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La Sorgente La Sorgente Anno XXVI - N. 210 APPUNTI DI VITA DELLA PARROCCHIA DI POVEGLIANO VERONESE Stampa: Universo Gutenberg - Redazione: P.zza IV Novembre, 2 - Responsabile don O. Checchini.

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LA SORGENTE -

La SorgenteLa Sorgente

Anno XXVI - N. 210 APPUNTI DI VITA DELLA PARROCCHIA DI POVEGLIANO VERONESE

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2 LA SORGENTE - Dicembre 2011

I l nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere – da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali –, ma racchiude ormai, e in maniera definitiva e incancellabi-

le, la novità gioiosa e liberatrice di Cristo salvatore.

Proprio nel Bambino di Betlemme possiamo con­templare in modo parti-colarmente luminoso l’incontro dell’eternità con il tempo, come ama espri-mersi la liturgia della Chiesa.

Il Natale ci fa ritrovare Dio nella carne umile e debole di un bambino. Non c’è qui forse un invito a ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle ore della nostra vita quotidiana? Non è forse un invito a scoprire che il nostro tempo umano – nei momenti belli come in quelli difficili e pesanti – è incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che è il Signore stesso?.

Come ci dice San Pietro "siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po' di tempo, afflitti da varie prove".

Natale arriva, il Signore bussa alla porta della nostra casa, ci troverà svegli o addormentati? San Paolo afferma: "è ormai tempo di svegliarvi dal son-no, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti".

Il tempo umano, è pieno della presenza di Cristo. Da cosa vediamo la presenza del Signore? Nella voglia e nella capacità dei suoi discepoli di testimoniare l’amore di Dio, specie verso i più biso­gnosi.

Il momento presente genera preoccupazione per la precarietà in cui versa-no tante famiglie e chiede all’intera comunità di essere vicina a coloro che vivono in condizioni di povertà e disagio.

Dio, infinito amore, infiammi il cuore di ciascuno di noi con quella carità che lo spinse a donarci il suo Figlio unigenito.

Buon Natale don Emanuele

e don Osvaldo

Dal Natale viviamo nel tempo di Dio

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G esù è franco e deciso quando entra in relazione con le persone. Non conosce momenti di dubbio, esitazioni o ripensa-

menti e anche quando sembra prigioniero di qualche misera autorità umana, sconvolge le po-che sicurezze che hanno questi poveri uomini. In un mondo religioso, poi, che lega la salvezza dell'individuo ai cavilli legali più strani, Egli pro-clama il primato della fede e dell'amore. Se uno legge i Vangeli, nota immediatamente l'estrema importanza che Gesù attribuisce alla fede. Bal-zano agli occhi le lodi per coloro, anche pagani, che davanti a Lui la esprimono con umiltà e tena-cia. La Cananea che con insistenza chiede la guarigione della figlia, non molla di fronte all'ap-parente durezza di Cristo. Non si scompone di fronte alle occhiatacce degli apostoli che, scusa-te, la manderebbero volentieri a quel paese. Ac-cetta di essere trattata come un cagnolino che si accontenta delle briciole. Gesù, dopo averla messa alla prova, la gratifica con elogio straordi-nario: "Grande, donna, è la tua fede." E le guari-sce la figlia. Un centurione di Cafarnao chiede aiuto a Gesù per il servo malato. Gesù è pronto ad andare a guarirlo. Il centurione era un pagano e si sentiva indegno di riceverlo a casa sua."Signore non son degno che tu entri in casa mia; di' una sola parola e il mio servo sarà guari-to." E chi assiste alla Messa, prima di ricevere il corpo di Gesù, confessa la propria indegnità ripe-tendo le parole di questo pagano. E quante volte Gesù, dopo un miracolo, dice "Va', la tua fede ti ha salvato!" ? Agli Apostoli "Se avrete fede e non dubiterete potrete superare ogni ostacolo." Se dubitano li apostrofa così: "Gente di poca fede!" A Tommaso, che era assente quando era appar-so ai suoi compagni, e fa un po' il difficile: "Se non vedo… e non metto il mio dito...", Gesù fa questo rimprovero : "...non essere incredulo, ma credente" e poi: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto, beati quelli che non hanno visto e han-no creduto!" . La fede. C' è poco da scherzare. Gesù non fa sconti. La esige.

Ma allora cos'è la fede? Un'ossessione di persone nevrotiche che hanno perso il senso della realtà, un rifugio immaginario per i deboli, per i reietti della vita, un'estrema speranza per i delusi che hanno fallito l'assalto al successo, alla ricchezza, ai piaceri e non sono saliti nell'olimpo dei Vip? No! La fede è una visione nuova della realtà, una vita che si sviluppa nella profondità della coscien-za, è una luce che mostra sentieri sconosciuti, è un'esperienza che non ti arriva dai libri. E nello stupore di questa novità l'anima come d'impulso ripete: “Io credo". Nasce in te, come una nuova certezza che ti afferra e ti dice che in te è nata la verità. Tutto ritrova il suo posto come d'incanto. Sei in una nuova dimensione. Dal mondo del visi-bile e del misurabile sei passato ad una svolta sostanziale del tuo essere che viene assorbito nel mondo della vera, anche se invisibile, realtà. Sentiamo qualche testimone dei nostri giorni. "E' questa visione di fede che, malgrado tutto, rende la mia esistenza radiosa". La testimonianza è di Leonardo Mondadori, nipote di Arnoldo fondato-re della famosa casa editrice a Verona. Quel malgrado tutto indica un corpo assalito da varie formazioni tumorali, un matrimonio fallito e al-tro. Il racconto della sua conversione è affidato ad un piccolo libro intervista di Vittorio Messori, in cui c'è una riflessione interessante in cui affer-ma che, nonostante la sua laurea in filosofia, non aveva saputo dare delle spiegazioni intellettuali della sua fede. Aveva solo raccontato la storia di un' esperienza. Ma è così. Tutta la persona viene coinvolta nel processo di liberazione il cui signifi-cato non può essere esaurito da una logica pu-ramente umana.Tutto, finalmente, aveva un senso, per lui. Persino le colpe, gli errori veniva-no vissuti sotto un'ottica nuova. Il dubbio, il tor-mento, le bufere dell'anima erano sfociate nella pace della misericordia del Padre. La fede è vita, e solo l'esperienza vissuta può spiegare una vita.

Marcello Montagnoli

(continua)

LA FEDE è un’esperienza

oltre ma non contro la ragione

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A nche quest’anno ci prepariamo a festeggiare

il Natale. Strade abbellite, alberi pieni di de-

corazioni e oggetti vari. Per non dimenticare i

regali, dai più utili ai più strani, ma che costituiscono,

per gran parte delle famiglie di tutto il mondo, una

tradizione irrinunciabile. Certo, l’atmosfera del perio-

do natalizio fa sorridere e fa pensare

ad altro, aiutando a dimenticare,

sebbene per poco tempo, il periodo

difficile che ci troviamo ad affronta-

re. Una domanda, però, sorge spon-

tanea. In tutto questo luccicare, nel-

le vetrine dei negozi addobbate a

festa e nella gara a cercare i prezzi

dei cesti più convenienti: è

l’atmosfera materiale o quella spiri-

tuale del Natale che ci strappa un

sorriso in un momento così critico?

È la gioia di aprire il regalo sotto

l’albero la mattina di Natale o la

gioia del pensiero di una nuova vita

che sta per arrivare? La risposta non

è così scontata. Per il semplice mo-

tivo che il Natale si sta trasforman-

do sempre più in una questione di

mercato, una gara tra chi vende di

più e quello che, alla fine della fe-

sta, si perde è il senso puro e sem-

plice del Natale. Viviamo in una

società ormai frenetica, sempre di corsa, in cui non ci

si ferma mai per pensare. Per il Natale non c’è più

posto. Ci si dimentica di Gesù che nasce per salvare

l’umanità, del dono di Dio per aiutare gli uomini per-

ché in Gesù c’è la dimostrazione dell’amore di Dio

per noi.

Ma una persona fondamentale, senza la quale nulla

sarebbe accaduto, è Maria, che giovanissima fu messa

davanti a una scelta: portare in grembo colui che sa-

rebbe diventato il salvatore di tutti gli uomini. Maria

accettò senza esitazione, accettò di servire Dio e di

compiere quello a cui era destinata. “Avrai un figlio,

lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” queste sono le

parole pronunciate dall’arcangelo Gabriele a Maria,

che appena sedicenne dimostrò la forza e la maturità

di una donna adulta.

Chi mai l’avrebbe fatto? Chi mai avrebbe accettato

una cosa simile? Era un compito che nessuna donna si

sarebbe sentita pronta ad affrontare: all’improvviso

rimanere incinta, crescere un figlio e perderlo. Tutto

per volere di Dio che alla fine strappa il figlio alla

madre per riaverlo con sé nel Regno dei Cieli.

Il rapporto tra Gesù e Maria è un rapporto speciale

madre-figlio: è Maria che conforta Gesù, che lo guida

nel cammino della vita, è presente al battesimo nel

fiume Giordano ed è presente alla sua morte mentre

piange il corpo di Cristo crocifisso. Trentatre anni di

amore e dedizione al figlio che caratterizza Maria

come un esempio di forza e coraggio, di amore incon-

dizionato, ma soprattutto di fiducia verso Dio. Maria

è madre di Cristo, ma anche madre di tutti gli uomini,

di tutti noi e ripensando alla sua figura semplice e

pura, come il Natale o come dovrebbe essere il Nata-

le, ci si rende conto che la figura della donna e della

madre è fondamentale. Sulle donne spesso grava il

peso della famiglia, dei figli, del lavoro fuori e dentro

casa. Maria è portavoce, oggi più che mai, di tutte le

donne ed è attraverso di lei come madre di Cristo che

rivive lo spirito del Natale al centro del quale c’è la

famiglia al di là degli addobbi e dei regali.

AUGURI DI BUON NATALE!

MARIA: SIMBOLO DI TUTTE LE DONNE

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L a nebbia fitta e il freddo di questi giorni

passati non sono stati un buon motivo per

fermare il fermento missionario che in que-

sta scorsa settimana ha caratterizzato la vita della

comunità parrocchiale di S. Martino Vescovo di

Povegliano. Quattro missionari: P. Ignazio, Rita,

Edileusa e Chiara, provenienti dalla Comunità Mis-

sionaria di Villaregia di Lonato (BS), una giovane

opera nella Chiesa fondata nel 1981, hanno animato

la prima tappa della missione che coinvolge la par-

rocchia.

Ogni incontro ed ogni attività sono stati motivo di

stupore per la possibilità di fare esperienza di quan-

to bello sia poter lavorare e vivere insieme. Dai più

piccoli ai più grandi è stata tangibile la gioia di rea-

lizzare insieme qualcosa che da soli non saremmo

riusciti a fare.

Particolarmente riuscita è stata l’esperienza della

preghiera del mattino, il “Buon giorno Gesù”, avve-

nuta nelle rispettive palestre delle Scuole Elementa-

ri e Medie. La presenza dei bambini e dei ragazzi è

andata aumentando, stupendo i missionari e i geni-

tori con la loro fedeltà e costanza! Alcuni bambini

delle elementari che facendo il “tempo pieno” a

scuola non frequentano il sabato, hanno “buttato giù

dal letto” le mamme perché li accompagnassero, lo

stesso per la preghiera e la colazione insieme ai

compagnetti di scuola. Una cioccolata calda e una

brioche, servita con amore dai numerosi volontari

della parrocchia (che ringraziamo) li attendeva, in-

fatti, prima delle ore scolastiche.

Gli stessi bambini e ragazzi sono stati raggiunti du-

rante l’orario scolastico nelle classi per un interven-

to di educazione alla mondialità e nelle ore di cate-

chismo. Si sono lasciati coinvolgere nella costruzio-

ne di un ponte di solidarietà e di amore che aveva

come meta il Brasile. Tanti di loro, insieme agli a-

dolescenti e agli animatori, hanno infatti aderito con

entusiasmo e gioia all’«Operazione scatoletta» che

li ha coinvolti insieme al gruppo missionario par-

rocchiale, ai catechisti e ai genitori per la raccolta di

alimenti a lunga scadenza da inviare in missione.

In altri momenti sono stati incontrati i gruppi degli

adolescenti, gli animatori, i rappresentati delle nu-

merose Associazioni presenti nel territorio, i genito-

ri dei bambini e varie famiglie, che si sono genero-

samente messe a disposizione per accogliere un

missionario durante i pranzi o le cene. Ogni incon-

tro è stata un’occasione per conoscersi e scambiarsi

l’esperienza di vita. La preghiera durante la Veglia

Missionaria, l’incontro con gli ammalati, accompa-

gnati dai Ministri dell’Eucaristia, le Celebrazioni

Eucaristiche feriali e festive sono state un’occasione

preziosa per condividere l’incontro con i parroc-

chiani attorno alla mensa della Parola di Dio e

dell’Eucaristia.

Durante la nostra permanenza a Povegliano abbia-

mo gioito nel vedere tante persone che si mettono a

disposizione per i servizi più diversi; abbiamo colto

una ricchezza di doni e tanta sensibilità per aiutare

chi ha qualche necessità. Abbiamo chiesto al Signo-

re per la comunità cristiana che possa far crescere e

sperimentare la gioia di lavorare insieme.

La settimana è trascorsa in fretta, e il momento dei

saluti è giunto presto. Ma la domenica pomeriggio

non c’è stato un addio, bensì un “arrivederci” al

prossimo 11 dicembre nella sede dei missionari a

Lonato. Don Osvaldo ha aiutato ciascuno a guarda-

re a questa esperienza come ad un germoglio, cioè

in una prospettiva di crescita da cui più avanti si

potranno cogliere frutti.

L’esperienza di benedizione che ciascuno ha vissuto

in questi giorni possa ingrandirsi sempre di più du-

rante il cammino che verrà condiviso. Lo auguria-

mo a tutti e in modo particolare a don Osvaldo e a

don Emanuele, sacerdoti e pastori instancabili nella

dedizione alla comunità parrocchiale di Povegliano.

A tutti diciamo un sincero GRAZIE per

l’accoglienza accordata e per ogni gesto di attenzio-

ne e di solidarietà a favore dei più poveri.

I missionari della Comunità

Missionaria di Villaregia

PARROCCHIA: CASA DI COMUNIONE

E MISSIONE

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D al 15 al 20 novem-bre ci sono stati a Povegliano quattro

missionari.

Fra i significati di missionario, mi piace molto la definizione “lottare con spirito”. Lottare, perché in una società laica come la nostra o cristiana “fai

da te” (vado a messa quando mi sento…) parlare di Gesù Cristo e del suo messaggio è un’impresa. Spirito, inteso come Spirito Santo, che gui-da e illumina coloro che dif-fondono il messaggio evan-gelico.

I missionari si sono spesi

molto cercando un dialogo con tutte le persone che han-no potuto incontrare. Un dia-logo diretto, spontaneo, che ha messo al centro la perso-na. Non discorsi astratti o ge-nerici, ma pratici e concreti perché la Chiesa siamo noi. La Chiesa è fatta di persone

LA CHIESA E’ FATTA DI PERSONE REALI:

IO, TU E I NOSTRI VICINI

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reali: io, tu, i nostri vicini. Le persone di Povegliano.

I missionari sono venuti per ricordare a tutti noi che la Chiesa di Povegliano non sono i singoli preti e le perso-ne che contribuiscono allo svolgimento delle attività in parrocchia, ma tutti noi che con le nostre personalità possiamo creare comunione cristiana. Sono venuti a ricor-darci che Dio ci ama e ci accoglie come figli. Dio ci perdona. Una comunità che si ricorda questo è una comunità che cerca di superare i propri egoismi e si apre agli altri. Fa dono di se stessa. Sentirsi re-sponsabili per gli altri non è facile. Per fare gesti di altruismo bi-sogna riuscire a ve-dere l’altro, ma spes-so siamo troppo pre-si

dall’autoaffermazione perso-nale e l’altro non è più nostro fratello ma un estraneo.

I bambini e i ragazzi di Pove-gliano per quattro mattine hanno fatto una preghiera in palestra prima di iniziare la scuola. Una preghiera per dire Buon giorno a Gesù. Bi-sognava alzarsi un po’ prima. La colazione è stata offerta. Per questa operazione molte persone si sono adoperate: da don Osvaldo che ha dovu-to lottare (e ritorna il verbo

dell’inizio…) per avere il per-messo di utilizzare le pale-stre delle scuole; dai volonta-ri del circolo Noi che hanno preparato cioccolata e tè; da chi ha trasportato le bevande dal Noi alle palestre; dalle mamme che hanno distribui-to la colazione. Spero di non essermi dimenticata di nes-suno.

E poi i protagonisti: i nostri

figli. All’inizio pochi, poi il passa parola ha fatto aumen-tare il numero. Si sono ritro-vati a cantare una canzone a fare una preghiera insieme.

I bambini sono il nostro futu-ro e molto dipende da che modelli hanno vicino per cre-arsi una loro identità. I mo-delli siamo noi genitori, gli insegnanti a scuola, i cate-chisti, insomma gli adulti che si occupano di loro.

Prima di esprimere opinioni sui nostri figli dovremmo noi

come adulti interrogarci se siamo punti di riferimento stabili e guide coerenti anche da un punto di vista cristiano. Vogliamo che i nostri figli prendano i Sacramenti e per questo li portiamo al catechi-smo. La Chiesa “ci deve” questi servizi. Poi non andia-mo a messa e se l’appuntamento del catechi-smo coincide con un altro

impegno diamo la preceden-za a quest’ultimo. E’ difficile per un bambino orientarsi. Credere in Gesù è una cosa che dura solo fino alla Cresi-ma? Poi quando si è adulti possiamo fare a meno di Di-o? Ci bastiamo da soli? La nostra vita funziona meglio senza Dio?

I missionari sono venuti a sensibilizzarci anche sulle popolazioni del Terzo Mondo dove la povertà fa vittime tutti i giorni. Un bambino che ha

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“SON IO

A FAR

COMUNITA’?”

I n un contesto culturale in cui la matrice predo-

minante nella quotidianità è L’ASPETTATIVA”,

nei confronti del mondo esterno e dell’io interio-

re, giungono, a mani nude, quattro missionari. Una

chitarra, un microfono. Niente luci psichedeliche o fil-

mati scioccanti, ma una semplice testimonianza di vi-

ta, di scelta. Ed una domanda: “Ma la comunità di Po-

vegliano, cosa si aspetta dalla missione parrocchiale?”

Un quesito diretto che, in pochi istanti, riempie l’aria

del teatro di dubbi e perplessità.

Noi, che ci aspettiamo di tutto da tutti, ci scopriamo

inerti di fronte a tale provocazione. Noi, che spesso

fatichiamo ad interrogarci sul significato intrinseco del

nostro operato in parrocchia, cosa, in realtà, ci aspet-

tiamo dalla missione?

Credo che, la settimana condivisa con i missionari di

Villa Regia, debba farci riflettere, sia a livello persona-

le che corale, su quanto in realtà siamo disposti a met-

terci in gioco per fare comunità, essere comunità, vi-

vere la comunità.

Ed allora, nell’uscire dal teatro, umilmente aspettiamo-

ci solo di esser vera comunità, pronta ad accogliere

chi da fuori guarda e non comprende. Bastano piccoli

gesti, ricorda padre Ignazio. Un saluto, un’attenzione

alla persona e non molto di più..di modo da essere, il

prossimo anno, nello stesso teatro, noi, con una chi-

tarra ed un microfono a raccontare a questi missionari

che “siamo noi a far comunità”.

Federica Cestaro

fame, diceva padre Ignazio, domenica a Messa, è un bambino che non cresce ne-anche con l’intelligenza, per-ché se hai fame a scuola ti addormenti e la tua preoccu-pazione non è quella di co-noscere e di imparare ma di sfamarti. E per sfamarti lavo-ri. Che lavori possano fare i bambini? Lavori umili e poco dignitosi per arrivare a sera e guadagnare pochi soldi, suf-ficienti a riempire la pancia per quel giorno. Sono realtà lontane dalla nostra quotidia-nità.

Noi non possiamo cambiare il mondo, ma dobbiamo es-sere coscienti che non ci manca nulla, far riflettere i nostri figli che anche andare a scuola è una ricchezza e che possiamo e dobbiamo aiutare gli altri.

Mi è molto piaciuto l’entusiamo con il quale i bambini hanno bussato alle porte per chiedere alimenti per i paesi poveri. Non si so-no scoraggiati dai no o dalle porte chiuse. Hanno insistito di casa in casa con tenacia. Avevano una missione da compiere e sono stati fedeli al messaggio di Gesù. Impa-riamo da loro e dal loro co-raggio.

Ricordiamoci che la nostra anima tende al bene e allo spirito. Siamo orientati verso la ricerca di una vita migliore, intesa come relazioni umani, solidarietà, comprensione. Nelle relazioni ci nutriamo di quello che gli altri ci danno e noi nutriamo gli altri. Imparia-mo a creare situazioni sociali

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C ari amici de ‘La Sorgente’,

tra un paio di settimane vivremo di nuo-

vo il più insondabile dei misteri della no-

stra fede, il Dio che si fa ‘Emmanuele’, che assu-

me cioè la nostra dimensione umana, per dimo-

strarci ancora una volta quanto contiamo ai suoi

occhi! Dio non si stanca di noi, al di là di qualun-

que nostra scelta sbagliata, che possa deturpare il

suo volto o la sua presenza viva in ogni creatura,

immagine di lui.

Quest’anno più che mai sento il Natale come

l’evento che più di qualsiasi altro si trasforma in

metafora di nuova vita e rinnovata speranza.

Nuove situazioni sociali e condizioni di vita (la

crisi economica globale e la fatica di molte fami-

glie a… giungere a fine mese); nuovo governo,

nuovi volti e ci auguriamo… una politica più pu-

lita; nuovo anno che si appresta con la speranza

di un mondo di pace che sempre ci fa sognare;

infine nuove conoscenze ed amicizie!

Davvero dobbiamo augurarci di vivere un Natale

che ci offra il trampolino di lancio per un 2012

da vivere in pienezza! Mi sembra onesto non na-

scondervi che – benché siamo vicini a Natale, o

forse proprio per questo – ci sono situazioni di

tragedia nel mondo ben più gravi della crisi in cui

noi versiamo nei paesi occidentali. Lo pensavo

quando al mio rientro ammirai il luccichio di mi-

lioni di addobbi natalizi che già invadevano le

strade delle nostre città.

Sono rientrato, infatti, solo da pochi giorni da un

lungo viaggio in Etiopia e in Kenya, da dove por-

to tra l’altro i saluti più cari di p. Agostino Zanot-

to, nostro compaesano con cui ho speso momenti

molto belli visitando il bellissimo centro per ra-

gazzi disabili costruito con l’aiuto del Gruppo

Alpini e di altri amici a cui porto il suo grazie, e

abbiamo ricordato insieme tutta la nostra comu-

nità parrocchiale.

Sono andato a portare un milione di euro, offerti

da innumerevoli amici italiani in risposta al

dramma della fame di cui ben pochi hanno sapu-

OGNI CREATURA, IMMAGINE

DI LUI

GESU’ BAMBINO E’ NATO “IMMIGRATO”

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to, ma che per oltre due anni ha imperversato nei

paesi del Corno d’Africa. La gente ha risposto in

modo incredibile (ancor più nelle condizioni di

crisi in cui versa il paese…) all’appello rivolto a

noi comboniani di Fondazione Nigrizia da Soma-

lia, Etiopia e Kenya, dove per tre anni non hanno

avuto che poche gocce di pioggia. Da Nigrizia e

dai nostri siti web avevamo informato lettori ed

amici al riguardo. I vescovi delle diocesi colpite

dalla fame, che abbiamo incontrato di persona,

non avevano parole per manifestarci la gratitudi-

ne della loro gente.

Non sono uno cui piace far impietosire le persone

raccontando la miseria dei più poveri tra i pove-

ri… ma mi pare onesto per una volta comunicar-

vi questa iniziativa attraverso “La Sorgente”. Ho

visto le conseguenze prodotte dalla siccità e dalla

carestia: la morte di un numero sterminato di be-

stiame (mucche, capre, cammelli…), unica fonte

di sostentamento per migliaia di famiglie di cul-

tura semi-nomade, ha provocato la morte per fa-

me di migliaia di bambini e di anziani, le persone

più fragili. Ovunque si stanno distribuendo ali-

menti basilari a un numero enorme di persone nei

campi profughi e in tante missioni; oltre a contri-

buire a questo programma in atto, abbiamo volu-

to però pensare a come prevenire in futuro il ripe-

tersi delle stesse tragedie: verrà così costruita una

strada di 11 km che permetterà finalmente il tra-

sporto di persone, acqua e viveri ai villaggi inter-

ni del sud Etiopia, finora del tutto inaccessibili e

che costringevano le donne a camminare per 4-5

ore di andata e di ritorno per raggiungere qualche

pozza d’acqua.

Saranno costruite in Etiopia e in Kenya piccole

dighe che permetteranno di conservare l’acqua in

tempo di piogge creando bacini artificiali; già si è

iniziato in varie cliniche rurali un programma

speciale di nutrizione per donne in attesa, puerpe-

re e neonati. Gli effetti più gravi della carestia,

infatti, emergono nei mesi che fanno seguito alla

carestia stessa, come sta succedendo ora, quando

si spengono i riflettori, e le tivù, le radio, i gior-

nali che avevano denunciato le condizioni di fa-

me smettono d’improvviso di parlarne, gli inter-

venti d’emergenza vengono interrotti e la gente si

trova a fare i conti solo con se stessa.

Ho visto infine migliaia di giovani che dalle capi-

tali Addis Abeba e Nairobi non sognano altro che

una strada per raggiungere... i paesi ricchi…!

Non per rubare o distruggere, ma per trovare

un motivo per vivere.

Se avessero le condizioni per poterlo fare a casa

loro non partirebbero, aiutiamoli quindi a costrui-

re società nelle quali possano mettere a frutto le

proprie qualifiche e capacità.

Ho letto con piacere sugli ultimi due numeri de

“La Sorgente” la testimonianza di Joudia, e mi è

piaciuta molto la replica di Michela nella pagina

accanto… rivelano quello che sarà il mondo di

domani; cerchiamo di educarci tutti

all’accoglienza, alla conoscenza

all’apprezzamento reciproco, perché tutti siamo

portatori di valori che possono davvero renderci

più ricchi di umanità. Gesù bambino è nato

‘immigrato’: da Nazareth Giuseppe ha dovuto

recarsi a Betlemme…; la sua famiglia per salvar-

lo ha dovuto emigrare in Egitto (dove oggi, nella

penisola del Sinai, centinaia di poveri Cristi, eri-

trei, etiopici, somali ecc…) subiscono ogni sorta

di angherie, incluso il traffico di organi, da parte

di bande di criminali con cui le autorità locali

sono conniventi; e infine Gesù morirà “fuori dal-

le mura di Gerusalemme”, come era destino dei

fuorilegge e dei criminali in Israele.

Natale ci aiuti, insieme alle testimonianze di Jou-

dia e di tanti altri giovani in gamba, a superare i

mille pregiudizi e stereotipi che ancora condizio-

nano il nostro modo di leggere gli eventi e i gran-

di fenomeni sociali del nostro tempo. Ci porte-

ranno davvero a costruire il mondo come

“villaggio globale”. A tutti Buon Natale e un

Nuovo Anno pieno di benedizione.

P. Giuseppe Cavallini

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CENNI DI STORIA RECENTE

DEL SANTUARIO

I Fratelli al Santuario

(Seconda puntata)

I colloqui tra Don Roberto

Tebaldi e i Fratelli della S.

Famiglia in vista di un loro

inserimento al Santuario si svi-

lupparono durante il corso del

1999 e i primi mesi del 2000. Le

trattative si svolsero in un clima

di dialogo sincero e propositivo.

Secondo il loro abituale stile i

Fratelli coinvolsero, nei loro

contatti con il parroco, il Vicario

Episcopale per la Vita Consacra-

ta, che all’epoca era Mons. Ma-

rio Sulmona. Si fecero diversi

sopralluoghi e alla fine si decise

per una soluzione condivisa: un

sì di reciproco rispetto e ricono-

scimento. I Fratelli accolsero

volentieri l’invito anche perché

Madonna dell’Uva Secca è un

Santuario parrocchiale: essi in-

fatti fin dall’inizio della loro sto-

ria hanno avuto un occhio di ri-

guardo per il servizio alle par-

rocchie. Inoltre furono positiva-

mente colpiti dal

fatto che il recen-

te restauro fosse

stato opera spon-

tanea della popo-

lazione locale: un

segno di vitalità e

di matura corre-

sponsabilità, che

faceva ben spera-

re in una significativa collabora-

zione. Si pensò a grandi linee ad

una loro presenza nel Santuario

per l’animazione liturgica e si

ipotizzò un loro attivo contributo

ad un progetto di formazione

cristiana legato al Santuario, ma

aperto ad una realtà più ampia,

come quella della parrocchia,

della Vicaria e anche della Dio-

cesi. Si descrissero i mutui rap-

porti tra Fratelli, Parrocchia e

Diocesi in una opportuna con-

venzione scritta (che ancora oggi

rimane il quadro di riferimento

comune). Per questo i Fratelli,

tramite un opportuno discerni-

mento, fecero un significativo

investimento in risorse umane e

progettuali. Si fissò l’anno del

Giubileo come momento adatto

al loro inserimento, quale espli-

cito segno della novità che ogni

evento giubilare porta in sé.

(continua)

- In Santuario il mese di no-

vembre, per la cronaca, ha visto

la presenza di un gruppo di fi-

nanzieri, colleghi di corso

dell’anno 1984: essi, accompa-

gnati dal Cappellano militare, il

veronese don Claudio Pasquali,

hanno celebrato una messa il

giorno 19 del mese. Per il resto

la vita si è svolta con l’abituale

ritmo di devota partecipazione, e

ora si appresta ad accogliere il

presepio di Plinio.

CRONACHE

Santuario

dal

a cura di Fratel Vincenzo

Santa Maria, Madre nostra e della Chiesa,

trasforma la nostra vita

in una perenne liturgia di lode

e fa’ che le nostre case siano

delle piccole “sante famiglie”

come lo è stata la tua a Nazaret

con Giuseppe e Gesù.

Amen.

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12 LA SORGENTE - Dicembre 2011

DICEMBRE 2011

1 - Prelievi 3 - 2 giorni giovani 4 - 2 giorni giovani - Cinema ragazzi - Inizio iscrizioni “Rassegna Presepi” 5 - Sala NOI - Ore 20 Pallamano 8 - Fabio Gastaldelli (Eccomi?) - Fiera del Libro - Ritiro post Missione 9 - Fiera del Libro 10 - Fiera del Libro 11 - Fiera del Libro - Festa Giornata FIDAS - Teatro - COMMEDIA PER RAGAZZI 12 - Mattino prove Scuola Materna - Consiglio NOI 13 - Mattino prove Scuola Materna 14 - Mattino prove Scuola Materna - Canto della Stella 15 - Mattino prove Scuola Materna - Canto della Stella 16 - Mattino prove Scuola Materna - Canto della Stella - Sala NOI ore 19: Festa Associazione Disabili “La Piletta” 17 - Veglia Vicariale 3a Media - Saggio danza (Teatro) 18 - Pranzo genitori Ado + Ado - Confessione giovani - In teatro CONCERTO BANDA DEL PAESE 19 - Canto della Stella 20 - Ore 10 (al NOI) Scuola - Ore 17 (Teatro) Scuola Materna - Canto della Stella 21 - Ore 10 (al NOI) Scuola - Ore 17 (Teatro) Scuola Materna - Canto della Stella 22 - Confessioni Ado

25 - NATALE

26 - S. STEFANO

27 - Rassegna Presepi - Foto 28 - Rassegna Presepi - Foto 29 - Rassegna Presepi - Foto

30 - CAPODANNO GIOVANI

31 - CAPODANNO GIOVANI

GENNAIO 2012

6 - Festa Rassegna Presepi 16 - Consiglio NOI

21 - FESTA

TESSERAMENTO

22 - FESTA

TESSERAMENTO

NO

I - P

ro

gra

mm

a 2

01

1 - 2

01

2

UNITALSI

PELLEGRINAGGIO A LOURDES

Dal 1o gennaio 2012 sono a-

perte le iscrizioni.

- In treno dal 9 al 15 aprile.

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LA SORGENTE - Dicembre 2011 13

L e nostre intenzioni di aiutare chi possiede meno, nell’ambito materiale, si sono concretizzate con un progetto piccolo ma ambizioso dei giovani dell'asso-

ciazione ONLUS Hermandad.

REALTÀ

E’ questo infatti il primo pannello installato a La Concepcion, paese dell’Ecuador gemellato con noi, grazie alle attività svolte dai giovani dell’associazione nella nostra comunità. Per gli scolaretti frequentanti il collegio: docce e acqua cal-da. Una migliore igiene quindi. Ottimismo nel futuro e fiducia in se stessi. Quei bimbi diventeranno donne e uomini sapendo che un’alternativa c’è. Sempre! Questo progetto vuole essere un esempio di continuità in un processo di sviluppo intrapreso con i nostri amici. Un grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno messo se stes-si. Dalla faccia, alle mani, allo spirito. Altri bimbi, nelle frazioni più fredde e isolate della valle, sorri-dono e attendono fiduciosi il nostro aiuto. Ti aspettiamo per continuare!

I giovani di Hermandad

QUANDO LE GOCCE

DIVENTANO DOCCE

Il tanto acclamato sviluppo sostenibile è realtà

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14 LA SORGENTE - Dicembre 2011

ANAGRAFE

Vivono

nel Signore

VARANA Leonida Maria di anni 88

TESCAROLI Linda di anni 92

Rinati

in Cristo

SOFIA Sambugar

LINDA Cordioli

ALESSANDRO Celli

MARCO Perina

VIRGINIA Pezzini

MATTEO Zanotto

GAIA Renna

ZENO Sansavini

FRANCESCA Magliocca

AURORA Capra

KEVIN La Barbera

Sposati in Cristo

DE TOGNI Enrico con PERINON Sara

C arissimi don Osvaldo e don Emanuele,

con immensa gioia ho ri-cevuto ieri “La Sorgente” e tutto d’un fiato l’ho letta riempiendo il mio cuore di gioia e di riconoscenza al Signore nel vedere la no-stra Parrocchia così gio-vane e giovanile piena di en-tusiasmo e tanto tanto aperta al dono della fede, della fra-ternità e della comunione e carità. Ogni gruppo nella sua speci-ficità vero dono del Signore e dono per tutta la Parrocchia. Grazie, lavorate sodo insie-me con tutti ed i frutti non tar-deranno a manifestarsi co-piosi. Ogni persona ed ogni gruppo hanno la loro bellez-za e la loro ricchezza di doni e se messi assieme e condi-visi diventano forza trainante per un cammino di fede ma-tura e profonda per i singoli e

per tutta la Comunità. “Le Missioni” io le ho vissute da bambina e ripenso a quei giorni con gioia ed entusia-smo. Ogni seme feconda e porta frutti, i tempi della ma-turazione solo Dio li conosce. Ottobre, mese missionario, con il battesimo tutti siamo missionari, nel concreto della vita dove viviamo. In questo anno Dio benedica Povegliano e renda ogni cre-dente aperto al dono di Dio, desideroso di vivere autenti-camente la fede nella gratui-tà e con tanta gioia diventi apostolo per ogni fratello che

incontra. Io sono qui ma cammino con voi. Come anno di grazia ho già messo l’intenzione per maturare assieme nella fede, offro al Signore ogni piccolo gesto di misericordia, ogni piccola fatica della mia vita e preghiera perché

Dio, a cui nulla è impossibile, porti a compimento ogni de-siderio di bene. Con voi prego “Cuor di Gesù venga il tuo regno in noi e attorno a noi, venga per mez-zo di Maria”. Con affetto e riconoscenza per quanto sostenete la Mis-sione di Kimfuku auguro a ciascuno di voi e a ogni per-sona che sia veramente un anno di grazia e di comunio-ne e che ci proietti in un futu-ro ricolmo di speranza. Sempre affettuosissima

Suor Emmarica

Suor Emmarica ci scrive:

“GRAZIE, LAVORATE SODO INSIEME CON TUTTI, ED I FRUTTI NON TARDERANNO

A MANIFESTARSI COPIOSI”