La resilienza e i percorsi di sostegno alla genitorialità ... della relazione di... · momenti di...

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La resilienza e i percorsi di sostegno alla genitorialità e alle fragilità dei bambini e delle famiglie Paola Milani Bergamo, 12.03.2009 Images from Hausfater R. Latyk O., The little boy star, Milk & Cookies Press, 2001

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La resilienzae i percorsi di sostegno alla

genitorialità e alle fragilità dei bambini e delle famiglie

Paola Milani

Bergamo, 12.03.2009Images from Hausfater R. Latyk O., The little boy star, Milk & Cookies Press, 2001

Resilienza• “la capacità di vivere e svilupparsi

positivamente, in modo socialmente accettabile, nonostante l’aver vissuto alcune forme di stress o di avversità che normalmente implicano l’alto rischio di un esito negativo ” (Vanistendael, 1998)

• “un relativo buon esito di vita nonostante l’aver fatto esperienza di situazioni che, come dimostrato in ricerca, comportano un rischio maggiore di sviluppo di psicopatologia”(Rutter, 2000)

• “la capacità di ben-adattarsi ad avversità, trauma, tragedie, minacce o importanti fonti di stress, […] rimbalzando dall’esperienza difficile” (American Psychological Association, Help Center, 2006)

• Costrutto complesso che definisce un processo basato sull’interazione di fattori biologici, neurologici, evolutivi, ambientali e culturali, e non una lista di caratteristiche

Necessario un approccio multidisciplinare per la ricerca (Soutwick et al., 2008).

Fattori protettivi individuali

• buone capacità intellettive• buone capacità sociali (il bambino ha facilità ad entrare

in contatto con gli altri, bambini e adulti e a mantenere queste relazioni) empatia, socievolezza, competenze comunicative

• autostima (ha fiducia in sé ed è sicuro dei propri comportamenti)

• autoefficacia• coping “orientato ai problemi”• umorismo

Fattori familiari• struttura educativa adeguata (i genitori applicano regole chiare ed

appropriate alle capacità e all’età dei figli, con modalità coerenti nel tempo, capacità di stabilire regole) cioè presenza di equilibrio tra aspetti affettivi e normativi;

• clima familiare affettuoso e caldo (ambiente gradevole nella famiglia, scambi affettivi frequenti) e interazione positiva con il bambino/ragazzo (i genitori vivono momenti piacevoli con i loro figli facendo attività insieme, o semplicemente condividendo “buoni” momenti di vita quotidiana);

• attaccamento genitore-bambino sicuro (Bowlby)

• credo e valori familiari.

Fattori sociali• presenza di una ricca rete sociale di pari, che può essere anche

misurata con il numero di pari frequentati (amici, vicini, compagni di classe, ecc.) e con la modalità di relazione messa in atto;

• la presenza di un adulto significativo al di fuori della famiglia (insegnante, educatore, vicino, parente, animatore, ecc.) con il quale stabilire una relazione continua, utile e di sostegno, in altre parole “la mano tesa” pronta a offrire il suo aiuto, il tutore dello sviluppo;

• aiuto ai genitori rispetto all’educazione dei figli ricevuto attraverso la rete formale e informale dei servizi (vicini, scuola, servizi, parrocchia, ecc.) – sostegno alla genitorialità;

• ambiente sociale non punitivo;• buone relazioni informali, comunità supportante;• partecipazione ad una struttura sociale positiva;• ambiente scolastico attento e adeguato - successo scolastico.

Il Racconto della propria storia…

Rappresentazione sociale e personale

Fattori trasversali

Cyrulnik (2004, 2008)

Le storie dei Bambini nascosti sopravvussuti alla Shoah possono essere particolarmente rilevanti per il nostro studio e approccio perchè presentano diversi aspetti interessanti come: • separazione, • vita in un contesto vulnerabile , • questioni di identità (es. gli ebrei cresciuti come gentili che successivamente hanno scoperto le loro radici ebraiche), • attaccamenti multipli• riunificazione familiare

Il concetto di R. è significativo

• I bambini che vivono in famiglie vulnerabili• I bambini che hanno sofferto il trauma di essere separati dalla loro famiglia per un breve periodo (affido familiare o in comunità) o in modo permanente (adozione).

ObiettivoAnalizzare in modo longitudinale alcune storie di vita di bambini ebrei sopravvissuti alla Shoah (in particolare dei Bambini Nascosti) per imparare da esse e rilevare e comprendere i fattori protettivi che

hanno permesso loro di sviluppare Resilienza e crescere

e che possono essere “utilizzati” oggi dagli dagli operatori che lavorano con bambini e famiglie vulnerabili, per promuovere processi resilienti nei bambini allontanati dalle loro famiglie d’origine

Metodo

• Approccio qualitativo (Denzin and Lincoln, 2005; Lodico et al., 2006)

• Metodo Narrativo e autobiografico “per incontrare le storie di vita” dei bambini ebrei sopravvissuti e imparare da loro. La narrazione può aiutare la persona a riconoscere il suo sviluppo e dare contributo alla ricerca scientifica nella comprensione dei processi di vita (Demetrio)

Ricercatore = Narratore (raccoglie e racconta)

Ipotesi• che l’educazione possa imparare dalle storie di vita dei

sopravvissuti (Cohen, 2007) resilienti; • sia possibile incrementare la comprensione dei Fattori

Protettivi dello sviluppo umano attraverso l’analisi longitudinale di biografie di persone resilienti, per acquisire elementi utili alla promozione della resilienza nelle situazioni di allontanamento dalla famiglia d’origine;

• esistano aspetti (assiologici, comportamentali, relazionali, cognitivi, sociali, affettivi) della cultura ebraica che hanno contribuito alla capacità dei sopravvissuti di sviluppare resilienza, resistendo agli eventi traumatici e ricostruendo la propria vita (Englander, 2005);

• esista qualche connessione tra le esperienze dei bambini nascosti sopravvissuti e quelle dei bambini attualmente allontanati – sebbene siamo consapevoli della singolarità delle rispettive esperienze.

Unità di studio

n.Luogo intervista - pubblicazioneMateriale testuale

2Il bambino nascosto, Crossing the Borders of Difference testi biografici pubblicati

784

19

U.S.H.M.M. (Washington D.C.) Yad Vashem (Jerusalem)

documentari, materiale d’archivio, fotografie

IsraeleWashington D.C.Italiainterviste semistrutturate

(2h)

• Interviste 5 It. 14 En.• Testi 1 It. 1 En.

Prime considerazioni a partire dalle storie di vita

• I risultati non sono generalizzabili e non hanno valore statistico • Gli eventi traumatici assumono differenti significati quando sono

analizzati in una prospettiva longitudinale, che ci permette di superare una visione deterministica dello sviluppo umano

• Le persone incontrate dimostrano un buon adattamento alla vita nonostante tutti gli eventi critici: l'esito del trauma non è la malattia mentale o il disagio, ma un certo livello di ben-essere, misurato attraverso alcuni indicatori:stabilità emotiva, familiare, lavorativa, finanziaria,

ruolo attivo nella vita sociale e comunitaria (sequenze generative)

• Tutte vivono con il loro “trauma” (la sofferenza persiste!), ma il trauma è un aspetto della loro vita, non il tutto

Un buon inizio

In famiglia: etica e affetti

struttura educativa adeguata: i genitori applicano regole chiare ed appropriate alle capacità e all’età dei figli, con modalità coerenti nel tempo in un clima familiare affettuoso e caldo, improntato alla lealtà e alla giustizia

attaccamento sicuro

La Generatività: cura per l'altro e per l'oltre

“l'amore c'entra” … c'è sempre un qualche momento in cui le persone resilienti incontrano un “turning love”:

• come bambini, nella famiglia di origine, con uno o entrambi i genitori, nella famiglia affidataria o adottiva, con i tutori dello sviluppo;

• come adulti con il proprio partner;• come genitori e nonni con i figli e i nipoti;• come cittadini nei confronti delle altre persone

della comunità.

Doppie o triple appartenenze familiari o legami (familiari, sociali, religiosi) possono portare ad un’identità adulta integrata quando:

• Si evitano tagli biografici: ai bambini è permesso e sono aiutati a conoscere (no segreti), comprendere, ricordare e raccontare i loro percorsi di vita, per “cucirli” e organizzarli in una singola storia (Identità Narrativa, Ricoeur) --- supportare i processi di costruzione di nuova identità, integrando le nuove situazioni nella storia personale

Identità personale e identità narrativa

la condizione umana è caratterizzata dalla memoria semantica, la memoria del racconto intimo che la persona si fa, quando, nella propria solitudine, si racconta la propria ferita, cosa le è successo, e lì si può rendere prigioniera del proprio passato. Ma dal momento in cui noi parliamo, o in cui possiamo condividere il racconto della nostra identità narrativa, quando possiamo dire “io so che sono così perché mi è successa quella cosa” e possiamo condividere con delle parole ciò che è successo, noi ridiveniamo un po’ padroni del nostro passato. Lo possiamo rimaneggiare con le parole e indirizzare ad altri. Un racconto intimo condiviso può trasformare una prova in gloria se si fa di un ferito un eroe o in vergogna se lo si trasforma in una vittima (Cyrulnik, 2005, p.27)

La memoria non è una ri-costruzione anatomica dei fatti, una rappresentazione neutra

È intersoggettiva, dialogica e collettiva: quando una persona ricorda un fatto in maniera conforme a

quella della sua collettività, si lega a un senso collettivo e beneficia del suo supporto, va contro la frantumazione dovuta all'esperienza dolorosa e si sente parte di un'identità collettiva: sono il contesto, la cultura, gli scienziati, i letterati, i filosofi, gli avvocati, gli artisti, che compongono intorno al bambino i valori e i significati attribuiti ai fenomeni (...) un insieme di elementi che permetterà ai bambini di se tutoriser

al meglio all'interno delle proprie famiglie e del contesto sociale.La tendenza a ricostruire in un racconto ciò che è successorappresenta un fattore di resilienza soltanto quandoriusciamo a dare un senso a ciò che è successo e operiamauna sorta di rielaborazione affettiva

La possibilità di vivere attaccamenti multipli (e una buona separazione)

I bambini possono incontrare e mantenere il legame con “adulti significativi” che hanno preso parte nella loro storia come “tutori dello sviluppo”: gli adulti significativi aiutano il “bambino narrativo” a costruire diversi significati riguardo la rappresentazione del suo trauma (rappresentazione personale-sociale)

Cambiare il proprio internal working model nel crescere ed elaborare la propria storia

anche la società può cambiare il proprio external working model

Senso di appartenenza ad una cultura

Ai bambini è permesso mantenere il legame con “adulti significativi” (genitori, genitori affidatari, parenti, vicini di casa, amici, altri adulti...) che entrano nella loro storia personale con gratuità.

Il tutore dello sviluppo è una figura significativa affettivamente, presente e supportiva, impegnata a sostenere emotivamente e concretamente il bambino in difficoltà.

Dobbiamo ragionare in termini dicostellazioni di determinanti: se una stella maggiore si spegne (la madre muore, è depressa, il padre se ne va, una malattia isola il bambino, i genitori si separano, c’è la guerra, ecc.) restano nella costellazione altre stelle, altre determinanti che possono tutoriser lo sviluppo di questi bambini o almeno un certo sviluppo. Questa è la definizione di resilienza: riprendere almeno un certo sviluppo dopo la ferita traumatica, mentre nel ben-trattamento ci si sviluppa al meglio senza ferite.

– La nuova costellazione si organizza intorno a una stella nera che è quella che il trauma ha lasciato nella memoria. Il nuovo gruppo di stellerappresenta i tutori di resilienza… occorre che la società e la cultura abbiano predisposto intorno al bambino qualche stella, ossia dei rapporti affettivi che permettono ai feriti dell’anima di imparare ad amare più facilmente e a fare evolvere in attaccamento sicuro l’attaccamento insicuro promosso dall’abbandono.

Grazie!