La scuola: oggi e 150 anni fa

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I festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia sono diventati occasione per riflettere sul ruolo della scuola: ieri e oggi

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I festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia sono diventati l'occasione per riflettere, con gli alunni della scuola primaria di Olmi, sul ruolo della scuola: ieri e oggi.

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I festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia sono diventati occasione per

riflettere sul ruolo della scuola:

ieri e oggi

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LA SCUOLA: oggi e 150 anni fa

Stiamo festeggiando un compleanno importante: quello dell’unità d’ItaliaTra tante cose che sono state costruite in questi 150 anni va ricordata la scuola, quella che noi ora frequentiamo, magari sbuffando o lamentandoci.Ma sapete com’era la scuola 150 anni fa?Innanzi tutto non era una struttura grande, attrezzata e vicina a casa come la nostraMolti bambini, 150 anni fa, erano costretti a percorrere a piedi molti chilometri per raggiungere l’edificio adibito a scuola o le stalle o le grotte in cui si tenevano le lezioni.Spesso tali luoghi presentavano scarse condizioni igieniche, non avevano finestre e nemmeno una stufa o un caminetto per riscaldarsi durante l’inverno. Maestri ed alunni, per questo, si ammalavano spesso.

Scuola primaria "S. G. Bosco" di Olmi 2010/2011

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E cosa veniva insegnato e si imparava a scuola?

• Prima ancora che a “leggere, scrivere e contare” ai bambini, appena dopo l’Unità, venivano insegnate le buone maniere e le regole della pulizia e dell’igiene personale. Alcuni maestri di quel periodo definivano i loro alunni dei “piccoli selvaggi” a cui dovevano insegnare a stare seduti, a non scorazzare per la classe, a non camminare scalzi, a lavarsi, a non soffiarsi il naso nei vestiti.

• A quegli stessi bambini, figli di genitori in gran parte analfabeti che non sapevano nemmeno scrivere il loro nome, veniva poi insegnato l’italiano. Per loro, abituati a parlare solo in dialetto, anzi dialetti diversi, non era affatto facile impararlo. Come per noi imparare l’inglese.

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E i libri?

Erano poco illustrati e piuttosto tristi nell’aspetto.Non era, però, colpa della distanza, dei maestri o dei libri se, spesso, le aule delle prime scuole dell’Italia unita erano vuote.Molti bambini non frequentavano le lezioni semplicemente perché dovevano lavorare, anche duramente, nei campi, accudendo il bestiame o nelle fabbriche, in compiti che richiedevano dita particolarmente piccole.

Per eliminare lo sfruttamento del lavoro minorile e garantire il diritto allo studio, lo Stato Italiano, nel 1877, stabilì di rendere obbligatoria la frequenza scolastica.A quel provvedimento ne sono seguiti molti altri per dare valore alla scuola il cui compito, adesso come 150 anni fa, è ed era quello di prepararci ad essere uomini e donne, cittadini e cittadine consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri.

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Istantanee

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dei

festeggiamenti

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