obiettivo. Poiché l’obiettivogenerale del libro era comunque quello di aiutare aprendere buone decisioni, come recita il titolo, ab-biamo deciso che la parte, per così dire teoreticafosse sufficiente.

Il Capitolo II, infatti, inizia con una domanda:perché l’uomo è un problema per l’ambiente? Anche qui siè verificato un felice incontro tra differenti espe-rienze, basti pensare che i quattro Autori sono, nel-l’ordine, un economista, una naturalista, unasociologa e un fisico. Il presupposto del Capitolo èsemplice: l’uomo è, per antonomasia, un animale cul-turale, ovvero un insieme di biologia e cultura, dovela cultura ha assunto, nel tempo, un ruolo semprepiù rilevante nel definire i rapporti della specie conl’ambiente rispetto agli aspetti più puramente bio-logici. Il Capitolo, infatti, esplora in termini praticiproprio queste relazioni partendo da fattori moltoreali, come la demografia che indica il peso del-l’uomo sull’ambiente, l’analisi dell’atteggiamentoumano nei confronti dell’ambiente, ancora oggi an-

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Parte II

Le risorse naturali

Nei cinque capitoli che compongono la parteseconda del libro ci siamo posti il problema delladescrizione delle risorse naturali. Era un passo ne-cessario perché, molto spesso, chi si occupa discienza dà per scontato che un pubblico, pureistruito, sia a conoscenza di materie che non ma-neggia tutti i giorni. Lo scopo quindi comune ai 5capitoli era descrivere lo stato della risorsa, princi-palmente nel nostro Paese, perché applicazioni dibuone pratiche, di buone decisioni e di approccio

sostenibile ai problemi presuppongono una cono-scenza di base su come stanno le cose.

Abbiamo cominciato dalla risorsa acqua, Capi-tolo V, e abbiamo cominciato dall’inquadramentonormativo da cui è necessario partire quando si ra-giona in termini di democrazia e società del diritto.L’acqua, indipendentemente dalla quantità dispo-nibile, sempre meno purtroppo, va regolamentatae gestita. Ma su questo come si comporta il nostroPaese? Non benissimo, se è vero che abbiamo gli

corato a un modello antropocentrico e per finirealla possibilità concreta che l’attuale modello si tra-sformi in un nuovo modello, il cui esempio po-trebbe essere la Low Carbon Society che allo statoattuale sembra offrire molte chance per il cambia-mento.

La possibilità di raggiungere obiettivi concreticaratterizza anche il Capitolo III, Ambiente e Sosteni-bilità, dove il rapporto tra i due concetti viene vistoalla luce di attività concrete, come la buon praticache viene riportata nel testo. La domanda che ci sipone è semplice e riassumibile in poche parole:Come avviene il passaggio dalla teoria alla pratica? Ora èovvio che se noi avessimo la possibilità di chiedereai decisori se sono d’accordo con pratiche sosteni-bili avremmo una risposta unanime: certo che sì,infatti è ritenuta cosa buona e giusta. L’argomento di-venta spinoso quando si chiede al cittadino cosa in-tenda per sostenibilità e come pensa sia possibilerealizzarla. Nel Capitolo si puntualizzano alcunipunti fondamentali che ci sembra utile elencare:

1. La prassi della sostenibilità deve considerareuna visione nuova dell’economia, in particolare ilconcetto di Pil;

2. La sostenibilità deve tener conto dei variaspetti, è bene ribadire il concetto, economici, so-ciali e politici della vita sociale;

3. La sostenibilità non può essere una guida peril futuro remoto, qui il futuro si intende a cinqueanni;

4. Esistono già ora e sono disponibili metodi etecniche per ragionare sulla sostenibilità, il pro-blema è quindi la volontà politica;

5. Bisogna fare azioni che educhino le nuovegenerazioni alla sostenibilità;

6. Pensare globalmente – agire localmente è ancora lafilosofia di base dello sviluppo sostenibile e signi-fica semplicemente tradurre a livello locale i suoiprincipi ispiratori. Questo ultimo punto introduce, a sua volta, il Ca-pitolo IV, La morale ambientale. Questo Capitolo èstato tra i più discussi di tutta l’opera. La prima di-scussione è avvenuta sul titolo in quanto alcuni sisono chiesti se non era il caso di parlare di etica,come oggi spesso accade, piuttosto che di morale.La scelta è caduta sulla seconda per un motivomolto semplice e ben espresso nel testo: la moraleha a che fare con i comportamenti, l’etica con iprincipi e rispetto ai decisori a noi interessa moltodi più il comportamento piuttosto che i principi.Per questo motivo il Capitolo affronta il passaggiotra la teoria e la prassi per quanto riguarda l’am-biente tentando di far convergere le politiche am-bientali e energetiche, nella sede opportuna: le politichedi sviluppo. Il Capitolo formula ipotesi di compor-tamento non solo per i decision maker ma per tutticoloro che contribuiscono al successo o all’insuc-cesso di una nuova visione del modo e del propriomondo, attraverso la relazione locale-globale, che, inun mondo iperconnesso, non può essere ignorata.La pratica, anche qui, non è complessa: basterebbe,ci dicono gli Autori, cambiare il registro passandoda un vecchio approccio a un nuovo approccio che il testopropone come passaggio appunto dalla teoria allaprassi.

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acquedotti più disastrati d’Europa e se spesso nonriusciamo ad applicare le normative europee chepure ci imporrebbero comportamenti consoni allaimportanza della risorsa. Cionondimeno esiste unalegislazione importante sul tema e in grande mo-vimento, per cui non possiamo escludere chequando questo testo uscirà non vi siano novità. Leraccomandazioni del Capitolo, comunque, vannoverso corrette applicazioni delle leggi esistenti e giàsarebbe un successo.

L’analisi non si limita agli aspetti normativi maprende in considerazione anche la qualità della ri-sorsa da cui dipende in buona parte la salute delcittadino e non trascura la parte strutturale del pro-blema quando si afferma che: calcoli più o meno pru-denziali fanno oscillare rispettivamente le perdite medie chesi registrano nelle tubazioni che distribuiscono acqua tra il30 e il 40%, arrivando in alcune aree meridionali anche apunte del 70%, mentre si fissa al 20% il livello di una ra-gionevole perdita fisiologica.

Il Capitolo VI, La risorsa aria e il clima, mostraalcune differenze rispetto al capitolo precedente.In questo Capitolo, gli Autori, anche in questocaso felice connubio di esperienze differenti,hanno posto maggiore attenzione a spiegare la ri-sorsa per un motivo semplice: l’aria, a differenzadell’acqua, non si vede e non si tocca e quindi peranni, mancando il criterio di proprietà del bene, èstata diciamo trascurata. Se però il decisore saquale è l’esatto valore della risorsa saprà meglioagire per la sua protezione. Questo valore, comehanno ben fatto gli Autori, va inquadrato nelle di-mensioni dello spazio e del tempo e, infatti, l’ar-gomento è stato affrontato, partendo dalle attivitàantropiche a livello globale, transfrontaliero/emi-sferico, nazionale, locale e indoor. Nel Capitolo,inoltre, non è stato trascurato il clima che è consi-derato, all’interno dell’argomento aria, la parte piùnota al grande pubblico principalmente per duemotivi che proviamo a riassumere: non ci sono più lemezze stagioni e perché devo avere un’auto Euro 6 per potercircolare. E’ ovvio che qui si è voluto ironizzare, manon tanto, perché due risposte ben date a questedue domande, seppur mal poste, danno il sensodell’importanza della risorsa.

Di risorsa importante si parla anche nel Capi-tolo VII, Il suolo e il sottosuolo, considerando chequesta risorsa è stata tra le più maltrattate, forseperché più a portata di mano. Basti pensare, comeci dicono i due Autori del Capitolo, che siamo an-cora in assenza di una legge organica sui suoli e sul

sottosuolo e che la maggior parte delle norme è,così come per la maggior parte delle norme am-bientali in Italia, di stretta derivazione europea.Una buona proposta come la Legge Catania nonha ancora visto la luce in Italia, ma magari tra pocosaremo smentiti. Anche in questo capitolo però eranecessario descrivere la risorsa, ricordarne le ca-ratteristiche e discutere delle minacce che su di essaincombono e questo vale sia per il suolo che per ilsottosuolo di cui si parla ancora meno. Ecco, nedovremmo magari parlare di più e possibilmentecurarlo anche di più perché alla fine sul suolo si gio-cherà la grande partita tra ambiente e sviluppo.

Bisogna poi considerare cosa c’è sul suolo omagari cosa vi nasce, cosa vi si riproduce e cosa èminacciato. Il Capitolo VIII, La biodiversità,guarda a questi aspetti, considerando, appunto, labiodiversità una risorsa, al pari di acqua, mare,terra, aria. Personalmente non avevo ben capitoperché la biodiversità deve essere considerata unarisorsa, ma anche qui, le Autrici, una naturalista,una biologa, una sociologa e una giurista, nonhanno dovuto perdere tempo per convincere me egli scettici. Ho scoperto così che l’Unione Euro-pea è fortemente impegnata sul tema, che l’Italiapossiede più di due terzi della biodiversità euro-pea, che è già possibile una gestione sostenibiledella risorsa, che in questo campo un sacco di per-sone possono lavorare proficuamente insieme conreciproco guadagno e che, sempre in questo set-tore, l’approccio ecosistemico trova la sua miglioreapplicazione.

Il Capitolo IX, Il mare, ha il merito di intro-durre dei nuovi punti di vista rispetto a questa ri-sorsa che spesso viene considerata fruibileprincipalmente a scopi ricreativi (il 70% degli ita-liani fa le ferie in località di mare). Il mare, ci spie-gano gli Autori all’inizio, è: quel mare oceano che copreil 71% della superficie terrestre, ma soprattutto il MareNostrum, il Mediterraneo, sulle cui sponde si sono svilup-pate civiltà e culture che hanno lasciato un’impronta pro-fonda nella nostra storia. Su quelle stesse sponde ora siaffacciano mondi diversi, non più separati, che spesso si scon-trano, anche in modo drammatico, ma talvolta s’incontrano,generando speranza in una nuova Europa che sia esempiod’integrazione sociale e culturale. Questo vuol dire che,in una situazione come quella italiana, il mare co-stituisce una grande opportunità che va ben oltregli aspetti economici connessi allo sfruttamentodelle risorse marine, pur importanti per il nostroPaese, e centrali nelle strategie europee di sviluppo

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Parte III

Trasformazione e utilizzo delle risorse

La terza parte del libro parte da da un presup-posto: la questione ambientale ha una stretta con-nessione con quella energetica. Sembra unabanalità ma non sempre nei testi ufficiali questopunto viene sottolineato. Dipende forse dal fattoche siamo abituati a ragionamenti riduzionisti, saràche non siamo abituati a vedere gli effetti sinergeticidegli accadimenti attorno a noi o sarà semplice-mente che spesso si tende a entrare in una tribù chedifficilmente si riesce a lasciare, resta il fatto cheenergia e ambiente vengono, a nostro parere, arti-ficialmente separati. Tutto ciò è dimostrato dalfatto che sempre più frequentemente si parla di po-litiche ambientali e di politiche energetiche, mentre, se-condo noi entrambe dovrebbero rientrare nella piùvasta famiglia delle politiche di sviluppo.

Il Capitolo IX, L’energia, che apre la terza partedel libro, tiene conto di questi brevi assunti di par-tenza. Con questo capitolo avviene il passaggiodalla descrizione delle risorse al loro utilizzo, sem-pre seguendo il criterio che allo stesso capitolo par-tecipano diverse esperienze. In questo Capitolohanno lavorato 11 ricercatori di 5 Istituzioni dif-ferenti, cosa che ha permesso di analizzare conprofitto non solo il sistema energetico generalema anche i ruoli dei vari stakeholder a partire daidecisori pubblici a qualsiasi livello.

Il Capitolo rimane fedele all’impostazione ge-nerale del libro e infatti parte dalla richiesta e dal-l’offerta di energia sul territorio. In questa otticasvolge una analisi delle fonti energetiche, del lorouso e di come possono essere inserite sul territo-rio in maniera consona. Non poteva mancare laconsiderazione dell’efficienza energetica e del ri-

sparmio energetico, con ulteriore fonte alternativa,argomento di particolare interesse per i decisori lo-cali per i quali, specie in tempi di recessione, la bol-letta energetica assume proporzioni esorbitantirispetto alle entrate.

Il Capitolo X, il secondo di questa parte dellibro, sempre nell’ottica della trasformazione e uti-lizzo delle risorse, affronta, anche questa volta inmaniera inter e transdisciplinare, la questione delcibo e dell’alimentazione. Ricercatrici di Enea, Sa-pienza e Coldiretti, hanno lavorato assieme perfornirci sia un quadro legislativo che l’analisi dellecondizioni ottimali della produzione del cibo eanche il rapporto di quest’ultimo con il territorio.In questo contesto non è stata trascurata la soste-nibilità del cibo analizzando pratiche ed elabora-zioni che oggi sono considerate all’avanguardiacome climate smart agricolture, ovvero, riprendendo iltesto: una forma innovativa di agricoltura sostenibile chemira ad un aumento della produttività accanto alla promo-zione di pratiche e politiche agricole che tutelano le risorsenaturali, anche per le generazioni future, alla riduzione –e ancor meglio – eliminazione dei gas serra, garantendo - alcontempo –una maggiore sicurezza alimentare a livello na-zionale, insieme al perseguimento degli obiettivi di sviluppo.

Sempre tenendo in considerazione il territorioil Capitolo tratta altresì della possibilità di una ali-mentazione che sia sana e che riduca il pericolo dimalattie tradizionalmente legate al cibo, come ildiabete.

In conclusione il Capitolo si presenta come unafelice sintesi di considerazioni normative, sociali,economiche e sulla salute che ben riassumono lacaratteristica della risorsa cibo così come viene in-

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a medio termine. Comunque gli Autori ci descri-vono la risorsa in tutte le sue componenti consi-derandone le potenzialità e indicando i punti critici,dovuti a decenni di sfruttamento intenso e talvoltaselvaggio. Gli Autori avvisano tutti, ma in partico-lare il decisore, che non è possibile continuare a

maltrattare questa risorsa, e che bisogna invece im-plementare con maggiore decisione le buone poli-tiche elaborate a livello europeo, nazionale eregionale per una gestione sostenibile delle risorsemarine.

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Parte IV

Gli spazi umani

Dopo aver parlato di utilizzo delle risorse cisembrava logico lavorare su dove l’uomo esercitail suo peso. Per questo semplice motivo la parteIV si intitola Gli spazi umani, perché parla dei luoghi.

Il primo di questi luoghi sono le Aree urbane,Capitolo XIII. Il Capitolo inizia con la definizionedi area urbana, ovvero un’area che comprende una o piùcittà centrali, nonché le aree adiacenti collegate economica-mente a quelle città che tengono occupate in attività non agri-cole il 65% o più delle loro popolazioni economicamenteattive. E’ esattamente il senso delle città, anche se,come spiegano gli Autori del Capitolo, tracciareconfini è sempre più difficile. Il Capitolo non af-fronta i problemi relativi all’inquinamento chesono analizzati in un’altra sezione del libro, ma af-fronta due argomenti fondamentali: gli aspetti le-gati alle aree urbane in quanto ecosistemi,considerando elementi come il comfort ambien-tale messo in relazione alla forma della città, i tra-sporti, il sistema della mobilità e i consumienergetici commisurati all’organizzazione urbana.Nella seconda parte, invece, si faranno brevi cenniai principali accordi comunitari che hanno comefine il raggiungimento della sostenibilità in ambitourbano, mettendo in luce le opportunità date datali accordi alle Amministrazioni Locali. Il Capi-tolo, inoltre, nello spirito di sevizio del libro, nontrascura esempi e buone pratiche che promuovonola sostenibilità in ambito urbano. Una grande at-

tenzione è data anche al ruolo degli Amministra-tori Locali che attraverso strumenti come il Pattodei Sindaci, promuovono la sostenibilità urbana,attuando l’agire localmente, pensare globalmente.

Sulla stessa falsariga concettuale si muove il Ca-pitolo XIV, Le aree agricole. Questo è uno deipochi capitoli dove i tre Autori hanno una appar-tenenza comune, anche se provenienza culturaledifferente. Tutti e tre si sono occupati, e si occu-pano, specificamente, di problemi connessi al-l’agricoltura. Anche qui si è cercato, con successo,di coniugare diverse esperienze. Il Capitolo partedal concetto di sostenibilità in agricoltura che, purnel rispetto dei principi generali, non è uguale aquello generale di sostenibilità. Qui infatti non èpossibile trascurare alcuni elementi che gli Autorihanno ben individuano: il fatto che esiste la ne-cessità di sfamare la gente, il fatto che bisogna sfa-marla in modo economico e salubre, il fatto chebisogna proteggere l’ambiente e il fatto, per finire,che l’agricoltura per sopravvivere deve tendere allamultifunzionalità. Tutto ciò si realizza attraverso unabuona legislazione, che viene in parte riportata, maanche attraverso delle buone pratiche di coltiva-zione e con buoni accordi con altri pezzi di società,come ha fatto Coldiretti.

Il Capitolo XV, Le aree costiere, è un altro diquei capitoli dove si temeva l’impossibilità di tro-vare un accordo tra gli Autori considerato il nu-

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tesa oggi nelle società occidentali: da mezzo di so-pravvivenza, come purtroppo è in molte parti delmondo, a sistema culturale.

L’ultimo capitolo di questa parte, il CapitoloXII, La gestione delle foreste, tiene conto dall’ul-timo presupposto che abbiamo citato: la funzioneculturale dei boschi, oltre la loro funzione ecosi-stemica. Ma andiamo per ordine. Anche in questoCapitolo è stata inserita una parte normativa im-portante perché ci troviamo di fronte a situazionicomplesse che hanno bisogno di una legislazionedi riferimento. E’ importante quindi che il decisoreconosca, ad esempio, le diverse competenze suiboschi in modo da poter decidere senza il rischio

di creare situazioni di immobilismo dovuto al sor-gere di conflitti di interesse. La presenza tra gli Au-tori di esperti forestali, giuristi, naturalisti, hasciolto questo nodo. Cercando, inoltre, di rimanerefedeli all’approccio olistico che il libro vuole se-guire, il Capitolo dedica una buona parte alla mul-tifunzionalità del bosco, analizzandone le diversefunzioni e analizzando i diversi ruoli delle personee comunità coinvolte nella gestione della risorse.Anche in questo capitolo, come in quelli prece-denti, è presente una buona pratica che in questocaso è particolarmente significativa: il tema, infatti,è la relazione tra un prodotto di qualità e il suo ter-ritorio.

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mero, ben 7, e le discipline di appartenenza diffe-renti. E’ un’occasione, questo capitolo, per riba-dire brevemente anche la novità di questo libro,ovvero la collaborazione tra spiriti diversi. Nellaprima parte del Capitolo una particolare attenzioneè stata data ai servizi ecosistemici delle aree co-stiere. Il motivo dell’importanza di questi servizi èevidente: siamo una penisola con gran parte dellapopolazione che risiede nelle vicinanze della costae su gran parte di questa costa si svolge la vita so-ciale ed economica del Paese. Giustamente gli Au-tori ricordano che sulle coste si svolgono i quattroservizi ecosistemici definiti a livello internazionale,ovvero i servizi di fornitura, i servizi di supporto, iservizi di regolazione e i servizi culturali. Il capitolodescrive tutto ciò senza nascondere i problemi re-lativi alla cattiva gestione sia amministrativa cheambientale di questo enorme patrimonio. Interes-sante che il capitolo comprenda esempi di buonee cattive pratiche, specialmente relative alla pre-senza di turismo sulle coste. A questo proposito iltesto pone due problemi che possono essere con-siderati alla stregua del Giano bifronte: il turismocome opportunità ma anche come danno ambien-tale e culturale rispetto alle popolazioni ospitanti.La sostenibilità delle coste non potrà ancora alungo ignorare questo problema.

Certamente Le aree montane, Capitolo XVI,hanno problemi differenti rispetto alle coste, manon ne siamo certi. Quando gli Autori di questoCapitolo partono citando il dissesto idrogeologico,è così diverso dalla erosione delle coste o la ma-trice è comune? Partiamo dalla considerazione,non ovvia, che le aree montane, ci informano gliAutori, costituiscono circa il 35% del totale della su-perficie italiana e, sommate alla parte collinare (con unaquota compresa tra i 200 e i 600 m s.l.m. circa), arrivanoa sfiorare il 77% del territorio nazionale. Siamo unPaese di montagna a questo punto, non di mare, seconsideriamo le aree e non la lunghezza linearecome nel caso delle coste. Ovviamente i problemisono differenti perché se da una parte abbiamo so-vraffollamento, sulle coste, dall’altro si rischia ladesertificazione sociale per l’abbandono e l’alto indicedi vecchiaia. Eppure già solo dalla descrizione delle

Alpi e dell’Appennino si capisce che queste areehanno possibilità enormi sia dal punto di vista am-bientale che dal punto di vista, anche qui, della for-nitura, peraltro gratis, dei servizi ecosistemici. Indefinitiva la somma dei servizi forniti dalla costa edalla montagna ci danno la possibilità di prelievigratis, che avvertono gli Autori, devono essere fatticon rispetto e oculatezza. La lettura di questo ca-pitolo ci introduce a qualche scoperta interessante.Riflettiamo, ad esempio, sulla frase seguente: l’avan-zamento del bosco, inoltre, rappresenta spesso soltanto l’ef-fetto più evidente di un processo altrimenti meno apparentee in qualche modo silenzioso di marginalizzazione, declinodemografico e invecchiamento della popolazione, che inte-ressa la maggior parte delle regioni di montagna ed alta col-lina nel nostro Paese.

Da questa considerazione si sviluppa la partedel Capitolo che propone un turismo intelligentecome possibile soluzione all’abbandono e al disa-stro ambientale.

Disastri che già sono avvenuti in altre aree. IlCapitolo XVII, Le aree industriali, non era all’ini-zio compreso nel libro, ma durante la discussioneun collega ci fece a ragione notare che le aree di-smesse dall’industria creavano un problemaenorme nel Paese, sia dal punto di vista ambien-tale che economico e sociale. Questo stimolo fusubito accolto dalle due Autrici del capitolo chepartono dall’attualità: Negli ultimi anni la vicenda Ilvaha portato nuovamente alla ribalta l’impatto devastante cheinsediamenti industriali non opportunamente gestiti svilup-pano sul territorio e sui cittadini. La riformulazione inchiave green del rapporto tra sistema produttivo e ambientenon costituisce un tema recente: in Italia il problema si èposto in modo irrompente con l’incidente del 10 luglio del1976 all’Icmesa di Meda, episodio le cui conseguenze sonostate talmente scioccanti da determinare l’intervento norma-tivo Europeo con la Direttiva Seveso. Purtroppo agli in-cidenti, pure numerosi, sono seguiti gliinquinamenti devastanti, a Gela, Porto Torres, Ta-ranto. La recessione, inoltre, spesso ha posto granparte della popolazione di fronte all’assurda alter-nativa morire di fame o morire di tumore. Le due Autriciperò ci dicono che non deve essere per forza cosìe lo studio di caso che viene riportato lo dimostra.

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Parte V

Conseguenze della presenza umana

Nei capitoli precedenti abbiamo visto comel’uomo abbia occupato gli spazi e come abbia tra-sformato questi spazi a seconda delle proprie ne-cessità. Abbiamo più volte detto che la presenzadell’uomo non è neutra per quanto riguarda losfruttamento delle risorse e l’impatto sull’am-biente. Avremmo potuto chiamare questa parte Gliinquinamenti, trattando principalmente tale argo-mento. La scelta è stata diversa perché, oltre che diinquinamento, in questa parte si discute anche diimpatti dovuti ai terremoti, al dissesto idrogeolo-gico e all’impatto sulla biodiversità, che in generenon sono considerati forme di inquinamento clas-sico.

Il Capitolo XVIII, Inquinamento dell’acqua,parte da un dato di fatto che l’Italia non può igno-rare: la normativa UE. E’ infatti l’Unione Europeache lancia un pesante allarme sulla salubrità delleacque quando afferma che è stato ipotizzato che entroil 2030 il continuo uso inefficiente delle risorse sarà in gradodi determinare una riduzione del 40% delle risorse idriche.Infatti, sebbene siccità e carenze idriche siano fenomeni incontinua espansione in tutta Europa, le cause maggiori del-l’inefficienza devono essere individuate negli sprechi, dovutialle perdite derivanti dai sistemi di distribuzione. D’altraparte l’accesso a risorse idriche di qualità soddisfacente è an-cora molto problematico in molte zone rurali dell’UE. Laquestione allora non può essere elusa. Allo stessomodo bisogna creare una base di conoscenza sullostato della risorsa, rispondere cioè alla domandaquale è il livello di inquinamento. Gli Autori del Capi-tolo, anche in questo caso appartenenti a quattroIstituzioni diverse, hanno analizzato le principalicause che rendono insalubri, in alcuni casi perico-lose, le acque in Italia, senza trascurare fenomenicome l’eutrofizzazione che non molti anni fa fucausa di ingenti perdite economiche sulle costeadriatiche. Ovviamente il Capitolo non trascura lostato delle acque interne, anche qui evidenziandoi danni al bene ma anche i possibili danni alla sa-lute.

Sulla stessa falsariga si muove il Capitolo XIX,Inquinamento dell’aria e problemi del clima, cheparte anch’esso da una analisi di tipo normativo,anche qui con ampi riferimenti alla UE. L’aria, è

stato già notato, è un bene ambientale che non sivede e dove è difficile esercitare diritti di proprietà.Ora, se da una parte questo è nella logica dellecose, spesso questa situazione ha portato a una de-responsabilizzazione rispetto al criterio di chi in-quina paga. In questo capitolo sono presenti ampiriferimenti a esperienze passate che fanno capo al-l’Enea e al Progetto Vese che ebbe inizio nel 1979e che per primo in Italia pose all’attenzione delmondo scientifico l’importanza dell’analisi degliimpatti sia ambientali che socioeconomici. Anchein questo capitolo vi sono ampi riferimenti ai pro-blemi che l’inquinamento può provocare alla sa-lute delle popolazioni, con conseguenze anchegravi. Non è, quindi, inutile che un decisore pub-blico ne sia a conoscenza, in modo da cercare al-meno di limitare la portata del danno allepopolazioni. E’ per questo che gli Autori, oltre adanalizzare serie storiche dei dati sull’inquinamento,forniscono informazioni precise e leggibili sui prin-cipali inquinanti e sulle relative fonti di emissione.E’ molto apprezzabile che, per spezzare l’approc-cio antropocentrico che contraddistingue questistudi, sia stato fatto uno sforzo notevole per esa-minare le conseguenze dell’inquinamento sulmondo animale, vegetale e sul patrimonio artistico.Il Capitolo, veramente esaustivo, alla fine contieneun cenno al riscaldamento globale e alle sue con-seguenze, in ragione del fatto che oramai la pre-senza di gas a effetto serra è considerata allastregua di un vero e proprio inquinante.

Come per l’aria anche L’inquinamento elettro-magnetico da radiazioni ionizzanti, non ionizzati eda rumore, Capitolo XX, non si vede, anche se nelcaso del rumore si sente. Anche qui vi possono es-sere importanti ripercussioni non solo sulla salutedell’uomo ma sull’ambiente in generale. Il Capi-tolo pone una serie di questioni molto attuali e in-teressanti che vanno dall’energia, soprattuttoriguardo alla presenza di impianti e scorie nuclearidi ogni tipo, fino a tecnologie che usiamo tutti igiorni inconsapevoli dei danni che un uso scorrettoe magari ossessivo può provocare. Il Capitolo trattaanche il tema del rumore, altro argomento quasiscomparso dalla letteratura sui danni da inquina-

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mento, auspicando, in questo caso, anche la revi-sione delle soglie sia in ambienti outdoor che in-door.

In questo Capitolo viene, inoltre, ben espostoun problema molto serio ma spesso trascurato:quello delle sinergie. Ad esempio si parla spesso disoglia di pericolosità di un inquinante ma quasi maidi danni dovuti al superamento di tali soglie daparte di due, tre o enne inquinanti contempora-neamente. A questo proposito si vuole riportareun breve stralcio del capitolo: Analogamente servonostudi sugli effetti sinergici dell’esposizione contemporanea acampi elettromagnetici e ad inquinanti chimici. Uno studiosul tamoxifene e la melatonina, usati come farmaci antitu-morali, suggerisce che possano esserci delle interazioni inquanto l’associazione dell’assunzione di questo farmaco conl’esposizione a campi elettromagnetici di bassa frequenza a1,2 !T ne inibisce l’efficacia. Servono, infine, studi sugli ef-fetti dei campi elettromagnetici in relazione alla condizionedi salute dell’individuo. Sui portatori di protesi metalliche,per esempio, le esposizioni potrebbero avere conseguenze piùimportanti in quanto i metalli si comportano come antenneche concentrano il segnale. Gli studi di sinergia potrebberoportare a dover modulare i limiti di esposizione per la po-polazione in base ai fattori di rischio già esistenti sulle po-polazioni. E’ evidente che questo può provocare unconflitto di interesse e gli Autori lo dicono inmodo chiaro.

Anche il Capitolo XXI, I rifiuti, parte da unadefinizione del quadro normativo europeo e na-zionale e bisogna dire che il confronto era neces-sario in considerazione delle salatissime multe checi arrivano dall’Unione in questo settore per man-canza di rispetto delle direttive. Questo Capitolotratta molto della gestione per due motivi. Il primoè che la gestione dei rifiuti coinvolge un numero didecisori a tutti i livelli amministrativi veramentealto. Il secondo è che attraverso una corretta ge-stione si poterebbero evitare le notevoli perditeeconomiche e i danni ingenti alla salute delle po-polazioni. Non solo. Il Capitolo illustra anche unaserie di buone pratiche e addirittura contiene unparagrafo che discute di Linee guida per il decisorepolitico locale che deve capire, come in altre partidel mondo accade, che il rifiuto può diventare, seben gestito, non un danno ma una opportunitàeconomica. Ed è proprio sulla gestione integratache il Capitolo chiude auspicando: …un ripensa-mento del modello di governance, integrato ed unitario, ca-ratterizzato dalla responsabile partecipazione di tutti gliattori: Istituzioni, come lo Stato, Regioni, Province auto-

nome ed Enti locali, o non Istituzioni, come le società di ge-stione, i Consorzi di Filiera, Ambiti Territoriali Ottimali,riciclatori e tutti gli altri soggetti variamente coinvolti. Larealizzazione di un sistema gestionale integrato, incentratosu un mix di tecnologie complementari e sostenuto da unlato da una puntuale comunicazione, dall’altro da una mi-gliore infrastruttura impiantistica, rappresenta uno deiprimi passi necessari verso la concretizzazione del ciclo in-tegrato dei rifiuti: i fatti dimostrano che questa filiera in-dustriale, incentrata sulla interconnessione delle attività diraccolta, trasporto, trattamento, recupero e smaltimento, nonpuò prescindere da un fattivo rispetto dei principi di auto-sufficienza, prossimità, minimizzazione della movimenta-zione dei rifiuti, raccolta differenziata, riciclaggio e recupero.

Il Capitolo XXII, Il rischio sismico e vulcanico,ci fa cambiare ottica. Fino ad ora abbiamo parlato,con l’inquinamento, di offese che l’uomo apportaall’ambiente. In questo caso parliamo principal-mente di offese che l’ambiente apporta all’uomo.In un Paese come il nostro non possiamo pensaread un rischio sismico uguale a zero: semplicementenon abbiamo il potere di azzerare questo rischio.Ma possiamo invece agire con strumenti tecnolo-gici, statistici, comunicativi, affinché in caso disismi con magnitudo elevata, il danno a cose e per-sone sia estremamente ridotto, come avviene oggi,ad esempio in Giappone.

Non sembra che gli avvenimenti post terre-moto in Abruzzo vadano in questa direzione,anche se, come ci dicono gli Autori, esistono inItalia approcci differenti alla ricostruzione post ter-remoto ed esperienze reali che vanno nella dire-zione dell’adozione di un efficace principioprecauzionale. Quasi sullo stesso piano si muove ilrischio vulcanico che mostra una differenza fon-damentale con il rischio sismico, infatti: la vulnera-bilità a fronte di eventi vulcanici è sempre molto elevata,pertanto il rischio vulcanico dipende essenzialmente dallapericolosità dei siti e dalla esposizione. Al contrario di quellosismico, diffuso su tutto il territorio nazionale, il rischio vul-canico è localizzato in poche aree, dove sono localizzati i co-siddetti vulcani attivi e i vulcani quiescenti. I primi sonoquelli che hanno dato eruzioni negli ultimi anni e che, es-sendo in condizioni di condotto aperto, non rappresentano si-tuazioni di estrema pericolosità a breve termine, in Italiasono l’Etna e lo Stromboli; i secondi sono quelli che hannodato eruzioni negli ultimi diecimila anni: alcuni di questisono attualmente in fase di riposo in condizioni di condottoostruito, come il Vesuvio, Vulcano e i Campi Flegrei; tragli altri vanno citati i Colli Albani, Ischia, Lipari, Pana-rea e Pantelleria. Un vulcano è considerato estinto se non si

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Parte VI

La sostenibilità come sfida del futuro

È bene dire subito che questi tre capitoli del-l’ultima parte non concludono. Il filo che li lega èche, a differenza degli altri, hanno più a che farecon il sociale, e abbiamo ormai imparato che il so-ciale è parte integrante della sostenibilità. Anchel’economia è scienza dell’uomo ed è quindi sociale,e anche l’economia dell’ambiente, come si leggenella citazione all’interno del Capitolo XXV, Ilruolo dell’economia: Gli aspetti economici dei problemiambientali rivestono un’importanza sempre maggiore nellanostra epoca. Ciò è naturale: infatti la risoluzione dei pro-blemi dell’ambiente richiede l’impiego di risorse economicheingenti e crescenti, mentre per la prevenzione di nuovi pro-

blemi ambientali occorrono una modifica sostanziale dellecaratteristiche dei processi produttivi e di consumo e un par-ticolare orientamento del progresso tecnologico. Questa ci-tazione illustra molto bene sia la complessità deltema sia la possibilità di soluzioni idonee. Una seriedi punti fermi: la necessità di andare verso unagreen economy che non sia solo l’insieme di tec-nologie ma comprenda una visione nuova del-l’economia, come suggerito dall’Unep; la necessitàdi inglobare i beni comuni anche immateriali, qualiil clima, nelle considerazioni economiche; la ne-cessità di considerare i vantaggi di carattere eco-nomico e occupazionale di un modo nuovo di

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sono verificate eruzioni da almeno diecimila anni. Nonsembra però che in Italia vi possa essere questapossibilità.

Nel Capitolo XXIII Rischio da frane e da allu-vione, ci troviamo di fronte a un caso ibrido che gliAutori evidenziano molto bene: Quello che comune-mente viene definito come dissesto idrogeologico non è altro,quindi, che la manifestazione dei naturali processi evolutividel territorio. Sono fenomeni che possono provocare danniconsistenti alle infrastrutture ed agli insediamenti antropiciche ne sono coinvolti e, quando sono caratterizzati da mo-dalità di accadimento piuttosto rapide, possono mettere a ri-schio anche l’incolumità delle persone. Ma l’interazione tradissesti ed attività antropiche è di tipo reciproco e spesso mo-dalità inappropriate di utilizzo e gestione del territorio sonoall’origine di un’amplificazione dei dissesti in atto o del-l’innesco di nuovi. Non sono rari, infatti, gli esempi di nuoviinsediamenti progettati e/o realizzati senza valutare la pe-ricolosità geomorfologica e/o idraulica dei siti, così come sonopurtroppo frequenti casi in cui l’assenza di una corretta ma-nutenzione idraulica del territorio e/o l’uso di pratiche agra-rie inidonee favoriscono sia i fenomeni gravitativi sui versantisia l’incremento degli eventi di piena. E’ tutto moltochiaro e gli Autori ritornano sull’argomento pertutto il Capitolo. Non si limitano però agli allarmiche lascerebbero indifferente il decisore locale. NelCapitolo si parla diffusamente di prevenzione,come per i terremoti, della gestione dell’emer-genza, punto ancora debole in Italia e poi degli in-

terventi di mitigazione del rischio che, contraria-mente a quanto si crede, avrebbero una ricadutapositiva notevole sul territorio e sulle casse delloStato. Possiamo chiederci se tutto ciò sia fattibile:la risposta la troviamo negli esempi di buone pra-tiche che il Capitolo riporta.

Il Capitolo XXIV, Impatti sulla diversità biolo-gica, è stato definito dagli stessi Autori come unCapitolo olistico. Potremmo dire che tutti gli im-patti negativi visti nei capitoli precedenti si riper-cuoto sulla biodiversità. Questo è il motivo per cuiin questo Capitolo sono molto numerosi i riferi-menti incrociati con gli altri capitoli. Non sembrainutile qui ricordare, per capire l’importanza diquesto tema, che l’Italia possiede circa i due terzidella biodiversità europea ed è quindi maggiore lanostra responsabilità di fronte a possibili irreversi-bili perdite.

Gli Autori fanno due sforzi veramente degni dinota: da una parte cercano, con successo, di deli-neare una buona metodologia comune all’analisidegli impatti, impresa ardua in considerazione delladiversità delle fonti di impatto, e dall’altra analiz-zano gli impatti principali andando a cercare leprincipali cause che partono da presupposti diversicome l’economia, i fattori ambientali e anche i fat-tori sociopolitici, che non devono essere trascuratie che sono fondamentali nell’aiutare il decisionmaker a prendere buone decisioni.

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produrre e consumare beni e la possibilità di unagestione dell’inquinamento basata su meccanismidi mercato. Questi sono i temi che bisogna af-frontare e nel capitolo si dimostra, attraverso lebuone pratiche, che se un altro mondo è possibile,lo è anche un’altra economia.

Come è possibile un altro Turismo, CapitoloXXVI. Esiste infatti, nei paesi come l’Italia, unarelazione strettissima tra turismo ed economia, re-lazione che potrebbe migliorare di molto dal puntodi vista dei ricavi economici in futuro. Siamo unPaese che possiede la gran parte del patrimonio ar-tistico del mondo, di quello naturale si è già detto.E’ possibile allora che si parli del turismo comeelemento di degrado, piuttosto che di sviluppo? E’il primo tema che gli Autori affrontano analiz-zando gli impatti non solo sul territorio ma anchesulla popolazione e sulla cultura locale. La soste-nibilità è anche fattore sociale, come abbiamo piùvolte ripetuto, e molto spesso l’insostenibilità delturismo trova le sue causa proprio nei fattori cul-turali. Tutto ciò non è affatto irreversibile se, comefanno gli Autori, si pensa al turismo come oppor-tunità di sviluppo locale presupponendo, ad esem-pio, che il turismo non sia contro ma a favore dellapopolazione. Vi è però la necessità di forti azionipolitiche sia a livello nazionale che locale.

Di queste azioni vi è bisogno anche per Pren-dere buone decisioni politiche, titolo del CapitoloXXVII che chiude il libro non a caso. Ne abbiamoparlato tanto ma non abbiamo fino ad ora dettopraticamente come fare. Ce lo dicono gli Autoriche, partendo dalla strade istituzionali esistenti,come la VIA e la VAS, che sembrano comunqueinsufficienti a causa della visione meccanicista che pre-vale ampiamente sia negli approcci di studio dell’ambientesia nelle strutture organizzative delle amministrazioni. Aqueste strutture fanno capo certe pratiche. Biso-

gna allora, se non possiamo modificare già daadesso le strutture amministrative, cambiare per lomeno l’approccio e l’esperienza francese dellalegge Grenelle, che viene riportata, sembra unbuon punto di partenza. E’ sufficiente possiamochiederci? La risposta degli Autori è semplice: no.Bisogna comunque aumentare la partecipazionedel cittadino, il livello di informazione, di comuni-cazione, come dimostrano le buone pratiche ri-portate, ma bisogna anche rendersi conto cheabbiamo bisogno di buoni sistemi di supporto alledecisioni perché: Nell’era moderna la correlazione e laglobalizzazione delle azioni e degli affari dell’umanità di-ventano sempre più evidenti, sebbene spesso le conseguenzene siano sconosciute. Questo fatto, unitamente alla semprepiù spinta e crescente capacità tecnologica nel campo dell’in-formatica e delle discipline correlate, spiega il perché dell’in-cremento nella creazione e nell’uso di modelli informatizzatisia per la ricerca, che per la messa a punto di strategie po-litiche. Anche nel campo delle valutazioni degli effetti delleattività umane sull’ambiente si assiste ad un continuo in-cremento nella produzione e nell’uso di modelli informatiz-zati. Il vantaggio principale consiste nel fatto che in tal modoenormi quantità di dati ambientali possono essere gestiticontemporaneamente, e calcoli complessi possono essere ese-guiti velocemente, sia per valutare situazioni attuali, sia pereffettuare proiezioni nell’ambito di scenari alternativi.

Lo sviluppo sostenibile è un problema multidi-mensionale, l’abbiamo ripetuto spesso in questolibro. Problemi di questo tipo richiedono allora me-todi di valutazione multicriteriale che consentono di affron-tare valutazioni comparative e di classificare una serie dialternative usando un insieme di regole decisionali. E’quello che infine il Capitolo propone tenendoconto che questi modelli già esistono e funzio-nano: è il caso quindi che chi deve prendere deci-sioni lo sappia.

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Gli Autori, i Coordinatori e il Comitato di redazione

1. Ciro Accanito, laurea in Ingegneria chimica e master in statistica ed economia aziendale,Consulente ADR e Environment professional, Eni S.p.A.

2. Valentina Alberti, Laurea in Architettura, PhD student in Pianificazione Territoriale e Urbana,Dipartimento Pianificazione Design Tecnologia dell'Architettura “Sapienza”, Università di Roma

3. Oscar Amerighi, PhD in Economics, I Ricercatore in Enea, Responsabile del ServizioProspettive Tecnologiche per la Sostenibilità

4. Massimo Angelone, laurea in Geochimica e Vulcanologia, I Ricercatore Enea5. Bruno Baldissara, laurea in Ingegneria, Ricercatore in Enea 6. Massimo Bastiani, laurea in Architettura, Coordinatore Tavolo Nazionale Contratti di Fiume7. Mariantonia Bencardino, laurea in Ingegneria ambientale, Ricercatore di III livello presso

l'Istituto sull'Inquinamento Atmosferico del CNR8. Andrea Bianco, laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Dottore di ricerca in

Sociologia dell’Ambiente e del Territorio, Tecnologo III livello presso Ispra, DipartimentoAcque Interne e Marine

9. Emanuele Blasi, laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Agrarie, Phd in Economia e Territorio.Assegnista di ricerca presso Università degli Studi della Tuscia

10. Patrizia Bonanni, laurea in Chimica, Primo Tecnologo Ispra11. Giovanni Bongiovanni, laurea in Ingegneria Nucleare, I Ricercatore, Enea12. Antonio Boggia, laurea in Scienze Agrarie, Professore associato di Economia ed Estimo

ambientale Università degli Studi di Perugia13. Gaetano Borrelli (Curatore - Comitato di redazione), laurea in Sociologia e Filosofia, I Ricercatore in

Enea, Professore a contratto “Sapienza” Università di Roma14. Carlo Brini, laurea in Veterinaria, già Dirigente Veterinario ASL di Biella, Consulente veterinario15. Silvia Brini, laurea in Chimica. I Tecnologo Ispra, Responsabile settore valutazione ambiente

urbano 16. Leonardo Cannavò, laurea in Filosofia, Ordinario di Metodologia e tecnica della ricerca sociale,

"Sapienza" Università di Roma (Coordinatore)17. Alessandro Caramis (Comitato di redazione), laurea in Sociologia, dottore di ricerca, Ricercatore

Istat, Membro del Comitato Scientifico F.I.M.A.18. Paola Carrabba (Comitato di redazione), laurea in Scienze Naturali, Ricercatrice in ENEA 19. Adriano Ciani, laurea in scienze agrarie, Professore ordinario di Scienze zootecniche Università

di Perugia, Professore 20. Mario C. Cirillo, laurea in Ingegneria, Responsabile Servizio Valutazioni Ambientali in Ispra

(Coordinatore)21. Paolo Clemente, Ingegnere Civile, Dottore di ricerca in Ingegneria delle Strutture, Dirigente di

ricerca, Responsabile Prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti, Enea (Coordinatore)22. Cinzia Coduti, laurea in Giurisprudenza, dottorato in Diritto commerciale, Consulenza legale

Area Ambiente e Territorio, Coldiretti23. Andrea Sante Colosimo, laurea in Economia e Commercio, Ricercatore Enea 24. Carla Creo, laurea in Scienze Biologiche, specializzazione in microbiologia I Ricercatore Enea25. Antonella Crisari, laurea in Scienze Biologiche, Environmental professional Eni – Direzione

HSEQ

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26. Mauro Cristaldi, naturalista, Professore associato di Anatomia Comparata per Scienze Naturali,Dip. di Biologia e Biotecnologie "C. Darwin", Centro di Ricerca per le Scienze Applicate allaProtezione dell'Ambiente e dei Beni Culturali “Sapienza” Università di Roma

27. Francesca Cubeddu (Comitato di redazione), laurea in Sociologia, “Sapienza” Università di Roma,dottorato in Scienze sociali Roma Tre

28. Laura Cutaia, laurea in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio, Dottorato di ricerca inIngegneria dei materiali materie prime e metallurgia, Ricercatrice Enea

29. Roberta Delfanti, laurea in Chimica, Dirigente di ricerca in Enea, Responsabile Unità TecnicaAmbiente Marino

30. Lando Desiati, laurea in Scienze forestali e ambientali, Master di I livello in Progettazione econservazione del giardino e del paesaggio, Master di II livello in Scienze della sicurezzaambientale, Commissario Capo del Corpo Forestale dello Stato

31. Barbara Di Giovanni, laurea in Giurisprudenza, Ricercatrice Enea32. Ilaria D’Elia, laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Dottorato in Ingegneria Civile

presso l’Università degli Studi di Perugia. Ricercatrice in Enea.33. Cristina Di Leo, laurea in Scienze Biologiche e in Scienze Naturali, Environmental professional,

Eni – Direzione HSEQ 34. Vincenza Di Malta (Comitato di redazione), laurea in Sociologia e Urbanistica e Sistemi Informativi

Territoriali. Ricercatrice. Dipendente di Capitale Lavoro SPA, Società in House della Provincia diRoma. Cultore della materia presso La Sapienza di Roma

35. Luca Maria Falconi, laurea in Geologia, Ricercatore in Enea36. Emanuela Fanelli, laurea in Scienze Biologiche, Dottorato in Ecologia e Gestione delle Risorse

Biologiche, I Ricercatore Enea37. Bruna Felici, laurea in Sociologia, Ricercatrice Enea38. Andrea Fidanza, laurea in economia e commercio, Tecnologo Enea39. Alfredo Fontanella, laurea in Ingegneria Chimica, I Ricercatore Enea40. Cristiano Foschi, laurea in Scienze Biologiche, Dottore di ricerca in Igiene Industriale e

Ambientale, Ospite presso il Dip. di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin, “Sapienza”Università di Roma

41. Rosa Franzese (Comitato di redazione), laurea in Scienze statistiche ed economiche, Funzionariostatistico, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti

42. Maria Gaeta, laurea in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio, Ricercatrice Enea43. Domenico Gaudioso, laurea in Ingegneria chimica, I Ricercatore Ispra, Responsabile Servizio

Monitoraggio e Prevenzione degli Impatti sulla Atmosfera44. Roberto Iacono, laurea in Fisica, I Ricercatore in Enea45. Arianna Lepore, laurea in Chimica, Tecnologa presso Ispra46. Carlo Manna, laurea in Ingegneria edile, ex Dirigente di ricerca Enea, consulente Ministero

Ambiente (Coordinatore)47. Fiorenzo Marinelli, laurea in Biologia, Istituto di Genetica Molecolare del CNR, Bologna48. Marco La Monica, laurea in Economia e Gestione del Territorio, Dottorando in Economia e

Territorio presso l'Università degli Studi della Tuscia di Viterbo in partnership con l'Enea49. Sergio La Motta, laurea in fisica, I Ricercatore in ENEA, Rappresentante italiano nella Low

Carbon Societies Research Network, Focal Point ENEA per il trasferimento delle tecnologie inambito Convenzione sul Clima

50. Marco Migliozzi, laurea in Sociologia, Area Knowledge HSE in Eni, Comunicazione grafica,fotografia e art visual

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51. Domenica Mirauda, laurea in Ingegneria Civile Geotecnica, presso Università della Basilicata,Ricercatrice di Ruolo presso la stessa Università, Amministratore Unico della società di spin-offaccademico Enviromental Engineering Services srl (EES) (Coordinatrice)

52. Anna Rosa Montani, laurea in scienze politiche, Professore Associato settore disciplinareSociologia del territorio, dell’ambiente e del turismo, “Sapienza” Università di Ronma

53. Ernesto Napolitano, laurea in Scienze Nautiche, Ricercatore in Enea54. Biagio Naviglio, laurea in Chimica industriale, I Ricercatore Stazione Sperimentale per l’Industria

delle Pelli e delle Materie Concianti 55. Mariella Nocenzi, laurea in scienze Politiche, Ricercatrice di Sociologia e docente di Politiche

sociali per il Governo locale, “Sapienza” Università di Roma56. Laura Maria Padovani, laurea in Scienze biologiche, Dirigente di ricerca, Enea (Coordinatrice)57. Barbara Pancino, laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie, PhD in Politica Agraria. Ricercatore

presso Università degli Studi della Tuscia58. Eleonora Pieralice, laurea in Operatore Statistico-Giuridico nella Pubblica Amministrazione.

Ricercatrice, Responsabile Ufficio di Statistica Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricercaper i Trasporti)

59. Giorgio Pineschi, laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, Dirigente presso la Sogesid(Società in house del Ministero dell’ambiente)

60. Tanja Poli (Comitato di redazione), laurea in Scienze politiche e delle relazioni internazionali pressola LUISS, consulente legale in materia ambientale

61. Ombretta Presenti, laurea in Scienze Politiche, Ricercatrice Enea62. Claudio Puglisi laurea in Scienze geologiche, I Ricercatore, Enea63. Marco Rao, laurea in Economia, Ricercatore Enea64. Michele Reginaldi, architetto, dottorando in Pianificazione Territoriale e Urbana, “Sapienza”

Università di Roma65. Rita Salvatore, laurea in Lingue e letterature straniere, Dottorato di ricerca in Politiche sociali e

sviluppo locale. Assegnista post-doc presso Università di Teramo66. Mauro Sanciolo, laurea in Ingegneria chimica e master in management ed economia dell’energia e

dell’ambiente, Environment professional Eni S.p.A67. Lucia Scarpitti, laurea in Scienze statistiche e demografiche, I Ricercatore Enea, Dirigente presso

il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per 10 anni68. Agata Scuderi, laurea in Chimica, Responsabile HSE Knowledge Management, Eni Spa69. Nicola Stolfi, laurea in Ingegneria idraulica, Direttore "Gruppo 183" Associazione Onlus per la

difesa del suolo e delle risorse idriche, ex Responsabile nazionale Ambiente ConfederazioneItaliana Agricoltori

70. Germana Szpunar, laurea in Scienze Naturali, Dottore di ricerca in Biologia Animale, Ospitepresso Dipartimento di Biologia e Biotecnologie "Charles Darwin". Docente di Matematica eScienze Istituto Salesiano PIO XI

71. Lucio Triolo, laurea in Chimica, consulente chimico Dip. di Biologia e Biotecnologie CharlesDarwin, “Sapienza” Università di Roma

72. Teresa Dina Valentini, laurea in Sociologia, Responsabile HSE Planning, Control & KowledgeEni corporate Coordinatrice - Comitato di redazione)

73. Virna Venerucci, laurea in Architettura, esperta in urbanistica ambientale, Ricercatrice inEcoazioni

74. Vladimiro Verrubbi, laurea in Geologia, Dirigente di Ricerca in Enea75. Marco Zavatarelli, Dottorato di Ricerca in Scienze Ambientali Marine, Ricercatore Alma Mater

Studiorum Università di Bologna, Dipartimento di Fisica e Astronomia

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Edito dall’ENEA

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Stampa: Laboratorio tecnografico – Centro Ricerche ENEA Frascati

Gennaio 2015

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