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ARTE CONTEMPORANEA OP-ART E POP-ART

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ARTE CONTEMPORANEA

OP-ARTE

POP-ART

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A partire dal primo decennio del 1900, successivamente alla spinta data dall'impressionismo, le diverse tendenze artistiche che si svilupparono per l'intero secolo attraverso molteplici forme di espressione che si caratterizzarono prevalentemente per la rottura con il passato e la maggiore espressione diretta dell'animo dell'artista, sono generalmente raccolte dentro la classificazione di arte contemporanea. Si tende a raggruppare sotto questo generico termine quindi, numerosissime correnti artistiche che, a volte non solo non hanno niente in comune, ma addirittura si pongono in antitesi. Comunque è possibile attribuire all'arte contemporanea alcune caratteristiche, che a volte si ripetono come il recupero di elementi d'espressione primitivi, come quello istintivo e simbolico; l'importanza sensoriale del colore e dell'elemento materico, oppure anche l'aspetto psicologico o corporale della pittura. L'arte si pone a volte come gesto, e a volte addirittura si svincola dal tradizionale supporto della tela considerato limitante e troppo convenzionale. Fatta eccezione per il Futurismo, che si caratterizzerà come un fenomeno italiano, si può dire che i principali movimenti, si sviluppano in Europa e in America.

ARTE CONTEMPORANEA

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Afferma G. C. Argan: “La percezione del quadro è una percezione selezionata, organizzata, strutturata: un modello di percezione. Ha perciò una funzione essenzialmente educativa: insegna a percepire con chiarezza, avendo coscienza delle leggi fisiche e matematiche che fanno della percezione stessa un processo intellettivo”.

Dorfles sostiene: “il principio di ambiguità gestaltica su cui tali opere

sono più volte impostate, la possibilità cioè di una doppia lettura d'un pattern visuale, costituisce una

delle classiche ricerche della psicologia della Gestalt, e svela

quella che è una nostra quotidiana modalità percettiva”.

OP-ART

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La Op-art è caratterizzata dall'approfondimento di ricerche ottico-percettive condotte nell'ambito del Bauhaus, del Futurismo e del Dadaismo. Per quanto le opere OP-art possano, a prima vista, sembrare dei virtuosismi ad effetto, in realtà esse si basano sui rigidissimi codici visivi e fondamenti scientifici relativi allo studio della percezione visiva. Tali opere, che si rifanno a regole percettive universali basate su sperimentazioni grafiche che attengono ai fenomeni della GESTALT, indagano sui rapporti causa effetto tra l'immagine e lo sguardo del fruitore, tra l'oggetto e il soggetto ricevente. Protagoniste assolute sono le texture (o gradients come li chiamava Gibson) e i patterns, che concorrono a suggerire effetti tridimensionali, o addirittura suggeriscono il movimento. Il movimento artistico preceduto da esperienze sulla percezione che risalgono agli anni 1920, si manifesta inizialmente verso la fine degli anni Cinquanta. Gli artisti della Op-art si servono delle tecniche industriali per ricreare i loro effetti ottici e di movimento, e di congegni meccanici, luminosi, elettromagnetici, oltre ad i classici accostamenti di colori netti a linee, punti, forme geometriche che destano nell'osservatore reazioni ottiche e psicologiche.

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Le opere si realizzano nella ricerca dei gradienti strutturali, in un tentativo di ottenere attraverso trame strutturali diverse, effetti più di carattere psicologico che estetico. In America fu proposta ufficialmente a New York nel 1965, nella grande mostra di arte astratta percettiva; in Europa tali ricerche furono seguite da: Soto, Agam, Munari, Gerstner e Bury. Le opere Op sono anche definibili ottico-cinetiche nel senso che si include il movimento anche da parte del fruitore. Quando l'osservatore si sposta si ottengono effetti diversi. Uno degli artisti maggiormente noti è senza dubbio il francese V. Vasarely, che con “Vega 200” nel 1968, portò all'attenzione di un vasto pubblico la OP ART, con una sorta di simulazione della terza dimensione ottenuta nella bidimensionalità di un quadro, attraverso la deformazione in senso sferico - l'effetto sfera che oggi conosciamo nei programmi di elaborazione grafica computerizzata- della immagine, e colori contrastanti. Le opere ed Albers invece ruotano quasi tutto nei contrasti cromatici e le forme geometriche semplici come il quadrato, giocate nei loro valori dimensionali, si prestano ad infinite combinazioni.

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V. VASARELY-VEGA200

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Egli, afferma G. C. Argan. “preleva l'immagine dai circuiti

dell'informazione di massa, come Lichtenstein, ma la presenta logora,

consumata. (…) Warhol analizza la parabola discendente o di

disfacimento, l'iter del consumo psicologico dell'immagine notizia”.

POP-

ART

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Quando all'interno dalla corrente artistica POP ART, Lichtenstein realizza l'opera dal titolo “Ragazza con la palla” sembra volesse dire che la POP ART è un'arte da prendere al volo, proprio come la palla che tiene la ragazza, realizzata con il linguaggio di immediata e consumata lettura come quello dei fumetti. Il termine Pop-art deriva da Popular art e serve a contraddistinguere tutte quelle varie manifestazioni artistiche che, a vario titolo, confluiscono all'interno di questo rivoluzionario fenomeno.  Nata in Inghilterra, (data il 1956 ), la POP ART si sviluppo' successivamente soprattutto negli Stati Uniti. Personalità come, Johns, Rauschenberg, considerati fautori del genere, e Warhol, Wesselman e  Rosenquist sono solo alcuni dei nomi più noti di questa corrente artistica, che rappresenta uno dei momenti maggiormente fecondi della produzione artistica americana. Determinante per la diffusione del linguaggio fu la Biennale di Venezia del 1964, in cui la sezione statunitense presentò nuovi artisti scoperti da Leo Castelli. Originalissime le opere di Oldenburg, (il tubo di dentifricio gigante o la macchina da scrivere morbida), che propone oggetti di uso comune ingigantiti o alterati nei materiali e che include la percezione tattile dell'opera, da parte del fruitore.

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O quelle di Rosenquist, che proviene da una formazione di cartellonistica pubblicitaria e che si avvarrà della sua esperienza nella creazione delle sue opere giganti. Warhol, il più noto esponente della Pop art, che  riproduce con ripetitività lo stesso soggetto, il viso di Marilin o la bottiglia di Coca-cola nella intenzione di annullarne il significato originario utilizza l'elemento di riporto fotografico secondo un procedimento serigrafico. Ogni autore si esprime con un proprio linguaggio tanto che è quasi impossibile non riconoscere ad esempio le opere di un Segal, che ripete figure umane realizzate in gesso a grandezza naturale, colte nell'atto di compiere i gesti quotidiani, che comunicano tutta l'angoscia esistenziale della società dei consumi, in cui l'uomo viene visto solo nell'ottica del potenziale consumatore. Molto spesso l'interesse dell'artista sembra rivolto alla vita quotidiana dell'uomo contemporaneo e a quel mondo artificiale costituito dagli innumerevoli prodotti industriali d'uso comune e dai mezzi di comunicazione di massa. E' un mondo colorato, gigante e sembra volere comunicare allegria, ma nasconde l'ansia di una angoscia esistenziale che si cela dietro i colori pieni e vivaci, le superfici lucenti fatte di smalto o di plastica. L'ambiente urbano, abituale, diventa un soggetto di rappresentazione per quanto attiene i vari aspetti della vita quotidiana. Ma la POP ART si appropria anche di accadimenti di carattere storico e sociale, e li converte in oggetto di consumo, rappresentandone solo gli aspetti più superficialmente esprimibili.

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WAHROL-COCACOLA