LA RISCOPERTA · 2020-04-23 · Ravenna un mosaico medievale commissionato dall’arcivescovo...

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Via Faentina, 280 - San Michele (RA) Per informazioni Tel. 0544 462485 - [email protected] www.radisdisinfestazioni.it La molecola O3 naturalmente instabile, scindendosi torna ad essere ossigeno senza lasciare alcuna traccia di residui chimici. Consigliato per uffici, magazzini, abitazioni, strutture pubbliche, auto, caravan, autobus, treni. L'OZONO è un gas efficace contro virus, batteri, muffe, spore e cattivi odori SANIFICAZIONE AMBIENTALE CON OZONO FREEPRESS n. 859 23-29 APRILE 2020 Prezzo 0,08 ISSN 2499-9460 CO PI A O MAG G I O CRONACA SOCIETÀ POLITICA ECONOMIA OPINIONI CULTURA SPETTACOLI GUSTO SPORT SANIFICAZIONE AMBIENTALE CON OZONO LA RISCOPERTA Dai campi alla tavola: l’emergenza virus porta nuova consapevolezza sul ruolo dell’agricoltura Restiamo a casa, facciamo rete: nei giovedì della crisi R&D sarà solo scaricabile online #CORONAVIRUS

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LA RISCOPERTADai campi alla tavola: l’emergenza virus portanuova consapevolezza sul ruolo dell’agricoltura

Restiamo a casa, facciamo rete: nei giovedì della crisi R&D sarà solo scaricabile online#CORONAVIRUS

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LE AZIENDE INFORMANO

Progettato nel 2019, in cantiere dalla fine dello scorso anno, come da program-ma, è pronto il nuovo show room di Original Parquet di Alfonsine, fra le impre-se leader del settore dei pavimenti in legno in Italia, con importanti quote diexport in tutto il mondo. Lo spazio di via del Lavoro 4 – nelle vicinanze dello stabilimento produttivo divia dell'Artigianato – oltre all'esposizione della vasta gamma di prodotti dell'a-zienda, accoglie anche gli uffici commerciali e amministrativi.Si tratta complessivamente di un edificio di 1.500 mq. che mette in mostra levarie linee di prodotto dell'azienda: “corporate”, “business” e “luxury”. «L'articolazione espositiva – illustra il presidente di Original Parquet GiovanniBallardini – si articola fondamentalmente in tre moduli: una sorta di galleria aparete con panneli formati da campioni esemplari dei pavimenti, che ne esal-tano forme e colori, un'ambientazione a pavimento che mette a confronto i variparquet con mobili e complementi d'arredo e, infine, una serie di veri e propriallestimenti domestici che simulano la collocazione di nostri pavimenti in unsoggiorno piuttosto che in camera da letto, in cucina o in bagno. Naturalmenteogni parquet esposto è corredato da una tabella esplicativa che definisce iltipo di essenza, le caratteristiche tecniche e la funzionalità. Insomma un per-corso a vari livelli che mostra la varietà, la qualità funzionale, la creatività este-tica e la cura artigianale dei nostri prodotti, per orientare i clienti a una sceltaconsapevole del pavimento più adeguato alle proprie esigenze».Di fatto, a fronte delle restrizioni di legge per l'epidemia Coronavirus che limi-tano le aperture aziendali e la mobilità delle persone, il nuovo show room, finoad un graduale ritorno alla normalità, non è “fisicamente” accessibile, per cuiè già attivo, grazie all'utilizzo di strumenti informatici, un tour virtuale dellamostra, da percorre “a distanza”.

«La visita virtuale al nostro show room è possibile tramite prenotazione – spie-ga il presidente Ballardini – basta disporre di una buona connettività internete prendere un'appuntamento attraverso il nostro sito web o una telefonata. Ilpercorso viene realizzato tramite una video chiamata, con smartphone, tableto computer, ed è guidato da un nostro esperto commerciale, che può suggeri-re prodotti e approfondire le caratteristiche tecniche di diverse tipologie dipavimenti, in sintonia con le preferenze e le esigenze del cliente. Una voltaconclusa la visita – precisa Ballardini – possiamo inviare un'offerta economicae spedire a casa un campione di riferimento del parquet prescelto».Quella di una vocazione espositiva e conoscitiva virtuale, in effetti, era giàstata prevista – indipendentemente dalla vicenda del virus – per il nuovo showroom di Original Parquet, visto il contesto nazionale e internazionale in cuiopera commercialmente l'azienda, con clienti e rivenditori distribuiti in varieregioni del Paese e a livello globale. Per cui può essere più agevole e quasiimmediato un contatto “da remoto” con il catalogo attuale dei prodotti, ancheper le esigenze formative e di aggiornamento dei rivenditori e degli agenticommerciali attivi in Italia e all'estero.«A questo proposito – conferma il presidente – è in programma a inizio esta-te la realizzazione di una piattaforma web 2.0, interattiva, che prevede unoshow room completamente virtuale, con didascalie eplicative di tutti i pro-dotti e la condivisione dello schermo con l'assistenza di un nostro addettocommerciale, fruibile su tutti i devices con visione in alta definizione. In pro-getto, per il futuro, a completare la funzionalità di questo servizio è previstoanche un “configuratore di pavimenti” che dovrebbe consentire di simularela disposizione dei nostri parquet in spazi tridimensionali predefiniti, soprat-tutto per verificare l'impatto estetico in una determinata cornice abitativa».«Infine, in riferimento all’attuale l’emergenza sanitaria – concludeBallardini – voglio sottolineare l’iniziativa “Aseptica” che abbiamo messo incampo per soddisfare le esigenze di sicurezza igienica di materiali di largouso domestico come i pavimenti. Per cui, su tutta la gamma “corporate” iparquet forniti dall’azienda, senza alcun sovrapprezzo, sono sanificati con untrattamento a base di speciali vernici di finitura che abbattono al 99% la cari-ca batterica che potrebbe insinuarsi altrimenti nei pavimenti. Una barrieraigienizzate che protegge il parquet da intrusioni insalubri, oltre naturalmen-te alla pulizie ordinarie delle superfici.

Original Parquet: il nuovo grande show room anche per visite virtuali L'azienda di Alfonsine ha realizzato in via del Lavoro uno spazio espositivo dedicato ai prodotti con una galleria di campionature,ambientazioni e allestimenti. Già oggi si può percorrere da remoto con computer o smartphone, tramite videochiamata assistita

PAVIMENTI IN LEGNO 23-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

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PUNTI DI VISTA / 323-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

IL COMMENTO

Siamo passati dal fare la spia per il primo simil-runner opadre con figlia che vedevamo dalle nostre finestre al grida-re allo scandalo per le multe inflitte senza pietà a chi è ingiro per strada. Prevedibile, visto che i nostri contatti con ilmondo reale passano sempre più dai social, dove non è faci-le attirare altrimenti attenzione in questo periodo di isola-mento casalingo. E prevedibile, perché questo isolamentoforzato le idee le confonde, più che aiutare a chiarirle. Masforzandosi di fare un’analisi di questo drammatico maanche piuttosto bizzarro periodo delle nostre vite è però ine-vitabile chiedersi se fosse davvero necessario multare dueanziani che stavano curando il loro orto a debita distanzauno dall’altro, tra l’altro nei giorni in cui il Governo chiari-va che negli orti, in effetti, sì, ci si può andare. O fare un ver-bale di 280 euro a un’imprenditrice che stava andando apiedi, in perfetta solitudine, con il cane al guinzaglio, a por-tare dei documenti al proprio commercialista. Tra l’altro daun carabiniere in borghese che le avrebbe detto che avrebbepotuto andarci in auto dal commercialista, ma non a piedi,guai a camminare a piedi da sola con il cane, che si rischiadi fare attività motoria inconsapevolmente troppo distantida casa propria. Per non parlare, per uscire dai confini pro-vinciali, della spettacolare foto confezionata ad arte degliagenti che stanno per sanzionare un pericoloso bagnantesteso da solo al sole in una deserta spiaggia di Rimini. Trapochi mesi forse di tutto questo ci rideremo, chissà. Ma è piùprobabile che saremo ancora alle prese con restrizioni più omeno assurde allo scopo di contenere un virus che dovrem-mo essere noi i primi a cercare di evitare stando a un metrodi distanza dalle altre persone. Con la speranza che sia tuttochiarito dall’alto, che per esempio si possa andare senzarischiare di essere multati in un negozio che ha ottenuto ilpermesso di aprire (vedi librerie). E con la speranza che dal“basso”, gli agenti, i militari, possano usare il famoso buonsenso, che un conto è multare una comitiva che sta facendouna grigliata e un altro è far valere il proprio potere nei con-fronti di persone in completa solitudine. E la speranza che imilitari tornino a occuparsi il prima possibile di cose piùimportanti. Perché in questi giorni vedere certe foto, legge-re certe notizie, sentirsi così tanto osservati, non è così tran-quillizzante come forse era l’obiettivo. Fa più stato di polizia,o qualcosa del genere. E non ne sentivamo sinceramente ilbisogno, in questo periodo dove già dobbiamo guardarci dalvirus...

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L’OSSERVATORIO

Un incuboa lieto fine

di Moldenke

Ho fatto un sogno.Andavo allo stadio finalmente a rivedere una partita dicalcio, c’era gente in fila, che bello, con la mascherina,che strano, e quando è arrivato il momento di entrarenon c’erano i tifosi, ma vecchi che facevano la spesa inbancarelle di frutta e verdura allestite sotto le tribune.In campo, invece, i calciatori giocavano mantenendola distanza interpersonale e la partita è finita 83 a 75.Durante l’intervallo mi ha videochiamato mia zia chevedo solo a Natale e a Pasqua perché a Pasqua, ineffetti, non siamo riusciti a vederci e voleva saperecome stavo. Quando sono tornato a casa, invece, erapieno di bambini che seguivano una videolezione incui un’insegnante leggeva ad alta voce un libro che asua volta era un audiolibro che a sua volta era letto daun’insegnante in streaming e non capivo perché cazzoognuno non si poteva leggere un libro a casa propria ebona.Sono uscito e ho dovuto consegnare a un vigile un’au-tocertificazione in cui mi impegnavo ad andare al barpiù vicino anche se il caffè mi faceva schifo ma poiappena girato l’angolo mi sono messo a correre comemai avevo fatto prima fino a raggiungere un orto, hoscavalcato la recinzione e finalmente sono riuscito adannaffiare una pianta di zucchine, sentendomi unvero ribelle, un vero anticonformista. Ma a quel puntoho sentito una musica nota, un canto provenire daibalconi, “o partigiano, portami via”: era il 25 aprile eper festeggiare la gente cantava dal balcone a un ora-rio prestabilito, visto che non poteva andare a celebra-re la Liberazione come al solito mangiando un paninocon la salsiccia in pineta. Così sono scappato di nuovoin casa e mi sono guardato il Ravenna Festival in strea-ming ma la connessione saltava, in casa c’era casino eallora sono uscito in giardino a gridare. Poi ho preso lamia mascherina da sub personale e sono salito in mac-china per andare al mare dove finalmente mi sonosteso nel mio lettino ricoperto di plexiglass e ho final-mente realizzato che almeno qualcosa di bello, in tuttoquesto incubo, c’era: poter ordinare e farsi portaresotto l’ombrellone una caipiroska e non avere nessunocon il proprio corpo semi-nudo a meno di due metri didistanza. Mi sono svegliato e finalmente ho guardatoal futuro con ottimismo. Voi, invece, tutto bene?

TUTTO D’UN TRATTO

di Gianluca Costantini

AutorizzazioneTribunale di Ravenna

n. 1172 del 17 dicembre 2001

Anno XIX - n. 859

Editore: Edizioni e Comunicazione srlVia della Lirica 43 - 48124 Ravennatel. 0544 408312 www.reclam.ra.itDirettore Generale: Claudia CuppiPubblicità: tel. 0544 [email protected] clienti: Denise Cavina tel. 3357259872 - Amministrazione: Alice Baldassarri,[email protected]

Stampa: Centro Servizi Editoriali srlStabilimento di Imola

Direttore responsabile: Fausto PiazzaCollaborano alla redazione: AndreaAlberizia, Federica Angelini, LucaManservisi, Serena Garzanti (segreteria),Gianluca Achilli, Maria CristinaGiovannini (grafica). Collaboratori: Roberta Bezzi, MatteoCavezzali, Francesco Della Torre, NevioGaleati, Iacopo Gardelli, GiovanniGardini, Enrico Gramigna, SimonaGuandalini, Giorgia Lagosti, FabioMagnani, Alessandro Montanari, EnricoRavaglia, Guido Sani, Angela Schiavina,Serena Simoni, Adriano Zanni.Fotografie: Massimo Argnani, PaoloGenovesi, Fabrizio Zani. Illustrazioni:Gianluca Costantini.

Redazione: tel. 0544 271068 - Fax 0544 [email protected] Italiane spa - Sped. in abb. post. D.L.353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46)art. 1 comma 1 DCB

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IL DOPO CORONAVIRUS/1

L’emergenza Covid-19 ha colpito la filieraagroalimentare soprattutto al livello dellaproduzione. Molta parte della manodoperaimpiegata sui campi era costituita da immi-grati dall’estero, soprattutto dall’Est Euro-pa: con l’Italia travolta dall’epidemia, moltihanno rinunciato al lavoro stagionale perrestare nei propri Paesi e altri sono rientrati.Un problema che nel territorio ravennate èpassato in secondo piano per un successivoimprevisto: le gelate notturne di aprile han-no distrutto quantità enormi dei prodotti nelcampo, rendendo superflua una parte dellamanodopera che sarebbe servita.

La Regione ha messo in campo la rete dei38 centri per l’impiego che fanno capo all’A-genzia regionale per il lavoro per aiutare leimprese a reclutare in tempi rapidi le figureprofessionali indispensabili per mandareavanti nelle prossime settimane e mesi il la-voro nei campi e negli allevamenti. In pro-vincia di Ravenna i centri sono tre: Raven-na, Faenza e Lugo. In regione oltre 135milacittadini in cerca di occupazione sono iscrit-ti ai centri per l’impiego. Ma nella situazioneattuale la platea dei potenziali lavoratori èancora più ampia perché comprende tutte lepersone rimaste senza lavoro negli altri set-tori colpito dal coronavirus, il turismo inprimis.

“Lavoro per te” è il nome del portale webrealizzato dalla Regione per ricerca e reclu-

tamento di manodopera stagionale. Per ac-cedervi è necessario registrarsi e ottenere lecredenziali di accesso. Una volta effettuatala registrazione aziende e lavoratori accedo-no a una propria “scrivania virtuale”: leaziende inseriscono i loro annunci di lavorocon una procedura semplificata attraversola compilazione online di un apposito modu-lo in cui vanno specificate le proprie esigen-ze (profili lavorativi richiesti, tipo di attività,

durata dell’impiego, ecc.), mentre gli aspi-ranti lavoratori visualizzano gli annuncidelle aziende e possono candidarsi. L'an-nuncio di lavoro sarà visibile sulla propriascrivania di chi cerca lavoro per un certoperiodo; dall’altra parte le aziende posso-no consultare la lista delle candidature ri-cevute per ogni annuncio inserito tramiteun apposito link.

C’è poi un pacchetto di misure varatodalla giunta regionale per venire incontroalle esigenze delle imprese agricole. L’ulti-mo in ordine di tempo è un bando da oltre15,6 milioni di euro per sostenere gli inve-stimenti delle imprese vitivinicole nel se-gno dell’innovazione tecnica e varietale edel miglioramento della qualità dei vinimade in Emilia-Romagna. Un interventoche si aggiunge ai 55 milioni di euro già li-quidati nelle scorse settimane a vario tito-lo (Domanda Unica, Ocm, Psr) a favoredelle imprese da parte di Agrea (Agenziaregionale per le erogazioni in agricoltu-ra), al bando da 12,6 milioni di euro per leindennità compensative alle aziende dimontagna, alla semplificazione delle pro-cedure amministrative per l’assegnazionedei carburanti agevolati. E infine l’accele-razione del pagamento dei contributi e ilrinvio e/o lo slittamento di una serie diadempimenti burocratici legati a varibandi regionali.

Gli aiuti della Regione per l’agricoltura:70 milioni di euro e un sito per cercare lavoratori La pandemia ha ridotto la manodopera straniera disponibile ma le gelate hanno tagliato la richiesta nel RavennatePronto un pacchetto di misure in varie forme per le aziende dell’Emilia-Romagna

Imprese e disoccupatipossono collegarsi a “Lavoro per te”

dove inserire domandee offerte di impiego

4 / PRIMO PIANORAVENNA&DINTORNI 23-29 aprile 2020

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PRIMO PIANO / 523-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

Raffaele Drei, presidente della cooperativa faentina Agrintesa, è il responsabiledel comparto agricolo di Confcooperative Ravenna. Lo abbiamo contattato perchiedergli come si immagina il futuro del settore, già da tempo alle prese con im-portanti questioni legate ai cambiamenti climatici, una volta superata l’emergen-za coronavirus.

La pandemia globale secondo molti osservatori potrebbe portare a unanuova riscoperata del mondo agricolo, una sorta di ritorno al passato deiconsumatori, più attenti a quello che consumano e a come reperirlo. Èd’accordo?

«Pur essendo in questo periodo, dal mattino alla sera, concentrati sulle proble-matiche del momento, non solo quelle legate al coronavirus, volendo provare ainfondere anche un po’ di speranza, penso in effetti che in queste settimane stiacambiando l’approccio al consumo alimentare della nostra società, del cittadinomedio, anche la percezione che l’opinione pubblica ha nei confronti del bene ali-mentare. Purtroppo la nostra società credo si stesse veramente dimenticando del

valore dei generi alimentari, del bene agricoloe personalmente ho sempre provato abba-stanza fastidio da un lato e preoccupazionedall’altro, da addetto ai lavori, per il fatto chenon era solo una percezione ma un’attenzio-ne da parte delle istituzioni e le normative pa-ri pressoché a zero e via via calante al nostromondo. Forse perché comunque la nostra so-cietà consumistica è sempre stata abituata aleggere l’articolo di giornale, dell’agricoltorein grande difficoltà, ma poi a trovare ugual-mente di tutto nei supermercati, con ampispazi di spreco. Con i prodotti agricoli chesembravano un po’ come l’aria che respiria-mo, dati per scontato. Con questa pandemia,forse, si sta invece incominciando a prenderecoscienza del valore che hanno».

Il virus cambierà anche il modo di lavo-rare nei campi?

«Il lavoratore agricolo, come tutti, dovràpensare di lavorare più in sicurezza, a frontedi un rischio che in passato non c’era. Si do-vranno prendere una serie di ulteriori adem-pimenti. E poi si continuerà con l’evoluzioneche già era stata avviata verso un’agricoltura

sempre più attenta all’ambiente, tecnologica e con strumenti che migliorino alcu-ni aspetti fondamentali, quali l’uso dell’acqua e la sicurezza alimentare. L’emer-genza sanitaria ha radicalmente cambiato lo stile dei consumi. Fino a tre mesi faper esempio c’era un demonio che si chiamava plastica, che oggi è invece diventa-to una garanzia di sicurezza. La percezione del consumatore su questo aspetto èstata stravolta. Credo che siamo tenuti a fare un esercizio di equilibrio, non è veroche era il demonio, se opportunamente riciclata, non è neanche vero che sia unagaranzia. Ma sono tanti i comportamenti che repentinamente sono cambiati nel-l’approccio all’agricoltura e che condizioneranno il prossimo futuro. In Romagnaio trovo in particolare un ulteriore elemento di positività: qui non si produconoprodotti di “lusso”, ad altissimo valore aggiunto. La Romagna è per definizione po-polare, nel turismo ma anche nel proprio modo di consumare, e credo che questopossa aiutarci nel momento in cui verrà rivalorizzata la logica dei consumi di ge-neri alimentari, essenziali per la nostra vita».

Anche qui in questo periodo è scattata l’emergenza per la mancanza dimanodopera nei campi?

«Purtroppo siamo un’isola “infelice”, nel senso che in provincia di Ravenna nonmi risulta ce ne sia bisogno. A causa delle gelate tardive di inizio primavera abbia-mo visto azzerare tante nostre produzioni. Circa l’80 percento delle produzioniestive. Una situazione che rasenta l’incredibile, storicamente mai verificatasi. Lapeggiore calamità che ci si poteva aspettare, da cui nessuno è stato risparmiato».

Ma ci sono anche casi opposti, di prodotti raccolti nei mesi scorsi chenon possono essere venduti per problemi logistici?

«Sono aumentate le dif ficoltà, questo sì. Credo non ci sarà dell’invenduto, ma lalogistica, con il mondo dei trasporti stravolto anch’esso, è diventata molto piùcomplicata, più costosa, con criticità organizzative».

Cosa ne pensa dei casi di caporalato che in questi giorni sono emersi an-che in Romagna, in provincia di Ravenna, con extracomunitari sfruttatinei campi per 50 euro al mese?

«È un fatto che si commenta da solo. Gravissimo anche perché in Romagna cieravamo sempre ritenuti terra di legalità. Credo, a tal proposito, che i cambiamen-ti economici e la crisi che vivremo necessitano di tanta lungimiranza da parte deilegislatori per studiare normative trasparenti e rispettose del lavoro delle persone.Più elasticità anche, magari per attrarre verso il nostro mondo chi faticherà a tro-vare ancora lavoro in comparti come quelli del turismo stagionale».

Cosa altro chiedete alle istituzioni?«Di provvedere, attraverso modifica legge 102, a dirottare risorse con elasticità

ad aziende agricole che oggi sono stremate. E, come in altri settori, un grande im-pegno sul tema della sburocratizzazione, ancor di più in questo periodo».

Luca Manservisi

IL DOPO CORONAVIRUS/2

«Sta cambiando l’approccio ai prodotti agricoliLa società consumistica si era dimenticata di noi»La riflessione di Raffaele Drei (Confcooperative): «Dalla pandemia la Romagna può uscirne valorizzataL’emergenza sanitaria ha radicalmente cambiato lo stile dei consumi: la plastica è diventata una garanzia di sicurezza»

Le gelate primaverilihanno praticamenteazzerato la produzioneestiva in provincia

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IL DOPO CORONAVIRUS/3

Andrea Conti è il responsabile dellerelazioni esterne di Coldiretti Raven-na e il coordinatore provinciale di“Campagna Amica“, la fondazionenata a livello nazionale nel 2008 co-me luogo ideale di incontro tra gli in-teressi degli agricoltori e dei cittadini.

Con piacere raccolgo il vostrostimolo a guardare avanti così dariflettere insieme sul “dopo virus”quindi su quelle traiettorie di futu-ro del Paese e della nostra provin-cia che, di certo, avranno ancorpiù al centro l’agricoltura e il cibo.Ma una breve premessa sul pre-sente, prima di pensare al domani,ritengo sia d’obbligo.

Dopo la “fuga” dai campi neglianni del boom economico, cui feceseguito un lungo oblio da crona-che e riflettori, l'agricoltura, nel-l'ultimo ventennio, è stata risco-perta dai tantissimi giovani che,anche in questa provincia, sono“tornati alla terra”. Tuttavia è for-se solo ora, nella difficoltà genera-le, che ci si rende conto di cosa ilsettore primario rappresenti intermini non solo eminentementeeconomici, bensì sociali ed occu-pazionali.

Questi giorni complessi ci stan-no facendo riscoprire un modo di-verso di vivere, ci stiamo accor-gendo che alcuni lavori si possonofare meglio a distanza, ma soprat-tutto che il corretto modello eco-nomico non deve per forza di coseperseguire profitto e globalizzazio-ne. Stiamo riassaporando il gustodella lentezza, del tempo collettivoche oggi assomiglia sempre più aquello agricolo, scandito come è

dalla natura e dai suoi ritmi. Da qui occorre ripartire, come

Coldiretti ripete da anni, dalla co-struzione di un sistema che distri-buisca la ricchezza in modo equolungo l'intera filiera.

Garantendo la giusta remune-razione agli agricoltori, che da ini-zio emergenza stanno lavorandosodo, seppur tra mille difficoltà,per sostenere il Paese, si potrebberaggiungere un maggior benesse-

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re personale e collettivo senza lanecessità di fare sempre di più, mapuntando sulla qualità e sulla suavalorizzazione.

Credo fermamente, dunque,che l'Italia intera, e il nostro terri-torio che è cuore della food valleyemiliano-romagnola, potrà trarrebeneficio nella ripartenza propriodalla sua tradizione rurale, ma so-lo se saprà invertire la tendenzadel passato a sottovalutare il patri-monio agroalimentare nazionalee il valore del cibo. Perché se è in-dubbio che nella crisi attuale l'a-gricoltura può insegnarci la resi-lienza e la capacità di vincere tuttele sfide (pensiamo ad esempio allaquotidiana lotta contro insetti“alieni” e cambiamenti climatici),è altrettanto vero che questa crisiha fatto ripensare al cibo non solocome materia prima vitale, ma co-me identità, appartenenza, terri-torio, comunità.

Quello che Coldiretti, attraversoFondazione Campagna Amica,aveva letto in anticipo agli inizi de-gli anni 2000, accorciando la fi-liera e parlando direttamente alsuo primo alleato, ossia il consu-matore finale, oggi, anche a causadelle restrizioni imposte dalla Co-vid-19, conosce un'ulteriore spin-ta evolutiva. Il rapporto tra citta-dino-consumatore e produttorediventa relazione di fiducia checresce al crescere della domandadi “made in Italy”, di cibo sicuro,equo, al giusto prezzo per chi con-suma e chi produce.

I cambiamenti già in atto relati-vamente alle abitudini di spesa ealle modalità d'acquisto, penso al-la possibilità di ordinare la casset-ta del contadino via web diretta-mente all'azienda agricola o alMercato Contadino Coperto di viaCanalazzo 59 (ultimo tassello del-la rete Campagna Amica locale) oancora la richiesta di consegna adomicilio, saranno centrali anchein futuro e, anzi, grazie alle nuovetecnologie conosceranno un ulte-riore sviluppo e perfezionamento.Come la nostra App CampagnaAmica, già attiva prima di questaemergenza sanitaria, e ora imple-mentata con un'apposita sezioneche consente di ordinare la spesadal proprio divano. Non sembra,ma stiamo tutti vivendo un ritor-no al passato, a quando il contadi-no o l'allevatore portavano ortag-gi, frutta, latte di casa in casa. Ed èproprio facendo questo passo in-dietro, forse obbligato dalle con-tingenze, certo, che posiamo laprima pietra di un futuro più“green”, con meno auto in circo-

«Filiera corta e fiducia nel cibo sano:il futuro sarà un ritorno al passato»Il coordinatore provinciale di Campagna Amica di Coldiretti, Andrea Conti, invitaistituzioni e stakeholder a non dimenticare l’agriturismo: «È la vera accoglienza green»

lazione, meno spostamenti, menotraffico.

Quel futuro più sostenibile cheCampagna Amica aveva già im-maginato investendo nella pro-mozione dell'attività agrituristicacapace di valorizzare in un sol col-po territorio, natura, cibo e ospi-talità contadina. Un settore fon-damentale anche per la nostraprovincia, un settore che negli ul-timi anni ha visto esplodere il nu-mero di arrivi-presenze e che, piùdi tutti, sta subendo gli effettidrammatici di questa crisi.

Ho letto con attenzione e, lo am-metto, non senza un certo ram-marico, gli interventi dei rappre-sentanti delle istituzioni locali edei vari stakeholder nell'edizionedel vostro settimanale interamen-te dedicata al turismo che verrà(numero del 9 aprile, ndr). Ebbene,in tutti gli interventi non compareuna sola riga o una minima rifles-sione sul comparto agrituristicononostante il peso che esso rive-ste, e ormai da anni, nel bilancioturistico provinciale. Come Coldi-retti e Campagna Amica, ritenen-do il vero agriturismo sinonimo diaccoglienza di qualità e di quel ti-po di “vacanza green” che in futu-ro sarà ancora più richiesta dallefamiglie, italiane e straniere, ab-biamo appena avanzato alla Re-gione Emilia-Romagna istanzaper il riconoscimento dello stato dicalamità, in gioco infatti c'è la so-pravvivenza di queste attività, ingran parte gestite da under 35.

Per concludere, ritengo chequalsiasi visione di futuro nonpossa prescindere da due fattori:dalla difesa di una filiera allargatache in Italia, dai campi agli scaffa-li, vale oltre 538 miliardi e dall'ac-cresciuta consapevolezza del valo-re sociale rappresentato dal cibo.Investire sull'agricoltura, soste-nendone uno sviluppo basato surapporti di filiera virtuosi significacontribuire ad una ripartenza so-stenibile del Paese tale da genera-re innovazione, sviluppo, occupa-zione e da garantire al contempoquelle scorte alimentari strategi-che e di qualità di cui l'Italia interaha e avrà bisogno.

6 / PRIMO PIANORAVENNA&DINTORNI 23-29 aprile 2020

Andrea Conti,responsabile dellerelazioni esterne diColdiretti Ravenna

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IL DOPO CORONAVIRUS/4

Mirco Bagnari è da qualche mese direttore per la Romagna della Cia, laConfederazione italiana agricoltori, dopo un mandato come consigliere re-gionale per il Pd e dopo essere stato sindaco (molto amato) di un impor-tante centro agricolo come Fusignano. È stato quindi naturale chiederglidi raccontarci cosa abbiamo scoperto che non sapevamo prima sull'agri-coltura, in particolare del nostro territorio, in questa crisi. Cosa può cam-biare in futuro? Di che tipo di attenzioni avrà bisogno il settore? E anche,alla luce delle questioni sul tappeto per la manodopera, può cambiare e co-me il lavoro e l'impresa agricola?

Abbiamo innanzitutto scoperto che l’agricoltura non è un optio-nal bensì una cosa fondamentale. Se si chiama “settore primario”un motivo c’è e ora lo scopriamo. L’agricoltura è quella che produ-ce il cibo di cui ci nutriamo, cibo di qualità soprattutto se parago-nato a prodotti provenienti da altre zone del globo, magari a prezzopiù basso ma con molta meno sicurezza e con un impatto ambien-tale enorme. Un’altra cosa che abbiamo scoperto è che avere“snobbato” l’agricoltura anche dal punto di vista lavorativo è sta-to sbagliato e ora, purtroppo forzatamente, si ritorna a cercare la-voro in questo settore. Però attenzione: l’agricoltura non può esse-re solo un serbatoio di compensazione nei momenti di crisi di altriambiti, sia perché servono competenze e sia perché, soprattuttonelle nostre zone, gelate e siccità rischiano di non avere prodotto incerte colture da poter raccogliere. Le questioni, quindi, sono moltopiù complesse e articolate, soprattutto per la Romagna, di quantosemplicisticamente vengono comunicate in molte situazioni. In ul-timo, ma non meno importante: basta con le notizie scoop e ad ef-fetto per cui gli agricoltori sono inquinatori e delinquenti. I nostriagricoltori vanno tutelati perché col loro lavoro curano anche ilterritorio e devono essere messi nelle condizioni di poter lavorarenel rispetto della legalità.

Servono quindi investimenti in competenze, formazione e tecno-

PRIMO PIANO / 723-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

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Sono Alessandra Ravagli titolare dell’azienda agricola che dal 2010 porta il mio nome. Produco vino in Romagna, lo trasformo in maniera tradizionale e  lo imbottiglio manualmente con tantapassione. Ogni etichetta ha una storia e mi rappresenta: alcune raffigurano i miei disegni della scuolaelementare, altre sono disegnate da amiche artiste, le ultime rappresentano i miei progetti.Dai nostri 4 ettari vitati a uva bianca (Trebbiano, Albana, Moscato, Malvasia e Famoso) e uva rossa (Merlot, Marzemino, Ciliegiolo, Ancellotta, Longanesi, Sangiovese, Cabernet, Uva del Tundè e Terrano) sono nate le nostre bottiglie, fra cui le più famose Ravenna Famoso Igp-Ravenna Longanesi-Ravenna Rosso Igp-Albana Dolce Di Romagna-La Braghira Dal 2015 gestisco anche la vendita online dei miei vini: Vieni a vedere tutta la produzione sul sitoe scegli il vino più adatto alle tue esigenze! E se vuoi te lo portiamo a casa noi!

logia e le aziende del settore, falcidiate dalle emergenze climatichee dai danni di vario genere che si sono abbattuti su di loro (cimiceasiatica, gelate, siccità, Covid19) non sono in grado di farlo con leproprie forze. Serve adeguato supporto. Poi c’è il tema del come vo-gliamo veramente dare spazio adeguato sul mercato ai prodotti delterritorio. Non si tratta di un generico “prima i nostri prodotti” masi tratta di dare dignità e spazio almeno pari sugli scaffali ai prodot-ti del territorio, che sono di qualità e che, a proposito del famigera-to km Zero, hanno un impatto molto minore su trasporti, inquina-mento, ecc… Su tutto questo deve esserci spazio sul mercato e op-portunità per dare dignità e reddito adeguato altrimenti le impresenon possono continuare ad andare avanti e rischiano di diventarepreda di speculazioni e predazione da parte di soggetti che fannodell’illegalità il proprio mestiere.

Mi chiedete della manodopera: come accennavo sopra la que-stione della manodopera è complessa ed articolata: per quest’annodovremo valutare definitivamente nelle prossime settimane gli effettidelle calamità climatiche che si sono abbattute in questi ultimi tempi edi più lunga durata (pensiamo anche alla cimice asiatica) e capire qualè il fabbisogno effettivo e creare le condizioni , anche per il futuro, per-ché domanda ed offerta si incontrino nel modo corretto. Ogni organiz-zazione ha creato la propria piattaforma e questo va bene ma serve unruolo di coordinamento e non solamente di “gregario” del pubblico daquesto punto di vista. Cambiamenti climatici e necessità di sempremaggior sicurezza ci fanno anche capire che il tema dei big data e del-l’introduzione crescente della tecnologia nelle aziende agricole (non acaso i provvedimenti di impresa 4.0 con l’ultima legge di stabilità delGoverno sono stati estesi anche all’agricoltura) non è una questionedel futuro ma è questione dell’oggi. Dopo il sostegno in termini di liqui-dità che serve ora e subito, per le imprese serve un piano forte di risor-se per investimenti in tecnologia e competenze e per l’introduzionesempre maggiore dell’agricoltura di precisione nelle aziende.

«Abbiamo scoperto che l’agricolturanon è un optional: ora servono investimentiin competenze, formazione e tecnologie»Mirco Bagnari, direttore di Cia Romagna: «I nostri agricoltori vanno tutelati perché con il lorolavoro curano anche il territorio e devono essere messi nelle condizioni di lavorare nella legalità»

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IL DOPO CORONAVIRUS/5

Christian Grassi è il responsabile della produzio-ne e vendita diretta di ortofrutta biologica dell’a-zienda agricola Mater Naturae di Ravenna, un pro-getto della cooperativa San Vitale: in totale dieci et-tari a Borgo Montone in bio da vent’anni con pro-duzione in pieno campo e serra con circa 50 speciein coltivazione.

Ritengo che il settore agricolo sia tra i menocolpiti dall’emergenza coronavirus. Ci sarà dicerto un calo nella disponibilità di manodope-ra straniera, ma già ora ci stanno pervenendonumerose candidature di disoccupati italianiin cerca di un lavoro stagionale. Un’altra cosacerta è che tutti abbiamo dovuto sostenere deicosti per adeguarci alle misure di contenimen-to del virus. Tuttavia, rispetto ad altri compartitotalmente bloccati o in crisi, l’intera filiera(produzione, logistica, fornituredi mezzi tecni-ci, attrezzature o ricambi) non si è mai arresta-ta e, in alcuni ambiti, ha addirittura incremen-tato le attività, come nel caso delle consegne adomicilio.

Nel mio ruolo per l’azienda Mater Naturaenon ho registrato particolari cambiamenti nel-l’attività lavorativa. Nel lavoro all’aperto po-niamo molta più attenzione a ripartire le atti-vità sui diversi campi, in modo tale che gli ope-rai lavorino distanti fra loro. Quando ciò non èpossibile, impieghiamo i necessari dispositivi diprotezione, ma di solito all’aperto riusciamoquasi sempre a lavorare molto distanziati, an-

che di qualche centinaio di metri. Qualche ac-corgimento in più lo abbiamo dovuto attuarenelle attività di confezionamento e consegna adomicilio in cui, oltre alle distanze minime fragli operatori e all’obbligo dei Dpi, si procede al-la sanificazione costante di locali e materiali.Nonostante ciò, anche in questo caso non vi èstato uno stravolgimento delle attività.

Sul piano economico, se da un lato abbiamoperso alcuni sbocchi di mercato (ristorazione,mercati contadini), dall’altro abbiamo incre-mentato la vendita diretta con consegna a do-micilio. Dal momento in cui le persone sonostate obbligate a restare a casa, i consumi medidei nostri clienti sono aumentati fortemente.Inoltre, con la chiusura dei mercati contadini,abbiamo registrato un’impennata di richiestedi consegna a domicilio tale che, in soli 3 gior-ni, abbiamo raggiunto il nostro limite massimodi clienti. In media ogni giorno riceviamo 10-20 nuove richieste di nostri prodotti che pur-troppo non riusciamo a soddisfare. All’iniziodirottavo queste richieste su altre aziende, maanche queste, dopo poco, non sono più state ingrado di soddisfare i nuovi clienti. Quasi tuttele aziende agricole che vendevano nei varimercati si sono dovute reinventare mettendoin piedi in pochi giorni dei sistemi di vendita di-retta come il nostro. I siti e le piattaforme chegià facevano consegne a domicilio hanno vistole vendite decollare in pochi giorni. Al momen-to molte persone hanno timore ad uscire e pre-

feriscono ricevere direttamente a casa tuttociòdi cui hanno bisogno. Immagino però che, ter-minata l’emergenza, il numero delle vendite adomicilio si ridimensionerà per due ragioni: laprima è che le persone avranno voglia di uscirea fare la spesa nei mercati riaperti. La secondaragione è di tipo logistico: ora molti di noi sonoobbligati a restare in casa, quindi non è impor-tante l’orario in cui si effettua la consegna per-ché qualcuno ad aspettarti c’è sempre. Termi-nata la quarantena, le fasce orarie utili per leconsegne si ridurranno e la logistica di conse-guenza dovrà adeguarsi divenendo più com-plessa e quindi più costosa. Come cooperativastiamo già ragionando su due piani temporali:

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nel brevissimo periodo vogliamo migliorare ilservizio di consegna che stiamo fornendo,mentre nel medio-lungo periodo il pensiero èrivolto all’organizzazione di una filiera cortaalternativa sulla quale puntare per compensa-re i prevedibili cali nelle vendite a domicilio edintercettare le nuove esigenze che si verrannoa creare nella fase 2. Nel complesso non credoche ci saranno ulteriori cambiamenti sostan-ziali nel settore agricolo e, una volta usciti dal-l’emergenza, i consumi torneranno grosso mo-do ai livelli pre-crisi. Mi aspetto però che la quo-ta di vendita diretta con consegna a domiciliosi mantenga significativamente più alta rispet-to a prima.

«Le consegne a domicilioavranno una quota maggiorenelle vendite dopo il virus»L’agricoltore Christian Grassi racconta l’attivitànei campi: «Poche modifiche, lavoratori ben distanziati»

8 / PRIMO PIANORAVENNA&DINTORNI 23-29 aprile 2020

Christian Grassi è il responsabiledella produzione e venditadiretta di ortofrutta biologicadell’azienda agricola MaterNaturae di Borgo Montone

C.A.B. TER.RA. Soc. Coop. Agr.Cooperativa Agricola Braccianti

Territorio Ravennate Soc. Coop. Agr.

C.A.B. TER.RA. è la prima cooperativa agricola nata in provincia di Raven-na; fondata il 17 ottobre 1888 da Nullo Baldini, oggi è proprietaria di vaste su-perfici, coltivate con tecniche moderne e condotte con efficienti forme di orga-nizzazione del lavoro. La coltivazione agricola - con un occhio di riguardo peril settore biologico, in forte espansione - è la principale attività della coopera-tiva, che svolge anche lavori per conto terzi, vendita di mele e allevamento dibovini, alcuni di razza Romagnola da carne, con marchio Q.C. (Qualità Con-trollata) e I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta).

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IL DOPO CORONAVIRUS/6

“Radisa”, un nome azzeccato per un’azienda ortofrutticola biologi-ca di Santerno, non solo perché definisce in dialetto romagnolo le fon-damenta vegetali ficcate nel suolo, ma anche idealmente un ritorno al-le radici più autentiche del lavoro e dei prodotti della terra, nel rispettodei cicli e delle sostanze della natura. In fondo anche della tutela del-l’ambiente.Del presente – con le restrizioni da epidemia – e di quelloche verrà del coltivare “naturale e sano”, ne parliamo con EugenioMingozzi, titolare dell’impresa agricola. Già esperto di sementi e va-rietà orticole per una multinazionale, si è poi “convertito” al biologicorilevando Radisa nel 2005, che era nata nel lontano 1987 grazie al-l’intraprendenza pionieristica di Elena Baldassari.

«È un lavoro duro ma entusiasmante – dice – e anche un “gio-co”, fatto di grande cura, passione e invenzione».

Eugenio è alle prese con diversi ordinativi da consegnare a do-micilio. Per gli affezionati e i nuovi clienti è un po’ una manna dalcielo: ortaggi, verdure, frutti freschi di giornata che arrivano di-rettamente a casa…

Come va la vendita in questo periodo di divieti e di prescrizioni?«Va bene comunque, ci siamo attrezzati per le consegne delle cassette di prodotti a casa, va fatto ma per

noi può rivelarsi complicato e dispersivo. Preferiamo la vendita in azienda e nei vari mercati del biologi-co, i “Biomarché” di Ravenna, Faenza e Lugo che ci vedono a fianco di altri produttori “certificati bio”,tutti legati all’associazione nazionale Aiab. Nei prossimi giorni, a partire dalla piazza di Lugo, sembra siriapra qualcosa. Ma è evidente che i mercatini – per garantire una certa sicurezza – sono un po’ più dif-ficili da gestire che un supermercato. Speriamo che la stretta si allenti e con le dovute cautele si possa tor-nare ad un rapporto diretto con i consumatori».

Anche per le vostre coltivazioni mancano braccia?«No, non ci sono emergenze stagionali, non abbiamo colture intensive né serre riscaldate, i cicli pro-

duttivi sono praticamente continui sia per gli ortaggi che per gli alberi da frutto. Nei nostri 3 ettari e mez-zo di terreni si semina, si pianta, si cura e si raccoglie lungo tutto l’anno. Per fare questo lavoro oltre a mesono impegnati quattro dipendenti avventizi che modulano le ore che servono a seconda della fasi natu-rali di evoluzione delle coltivazioni. L’importante è l’esperienza e il lavoro di squadra, accomunati da una

stessa passione, da una simbiosi».Avete notato un rinnovato interesse per i

prodotti naturali, quelli legati al territorio, achilometro zero?

«Già da tempo l’interesse per i prodotti agricolinaturali sta crescendo, e si si sta allargando lo spa-zio commerciale per i piccoli produttori biologici.Quello che conta è il rapporto diretto fra produtto-re e consumatore. Da noi chi viene a fare la spesa sache acquista verdure appena raccolte dall’orto o

frutti staccati dall’albero, e magari si fa un giretto fra i campi per vedere e capire cosà mangerà. Sta au-mentando la sensibilità e la domanda di materie prime fresche e biologiche. Vendita diretta, mercatinicittadini, punti di riferimento periodici per gruppi di acquisto solidale, biomarket con prodotti certifica-ti, avranno sicuramente uno sviluppo nel prossimo futuro».

Crede che sia un’opportunità imprenditoriale, anche per le nuove generazioni, avviareun’attività come Radisa?

«Dipende dalle ambizioni, se ci si vuole arricchire non credo proprio sia l’impresa più adatta. Nellaproduzione biologica si deve mettere in conto che una parte dei prodotti che si fanno crescere inevitabil-mente sono persi in natura e non potranno essere, per così dire, messi a reddito. Serve dedizione, pazien-za, conoscenza e poi con l’esperienza si possono ottenere anche margini per vivere dignitosamente. Mabisogna crederci e anche inventare, trovare soluzioni alle avversità naturali nelle pieghe dei processi, perl’appunto, biologici. E in fondo, avere sempre presente che la terra è in basso, per curarla bisogna piega-re la schiena e inginocchiarsi. I sacrifici non mancano».

Guido Sani

PRIMO PIANO / 723-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

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«Le piccole aziende agricole bio si fondanosul rapporto diretto coi consumatori. E crescela sensibilità per alimenti freschi e naturali»Eugenio Mingozzi, titolare dell’impresa ortofrutticola Radisa di Santerno, parladella passione e dedizione per coltivare la terra in modo autentico, in simbiosi

Eugenio Mingozzi, titolare dell’azienda agricola bioRadisa di Santerno. A sinistra, le cassette con gliortaggi pronte per la consegna a domicilio

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IL DOPO CORONAVIRUS/7

In un momento in cui si parla continuamente, da più partie in più modi, di lavoratori dell'agricoltura, non potevamonon interpellare la voce del sindacato e abbiamo quindi parla-to con Raffaele Vicidomini, segretario della Flai Cgil di Ra-venna, di ritorno da Bagnara, dove ha incontrato i bracciantiridotti in schiavitù dal sistema del caporalato (vedi articoloa sinistra). Gli chiediamo quindi di partire da qui per parlar-ci dell'oggi del lavoro in agricoltura, delle varie "chiamate al-le armi" di questo periodo e delle prospettive per il futuro.

«Difficile dire se le recenti scoperte di una ventina dilavoratori sfruttati dal capolarato sia la punta dell'ice-berg, ossia è difficile quantificare il fenomeno. Noi da an-ni denunciamo questo rischio e da anni infatti cerchia-mo di essere fisicamente nelle campagne per fare infor-mazione tra i lavoratori agricoli. Ce lo dicono le indaginidella Guardia di Finanzia, lo lasciano sospettare i tantitanti lavoratori che denunciano varie situazioni di gri-gio non certo così gravi, ma comunque preoccupanti.

Questo periodo di emergenza per il Covid-19 ha fattofinalmente capire a tutti l'importanza del lavoro in agri-coltura. E ci siamo improvvisamente accorti che senzalavoratori stagionali stranieri il settore va in difficoltà.Ecco perché vorrei che la richiesta di regolarizzazione ditanti stranieri venisse fatta non solo dai sindacati in mo-do unitario, come è già accaduto, ma anche da tante for-ze politiche e non in senso meramente utilitaristico, per-ché servono braccia, ma per una questione di civiltà.Queste persone hanno contribuito a farci arrivare il ciboa casa e sono allo stesso tempo le persone più esposte afenomeni di sfruttamento, come abbiamo visto. Questo èil momento di decidere da che parte stare.

Cinquanta euro al mese per raccogliere frutta e verdura opotare gli alberi, lavorando fino a 80 ore alla settimana. Cosìsono stati trattati, secondo le indagini della squadra mobiledi Forlì, circa 45 richiedenti asilo, in gran parte pachistani eafghani. Gli indagati avrebbero reclutato direttamente ilavoratori, minacciati e intimiditi, accompagnati controllatiquotidianamente, oltre che individuato e gestito icommittenti. Denunciati anche titolari di aziende agricoleromagnole che hanno impiegato gli stranieri. Si tratterebbein particolare di sei aziende agricole tra cui anche una aBagnara di Romagna, in provincia di Ravenna. ProprioBagnara era la “base operativa” dei caporali, con il casolareagricolo isolato dove venivano ricoverati e isolati i lavoratorisfruttati. Costretti a dormire in un alloggio fatiscentecostituito da un materasso in terra e servizi sporchi einsufficienti, per esempio neanche la disponibilitàdell’acqua calda o cibo a sufficienza. Tra coloro che sonoandati a offrire aiuto e tutela c’è anche Raffaele Vicidominidella Flai Cgil che ci racconta: «Ho incontrato persone digrandissimi dignità, preoccupati ora di non poter mandarenemmeno quel poco a casa. Ora otterranno il permesso di

soggiorno in quanto vittimedi sfruttamento, noi siamoandati insieme all’avvocatoche collabora con la Cgil percapire come possiamoaiutarli. Se ci costituiremoparte civile in un processo?Non è da escludere, stiamostudiando e valutando lasituazione che, purtroppo,non ci sorprende. Da tempodiciamo che questoterritorio non può dirsiimmune da questi episodiodi sfruttamento e dicaporalato».

CAPORALATO A BAGNARA: GUADAGNAVANO 50 EURO AL MESETrovate venti persone in un casolaresenza acqua e senza cibo a sufficienza

LAVORO/1

Sento spesso dire che tanti giovani italiani stanno tor-nando alle campagne, ed è possibile che qualche caso cisia, ma non sicuramente a prestare manodopera brac-ciantile o non in numeri così consistenti. Questo periodoha di fatto spazzato via anche tutta la retorica del “Pri-ma gli italiani”.

Ciò di cui non abbiamo assolutamente bisogno adessosono scorciatoie di alcun tipo. In un momento come que-sto, dobbiamo fare attenzione a proposte che nascono innome della semplificazione sotto la spinta dell’emergen-za, ma rischiano in realtà di aumentare i rischi e i pro-

Il sindacalista: «Attenti a cercaretroppe semplificazioni, si rischiadi facilitare situazioni di illegalità»Raffaele Vicidomini della Flai Cgil: «Il lavoro agricolo è già abbastanzaflessibile. La sanatoria per gli stranieri è un fatto di civilità»

10 / PRIMO PIANORAVENNA&DINTORNI 23-29 aprile 2020

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blemi da affrontare. Anche perché in agricoltura esistegià la massima flessibilità dei contratti: è possibile assu-mere un bracciante e farlo lavorare anche una sola gior-nata. I voucher di fatto esistono, la nostra battaglia è sta-ta far sì che non fossero più acquistabili in un sempliceSali Tabacchi. Ma in generale, ciò di cui invece sicura-mente avremmo bisogno, come diciamo da tempo, inve-ce è implementare, come chiediamo da tempo, l'altraparte della legge 199 sul caporalato, che prevede cabinedi regia per far incontrare domanda e offerta con la pre-senza anche del sindacato. Peraltro nel nostro territorio

La proposta del lavoro nei campi per chi prende il reddito dicittadinanza era partita da Giorgio Mercuri, presidentedell’Alleanza cooperative agroalimentari, e da MassimilianoGiansanti, presidente nazionale di Confagricoltura.L’idea era quella di aiutare il settore agroalimentare indifficoltà già dai primi casi di contagio da Covid-19 perchétanta manodopera straniera stagionale proveniente dall’estEuropa non è in grado di tornare per la raccolta, facendo sìche chi percepisce il reddito di cittadinanza si dedichi allavoro nei campi come anche chi è beneficiario di altri sussidio ammortizzatori sociali. Una proposta rilanciata in Emilia-Romagna dal presidente della Regione Stefano Bonaccini,intervenuto nei giorni scorsi a “Quarantalks”, il format indiretta organizzato dalla Bologna Business School perriflettere sui temi più importanti di questo momento storico,proposta appoggiata in regione anche da Michele Barcaiuolo,consigliere di Fratelli d’Italia che chiede anche lareintroduzione dei voucher.Slogan di grande effetto ma che non è chiaro come, secondo iproponenti, dovrebbe essere applicato. Quello che potrebbesuccedere è che i centri per l’impiego segnalino ladisponibilità di posti di lavoro in agricoltura a chi percepisceil reddito di cittadinanza i quali a quel punto, fatto salvo cisiano le condizioni, non sarebbero più disoccupati madiventerebbero lavoratori stagioni (e quindi nonpercepirebbero più il reddito di cittadinanza). Stupisce che leparole di Bonaccini non siano state seguite da immediateprecisazioni, anche alla luce del fatto che in giunta conBonaccini c’è l’ex sindacalista della Cgil Vincenzo Colla. Inogni caso, come si evince dalle parole di chi interviene inqueste pagine, il problema del fabbisogno di mandopera nelterritorio ravennate è stato completamente superato a causadelle terribili gelate che hanno mandato in rovina tra il 70 el’80 percento dei raccolti. Dunque, la previsione di tutti è chenon ci sarà affatto bisogno di alcuna mandopera aggiuntiva,anche al netto delle assenze di migliaia di bracciantistranieri.

«CHI PERCEPISCE IL REDDITO DI CITTADINANZA VADA NEI CAMPI»La proposta di Bonaccini. Ma qui,dopo le gelate, la manodopera non serve...

LAVORO/2

questo rischio di avere scarsa manodopera non esiste: leultime gelate hanno creato un danno enorme ai raccoltie la vera emergenza del settore adesso è sicuramentequella.

C'è stato un momento in cui ho pensato che final-mente con questa crisi il lavoro in agricoltura potesseottenere un altro tipo di riconosciumento, di attenzio-ne e di tutela, nei primi giorni. Purtroppo le proposte ele semplificazioni che sento in giro adesso da più partemi fanno invece temere che rischiamo di perdere anchequesta occasione.

Qualche dato sul lavorodegli operai agricoli

I braccianti agricoli nella provincia di Ravenna so-no circa 18mila. Il salario orario per la raccolta del-la frutta è di 8,14 euro l’ora. Il minimo delle gior-nate lavorate per poter poi accedere alla disoccu-pazione è 50. La media negli anni passati dellegiornate dichiarate è 90, ma c’è chi può arrivareanche a 120. Molto del “grigio” si annida proprio,come nel settore del turismo, tra le giornate effet-tivamente lavorate e quelle denunciate.

PRIMO PIANO / 1123-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

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IL DOPO CORONAVIRUS/8

Giorgia Lagosti, classe 1974, é un’insegnante di scienzedegli alimenti, di cucina e di merceologia. Nostra collabora-trice storica, ci regala un suo intervento sulla cucina dome-stica ai tempi del Covid e come questo potrebbe cambiare do-po la pandemia.

«Che l’emergenza Covid-19 stia incidendo in modo ri-voluzionario sulle abitudini alimentari di noi tutti è ora-mai un dato di fatto: l’obiettivo di evitare contagi e laconseguente minore mobilità imposta ci stanno spin-gendo, più o meno consapevolmente, a modificare le no-stre consuetudini nel modo di reperire, di preparare e diconservare il cibo.

Partiamo dalla spesa e ammettiamo subito che la qua-rantena ci ha dimostrato che se da una parte non è ne-cessario andare al supermercato ogni giorno, dall’altra,attraverso una semplice e pensata pianificazione dipranzi e cene, riusciamo ad organizzarci con serenità edevitare gli sprechi. Basti pensare a tutte le volte che, pri-ma, nella quotidianità frenetica pre-lockdown, ci distri-cavamo accalcati in mezzo agli scaffali, semmai andan-do di fretta e forse anche in preda ai morsi della fameperché avevamo a disposizione per la spesa solo gli oraria ridosso dei pasti. Ecco, quelle volte, ognuno di noi tor-nava a casa con buste piene di cose non ragionate, detta-te dalla voglia del momento e, con grande probabilità,anche “piene” di prodotti non necessari e poco sani. Og-gi non è più così. Oggi scriviamo una lista accurata,spesso dando la precedenza alle materie prime e non ailavorati, quasi sempre dopo aver appuntato su un altrofoglio il menù della settimana, e lo facciamo stando a ca-sa, con il senso della misura, controllando negli scaffalidella nostra cucina, annotando solo ciò che manca dav-vero o ciò che ci serve per quella ricetta che “era tantoche la volevo provare”!

Poi, una volta usciti, arriva un altro cambiamento:quando possiamo, oggi, scegliamo le botteghe di quar-tiere. Forse le prime volte l’abbiamo fatto perché le fileerano più corte o perché la loro posizione era più “neipressi della nostra abitazione” poi, ammettiamolo, ci ab-biamo preso gusto. Ci siamo accorti che ci guadagniamoin gusto, in qualità, che il contatto umano con il nego-ziante, reso in passato sempre più precario dai ritmi so-stenuti delle città moderne, diventa vitale in un momen-to di così grande isolamento. Forse ci siamo anche stupi-ti nel rivivere quel rituale che una volta rappresentava lefondamenta della nostra cultura gastronomica: la spesadai mercanti di fiducia, da quelle persone con le quali,naturalmente, si instaura un rapporto di rispetto, confi-denza, stima e affetto. Sì perché il titolare di bottega èprima di tutto un consigliere, una persona in grado di di-spensare dritte e suggerimenti su quali ingredienti pre-diligere, come conservarli e come cucinarli. È quasi unamico. E così facendo, nel giro di poche settimane, abbia-mo ritrovato il senso di appartenenza al nostro quartiereo al nostro paese.

Ancora, ci siamo accorti che tanti negozi di nicchia cioffrono una varietà di prodotti maggiore rispetto allagrande distribuzione, di materie prime non omologate,all’insegna della biodiversità e del legame con il nostroterritorio. Infine, ma non di minore importanza, altrovantaggio che spesso si ha con le botteghe, riguarda l’a-spetto ecologico: gli imballaggi e le confezioni sono piùsostenibili, è più semplice utilizzare i propri sacchetti percomprare frutta secca e verdura, farina e altri prodottiche in molti casi troviamo ancora sfusi, proprio come sifaceva una volta.

Veniamo ora all’altra grande rivoluzione che abbiamoportato nelle nostre vite: abbiamo cominciato (non stofacendo di un’erba un fascio, lo so bene che non è così

12 / PRIMO PIANORAVENNA&DINTORNI 23-29 aprile 2020

per tutti!) a cucinare. O meglio, adesso lo facciamo siste-maticamente. E per molti di noi l’autoproduzione si è ri-velata essere è un vero piacere. Sto parlando di ricetteautentiche, di quelle della nonna, magari non riusciteperfette ma certamente pensate e partecipate. Abbiamo,in questi giorni di isolamento, più o meno consapevol-mente, preso coscienza che la preparazione di un piattoper la nostra famiglia ci aiuta, che è un atto di amore pernoi stessi e per i nostri cari. Rappresenta un’ancora checi consente di mantenerci attaccati alla realtà. Significaconservare un senso di utilità, soprattutto per chi non èimpegnato nello smart working.

Ecco allora che mentre sul web fioriscono gruppi discambio ricette, che le bacheche instagram sono invaseda foto di manicaretti, dagli scaffali spariscono lievito efarina. Gli esperti di psicologia del cibo dicono che èqualcosa che ha a che fare con la sensazione di pericolo,con il meccanismo primordiale di procacciarsi il cibo. Iopenso che, anche senza scendere così tanto nell’analisidella psiche, fare il pane rappresenti per ognuno di noi laproduzione del cibo per antonomasia, del bene primarioche le nostre nonne ci hanno insegnato ad amare e ri-spettare. Riuscire a sfornare una buona pagnotta (che èsenza dubbio la cosa più difficile da realizzare nelle no-stre cucine) fresca ogni giorno, ci regala gioia e soddisfa-zione.

E poi di questo pane, abbiamo imparato, che non sibutta niente, si conserva e si ricicla. Qui emerge un’altragrande dote che abbiamo fatto nostra in questo periododi quarantena: la fantasia, l’estro fra i fornelli. Un pezzodi pane raffermo può diventare la base per gnocchi esformati, la sostanza di una zuppa o la panatura per pol-pette e verdure al forno. Attraverso questo processo, inpochissimo tempo, siamo tornati a costruire il piatto inbase a ciò che abbiamo in frigorifero, anziché fare la spe-sa a seconda della ricetta vogliamo realizzare. Abbiamocapito che gli ingredienti possono essere modificati, ledosi dimezzate, raddoppiate, che la cucina è fatta di in-ventiva e di creatività. Ma anche e soprattutto di neces-sità, come dimostra il patrimonio gastronomico italiano,composto da tante pietanze prelibate nate fra la poveragente in tempi di carestia e di miseria».

«Abbiamo imparato a evitare sprechie a riconoscere la biodiversità anche in cucina»L’insegnante di scienza degli alimenti Giorgia Lagosti: «Fare il pane rappresenta per ognuno di noi la produzionedel cibo per antonomasia, del bene primario che le nostre nonne ci hanno insegnato ad amare e rispettare»

«Abbiamo cominciato a cucinarein modo sistematico

E per molti di noi l’autoproduzionesi è rivelata un vero piacere»

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PRIMO PIANO / 1323-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

Franco Chiarini, classe 1943, ravennate è stato socio fon-datore di Arcigola e di Slow Food, è sommelier Ais e degusta-tore di olio, ma anche collezionista di menù e segretario del-l’Associazione Internazionale Menù Storici. Oggi gli abbia-mo chiesto un contributo in quanto promotore e già segreta-rio di “CheftoChef emiliaromagnacuochi” e RavennaFood.

«Artusi è stato un innovatore. Sperimentava in cucina,ma era anche aperto a tutto quello che gli giungeva da uninedito network di massaie. Le ricette de’ La scienza in cucinae l'arte di mangiar bene nelle diverse edizioni si addensavanosempre più e provenivano da diverse regioni di un’Italia an-cora in costruzione e dove la ristorazione era agli albori. E incucina Pellegrino, Marietta e Francesco erano una squadraperfetta, che rappresentava tutte le funzioni di un ristoran-te e che coincideva sovente… con chi mangiava i piatti crea-ti. Semmai sono stati tanti pedissequi seguaci ad imbalsa-marlo, laddove cambiavano il mondo, i prodotti, le idee…

Oggi, quando finalmente non si parla più di innovazionee tradizione (due vocaboli da eliminare in cucina e non solo,specialmente se visti in antagonismo fra loro), ma di ap-proccio critico-consapevole-culturale-scientifico, in un'erapostmoderna che dà pari dignità alle tante correnti di pen-siero gastronomico, siamo costretti a cucinare “a casa” in“pausavirus” (o forse meglio “in casa” nel senso purtroppodi una chiusura fra pareti).

Ebbene è l'occasione storica per attualizzare questa di-mensione creando tanti Artusi contemporanei. Contempo-ranei nel senso che i nostri terminali possono essere oggi i“professionisti del gusto”, quei cuochi pensanti (non neces-sariamente famosi) che possono insegnarci tante cose sia

nel network telematico, sia con “consegne a domicilio” in-telligenti, parlanti, trasparenti, anche negli ingredienti e inquelle impressioni-consigli come faceva Artusi quando de-scriveva le ricette, che sovente venivano da “cuoche dome-stiche” di diverse regioni italiane, sempre con considerazio-ni integrative.

Un “cuoco professionista” oggi può aiutare il “cuoco ca-salingo” in termini professionali, spiegando perché un cer-to modo di cucinare può essere a un tempo di grande qua-lità/bontà e pienamente salutistico. E quali strumenti tec-nologici, oltre alle tecniche, possono traslocare da una cuci-na di ristorante ipermoderna, in una cucina di casa un po’più moderna e attenta allo spreco, alla conservazione, a cot-ture non invasive, ecc. ecc.

Una nuova cucina di casa, la cucina dei perché e non so-lo del come, in cui la ricetta è semplice strumento... per nonsbagliare le dosi e per sapere cosa comprare...

Una “cucina d’autore” come quella dei cuochi di “Chefto-Chef emiliaromagna” che fa del binomio bontà e salute lapropria ragion d’essere e che ora può proporre tante “Ope-razione Mangiare a Casa” come si sta attuando nel Raven-nate. Un nuovo dialogo fra cuochi di ristorante e chi ripren-derà a cucinare in casa o chi mangerà comunque di più acasa anche tramite le diverse tipologie di delivery (adesso sidice così). Pranzi a domicilio di qualità, con piatti inediti dichef affermati, che potranno continuare anche dopo la cri-si come ampliamento dell’offerta ristorativa. Meglio secoordinata professionalmente fra diverse aziende insiemeanche con “produttori virtuosi”, semmai con l’esperienzadi chi già fa e-commerce in modo culturalmente aggiorna-to a queste nuove dinamiche.

Un’occasione storica per i cuochi per riaffermare la loroleadership in tutta la “catena alimentare”; ma non è facile,occorre freddamente pensare ad un dopo diverso e stavoltaè davvero evidente che insieme si può, solo insieme.

E se nell’ operazione “Mangiare a Casa” inserisci il servi-zio “piatto sospeso” per consegne a domicilio a indigenti,non è solamente per un atteggiamento di “beneficenza”,ma un dato che strutturalmente ti costringe a pensare intermini sociali. Cosa che, guarda caso, corrisponde aquella categoria di imprese di un’economia civile checreano sovente più ricchezza di quelle tradizionali… il fu-turo è lì. Prosit».

CORONAVIRUS IL DOPO/9

«Si sta instaurando un nuovo dialogo fra cuochi professionisti e cuochi casalinghigrazie alla rete e anche al delivery»

Franco Chiarini di CheftoChef e RavennaFood per una nuova “economia civile”

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Riapre il mercato ambulante di piazza Zac-cagnini a Ravenna ma si sposta sotto la tribunadello stadio Benelli e per fare acquisti biso-gnerà passare dai tornelli come accade perl’accesso alle partite. Saranno coinvolti circaventi operatori perché l’attività è limitata allavendita di generi alimentari (ad esclusione diquelle di somministrazione) nel rispetto delleprescrizioni regionali, che autorizzano i mer-cati alimentari solo qualora siano all’internodi strutture coperte o in spazi pubblici recintatie a condizione che l’accesso sia regolamentatoin modo da consentire il rispetto della distanzainterpersonale di un metro. I giorni di mercatosaranno i consueti, mercoledì e sabato (tranneil 25 aprile).

L’accesso dei clienti è regolamentato ai tor-nelli in modo che non si creino assembramentie vengano rispettate le distanze di sicurezza.

«Grazie alla collaborazione tra gli assessorati

al Commercio e allo Sport – dichiara il sindacoMichele de Pascale – è stato possibile giungerea questa soluzione, che ha sfruttato la felice vi-cinanza dello stadio Benelli, in grado di fornirele condizioni logistiche necessarie per la riaper-tura. Ringrazio gli operatori alimentari delmercato e le loro associazioni che, messi nellecondizioni opportune per farlo, tornano a offri-re un servizio fondamentale per la cittadinan-za. Se opportunamente gestiti, i mercati all'a-perto possono addirittura garantire condizionidi maggiore sicurezza rispetto agli spazi alchiuso».

Anche alla luce di questo, il Comune è al la-voro con la Regione per arrivare alla riapertu-ra del mercato contadino di piazza della Resi-stenza che si teneva lunedì e giovedì. In questocaso dovrebbe essere predisposto un allesti-mento specifico con transenne e percorsi chegarantiscano la sicurezza.

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14 / PRIMO PIANORAVENNA&DINTORNI 23-29 aprile 2020

RAVENNA

Bancarelle sotto la tribuna dello stadio,per gli acquisti si passa dai tornelli

Comune al lavoro per il mercato agricolo in piazza Resistenza

In area recintata e presidiata, in via eccezionale per il tempo legatoall'emergenza Covid-19, riaprono a Faenza il mercato ambulante,limitatamente ai prodotti alimentari, e il mercato del Contadino. Valutatacome troppo piccola l'area di piazza Martiri della Libertà, è stata inveceritenuta compatibile l'area di piazzale Pancrazi a lato dello Chalet delloSport, già utilizzata tutte le settimane per il mercato del Contadino. Ilmercato si svolgerà tutte la mattine, dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 13.30.L'intera area destinata al mercato sarà recintata con strutture fisse nonamovibili, mentre gli ingressi e le uscite saranno presidiate e regolamentatein modo da consentire il rispetto delle norme antiassembramento, cioè ladistanza interpersonale di almeno un metro. Per chi si troverà in filaall'ingresso e per tutti coloro che saranno all'interno dell'area recintatavarrà la stessa regola: l'obbligo di indossare la mascherina protettivanaso/bocca, mentre agli esercenti e loro dipendenti è richiesto anche l'usodei guanti. Con le stesse modalità viene ripristinato il mercato delContadino del venerdì pomeriggio.

IL MERCATO AMBULANTE VENDE SOLO ALIMENTI,TUTTE LE MATTINE IN PIAZZALE PANCRAZIArea recintata, mascherina obbligatoria per i clienti

FAENZA

LUGO Banchi sotto le logge del Pavaglionetre volte a settimana

A Lugo i mercati ordinari dedicati alla vendita diprodotti alimentari, come il mercato settimanaledel mercoledì, il Bio Marché del venerdì e il merca-to del contadino del sabato si spostano nelle loggeinterne del Pavaglione. Saranno aperti solo due deiportoni degli accessi agli angoli e agli occhielli late-rali: uno per l’entrata e uno per l’uscita. Il venerdìBioMarchè dalle 15.30 alle 19, mercato settimanaleil mercoledì dalle 8.30 alle 13.30, mercato del con-tadino del sabato dalle 8.30 alle 13.30. Il 25 aprile el’1 maggio non si svolgeranno i mercati. Per opera-tori e clienti mascherina obbligatoria, da indossareanche in fila all'esterno. Dovranno essere messi adisposizione dispenser con soluzione per la disinfe-zione delle mani.

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Francesca Proia, classe 1975, è danzatrice e autrice, ha debutta-to con l’assolo Buio luce buio nell’ambito del progetto J’en rêve, acura della Fondation Cartier (Parigi), presentata dal regista RomeoCastellucci di cui è stata a lungo collaboratrice e attrice. Da sempreinteressata alle pratiche di rinnovamento percettivo, è da tempo di-plomata insegnante di yoga e ha all’attivo molte pubblicazioni sul-le tecniche respiratorie e le pratiche del soffio.

Dal 20 aprile sono aperte le iscrizioni per la scuola per maestriyoga in cui Proia accoglie dodici aspiranti allievi per un ciclo chedura due anni (www.ivasicomunicanti.tumblr.com). A lei ab-biamo chiesto di parlarci dello yoga in un momento in cui la prati-ca ha rappresentato per tanti una scoperta e un rifugio nella solitu-dine delle nostre case.

«Naturalmente il mio pensiero va spesso, e prima di tutto,alle persone più direttamente coinvolte e colpite.

Ciascuno di noi, poi, si trova a riconsiderare tutto, fino al-le cose che si davano per scontate. Tutto è traballante, nien-te è garantito. All'inizio mi mancava così tanto la mia vitanormale che ho avuto l'idea di considerarmi in astinenzadalla realtà, e ho pensato di ispirarmi ai protocolli di disin-tossicazione dalle droghe per disintossicarmi dalla miarealtà com'era prima. Avevo il bisogno di agire concreta-mente sul corpo per liberare una frustrazione mentale: hoquindi iniziato ad assumere rimedi naturali purificanti, a in-tensificare la pratica dello yoga e anche a seguire certe rego-le alimentari. Poco a poco la strategia ha avuto successo, el'effetto è stato quello di sentirmi sospesa, fluttuante, più di-sposta ai cambiamenti. Ho cominciato a sentire che questotempo mondato da tutto aveva in sé una portata curativa,anche se di sapore amaro. Giorno dopo giorno ho avvertitosistemarsi vecchi problemi fisici e spinose questioni interio-

ri. Finché ho iniziato a sentirmi, e mi sento tutt'ora,dentro a un uovo, pronta a nascere, immersa nellaparte nutritiva del niente, dell'attesa, del vuoto. Loyoga è una pratica costituita di percetti, cioè di “og-getti che sono aggregati di sensazioni e percezioni eche li condensano nel tempo”. (Deleuze)

Perciò lo yoga ha questa capacità di rendere benpercepibile quello che è il proprio spazio interiore dirigenerazione. Tutti, costantemente, ci rigeneriamo:lo yoga ha la capacità di rendere questa facoltà tangi-bile fino a dare l'impressione che ci sia un vero e pro-prio luogo interiore della rinascita, un rifugio comedicono gli yogi o, prendendo a prestito le parole diSanta Teresa, un castello interiore.

La mia pratica yoga, che è il pilastro della mia gior-nata, è sempre presente, in rete, per chi vuole: da al-cuni anni offro infatti un percorso di yoga accessibilevia web: www.minerascuoladiyoga.com. Infine man-tengo un contatto costante con i miei allievi-futuri-insegnanti-di yoga, ai quali ho chiesto di mandarmilezioni registrate composte da loro. Ogni mattina pra-tico una delle loro lezioni e dopo scrivo le mie impres-sioni. A ottobre poi comincerà un nuovo ciclo di for-mazione, in cui accoglierò dodici nuovi studenti, ac-compagnandoli per due anni, guidandoli nella ricer-ca di un modo di insegnare lo yoga che sia per loro ve-ro, coerente, creativo. È la formazione che avrei volu-to frequentare io, e le ho dato il nome “I vasi comuni-canti”, nome preso a prestito da Breton che lo ha pre-so a prestito da Pascal, a rimarcare l'immagine di unoscambio di idee infinito e vitale. Questo mi auguro, infondo, per il futuro: idee ed energie per realizzarle».

«Lo yoga ha la capacità di rendere percepibile il proprio spazio interiore di rigenerazione» Francesca Proia, danzatrice, autrice e maestra di yoga presente in rete è in procinto di avviare un nuovo ciclo di formazione biennale per dodici allievi: «La mia pratica è il pilastro della mia giornata»

CORONAVIRUS/1

SOCIETÀ / 1523-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

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DALL’ESTERO/1

Cliò Agrapidis, 28 anni, ravennate, maturità al liceoscientifico Oriani, da novembre vive a Varsavia dovesta svolgendo il post-dottorato in fisica all'universitàdi Varsavia, dopo il dottorato a Dresda.

Perché proprio la Polonia? È una scelta percerti versi originale.

«Tra le ragioni c'è anche il fatto che qui fanno unapolitica di “double hiring” come altrove in Europa e cheè invece praticamente assente in Italia: anche il mio fi-danzato, tedesco, è un ricercatore di fisica, ma ci occu-piamo di campi leggermente diversi. Qui lui, che ha fi-nito la borsa a Delft e adesso è all'Insitute of Physics(Instytut Fizyki) che fa parte dell'Accademia delleScienze Polacca (Polish Academy of Science)».

Come si vive da stranieri nella capitale di unPaese tanto sovranista?

«Varsavia è una metropoli internazionale dove tutti,ma proprio tutti, parlano inglese. Peraltro il sindaco èdi sinistra e l'Università è un ambiente molto aperto. Evivere qui è più facile che vivere a Dresda, per esempio,dove mi sentivo più osservata quando parlavo in ingle-se e ricordo che i colleghi non occidentali avevanopaura, soprattutto a causa delle manifestazioni di Pe-gida. Anche qui sento gli occhi addosso sui tram quan-do parlo inglese, ma nei negozi lo parlano di più che aDresda sicuramente. Ma mi sono accorta che ci sonomolte complicazioni burocratiche aggiuntive per i cit-tadini Ue, rispetto ad altri Paesi, siamo rimasti moltostupiti. E poi, abbiamo tutti visto come il governo peresempio abbia tentato di far passare una legge che vie-tasse l'aborto».

Sì, fortunatamente ha dovuto rinunciare alproposito. Ma perché sta approfittando propriodell'emergenza Covid quando in Parlamento hacomunque una maggioranza schiacciante?

«Perché adesso manifestare in piazza è impossibileper l'opposizione. I gruppi femministi e di opposizionetuttavia sono comunque riusciti a fare qualcosa, consingole persone che hanno manifestato da sole, peresempio all'ingresso dei supermercati o nei mezzi pub-blici, per sensibilizzare l'opinione pubblica. E al mo-mento sono riusciti a bloccare tutto».

Al netto delle posizione politiche, come sta ge-stendo il governo a suo parere la crisi Covid?

«Va detto che hanno chiuso molto presto, quandoc'erano appena trenta casi. Tutto a parte le chiese. Lemesse sono state gli ultimi eventi pubblici a essere so-spesi. Ma già anche prima del lockdown, la gente ave-va iniziato a stare in casa. Ricordo che a fine febbraioero a Cracovia e le strade erano praticamente deserte.Le Università, che qui sono molto indipendenti, hannochiuso per prime. All'inizio hanno sospeso le lezioni,poi ci hanno chiesto di andare solo se necessario. Io misono messa subito in modalità smart-working».

In effetti in Polonia i casi registrati sono nem-meno 10mila e i decessi meno di 400.

«Sì, ma questo accade anche perché fanno pochissi-mi tamponi. In realtà il sospetto di molti è che i casisiano molti di più, anche le morti. Noi abitiamo vicinoa un ospedale e sentiamo passare tantissime ambulan-ze in queste settimane. Anche un paio di giorni fa èmorto qualcuno nel palazzo in cui viviamo. Ma il 10maggio qui ci dovrebbero essere le elezioni politiche,anche se non è chiaro se davvero ci saranno e in qualemodalità, ma tanto qui il partito di maggioranza puòdavvero tutto. E il presidente vuole ovviamente pre-sentarsi come colui che ha sconfitto il virus».

Come è la situazione negli ospedali?«Non buona, i posti di terapia intensiva sono pochis-

simi, le politiche degli ultimi anni hanno tagliato mol-

to sulla sanità. E poi c'è l'esodo dei medici giovani:quasi tutti qui se ne vanno perché gli stipendi sonomolto bassi e loro sono molto ricercati all'estero perl'ottima preparazione, perché le università sono otti-me. Un po’ come accade in Grecia. A noi è stato consi-gliato di fare subito un'assicurazione privata e così ab-biamo fatto».

Come è stato il lockdown in Polonia? Era vieta-to anche passeggiare lontano da casa, come inItalia?

«No, qui i minori potevano andare in giro, i parchisono rimasti aperti. All'inizio andavamo spesso a pas-seggiare, poi abbiamo smesso perché hanno introdot-to la regola per cui anche chi vive insieme deve stare

La scienziata in Polonia: «L’opposizione non puòmanifestare e il governo ne approfitta»La testimonianza della ravennate Cliò Agrapidis, ricercatrice all’Università di Varsavia: «Hanno tentato di far passare addirittura il divieto dell’aborto. Ora fanno pochi test anche perché vogliono andare al voto a maggio»

16 / SOCIETÀRAVENNA&DINTORNI 23-29 aprile 2020

comunque a due metri di distanza. Immagino per faci-litare i controlli C'é l'obbligo di coprire naso e bocca,ma non necessariamente con una mascherina. Le pri-me riaperture sono iniziate già il 20 aprile con qual-che negozio aperto, più gente a passeggio, mentre lescuole riapriranno il 26».

Due metri, come negli Stati Uniti...«Sì, credo che il metro sia previsto solo in Italia, ma

già da ieri qui in tanti sembrano ignorarlo. Noi seguia-mo la situazione in Polonia, Germania e Italia e vedia-mo le differenze. Per esempio ci siamo molto stupiti divedere quanto abbia tardato la Germania a chiudere.Io però evito di guardare i numeri perché mi fanno ve-nire l'ansia...».

Detto da una scienziata! A proposito, come ècambiato il suo lavoro e come pensa che potreb-be eventualmente cambiare?

«Io sto lavorando da casa e all'università sappiamogià che le lezioni sono sospese fino al 15 maggio, i viag-gi di lavoro fino al 30 giugno seminari interni fino al31 agosto. Se cambierà il nostro modo di lavorare? Inmolti sperano che si lavori più da remoto e si riducanoi viaggi sia per l'impatto ambientale sia per rendere leconferenze più accessibili a tutto. È da poco partita unavirtual science forum proprio su questi temi».

A proposito di viaggi, quando contava di tor-nare a Ravenna?

«In estate, in realtà dovremmo venire a sposarci. Aluglio. E i nostri invitati per forza di cosa vengono dadiverse parti d'Europa. Ancora non so cosa decidere-mo di fare».

Federica Angelini

«A luglio mi dovrei sposarea Ravenna e non ho ancora

deciso cosa fare, anche perchémolti ospiti vengono

da altri Paesi europei»

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DALL’ESTERO/2

Veronica Balatti, 42 anni, diplomata al liceo scientifico Orianidi Ravenna, laurea e dottorato in Italia è oggi una ricercatrice del-la Ohio State University a Columbus, una città di 900mila abitan-ti in un'area metropolitana di quasi 2milioni, e studia come simuovono alcune piccole molecole in rapporto allo sviluppo dellaleucemia. La contattiamo via Skype per farci raccontare la crisiCovid-19 dall'altra parte dell'Oceano e la troviamo, naturalmen-te, a casa.

In Italia l'università è stata una delle prima realtà a chiu-dere, è successo lo stesso anche in Ohio?

«Sì, sono tornata da una vacanza in messico a fine febbraio el'Università ha deciso di chiudere quando ancora non c'erano ca-si. Ci ha dato una settimana di tempo per prepararci, concluderegli esperimenti che era possibile concludere e ha permesso a chinon aveva altro modo di lavorare da casa di portare materialmen-te via i computer dai laboratori. Ma in generale devo dire che tut-to lo stato dell'Ohio si è comportato molto bene».

Da qui abbiamo avuto la sensazione che gli Stati sianoandati un po' in ordine sparso mentre Trump tuonava con-tro l'Oms...

«È vero, c'è stata un po' di confusione. Ora gli stati stanno se-guendo le linee guida federali, ma con la possibilità di prendereanche provvedimenti diversi, perché gli Usa sono non solo vasti,ma molto diversi. Penso a posti come Utah e Idaho dove le case sono molto di-stanti e dove i contagi sono praticamente a zero o a situazioni come quella diNew York...».

La situazione in Ohio appare abbastanza sotto controllo con 13.850casi e 530 morti su una popolazione di oltre 11 milioni di abitanti.

«Sì, come dicevo si sono mossi bene a mio parere, chiudendo prima che altro-ve, nonostante il governatore sia repubblicano, come Trump, che invece secondome ha aspettato davvero troppo prima di prendere iniziative serie al riguardo a li-vello federale. Per fortuna è stata assemblata una task force diretta da scienziaticome Fauci che ha dato una direzione più seria alla gestione del problema. Orasi tratta di riaprire l'1 maggio, che è venerdì e vedremo. Mi pare di capire che siaspettino un aumento dei casi, ma che per allora contino di aver attrezzato ospe-dali e reparti pronti».

A proposito di attrezzature, qui si parla ancora e sempre di mascherine...«Io so che è stato chiesto anche a noi di mettere a disposizione i materiali di

protezione che usiamo normalmente in laboratorio per i sanitari che si occupa-no di Covid-19. Ma non c'è nessun obbligo di usarle».

Come è il lockdown a Columbus? «Diverso da come mi sembra di capire sia in italia per diversi fattori. Qui innan-

zitutto gli spazi sono maggiori anche nelle corsie dei supermercati e quindi di fi-le non ne abbiamo mai fatte, solo pochi giorni fa alcuni punti vendita hanno an-nunciato di contingentare le entrate. A metà aprile sono stata a passeggiare inun parco, le persone erano sole o per gruppi familiari. Va detto che qui quando ilgovernatore dice di fare una cosa le persone la fanno. Va anche detto che nel mo-mento in cui hanno detto "state a casa" hanno anche chiuso bar e locali. L’ame-ricano medio, almeno qui nel mid-west, segue le direttive, forse per rispetto del-l’autorità, forse per paura di spendere soldi per farsi curare, forse perché non c’éla stessa cultura del divertimento e della socializzazione che c’é in italia, ma le la-mentele ci sono eccome. Molti vogliono tornare a lavorare per rilanciare l’econo-mia e temono la recessione».

Ci sono più controlli, sono previste autocertificazioni?«Nulla di tutto questo, i controlli c'erano già prima, soprattutto nel quartiere

in cui abito io, che è molto sicuro e dove non ho mai avuto timori. Va anche det-to che qui la polizia incute un certo timore, in generale...»

Cosa succede a una persona malata di Covid negli Usa? Qui è ricorren-te ripetere che a differenza di quello italiano il sistema sanitario ameri-cano non garantisce una tutela diffusa...

«È vero che si basa sul sistema delle assicurazioni, ma ci sono poi meccanismiche proteggono almeno in parte anche chi è più in difficoltà, spesso si ha un'ideaun po' troppo semplificata del sistema. In generale, si può dire, che è molto diffi-cile avere un'assicurazione se non si lavora ed è per questo che in questa emer-genza sono state automaticamente prolungate le assicurazioni per chi è rimastodisoccupato in queste settimane, per esempio tutte le persone che lavorano nellaristorazione. Però una degenza per Covid può costare una decina di migliaia dieuro di dollari e molto di più se c'è bisogno di un apparecchio per la ventilazione.Io per esempio ho un'ottima assicurazione, grazie all'università, che copre l'80percento delle spese, ma so che se dovessi ammalarmi avrei comunque un conto

La biologa in Ohio, tra il lockdowne lo stimulus check: «1.200 dollaria tutti coloro che pagano le tasse»

Il racconto della ravennate Veronica Balatti, ricercatrice a Columbus

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di qualche migliaia di dollari da pagare. Del resto, anche per questo mi è arrivatoil cosiddetto "Stimuls check" da 1.200 dollari».

Ma lei non ha perso il lavoro, né ha subito riduzioni di compenso...«Esatto ma è stato mandato a tutti coloro che negli Stati uniti guadagnano me-

no di 75mila dollari l'anno proprio da Trump che aveva detto di volerli firmare auno a uno. Il punto è che qui il contesto è molto diverso e 75mila dollari non so-no poi così tanti. Per esempio una persona della mia età che fa il mio lavoro aquesto punto della sua vita sta ancora pagando i debiti contratti per frequentarel'università, senza contare quelli per la casa e l'auto. Anche per questo in labora-torio siamo tutti stranieri. Gli americani si iscrivono più volentieri a legge o me-dicina per poter guadagnare di più e ripagare un debito universitario che può ar-rivare anche a 200mila dollari... In generale qui l'economia è basata sul debito equindi sanno bene che quei 1.200 dollari saranno immediatamente spesi da chili riceve».

E lei non è nemmeno cittadina americana...«No, potrò chiedere la cittadinanza tra tre anni. Ma ho la Green Card e, soprat-

tutto, ciò che conta per loro: pago tutte le tasse negli Usa».Rispetto al futuro, quanto e come pensa e spera che cambierà dopo il

Covid-19?«Credo che dovrà cambiare e molto per un paio di anni, spero davvero che si

trovi in fretta un vaccino. Come ricercatrice spero proprio che questo faccia al-meno riflettere sull'importanza della ricerca che non dà risultati immediati ma acui ci rivolgiamo in un momento drammatico come questo. Quando penso aicompensi di certi calciatori...»

I voli tra Usa e Italia sono sospesi. La preoccupa questo? Quando pen-sava di tornare in italia?

«Sarei voluta tornare a settembre, ma credo proprio che prima del 2021, aquesto punto non sarà possibile. Anche perché vorrei evitare quarantene in in-gresso o in uscita»

Federica Angelini

SOCIETÀ / 1723-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

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OPEN OFFICE RAVENNA opera unicamente in Via Capodistria 23 - RavennaTel: 0544.423370 Fax: 0544.1930813 e-mail: [email protected] pec: [email protected]

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Lettera aperta ai nostri clienti“C'è stato un errore le spostiamo l'appuntamento" - nuova data e nuovo indirizzo.” Questa è una delle frasi che ci riferisce unanostra cliente che riceve una chiamata da CAF ITALIA, sede di Ravenna.

Io sono Ciro di Maio e mi occupo di dichiarazioni dei redditi dal 2009, insieme a Alessandro Feggi mio socio che invece inizia que-sta professione 10 anni prima di me. Nel 2011 apro una regolare partita IVA e un piccolo studio di consulenza professionale fi-scale, su Ravenna chiamandolo OpenOffice Ravenna.Nel 2015 apro uno sportello nel quartiere Darsena (la cara e vecchia Gulli) e appoggiandomi a chi fa pubblicità sulla città, il Ra-venna e Dintorni, Il Carlino, Il Corriere Romagna [...] investo per far sapere a cittadine e cittadini che insieme ad un gruppo diesperti collaboratori siamo ben presenti nel quartiere, con piacere, al servizio di tutti.I clienti crescono velocemente e sono sicuro che dipenda, oltre che dalla nostra competenza, anche dalla nostra totale onestàprofessionale che contempla anche di “non portare mai via un cliente ad un collega” parlandone male o evidenziando un even-tuale svista, si sa, quelle possono capitare a tutti.Nel 2018 inizio a collaborare con un sindacato dal nome SNALV ed il responsabile regionale mi chiede di collaborare nella lorosede del CAF ITALIA di Ravenna che hanno aperto al Centro Commerciale la Fontana perché la loro responsabile aveva rassegna-to le dimissioni. Io subentro al suo posto e la ritengo un’offerta interessante che mi permette di ampliare la mole di lavoro perme e per i miei collaboratori. Ma ahimè, non dovevo accettare la proposta, perché entro subito in un calvario, di oltre un an-no, da cui ancora non mi sono ancora liberato.La sede regionale di CAF ITALIA è abituata a nominare i responsabili provinciali, a renderli legali rappresentanti di entità, limi-tando però, nei fatti, la loro possibilità di prendere decisioni. C’è la pretesa che si lavori il doppio/triplo delle ore rispetto aquelle pagate, la pretesa che si corra ad incontri convocati a 200 km di distanza dall'oggi al domani senza un rimborso di alcuntipo, l’aspettativa che io crei commistione tra il mio lavoro e una associazione che rappresento quando invece per questa asso-ciazione sto facendo volontariato e non mi occupo di clienti a cui pretendono si fissino appuntamenti. Cosa che correttamentenon faccio.A fine 2019 avendo osservato un modo di lavorare che non condivido, ho deciso di non lavorare più per CAF Italia Emilia Roma-gna e di distaccarmi da chi con il sorriso perbenista non mi risulta tuteli né i clienti né i collaboratori.Mi dedico solo al mio studio OpenOffice di Via Capodistria rimasto sempre aperto e compatto il mio staff che mi ha aiutato agestire entrambi le sedi con le difficoltà del caso (la sede regionale ci ha addirittura impedito di assumere i rinforzi necessariper la gestione della campagna 730...). Tornato nel mio ufficio, quando si avvicina la campagna redditi di quest'anno 2020, con-tatto regolarmente i clienti e fisso tanti appuntamenti per la dichiarazione dei redditi.Nel frattempo, a sorpresa, nasce la nuova sede Caf Italia Ravenna, che si mette a chiamare gli stessi clienti per la dichiarazio-ne dei redditi, come ho fatto io, ma la cosa grave è che quando qualcuno dei miei clienti risponde che ha già fissato appunta-mento con me, chi telefona in nome e per conto di CAF ITALIA esordisce così: "c'è stato un errore le sposto l'appuntamento" -"loro sono poco conosciuti" - "loro non la tutelano in tutte le pratiche come noi" ...queste solo alcune delle frasi che ci vengonoriportate dai nostri clienti, frasi espresse al telefono, a mezzo mail e con messaggi, quindi documentate.

Perché racconto questa mia storia lavorativa? Perché ho capito che questo modo di agire, che mi astengo dal caratterizzare, stacreando confusione alle persone, sta facendo leva sulla loro paura di essere truffati, sull'ignoranza dei meccanismi che regola-no un mercato. E i clienti, giustamente, si soffermano a chiedersi cosa stia capitando, ci chiamano e dopo aver ascoltato la no-stra spiegazione, confermano la fiducia che ci hanno già accordato, conoscendoci.

Allora, per chiarire meglio e  pubblicamente, ho scritto questa lettera aperta, con la massima trasparenza e voglio confermarea tutti che lo Staff di OpenOffice Ravenna da dicembre 2018 a dicembre 2019 ha gestito lo sportello CAF della sede ravennatedi CAF ITALIA e in virtù di quell’accordo, i clienti hanno rilasciato l'autorizzazione per la privacy anche a quel CAF (non gli si sa-rebbe potuto erogare il servizio diversamente).Da gennaio 2020 però, io e il mio staff non operiamo più per CAF ITALIA e per rendere le cose chiare, abbiamo prontamente chia-mato i nostri clienti per informarli che non esistono più i due sportelli, in cui trovare i nostri consulenti, ma solo lo sportello divia Capodistria dove i clienti dovranno recarsi con gli appuntamenti già fissati, che rimangono, tali e quali senza nessun cam-biamento.

Lo staff di OpenOffice Ravenna è attualmente così composto: Ciro Di Maio, Alessandro Feggi, Alessandro Argnani, Giulia Maglia,Monia Biondi.

Ciro Di Maio

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SOCIETÀ / 1923-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

#NINORIMANE

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Elisa-betta De Notaris, compagna di Saturno “Nino” Carnoli. Loscrittore e intellettuale ravennate, agitatore culturale noto incittà per il suo approccio da sempre anticonformista, è mortoil 26 marzo scorso in ospedale a Lugo all’età di 79 anni dopoesseri ammalato di Covid. Carnoli si era sottoposto a un in-tervento chirurgico di routine a Faenza pochi giorni prima edurante la convalescenze è comparsa la positività al corona-virus. Elisabetta ha scritto le righe che seguono perché “perme è un modo per continuare a sentire la sua voce...”.

«25 Aprile 2020. Non potrò esserci. Ma quest’annonon ci saranno nemmeno celebrazioni pubbliche. Nonpasserò in piazza per cercare qualcuno a cui trasmettere ilmio ansioso dispiacere per una ritualità che ogni annosempre più mi appare stanca, svuotata di significato e diprospettiva perché sempre più solo rito, privato di verità.La Resistenza, i Partigiani... ho passato la mia vita a cer-care la vita dei miei (sì, certo anche miei) eroi di gioventù.Ne ho cercato le caratteristiche umane, le vicende perso-nali perché potessero vivere per se stessi e non per la co-struzione agiografica e retorica che li soffocava, perchéfossero veri e non finti, perché quindi potessero parlarci eindicarci i loro percorsi, perché potessero essere utili an-cora alle nostre vite, alle nostre scelte. Per questo mi han-no scosso, e molto, gli episodi vandalici ai cippi resisten-ziali del gennaio scorso, li ho avvertiti come una minacciaseria, insidiosa e potente da non sottovalutare. Mi diconoperò che questa pandemia si porterà via tutto e definitiva-mente il Ventesimo secolo e quindi basta: basta con guer-ra mondiale, partigiani, resistenza, fascismo, antifasci-smo, nazismo... basta con il comunismo, destra, sinistra,basta rompere le scatole con i distinguo, la ricerca dei fat-ti… basta con la memoria? Oggi che la pandemia ha fattotornare la parola, e non la retorica, importante, seria, ne-cessaria, penso che invece abbiamo bisogno più che mai diricerca, di conoscenza e di studio perché la prospettivanuova, il futuro che vi aspetta abbia finalmente quelle ba-si di verità ampie e solide che ho sempre ricercato. Buon25 Aprile #NINORIMANE»

Elisabetta De Notaris

A proposito di storia locale legata alla seconda guerramondiale, alla lotta di liberazione, alla guerra civile e ai suoistrascichi, di cui Nino Carnoli era un appassionato ricercato-re, fra i tanti testi prodotti in merito va ricordato “Ultimo,storia ordinaria di guerra civile”, libro scritto a due manicon il giornalista Andrea Colombari e le illustrazioni diGianluca Costantini, pubblicato anni fa dalle Edizioni delVento e ormai introvabile. Lo stesso Costantini ci segnala cheè scaricabile gratuitamente dal suo sito in formato pdf.

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«Abbiamo bisognodi ricerca, di studioe di conoscenza»Per il 25 aprile un ricordo di Saturno Carnoli,scritto dalla compagna Elisabetta De Notaris

25 APRILE La Liberazione non si festeggia in piazza ma da finestre e balconi:Anpi: «Cantate “Bella Ciao” in coro con il Tricolore che sventola»

Il calendario delle consuete iniziative legate al giorno della Liberazione, come facilmente intuibileda tempo, è stato completamente annullato su tutto il territorio nazionale. Ma come per altre ricor-renze, i sostenitori e promotori dei vari momenti legati al 25 aprile hanno cercato altre vie e formeper celebrare comunque l’anniversario. Questo significa quindi trovare spazi soprattutto per flash-mob e momenti di collettività che si possano fare restando nelle proprie abitazioni e sfruttando glispazi del web. L’Anpi invita tutti i cittadini a cantare dal proprio balcone o dalla propria finestra“Bella Ciao” alle 15 del 25 aprile, magari esponendo il Tricolore. Aderisce anche il coordinamentoper la Democrazia Costituzionale della provincia di Ravenna. L’esposizione della bandiera italiana èun invito che arriva anche da altre parti, come gesto simbolico di comunanza in un periodo in cui siè costretti a mantenersi distanti. Il Comune di Conselice e le Anpi locali invitano tutti i cittadini apubblicare su Facebook o Instagram foto o video relativi alle passate Feste della Liberazione o te-stimonianze di chi c’era nel 1945. A Massa Lombarda alle 11 “Bella Ciao” trasmessa dal sistema difilodiffusione installato nel centro storico con l’invito ai cittadini a partecipare da giardini e terrazzeper cantare e realizzare foto e video dell’iniziativa.

Un ritrattodi NinoCarnoli,ritoccatocon unaelaborazione graficain versione“mosaico”

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La discesa agli inferi

Fino alla prima metà del XVIII secolo, si poteva ammirare nell’abside del Duomo diRavenna un mosaico medievale commissionato dall’arcivescovo Geremia e datato, comerecitava un’iscrizione, all’anno 1112. Il catino absidale presentava tre sorprendentiscene di resurrezione: le mirofore, Pietro e Giovanni alla tomba vuota e, al centro tra que-ste due scene evangeliche, la discesa agli inferi. Il tema della discesa agli inferi, presentecome articolo di fede nel Simbolo degli Apostoli e brevemente accennato nei testi neote-stamentari, trova ampio spazio nella tradizione apocrifa. Nel Vangelo di Nicodemo si rac-conta dell’ingresso vittorioso del Signore nel regno delle tenebre, del suo incontro conAdamo e della liberazione di tutti i morti: «Presa la mano destra di Adamo, il Signore glidisse. “Pace a te e a tutti i figli tuoi, miei giusti”. Allora Adamo, gettatosi alle ginocchiadel Signore, lo pregava con lacrime a gran voce, dicendo: “Ti esalterò, Signore, poiché mihai preso, non permettendo che i miei nemici si rallegrassero su di me. Signore Dio, gri-dai e te e tu mi hai sanato” […]. Così pure tutti i santi di Dio, inginocchiati ai piedi delSignore dissero all’unisono: “Sei giunto, o redentore del mondo!” […]. Stendendo la suamano, il Signore fece il segno della croce sopra Adamo e sopra tutti i suoi santi, e tenen-do la destra di Adamo, salì dagli inferi seguito da tutti i santi». Immagine tratta daGianfrancesco Buonamici, La Metropolitana di Ravenna, Bologna 1748 (dettaglio).

CARTOLINE DA RAVENNAMittente Giovanni Gardini

A partire da sabato 18 aprile e domenica 19 il settore Culturmedia diLegacoop Romagna ha iniziato a trasmettere in streaming le registrazioni dialcune delle migliori produzioni per ragazzi delle ultime stagioni suFacebook e Youtube. Otto spettacoli che hanno vinto premi nazionali einternazionali, da “Pollicino” a “L’Acciarino Magico”, proposti in “doppiospettacolo” ogni sabato e domenica, con inizio a partire dalle 16.L’iniziativa è resa possibile grazie alla preziosa collaborazione dellacooperativa Accademia Perduta Romagna Teatri che ha fornito leregistrazioni.I video saranno trasmessi sui canali Facebook e Youtube di LegacoopRomagna e saranno rimossi subito dopo, per restituire al massimo lasensazione dello spettacolo dal vivo. Per essere inseriti nella newsletter ericevere una mail con il link prima dell'inizio è possibile scrivere a:[email protected] o registrarsi alla newsletter sul sito diLegacoop www.legacoopromagna.it.«È il nostro modo per stare vicini ai bambini e alle famiglie, perché lacultura e il teatro – anche quando sono digitali – aiutano a vincere tutte lepaure», dice il presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti. «Ma èanche l’occasione per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su unsettore che ancor più di altri sta pagando la grave crisi conseguente allapandemia».La cultura e lo spettacolo dal vivo, infatti, sono stati tra i primi settori afermarsi, a febbraio. Ancora non è possibile sapere quando e come saràpossibile tornare alla normalità. Non solo per concerti ed esibizioni inpubblico, ma anche per la parte educativa con le scuole e i ragazzi. Migliaiadi lavoratori del settore sono fermi e non sanno quando potranno tornare aoperare. Artisti e Persone di Cultura che stanno facendo la loro parte, conresponsabilità e in silenzio. «Lo streaming – dice Mazzotti – è una risposta nell’emergenza, ma non puòessere la soluzione. Alla Regione chiediamo di proseguire il dialogo che haavviato in modo positivo sin dall’inizio, continuando a riconoscere il ruoloche le cooperative svolgono nel quadro della gestione dello spettacolo dalvivo e dando certezze su quella che sarà la prosecuzione delle attivitàculturali. Al Ministero per la Cultura chiediamo in tempi rapidi risorsespecifiche a sostegno delle imprese e un piano per la ripresa delle attività dalvivo, con protocolli certi, ma anche di intervenire sui termini direndicontazione per centri di produzione e compagnie teatrali. Il rischio è diperdere esperienze di grandissimo valore di imprese che invece andrebberomaggiormente tutelate rispetto a chi vive la cultura come un’attivitàcollaterale».Ecco il programma dei prossimi spettacoli: sabato 25 e domenica 26 alle 16sarà in scena Sotto la neve con Maurizio Casali e Mariolina Coppola, mentrealle 17 ci sarà invece Il gatto con gli stivali per la regia di Claudio Casadio,mentre sabato 2 e domenica 3 maggio alle 16 va "Un topo… due topi… tretopi… Un treno per Hamelin" (regia di Claudio Casadio) alle 17 è la volta di"Zuppa di sasso" (compagnia TCP Tanti Cosi Progetti) mentre sabato 9 edomenica 10 maggio alle ore 16 va in scena "Il tenace soldatino di stagno ealtre storie" e alle 17 tocca a "L’acciarino magico".

SPETTACOLI PER RAGAZZI IN STREAMINGSU FACEBOOK E YOUTUBEAppuntamenti sabato e domenica con le produzionistoriche di Accademia Perduta

TEATRO

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Nocturama (di Bertrand Bonello, 2016)Arrivano da strade differenti, località, ceti sociali, storie ed etnie diversequesto gruppo di ragazzi talmente giovani da non avere una carta di cre-dito. Eppure, riuniti dal lievemente più maturo Greg, decidono con unaserie di attentati di mettere a ferro e fuoco Parigi, gettandola nel panicoper colpire il cuore capitalista di una città che non dà più spazio ai giova-ni con le loro speranze inespresse. Il film è diviso essenzialmente in treparti, composte da preparazione, attuazione dell’attentato e l’attesa den-tro un grande magazzino chiuso (e opportunamente preparato) di 24 oreper calmare le acque e non farsi trovare. Questi terroristi non sono stra-nieri, non hanno religione o appartengono a gruppi di fanatismo, sonosemplicemente cittadini che vogliono “compiere qualcosa di fottutamenteepocale”. L’inizio, con l’arrivo (e la presentazione) di tutti i protagonisti èuna calamita per lo spettatore che si vede immediatamente coinvolto in uncrescendo di tensione ed emozioni che non si placherà per almeno un’ora,per poi nell’ultima parte ricominciare con una sorta di “caccia all’errore”che ognuno di noi attuerà nella propria mente. Un film che richiede con-centrazione e che ha l’unico difetto di essere un pelo lungo (130 minuti, sene potevano tagliare almeno 20), magnetico senza mostrare particolareazione, e che da buon francese dà moltissima importanza ai numerosi dia-loghi, dall’inizio alla fine. Bonello non confeziona un film d’azione, comeaccennato sopra, ma vuole parlare della società senza prendere posizioni esenza neanche giudicare: mostra le convinzioni, la forza e la debolezza deisuoi protagonisti, mostra le fragilità della giovinezza e dei loro fallimenti,senza tralasciare la fragilità morale, militare e politica della società che liha cresciuti. Colonna sonora egualmente protagonista perché accompa-gna la loro lunga notte cambiando spesso veste, diventando improvvisa-mente motivo di riflessione, per poi tornare in un apparente secondo pianoa dettare il destino dei ragazzi. Un film bellissimo e originale, per una voltadefinito benissimo in un'altra recensione, che recita così: «una sinfoniafunebre che “suona” il giudizio senza appello di giovani disperati sulmondo che li attende, o piuttosto che non li attende più» (mymovies).Nocturama, pur portando in scena tematiche note ed essendo stato “giu-stamente” ignorato dal nostro paese, è un’opera tra le più importanti degliultimi anni; meno male che alla distribuzione ha pensato Netflix che lopropone in francese coi sottotitoli in italiano.

VISIBILI E INVISIBILI

Nocturama, dalla Francia un’opera magnetica, bellissima e originale

di Francesco Della Torre

NdL - Nota del Lettore

Un romanzo che è anche metaro-manzo, perché dentro ci troviamoanche la storia di come è nato e cre-sciuto e, in parte, fallito. BrunoArpaia sceglie questo doppio binarioper il suo ultimo libro Il fantasma deifatti edito come sempre da Guanda.Da un lato i fatti raccolti in anni diricerche, consultando volumi, artico-li, esperti del settore. E i fatti sonoquelli dell'Italia degli anni Sessanta,di quel filo sottotraccia che l'ha legataagli Stati Uniti, un’Italia che conOlivetti e Mattei sarebbe potutadiventare una grande potenza mon-diale, ma che tale non è stata per unaserie di "incidenti". E se per Matteiormai abbiamo ormai la certezza chenon si trattò appunto di eventocasuale, cosa può aver provocato l'in-farto di Olivetti? E l’incidente del suoingegnere Tchou fu davero tale? Cheruolo ha avuto la Cia? E gli inglesi?Cosa c'entra tutto questo con l'assas-sinio di Kennedy? A raccontarci unapossibile versione dei fatti è un agen-te greco, Tom K, realmente esistito, eche Arpaia immagina a colloquio condue “colleghi” più giovani nella suacasa in Canada, nel suo ultimo gior-no di vita. Dall’altra lui stesso e il suotravaglio come autore, le difficoltàeconomiche, davvero desolante ladescrizione della situazione editorialedopo la grande crisi, incredibile cheuno come Bruno Arpaia, scrittore,giornalista, intellettuale classe 1957,non riesca a vivere serenamente delsuo lavoro. E anche un po' desolante,concedetemi, l'idea che per lui la tra-duzione sia soprattutto un modo persbarcare il lunario (male) e un impe-dimento al suo lavoro di scrittoreessendo lui, peraltro, il traduttore tragli altri di Aramburu per intenderci.Vediamo la sofferenza nella perditadell'amico Peppe D'Avanzo, il grandegiornalista di “Repubblica”. Le rifles-sioni, molto interessanti, su cosa sia edebba essere un romanzo, sul ruolodella narrativa, forse la parte in asso-luto più appassionante del libro. Duepiani che sembrano paralleli, ma ciaccorgeremo che finiscono per con-vergere. Una lettura, come lui stessodice, per certi versi fuori tempo mas-simo, di un'epoca che sembra ormaiveramente remota e di una storiatutta politica che suona davvero lon-tanissima per quanto sia inevitabilepensare ancora oggi che se Mattei eOlivetti fossero riusciti entrambi araggiungere i rispetti obiettivi, gliequilibri geopolitici del mondo e ilruolo dell'Italia e forse delMediteranneo tutto sarebbe stato bendiverso e diverso sarebbe il nostropresente. Quelle che Arpaia mette infila sono infatti soprattutto “slidingdoors” della storia del Novecento.

Il metaromanzodi Bruno Arpaia

di Federica Angelini

FIORI MUSICALI

La Cappella Marciana,miniera di tesori

di Enrico Gramigna

Qualche anno fa c'era un coro amatoriale, in Veneto, che scalda-va le ugole dei propri componenti non con i soliti e triti vocalizzi,bensì con uno dei più coinvolgenti cori verdiani storpiando in Siridesti il leon di San Marco, il celebre brano tratto dall’Ernani.Al di là del campanilismo, si può vedere questo afflato patriotti-co non solo come un rustico e poco realistico punto di vista, malo si può leggere secondo un’ottica storico-culturale. In fondo ilVeneto, e Venezia in particolare, hanno una storia importantealle spalle, unica in Italia. Musicalmente, poi, la storpiatura deicoristi "secessionisti” mette davvero in luce un retaggio di tuttorispetto. La Cappella Marciana di Venezia, è una vera e propriaminiera di tesori musicali. Fin dal Medioevo, infatti, la cappellamusicale della Basilica di San Marco era stata in grado di ingag-giare alcuni tra i migliori musicisti, tuttavia è dal Rinascimentoche si può notare la fioritura dei nomi dei maestri di cappella. Il Cinquecento è certamente il regno di Adrian Willaert,Cipriano De Rore e Gioseffo Zarlino: se il primo compositorefiammingo si può considerare il padre della scuola veneziana,del secondo si dirà che l’influenza che ha esercitato ha valicatoil limes dei sestieri per profondersi in tutta Italia, mentre il musi-cista italiano, oltre alla perizia compositiva, fu anche un consi-deratissimo teorico il cui genio procede a importanti nomiquale, non da ultimo, Vincenzo Galilei, padre del noto Galileo.Nel Seicento le stelle furono tante, ma non se la prendanoCavalli e Legrenzi se hanno avuto in sorte di succedere al divinoClaudio. Monteverdi, colui che aggiornò il madrigale, colui chesviluppò l’opera lirica (appena nata a Firenze), colui che riorga-nizzò e aggiunse colori alla timbrica risuonante nella Basilica.Nel Settecento, poi, fu la volta di Antonio Lotti e BaldassarreGaluppi che diedero lustro a questa istituzione chenell’Ottocento soffrì le scelte (anche economiche) dei patriarchie perse un po’ di quell’aura nonostante nomi come quelli diAntonio Buzzolla e, soprattutto, Lorenzo Perosi. Oggi, grazieanche a una rinascita del movimento musicale sacro, laCappella Marciana è tornata a far ruggire l’ugola del leonedorato e cantare soli Deo Gloriam.

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23-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

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ORARIO CONTINUATOConad SUPERSTORE GALILEI

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CHIUSI sabato 25 aprile e venerdì 1° maggio

Grazie all’impegno di tutti i nostri dipendenti

Per dare un servizio migliore e la massima disponibilità a tutte le persone per

l’approvvigionamento di beni di prima necessità

Per evitare assembramenti e permettere alle persone di frequentare i punti vendita

in orari diversi evitando affollamenti e lunghe attese in fila fuori dalla porta d’ingresso

RESTANO APERTI ANCHE SABATO E DOMENICA

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Venerdì24 aprile

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Spaghetti all’assassinaQuesta settimana vi propongo un particolarissimo piatto pugliese, gli spaghetti all’assassi-na, una specialità semplice che però deve essere curata con molta attenzione e attorno allaquale è nata addirittura un’accademia culinaria. Questa è la versione classica (base sipotrebbe dire) visto che esistono varianti ai frutti di mare, alle olive e alle rape con le lorocime naturalmente.

Ingredienti per 4 persone: 320 gr. di spaghetti, 400 gr. di passata di pomodoro, con-centrato di pomodoro, olio evo, aglio, peperoncino, sale, zucchero

Preparazione: portare ad ebolizzione un brodo fatto con acqua, 300 gr. di passata eabbondante concentrato di pomodoro e sale. Deve risultare un liquido molto fluido, rossovivo e saporito.In una padella rigorosamente di ferro, mettere 100 cc. di olio, 3 spicchi d’aglio e peperoci-no. Colorito l’aglio versare i rimanenti 100 gr. di passata di pomodoro, un po’ di zuccheroe lasciate leggermente consumare.Mettre direttamente in padella – a crudo – gli spaghetti in modo che vengano a contatto colsugo. Non si deve aver fretta a rigirare, bisogna attendere che parte degli spaghetti comin-cino a caramellarsi, facendo però attenzione che non si brucino. Via via girare, con una spa-tola di legno, gli spaghetti che cominciano ad attaccarsi sul fondo per fare posto agli altri chesono rimasti in superficie. Quando tutti si saranno un poco “bruniti” versare nella padelladue mestoli di brodo di pomodoro che comincerà a sobbollire. Lasciatelo consumare senzatoccare gli spaghetti. Quando sentirete “friggere” il composto dopo qualche decina di secon-di cominciate a staccare gli spaghetti “bruciacchiati” sul fondo per far posto a quelli menocotti. Versare un altro mestolo di brodo e continuare lo stesso rimescolamento, sempre apartire da quando l’olio inizia a “sfriggere”. Gli spagehtti cominceranno così a piegarsi e dopo otto-nove minuti di questo trattamento,quando la pasta avrà un colore rosso bruno, virato di marrone, è ora di assaggiare. Valutatela consistenza degli spaghetti che deve essere callosa e invitante sotto i denti, e leggermen-te croccante per quelli più caramellati. L’equilibrio deve essere a piacimento e a quel puntol’Assassina è pronta per essere servita in tavola direttamente in padella.

Variante alle olive: servono circa 400 gr. di olive che vanno fritte in abbondante olio epeperoncino nella padella di ferro fino a quando cominciano a spaccarsi. Poi si aggiunge lasalsa di pomodoro (ne servono almeno 100 gr. in più della ricetta base) portando a com-pleta cottura le olive che devono snocciolarsi in bocca facilmente. Una volta tolte le olive con una schiumarola si procede con la ricetta classica a partire dallasalsa rimasta in padella.Quando gli spaghetti sono quasi pronti, aggiungere le olive, metà denocciolate e metà inte-re, mescolando bene prima di servire.

COSE BUONE DI CASAA cura di Angela Schiavina

Morbido e vellutatoChardonnay californiano Ci trasferiamo in California nella Russian River Valley e assag-giamo lo Chardonnay della “Marimar”. Il vino “La Masía DonMiguel” 2018 è ottenuto da una selezione di cloni diversi diChardonnay e si presenta con spiccati sentori di nocciola e vani-glia. Il palato è secco, vellutato e morbido. Piacevole ritmo acido,con ritorni aromatici di noce e spezie. Sapidità a deliziare ognisorso. Da abbinare con pescato o formaggi.

LO STAPPATOA cura di Fabio Magnani

GUSTO / 2323-29 aprile 2020 RAVENNA&DINTORNI

Crisi di venditeper le cantinedel ravennateDalla bassa alle colline, non bastanoordini online e consegne a domicilio

VITIVINICOLTURA

Crollo verticale del fatturato per le cantine ra-vennati a fronte delle limitazioni di mercato inevi-tabilmente scattate a seguito dell'emergenza co-ronavirus che mette a repentaglio il futuro del vi-no nella provincia con più superficie coltivata avigneto dell'Emilia-Romagna. A lanciare l'allar-me salva vigneti è Coldiretti Ravenna che sottoli-nea il pesante impatto sulle cantine della chiusu-ra forzata di alberghi, enoteche, agriturismi, bar eristoranti in Italia e all’estero, con un azzeramen-to delle vendite di bottiglie, mancato pagamentodelle forniture già consegnate, calo delle esporta-zioni, il tutto aggravato anche dalle difficoltà logi-stiche che incontrano i clienti abituati a rifornirsidirettamente in azienda e presso le cantine stessesfruttando la vendita diretta del vino sfuso.

A quanto pare le difficoltà economiche e so-prattutto finanziarie di liquidità attraversanoquasi tutte le aziende vitivinicole, da quelle di pia-nura a quelle delle colline faentine. Per qualcunasi tratta di perdite già evidenti attorno al 30%, peraltre di un mancato fatturato fino al 50% del pre-visto, e per tutte non basta proprio la vendita onli-ne o la consegna a domicilio dei cartoni di botti-glie o dello sfuso, tenuto conto che sui bilanci co-munque continuano a pesare i costi di campagnae, in particolare, la cura dei filari.

«Le misure messe in campo con il blocco dellerate di mutui, prestiti, tasse, contributi sono cer-tamente utili – afferma il presidente provincialeNicola Dalmonte – ma non bastano ed è indispen-sabile mettere a disposizione delle aziende vitivini-

cole liquidità sotto forma di prestiti a lunga scadenza a tasso zero egarantiti dallo Stato, pari ad una percentuale del fatturato dell’an-no precedente, da erogare attraverso una semplice richiesta allebanche. Un intervento veloce e semplice che dovrebbe essere ga-rantito indipendentemente dalla dimensione aziendale al quale vaaggiunto anche una compensazione a fondo perduto sulle perditesubite sotto forma di “risarcimento del danno”. Ed è necessario –conclude Coldiretti – che una misura similare sia garantita a bar,ristoranti, alberghi e agriturismi, per evitare il blocco dei paga-menti delle forniture a cui si sta assistendo e per fare in modo chenon chiudano».

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IL RACCONTO/1

In questi lunghi giorni di clausura forzata, mi sento in una gabbia confortevole, ma isolata dalmondo esterno.

Cosa mi manca: gli abbracci di mia figlia, i baci di mio nipote, la sua incontenibile vivacità, laquotidiana passeggiata così indispensabile per me che sono Parkinsoniana ed il contatto con le al-tre persone.

Quanto siano importanti me ne rendo conto solo ora che mi sono negati.Mi spaventa il sapere che il veicolo di contagio siamo noi stessi e mi stupisce che un banale gesto

come lavarsi le mani con un sapone, acquisti un’ importanza tale da venire considerata una dellemigliori precauzioni.

Ai miei occhi il sapone si è rivalutato ed ora in avanti a ne terrò una piccola scorta.Anche l’importanza delle mascherine e dei guanti, purtroppo introvabili, hanno costretto gli

operatori sanitari ad operare senza, con conseguenze per alcuni di loro letali. Com’è possibile chenegli ospedali non ci fossero scorte? Si è capito quando è diventato troppo tardi quanto fossero im-portanti?

Ed ecco che la fantasia e l’arte di arrangiarsi tipica italiana, si è messa in moto. Mascherine dai materiali e fogge improbabili si vedono sui volti delle persone non consapevoli

che esistono canoni ben chiari di come devono essere perché siano efficaci, ci si inventa chimici,formulando disinfettanti spesso dannosi, ci si danno regole comportamentali molto fantasiose,ma non si resta a guardare.

Si canta dai balconi, ci si aiuta tra vicini perché è in questi momenti che gli italiani mostrano iloro sentimenti migliori e non ci si arrende.

Quando potremo lasciare le nostre case, forse saremo migliori, ma certamente saremo consape-voli di quanto valore abbia la nostra vita e di quanto sia facile che possa essere messa in pericoloda un nemico invisibile che può diventare anche letale.

24 / LETTORIRAVENNA&DINTORNI 23-29 aprile 2020

#IORESTOACASALe vostre foto e i vostri raccontiper stare in casa distanti, ma insieme

Mai come in questo momento sentiamo il bisogno distare in contatto, di sentirci vicini, perché costretti allalontananza. E così abbiamo pensato di chiedere ai no-stri lettori di mandarci un racconto che fosse autobio-grafico o di fiction (giallo, horror, rosa o quello che vipare) sul tema “il contagio” (massimo 3500 battute). E abbiamo anche invitato tutti a mandarci foto della lo-ro quarantena in casa, tra passatempi, momento dicreatività e anche (inutile negarlo) di un po’ di noia. Mastare in casa è importante adesso e dobbiamo farlo tut-ti. Non per questo, appunto, non possiamo non restarein contatto. Scriveteci e mandateci foto, questa paginaè per voi. Vi aspettiamo all’indirizzo [email protected] o tramite la nostra pagine Facebook.

Aspettando di poter tornare al parcoDa Serena Garzanti

di Lidia Fabbri

La mia gabbiaisolata

Strumenti da quarantenaDa Alberto Benini

IL RACCONTO/3

Fuori dalla finestra di casa mia vedo...Una strada alberata che porta su ad una salita, dove arrivi al bagno più grande..La bellezza del mare Adriatico, ma deserto..Il canto degli uccelli, fa venire un po di allegria a Casalborsetti...Il mondo risplende e non inquina più,il sole regna da la su..Non c'è una città, ma un deserto con niente,speriamo il trauma finisca presto..Come facciamo a non rilassarci,Casalborsetti è bellissimo.. che paese!*Samuele P. 8 anni, della 3A scuola Pascoli Sant'Alberto

di Samuele*

Fuori dalla finestra...

IL RACCONTO/2

Nina nacque tre giorni prima di Natale e dovette abituarsi fin dasubito ad un clima d'attesa.Lei sa che le ore che precedono un evento possono essere frizzanti

ma se si tratta del tuo compleanno è diverso.Nina è nata dietro le quinte aspettando di entrare in scena.Il 22 dicembre tutti corrono per acquistare regali, imbandire tavo-

le, alcuni sono già partiti per la montagna, altri devono lavorare dipiù prima della sosta.

Anche Nina tende a qualcosa di più importante del celebrare ilgiorno della sua nascita e posticipa la festa, dirotta il presente a be-neficio di un futuro prossimo condiviso.

Venire al mondo nell'anticamera, insegna tutto e subito. Pensa aquesto mentre prepara una torta di mele durante una pausa forzatadalla vita e si dice che sa come fare ad uscire da queste ore appese co-me il bucato al sole.

Ci si raccoglie in sé stessi senza egoismi, si guarda con affetto la ri-tirata sapendo che è la fase più importante della costruzione, ci si ab-bandona alla solitudine per bere i primi occhi che incontrerai, tuttid' un fiato.

Il profumo di burro e uova invade la stanza e la porta a danzarenello zucchero.

I pensieri seguono i piedi che parlano di un tempo giusto, di unanuova partita per l'amore e di una scarcerazione del buon senso.

Si elevano in questa coreografia, si piegano, si tendono, stridono,affondano e si staccano nuovamente da terra.

Nina è stanchissima ma è felice, sudata e consapevole. Per chi haimparato ad aspettare è Natale anche ora.

di Valentina Poggi

Nina e l’attesa

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RAVENNA&DINTORNI23-29 aprile 2020

25

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