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A lcune regioni e città, in passato come ai giorni nostri, si sono sviluppate fino a diventare dei centri marittimi di grande rilevanza. Tale processo è sempre stato la conseguenza di specifici fattori economici e politici, oltre che della favorevole posizione geografica. Con il modificarsi delle condizioni, nacquero nuovi centri, i quali presero il posto dei vecchi. E questo è ancora vero ai giorni nostri, poiché le condizioni della marineria sono cambiate in maniera drastica, trasformando quelli che prima erano bacini, banchine, magazzini e laboratori, e anche basi navali vivaci in zone abbandonate. Si tratta di un processo fortemente sentito nelle antiche città portuali, in Europa e in America. Gli urbanisti si trovano così confrontati alla sfida di modificare le vecchie strutture portuali lungo i waterfront in nuove zone attrattive, riutilizzando alcuni dei vecchi edifici e trasformandoli in abitazioni e uffici, ma anche in edifici a scopi ricreativi. Nella maggior parte dei casi, le prospettive delineate per un nuovo sviluppo del waterfront comprendono animate iniziative intorno a pittoresche navi a vela o a vecchi piroscafi ormeggiati alle banchine, mentre in uno degli edifici viene allestito un museo del mare. Nell’attuazione di questo scenario, tuttavia, si incontrano vari problemi, che collegano appartamenti costosi e uffici prestigiosi alle attività museali. Nella maggior parte dei paesi, i musei sono gestiti con budget ridotti, spesso con il contributo di volontari che aiutano in compiti pratici, compresa la manutenzione di eventuali navi museo. Esistono pochi casi che godono di un relativo successo quando la combinazione è quella di cui abbiamo appena parlato, e possiamo portare ad esempio Portsmouth e Bristol in Inghilterra e South Street Seaport a New York. Ma un grande veliero o un piroscafo di solito non bastano a ricreare la vecchia “atmosfera del porto”, e i lavori di manutenzione di navi di questo tipo richiedono molto più denaro, forza lavoro e spazi per i “lavori sporchi” di quanti di solito siano a disposizione di un museo. D’altro canto, l’idea della rivitalizzazione di vecchie strutture del waterfront, come qui a Venezia, concentrandosi in maniera particolare sulla prospettiva storica e sulla conservazione degli elementi del patrimonio marittimo, è chiaramente un’ottima idea. E in questo caso l’esperienza danese può avere una certa rilevanza per voi, per quanto riguarda la scelta da fare. Per rinfrescarvi un po’ la geografia dell’Europa settentrionale, guardate la carta geografica. Essa dimostra la posizione strategica della Danimarca, in quanto soglia che deve oltrepassare ogni nave che viaggia tra il Mar Baltico e il Mare del Nord. Si tratta inoltre di un passaggio obbligato tra la penisola scandinava e l’Europa centrale. Contemporaneamente, ogni comunicazione tra varie zone del paese è dipesa dal trasporto via acqua fino in tempi recenti. Perciò, il settore navale è stato una delle preoccupazioni chiave per la Danimarca, dalla preistoria fino al secolo scorso, quando furono costruite le ferrovie, le autostrade e i ponti, i quali spostarono la maggior parte del trasporto sulle rotte terrestri. Più recentemente, l’arsenale di Copenhagen, Holmen, che risale ad alcuni secoli orsono, è stato abbandonato dalla Marina, creando così una situazione che in un certo qual modo è simile alla situazione veneziana. Nei primi anni settanta, prima che la Marina prendesse la decisione definitiva di abbandonare Holmen, come sede principale, fu avanzata la proposta di utilizzare una parte dell’area e i vecchi edifici che vi si trovavano, per creare un Centro Storico Marittimo, nel cuore del waterfront di 15 La rivitalizzazione del patrimonio marittimo danese: l’esperienza di Roskilde * di OLE CRUMLIN-PEDERSEN Centre for Maritime Archaeology, Roskilde, Danimarca * Traduzione dall’inglese di Carla Toffolo.

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Alcune regioni e città, in passato comeai giorni nostri, si sono sviluppate finoa diventare dei centri marittimi digrande rilevanza. Tale processo èsempre stato la conseguenza di

specifici fattori economici e politici, oltre che dellafavorevole posizione geografica. Con il modificarsidelle condizioni, nacquero nuovi centri, i qualipresero il posto dei vecchi. E questo è ancora veroai giorni nostri, poiché le condizioni della marineriasono cambiate in maniera drastica, trasformandoquelli che prima erano bacini, banchine, magazzini elaboratori, e anche basi navali vivaci in zoneabbandonate. Si tratta di un processo fortemente sentito nelleantiche città portuali, in Europa e in America. Gliurbanisti si trovano così confrontati alla sfida dimodificare le vecchie strutture portuali lungo iwaterfront in nuove zone attrattive, riutilizzandoalcuni dei vecchi edifici e trasformandoli inabitazioni e uffici, ma anche in edifici a scopiricreativi. Nella maggior parte dei casi, leprospettive delineate per un nuovo sviluppo delwaterfront comprendono animate iniziative intornoa pittoresche navi a vela o a vecchi piroscafiormeggiati alle banchine, mentre in uno degli edificiviene allestito un museo del mare.Nell’attuazione di questo scenario, tuttavia, siincontrano vari problemi, che colleganoappartamenti costosi e uffici prestigiosi alle attivitàmuseali. Nella maggior parte dei paesi, i musei sonogestiti con budget ridotti, spesso con il contributodi volontari che aiutano in compiti pratici,compresa la manutenzione di eventuali navi museo. Esistono pochi casi che godono di un relativosuccesso quando la combinazione è quella di cuiabbiamo appena parlato, e possiamo portare adesempio Portsmouth e Bristol in Inghilterra e SouthStreet Seaport a New York. Ma un grande veliero oun piroscafo di solito non bastano a ricreare lavecchia “atmosfera del porto”, e i lavori di

manutenzione di navidi questo tiporichiedono molto piùdenaro, forza lavoro espazi per i “lavorisporchi” di quanti disolito siano adisposizione di unmuseo.D’altro canto, l’ideadella rivitalizzazionedi vecchie strutture del waterfront, come qui aVenezia, concentrandosi in maniera particolare sullaprospettiva storica e sulla conservazione deglielementi del patrimonio marittimo, è chiaramenteun’ottima idea. E in questo caso l’esperienza danesepuò avere una certa rilevanza per voi, per quantoriguarda la scelta da fare. Per rinfrescarvi un po’ la geografia dell’Europasettentrionale, guardate la carta geografica. Essadimostra la posizione strategica della Danimarca, inquanto soglia che deve oltrepassare ogni nave cheviaggia tra il Mar Baltico e il Mare del Nord. Sitratta inoltre di un passaggio obbligato tra lapenisola scandinava e l’Europa centrale.Contemporaneamente, ogni comunicazione travarie zone del paese è dipesa dal trasporto viaacqua fino in tempi recenti. Perciò, il settore navaleè stato una delle preoccupazioni chiave per laDanimarca, dalla preistoria fino al secolo scorso,quando furono costruite le ferrovie, le autostrade e iponti, i quali spostarono la maggior parte deltrasporto sulle rotte terrestri. Più recentemente,l’arsenale di Copenhagen, Holmen, che risale adalcuni secoli orsono, è stato abbandonato dallaMarina, creando così una situazione che in un certoqual modo è simile alla situazione veneziana.Nei primi anni settanta, prima che la Marinaprendesse la decisione definitiva di abbandonareHolmen, come sede principale, fu avanzata laproposta di utilizzare una parte dell’area e i vecchiedifici che vi si trovavano, per creare un CentroStorico Marittimo, nel cuore del waterfront di

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La rivitalizzazione del patrimonio marittimodanese: l’esperienza di Roskilde

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di OLE CRUMLIN-PEDERSENCentre for Maritime Archaeology, Roskilde, Danimarca

* Traduzione dall’inglese di Carla Toffolo.

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Copenhagen. Gli elementi necessari allarealizzazione della proposta erano disponibili,avevano soltanto bisogno di una base comune aHolmen e che le loro attività fossero coordinate. Lefigure principali che si era suggerito di coinvolgerenel programma, erano: • il Museo Navale Danese, un’istituzione privata,

con una notevole collezione di vecchi modellinie altro, che cercava una sede;

• la grande fregata a vela Jylland, varata nel 1860,di proprietà di un’associazione di salvaguardia,la quale aveva bisogno di un importante restauroe di un attracco permanente;

• due navi-scuola a tre alberi con vele quadre, laDanmark e la Georg Stage, impegnate nellaformazione di base dei marinai;

• la nave museo Fulton, una goletta a tre alberi,costruita nel 1915 e di proprietà del MuseoNazionale:

• una flotta sempre più numerosa di navi d’epoca,appartenenti ad associazioni di salvaguardia o aprivati, alla ricerca di una sede.

• altri partner possibili potevano essere lebiblioteche navali e marittime di Copenhagen e ilMuseo Marittimo Danese di Elsinore, ospitatonel Castello di Kronborg, privo di supportitecnici, tra i quali l’elettricità.

Purtroppo, la Marina danese non era interessataal dialogo. Temeva che l’interesse pubblico perquella che era stata la sua sede storica avrebbecondotto ad altri programmi per acquisire l’areacon altri scopi, mentre la Marina desideravarimanere comunque per sempre a Copenhagen.Perciò, all’epoca, si dovette lasciar perder il

progetto per il centro di Holmen. Oggi, trent’annipiù tardi, la scena è essenzialmente diversa,dopo che sono state create nuove basi navali inaltre regioni del paese. Attualmente non vi sonoattività di tipo navale nella zona di Holmen, nonesiste un masterplan per lo sviluppo degli edificinavali storici e gli elementi che sarebbero potutientrare a far parte di un centro per la storia delmare unico sono stati disseminati in tutto ilpaese, poiché sono state trovate soluzionisingole per ognuno di essi: • il Museo Navale ora si trova in un’altra zona di

Copenhagen;• la fregata Jylland è stata restaurata, e si trova,

estrapolata dal suo contesto, permanentementeormeggiata a Ebeltoft, nello Jutland;

• la base della nave scuola Danmark è stataspostata in una delle nuove basi navali,Frederikshavn;

• le navi d’epoca hanno ora una loroorganizzazione, TS, ed è stata loro offerta lapossibilità di ormeggiare e di godere dellestrutture portuali gratuitamente in vari portidanesi;

• la nave del Museo Nazionale, la Fulton, hatrovato una base permanente ad Assens,sull’isola di Funen, mentre altre naviappartenenti al museo sono ormeggiate aCopenhagen e Roskilde;

• il Museo Marittimo, ha raccolto fondi perinstallare un impianto elettrico nel castello, maattualmente si sta preparando a traslocare, inmodo da avere più spazio;

• a Roskilde è stato creato un centro per la ricercaarcheologica navale a vocazione internazionalecon il Museo delle Navi Vichinghe e l’Istituto diArcheologia Marina del Museo Nazionale. Qui laricerca sulle navi preistoriche e medioevali va dipari passo con la presentazione di cinque navivichinghe provenienti da Skuldelev, con vasteattività archeologiche sperimentali riguardanti laricostruzione di navi vichinghe, e con molti tipidi imbarcazioni tradizionali nordiche,ampiamente utilizzate dal museo per lescolaresche e i visitatori.

In questo modo, i singoli elementi del pianooriginale di Holmen hanno trovato ognuno unasoluzione che garantisce la loro sopravvivenza, maCopenhagen aveva perso l’occasione di attuare unasoluzione completa che avrebbe messo in luce lastoria marittima della città chiamata København,ossia “il porto dei mercanti”, e che sarebbe stata

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La posizione strategica della Danimarca nell’Europa settentrionale

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un’attrattiva della città per tutti i turisti. Perciò il caso di Copenhagen e la mancanza diun masterplan possono essere di avvertimento achiunque progetti le zone del waterfront digrandi città e voglia includere vecchie navi ealtri elementi del patrimonio marittimo nei loroprogrammi di sviluppo. Questi elementi sonoimportanti per conservare ciò che si trova nellazona e per sottolinearne il carattere storico,oltre all’autenticità. È perciò essenziale iniziarecon un masterplan. Il piano deve essereaccettato e sostenuto dalle autorità pubblichecompetenti, e, allo stesso tempo, deve tenereconto delle necessità specifiche e dellecaratteristiche organizzative di queste attività. Molti si dilettano osservando le attività che sisvolgono attorno alle vecchie navi e alle mostre dimanufatti storici, ma pochi enti sono disposti aspendere più denaro di quanto non sia strettamentenecessario per gli stipendi di marinai, artigiani,conservatori, curatori e guardiani necessari affinchétali attività siano svolte in maniera assolutamenteprofessionale. Perciò gli elementi dell’esperienzadanese possono essere ancora una voltainteressanti per voi, nonostante le suecaratteristiche decentrate senza un masterplan. Ilfatto che fino ad ora abbiamo potuto trovaresoluzioni singole per la conservazione epresentazione di questi elementi del patrimoniomarittimo – e questo riguarda le navi di provenienzaarcheologica, come le navi ormeggiate o in uso – sispiega con una combinazione di svariati fattori chehanno condotto al successo: • in Danimarca esiste un forte interesse pubblico

per le vecchie navi e la storia marittima. Questoè il punto di partenza di un’attiva partecipazionepubblica nei progetti riguardanti le navitradizionali restaurate e varate come charter ocome parte di attività del tempo libero;

• le ditte e le fondazioni danesi sono fortementeinteressate a sostenere lo scavo, laconservazione, e il restauro di navi storiche eantiche. Di conseguenza, numerose navi storichesono state oggetto di ricerche archeologiche e lepiù recenti sono state restaurate e date al MuseoNazionale o ad altre istituzioni;

• da trent’anni ormai, la goletta-museo Fulton

viene utilizzata in un programma che prevedecrociere di una settimana con scolaresche e congiovani inseriti in progetti di reinserimentosociale. E si tratta di un progetto popolare e disuccesso;

• la fregata Jylland è stata completamenterestaurata e ha uno staff di maestri d’ascia egabbieri che si occupano continuamente dellasua manutenzione. Il personale è remuneratocon i ricavi ottenuti dai biglietti d’ingresso deinumerosi visitatori;

• la posizione ufficiale nei confronti deisommozzatori sportivi interessati all’archeologiaè positiva; e ogni anno un gruppo di archeologisi occupa della formazione di circa 20sommozzatori nel campo dell’inventariazione eprotezione dei ritrovamenti archeologicisottomarini nelle acque danesi;

• sin dagli anni sessanta, il Museo NazionaleDanese ha ufficialmente attuato la politica di farfronte alle sfide poste dagli scavi e dallaconservazione di parti selezionate del nostropatrimonio marino sommerso. Questo ha portatoalla creazione del Museo delle Navi Vichinghenel 1969 e al Centro di Ricerca ArcheologicaMarina nel 1993. Entrambe le istituzioni sitrovano a Roskilde. Le strutture di Brede sonostate costruite in modo da avere un luogo doveconservare i numerosi oggetti di legno esistenti eun’adeguata struttura di documentazione è statainstallata a Roskilde;

• il Museo delle Navi Vichinghe ha messo a puntoun programma per lo studio e la conservazionedegli antichi mestieri legati alla costruzione dellenavi, alla fabbricazione delle funi e delle vele.Questi mestieri sono attivamente praticatiall’isola del Museo di Roskilde da parte di ungruppo di abili artigiani che costruiscono dellerepliche delle navi vichinghe per motivi di studioe affinché gruppi di volontari possano utilizzarle.I visitatori e le scolaresche possono navigaresulle imbarcazioni tradizionali nordiche cheassomigliano molto alle navi dell’epoca deivichinghi.

In breve, tali risultati positivi sono stati raggiunticome conseguenza di una combinazione disuccesso di svariati fattori, quali determinateattività da parte di alcuni musei, ricche donazioniprovenienti da fondazioni e gli sforzi ben coordinatidi gruppi di amatori pieni di risorse, interessati apartecipare alla conservazione del patrimoniomarittimo.

Il Centro di Archeologia Marina di Roskilde è statocostruito in circa quarant’anni per trattare i variritrovamenti fatti nelle acque danesi e perraccogliere una piccola flotta di navi museo. Il

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centro è stato creato in conseguenza dell’esplicitavolontà di conservare e presentare elementi dellanostra ricca storia marittima. Tutto iniziò nel 1962, quando il Museo Nazionaleprese l’iniziativa di condurre degli scavi perrecuperare le cinque navi vichinghe risalentiall’undicesimo secolo a Skuldelev. Esse erano giàstate studiate dai sommozzatori del museo neglianni compresi fra il 1957 e il 1959. Gli scavi sisvolsero all’interno di un’intercapedine stagna nelmezzo del fiordo, dove le navi erano state affondateper bloccare alle navi nemiche una delle vie dinavigazione verso Roskilde. Il sito poteva essereraggiunto unicamente in barca, e pur tuttavia gliscavi furono visitati da non meno di 30.000 persone,condotte sul luogo da un traghetto durante il breveperiodo di durata degli scavi. Questo fu un primoesempio del grande interesse del pubblico per lenavi vichinghe.Le varie città intorno al fiordo fecero a gara peroffrire il sito migliore dove costruire un museo cheospitasse le navi. Fu scelta l’antica città reale diRoskilde, e il museo fu costruito sul waterfront,messo a disposizione dalla città, la quale contribuìanche ai costi per la costruzione del museo stesso.

Nel frattempo il legname delle navi fu attentamenteinventariato e conservato presso il Servizio per laconservazione del Museo Nazionale. Le aziende e lefondazioni danesi avevano sostenuto gli scavi econtribuirono in maniera consistente ai costi diconservazione e costruzione dell’edificio per le navivichinghe, che doveva diventare un museo “figlio”del Museo Nazionale.Il museo fu ufficialmente inaugurato dal re diDanimarca nel 1969, in un’epoca in cui soltanto unadelle navi era stata parzialmente restaurata peressere esposta. L’idea era quella di offrire aivisitatori del museo la possibilità di assistere allosvolgersi dei lavori e al montaggio delle navi dopoche erano state restaurate. Le parti delle navi chenon si erano conservate in modo tale dapermetterne lo scavo non furono ricostruite, ma lelinee di queste parti furono segnate da sottili corsiemetalliche che davano un’idea della chigliaoriginale. Sin dall’inizio si fece strada l’intenzione diincrementare questo tipo di esposizione delle navinel museo con delle copie in scala reale delle navimeglio conservate, realizzate secondo gli originaliprincipi di costruzione e che sarebbero state

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Il Centro di Archeologia Marina di Roskilde

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attraccate all’esterno, davanti alle grandi finestre difronte al fiordo. Un altro elemento del programmadi partenza prevedeva di acquisire un certo numerodi imbarcazioni del nord e di metterle adisposizione dei visitatori per una gita sul fiordo. Ilterzo elemento era il desiderio di poter conservareuna delle tradizionali golette baltiche e, infine, ilmuseo doveva essere una base per le ricerchearcheologiche in altri siti dove si trovavano antichenavi, dighe ecc. e per la pubblicazione di quanto erastato trovato in occasione di tali ricerche.Ora, trent’anni più tardi, queste idee sono state tuttemesse in pratica. In realtà le aspettative sono statepiù che soddisfatte. Le cinque navi di Skuldelevsono state tutte restaurate nel museo e il personaledel museo stesso ha riprodotto le navi in scala realesecondo gli elevati standard di costruzione delpassato. Sono stati condotti dei test per valutarel’idoneità alla navigazione delle navi e la lorocapacità ad orzare. Ognuna delle riproduzioni è seguita, per quantoriguarda la manutenzione e l’utilizzodell’imbarcazione secondo i più elevati standard disicurezza, da un gruppo di volontari. L’ultima dellecinque navi di Skuldelev, il drakkar, lunga 30 m, èattualmente in costruzione al museo, grazie aifinanziamenti dei fabbricanti danesi di birra. Ildrakkar originale era stato costruito nel 1042 nellaDublino vichinga, in Irlanda. Prevediamo di vararela nave nel 2004 e di andare in Irlanda con questaimbarcazione. Sono state fatte delle riproduzioni diqueste navi anche altrove e una riproduzione delloSkuldelev 1, un knorr d’alto mare, originariamentecostruito in Norvegia, circumnavigò il globo neglianni tra il 1982 e il 1984. È stata l’unica nave privadi ponte ad averlo mai fatto, a riprova degli elevatilivelli raggiunti dalla cantieristica vichinga edell’autenticità della nostra ricostruzione di unachiglia e dell’equipaggiamento della nave originale. Il Museo delle Navi Vichinghe custodisceattualmente circa 30 navi funzionanti, costruite nelcorso dell’ultimo secolo, e in molti casi al soloscopo di essere utilizzate nell’ambito delprogramma educativo del museo e dai visitatori delmuseo. Così migliaia di scolari ogni anno fanno unagita sul fiordo con remi e vele, e, in alcuni casi, ilprogramma prevede anche la pesca e il campeggio.Al fine di disporre di istruttori competenti a bordodi ogni imbarcazione, abbiamo organizzato un corsoper i giovani di entrambi i sessi per insegnare lorocome muoversi, quali sono le procedure disicurezza e gli elementi della storia naturale e

culturale relativa alle imbarcazioni e alle acquenelle quali navigano. I tentativi fatti dal Museo Nazionale di conservareuna parte delle navi leggermente più grandi per lenuove generazioni hanno anch’essi avuto uninatteso successo, visto che ora il museo possiededue golette, un ketch, uno sloop, una nave faro euna grande chiatta. Attualmente una di queste naviè ormeggiata a Roskilde, mentre la maggior partedelle altre navi sono di norma ormeggiate a unavecchia banchina nel centro di Copenhagen. Lazona è stata trasformata in un porto per velieri,creando una bella armonia tra le vecchie case e lenavi di proprietà di privati, oltre alle navi delmuseo.Con l’intensificarsi dell’attività di costruzione diimbarcazioni del Museo delle Navi Vichinghe e conl’aumentare del numero di imbarcazioni e naviacquisite e utilizzate sul fiordo, divenne evidente lanecessità di strutture portuali e cantieristiche perimbarcazioni minori. Dunque, furono stanziati deifondi per scavare un’area tra l’edificio che ospita ilmuseo e il piccolo porto di Roskilde, per creareun’isola del Museo e un porto protetto. Questoprogetto fu condotto nell’ambito di un più ampioprogetto per trasformare la zona portuale da unluogo privo di vivacità, in cui si trovavano unimpianto fognario e un’officina del gasabbandonata, in una zona della città estremamenteattrattiva, dove si svolgessero attività culturali e sitrovassero ristoranti e alberghi. I lavori furonofinanziati dalla città e dalla contea di Roskilde maanche da altre fonti.Durante le operazioni di scavo del porto del museo,furono individuati almeno nove relitti di navimedioevali, i quali furono oggetto di scavi nel 1996-1997. Si trattava di resti di navi naufragate inoccasioni diverse tra l’XI e il XIV secolo, mentreerano attraccate in una posizione esposta lontanodalla spiaggia, in un periodo in cui non esisteva unporto protetto. Cosa interessante, la più antica diqueste navi era contemporanea alle navi diSkuldelev custodite nel museo, e risalenti alla primametà dell’XI secolo. Questa nave, denominataRoskilde 6, era un vero e proprio drakkar, lungo, inorigine, 36 m. Si trattava della più grande dellefamose navi da guerra vichinghe mai ritrovata. I legni di queste navi sono ora dettagliatamenteinventariati nel laboratorio di documentazione diRoskilde, con metodi tradizionali e anche con nuovimetodi sperimentali. Per farlo, è stato necessariosviluppare nuovi metodi di documentazione che

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permettessero un’accurata analisi di tutte lecaratteristiche di ogni nave, poiché esse si ritrovanonella scelta del legno, nei principi costruttivi, nelleriparazioni e nelle modifiche. Queste osservazionirappresentano la base di un’interessantepresentazione del background storico di ogni nave.Attualmente sono in corso di studio alcuni progettiper un allargamento del Museo delle NaviVichinghe, con lo scopo di accogliere una parte deiritrovamenti relativi a queste e ad altre navi. Essipossono illustrare la maggior parte dei tipi diimbarcazioni medioevali in uso nell’Europasettentrionale, che sono stati trovati e scavati nelleacque danesi. Le navi di Roskilde sarannoconservate presso il laboratorio di restauro delMuseo Nazionale. Questo laboratorio dispone dellapiù grande capacità, nell’Europa del Nord, per iltrattamento sottovuoto dei ritrovamenti organici.Tali ritrovamenti saranno trattati secondo i tempinecessari per poter essere successivamente esposticon un numero notevole di altre navi medioevaliche sono state scavate dal gruppo di Roskilde daquando tutto è cominciato, nel 1962.

Nel 1993 abbiamo avuto la fortuna di ottenere deifinanziamenti dalla neonata Fondazione NazionaleDanese per la Ricerca, al fine di creare il Centro diRicerca di Roskilde per l’Archeologia Marina comejoint-venture del Museo Nazionale e del Museodelle Navi Vichinghe. Il sostegno è destinato adurare dieci anni e a coprire interamente le speseper un ambizioso programma di ricerca e dipubblicazione, che copra tutti gli aspetti delle navi edell’andar per mare durante l’epoca preistorica e ilmedioevo, come anche la tecnologia sottomarina ele tecniche di documentazione. Ora abbiamo ungruppo internazionale di studiosi, tra cui ci sonodegli archeologi, degli storici, degli architetti navalie dei restauratori che lavorano, nel periodosuccessivo al dottorato o al Ph.D., sul trattamentodei dati ottenuti da nuovi e vecchi ritrovamentinavali e in siti marini nell’Europa settentrionale.Essi, tuttavia, vengono anche ingaggiati in qualità diconsulenti per progetti simili altrove. Questo periodo si concluderà il prossimo anno estiamo attualmente cercando il modo di continuarele nostre attività di ricerca a Roskilde nei prossimi

anni. Personalmente mi sto concentrando su unapubblicazione, in qualità di curatore, per la collana“Ships & Boats of the North” (Navi e barche delnord) che fornisce descrizioni e analisi autorevoliriguardo ai nostri ritrovamenti e alla nostraesperienza relativamente alle riproduzioni. Neiprossimi anni ci attendiamo di pubblicare ogni anno2-3 grandi monografie in questa collana, in modo dacoprire l’ampia gamma di ritrovamenti effettuatiall’interno del nostro programma di ricerca.Nell’ultimo numero (il 17) della “MaritimeArchaeology Newsletter from Roskilde” (Bollettinodi Archeologia Marina di Roskilde) viene fornitauna panoramica dei numerosi progetti tecnici earcheologici relativi alle navi.

Auspico che questa breve presentazione dellasituazione danese per quanto riguarda l’archeologiamarina e la conservazione delle navi possa darviqualche idea per il futuro a proposito degli attualipiani di sviluppo dello storico Arsenale di Venezia. Per me, le parole chiave in una tale avventura sono: • prendete come punto di partenza il fascino che

esercitano le vecchie navi su molti uomini edonne (di ogni età);

• fate sì che, in fase progettuale, ciò interagiscatra i professionisti che lavorano al museo e inon-professionisti, interessati e pieni di risorse,e gli sponsor. Le tre parti sono necessarie comepunto di partenza per prendere decisioni ufficialia proposito dell’intero piano per l’uso futurodell’Arsenale;

• accertatevi che siano disponibili le risorsenecessarie affinché il progetto sia realizzatocome si deve. Quando creerete un nuovo centrodi archeologia marina qui al fine di recuperare,documentare, conservare ed esporre i relittiprovenienti dalla laguna, dovrete creare unlaboratorio di restauro in grado di trattare,secondo gli standard più elevati, il legno diqueste e altre navi. Prima del restauro èfondamentale mettere a punto la necessariadocumentazione, cosicché sarete in grado dipreparare la ricostruzione, l’analisi, lapubblicazione e l’esposizione secondo glistandard internazionali.