La scuola nelle antiche civiltà fluviali la rivoluzione francese, inoltre, si afferma una nuova...

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La scuola nelle antiche civiltà fluviali Egizi La scuola è stata istituita nell’antico Egitto intorno al 2000 a.C. per formare i giovani che avrebbero dovuto occuparsi delle funzioni amministrative dello stato. Le lezioni erano svolte da un insegnante elementare che aveva nozioni di calcolo e di calligrafia e, in genere, si svolgevano all’aperto. Gli alunni stavano seduti su stuoie intrecciate ed avevano pennelli o cannucce, che utilizzavano per scrivere su cocci di terracotta. Greci Nell'antica Grecia i bambini delle famiglie ricche venivano seguiti da un maestro privato dall'età di 7 anni. I bambini imparavano a scrivere su tavolette di legno, coperte da uno strato di cera. Il maestro con lo stilo scriveva una frase sulla tavoletta e lo studente doveva ricopiarla. Gli alunni dovevano imparare la scrittura, la lettura, l'aritmetica ed i poemi omerici. Inoltre una parte della giornata era dedicata alla ginnastica.

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La scuola nelle antiche civiltà fluviali

Egizi

La scuola è stata istituita nell’antico Egitto intorno al 2000 a.C. per formare i giovani

che avrebbero dovuto occuparsi delle funzioni amministrative dello stato. Le lezioni

erano svolte da un insegnante elementare che aveva nozioni di calcolo e di

calligrafia e, in genere, si svolgevano all’aperto. Gli alunni stavano seduti su stuoie

intrecciate ed avevano pennelli o cannucce, che utilizzavano per scrivere su cocci di

terracotta.

Greci

Nell'antica Grecia i bambini delle famiglie ricche venivano seguiti da un maestro

privato dall'età di 7 anni. I bambini imparavano a scrivere su tavolette di legno,

coperte da uno strato di cera.

Il maestro con lo stilo scriveva una frase sulla tavoletta e lo studente doveva

ricopiarla. Gli alunni dovevano imparare la scrittura, la lettura, l'aritmetica ed i

poemi omerici. Inoltre una parte della giornata era dedicata alla ginnastica.

L'ordinamento scolastico era diverso a Sparta e ad Atene. A Sparta i bambini, dai 7

ai 12 anni, venivano arruolati dallo Stato, che li affidava ad un educatore. A 12 anni i

giovani erano divisi in reparti e sotto-reparti e seguivano una educazione

prevalentemente fisica e militare. Obiettivo dell'educazione era infatti quello

di creare un esercito forte. Anche le ragazze dovevano seguire un addestramento

fino all'età di 18 anni, quando, se superavano le prove di adattamento, abilità e

coraggio, venivano destinate ad un marito e potevano tornare a casa. Ad Atene i

giovani venivano addestrati nelle arti. Le femmine imparavano a leggere e scrivere

a casa. I maschi restavano a casa fino a 6 o 7 anni, dove erano seguiti dalla madre o

da uno schiavo maschio. Dai 6 ai 14 anni invece dovevano frequentare una scuola

elementare di quartiere o una scuola privata. Utilizzavano tavolette di scrittura e

regoli e dovevano imparare i versi di Omero ed imparare a suonare la lira. Dopo i 14

anni, alcuni studenti seguivano corsi di studio superiori fino ai 18 anni, quando

entravano nella scuola militare per 2 anni.

Persiani

I bambini persiani fino all’età di 5 anni vivevano con le donne che si occupavano

della loro educazione. Dai 7 a 15 anni venivano affidati a persone scelte dallo Stato

per impartire loro un’educazione prevalentemente fisica; infatti facevano molti

esercizi di equitazione,tiro con l’arco, lancio del giavellotto e corsa. Inoltre dovevano

studiare la scrittura, la matematica, l’astronomia, utilizzando il libro sacro del

profeta Zoroastro. Dai 15 ai 25 anni i Persiani dovevano specializzarsi nelle

spedizioni militari.

Romani

Inizialmente l’educazione dei bambini era affidata ai genitori, in seguito le famiglie

dei nobili iniziarono ad affidare i propri figli a un pedagogo,uno schiavo istruito che

seguiva il bambino durante la giornata. A sei anni i bambini frequentavano la scuola

del Ludi Magister dove imparavano a leggere e a scrivere e a fare conti utilizzando il

trittico,che era una tavoletta di cera.

La scuola nel Medioevo La scuola nel Medioevo fu certamente influenzata dalla scuola romana e fu organizzata sulle stesse sue basi. Il percorso di studi dell’età romana era questo:

Elementare: Dal litterator e dal calculator si imparava a leggere, scrivere e a fare i conti.

Medio: Insieme al grammaticus si approfondiva lo studio della lingua latina e si imparava quella greca; si studiava la letteratura di queste due lingue e le prime nozioni di storia, geografia, fisica ed astronomia.

Superiore: Dal rhetor si studiava eloquenza, l'arte di costruire discorsi per gli usi più vari (giudiziari e politici innanzitutto). Per far questo occorreva conoscere il diritto, la storia dell'eloquenza, la filosofia.

Una novità rispetto al mondo antico è che chiunque poteva accedere all'istruzione elementare (anche a Roma la scuola la pagavano le famiglie). Infatti, già nell'alto Medioevo, in tutti o quasi i Monasteri, tra le altre strutture ricettive, esisteva la scuola (destinata ai figli dei contadini perché i figli dei feudatari o delle famiglie più in vista studiavano in casa propria seguiti da precettori privati), così come nelle città esistevano di norma scuole diocesane e spesso anche parrocchiali. Nelle scuole dei Monasteri si poteva imparare a leggere, a scrivere e far di conto; a seconda delle epoche (il Medio Evo abbraccia ben dieci secoli) e

dei luoghi, ci si poteva fermare qui, oppure si potevano proseguire gli studi in diversi ambiti: farmacologia-erboristeria e medicina, musica, astronomia, logica, retorica, ecc. Il successivo corso di studi era, sostanzialmente, quello romano ma era diversa la cultura generale degli insegnanti.

A scuola nel Medioevo tra una lezione di grammatica e una di retorica si studiavano bestiari (testi che descrivono gli animali o bestie) e lapidari (testi che mostrano le proprietà delle rocce e dei minerali). Ma la differenza più evidente rispetto alla cultura latina era certamente nell'interpretazione complessiva della storia e del sapere che si offriva agli studenti. Per un insegnante medievale era scontato ritenere che la storia è guidata dalla provvidenza divina e che in tutti gli scrittori, anche in quelli pagani, si può rintracciare un'anticipazione delle verità rivelate dal cristianesimo.

Questa è la ragione per cui i critici medievali interpretavano la IV ecloga del poeta latino Virgilio come una prefigurazione della venuta salvifica del Cristo. Un'altra differenza rispetto al panorama culturale dell'istruzione odierna era data dal forte simbolismo di cui erano impregnate tutte le discipline. La realtà era ritenuta un insieme di segni della presenza di Dio e del mondo ultraterreno. Le cose non sono solo quello che appaiono ma, come il corpo contiene l'anima, contengono una realtà più profonda (nella “Divina Commedia” la selva rappresenta il peccato, Virgilio la Ragione). A conclusione degli studi liberali, dal Basso Medioevo in poi, si poteva scegliere un

percorso di studi universitari in qualche prestigiosa istituzione.

La scuola tra Cinquecento e Seicento

Tra Cinquecento e Seicento il sistema scolastico è diviso tra le scuole ecclesiastiche, che devono formare il clero, e le scuole laiche che sono destinate alla formazione dei laici. Le scuole aumentano così come il tasso di alfabetizzazione, anche se non sono molti i ragazzi che continuano gli studi dopo i 10 anni. La percentuale di femmine che frequentava la scuola tra i 6 ed i 15 anni era invece molto più bassa. Nel corso del Cinquecento iniziano ad essere istituite scuole comunali gratuite. E sorgono le scuole umanistiche, di livello superiore a quelle di grammatica, dove spesso insegnavano umanisti molto famosi del tempo. C'erano inoltre le scuole di dottrina cristiana, la domenica e nei giorni festivi, istituite alla fine del Quattrocento per insegnare il catechismo ai ragazzi del popolo e dove si insegnava anche a leggere e scrivere. Inizialmente nei collegi si insegnava anche a leggere e scrivere, mentre in

un secondo momento sono stati trasformati in istituzioni rivolte all'istruzione secondaria. Nei collegi gli studenti erano divisi in 5 classi successive: 3 di grammatica 1 di umanesimo ed 1 di retorica. Le lezioni erano svolte completamente in latino. Altri ordini religiosi si occupavano invece di fornire un'istruzione, in volgare, ai ragazzi più poveri.

La scuola nel 1700

Nel corso del Settecento sono state istituite scuole pubbliche gestite dallo Stato. In

Italia, il Regno di Sardegna è stato il primo a dar vita alla nuova politica scolastica

con l'istituzione di scuole laiche statali di vario grado. Tutti gli stati iniziarono ad

organizzare scuole laiche e pubbliche, per sostituire le scuole dei gesuiti. In ambito

europeo, nel 1774, Maria Teresa d'Austria approvò il progetto dell'abate Giovanni

Ignazio Felbiger, che prevedeva l'obbligo scolastico per i bambini dai 6 ai 12 anni e

l'istituzione di scuole per preparare i maestri. Con la rivoluzione francese, inoltre, si

afferma una nuova idea della scuola: l'istruzione primaria deve essere pubblica

(aperta sia ai maschi che alle femmine), obbligatoria e gratuita.

Nel corso dell'Ottocento si iniziò a diffondere un concetto dell’istituzione

scolastica come necessaria e naturale, anche se veniva sentita fortemente la

distinzione tra chi poteva accedere ad una scuola di alto livello e chi invece era

destinato a rimanere ad un livello più basso. Tra i ragazzi più poveri, soprattutto, un

gruppo di alunni che non frequentavano le scuole o che imparavano solo a leggere e

scrivere, era ancora molto alta. Con la nascita dei primi stati nazionali, nonostante ciò

, cresce il bisogno di offrire una adeguata istruzione alla popolazione. Il compito

primario della scuola era quindi quello di aumentare l'alfabetizzazione. Il maestro

assunse un ruolo sempre più importante per la formazione delle persone. Erano

molti i pedagogisti e gli educatori che lavorano per rendere il sistema scolastico più

moderno ed accessibile a tutti. In Italia, nel 1859, la legge Casati istituisce la scuola

elementare obbligatoria ed articolata in due bienni. Dopo la scuola obbligatoria, gli

alunni potevano proseguire gli studi nei ginnasi, che però erano a pagamento, o

nelle scuole tecniche. Distinzione che in ogni caso, era legata alla posizione economica

delle famiglie. Con la legge Coppino del 1877, invece, le scuole elementari vennero

aumentate a 5 anni.

La scuola nell’Ottocento

Nel Novecento, l'analfabetismo inizia a scendere, anche se c’erano molte persone che

avevano soltanto l'istruzione elementare, soprattutto nei paesi e nei ceti più

bassi. Evidenti differenze si notavano ancora tra i figli maschi e le figlie

femmine. Queste ultime, spesso, dopo la scuola dell'obbligo, venivano destinati in altri

impieghi, mentre i fratelli maschi potevano continuare gli studi. Nel 1904 la legge

Orlando porta l'obbligo scolastico fino a 12 anni, con l'istituzione di un "corso

popolare" formato dalle classi quinta e sesta delle scuole elementari. Con la riforma

Gentile del 1923, porta una nuova disparità : una scuola preparatoria cioè quella

materna , di 3 anni, la scuola elementare, uguale per tutti, di 5 anni, ed la scuola media

con una durata di 3 anni. Dopo quest'ultima, si poteva accedere all'istruzione

superiore (i licei, gli istituti tecnici, gli istituti magistrali ed i conservatori). E

l'obbligo di studio viene innalzato a 14 anni. Con il termine della Seconda Guerra

Mondiale e la nascita della Repubblica, viene stabilita nella Costituzione l'istruzione

pubblica, gratuita e obbligatoria per almeno 8 anni.

La scuola nel Novecento

La scuola durante il Fascismo

Come per altri regimi totalitari, anche per il Fascismo la scuola rappresentò un valido

strumento per inculcare nei giovani l'ideologia fascista.

Nel 1926 venne istituita per i ragazzi l'Opera Nazionale Balilla che aveva carattere

parascolastico e paramilitare: con essa si intendeva "dare l'assistenza e l'educazione

fisica e morale, ai giovani dagli 8 ai 18 anni. Impartire l'educazione religiosa,

spirituale e culturale, lo sport, l'educazione militare e professionale." In sostanza

trasmettere i valori del fascismo per il futuro dell'Italia.

L'ONB fu divisa per età e sesso:

I ragazzi furono ripartiti nel Figli della Lupa (6-8 anni), Balilla (9-10 anni), Balilla

moschettiere (11-13 anni) e Avanguardisti (14-18 anni)

Le ragazze furono ripartite nel Figlie della Lupa (6-8 anni), Piccole italiane (9-13 anni)

e Giovani italiane (14-17 anni).

I giovani dell'Opera Nazionale Balilla doverono portare una camicia nera, un fazzoletto

azzurro, i pantaloni grigioverde, un fascia nera e un fez.

I maestri delle elementari erano obbligati al giuramento :

“Giuro che sarò fedele al Re, ai suoi reali successori e al Regime Fascista, di osservare

realmente lo statuto e le altre leggi dello stato, di esercitare l’ufficio d’insegnante e

ad empiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi

e devoti alla patria e al regime fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad

associazioni o partiti, la cui attività non si concili con i doveri del mio ufficio.”

Nel 1930, fu introdotto nelle scuola un testo unico che aveva uguale contenuto in

tutte le scuole d'Italia e dove, naturalmente, veniva dato ampio spazio a ciò che il

regime giudicava importante. In quegli anni furono anche inserite nuove materie

d'insegnamento come la cultura militare e l’educazione fisica. Tutto era finalizzato

ad educare i giovani così come li voleva il regime fascista: forti fisicamente,

disciplinati e pronti alla guerra.

Oltre che nelle materie scolastiche, il fascismo cercava di imporsi agli studenti con

tutti i mezzi che aveva a disposizione: ad esempio le copertine dei quaderni spesso

riportavano figure celebrative dell'ideologia fascista, dalla guerra in Etiopia allo

sviluppo dell'aviazione militare, dalle grandi opere messe in atto dal governo

all'autarchia di cui Mussolini si fece sostenitore.