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1 LEZIONE 12 Storia dell’aeronautica 8 La Seconda Guerra Mondiale Dal punto di vista aeronautico le premesse al secondo conflitto mondiale furono ben di- verse rispetto a quanto aveva proposto quello precedente. Questa volta l’aereo era una macchina affidabile, capace di volare a poco meno della velo- cità del suono, in abitacoli chiusi, col carrello retrattile, costruito interamente in metallo, dotato di radio e di strumenti di navigazione sofisticati che permettevano di viaggiare anche di notte. Figura 73 I caccia della II Guerra Mondiale a confronto

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Lezione 12 Storia dell’aeronautica

8 LaSecondaGuerraMondialeDal punto di vista aeronautico le premesse al secondo conflitto mondiale furono ben di-verse rispetto a quanto aveva proposto quello precedente.Questa volta l’aereo era una macchina affidabile, capace di volare a poco meno della velo-cità del suono, in abitacoli chiusi, col carrello retrattile, costruito interamente in metallo, dotato di radio e di strumenti di navigazione sofisticati che permettevano di viaggiare anche di notte.

Figura 73 i caccia della ii Guerra Mondiale a confronto

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Questa volta il dominio dei cieli fu una premessa inderogabile all’avanzata sul terreno, quando, come ad esempio nella Battaglia d’Inghilterra, il conflitto non si svolse intera-mente nei cieli.L’evoluzione vera e propria fu però limitata.In pratica i velivoli che conclusero il conflitto erano gli stessi con cui il conflitto era ini-ziato.Fecero eccezione l’aviazione sovietica, limitatamente però ad una riorganizzazione indu-striale e alla realizzazione di velivoli più che innovativi semplicemente al passo con quelli già in forza alle altre nazioni, e, nelle ultime fasi, quella tedesca, che arrivò a mettere in campo velivoli a getto come gli Me 262 e veri e propri missili balistici come le bombe vo-lanti V1 ma soprattutto le supersoniche V2.Da parte loro gli americani, che all’inizio del conflitto erano praticamente privi di velivoli competitivi, svilupparono caccia appositamente per la guerra nel Pacifico, da imbarcare a bordo delle portaerei e per competere con gli Zero giapponesi, e il superbombardiere a lungo raggio B-29, necessario per raggiungere il lontano Giappone.Come si può rapidamente osservare dalla figura in cui sono messi a confronto i principali caccia utilizzati nella II Guerra Mondiale, più o meno tutti i costruttori avevano optato per un’ala bassa di forma ellittica e per un motore con cilindri in linea a V.Fanno eccezione i velivoli destinati ad essere imbarcati, per i quali si era preferito restare sui motori radiali.Più diversificata invece la tipologia dei bombardieri.I tedeschi, che non potevano dotarsi di un’aviazione militare per le imposizioni del Tratta-to di Versailles dovute al fatto di essere la nazione sconfitta nella guerra precedente, non si dotarono di bombardieri pesanti a lungo raggio, ma solo di piccoli bombardieri leggeri, per lo più aerei commerciali modificati “di nascosto”.Del resto la strategia tedesca, almeno inizialmente, confidava su una guerra lampo, con-dotta con un rapido avanzamento sul campo della fanteria e dei mezzi corazzati, suppor-tati da un’aviazione che quindi non aveva il compito di bombardare obiettivi lontani e “pesanti” quali le fabbriche o le città.L’aereo più famoso e più efficace per la tattica tedesca risultava il piccolo Junkers JU 87 STUKA, un monomotore leggero biposto, che aveva la caratteristica di eseguire i bombar-damenti in picchiata, in modo mirato e preciso.In pratica l’unico bombardiere pesante utilizzato dall’”Asse” fu il Piaggio P108, di cui però furono costruiti ed utilizzati pochissimi esemplari.Ben diversa era invece la tattica degli Alleati, che mirava a fermare il supporto logistico te-desco con estesi bombardamenti ben oltre le linee, e per i quali furono costruiti migliaia di bombardieri pesanti come il Boeing B17 “Fortezza Volante” o l’inglese Avro Lancaster.Del resto la forza industriale più potente fu quella degli USA, il cui territorio non era tec-nicamente raggiungibile da nessuna arma tedesca o giapponese.Anche sul fronte del Pacifico, da una parte i giapponesi utilizzarono l’aviazione come arma a supporto degli sbarchi terrestri, dall’altra gli americani svilupparono il Boeing B29 Super Fortress un velivolo completamente pressurizzato,capace di un’autonomia di quasi 6000 km volando nella stratosfera, in grado di bombardare pesantemente il Giappo-ne partendo dal suolo cinese o, successivamente, dalle isole Marianne.Inedito lo scontro navale tra porterei, dove le flotte si diedero battaglia pur non essendo in contatto visivo o semplicemente “balistico” tra loro.Nella pagina seguente ho cercato di raggruppare i più significativi velivoli da bombarda-mento utilizzati.

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Si vede a colpo d’occhio come i velivoli tedeschi e giapponesi fossero destinati ad una guerra che non prevedeva il “bombardamento strategico” (che vorrebbe dire bombardare obiettivi di produzione e logistica e non direttamente militari) mentre gli Alleati puntaro-no praticamente tutto proprio sull’isolamento delle truppe al fronte colpendo le fabbriche nelle retrovie e sul vero e proprio “bombardamento terroristico” della popolazione civile.

Figura 74 Bombardieri della ii Guerra Mondiale a confronto

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Gli eventi notevoli che coinvolsero particolarmente le aviazioni belligeranti furono, in breve:La Battaglia di Inghilterra :Dopo la rapida conquista della Polonia, Belgio, Olanda e Francia, i piani di Hitler prevedevano la capitolazione “negoziata” dell’Inghilterra, pesan-temente battuta nel suo appoggio alle truppe francesi.E forse sarebbe anche accaduto, se il primo ministro inglese, neo eletto Winston Chur-chill non avesse convinto governo ed opinione pubblica ad una resistenza, che già da subito sarebbe apparsa “strenua”, contro la Germania nazista.

Figura 75 i velivoli della battaglia d’inghilterra a confronto

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I tedeschi prepararono quindi l’invasione dell’Inghilterra (in codice piano Leone Marino), un’azione che comunque prevedeva quale premessa necessaria l’ottenimento della supre-mazia nei cieli.Per questo la Luftwaffe comandata da Goering cominciò una pesante campagna di bom-bardamento mirata inizialmente ad eliminare le basi aeree e le postazioni radar inglesi.Nella prima fase questo compito fu affidato ai bombardieri JU 88 che potevano contare come copertura sui caccia bimotori Messerschmitt Bf 110.L’aviazione inglese, sebbene meno esperta, poteva però contare sui caccia Hurricane e Spitfire, che si dimostrarono subito largamente superiori ai pesanti e lenti ME Bf 110.Questo portò Goering a preferire l’utilizzo dei piccoli bombardieri in picchiata Junkers JU 87 STUKA, già dimostratisi efficacissimi in Spagna, Polonia e Francia, scortati dai migliori caccia a disposizione, gli Me 109.I tedeschi sottostimarono pesantemente le capacità di reazione degli inglesi, e non furono mai in grado di danneggiare seriamente il loro sistema di avvistamento che faceva uso del neonato radar.I Messerschmitt Bf 109, sicuramente in grado di competere con gli Spitfire, erano però costretti ad operare ai limiti della loro autonomia e spesso venivano costretti alla stessa quota e velocità degli Stukas, cui facevano da scorta.Questo permise agli inglesi di ottenere costanti successi, sino a quando Goering preferì allontanare gli Stukas preservandoli per altri fronti, tornando ai già dimostratisi inefficaci Ju 88.Nella seconda parte della Battaglia d’Inghilterra la tattica tedesca cambiò, preferendo puntare sul bombardamento di zone industriali (nota: Hitler aveva esplicitamente proibi-to i bombardamenti a scopo terroristico sulla popolazione civile già dal 1 Agosto 1940).In questa fase si inquadra il famoso bombardamento di Coventry, quando la ) notte del 14 Novembre 1940 500 bombardieri tedeschi Heinkel 111, Dornier 17 e Junkers 88 sgan-ciarono più di 500 tonnellate di bombe tra esplosive e incendiarie, causando la morte di 1236 persone e la praticamente completa distruzione della città.Il termine “coventrizzare”. Coniato nell’occasione, indica appunto l’azione di bombardare sino a radere completamente al suolo una città.Con la fine del 1940 la Germania rinunciò ad ulteriori attacchi.Alla Battaglia d’Inghilterra presero parte anche piloti francesi, cecoslovacchi polacchi, che si dimostrarono tra i più decisi ed agguerriti, riportando il maggior numero di vittorie (Josef Frantisek 17 aerei abbattuti).

La Battaglia d’Inghilterra è stata ripresa in diversi film (non molti per la verità), i più re-centi:I lunghi giorni delle aquile (1959)La Battaglia d’Inghilterra (1969)Dark Blue World (2001) – quest’ultimo narra appunto le gesta di un pilota ceco. Sul Fronte Orientale i piloti della Luftwaffe ebbero praticamente sempre ragione dei piloti sovietici, che, specie nella prima fase del conflitto, potevano contare solo su velivoli obsoleti, oltre al fatto che in generale l’Armata Rossa aveva subito le famose “purghe” di Stalin, perdendo buona parte degli ufficiali.

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In questo scenario infatti gli esperti piloti tedeschi con il Bf 109 ottennero numeri impressionanti di vittorie personali Tra tutti ricordo Erich Hartmann (1922-1993), il “Diavolo Nero”, che con 352 vittorie è in assoluto il pilota più prolifico di sempre.

La superiorità dei mezzi e dei piloti tedeschi fu tale che furono diversi i piloti che ottennero più di 100 e anche 200 vittorie su questo fronte.Dalla parte sovietica vanno senza dubbio ricordate invece le eroine del 588° reggimento bombardamento notturno, passate alla storia con il nome di “Streghe della Notte”.

Queste ragazze, equipaggiate con i vec-chi, rumorosissimi ed obsoleti biplani Polikarpov Po-2 dopo i primi sanguino-sissimi insuccessi, adottarono la tecnica di salire in quota e spegnere il motore, arrivando sui bersagli silenziose in pla-nata e sganciando praticamente senza preavviso le loro poche bombe (il Po-2 caricava al massimo 100 kg di esplosi-vo).Più che gli effetti reali delle loro azioni la loro fama fu appunto frutto del terrore che incutevano nella fanteria tedesca. Furono appunto i tedeschi a dare loro questo soprannome.Le “Streghe della Notte” effettuarono più di 23.000 missioni, sganciando 3000 tonnellate di bombe (e a 100 kg per volta non è un’impresa da poco) perdendo 31 piloti.Sul Fronte Occidentale, impiegati prevalentemente come aerei di scorta alle azioni di

bombardamento su Austria e Germania, ricordo il 99th Fighter Squadron “Tuske-gee Airmen”, uno squadrone composto solo da piloti di colore ed equipaggiati con i P51- Mustang, che avevano con-trassegnato dipingendo di rosso le code (il gruppo è anche detto “Red Tails”).Osteggiati per ovvie ragioni di razzismo dagli stessi ufficiali, il gruppo si dimo-strò molto efficace nella protezione dei bombardieri Leggenda vorrebbe che non abbiano perso nemmeno un velivolo tra quelli a loro affidati. In realtà da studi più re-centi pare che qualche perdita l’abbiano subita anche loro.

Figura 76 erich Hartmann

Figura 77 Le Streghe della notte

Figura 78 Tuskegee Airmen

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Un teatro di guerra meno conosciuto, ma che visse una intensa fase essenzialmente ae-rea fu quello indocinese, dove il 1° AVG (American Volunteer Group) del generale Clai-re Chennault contrastò efficacemente l’aviazione giapponese proteggendo la “strada per Burma”, e cioè la strada che da Lashio (Birmania) a Kumming (Cina) permetteva di ap-provvigionare le truppe cinesi.

Il “Gruppo di Volontari Americani”, meglio noto come le Tigri Volanti nasce come grup-po di mercenari reclutati tra i piloti o ex piloti dell’USAF o della US NAVY.Quando scoppiò la II Guerra Mondiale la Cina era già in guerra col Giappone dal 1937.Lo scenario politico si presentava piuttosto complesso, mentre il Giappone avanzava e conquistava praticamente tutte le zone costie-re cinesi, il governo nazionalista presieduto dal “generalissimo” Chiang Kai-shek venne aiutato, a vario titolo e per scopi diversi sia dall’Unione Sovietica di Stalin, che voleva occupare il Giappone nella guerra con la Cina per evitare che attaccasse la Siberia, sia da italiani e tedeschi, che invece volevano aiutare Chiang Kai-shek nell’ottica di contrastare il suo antagonista interno Mao Zedong, a capo del partito comunista.Nel 1940 la situazione era grossolanamente stabile, con le truppe cinesi che riuscivano a contenere l’avanzata giapponese senza però poter contrattaccare.Il generale Chennault, già impiegato presso la Cina come istruttore e consulente militare, organizzò, sfruttando una “partita” di Curtiss P40 Warhawk che erano destinati all’Inghil-terra ma che non vennero ritirati in quanto nel frattempo diventati “obsoleti”, un gruppo di mercenari per aiutare la disorganizzata e sostanzialmente impotente aviazione cinese.Sfruttando il particolare profilo del muso del P-40 i piloti dipinsero sulla presa d’aria i denti da squalo che, evidentemente mal interpretati dalla stampa dell’epoca, gli valse il soprannome, appunto, di Tigri Volanti.I volontari di Chennault ebbero base iniziale a Cumming, in Birmania, e combatterono nelle prime fasi a fianco dei locali piloti della RAF.I piloti delle Tigri Volanti percepivano uno stipendio medio di 600 $ al mese e venivano compensati con 500 $ per ogni aereo abbattuto.Probabilmente per questo “abbatterono” molti più aerei di quanti non ne perdettero ef-fettivamente i giapponesi, e non è escluso che furo-no sempre loro ad “abbattere” i velivoli colpiti dagli Hurricane inglesi, che invece per le loro vittorie non ricevevano alcun compenso.Indipendentemente da queste considerazioni, però, le Tigri Volanti (che cominciarono comunque a combat-tere dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour) riu-scirono a contrastare efficacemente i bombardieri e i caccia giapponesi (in questo teatro non furono però mai utilizzati gli “Zero”).I volontari di Chennault furono in tutto 45, con meno di 100 aerei, alla fine del conflitto contavano 297 veli-voli nemici distrutti.

Figura 79 P-40 Tiger

Figura 80 Claire Chennault

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Solo 14 piloti furono uccisi o catturati o comunque dispersi in azione.Questo fa di loro uno dei pochi casi in guerra dove i danni subiti dal nemico sono costati di più che non il costo delle armi necessarie ad infliggerli (concetto sul quale varrebbe la pena di spendere un minuto di riflessione).

Lo scenario che vide impegnato in modo decisamente massiccio l’aereo fu quello della Guerra del Pacifico, combattuta essenzialmente tra Stati Uniti e Giappone.Il Giappone attaccò senza preavviso la flotta americana nel porto di Pearl Harbour (Ha-waii) il 7 Dicembre 1941.Sino a quel momento gli Stati Uniti avevano aiutato gli Inglesi con rifornimenti e mezzi e, in modo informale, avevano inviato le Tigri Volanti in Birmania, ma si erano ufficialmente mantenuti neutrali.L’attacco di Pearl Harbour trovò fortemente impreparato il governo americano che, all’epoca, di fatto non disponeva di armi tecnologicamente in grado di competere con quelle nipponiche.Fortuna volle però che quel giorno in porto non ci fosse nessuna delle portaerei, che quin-di rimasero intatte e poterono riorganizzarsi.In pratica però le flotte alleate di USA, Australia, Inghilterra e Olanda non avevano nel Pacifico navi e aerei in grado di competere tecnologicamente con la flotta nipponica.Pertanto, dopo Pearl Harbour e fino al Maggio del 1942, la flotta Giapponese continuò a mietere successi, conquistando le Marianne, l’Indonesia, il Borneo, le Filippine, le Bi-smark, le Salomone…Solo con la battaglia del Mar dei Coralli, tra il 4 e l’8 Maggio 1942 la flotta americana poté registrare un parziale successo, impedendo l’invasione dell’Australia e mantenendo la base di Port Moresby, unica roccaforte rimasta in Nuova Guinea.La battaglia del Mar dei Coralli fu la prima battaglia navale che si svolse interamente sen-za che le due flotte venissero a contatto, usando quindi come arma d’offesa solo i velivoli imbarcati sulle portaerei.Questo tipo di scontro era caratterizzato essenzialmente dalla non conoscenza della posi-zione delle navi avversarie, pertanto fu più la capacità tattica dei comandanti e probabil-mente una buona dose di fortuna a pesare sugli scontri che non la reale dotazione tecnica e la preparazione degli equipaggi.Nel Mar dei Coralli gli Americani persero la portaerei Lexington e un incrociatore men-tre i giapponesi solo la portaerei leggera Shoho, ma di fatto fermarono per la prima volta l’avanzata giapponese.Subito questo “arresto” la tattica giapponese mutò radicalmente. Prima di continuare l’espansione nel Pacifico Sud Occidentale, i giapponesi realizzarono di dover annientare la flotta americana attaccando nuovamente la base di Pearl Harbour nelle Hawaii.La battaglia tra le due flotte si svolse in prossimità dell’atollo di Midway e questa volta furono gli americani a riportare una insperata, in parte sicuramente fortuita, ma decisa-mente schiacciante vittoria, praticamente annientando la flotta giapponese.A Midway i giapponesi si videro affondare le portaerei Akagi (67 aerei), Kaga (68 aerei), Hiryu (68 aerei), Soryu (63 aerei), che componevano l’intera task force mentre gli ame-ricani persero la sola Yorktown, rimanendo con le portaerei Hornet ed Enterprise e Saratoga.

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Dopo Midway la flotta giapponese non aveva più la capacità di difendere i territori con-quistati, e gli americani poterono riprendersi le Marianne, che permettevano di lanciare i B29 per bombardare il suolo giapponese.In realtà bombardamenti sul Giappone ne erano già stati eseguiti, ma senza grandi risul-tati effettivi.

Figura 81 Portaerei impegnate nel pacifico a confronto

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Il primo bombardamento su Tokyo lo effettuo, con una squa-driglia di 16 bombardieri leggeri B25 il colonnello Jimmy Do-olittle decollò dalla portaerei Hornet raggiungendo Tokyo, Yo-kohama, Kobe, Osaka e Nagoya.Ovviamente il danno effettivo causato alle infrastrutture bom-bardate fu minimo, ma l’impresa servì agli americani per ri-prendersi moralmente dal disastro di Pearl Harbour.Gli aerei, compiuto il raid, non avrebbero avuto il carburan-te per rientrare sulla portaerei, dove tra l’altro non sarebbero nemmeno riusciti ad atterrare. Proseguirono quindi per le co-ste cinesi, dove gli equipaggi si lanciarono col paracadute.Un solo aereo proseguì atterrando in URSS, dove però l’equi-paggio fu internato sino al 1943.

Successivamente, partendo della base cinese di Chengou 47 B29 (dei 68 parti-ti) raggiunsero il Giappone e bombarda-rono le acciaierie di Yawata.Questa tattica era però poco convenien-te, in quanto i B-29 si trovavano ad ope-rare oltre il loro massimo raggio d’azio-ne e quindi erano costretti ad imbarcare serbatoi supplementari a discapito del carico di bombe.Una volta riprese le Marianne, invece, da una distanza di poco più di 2000 km,

fu possibile lanciare bombardamenti regolari sul Giappone.I bombardamenti sul Giappone purtroppo sono una pagina di storia ben triste.Infatti il Giappone non era organizzato come la Germania nazista, e non vi erano grosse fabbriche da colpire. Quasi tutti gli insediamenti industriali in realtà erano piccole costru-

zioni, spesso in legno, con pochi dipendenti e inseriti nell’agglomerato urbano.In Giappone, infatti, es-sendo un paese a forte ri-schio sismico, da sempre si preferiva costruire in legno, quando non addirit-tura con la carta.Ben presto il generale Le May decise di bombardare le città giapponesi di notte, lanciando per lo più bom-be incendiarie al napalm.L’effetto fu disastroso, e il bombardamento su Tokyo del 9 Marzo 1945 scatenò l’effetto noto come “tem-

Figura 82 Jimmi Doolittle

Figura 83 B25

Figura 84 …

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pesta di fuoco” (firestorm) e causò più vittime che non le successive bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki.La “tempesta di fuoco” è un fenomeno che si manifesta quando un incendio raggiunge un’intensità tale da creare una forte corrente ascensionale e di conseguenza una depres-sione che “aspira” verso il centro dell’incendio l’aria circostante.La velocità dei venti può superare i 200 km/h e questo comporta che nella fornace vengano praticamente aspirati anche alberi, persone, automobili.Il bombardamento su Tokyo del Marzo 1945 provocò più di 100.000 morti e distrusse praticamente tutta la città.Successivamente la stessa tecnica fu utilizzata dagli inglesi su Dresda, in Germania, ge-nerando quello che è passato alla storia come il più feroce bombardamento aereo mai effettuato.In realtà il bombardamen-to su Tokyo produsse più danni, ma la quasi imme-diata “amicizia” che si in-staurò tra giapponesi ed americani subito dopo la fine del conflitto lo ha fatto passare decisamente in se-condo piano.Le “leggende” volanti del teatro del Pacifico sono state l’ammiraglio Nimitz, comandante in capo della flotta americana, e il suo antagonista Yamamoto, a capo di quella nipponica.Tra i piloti hanno scritto pagine epiche l’americano Gregory “Pappy” Boying-ton, pilota prima in Birmania con le Tigri Volanti, e poi nel Pacifico a capo della famosa o famigerata “Squadriglia delle Pecore Nere” Marine Fighter Squadron 214 (VMF-214). Le Pecore Nere furono una squadriglia da caccia, dei Marines americani, equipaggiata con i Chance Vought F4U Corsair che partecipò alla campagna di Guadalcanal,nelle Isole Salo-mone, nel 1943.La squadriglia si distinse per lo “skill” (rapporto tra aerei ab-battuti ed aerei persi) eccezionale e per diverse imprese spetta-colari e “spacconate” spesso riportate dalla stampa americana.Sulle gesta delle Blaksheep è stata prodotta anche una serie televisiva.Boyington abbatté 27 aerei (uno in più dell’asso della I Guerra Mondiale Eddie Rickembacker), ma fu soprattutto capace di una brillante tattica. Venne abbattuto e fatto prigioniero dai Giapponesi. L’autobiografia di Boyington, tradotta in italiano è “L’asso della bottiglia”, alludendo al fatto che volava benissimo pur essendo un alcolizzato.

Figura 85 Bombardamento

Figura 86 Gregory “Pappy” Boyington

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Sul fronte giapponese l’asso di riferi-mento fu Saburo Sakai, che con 64 vittorie è l’asso giapponese più prolifico della guerra. Sakai fu il primo ad abbattere un B-17 “Fortezza Volante” (10 Dicembre 1941, pochi giorni dopo Pearl Harbour).Pilota sottufficiale fu inizialmente di-scriminato se non addirittura umiliato dai suoi superiori, ma con le sue capaci-

tà di pilota si conquistò la stima e l’ammirazione di tutti i suoi compagni e specialmente del meccanici, che curavano il suo aereo in modo particolare.

Sakai è divenuto “leggenda” soprattutto per l’incredi-bile volo con cui , colpito e ferito ad un occhio a Gua-dalcanal, riuscì a riportare a terra il suo aereo, dan-neggiato e ben oltre il limite teorico di autonomia.Tornato nel 1944 a combattere, pur con un occhio solo riuscì ad abbattere altri 4 aerei nemici.Anche Sakai ha scritto la sua biografia: “Samurai”.L’altra “leggenda” giapponese sono i famosi piloti sui-cidi “Kamikaze”, letteralmente “vento divino”. Dopo la battaglia di Midway la Marina Giapponese non aveva alcuna possibilità di contrastare le forze americane.

I bombardieri B-29, partendo dalle riconquistate Marianne, bombardavano il suolo giap-ponese.Per massimizzare l’efficacia degli attacchi e per poter sfruttare anche i piloti più giovani e meno esperti, che non sarebbero sopravvissuti ad un vero scontro aereo, il vice ammi-raglio Takijiro Onishi organizzò la prima squadra kamikaze con venti allievi di volo e quattro istruttori.Tutti si offrirono volontari con entusiasmo.I successi ottenuti, caricando gli aerei con esplosivo e lanciandoli contro le navi america-ne, fecero si che i giapponesi puntassero sui kamikaze le ultime speranze di resistenza.

Furono pertanto costruite vere “bombe volanti” mosse da motore a razzo (dicia-mo qualcosa di simile alle V1 tedesche) e pilotate da piloti suicidi.Vennero costruiti aeroplani semplicissi-mi, veri motori con ali in legno e tela e senza carrello – al decollo veniva sgan-ciato – destinati esplicitamente a questo tipo di missioni.I volontari furono molti di più dei veli-voli disponibili, pertanto i piloti più abili vennero sistematicamente scartati.I piloti sacrificati furono in totale, tra marina ed esercito, quasi quattromila, e

Figura 87 Corsair

Figura 88 Saburo Sakai

Figura 89 Gruppo di Kamikaze

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causarono l’affondamento di 81 navi e il danneggiamento di 195, di gran lunga la maggior parte dei danni subiti dalla marina americana durante l’ultima fase del conflitto.Con il Giappone ormai incapace di con-trastare i bombardamenti, gli americani sganciarono su Hiroshima (6 Agosto 1945) e Nagasaki (9 Agosto 1945) le due prime (ed uniche utilizzate sin’ora) bombe atomiche della storia.Questo causò la immediata capitolazio-ne del Giappone (15 Agosto 1945), ma servì soprattutto a fermare la possibile avanzata del potentissimo esercito so-vietico e diede l’inizio a quella che nei decenni futuri verrà definita la “Guerra Fredda”, e cioè lo scontro a distanza tra USA e URSS. Nel frattempo, in Europa, la Germania nazista si era arresa, ma non prima di aver messo in gioco nuove armi che se-gneranno le epoche a venire: i velivoli a getto, i missili da crociera ed i missili balistici.Le bombe V1 (Fieseler Fi 103) furono un’arma di rappresaglia, utilizzate per il solo bombardamento terroristico dai tedeschi verso la fine della guerra.Erano siluri imbottiti di una tonnellata di esplosivo che mossi da un “pulsoreat-tore” (vedremo così quando ci occupere-mo di motori aeronautici, per semplifi-care possiamo dire che è un motore a getto nella sua forma più semplice, senza compres-sore e turbina ma con semplici valvole) volavano autonomamente sino all’obiettivo.Sono stati quindi i primi missili da crociera, volavano ad una velocità di 750 km/h, ad una quota di poco sotto i 3000 m, guidate tramite un semplice sistema di autopilota asservito ad una girobussola alimentata da un piccolo serbatoio ad aria compressa.Le V1 furono lanciate quasi esclusiva-mente verso Londra, che dal Giugno del 1944 venne colpita circa 10.000 volte. Le V1 uccisero 6184 persone ferendone più di 17.000.I velivoli a getto in verità esistevano già dal 1939 ed erano stati utilizzati sia da-gli inglesi che dai tedeschi.Il primo velivolo a getto che volò ope-rativamente per gli inglesi fu il Meteor Mk1, che venne utilizzato appunto per contrastare le bombe V1.

Figura 90 esplosione atomica

Figura 91 V1

Figura 92 Meteor MK1

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I tedeschi svilupparono invece il Mes-serschmitt ME 262, un bireattore mol-to più efficace ed affidabile del Meteor, e lo utilizzarono come vero e proprio caccia, riuscendo ad abbattere circa 700 aerei alleati tra caccia e bombardieri.

L’arma più avanzata in assoluto, costru-ita sempre dai tedeschi, fu la bomba vo-lante V2.L’Aggregat 4 o V2 come è oggi cono-

sciuta, era un vero e proprio missil balistico, nelle intenzioni di Von Braun che fu tra i suoi progettisti avrebbe dovuto raggiungere gli 80 km di quota, una velocità di Mach 4 e ri-cadere a più di 400 km di distanza, toccando il suolo con una velocità residua di Mach 2.2.

Questi ordigni non poterono influire sull’esito del conflitto semplicemente perché il carico trasporta-to era troppo piccolo (meno di 1000 kg) e quin-di non sarebbe stato vantaggioso utilizzarli come bombe volanti.Ben diverso sarebbe stato l’esito se fossero stati i tedeschi ad arrivare per primi allo sviluppo della bomba atomica.

Figura 93 Messerschmitt Me 262

Figura 94 V2