La ripresa senza sprint · intimidire per cos poco e resti-tuisce ai fenomeni la loro dimen-sione....

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Lunedì, 7 Settembre 2015 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA La ripresa senza sprint Segnali di rallentamento nei due mesi estivi per l’economia della regione: dubbi sull’obiettivo del +1% per fine anno. Sindacati in allarme: «L’uscita dalla recessione è a macchia di leopardo, tante aziende restano in crisi. Vanno bene solo i marchi globali». Onida: «L’Emilia punti su nuovi mercati e più innovazione» L’analisi Crisi cinese, c’è ancora bisogno di noi di Giorgio Prodi N on si può certo dire che la Cina abbia trascorso un agosto tranquillo. Il crollo della Borsa di Shanghai, la gravissima esplosione di Tianjin, la svalutazione dello yuan, il rallentamento dell’economia. Tanti segnali con motivazioni specifiche ma che hanno probabilmente una radice comune. Il modello di crescita basato su investimenti ed esportazioni che ha fatto crescere il Paese al 10% per trent’anni è in difficoltà e il tentativo del Governo di far crescere i consumi interni, come accade nelle economie sviluppate, sta incontrando più difficoltà del previsto. La Cina quindi svaluta per ridare un po’ di respiro alle sue esportazioni e abbassa i tassi d’interesse per tenere gli investimenti e per aiutare una borsa in difficoltà dopo due anni in cui era cresciuta di quasi il 300%. Quale che sia l’esito di queste politiche l’economia cinese dovrà “accontentarsi” di tassi di crescita molto più bassi, probabilmente intorno al 4- 5%. Quale può essere l’impatto di tutto ciò sulla nostra economia regionale? Difficile da dire perché molti sono i fattori in gioco. Ci saranno effetti diretti, forse più facilmente identificabili, ma di portata relativa perché comunque le nostre esportazioni verso la Cina sono limitate, meno del 3% del totale. Ci saranno effetti indiretti dovuti ai mutamenti che il cambiamento della Cina imporrà all’economia globale, dalle politiche sui tassi d’interesse ai prezzi delle materie prime. continua a pagina 15 L’intervento Consolidare la crescita sostenendo la competitività del sistema industriale È ancora presto per parlare di un cambio di rotta e di una totale inversione di tenden- za, ma dopo anni di recessione è final- mente ritornato il segno positivo per alcuni significativi indicatori. Dall’ultima indagine congiunturale relativa ai primi tre mesi del- l’anno, abbiamo registrato infatti una genera- le ripartenza di produzione, fatturato e ordini con dinamiche sostanzialmente destinate a trovare conferma anche nella ormai prossima diffusione dei dati relativa al secondo trime- stre. Nei mesi di apertura dell’anno, la produ- zione in volume dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna è cresciuta dell’1,4% ri- spetto all’analogo periodo del 2014. Il fattura- to ha imitato la produzione con una crescita dell’1,7% e anche la domanda ha dato segnali di risveglio con un aumento dell’1,2%. Come attestano i dati Istat, le esportazioni indu- striali emiliano-romagnole, pari a 12.523 mi- lioni di euro, hanno fatto segnare un sensibi- le incremento (+4,3%). La domanda estera è stata una valvola di sfogo fondamentale per reagire alla lunga stagnazione sul fronte dei consumi interni. L’Emilia-Romagna è la terza regione per quota dell’export nazionale (13,5 %), preceduta dalla Lombardia (26,9%) e dal Veneto (13,9%). continua a pagina 15 di Maurizio Torreggiani Ai cancelli Un gruppo di operai della Ferrari all’uscita dal turno di lavoro, il brand di Maranello non conosce problemi Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera L’intervista Giuseppe Zanotti (Vicini): con le sue scarpe ha conquistato le star 5 Il risiko La petrolchimica torna ad alimentare i nostri impianti 7 Il bilancio Agricoltura, la siccità ha dimezzato la resa dei raccolti 13 Via Lombardia 14 Ozzano dell’Emilia (BO) Tel. 051-79 83 77 www.imas.it IMAS 40 ANNI AL SERVIZIO DELL’ INDUSTRIA PER L’ASPIRAZIONE E DEPURAZIONE DELL’ARIA

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Lunedì, 7 Settembre 2015 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

La ripresa senza sprintSegnali di rallentamento nei due mesi estivi per l’economia della regione: dubbi

sull’obiettivo del +1% per fine anno. Sindacati in allarme: «L’uscita dalla recessione

è a macchia di leopardo, tante aziende restano in crisi. Vanno bene solo i marchi

globali». Onida: «L’Emilia punti su nuovi mercati e più innovazione»

L’analisi

Crisi cinese, c’è ancora bisogno di noidi Giorgio Prodi

Non si può certodire che la Cinaabbia trascorso unagosto tranquillo. Ilcrollo della Borsa

di Shanghai, la gravissima esplosione di Tianjin, la svalutazione dello yuan, il rallentamento dell’economia. Tanti segnali con motivazioni specifiche ma che hanno probabilmente una radice comune. Il modello di crescita basato su investimenti ed esportazioni che ha fatto crescere il Paese al 10% per trent’anni è in difficoltà e il tentativo del Governo di far crescere i consumi interni, come accade nelle economie sviluppate, sta incontrando più difficoltà del previsto. La Cina quindi svaluta per ridare un po’ di respiro alle sue esportazioni e abbassa i tassi d’interesse per tenere gli investimenti e per aiutare una borsa in difficoltà dopo due anni in cui era cresciuta di quasi il 300%. Quale che sia l’esito di queste politiche l’economia cinese dovrà “accontentarsi” di tassi di crescita molto più bassi, probabilmente intorno al 4-5%. Quale può essere l’impatto di tutto ciò sulla nostra economia regionale?Difficile da dire perché molti sono i fattori in gioco. Ci saranno effetti diretti, forse più facilmente identificabili, ma di portata relativa perché comunque le nostre esportazioni verso la Cina sono limitate, meno del 3% del totale. Ci saranno effetti indiretti dovuti ai mutamenti che il cambiamento della Cina imporrà all’economia globale, dalle politiche sui tassi d’interesse ai prezzi delle materie prime.

continua a pagina 15

L’intervento

Consolidare la crescita sostenendo la competitività del sistema industriale

È ancora presto per parlare di un cambio dirotta e di una totale inversione di tenden-za, ma dopo anni di recessione è final-

mente ritornato il segno positivo per alcunisignificativi indicatori. Dall’ultima indaginecongiunturale relativa ai primi tre mesi del-l’anno, abbiamo registrato infatti una genera-le ripartenza di produzione, fatturato e ordinicon dinamiche sostanzialmente destinate atrovare conferma anche nella ormai prossimadiffusione dei dati relativa al secondo trime-

stre.Nei mesi di apertura dell’anno, la produ-

zione in volume dell’industria in senso strettodell’Emilia-Romagna è cresciuta dell’1,4% ri-spetto all’analogo periodo del 2014. Il fattura-to ha imitato la produzione con una crescitadell’1,7% e anche la domanda ha dato segnalidi risveglio con un aumento dell’1,2%. Comeattestano i dati Istat, le esportazioni indu-striali emiliano-romagnole, pari a 12.523 mi-lioni di euro, hanno fatto segnare un sensibi-le incremento (+4,3%). La domanda estera èstata una valvola di sfogo fondamentale perreagire alla lunga stagnazione sul fronte deiconsumi interni. L’Emilia-Romagna è la terzaregione per quota dell’export nazionale (13,5%), preceduta dalla Lombardia (26,9%) e dalVeneto (13,9%).

continua a pagina 15

di Maurizio Torreggiani

Ai cancelliUn gruppo di operai della Ferrari all’uscitadal turno di lavoro, il brand di Maranello non conosce problemi

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L’intervistaGiuseppe Zanotti (Vicini): con le sue scarpe ha conquistato le star

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Il risikoLa petrolchimica torna ad alimentare i nostri impianti

7

Il bilancioAgricoltura, la siccità ha dimezzato la resa dei raccolti

13

Via Lombardia 14Ozzano dell’Emilia (BO)

Tel. 051-79 83 77 www.imas.it

IMAS 40 ANNI AL SERVIZIODELL’ INDUSTRIA PER L’ASPIRAZIONE

E DEPURAZIONE DELL’ARIA

BO

2 Lunedì 7 Settembre 2015 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Troppa enfasi per un assestamento fisiologico. L’Emilia-Romagna deve diversificare i mercati e trasferire nell’industria le innovazioni

«Non solo la grande CinaIn Estremo Oriente»

Competere nel mondoglobalizzato non è unapasseggiata, si sa. Maspesso vediamo monta-gne insuperabili, mari

tempestosi e mostri invincibili,in realtà meno pericolosi dellenostre ansie. All’inizio del 2015Italia ed Emilia-Romagna hannotemuto che le nostre esportazio-ni si infrangessero sugli Urali,per il braccio di ferro tra Unioneeuropea e Russia sulla questioneucraina; poi, che la moneta unicafosse inghiottita dal Mar Egeo eandasse alla deriva con la Grecia;infine, in piena estate, draghi egrandi muraglie sono stati evoca-ti per la crisi cinese, finora setti-mo Paese di destinazione del-l’export emiliano-romagnolo (8°italiano) e terzo di provenienzadelle importazioni sia per l’Italiache per la regione, con un incre-mento annuo dell’11% (export) edel 18% (import).

Fabrizio Onida l’economia in-ternazionale la studia e la spiegada mezzo secolo: non si lasciaintimidire per così poco e resti-tuisce ai fenomeni la loro dimen-sione.

Professore, la crisi cinesepuò ripercuotersi sull’inter-scambio italiano e dell’Emilia-Romagna, tenendo conto deitradizionali settori di punta,dall’automotive alla meccanica,l’agroalimentare e l’abbiglia-mento?

«Non parlerei di crisi cinese edi tempesta valutaria. Si tratta diun rallentamento fisiologico e inparte previsto, dal 10-11% di incre-mento annuo del Pil, al qualeeravamo abituati, a un po’ menodel 7%. Inoltre questo assesta-mento va finalmente nella dire-zione auspicata: l’aumento deiconsumi interni cinesi e quindi,in prospettiva, delle importazio-ni».

Però a questo rallentamentosi è sovrapposta la crisi valuta-ria.

«Anche in questo caso c’è sta-ta un’enfasi eccessiva sulla svalu-tazione dello yuan rispetto aldollaro, in fondo modesta, di po-

chi punti, e conseguente all’ap-prezzamento del dollaro nei me-si precedenti. La Cina aveva ildollaro come valuta di riferimen-to, ma non ha mai inteso vinco-larsi alle sorti della moneta ame-ricana, che l’ha trascinata versol’alto. Anche dal punto di vistadegli squilibri esterni, il surplusdella bilancia commerciale cine-se si è fortemente ridotto rispettoal 2000, e anche in questi mesi siè molto assottigliato. E poi biso-gna avere una visione complessi-va dell’economia e del commer-cio mondiale. In Estremo Orientenon esiste solo la Cina: quell’area

rappresenta complessivamente il27,2 dell’interscambio mondiale(e non include l’India), ma laquota cinese è “solo” del 10%, po-co più di un terzo. Ogni altro

paese è molto più piccolo dellaCina, naturalmente, ma nel loroinsieme - dalla Corea e Giappo-ne, alla penisola indocinese e al-le Filippine - sono paesi di estre-ma vivacità e di grande interessecome mercato potenziale disbocco».

Qui però c’è molto da lavora-re, perché per l’Italia rappre-sentano tra l’8 (export) e l’11%(import) e nessuno rientra tra iprimi 20 Paesi verso e dai qualisi svolgono gli scambi dell’Emi-lia-Romagna.

«Certo è più facile commercia-re in Europa o fare una campa-

gna di penetrazione negli StatiUniti, come confermano i datisull’export del primo trimestre2015 (Emilia-Romagna +20,2%,ndr) ed è giusto farlo, ma biso-gna guardare al mondo intero ecogliere le opportunità dove sicreano».

Investimenti dall’estero e in-novazione sono temi su cuil’Italia appare sempre in ritar-do, ma i grandi gruppi conti-nuano a fare shopping, anchequando reinvestono e non delo-calizzano, come in Lamborghi-ni e Ducati. O come l’investi-mento tedesco in Italcementi,da lei commentato positiva-mente.

«Se le eccellenze italiane neisettori coinvolti in inevitabili processi di integrazione, com’ègià avvenuto nell’auto, trovanomodo di acquisire economie discala, mantenere attivi gli stabili-menti in Italia e avere un pesonella definizione delle strategiedel gruppo, credo facciano benea loro e al Paese. Per questo ri-tengo che Carlo Pesenti abbiaavuto intelligenza strategica.Quanto all’innovazione e alla ri-cerca, oltre alle imprese dovreb-be agire il governo. Il nuovo Pro-gramma nazionale di ricerca

2015-20 (la cui adozione ufficialein Consiglio dei ministri, previstain luglio, è ancora slittata, ndr)compie passi in avanti ma nonmostra ancora una visione strate-gica; c’è una dispersione di centridi ricerca e decisionali, sarebbeopportuno il coordinamento uni-co, per esempio a Palazzo Chigi.Nell’automazione, nelle biotec-nologie abbiamo in casa innova-zioni scientifiche di altissimo li-vello, penso in particolare all’Iitdi Genova, ma mi chiedo quandoe se si trasformeranno in innova-zioni industriali, o se prenderan-no la via dell’estero». Forse, anzi-ché attraversare le Alpi bastereb-be varcare gli Appennini, il Passodella Cisa, e far incontrare l’ec-cellenza della ricerca con la stra-ordinaria esperienza manifattu-riera, nell’automazione e nellameccanica di precisione, del-l’Emilia-Romagna. Nessun mer-cato sarebbe irraggiungibile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT

Il made in Emilia nel mondoValori in milioni di euro e variazione percentuali

Esportazioni

Var. %

Importazioni

Var. %

SALDO

Germania

Francia

Stati Uniti

Regno Unito

Spagna

Russia

Cina

Polonia

Paesi Bassi

Belgio

Svizzera

Austria

Turchia

Giappone

Arabia Saudita

Romania

Brasile

Hong Kong

Svezia

Emirati Arabi Uniti

MONDO

6.748.068

5.681.779

5.073.532

3.078.167

2.232.304

1.785.273

1.570.617

1.436.838

1.312.063

1.228.415

1.162.961

1.126.783

1.029.137

825.095

762.614

756.588

715.551

659.534

621.128

614.671

52.966.217 30.228.8134,3

Valore

4.922.672

3.685.102

884.149

877.119

1.756.868

286.104

3.082.405

691.236

1.413.106

1.422.547

217.815

685.723

549.228

266.038

32.889

721.551

289.147

38.537

433.389

43.192

ValoreVar %

DOVE E QUANDO

2013 2014

Var %

5,4

ESPORTAZIONI 2014 IMPORTAZIONI 2014

2014gen-mar

2015gen-mar

2013 2014 2014gen-mar

2015gen-mar

50.797

2,7

28.686

1,1

22.111

52.966

4,3

30.229

5,4

22.737

12.913

5,9

7.583

5,3

5.329

13.386

3,7

7.889

4

5.496

390.431

0

361.063

-5,1

29.368

398.206

2,0

355.179

-1,6

43.027

96.203

1,4

89.424

-3,5

6.779

99.239

3,2

91.428

2,2

7.811

Emilia-Romagna Italia

2,9

3,4

17,7

9,9

4,1

-25,7

-0,8

-3,3

10,4

-12,9

-26,6

1,4

6,2

2,1

2,9

22,9

45,8

6,0

18,3

17,0

1,6

-12,2

-0,2

-5,8

-2,8

-2,5

7,8

11,8

7,3

13,2

12,2

1,2

1,70

4,6

2,3

1,1

9,5

11,6

11,2

10,2

di Angelo Ciancarella

Fabrizio Onida, ordinario di Economia internazionale alla Bocconi, dal 2010 è professore emerito e senior a contratto di International Economics. Dal 1995 al 2001 ha presieduto l’Ice, l’Istituto per il commercio con l’estero

Chi è

Nell’automazione, nelle biotecnologie abbiamo in casa innovazioni scientifichedi altissimo livello, penso all’Iit di Genova

Pechino assorbe solo un terzo del nostro export in Asia: quell’area rappresenta il 27,2 dell’interscambio mondiale

Non bisogna avere paura delle alleanze, ha fatto bene Pesenti a fare entrare i tedeschi per dare un futuro a Italcementi in Italia

BO

3Lunedì 7 Settembre 2015Corriere Imprese

Una crescita dell’1% —contro lo 0,7% previstoa livello nazionale —non è gran cosa. Eppu-re anche questo dato,

che è l’obiettivo annuale minimoper il Pil dell’Emilia-Romagna,torna in forse dopo un secondotrimestre sorprendentementefiacco e un’estate che non pro-mette nulla di buono. «Sembrache imprese e consumatori sia-no ripiombati in quel clima disfiducia che inibisce ogni nuovainiziativa», spiega Guido Caselli,responsabile dell’ufficio studi diUnioncamere Emilia-Romagna.Che ha appena pubblicato il rap-porto semestrale elaborato incollaborazione con Prometeia egià sta raccogliendo i numeri diluglio e agosto. Due mesi che,secondo Caselli, hanno addensa-to le nubi già all’orizzonte a fineprimavera e puntualmente se-gnalate dal consuntivo del tri-mestre aprile-giugno. «I fatti nuovi — prosegue l’economista— sono la crisi del mercatoazionario cinese, poi riversatasisu tutte le Borse mondiali, lasvalutazione dello yuan e la so-luzione non del tutto chiara del-la crisi greca. Due eventi che insé potrebbero non avere un im-patto significativo sul nostro si-stema produttivo, ma che pareabbiano influito sensibilmentesulle aspettative delle imprese esull’andamento dei consumi».

Torna così a farsi piatto il gra-fico di consumi interni e investi-menti che a inizio anno pareva-no avviarsi a una vivace ripresa,la prima dopo sette anni bui.Rallenta anche la risalita del set-tore costruzioni, appena accen-nata nel primo trimestre di que-st’anno, e potrebbe interromper-si il momento d’oro delle nostreesportazioni se, come tutti pre-vedono, la frenata cinese provo-cherà un generale stop alla cre-scita degli scambi internaziona-li. «Non possiamo parlare di unanuova recessione perché il mi-glioramento tendenziale prose-gue — chiarisce Caselli — Peròil ritmo si è dimezzato e solo iprossimi mesi potranno dirci sesi tratta di una pausa momenta-nea o di una nuova inversionedel trend». Fatto sta che il setto-re delle costruzioni è passato daun +3% a in +1-1,5% negli ultimimesi. Altrettanto hanno fatto iconsumi interni e gli investi-menti produttivi. Caselli spiegache in questo caso le aziendesembrano tornate alla «puramanutenzione dell’esistente,cioè alla sostituzione di macchi-ne e impianti obsoleti, ma nonhanno avviato nessun piano diaumento della capacità produtti-va. Insomma, tengono i motoriaccesi in attesa degli eventi, manon premono più sull’accelera-tore». Frattanto «continua adandare molto bene chi esporta,

ma le aziende virtuose sonosempre meno e delocalizzazionee selezione dei fornitori ha in-terrotto il virtuoso processo ditrasmissione dei benefici del-l’export dalle imprese leader atutto il tessuto imprenditoriale».

Il rapporto sul primo seme-stre 2015 diffuso a metà agostomostrava toni sensibilmente piùottimistici. Il prodotto internolordo regionale era indicato increscita dell’1%, con una ulterio-re accelerazione all’1,6% nel2016. La crescita delle esporta-zioni era stimata al 3,9% «nono-stante un più contenuto anda-mento del commercio mondia-le». Si dava per ormai acquisitoun nuovo ciclo degli investimen-ti (+2,4%) e si confermava unaripresa dei consumi dell’1,3%.

Ma la previsione, specifica ilrapporto, si fondava su un qua-

dro, nel 2015, di moderato ral-lentamento della crescita dell’at-tività globale (+2,9 per cento) elieve accelerazione del commer-cio mondiale (+2,9 per cento)con «rischi al ribasso per l’au-mento dei tassi Usa, crisi greca ebolla finanziaria e immobiliarein Cina». Tutte eventualità pur-troppo concretizzatesi pochigiorni dopo la diffusione delrapporto.

Quindi può diventare ottimi-stica la previsione di «sostanzia-le chiusura della fase di reces-sione per le costruzioni (-0,2%) el’avvio di una ripresa del settoreindustriale (+1,9%), che nel 2016si avvicinerà al 3%, oltre al raf-forzamento nel settore dei servi-zi (+1%)».

Anche sul lavoro il rapportosembra eccessivamente positivo,

Crescita dimezzata Inversione di tendenza o solo una pausa? Caselli (Unioncamere): «È come se in estate fossimo ricaduti in un clima di sfiducia»

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con gli occupati previsti in au-mento dello 0,7% e il tasso didisoccupazione in discesa dal-l’8,4 al 7,8%.

Se si verificherà questo scena-rio o quello meno positivo intra-visto da Caselli sulla base deidati in elaborazione «dipenderàsoprattutto dalla congiuntura in-ternazionale». Pochi invece glistrumenti in mano a governo eenti locali «anche se — ammo-nisce l’economista di Unionca-mere — un quadro normativopiù certo, riduzioni reali dellapressione fiscale, ulteriori passiavanti nel programma di rifor-me annunciato dall’esecutivopotranno consolidare la fiduciadi imprese e famiglie, il vero in-grediente che ancora manca perinnescare una robusta ripresa».

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

ManifestantiUno degli scioperidei lavoratori Ikea andati in scena questa estate

La svalutazione dello yuan e la soluzione non del tutto chiara della crisi greca hanno influito sensibilmente sia sulle aspettative delle imprese sia sull’anda-mento dei consumi

2002 2003 2004 2005 2006

108,9

2007 2008

-6,5

2009 2010 2011 2012

100,8

98,8

2013 2014

1,0

102,0

2015 2016-8,0

-4,0

0,0

4,0

Ripresa al rallentatoreMeglio dell’Italia

Fonte: Prometeia, Scenari per le economie locali, luglio 2015

Scenario regionale e nazionale: tasso di variazione (asse dx) e numero indice (asse sx) del Pil (2000=100)

98

100

102

104

106

108

110

Emilia-Romagna

Italia

Chi sono

I sindacati: «Tutte le crisi sono ancora aperte»«Ripresa a macchia di leopardo, lontana la soluzione per le aziende in difficoltà»

Nel silenzio agostanodelle pause aziendali,quella dei lavoratoriIkea contro la disdettadell’integrativo è stata

la protesta che più ha attiratol’attenzione sul mondo del la-voro emiliano-romagnolo. Lebandiere dei sindacati hannostravolto per parecchi giorni ilclassico giallo e blu svedese,ma sono ancora tante le crisiche affliggono il nostro mondoproduttivo. Con buona pace dichi parla di «ripresa» e «lucein fondo al tunnel». E AntonioMatttioli, responsabile politi-che contrattuali della segrete-ria regionale Cgil, lo sa bene,perché fa cantare dati e nomi:«Nei primi 7 mesi del 2015 so-no state impiegate 30 milionidi cassa integrazione per35.000 lavoratori, che non so-no le 44 dell’anno scorso, maci dicono che la crisi è ancoraimportante — ricorda il sinda-calista — non incrementa iltasso di occupazione pur dimi-nuendo la disoccupazione diqualche punto percentuale, inpiù è ancora evidente l’impo-

verimento generale del lavorodipendente, lo sfruttamentodel lavoro nell’ambito degli ap-palti, delocalizzazione, casoemblematico è quella dellaCorghi di Correggio che ha 500dipendenti e che vuole modifi-care la contrattazione per nondelocalizzare in Polonia». Mat-tioli ricorda poi altri casi anco-ra caldi: la cassa integrazioneappena firmata per i dipen-denti della Cpl; Mercatone Unocon i suoi 500 lavoratori e ilrebus sulla chiusura di moltinegozi; Open.Co che ha apertoil concordato in bianco e mettea rischio 500 dipendenti tra Castelvetro, a Modena, SanMartino in Rio, nel Reggiano, eFerrara; ancora la cig strappataper i 250 addetti della Goldonidi carpi; la Rdb di Piacenza cheavrebbe trovato un possibileacquirente dopo il fallimento.«Nonostante investimenti im-portanti come Lamborghini eToyota, ci sono indicatori dicontrotendenza, quindi dob-biamo ancora stare sul pezzoperché gli effetti della crisiperdurano», avverte Mattioli.

Bruno Papignani, segretarioregionale Fiom-Cgil pur veden-do il bicchiere mezzo pieno, èguardingo: «In Emilia-Roma-gna c’è una ripresa a macchiadi leopardo. Il packaging statirando fortissimo, pur avendodei problemi di investimenti forti non ha mai subito crisi,

mi pare poi che ci sia una ri-presa per le aziende di compo-nentistica che realizzano pro-dotti finiti e anche per quelledi ciclo e motociclo, quelle in-vece che fanno componentichiudono più per ragioni dicrisi che per colpa delle com-messe, vedi la Tenneco Mar-zocchi». Papignani punta il di-

to anche su quelle imprese chetra problemi finanziari e pochiinvestimenti hanno agito sem-pre di più sul prezzo senza la-vorare sulla qualità come laDemm di Porretta. «Inoltre orasta venendo fuori che prima silicenziava per la crisi, adessomolte aziende sostengono cheper continuare ad andare benesi devono operare dei tagli».Prospettive future? «Vedoaziende che si consolideranno,ma non faranno grandi assun-zioni e un ulteriore restringi-mento del settore produttivo,seppur in condizioni miglioridi qualche anno fa».

Il panorama descritto da Pa-pignani è lo stesso intravistoda William Ballotta, segretariodella Cisl Emilia Centrale: «Leriprese che vediamo sono amacchia di leopardo e sonocollegate ad elementi settorialidi nicchia, vanno bene le im-prese che hanno un forteexport, quelle che lavorano sumercati nazionali soffrono».Per questo, è il ragionamentodi Ballotta, i segnali di reazio-ne alla recessione economicasi possono cogliere meglio setutti gli attori convergono sudove condurre il territorio:«Vorremmo che la tradizionemanifatturiera ddi Modena eReggio, andata in disuso, fosserimessa al centro della politicaindustriale».

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

WIlliam Ballotta (Cisl Emilia centrale)

Antonio Mattioli (Cgil E-R)

Bruno Papignani (Fiom-Cgil E-R)

BO

4 Lunedì 7 Settembre 2015 Corriere Imprese

BO

5Lunedì 7 Settembre 2015Corriere Imprese

«Però non mi chiami dottore, hofatto l’istituto Comandini a Ce-sena... ». Giuseppe Zanottiprima ancora di cominciarel’intervista si schermisce, ma

perché poi? Gestisce una delle punte di dia-mante del distretto calzaturiero di San MauroPascoli, la Vicini. Le sue scarpe sono sfoggiateda icone come Rihanna e Lady Gaga. E vendebene, perché l’ultimo fatturato parla chiaro:156 milioni di euro. Che vuole continuare a farcrescere. A vendere invece non ci pensa. Perora.

È vero che sta facendo una scarpa conBeyoncè?

«Con Beyoncè ci conosciamo dai tempi del-le Destiny’s child. Sono amico di Janet Jacksone sto facendo delle cose anche con lei: lavoria-mo con personaggi dello sport, con Rihanna,Alicia Keys. Mi dedico ai rapporti personali ea volte spuntano collaborazioni. Questo faparte della comunicazione e dell’avere unmarchio internazionale legato alle celebrity».

A parte le star, quali sono le vostre pro-spettive per il futuro?

«Faremo maggiori investimenti nelle aper-ture dei punti vendita. La competizione deigrandi marchi della moda è talmente forteche se non hai negozi tuoi non sopravvivi. Oraabbiamo 97 boutique: arriveremo a 110-112 perla fine del 2016. Abbiamo appena aperto aPanama City, a Portorico, a primavera in piaz-za di Spagna a Roma e a ottobre toccherà aHouston».

E avete anche appena investito 10 milioniin un nuovo stabilimento a San Mauro Pa-scoli.

«Per allargare la capacità produttiva del25%. Nel 2013 abbiamo inaugurato un nuovopolo a Misano che produce scarpe da uomo esneakers, circa 150.000 l’anno, e ora San Mau-ro, con questa appendice, ci consentirà di aversotto controllo tutta la produzione. Abbiamogià investito all’incirca 1 milione di euro per ilnuovo sviluppo dell’online, che ci sta dandotanti risultati e che continua a crescere espo-nenzialmente: il 15% del nostro fatturato retailviene dall’e-commerce. Prima avevamo creatouna società operata in partner con Yoox: damarzo è nostra. Abbiamo approntato un cu-stomer service che risponde da Londra 24 ore,una struttura logistica nel Regno Unito, unanegli Usa».

Il piano assunzioni va avanti?«Le nuove professionalità assunte sono le-

gate alle strutture retail ed al rafforzamentodelle funzioni centrali. Negli ultimi mesi ab-biamo assunto alcune decine di nuovi colla-boratori sia nella nostra sede centrale chenelle filiali per coordinare al meglio l’aperturadei negozi, strutturare maggiormente la sedecentrale e soprattutto le nuove filiali dellaGiuseppe Zanotti GCC, che gestiscono in di-retta i negozi dell’area del Golfo e la GiuseppeZanotti Greater China, la quale allo stessomodo supervisiona la rete dei negozi di Ma-cao, Hong Kong e della Cina nonché il busi-ness wholesale. Poi le maestranze per la pro-duzione delle scarpe cresceranno in base al-l’aumento del venduto, finora siamo stati con-dizionati dal perimetro aziendale. Vogliamotrovare lo spazio sufficiente per produrre tuttoin un’unica struttura. Tra Misano, San Mauroe Milano siamo più di 450».

Siete un’azienda che per restare competiti-va deve preservare l’artigianalità del prodot-to.

«Più cresciamo, più assumiamo, non ci pia-

ce la parola “cassa integrazione”. A volte rischidi fare un investimento sbagliato: avevamo unnegozio a Beirut sotto le bombe che perdevasoldi, ma se non avessimo investito non sa-remmo dove siamo ora. Noi i ragazzi li for-miamo, fanno corsi estivi a 17 anni e a 19iniziano a lavorare».

Allora le chiedo che risultati sta dando ilCercal, la scuola di ricerca del distretto dicui è stato anche vicepresidente nel 2000.

«La scuola va avanti grazie alle piccole ri-sorse sue, del Comune e degli imprenditorilocali. Forma più il Cercal di tante altre scuoleitaliane e offre un’opportunità incredibile perchi ha un sogno. I piccoli distretti come ilnostro spesso vengono dimenticati, però ilmondo ce li invidia, qua ci sono i migliorisuolifici e tacchifici del globo e avere unascuola dà valore. Anche un museo darebbevalore, ma con questa crisi non è la priorità.La priorità ora è mantenere in vita la scuola».

Prima in Cina mettono i dazi sul lusso, poili tolgono. Le vendite intanto per il compartohanno segnato -2% negli ultimi mesi. Preoc-cupati?

«Sulla Cina abbiamo puntato nel 2006,quando ci fu la caduta libera del mercato Usadove eravamo molto esposti. È un Paese com-plesso dove abbiamo lavorato con partner in-dustriali a livello locale o provenienti dal lus-so, dividendolo in quattro parti. In questamaniera abbiamo ammortizzato le crisi euro-pea e russa. La Cina ci è servita e siamocresciuti in maniera costante negli ultimi quattro anni, penso che rappresenti il 18% delnostro fatturato: l’Asia tutta vale circa un 25%e la previsione è di raggiungere il 30% in treanni. In Cina contiamo 14 boutique e com-plessivamente 31 in Asia. Siamo presenti an-che a Singapore, in Malesia, Indonesia, Corea,a Seul arriveremo presto a 5 negozi (8 neltotale della Corea). La flessione attuale deiconsumi però non coincide con i dazi. Il dazioper chi fa prodotti di massa fa la differenza,ma non per noi che facciamo prodotto disartoria: la Cina per noi può diventare il pri-mo mercato».

Al Sole 24 Ore un po’ di tempo fa ha detto«l’azienda non è in vendita però bisognaessere pronti al salto». Ci ha ripensato?

«Siamo partecipati al 30% da L Capital delgruppo Lvmh che ci ha aiutato a fare tantecose in tempi meno lunghi. La maggioranzami appartiene, non ci sono al momento pen-sieri che mi portano ad abbandonare la mag-gioranza. Però ci sono momenti della vita incui pensi a una quotazione o alla cessione diquote anche se ci sono cose qua che non sonofacili da smontare, né da cedere».

Il suo conterraneo Nerio Alessandri stainvestendo molto nel territorio con Techno-gym. E lei?

«Ho iniziato a disegnare e produrre scarpequi, ho imparato molto e non mi dispiacereb-be lasciare a un ragazzo del 2028 questo patri-monio di conoscenza».

Un talento internazionale come lei conti-nua a stare nella piccola Romagna.

«Sono scappato dalla Romagna, una sfuria-ta giovanile poi lavorando all’estero, facevo ilconsulente freelance, ho preso fiducia e hoinvestito le mie risorse in un’azienda. A 58anni scopro un’Italia stupenda al di là delcaos, ma voglio fare il mio gioco e aspetto chegli altri facciano ordine, dalle autorità allapolitica ai colleghi, per essere tutti solidali inun nuovo Rinascimento comune, cosa che an-cora non vedo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il personaggio

Quel deejay mancato che fuggì dalla provincia e ora veste le star Usa

Giuseppe Zanotti nasce aSan Mauro Pascoli, unapiccola città a pochi chi-lometri dalla Rimini diFellini, nota per la sua

grande tradizione calzaturiera. Èqui infatti che ha sede uno deipiù famosi distretti dedicati al-l’universo delle scarpe. Nei primianni 80 Zanotti, un tempo deejay,inizia a collaborare con piccoli ar-tigiani locali come designer free-lance e poco dopo arriva a lavora-re per alcune delle più importantimaison di moda internazionalicome Dior, Missoni e Fendi. Neiprimi anni 90, decide di diventareimprenditore per realizzare lescarpe dei suoi sogni senza com-promessi e rileva un piccolo cal-zaturificio che contava al temposolo 12 addetti. La sua prima col-lezione viene presentata a NewYork. Nel 2000 apre la prima bou-tique a Milano. Seguono la Gran-de Mela, Parigi, Londra, Mosca,Dubai a presidio delle maggioricapitali della moda e del lusso,per un totale oggi di un centinaiodi punti vendita nel mondo. Sottol’ala creativa di Giuseppe Zanotti,la Vicini spa cresce rapidamente.A oggi l’azienda conta più di 500dipendenti, 5 stabilimenti pro-duttivi e 7 uffici stampa interna-zionali. Nel 2014 il fondo d’inve-stimento L capital, sponsorizzatodal colosso del lusso francese Lvmh, acquista il 30% del capitaledi Vicini e l’imprenditore vinceper la seconda volta il «Designerof the Year», che gli viene confe-rito dalla rivista Footwear News.Ricerca e sviluppo sono da sem-pre il cuore dell’azienda, famosain tutto il mondo non solo perstile di Giuseppe Zanotti, ma an-che per l’appeal che le sue crea-zioni destano tra lo star systemfemminile. Beyoncè, Lady Gaga,Janet Jackson, Kim Kardashian,Jennifer Hudson, Jennifer Lopez,non c’è cantante o attrice che nonle abbia indossate, se non dise-gnate. Lo stilista romagnolo vantainfatti un nutrito parterre di ami-cizie vip. La sua creatività neglianni ha superato i confini dellacalzatura femminile elegante peresplorare nuovi orizzonti. L’espe-rienza sneakers, uomo e donna,apprezzatissima sia sul mercatoche nel mondo dello show-biz. Lajewelry collection, vera e propriaestensione della calzatura gioiel-lo, con le sue proposte innovativee sempre originali. La linea Giu-seppe Homme, lanciata per laprima volta nella collezione FW12/13 e la recentissima capsulecollection di abbigliamento rea-dy-to-wear, nata per la FW14/15.Giubbini e pantaloni in pelle,perfetti in abbinamento con lesneakers, che rivelano il dna delmarchio nella qualità dei pellami,nei dettagli-gioiello e nelle zipdorate. E ora si continua a guar-dare avanti: lasciare un solido pa-trimonio di conoscenza per i ra-gazzi che verranno e vorranno in-traprendere il mestiere di calzola-io. In quella Romagna da cuiZanotti non vuole delocalizzare eche gli offre ancora la semplicitàdelle trattorie quando ritorna datrasferte internazionali, viaggi dilavoro e di piacere.

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Andrea Rinaldi

La musica nelle scarpe

La competizione dei grandi marchi della moda è talmente forte che se non hai negozi tuoi non sopravvivi. Ci sono momenti della vita in cui pensi a una quotazione o alla cessione di quote, anche se ci sono cose qua che non sono facili da smontare né da cedere

L’INTERVISTA

Giuseppe Zanotti

Chi è

Giuseppe Zanotti, San Mauro Pascoli, classe 1957, è stilista e proprietario di Vicini shoes. La sua azienda, rilevata all’inizio degli anni 90, è diventata sinonimo di lusso e di ricercatezza tra le star

Il titolare di Vicini crede nel valore artigiano, il vero motore del distretto di San Mauro Pascoli. Per questo vuole crescere rimanendo in Romagna

BO

6 Lunedì 7 Settembre 2015 Corriere Imprese

BO

7Lunedì 7 Settembre 2015Corriere Imprese

Con il petrolio crollatoda 140 dollari al barileai 40 attuali si ribalta-no per l’ennesima voltale prospettive della chi-

mica italiana: perdono appeal lefonti rinnovabili e la chimicaverde, si rilancia la petrolchimi-ca che stava emigrando verso learee di estrazione. Per la chimi-ca fine, che in Emilia-Romagnaha uno dei suoi punti d’eccel-lenza, può riaprirsi così unaprospettiva di sviluppo. Ne èconvinto Patrizio Bianchi, asses-sore dell’Emilia Romagna condelega al coordinamento dellepolitiche per lo sviluppo: «Oggici sono le condizioni per unpiano che non si limiti a salvareil salvabile, ma che rilanci stra-tegicamente tutta la chimica ita-liana. A condizione però chel’Eni non abbandoni la chimicadi base a Marghera da cui di-pende l’eccellenza di tutta la fi-liera». Sono concetti che la Re-gione sottoporrà al governo neiprossimi giorni, dopo che a me-tà luglio l’assessore alle attivitàproduttive Palma Costi avevariaperto il “tavolo di crisi” regio-

nale. A sollecitarlo erano stati isindacati, spiazzati dai contrad-dittori segnali giunti in prima-vera dalle maggiori aziende deidue poli di Ferrara e Ravenna:ritardi dei nuovi investimenti,cancellazione di alcuni progettiverdi di Novamont e Mos-si&Ghisolfi, impianti a sin-ghiozzo, come se tutto il com-parto navigasse a vista.

Ma per capire la complessafisiologia della petrolchimica italiana bisogna seguire i tubidell’autostrada sotterranea che da Marghera arriva fino a Ra-venna, dopo aver toccato Man-tova e Ferrara. È l’arteria che ali-menta il «quadrilatero padano»,facendone uno dei principali

poli petrolchimici europei. Quelche scorre nel sottosuolo non èpetrolio, ma i suoi derivati dibase, etilene, propilene e am-moniaca ricavati a Marghera dal“cracking” della virgin nafta(frattura delle molecole degliidrocarburi). Ma gli impianti diEni-Versalis sono destinati allachiusura in favore di riforni-menti «spot» reperiti sul mer-cato. Chiusura rinviata solo perun incidente che ha messo fuoriuso il principale stabilimentoeuropeo della concorrenteShell. A ogni passaggio nellestazioni del quadrilatero i sotto-prodotti vengono ricombinati,affinati, trasformati. Alcuni con-cludono lì il loro viaggio, dove

la chimica nobile ne fa plasticheavanzate, fertilizzanti, vernici,detergenti, cosmetici e farmaci;altri proseguono il camminoverso gli impianti della stazionesuccessiva. Le ultime due, Ferra-ra e Ravenna, valgono ciascunamiliardi di euro di fatturato, ter-za voce del valore aggiunto ma-nifatturiero complessivo emilia-no romagnolo. Ferrara ha fattola storia della chimica italiana.Qui nacque, con Montecatini, illeggendario Moplen che valsenel ‘63 il premio Nobel a GiulioNatta.

Dopo le mille traversie diMontedison, Monteshell, Eni-mont, Himont, e molte altre si-gle ancora, oggi in nucleo basesi chiama LyondellBasell, colos-so mondiale da 50 miliardi l’an-no, che a Ferrara produce poli-propilene e catalizzatori, cioè glielementi chiave delle nuove pla-stiche «speciali» utilizzate, peresempio, nell’industria dell’au-to. Con 380 ricercatori e circa840 dipendenti è ancora unodei motori d’Europa. Eni-Versa-lis, con 400 dipendenti, produ-ce invece polietilene e catalizza-

Il volto della chimica in Italia

Fonte: Elaborazioni e stime su Istat

Note: spese R&S e investimenti, ultimo anno disponibile 2012

52,3

80,8

25,9

46,7

34,2

53,960,6

1,5 2,2

88,0

Produzione Esportazioni Importazioni DomandaInterna

Investimenti Spese R&S

Miliardi di euroLE DIMENSIONI NEL 2014 PRODUZIONE CHIMICA IN ITALIA PER SETTORE

0,5 1,1

Saldocommerciale

-8,3 -7,2

Chimicae farmaceutica

Industriachimica

Coloranti e pigmenti

1,5%

Gas tecnici

4,0%

Vernici, adesivi e inchiostri

10,2%

Altri prodotti di chimica

fine e specialità 21,5%

Intermedi e principi attivi

farmaceutici 8,1%

Agrofarmaci

1,7%

Profumi e cosmetici

8,4%

Detergenti per la casa

7,8%

Organici di base

12,8%

Inorganici di base

3,8%

Plastica e gomme sintetiche

14,6%

Fibre chimiche

2,4%

Fertilizzanti

3,2%

41,5%Fine e specialistica 42,3%Di base e fibre 16,2%Per il consumoImprese (numero)

3.2342.770

Occupati (migliaia)

172,4109,4

Incidenza sull'industriamanifatturiera

Fatturato

6% 9%

Export

7% 12%

tori per elastomeri (gomma sin-tetica per edilizia e elettrodo-mestici) e la norvegese Yara,con 150 addetti, fertilizzanti perl’agricoltura. Con altre realtà mi-nori il polo ferrarese, che arrivòad occupare oltre 5.000 addetti,vale oggi 2.000 posti di lavoro,6.000 con l’indotto. Dimensionisimili per Ravenna, nato neglianni 50 con Anic per lavorare ilgas estratto nell’Adriatico.

Qui il dominus è Eni-Versaliscon gli impianti per gommesintetiche, lattici e tecnopolime-ri utilizzati nella produzione dipneumatici. Dà lavoro a 720persone e fattura 420 milioni.C’è poi Yara con 150 addetti,Enipower con 70, Mapei con 120(si produce qui, per esempio, ilVinavil), le bolognesi Polynt edEndura, la multinazionale Ca-bot. In tutto 12 imprese. Le sortidi Ravenna e di Ferrara dipen-dono da quel che farà Eni-Ver-salis. Ferrara è legata mani epiedi al ciclo dell’etilene cheparte da Marghera. «Finché ilcracking garantirà materia pri-ma di qualità Ferrara sarà salva.Ma se la fornitura diventerà

Petrolio a picco, Ferrara e Ravenna ringrazianoOra può ripartire il «Quadrilatero padano»Torna in auge la petrolchimica a partire da quella di base che alimenta gli impianti dell’Emilia-Romagna. La Regione a Versalis: «Non smantellate Marghera»

spot, con carichi ogni volta di-versi provenienti dall’estero, tut-ta la filiera potrebbe disgregar-si» dice Luca Fiorini dei chimiciCgil sottolineando le incertezzesugli investimenti da oltre 270milioni promessi da Versalis,Basell e Yara. Ravenna è menolegata a Marghera ma «se conti-nuerà il disimpegno di Eni dallachimica — aggiunge LorenzoZoli dei chimici Cisl di Ravenna— e Versalis non realizzerà gliinvestimenti per produrre legomme di nuova generazione,anche per la nostra filiera il fu-turo diventa molto incerto. Tut-to il polo ravennate rischia dinon aver più senso». A fine giu-gno l’ad Versalis Daniele Ferraripresentò ai sindacati un piano2015-2018 che confermava gliinvestimenti su Ravenna (105milioni) e Ferrara (200 milioni),ma anche lo smantellamentodel cracking di Marghera. Lasfida lanciata dall’Emilia-Roma-gna sembra essere ora far cam-biare idea a lui e ai vertici del-l’Eni.

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

I l piano che Versalis (Eni) hapresentato a Mantova all’ini-zio di giugno ai sindacati pre-vede per la società chimica il

pareggio dell’Ebit e del flussocassa operativo nel 2016 e inve-stimenti — come ha spiegatol’amministratore delegato Da-niele Ferrari — per oltre 1 mi-liardo di euro nel periodo 2015-2018, concentrati soprattutto nel«quadrilatero padano» (Ferrara-Mantova-Ravenna-Venezia). Unabuona notizia, perché la chimi-ca può fare da volano per tuttoil sistema industriale: è un’op-portunità da cogliere per ridise-gnare il ruolo di questo settorecome uno degli elementi dellosviluppo per il Paese. In questosenso, non va dimenticato chela chimica è un settore ad altocontenuto di ricerca e innova-zione. Alcune cifre aiutano acomprendere meglio l’impor-tanza di quest’ultimo punto: l’at-

tività di Ricerca e Sviluppo nellachimica italiana è doppia (48%)rispetto a quella dell’industria manifatturiera (23%); ed è perfi-no superiore a quella sviluppatadal settore high tech (44%). Enon è svolta solo dai grandigruppi, ma anche da tante pic-cole e medie imprese. In gene-rale, la chimica ha un impattorilevante sulle economie territo-riali, in particolare nel manifat-turiero: in Italia il valore dellaproduzione è di 54,3 miliardi, il10 per cento della produzionetotale europea (terzo produttoredel continente). Conosco la real-tà ravennate, che ha un distrettochimico tra i più antichi d’Italia,nato attorno al Petrolchimico Eni e composto da 15 società,nazionali e internazionali. Im-prese che producono miliardi difatturato e danno lavoro a oltre2.000 persone direttamente e aoltre 6.000 con l’indotto. Un

comparto all’avanguardia – chenon a caso ha ottenuto la certifi-cazione Emas - con una solidaesperienza di accordi volontariin campo ambientale che hannofavorito la collocazione in posi-zioni di eccellenza della chimicaravennate. A Ravenna, Versalisproduce più di 200.000 tonnel-late all’anno di elastomeri, gom-me sintetiche ad alto contenutodi tecnologia vendute sul mer-cato internazionale, utilizzandocome materia prima strategica ilbutadiene, anch’esso prodottoin loco. E ogni giorno dagli altristabilimenti escono prodottiche, direttamente o indiretta-mente, vengono utilizzati nellavita quotidiana, come il vinavil.

Gli investimenti Versalis (Eni)previsti per i prossimi anni so-no volti a rinnovare e ampliare ilportafoglio, sviluppando nuovelinee di prodotto ad alto valoreaggiunto. Particolare importante

è puntare su tecnologie all’avan-guardia: la nuova gamma pro-dotti sarà destinata a pneumati-ci con migliorate performance ea risparmio energetico, e preve-derà anche l’utilizzo di oli dafonti rinnovabili.

Il Piano di Versalis (Eni) è unsegnale importante ma ritengoche – a tutti i livelli di governo- si debba imprimere un’accele-razione nei tempi previsti pergli investimenti, così da costrui-re una prospettiva di lungo peri-odo per il quadrilatero padano.Un piano che guarda a 2-3 anniè comunque soggetto ai muta-menti dei mercati, che possonoessere imprevedibili: va sfruttatala congiuntura favorevole per-ché il tempo è una componentefondamentale per il rilancio diun settore strategico come lachimica.

Consigliere regionale Emilia-Romagna

Al timone Claudio De Scalzi, ad di Eni, sarà domani in visita all’impianto Versalis di Ravenna

MONOPOLI

A Ravennasi producono più di 200.000 tonnellate all’anno di elastomeri, gomme sintetichead alto contenutodi tecnologia, 140.000di butadiene, materia prima fondamentale per le produzioni petrolchimi-che

L’intevento

di Gianni Bessi*

Bene l’investimento nel polo romagnolo Non esiste una chimica italiana senza l’Eni

BO

8 Lunedì 7 Settembre 2015 Corriere Imprese

Da oggi a Fareteil Made in Bologna si stringe la manoOccasioni di business e conoscenza fra le imprese nella manifestazione in Fiera. L’assemblea Unindustria

ProdiQui si crea fra le aziende quella fitta rete che è indispensabile per operare nella società

Si apre oggi nei padiglioni15 e 18 di Bologna Fiere la duegiorni di Farete, manifestazio-ne organizzata da UnindustriaBologna in collaborazione conLegacoop Bologna per favorirele relazioni dirette fra le im-prese, passando, come recita illogo, «dalla e-mail alla strettadi mano». Quindi, occasioni dibusiness, progetti di collabora-zione, scambi di conoscenze econoscenza. L’industria bolo-gnese, insomma, presenta séstessa, prima ancora dei suoiprodotti. Perciò Farete è oggiun «unicum» nel panoramaitaliano. «Quando sono arriva-to qui dentro, vedendo standpiccolissimi, con una varietà diimprese, di denominazioni, disettori, impasticciati e senzaordine, non riuscivo a capiredove mi trovassi — disse loscorso anno Romano Prodi do-po aver visitato la manifesta-zione-. Poi invece ho capito laprofonda logica: creare fra leimprese quella fitta rete che èindispensabile per operare

nella società».Giunta alla quarta edizione,

la kermesse punta quest’annoa consolidarsi dopo la crescitaesponenziale degli anni prece-denti. Tuttavia i numeri do-vrebbero ancora superarequelli dell’edizione 2014, quan-do toccò la cifra record di13.000 visitatori. In Fiera saran-no presenti stavolta 600 azien-de, per il 50% manifatturiere,con 900 stand espositivi cheoccuperanno oltre 20.000 me-tri quadrati. Quasi raddoppiatoil numero di operatori stranie-ri, con 65 buyer provenienti da22 Paesi. La crescente proiezio-ne internazionale del sistemaproduttivo bolognese è ancheil filo conduttore dell’assem-

blea pubblica di Unindustriache aprirà come da tradizionei due giorni di incontri e saràchiusa dal presidente di Con-findustria Giorgio Squinzi. Ospiti d’onore saranno infatti iprotagonisti delle operazioniche negli ultimi due anni han-no messo Bologna al centrodell’attenzione internazionale:Stephan Winkelmann, presi-dente e ad di Lamborghini chein giugno ha deciso di realiz-zare qui il nuovo Suv Urus, Eu-genio Sidoli presidente e ad diPhilip Morris Italia che l’annoscorso scelse Zola Predosa perrealizzare le sigarette di secon-da generazione; AlessandroCorrente, manager della dane-se Danfoss che ha appenainaugurato a Castel San Pietroil centro europeo per la produ-zione di pompe; Joey Saputo,nuovo proprietario del Bolo-gna calcio; Erwin Rauhe ad diBasf Italia che investirà 60 mi-lioni nello stabilimento di Sas-so Marconi; Massimo Romanidirettore generale di Alcisa Ita-

lia. A conclusione della duegiorni, martedì 8, si parlerà in-vece di capitani d’impresa eimprenditoria illuminata, conil sociologo Franco Ferrarotti,Matteo Lunelli di Cantine Fer-rari, Marco Palmieri di Piqua-dro e Roberto Tunioli di Fervi.

Tra i due incontri «plena-r i » , u n a q u a r a n t i n a d iworkshop tematici e, in FareteTalk di lunedì pomeriggio, seistorie di giovani talenti dell’in-novazione.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

I datiPresenti 600 aziende , il 50% manifatturiere, con 900 stand su 20.000 metri quadrati

L’EMILIA-ROMAGNA DEI CAMPANILI

PubblicoLa precedente edizione di Farete con curiosi e imprenditori tra gli stand della Fiera

BO

9Lunedì 7 Settembre 2015Corriere Imprese

25Cibo di stradaSono le aziende bolognesi specializzate in «street food» che saranno a Farete

60BuyerIl numero dei buyer internazionali che verranno a visitare la manifestazione imprenditoriale alla Fiera di Bologna

24CategorieIn cui sono suddivisi gli espositori delle aziende, come ad esempio edilizia, chimica, finanza, automotive

15SponsorGli enti promotori, tra partner tecnici e promotori, che sosteranno la quarta edizione di Farete, organizzata da Unindustria e Legacoop Bologna

«Internazionalizzazione e food technology»Ecco le linee guida della kermesse 2015 secondo Alberto Vacchi, numero uno degli industriali«Ci sono segnali di ripresa, per coglierli occorrono riforme e più impegno per la crescita»

Internazionalizzazione e Fo-od Technology. Secondo Alber-to Vacchi, titolare della Ima epresidente di Unindustria Bolo-gna, sono questi i due caratteridistintivi dell’edizione 2015 diFarete. «In sintonia con i temidi Expo — spiega il numerouno degli industriali bolognesi— abbiamo voluto riprendere iltema dell’alimentazione persottolineare che Bologna è unpunto di riferimento importan-te per il cibo. Una sezione saràdedicata in particolare allo stre-et food con 25 aziende specia-lizzate provenienti dal nostroterritorio. Non dimentichiamopoi che il prossimo anno la no-stra città, con l’apertura di Fico,sarà al centro dell’attenzionemondiale per tutto il settoreagroalimentare».

Come accentuerete invece laproiezione internazionale diFarete?

«Abbiamo lavorato molto perportare in Fiera importantibuyer internazionali. Siamo riu-sciti a coinvolgerne oltre 60;penso che questo sia stato pos-sibile anche perché negli ultimi18 mesi Bologna è riuscita adaffermarsi come territorio par-ticolarmente appetibile per leimprese multinazionali attiran-do grossi investimenti comequelli di Audi, Philip Morris,

Toyota, Basf, Danfoss».Come arriva il sistema in-

dustriale bolognese a Farete?«Nonostante l’agosto compli-

cato a causa di avvenimenti in-ternazionali negativi, come lecrisi cinese e greca, le impresebolognesi affrontano la riaper-tura dell’attività in condizionimigliori dell’anno scorso. Debo-li segnali di ripresa si avvertonoancora e soprattutto restano lecondizioni globali positive. Maper cogliere questa opportunitàoccorre proseguire il percorsodi riforme e restare concentratisull’obiettivo della crescita».

Questo è vero a livello na-

zionale. Ma Bologna non hauna sua specificità?

«Sì, ed è certamente positiva.Andiamo meglio di altre areedel Paese e abbiamo un patri-monio di competenze, nel pri-vato e nelle istituzioni pubbli-che, che costituisce un viaticoimportante in termini di svilup-po. Va colto, e anche per questocrediamo fortemente nelle op-portunità di Farete».

La manifestazione si apriràcon l’assemblea pubblica diUnindustria. Presumibilmentesarà l’ultima, visto che entrol’anno prossimo, con la fusio-ne tra Bologna, Modena e Fer-

rara, nascerà ConfindustriaEmilia. Farete tiene già contodi questa novità?

«Se scorre l’elenco della 600aziende presenti in Fiera si ac-corgerà che moltissime sonomodenesi e molte ferraresi. Ol-tre naturalmente a numerosealtre provenienti dalle restantiprovince dell’Emilia-Romagna.Dunque Farete già rappresentabene la nuova realtà che nasce-rà il prossimo anno con l’obiet-tivo di razionalizzare e metterea fattor comune le risorse diquesto territorio».

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

PresidenteAlberto Vacchi numero uno degli industriali bolognesi l’anno scorso sul palco di Farete

In sintonia con i temi di Expo abbiamo voluto riprendere il tema del cibo per sottolineare che Bologna è un punto di riferimento importante per il cibo

BO

10 Lunedì 7 Settembre 2015 Corriere Imprese

Il borsino della casa

Fonte: Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa

RIVIERA ROMAGNOLA - Prezzi primo semestre 2015

FORLÌ-CESENA PROVINCIA

CESENATICO

CESENATICO

CESENATICO - VALVERDE

CESENATICO - VILLAMARINA

GATTEO MARE

GATTEO MARE

RAVENNA PROVINCIA

CERVIA - CENTRO

CERVIA - ENTROTERRA

CERVIA - ENTROTERRA

CERVIA - LIDI

CERVIA - MALVA

CERVIA - MILANO MARITTIMA

CERVIA - PINARELLA

CERVIA - TAGLIATA

RIMINI CITTÀ

BELLARIVA

MAREBELLO

MIRAMARE

RIVAZZURRA

RIMINI PROVINCIA

BELLARIA

BELLARIA

CATTOLICA

CATTOLICA

RICCIONE - ALBA

RICCIONE - MARANO

RICCIONE - PORTO

RICCIONE - SAN LORENZO

Zona

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S

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Signorile

3.100

2.000

2.100

2.050

2.000

1.600

2.500

Nd

Nd

Nd

Nd

3.500

2.150

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1.900

1.700

2.850

2.400

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Nd

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Medio

2.700

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1.650

1.650

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1.500

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2.000

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A Parigi

L’artigianato di Bologna e Cesena alla Maison & Objet Paris Design Week

D all’Emilia-Romagna al-la Francia. Fino a do-mani tre piccole realtà

regionali del mondo dell’ar-tigianato d’eccellenza saran-no con i loro prodotti dipunta a Parigi per parteci-pare alla Maison & Objet Pa-ris Design Week, una dellepiù importanti fiere euro-pee del settore. E così perqualche giorno i marchi bo-lognesi Night Created Desi-gn, Ivano Fabbri, e OfficinaDesign — Pascucci di Gam-bettola (Cesena) avranno lapossibilità di incontrarebuyer ed esperti provenientida tutto il mondo.

Tutto è partito da un pro-getto cofinanziato dalla Re-gione, «Export gate for ma-de in Italy», per favorire l’in-ternazionalizzazione di pic-cole imprese e fare datramite tra botteghe artigia-nali e realtà globale. Un’ideaa cui ha aderito, assieme aSiaer — Cna Emilia Roma-gna, una giovane startupbolognese, Efesti, nata nel2013 con la missione di sco-vare i maestri d’arte e porta-re le loro opere alla ribalta.

«Dopo un’attenta selezio-ne, ci hanno colpito le ca-ratteristiche di tre piccole aziende che abbiamo decisodi promuovere, portando al-cune delle loro creazioninello stand della fiera checureremo», spiega Paolo Pa-squali, amministratore dele-gato di Efesti. Una realtà,con sede a Bologna, che nelsuo portale online raccontain un viaggio virtuale i pro-dotti del made in Italy, e lispedisce tra Europa e StatiUniti.

L’obiettivo dei partecipan-ti alla fiera, sostenuti daEfesti, è quello di abbatterei confini nazionali, e di farsiconoscere in tutto il mondo.Lo stesso scopo che haspinto Cna a sostenere que-sta iniziativa: «Il settore deldesign e dell’artigianato,portato avanti da piccoleaziende, ha grandi potenzia-lità — spiega Stefania Gam-berini, responsabile del set-tore artistico di Cna Emilia-Romagna -. Non può averegrandi numeri e risorse, eper questo ha bisogno di es-sere aiutato con progettiche possano consentire arealtà di nicchia del madein Italy di farsi apprezzareanche all’estero». E così perla prima volta Maison &Objet Paris Design Week haaccettato una proposta col-lettiva di un gruppo di pic-cole imprese per promuove-re insieme un settore d’ec-cellenza.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’evento

Il punto

Èstata un’estate molto cal-da, ma non per i prezzidelle seconde case al ma-re: da Milano Marittima aCattolica le quotazioni

degli immobili sono ulterior-mente scese rispetto alla fine del2014, quando non sono rimastestabili. A tracciare il quadro so-no i nuovi dati del primo seme-stre 2015 forniti da Tecnocasa.Qualche esempio lo si può trarredal grafico in pagina.

«La domanda per il turisticova da 100.000 ai 150.000 euro —spiega Massimiliano Gabrielli,affiliato Tecnocasa a Rimini —noi ogni sei mesi abbassiamodel 5% i prezzi dell’invenduto esu una gestione periodica arri-viamo anche a un ribasso del10%, perché l’offerta qua è supe-riore alla domanda». E cita ilcaso di un fiorentino che haspuntato 116.00 euro per l’acqui-sto di una casa fronte mare aMiramare di Rimini che all’ini-zio ne costava 125.000.

A cambiare però in Rivieranon sono solo i prezzi. «Chi ave-va la seconda casa al mare qui,ora sta cercando di darla via —continua Gabrielli — i nuovi ac-quirenti sono persone che veni-vano al mare in albergo da 20anni, hanno poi avuto i figli eoggi per loro è diventato difficilefare 25 giorni di hotel, per cui,visto il ribasso dei prezzi, l’inve-stimento in una casa è diventatointeressante-. La comprano e poi

la subaffittano: un mese di ago-sto può essere proposto intornoai 1.500 euro e così ammortizza-no tasse, utenze e spese condo-miniali».

«C’è poi una curiosità — se-gnala ancora il broker di Tecno-casa — chi investe non fa il mu-tuo, l’80% lo facciamo con la pri-ma casa e quelli sulla secondapagano in contanti, sebbene og-gi fare un mutuo sia interessantevisti i tassi ribassati». Il mercatoimmobiliare in Riviera, sostiene,rispetto agli ultimi tre anni è mi-gliorato, si registra un 30-40% inpiù di compravendite tra primae seconda casa: «Il trend dei va-lori però è ribassista, la doman-da è inferiore all’offerta, quindichi vuole vendere abbassa».

L’andamento verso il bassodei prezzi è confermato ancheda Nomisma. «La fase criticanelle aree turistiche è comincia-ta qualche anno dopo quella

delle aree urbane, quindi c’è unritardo nell’adeguamento allenuove situazioni di mercato —osserva Luca Dondi, responsabi-le dell’area Sistemi Immobiliaridi Nomisma — sulle compra-vendite ci sono segnali di stabi-lizzazione, quindi in area turisti-ca dovrebbe ripartire una risali-ta». Quanto alle manovre sugliimmobili annunciate dal pre-mier Renzi, Dondi è scettico: «Lo sgravio sarà limitato a Imu eTasi sulla prima casa per cui non

ci saranno segnali di migliora-mento sul mercato turistico, es-sendo fatto di seconde case». Iltimore semmai sta in un trasfe-rimento di imposizione dallaprima alla seconda casa. «Si trat-ta poi di sgravi modesti: se l’ac-quisto medio vale 180.000 euro,l’imposizione media di Imu eTasi è di 250 euro, cioè lo 0,1%del costo di acquisizione, ma inuna fase con i prezzi in calo nonè questo lo stimolo che può con-tribuire al rilancio del mercato».Oltretutto, rimarca Dondi, alcu-ne di queste località ricavano ri-sorse molto significative dallatassazione sulle case, che vengopoi usate per il decoro urbano:«Tra Cervia e Milano Marittima,ad esempio, la seconda si confi-gura come vero e proprio contri-butore netto per le casse comu-nali».

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Casa al mare, il momento è giustoPrezzi in ribasso e tante offerteDondi (Nomisma): «La fase critica nelle aree turistiche è cominciata in ritardo rispetto alle città, ma le compravendite ripartiranno»

Gabrielli (Tecnocasa)Chi compra al mare poi subaffitta il mese di agosto e così abbatte i costi fissi come le utenze

Luca Dondi,responsabile dell’area Sistemi Immobiliari e Strategie Urbane di Nomisma

TERRITORI E CITTÀ

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BO

11Lunedì 7 Settembre 2015Corriere Imprese

AMARCORD

Nell’era del touch scre-en un’azienda che perpiù di 50 anni ha pro-dotto esclusivamentesquadre e matite per

il disegno tecnico, si è messaal passo con i tempi e ha datovita a una penna in grado didialogare con smartphone etablet. È la «Mat4+Smart» ed èprodotta a Zola Predosa (Bolo-gna) dalla Vittorio Martini1866. L’azienda di famiglia incui «chi ha iniziato a lavorarcigiovanissimo ne è uscito inpensione» e che oggi fatturaun milione e mezzo di euroall’anno. Numeri destinati acrescere secondo le previsioniaziendali.

Lo stabilimento storico diZola Predosa ha 15 dipendentiin tutto, ma vanta collabora-zioni in tutta Italia. Perché dadue anni e mezzo il brand bo-lognese ha riportato tutta laproduzione qua.

«Il nostro – spiega BarbaraBorsari, ad della Vittorio Mar-tini 1866, che ha preso le redi-

ni dell’azienda del nonno Wid-mar Gavelli – è un fatturatopiccolo, perché siamo in unafase iniziale. Il fatturato storicodell’azienda è crollato negli an-ni di crisi, il retail ha soffertomolto e la nostra metamorfosiè stata indispensabile per otte-nere il giusto colpo di schienaper reagire. Abbiamo così ini-ziato a cercare canali diversi.Anche all’estero con mercativicini al nostro mondo, siamoin Giappone e in Nord Europa,dove la cultura di questo pro-dotto è molto sentita».

Un prodotto che negli anniha però sempre mantenuto lamission dell’azienda: «Creareemozioni attraverso i nostrioggetti di lavoro — raccontaBarbara Borsari-. Per noi latecnologia è diventata sinoni-mo di velocità, comodità epraticità e abbiamo sempremirato all’avanguardia. Ma –precisa – non in senso com-merciale bensì in un sensoumano: desidero che la perso-na che è di fronte ai nostri

prodotti, sia incuriosita daglistessi e provi emozione. Vo-gliamo con la stessa tecnologiarallentare un po’ il mondo.Che non vuole dire essere vec-chi e desueti ma sperimentaree per esempio con la Mat4+ sipuò scoprire il piacere di di-pingere su un touch screen co-me se avessimo davanti a noiuna tela».

Altri segreti oltre all’uso del-la tecnologia? L’innovazione ela formazione.

«Se avessimo continuato a

realizzare solo righe e squadreforse non ci saremmo più —continua — A un certo puntoabbiamo avuto la capacità dicambiare per diventare pro-duttori di qualcosa di diverso,imparando e reinventandoci.Per questo siamo partiti dallaformazione di noi stessi e dellanostra rete vendita. Chi ha ven-duto righe e squadre tecnicheper la scuola per una vita, oravende anche un oggetto di de-sign».

E la storia di Vittorio Martini

Squadre e matite, l’azienda che resiste all’era del touch La Vittorio Martini 1866 ha riportato la produzione a Bologna e conquista l’estero

è anche una storia di giovanitalenti italiani, poco più chetrentenni, come lo è l’architet-to Matteo Neroni che ha realiz-zato la Mat4+. Da giovanissimoha iniziato a lavorare perl’azienda bolognese, ha dise-gnato la squadra stilizzata e re-alizzata per la prima volta incarbonio, entrando in concor-so per il premio CompassoD’Oro e ora l’applicazione suMat4+ della tecnologia Nfc(che fornisce connettivitàwireless bidirezionale fino a 10centimetri).

Da due anni e mezzo, poi,tutta la produzione è stata ri-portata in Italia, dove già siaffidavano alla Campania perla lavorazione dell’argento, allaToscana per il carbonio, a No-vara per la verniciatura. E que-sti sono solo alcuni esempi.

«Quando abbiamo comin-ciato questo nuove mestierecon oggetti di scrittura, le par-ti tecniche e quelle interne inlegno erano prodotte in Ger-mania, a Norimberga, patriadella Faber Castell. La produ-zione era lì perché erano spe-cializzati e bravi esecutori. Do-podiché mi sono resa contoche noi in Italia abbiamo unaproduzione artigianale fanta-stica, e in Germania facevosempre più fatica ad andareoltre. Seppure la Germania èbravissima, alla voce cambiaremarcia o cambiare strada haqualche difficoltà. Era diventa-to difficile trovare flessibilità,mentre i nostri artigiani nondormono la notte per escogita-re nuove soluzioni, e applicarel’innovazione».

Maria Centuori© RIPRODUZIONE RISERVATA

ArtigianoUn momento della rettifica di una squadra durante la fase dicontrollo tecnico nei laboratori Martini

BorsariIn Germania era diventato difficile trovare flessibilità, mentre i nostri artigiani non dormono la notte per escogitare nuove soluzioni

BO

12 Lunedì 7 Settembre 2015 Corriere Imprese

Expo si dà appuntamento in «Piazzetta»Il 18 settembre si aprirà la «Settimana di protagonismo» della nostra regione a Milano,ma intanto le eccellenze dell’Emilia-Romagna hanno già conquistato i visitatori

Dal 18 al 24 settembre la RegioneEmilia-Romagna sarà protagonista ad Expo negli spazi di Palazzo Italia. Ci sarà uno spazio espositivo di circa 200 metri con momenti di presentazione multimediale di iniziative, progetti e programmi. Il 18 il Sistema Confindustria Emilia-Romagna contribuirà al palinsesto delle iniziative, organizzando un evento dedicato all’economia e all’industria della nostra regione

L’eventoL’Emilia-Romagna brilla al-

l’Expo grazie alle sue eccel-lenze, alla qualità dei prodottie delle realtà innovative delproprio territorio.

In attesa della «Settimanadel protagonismo», dal 18 al24 settembre — quando laRegione mostrerà il lavorofatto nei settori dell’innova-zione e ricerca, della scuola,dell’ambiente, del turismo, dell’agricoltura, e della tuteladei borghi storici — sono mi-gliaia i visitatori che affollanola «Piazzetta», lo spazio espo-sitivo dove ogni giorno si al-ternano i rappresentanti dellecategorie del mondo impren-ditoriale, artigianale e dellacooperazione.

Dallo scorso 4 agosto, gior-no dell’inaugurazione, hannofatto visita allo stand non solocuriosi, ma anche imprendi-tori e rappresentanti di altriPaesi che grazie alla presenzadi comuni, consorzi, associa-zioni no profit ed enti di ri-cerca emiliano-romagnolicompiono un percorso imma-ginario lungo la via costruitadal console romano MarcoEmilio Lepido. Imbattendosi durante il loro itinerario nellavoro delle sfogline, nellabravura dei maestri della ce-ramica di Faenza, nei prodotti

dell’agricoltura, nelle eccel-lenze industriali, nella ricercae nello sviluppo tecnologico,nelle ricette, nell’arte e nellecittà e nei personaggi illustriche vi hanno abitato. Un viag-gio sospeso tra il reale e ilvirtuale grazie anche all’ausi-lio del «touch wall», unoschermo di quattro metri perdue: una sorta di mosaico 2.0composto da 223 icone. Conun semplice tocco i visitatoripossono scegliere un itinera-rio su misura in un gioco dirimandi attraverso quelle chesono le bellezze regionali.

Fino alla fine di ottobre

nella Piazzetta, il cui tema è«Food for l i fe, food formind», «Cibo per la vita, ciboper la mente», si alterneranno31 soggetti in rappresentanzadi tutto il territorio emiliano-romagnolo. Nell’ultima setti-mana sono state tante le asso-ciazioni e gli enti che hannomostrato il loro lavoro. LaFondazione Golinelli ha pre-sentato il progetto «Culturefeeds the planet» un plastico,installazioni e video in cuiviene descritto l’Opificio Goli-nelli, il centro per la cono-scenza e la cultura che apriràa Bologna a ottobre.

In più l’Expo è stata anchel’occasione per mostrare alcu-ni esempi di attività di edu-tainment, intrattenimentoeducativo: partendo dai pro-dotti alimentari tipici regio-nali si arrivati a parlare di ri-cerca e sviluppo scientifico-tecnologico, di biodiversità,qualità, innovazione gastro-nomica, cibo, scienza e cultu-ra.

La Coldiretti regionale oltrealle produzioni agricole delterritorio ha organizzato unamostra di prodotti «tarocchi»dell’agroalimentare dell’Emi-lia-Romagna: dal ragù «bolo-

gnese» con salsa di basilicoall’improbabile «mortadela si-ciliana». Il danno economicolegato all’imitazione delle no-stre eccellenze che secondostime dell’associazione corri-sponderebbe a 8 miliardi dieuro.

Le ong Cefa, Gvc e l’associa-zione Parmaalimenta hannopresentato i loro progetti dicooperazione internazionale esolidarietà. Il mese appenatrascorso ha visto alternarsianche tante istituzioni locali:dall’Unione dei Comuni dellabassa Romagna che hannoanimato la Piazzetta coinvol-gendo il pubblico in un setcinematografico, i Comunidell’appennino forlivese, reg-giano e parmense, con i loroprodotti tipici e l’artigianato,l’Università di Bologna con ilaboratori di caseificazione,analisi sensoriale e tecnologieavanzate per trattare gli ali-menti, la Provincia di Ferraracon una serie di attività dianimazione educativa, forma-tiva e informativa sul tema«Food e turismo, città, terri-tori», fino ai Comuni dellaBassa Reggiana con uno spac-cato di vita sul grande fiumePo.

Dino Collazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

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PresentazioneSfogline e sfoglini all’Esposizione universale fanno conoscere la pasta all’uovo tipica della nostra regione

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13Lunedì 7 Settembre 2015Corriere Imprese

Il trend

Oltre 600.000 gli ettari coltivati «fai da te» in regione Boom tra i giovani

C resce l’hobby del polliceverde e aumentano i ter-reni pubblici convertiti

all’«orto fai da te». E solo inregione si contano 612.000 et-tari, arati e coltivati dai citta-dini solo negli ultimi anni. Èquanto emerso a Expo a Piaz-zetta Emilia-Romagna doveColdiretti Giovani impresa haportato i trainer dell’orto,esperti del settore pronti adare consigli agli aspirantiorticoltori. Se in passato era-no soprattutto i più anziani adedicarsi alla coltivazionedella terra, adesso, come rile-va Coldiretti Emilia-Roma-gna, la passione si sta diffon-dendo anche tra i più giova-ni, che non disdegnano ditornare alla terra. Mentre nelfrattempo in tutta Italia sonocirca 100.000 coloro che fan-no l’orto in proprio. «Questoanche perché coltivare ortag-gi — secondo l’associazione— non implica l’avere perforza un terreno a disposizio-ne». Esistono infatti anche al-tri modelli d’orto, presentatia Expo da Coldiretti regiona-le: da quello rialzato, sceltoda chi non dispone di ungiardino, caratterizzato da va-sconi in cui poter coltivare, aquello da passeggio con pic-coli vasi o bicchieri con pian-ticelle da portare in giro. Eancora l’orto verticale quandolo spazio scarseggia, o l’ortoriciclato per cui basta inven-tare un vaso utilizzando vec-chie bottiglie in plastica ta-gliate. O il più classico orto interrazzo, il più diffuso, conun costo che varia, secondoColdiretti, tra i 100 e i 250euro.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Orti in città

Primavera super piovosaseguita da un’estate torri-da. Risultato: l’agricoltu-ra emiliano- romagnolane esce malamente. «Il

grande caldo ha favorito la cresci-ta del consumo di frutta a frontedi una bassa produzione seppurdi qualità. Tuttavia non c’è statauna maggiorazione del prezzo ta-le da compensare la mancataproduzione dovuta alla minor al-legagione quindi a una pezzaturainferiore, suppergiù del 10-15% ri-spetto al 2015», così il presidenteregionale di Coldiretti Mauro To-nello.

Bilancio ancora in bilico per ilcomparto delle pere di cui il 70%della produzione annua, che siaggira sulle 750.000 tonnellate,proviene dall’Emilia-Romagna inparticolare dalle province di Fer-rara, Bologna, Modena e Raven-na. Quest’anno la Cimice asiaticasta facendo grossi danni soprat-tutto nel Modenese e alcuneaziende rischiano la perdita tota-le del raccolto.

«Ma la vera penalizzazione —precisa Tonello — si è avuta nellazootecnia con un calo della pro-duzione di latte del 10-15% e dicarne intorno al 10 oltre che nellacerealicoltura». L’anticiclone Fle-getonte «ha fatto collassare la re-sa per ettaro del sorgo (da 100 a75-80 q/ha) e del mais (da 120 a80-85 q/ha) — dice Pietro Cerio-li, responsabile ufficio cereali delConsorzio Agrario dell’Emilia —registrando nell’una e nell’altrauna voragine produttiva del 30%.Ci si aspetta, ora, un decrementonella soia intorno al 40% con unaresa media in caduta libera da 45a 15 q/ha, difforme da azienda aazienda. Di fatto sarà premiatochi ha approntato le giuste rota-zioni colturali e chi ha irrigato».

E proprio sull’impennata deicosti di irrigazione si sofferma ilpresidente di ConfagricolturaEmilia-Romagna, Gianni Tosi:

«Lo scenario è preoccupante e sigioca sul risparmio idrico. La ri-cerca di soluzioni che permetta-no un aumento della produzione,usando meno acqua, costituisceuna priorità per il futuro». Lacampagna bieticola è stata in-fluenzata negativamente da undifficile controllo della cercospo-ra e dal caldo africano che habloccato lo sviluppo della coltura.In media si stima un calo dellaproduzione per ettaro del 15%, at-tenuato da una migliore polariz-zazione che a metà campagna su-pera di circa due punti i 14,25gradi medi del 2014. «Differenzesignificative di produzione e po-larizzazione — sottolinea Tosi —si stanno infatti verificando fra iterreni irrigui e quelli non, con-fermando che in questa fase dicambiamenti climatici l’irrigazio-ne è uno strumento di produzio-ne fondamentale».

Rese ai minimi storici per lecolture sementiere. «Alti tassi discarto nella bietola da seme men-tre i picchi di calore hanno influi-to negativamente sull’impollina-zione e molte pannocchie di maissono rimaste vuote» fa notareAntonio Ferro coltivatore imole-se. A far soffrire il grano duro equello tenero, la cui raccolta si è

chiusa prima del caldo killer, so-no state invece le eccessive piog-ge di primavera. «Alcune varietàhanno resistito meno agli attac-chi fungini e c’è stato bisogno dimaggiori trattamenti antiparassi-tari».

Sul versante dei prezzi, solo ilgrano duro pare coprire i costitoccando i 300 euro/ton. I pro-duttori ci credono e le superficicoltivate in regione sono aumen-tate nell’ultimo anno del 30-40%.«Le altre quotazioni cerealicole— rimarca Cerioli — sono troppobasse, neanche il grano teneropuò sperare di strappare prezzimigliori vista la produzione mon-diale da record».

Tempi duri per i pataticoltoriche sono dovuti ricorrere persinoalla raccolta notturna. «Il buonprezzo di inizio luglio, 30 cent alchilo — commenta Alberto Zam-bon, presidente del Consorzio Pa-

tata di Bologna Dop — non èstato sufficiente a compensare lamancata produzione, crollata del60% rispetto al 2014. Adesso i li-stini si aggirano sui 38-39 cente-simi ma va detratto il costo dellafrigoconservazione».

Le precipitazioni primaverilihanno altresì provocato la chiu-sura degli stomi nelle foglie dicipolla limitando lo sviluppo delbulbo e dimezzandone la resa ri-spetto all’anno scorso (da 500 a250 q/ha).

Raccolta che terminerà anzi-tempo per il pomodoro da indu-stria portando con sé una fles-sione media della produzionedel 10-15%, nonostante il crollonell’areale ferrarese dove si è su-perato il 20. «Nel Parmense —dice Sergio Fava che conduceun’azienda a Fraore — con lealte temperature si è verificato ilcollasso dei fiori e la conseguen-te perdita di peso del prodotto.La pianta non è stata alimentataadeguatamente ed ha regalatoun pomodoro cosiddetto “cica-to” ossia danneggiato dal mar-ciume apicale». Gli unici a sorri-dere sono i vignaioli: produzio-ne in aumento e di qualità.

B. B.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La lunga estate calda dell’agricolturaLa siccità ha più che dimezzato le reseCipolle, patate e mais i più colpiti. Si salvano solo i vignaioli e chi ha saputo irrigare

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Aromi speziati e una produzione uniforme,ma la nuova pera avrà polpa e buccia rossa

«Buccia e polpa rossa: sarà la novi-tà della ricerca sul pero deiprossimi anni. Si sta lavorando— anticipa Walter Faedi, già di-rettore del Centro di ricerca in

Frutticoltura di Forlì — su selezioni originatedall’antica varietà “Pera Cocomerina”, caratteriz-zata dalla polpa rossastra e tutt’oggi ancora pre-sente nell’area di Verghereto (Fc)». Al momento,però, le attenzioni dei produttori sembrano ri-volte alla cultivar Falstaff, chiamata impropria-mente «Abate rossa» per la forma e l’aspettoesterno accattivante. «Si raccoglie verso il 20settembre, si conserva bene e si gusta tutto l’in-verno. L’aroma è davvero unico, talora speziato».

Tra le ultime varietà, Carmen si sta diffonden-do bene in Emilia-Romagna (circa 10.000 tonnel-late annue). Realizzata a Forlì e brevettata in unaquindicina di Paesi esteri oltre alla Ue, è verdecon sfaccettature rosse, dal sapore dolce-acidulo

e molto succosa (1,3-2,3 euro/kg nella Grandedistribuzione; fonte: Cso). Arriva sullo scaffaleventi giorni prima della William (2,1-3 euro/kg),la più rappresentativa sul territorio dopo l’AbateFétel e l’unica a mantenere costante la superficiecoltivata. Ma gli occhi sono puntati con interesseanche su Bohème, che anticipa di poco la Car-men permettendo così al mondo della produzio-ne di allungare ulteriormente il calendario diraccolta. «Un albero rustico di facile trattamentocon una buona resa, ma soprattutto — spiegaFaedi — è tollerante al “colpo di fuoco batteri-co”, la devastante batteriosi delle pomacee».

«Negli ultimi venti anni — sottolinea AlbanoBergami, produttore ferrarese e vicepresidentedell’O.I. Pera — sono state completamente rivo-luzionate le tecniche di coltivazione del pero.Per l’Abate Fétel, la cui produzione nazionale siaggira sui 3 milioni di quintali (2 prodotti inEmilia-Romagna) con una diffusione sul territo-

rio in costante crescita, utilizziamo ora impiantiad alta densità fino a 12.000 piante per ettaro;pratiche innovative di fertirrigazione e struttureantigrandine. Così raccogliamo un prodotto uni-forme per calibro e parametri qualitativi». Gran-de impegno è stato inoltre profuso verso la so-stenibilità e il rispetto dell’ambiente. «Il discipli-nare di coltivazione dell’Emilia-Romagna è rico-nosciuto come uno dei più avanzati e restrittiviin Europa».

«In Italia ci sono tuttavia — aggiunge il vice-presidente dell’O.I. Pera — circa trecento opera-tori solo per l’Abate. Per questo abbiamo fonda-to Opera!, la cooperativa specializzata nella perache mira all’aggregazione commerciale. Adessorappresenta poco più del 25% della produzioneitaliana e del 50 di quella regionale ma l’obietti-vo è inglobarla tutta nel brand unico di qualitàche richiama l’italianità del prodotto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il fruttoLa pera (Pyrus communis), un pomo dalle diverse forme (può essere rotondeggiante o allungata). Tra le varietà più comuni la pera William, la pera Abate Fetel, la pera Conference, la pera Spinella, la pera Kaiser (nota anche come pera Butirra o pera Imperatore Alessandro)

L’agenda 8 settembreA Expo nello spazio espositivo Mr Fruitness - Cardo Nord Ovest è in programma dalle 10 l’iniziativa «La filiera della patata Naturitalia»

12 settembreA Parma, zona Fiera, apertura dalle 11 del Salone del Camper 2015, «Caravan Accessori Percorsi e Mete».

12-15 settembreA Bologna, al quartiere fieristico, è in programma Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale

23 settembreAperto il bando, già online, per l’assegnazione di 53 premi di studio per future matricole dell’Università di Parma

23-25 settembre A Rimini alla fiera Macfrut l’Informatore Agrario organizza 13 workshop gratuiti sulle tematiche di maggiore attualità: dalle reti multifunzionali alle novità varietali

9 ottobreÈ online il bandoper borse di studio della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento, rivolto a studenti universitari residenti nel territorio. Info: 051/901790.

FOOD VALLEY

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Tonello (Coldiretti)La produzione di latte è scesa del 10-15%

ZambonIl prezzo della patata non ha compensato la produzione

Bilancio agricolo estivoFlessione della produzione rispetto al 2014

Calo della produzione per ettaro (gli ettari coltivati cambiano da un anno all'altro) *valore stimato

Frutta

-10/15%

Latte

-10/15%

Carne

-10%

Cipolle

-40/45%

Mais

-30% Sorgo

-30%

Soia*

-40%

Barbabietolada zucchero*

-15% Pomodoroda industria*

-10/15%

Grano duro

-2/3%

Granotenero

-5%

Patate

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14 Lunedì 7 Settembre 2015 Corriere Imprese

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15Lunedì 7 Settembre 2015Corriere Imprese

L’analisi

Crisi cinese,c’è ancora bisogno di noi

SEGUE DALLA PRIMA

Oggi, ad esem-pio, in partico-lare difficoltàsono quei pae-si come il Bra-

sile che sono cresciutigrazie alla domanda ci-nese che oggi manca edeprime i prezzi. La scel-ta di abbandonare l’ag-gancio con il dollaro, fapensare che la Cina nonvoglia seguire la strategiadella Fed che prevedevanei prossimi mesi un au-mento dei tassi d’interes-se, per continuare nellasua politica di Quantitati-ve easing. La conseguen-te svalutazione delloyuan, che, va ricordato,segue anni di rivalutazio-ne della moneta, darà unpo’ di fiato alle esporta-zioni ma non credo chequesto avrà particolarieffetti sulla nostra eco-nomia. Chi potrà averepiù difficoltà, oltre alleimprese del settore lussoche risentono anche del-le politiche cinesi controla corruzione e al trendimplicitamente impostodalle autorità contro leeccessive ostentazioni,sono le imprese legate alsettore dell’automobilein particolare per la fa-scia alta. DifficilmenteMaserati e Ferrari riusci-ranno a ripetere le per-formance di vendita avu-te in Cina negli ultimianni ma anche le impre-se fornitrici dei marchitedeschi come Audi eMercedes potranno averequalche rallentamento.Non credo invece che cipotranno essere partico-lari difficoltà, oltre aquelle che giornalmentele nostre imprese devonoaffrontare in Cina, per leimprese legate alla mec-canica che ricordiamorappresenta oltre il 50%dell’export regionale. An-che uno yuan più debolenon permetterà comun-que alla Cina di riprende-re le produzioni che inquesti ultimi anni hannolasciato il Paese per tra-sferirsi in stati con costidi produzione ancora piùbassi. Se la Cina vuolecontinuare ad esportaredovrà necessariamentecontinuare nel migliora-mento delle proprie pro-duzioni e quindi avrà an-cora bisogno delle tecno-logie delle competenze edelle macchine delle no-stre imprese.

Giorgio Prodi© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Massimo Degli Esposti

FAAC, COMINCIANO I GUAI PER LA CURIA IMPRENDITRICE

Anche la Faac, come tante, anzi tutte leaziende che fanno i conti con il mercato, hatagliato un ramo secco licenziando i 50 di-pendenti della piccola succursale bergamascadi Grassobbio. Il colosso dei cancelli automa-tici bolognese è ampiamente in utile, ma ilprofitto, come le malattie, si difende con laprevenzione molto meglio che con le cure.Faac però non è un’azienda qualsiasi. È infattiproprietà della Curia bolognese che l’ha ere-ditata dal fondatore Michelangelo Manini do-po un lungo braccio di ferro giudiziario con

i discendenti sul testamento. L’avesserospuntata questi ultimi, nessuno si sognereb-be di criticarli perché perseguono il profitto.

Ma la Chiesa, soprattutto quella di PapaFrancesco, che predica la solidarietà? Il pri-mo a porsi questa domanda è stato il leaderdella Lega Matteo Salvini chiedendo un im-mediato incontro con l’Arcivescovo di Bolo-gna Carlo Caffarra. Ha così raccolto un assistservitogli al bacio, da «lumbard» e da fierooppositore della linea buonista della Chiesasul tema immigrazione. Può dispiacere dargli

ragione, ma certo ne ha tante, dal suo puntodi vista, da far breccia anche nella sensibilitàdei più acerrimi nemici. I quali faranno certa-mente gli stessi ragionamenti il giorno in cui,prima o poi, qualche doloroso taglio dovràincidere anche sulla carne della sede di Bolo-gna.

Non si illuda la Curia di potersi nasconde-re, come ha fatto l’altro ieri, dietro il velo delmacchinoso trust messo in piedi per separareproprietà e gestione dell’azienda: non è im-maginabile che i tre amministratori a cui laCuria ha delegato diritto di voto e poteriamministrativi (Andrea Moschetti, BrunoGattai e Giuseppe Berti) rimanendo solo be-neficiaria dei dividendi possano deliberarecontro la volontà del legittimo proprietario. Amaggior ragione perché il trust della Faacnon è cieco («blind» all’anglosassone) masottoposto al diritto di veto dell’ArcivescovoCaffarra e dei suoi successori. Insomma, unimbarazzante pasticcio, che la Curia avrebbepotuto, e a nostro avviso dovuto, evitare op-tando per una soluzione più neutra e traspa-rente. Per esempio la quotazione in Borsadella maggioranza del capitale, come sugge-rimmo a suo tempo.

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T ra i tormentoni di quest’anno, in ambi-to finanziario, ha tenuto banco il visto-so calo della quotazione del petrolio.E, a rimorchio, la caduta dei prezzi di

gran parte delle materie prime. Segno incon-fondibile di un’economia mondiale in diffi-coltà, ma, al tempo stesso, di un eccesso diproduzione. Spontaneo pensare che non siala situazione migliore per le aziende cheoperano nel settore dell’energia. Non è ilcaso di Hera, la multiutility emiliana chefornisce servizi ambientali, idrici, energetici.Lo scorso 26 agosto, fa notare Matteo Zardo-ni di Albertini Syz, la società ha reso noti irisultati del primo semestre 2015. Emergecon chiarezza che essi sono da considerarsidi buon livello sia nei ricavi, sia nel risultatooperativo. In particolare, i ricavi hanno regi-strato un incremento del 6,1% a quota 2.213milioni di euro, grazie in particolare al nuovoperimetro di consolidamento che compren-de anche Amga Udine. Tra i dati più signifi-cativi che si rilevano dalla semestrale, il red-dito operativo è aumentato a 245 milioni,

rispetto ai 242,8 milioni dello scorso anno,nonostante quanto ricordato in premessa.Molto bene il reddito netto salito dell’11% a107,3 milioni di euro. È interessante quantosi ricava valutando la posizione finanziarianetta, che risulta essere invariata rispetto fi-ne dicembre scorso, pur a fronte dello staccodividendi per un importo pari a 142,4 milionidi euro. Non v’è dubbio che i risultati di Herasi possano considerare decisamente positivi.Negli ultimi tre anni, il mercato azionario hapremiato il titolo: gli attuali livelli di prezzosono in linea con i risultati ottenuti dallasocietà. La considerazione di base è che, seda un lato la quotazione del titolo presentaun «downside risk» limitato, grazie alla soli-dità dei risultati, dall’altro, per poter vivereun nuovo ciclo rialzista dovranno rendersipossibili nuovi scenari di crescita. In que-st’ottica, la possibilità di realizzare aggrega-zioni di piccole municipalizzate dovrebberappresentare la chiave del prossimo ciclo disviluppo.

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I l risultato deriva dall’in-cremento sui mercati del-l’America (+12,3%) specie

degli Stati Uniti (+20,2%), edell’Asia (+8,9%) dove cre-scono le esportazioni versol’India (+15,6%), ma non laCina (+1,1%). Stabile l’exportnell’Unione europea (+1,3%),ma non omogeneo: è im-portante la crescita nel Re-gno Unito (+11,4%) e in Spa-gna (+9,9%), mentre scendein Germania (-2,2%) e Fran-cia (-3,8%).

In un quadro internazio-nale con forti mutamenti discenario, non poche sono leincognite che suscitano pre-occupazione. La crisi greca,ancora lontana da soluzionedefinitiva, provoca incertez-za, ma soprattutto incidonola flessione del mercatoazionario cinese e il conse-guente rallentamento delgigante asiatico, insieme alpermanere delle sanzioni

decise dall’Unione Europeaverso la Russia che penaliz-za le esportazioni (-29,3%nel primo trimestre). Inquesto contesto, un segnaleconfortante arriva dall’ulti-ma edizione degli «Scenariper le economie locali diPrometeia», nell’analisi del-l’ufficio studi di Unionca-mere Emilia-Romagna. Nel2015, il Pil regionale dovreb-be salire dell’1% con la cre-scita delle esportazioni(+3,9%). Si avvia un nuovociclo degli investimenti(+2,4%) e si conferma la ri-presa dei consumi (+1,3%).

La previsione si fonda suun quadro di moderato ral-lentamento della crescitadell’attività globale e su unpiù contenuto andamentodel commercio mondiale (+2,9%). Accelera la ripresa deipaesi industrializzati (1,9%)e rallenta quella delle eco-nomie emergenti (3,9%). Si

consolida la crescita tra iPaesi dell’area euro (1,4%) ein Italia (0,7%). Il 2015 vedràuna significativa attenuazio-ne della fase di recessioneper le costruzioni (-0,2%),un risveglio del settore in-dustriale (+1,9%), oltre alrafforzamento nei servizi(+1%).

L’intervento di espansio-ne monetaria della Bancacentrale Europea, con i suoieffetti sul cambio, sosterràla domanda estera e accom-pagnerà quella interna chepotrà essere supportata damisure di sostegno al reddi-to e da un inizio di risalitadell’occupazione. Altri prov-vedimenti, volti a rilanciarela domanda interna, ridurrele aree di esclusione sociale,liberalizzare i mercati di be-ni e servizi, aumentare l’effi-cienza e ridurre i costi dellaP.A., quindi, in sintesi, a so-stenere la competitività delsistema, potranno consoli-dare la ripresa.

Maurizio TorreggianiPresidente Unioncamere

Emilia-Romagna

L’interventoConsolidare la crescita sostenendo la competitività del sistema industriale

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Piazza Affari di Angelo Drusiani

Hera, si cresce con piccole aggregazioni

Fatti e scenari

Ferrari, la febbre da quotazionegioca brutti scherzi Risparmiatori inglesi truffati

P iù merchandising, più attenzione ai mercatiemergenti, più modelli esclusivi, più custo-mizzazione. Sono questi, i quattro dogmicon cui la Ferrari cerca di sostenere la corsa

dei multipli di bilancio, corsa il cui proseguimentosarà tanto più necessario dopo lo sbarco al Nyse diWall Street. Non possono andare deluse, le pletoredi investitori di ogni latitudine che nella nuovaholding di diritto olandese, a cui farà capo la spadi Maranello, metteranno piccoli e grandi risparmia partire dal 12 ottobre, data prima della quale l’Iponon può essere perfezionata. D’altra parte, persinoper la Rossa non sarà facile reggere la valutazioneglobale, circa 10 miliardi di euro, a cui punta ilpresidente Sergio Marchionne, ora in procinto didivenire anche ad. Pretese eccessive, secondo MaxWarburton, l’analista finanziario di Bernstein che inun rapporto del 25 agosto sconsigliava di puntaresul Cavallino.

Nondimeno, da New York a Londra, da Tokyo aMilano, le già frenetiche stanze di trader e brokersono sempre più impazienti: il coordinamento glo-bale dell’Ipo spetta a Ubs, che agirà pure da jointbookrunner assieme a Bofa Merrill Lynch e BancoSantander. L’impazienza, intanto, è costata cara aun gruppo di piccoli risparmiatori inglesi convintidi aver comprato azioni della Rossa dalla CharltonFitzgerald, nome evidentemente credibile per lasomiglianza con il noto broker Cantor Fitzgerald.Peccato che quella società manco avesse una sedefisica, come ha dimostrato una cronista del Tele-

graph: una società fantasma, insomma, e peraltronon l’unica tramite la quale agiva un gruppo diabili truffatori. Uno di loro, accusato tra le altrecose di riciclaggio, è stato arrestato, e poi rilasciato,già lo scorso 3 agosto dalla polizia del Wiltshire.Tra le vittime dichiarate della truffa, un non meglioidentificato direttore di reparto di un importanteospedale di Londra, che ha confessato di aver inve-stito 176.000 sterline, pari a quasi 250.000 euro,evidentemente ignorando che l’Ipo deve appuntoancora iniziare.

A ottobre, sul mercato andrà un 10% della nuovaholding olandese; poi, probabilmente a inizio 2016, ilgruppo Fca, che al momento detiene il 90% del Caval-lino, conferirà la quota residua ai propri azionisti, eforse a una parte degli obbligazionisti, che quindientreranno direttamente, in maniera proporzionale,nel capitale di Maranello. Exor, storica controllante diFca, riceverebbe la maggioranza relativa, con il 24%,da sindacare con l’ultimo 10% che resterà in mano aPiero, il figlio del Drake. A quel punto, potrebbescattare la quotazione secondaria su Milano.

Nicola Tedeschini© RIPRODUZIONE RISERVATA

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16 Lunedì 7 Settembre 2015 Corriere Imprese