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BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA numero ANNO IX - DICEMBRE 2005 6 ISSN 1590-7740 In caso di mancato recapito restituire all’ufficio P.T.CMP di Bologna per l’inoltro al mittente che si impegna a corrispondere la tariffa dovuta. La resa invincibile di Andrea Pazienza Senza volto e senza patria Immigrazione la seconda generazione Il tema del consiglio quali strade per l’aria pulita Te- sori da salvare la rocchetta Mattei Cinema e so- cietà cinque pezzi d’autore Come eravamo Leo Longanesi e l’assalto alla città Bimbi in cerca d’asilo

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BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

numeroANNO IX - DICEMBRE 2005 6IS

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La resa invincibile di Andrea Pazienza Senza volto esenza patria Immigrazione la seconda generazioneIl tema del consiglio quali strade per l’aria pulita Te-sori da salvare la rocchetta Mattei Cinema e so-cietà cinque pezzi d’autore Come eravamo LeoLonganesi e l’assalto alla città Bimbi in cerca d’asilo

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Continua a sfogliare Porticila prossima pagina è già 2006

Descrivere, dibattere,

approfondire.Il nostro impegno prosegue.

Auguri e

buona lettura

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COME ERAVAMOLeo Longanesi e “L’Assalto” alla cittàClaudio Santini

MOBILITÀ E LOGISTICALa grande sfida del ferroChiara Vergano

MOBILITÀ E VIABILITÀStrade sicure, progetti e realizzazioniNicodemo Mele

AMBIENTELo stato di salute della nostra casaVeronica Brizzi

Eppur si abbassaClaudia Grisanti

L’ambiente in breve

DAL CONSIGLIO Il tema Le strade che portano all’aria pulita

In bacheca

SPESA PUBBLICAPer un bilancio condiviso

TRA CULTURA E SOLIDARIETÀIl desiderio di conoscere

SERVIZI ALL’INFANZIABambini in cerca di asiloVania Vorcelli

DISABILITÀ E DIRITTIPer un’esistenza come quella di tuttiDamiano Montanari

Tanti interventiun solo scopoR. L.

L’impegno delle Nazioni UniteVittoria Beria

IMMIGRAZIONELa nuova sfida della seconda generazioneMarina Brancaccio

È crisi di identitàIntervista a Dario MelossiFederico Lacche

Senza volto e senza patriaLa situazione dei rifugiati politiciM. B.

CINEMA E SOCIETÀCinque pezzi d’autoreCostanzo Baffetti

TESORI DA SALVARENuovi splendori per laRocchetta MatteiA colloquio con Virginiangelo MarabiniRoberto Laghi

MOSTREa cura di Lorenza MirettiSotto il segno del papato

Il giornalismo che non muore

IL POSTO DELLE FRAGOLEAlla ricerca diMaria MaddalenaNicola Muschitiello

BOLOGNA IN LETTEREAndrea Pazienza.I segni di una resa invincibileStefano Tassinari

RICERCALa scienza e la scuolaStefano Gruppuso

LIBRIa cura di Lorenza Miretti

I nostri autori in libreriaa cura di Valentina Angeli

L’ALTRA PARTE DEL MONDOUna malattia da sconfiggere

NEWS

SPORTINA SPORTIVAAppennino sotto la neveAntonio Farnè

BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

Direzione e redazione:Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13 tel. 051/6598.340-355 fax 051/6598.226e.mail: [email protected]

Direttore: Roberto Olivieri

Caporedattore: Sonia Trincanato

Segreteria di redazione:Grazietta Demaria

Progetto grafico: Mediamorphosis

Impaginazione:Annalisa Degiovannini, Gabriella Napoli

Comitato editorialeMaurizio Cevenini presidenteGiuseppe Sabbioni vicepresidenteLuca Finotti, Massimo Gnudi, Sergio Guidotti, Plinio Lenzi, Sergio Spina, Giovanni Venturi,Alfredo Vigarani, Gabriele ZaniboniStefano Alvergna Assessore alla Comunicazione

Stampa: Casma srl - Bologna

Tiratura: 13.000 copieChiuso in redazione il 19-12-2005

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695 del 23/7/97stampato su carta ecologica

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Sommarioanno IX - numero 6 - dicembre 2005

dal consiglio

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n intellettuale scomodo per tutti, perfinoper se stesso. Poi, un maestro di giorna-lismo e un ago che punge ma non cuce.

Un uomo dai troppi talenti e un borghese grande-grande. Un convinto anticonformista e un sinceroantidemocratico.Commentatori e critici si sono sbizzarriti nel ten-tativo di definire Leo Longanesi nel recente cente-nario della nascita. È stata così messa insieme una

ghirlanda di definizioni sche-matiche e qualificanti allaquale aggiungiamo un’altrafronda e precisamente quel-la che lo mostra come testi-mone e protagonista dellastoria politica di Bologna dalprimo dopoguerra agli AnniTrenta cioè nel periodo delpassaggio dal governo so-cialista alla dittatura fascista.La famiglia Longanesi, origi-naria di Bagnacavallo, resi-dente a Lugo, si trasferiscein Via Irnerio 5 nel 1911 perprospettive sociali e cultu-rali legate anche all’educa-zione di Leo, nato nel 1905.Vede la bandiera rossa issa-ta su Palazzo d’Accursio do-

po le amministrative del 1914 e vive la politica po-polare condotta da Francesco Zanardi anche du-rante la Grande Guerra. I socialisti, contrari all’in-tervento, hanno scorto nel conflitto mondiale lasola possibilità di far esplodere le contraddizioni al-l’interno del sistema capitalistico, come ha scrittoPietro Nenni che a Bologna dirige il Giornale delMattino. Così, dopo il successo militare, hanno de-dicato la strada che collega Via D’Azeglio a Via Ce-sare Battisti al Tre Novembre (tale denominazioneresterà fino al 1942) per porre l’accento solo sullafine dell’immane conflitto. Sono dunque “nemicidella Vittoria” per le forze antidemocratiche e an-tiproletarie unite dalla retorica patriottarda.Benito Mussolini ha adunato i nascenti fascisti il 19marzo 1919 in un circolo di Piazza San Sepolcro aMilano. Leandro Arpinati, ferroviere romagnolo aBologna, li ha coordinati, poco dopo, nel capoluo-go emiliano.D’Annunzio eccita la fantasia politica con i suoi Ar-diti che conquistano Fiume ed in questo clima LeoLonganesi, studente al Galvani, vivo ingegno, scarsoprofitto, diventa fascista.È l’intenso e drammatico 1920 bolognese con ledure vertenze sui contratti agrari, gli scioperi, leserrate, gli scontri, i morti e i feriti. Leandro Arpi-nati rivede l’organizzazione fascista e la trasformain braccio armato della controffensiva padronale.Le strutture sindacali dei lavoratori si oppongono.

Leo LongaQuando i seguaci di Mussolini cacciaronoi socialisti dal governo di Bologna.Il messaggio della violenza fascista nelnome del settimanale della Federazionebolognese. Come il giornalista diBagnacavallo ne divenne direttoredopo l’esperienza a “L’Italiano”.I ricordi nel centenario della nascita.Lo schiaffo ad Arturo Toscanini davantial Teatro Comunale

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di Claudio Santini U

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Agrari, industriali, conservatori, mossi dalla preoc-cupazione di veder diminuiti potere e profitti, siuniscono nel “Blocco della paura” che giura “Maipiù la bandiera rossa sulla residenza comunale”. Male amministrative del 31 ottobre si concludono conun’altra vittoria socialista seguita dall’assalto fascistaalla Camera del Lavoro e dall’eccidio di Palazzod’Accursio. Leo Longanesi – secondo la testimo-nianza di Mino Maccari – è fra i giovani che ammai-nano la bandiera rossa dalla Torre degli Asinelli emascherano la provocazione assassina come “rime-dio alla follia bolscevica”. Si mescola dunque ai co-siddetti ben-pensanti che inneggiano all’ordine dife-so e garantito dal manganello e aprono la strada al

fascismo che nelle elezioni del 1921 porta in Parla-mento 35 deputati con Mussolini eletto non solo aMilano-Pavia ma anche nel collegio di Bologna-Fer-rara-Ravenna-Forlì.I neri bolognesi sono “duri” e si oppongono all’e-nunciato patto di pacificazione coi socialisti fino a

prospettare una scissione paventata anche da Di-no Grandi, emergente leader accanto ad Arpi-nati. Concentrano i fascisti a Bologna il 1°maggio del 1922 per imprigionare nel chiuso

del Teatro Comunale le celebrazioni socialisteper la Festa del Lavoro. Sfruttano la morte acci-dentale di un camerata (gli è esplosa una bomba frale mani) per mettere in difficoltà il prefetto CesareMori ignorando anche il suo provvedimento sullaconsegna delle armi detenute da privati. Circonda-no la sede locale del Governo e tolgono l’assediosolo su ordine di Mussolini (il duce si ricorderà delcomportamento di Mori verso i fascisti bolognesiquando lo sceglierà per la lotta antimafia). Il clima della Marcia su Roma è maturo e il seguen-te primo governo fascista tiene conto anche del pe-so politico della componente petroniana con LuigiFederzoni alle Colonie e Aldo Oviglio alla Giustizia.Leo Longanesi, un anno dopo, sarà ritratto fra co-loro che osannano il nuovo Capo del Governo invisita alla città. È fra i volti di una platea compositacon Leandro Arpinati, federale, già del movimentooperaio; Gino Barboncini, segretario dell’Agraria;

Nella pagina precedente,l’intellettuale in un ritratto diArturo Bragaglia, 1924; sotto,

“Metamorfosi Liberty”, opera diLonganesi del 1956.

Sopra, una prima pagina de“L’assalto”, settimanale della

Federazione provinciale fascistabolognese; accanto “Carabiniere

in marcia”, inchiostro diLonganesi del 1925

nesi e “L’Assalto”alla città

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motore della costruzione del nuovo stadio, Litto-riale, “il più bello d’Italia”.Longanesi, che ha fatto esperienze giornalistiche infogli studenteschi e in un mensile monarchico-na-zionalista, comincia a collaborare con L’Assalto, ilsettimanale della Federazione fascista bolognese.Ma le sue ambizioni pubblicistiche sono ben altre ematurano in un ambiente culturale nel quale spic-cano Giuseppe Raimondi, letterato nella bottega difumista del padre in Piazza Santo Stefano, e GiorgioMorandi, pittore nello studio di via Fondazza. Creacosì, nel 1926, L’Italiano, rivista settimanale dellagente fascista ed espressione di “Strapaese” un mo-vimento paladino della genuina tradizione naziona-le contro il modernismo cosmopolita. È di un’e-strema eleganza formale con caratteri Bodoni e Al-dini, titoli in corpo piccolo, disegni raffinati, magronda violenza fascista. Elogia “Randello Nodoso”(botte, botte, sempre botte…) e seppellisce Go-betti con un crudo: “la cultura, l’intelligenza, venti-quattro anni, l’ospedale di Parigi…ma chi se ne fre-ga”. Un augurale “rosso di sera bel tempo si spera”commenta poi l’instaurazione dei tribunali speciali edella pena di morte dopo l’attentato al duce e il lin-ciaggio di Anteo Zamboni. Oggi alcuni commentatori sostengono che il suo“Mussolini ha sempre ragione” fosse un paraventoper mascherare la critica sarcastica alla gerarchiafascista e che lo stile volutamente paesano-borghe-se-ottocentesco rappresentasse l’antitesi anche ai

fasti littori della Roma imperiale. È possibile eprobabile; com’ è indubbio il suo spirito dissa-crante da perenne “frondista”; ma altrettantocerta è la sua visione della lotta dispotica controla democrazia. E una prova del suo essere fun-zionale al regime a Bologna giunge nel 1929,quando il federale Mario Ghinelli gli affida la di-rezione dell’Assalto. È un passaggio determinanteper la “fascistizzazione” della stampa nel capo-luogo emiliano. È cominciato nel 1921 con l’assalto e l’incendiodel giornale socialista La Squilla e il sequestro diLeonildo Tarozzi, corrispondente di giornali co-munisti. Nel 1922 poi l’aggressione al giornalistaUlisse Lucchesi, occasione indiretta per il duellofra Mussolini e Missiroli a sua volta allontanatodalla direzione del Carlino perché non gradito.Ancora le intimidazioni e le violenze e i sequestriconseguenti alle leggi liberticide sulla stampa e in-

Sopra, il n. 12-13 de “L’italiano”(Bologna, 7 ottobre 1926),settimanale creato da Longanesi.Sotto, la copertina del Vade-mecum del perfetto fascista, Vallecchi Editore, Firenze, 1926 e Leo Longanesi con la moglie Maria Spadini nel settembre del 1935

Dino Grandi, media borghesia; GiuseppeTanari, ex conservatore. La falsa impres-sione che si vuole offrire è quella di una ri-trovata concordia sociale; è invece il con-glomerato degli antidemocratici violentiche inquineranno le urne del 6 aprile 1924con l’intimidazione e il sopruso.A Roma Giacomo Matteotti denuncia ibrogli ed è aggredito, rapito, fatto trovaremorto. Mussolini sembra solo, ma a Bolo-gna (dove, fra l’altro, il martire ha studiatoGiurisprudenza) Giuseppe Tanari sostiene:“oggi…episodi deplorevolissimi di gregaridel fascismo (forse alcuni fatti da agenti

provocatori) contano più del buonissimo fatto…” eDino Grandi: ”Non è un delitto esecrando e vileche possa fermare il fascismo…” L’adunata dei cin-quantamila nel capoluogo emiliano è “il fatto deci-sivo - come dirà lo stesso duce - per il salvamentodel regime”.La resistenza operaia-democratica è disorganizzata,la borghesia dubbiosa, gli intellettuali conservatoriillusi dal Manifesto di Gentile, varato nel Convegnodi Bologna che prospetta addirittura una nuovaUniversità Fascista. La folla sportiva è avvinta dalcampionato 1924-25 che vede la vittoria dei rosso-blu dopo cinque gare di spareggio col Genova in unclima di forte - e forse determinante - “partecipa-zione fascista”. Leandro Arpinati è incamminatoverso il vertice della Federazione Calcio e si fa pro-

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fine la conquista del più diffuso quotidiano locale al-la cui direzione va il fedele fascista Giorgio Pini chelascia la guida del settimanale della Federazione aLonganesi. Il laccio si è serrato mentre Bologna ve-de le “grandi opere” del regime con la ristruttura-zione anche della centralissima Via di Roma oggi ViaMarconi. Leo Longanesi resiste due anni nel ruolo di vocepubblica-politica del fascismo locale ed è ancora te-stimone e protagonista di due eventi di rilievo cheaccadono nel 1931. A maggio è in programma un ricordo di GiuseppeMartucci, gloria musicale bolognese, e per l’attesoconcerto giunge Arturo Toscanini. Il maestro-diret-tore è ripetutamente invitato a cominciare con Gio-vinezza e risponde con un secco ed irremovibile“no”. Mal per lui, infatti, mentre va al Comunale, lasera del 14, è aggredito e schiaffeggiato dagli squa-dristi. Il direttore dell’Assalto è presente e indicatopoi come chi ha mollato la sberla per la traiettoriadel colpo partito “dal basso” e per questo compati-bile con la sua ridotta statura fisica. Si tratta solo diun’illazione, mentre è indiscutibile e significativo ilsuo commento sul giornale del 28: Toscanini, colsuo no, ha agito secondo una “sciocca regola este-tica per zitelle anglosassoni” e per questo è statotravolto dalla “ affermazione non solo politica maanche estetica del fascismo bolognese”.Cinque mesi dopo, in ottobre, il commento, sem-pre sull’Assalto, al messaggio di Mussolini per i fa-sci giovanili. Le parole del duce – dice – sono statechiare, rapide, dure, in sostanza l’antitesi delle “ti-rate” dei vecchi politici. Infatti: “Un articolo, un ar-

ticolo all’antica, un articolo che passa una colonna eseguita nell’altra stringendosi alla conclusione dopomille sospiri, un articolo come quelli del senator Ta-nari, i giovani non lo leggono, non lo leggerannomai. Dio li benedica”. Il “politico antico” - ex liberale, fascista, sempre fe-dele al Capo, finanziatore delle iniziative di regime -s’infuria, non sopporta lo schiaffo morale e ottienela cacciata di Longanesi da direttore. Così il “gior-nalista scomodo per tutti, perfino per se stesso”parte per nuove patrie. “A Roma, a Milano, a Na-poli – scriverà poi nel 1955, a due anni dalla prema-tura morte – ho trascorso anni, ma a Bologna, co-me s’usa dire, ci ho lasciato il cuore”. ■

Longanesi (a destra) con Moraviae Albonetti (Roma, 1940).

Sotto, la cartolina con l’annullopostale nel centenario dellanascita e un momento delleriprese del film “Dieci minuti

di vita” che vide Longanesi alleprese con la regia (Roma, 1943)

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ltre 4 milioni di tonnellate di merci “mo-vimentate” nel corso del 2004; sul totale,2 milioni (il 45%) su ferro. Tutto questo

avviene a circa quindici chilometri dalla città di Bo-logna, in un luogo – fisico – dove sono insediate leprincipali imprese del mondo del trasporto e quin-di corrieri, spedizionieri, addetti alla logistica. Alsuo interno una rete di infrastrutture, viarie e fer-roviarie, sviluppa lo scambio tra gomma e ferro, eviceversa. È l’Interporto di Bologna, che ha già su-perato i trent’anni d’attività: la sua nascita risale in-fatti al 1971, per volontà del Comune e della Pro-vincia di Bologna, della Camera di Commercio e al-tri partner. Il complesso è gestito da una privatepublic partnership, una società pubblico-privata, In-terporto Bologna Spa. Qualche dato: a fine 2004, il“traffico” su ferro dell’Interporto era di 139 treni lasettimana, che attualmente hanno già superatoquota 160. La media giornaliera di camion, in en-trata e uscita, è di 4500 unità. “L’Interporto si svi-luppa su 427 ettari di terreno, con una superficiecoperta di oltre 300.000 metri quadri di capannoni– spiega il presidente, Alessandro Ricci – . Più di

80 le imprese che operano all’interno, il cui volumed’affari per le attività svolte in questo complessosupera i 300 milioni di euro l’anno. Gli addetti? So-no 1400”. L’Interporto si trova in una posizionestrategica per le comunicazioni via terra, tra l’Eu-ropa del Nord e il Mediterraneo, ed è nodo cen-trale di due Corridoi chiave: il Berlino-Palermo e ilCorridoio Adriatico, oltre ad essere collegato al Li-sbona-Kiev. Ma cosa significa tutto questo per ilterritorio bolognese? “La presenza dell’Interportocontribuisce senz’altro a rendere più competitivo ilsistema territoriale di Bologna. La concentrazionedi imprese legate al trasporto e alla logistica all’in-terno del complesso ha reso più efficiente il servi-zio che viene garantito e quindi l’intero sistema ri-sulta essere più concorrenziale”. Ma c’è un altroaspetto importante, ed è il contributo che l’Inter-porto dà allo sviluppo del trasporto su ferro. Si po-trebbe parlare di controtendenza rispetto alla poli-tica dei trasporti in Italia: nel paese permane infattiuna situazione di squilibrio nel settore, con unanetta prevalenza della gomma (in crescita, peraltro)rispetto al trasporto merci su ferrovia, stabile al10% (della domanda di trasporto globale). Unosquilibrio che sta determinando oneri non certo in-differenti all’intero sistema produttivo e ambienta-le in termini di congestione, inquinamento, e al si-

Il ruolo dell’Interporto di Bologna tra l’Europa del Nord e il Mediterraneo

mobilità eLOGISTICA

di Chiara Vergano

O

La grande sfidadel ferro

Foto V.Cavazza

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untuale come un orologio svizzero nel me-se dello scorso ottobre l’assessorato pro-vinciale alla Viabilità e Mobilità ha pubblica-

to il rapporto su “I progetti, le realizzazioni e le at-tività di manutenzione delle Strade provinciali”. È ilsecondo rapporto di questo tipo sfornato da que-sto assessorato da quando (luglio 2004) viene gui-dato da Graziano Prantoni. “Quello del rapportoannuale sullo stato dell’arte delle opere stradali del-la Provincia - afferma Graziano Prantoni - è unimpegno di lavoro che vogliamo mantenere sino altermine della legislatura. In pratica, ogni anno fare-mo il punto della situazione sulle due grandi areesulle quali è impegnato il nostro assessorato: la ma-nutenzione della viabilità esistente e la progettazio-ne dei nuovi assi stradali. Il documento è stato pre-sentato alla Giunta e al Consiglio provinciali e in-viato a tutti i sindaci della provincia. Tra gli obietti-vi, non ultimo quello della riduzione del 50 per cen-to dei morti e dei feriti per incidente stradale en-

La Provincia di Bologna, sul cui territoriocircolano oggi oltre 740.000 veicoli

(a fronte di una popolazione di circa940.000 residenti), ha presentato allafine di settembre il piano provinciale

per la sicurezza stradale. Inoltre ha disposto un rapporto

per l’anno 2005 sulle opere in corso e quelle da realizzare,

in seguito a un’attenta attività di monitoraggio portata avanti

tramite l’Osservatorio dell’incidentalità e il Catasto strade, attivi dal 2002

di Nicodemo MeleP

stema sociale per l’elevato tasso di incidentalità.“Come società – sottolinea Ricci – stiamo inve-stendo risorse per collegamenti su ferro anche sutratti medio-brevi, come il Ravenna-Bologna. Stacrescendo su Ravenna l’arrivo di container, chevengono trasportati a Bologna e messi nell’Inter-porto. Poi sono portati nei distretti del bolognese,per essere riempiti e distribuiti di nuovo su Raven-na. Abbiamo stimato che, nell’arco di tre anni, que-st’attività avrebbe causato un forte aumento di ca-mion sulla tratta. Come alternativa, si è deciso diacquisire da Trenitalia una coppia di treni a setti-mana, da Ravenna a Bologna. La scelta di usare ilferro come modalità di trasporto la facciamo noi,nella fase iniziale di questo progetto, perché c’è dif-ferenza di costo: è più alto quello su ferro. Ci vuo-le quindi qualcuno che si faccia carico di questa dif-ferenza, è una decisione nostra, come società. Sap-

piamo che il collegamento avrà una difficoltà eco-nomica per i primi due-tre anni; poi, però, con unaumento di corse e di merci, avremo un collega-mento in pareggio, con qualche margine di guada-gno”. Obiettivo strategico, dunque, sviluppare ulte-riormente il ferro e, al tempo stesso, non perdered’occhio ciò che capita in Europa e nel mondo. Perquesto l’Interporto di Bologna lavora con la Regio-ne Emilia-Romagna a un progetto che riguarda SanPietroburgo, per realizzare laggiù una piattaforma dicarattere logistico che vuole essere un’opportunità,a livello di gestione logistica e del trasporto, per leimprese della nostra realtà. Inoltre Interporto è im-pegnato in altri progetti che riguarderanno l’Ucrai-na. E poi c’è sempre un grande interesse per l’areamediterranea anche con un progetto su Tunisi. “Inquesto contesto – conclude Ricci – , stiamo facen-do valutazioni sul mercato della Cina”. ■

Strade sicure, progetti

e realizzazioni

mobilità eVIABILITÀ

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mobilità eVIABILITÀ

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tro il 2010, come indicato dal-le direttive europee”.Lunghissimo l’elenco delleopere realizzate, di quelle incorso e di quelle già in appal-to, contenuto nel rapporto2005. Grandi anche le cifrerelative alle risorse impegna-te. Per esempio, nella manu-tenzione delle strade sonostati investiti ben 46 milioni dieuro. Altri otto ne servirannoa progettare entro la fine del2005 un’altra serie di inter-venti di messa in sicurezzadelle strade. Non meno impe-gnativo il capitolo delle nuoverealizzazioni. Qui i soldi inve-stiti dalla Provincia ammonta-no a ben 64 milioni e 600 mi-la euro e che, sommati agli al-

tri 35 milioni e mezzo per la progettazione di nuo-ve strade, fanno la cifra tonda di 100 milioni inve-stiti dalla Provincia in questo comparto. In ballo co-

sa c’è adesso? “Ci sono - risponde l’assessore Pran-toni - la Nuova Bazzanese, il Nodo di Rastignano, laNuova San Vitale da Medicina al Ravennate sullaquale saranno investiti oltre 100 milioni, la compla-nare da Osteria Grande a Castel San Pietro Ter-me”.Tra gli interventi più significativi realizzati ci sono iltratto di Trasversale di Pianura a Budrio, conclusoe inaugurato all’inizio di dicembre (costo: circa 10milioni di euro), la tangenziale di Crevalcore (11milioni e mezzo di euro) che sarà terminata nel2007, la Variante di collegamento Castenaso-Gra-narolo (12 milioni), la Nuova San Carlo (17 milio-ni), la varante della Padullese nel comune di SalaBolognese (3 milioni e 800 mila euro). “Infine - sot-tolinea l’assessore Prantoni - c’è il capitolo dei pon-ti. Ce ne sono ben 580 su tutto il territorio pro-vinciale. Abbiamo in preparazione un programma diinterventi per gli adeguamenti statici di un gran nu-mero di ponti, ma non ci sono le risorse necessa-rie. La stessa finanziaria 2005, con la clausola deltetto del 10 per cento in più sugli investimenti del2004, ci impedisce di occuparci attivamente anchedi questo delicato settore”. ■

nel 1996 era stata aperta al traffico una rotatoria,parzialmente interrata, tra le provinciali “Trasversaledi pianura” e “Zenzalino” del costo di 2.582.284,50euro. Nel mese di maggio 2004, invece, era statocompletato il collegamento della rotatoria con Via Amorini - S. Antonio con la realizzazionedi un sovrappasso ferroviario a 4 campate dellalunghezza di 104 metri, per un importo complessivo di 3.305.324,15 euro.

NUOVA TANGENZIALE PER BUDRIO

Il primo dicembre è stata inaugurata la nuova tangenziale di Budrio. Si tratta di una partedella variante a nord di Budrio che, una volta ultimata,completerà la strada provinciale “Trasversale dipianura”, da Granarolo al confine est di Medicina.La nuova circonvallazione permetterà a chi viaggiasulla “Trasversale di pianura” e sulla provinciale“Zenzalino” di passare all’esterno del centro abitato di Budrio. L’opera è costata 10.010.996,32 euro. Per il completamento della variante a nord di Budriomancano ora due lotti; i lavori del primo dovrebberopartire nel 2006, per realizzare il prolungamento (davia Amorini – S.Antonio) verso ovest e la realizzazionedi un viadotto di 224 metri costruito a sei campate sultorrente Idice; il finanziamento atteso è di 10.330.600euro. Il secondo lotto è quello del prolungamentodella “Trasversale” fino a Granarolo e, precisamente,allo svincolo con la provinciale “San Donato”; perquest’ultima tratta, il finanziamento, previsto per il2007, è di circa 11.500.000 euro. Per la realizzazione della variante a nord di Budrio,

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urgente un salto di qualità sia sul piano po-litico che su quello della comunicazione. Iparametri sull’inquinamento indicano una

situazione generalmente stazionaria e mentre l’Eu-ropa impone drastiche riduzioni, la nostra distanzadagli obiettivi comunitari è sempre maggiore.“ Conquesta premessa l’assessore all’Ambiente Ema-nuele Burgin ha presentato il check up dello sta-to di salute del nostro territorio, con i Rapporti2004 sullo Stato dell’Ambiente e sui Rifiuti. Analiz-zare lo stato delle cose è fondamentale per poterattuare, in un’ottica presente e futura, le politichepiù appropriate per migliorare un quadro che sipresenta complessivamente stazionario. I punti dolenti Le criticità maggiori riguardano la qualità dell’aria:mentre sono risultate in miglioramento le concen-trazioni di benzene, continua invece a risultare rile-

vante l’aumento delle polveri sottili inquinanti edelle concentrazioni di ossidi di azoto e ozono. In-sieme a fenomeni di accumulo, alla situazione me-teorologica e a specifiche criticità locali le emissio-ni dirette dei veicoli a gasolio sono i responsabilidelle alte concentrazioni di polveri sottili. Secondoi dati è aumentato il numero delle vetture in circo-lazione, con un notevole incremento del tasso dimotorizzazione e del numero di veicoli per abitan-te (passati da 0,75 a 0,79 fra il 1999 e il 2002, te-nendo anche conto dei ciclomotori). La gente nonrinuncia alla macchina per i propri spostamenti enegli anni passati ha investito molto anche nelle vet-ture con motori diesel. Dal 1996 a oggi è infatti va-riata la proporzione fra i veicoli a benzina e quellidiesel circolanti: al 2004 per ogni vettura alimenta-ta a gasolio ne circolavano 2 a benzina, contro le 12del 1996. E proprio dal Piano provinciale della Qua-lità dell’Aria si definiscono come proposte di misu-re di emergenza da attuare in particolare nel pe-riodo invernale, quelle sui motori diesel, almeno fi-no all’attuazione di interventi a carattere struttura-le sul lungo periodo come la piena attuazione delServizio ferroviario metropolitano e la realizzazio-ne della metrotramvia bolognese. Dalle rilevazionieffettuate sono proprio i motori alimentati a gaso-

Lo stato di salute della nostra casaDall’analisi dei dati alla

programmazione degli interventi per migliorare la qualità dell’ambiente

anche secondo le indicazioni e gli obiettivi della Comunità Europea

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di Veronica Brizzi

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lio, le cui emissioni sonomille volte superiori a quel-le di un motore a benzina, imaggiori responsabili dell’al-to impatto ambientale at-tuale di polveri sottili. Cosìin controtendenza rispettoa quanto detto negli annipassati, la proposta è di limi-tare progressivamente lacircolazione dei motori die-sel. Con un intervento suquesto tipo di veicoli si po-trebbe incidere sul parco

macchine circolante e di conseguenza sulle concen-trazioni atmosferiche, visto che i veicoli diesel rap-presentano oggi il 17% del totale, percentuale chesecondo le stime, arriverebbe in assenza di inter-venti al 38% nel 2010. Anche in tema di rifiuti i cit-tadini bolognesi non sembrano essere molto vir-tuosi. Secondo il Rapporto Rifiuti 2004 la raccoltadifferenziata infatti non decolla (anche se risulta inleggero aumento): siamo al 24,9%, ancora lontanidagli obiettivi nazionali del 35% e inoltre producia-mo più rifiuti sia pro capite che complessivamente. I motivi dell’ottimismoAria e rifiuti preoccupano, ma sono invece incorag-gianti i dati che riguardano il settore della mobilitàsostenibile, con un potenziamento delle reti ciclabi-li (di quasi il 40% nei comuni di pianura, in partico-lare grazie al grosso impulso dato da Bologna, SanGiovanni in Persiceto, Anzola e Granarolo) e l’in-cremento del numero di passeggeri che utilizzano ilServizio Ferroviario Metropolitano. Per quanto ri-guarda il tema dell’acqua, per quelle superficiali,nonostante un sensibile miglioramento della loroqualità chimico-fisica, persistono generali condizio-ni scadenti per gran parte delle stazioni significative,ad eccezione dei tratti montani. E la situazione nonè migliore anche per le acque sotterranee. I prelie-vi idrici, tra il 2000 e il 2003 hanno registrato unalieve contrazione, che ha però riguardato principal-mente i settori agricolo e industriale, mentre i con-sumi civili sono rimasti stazionari. Per quanto ri-guarda le aree boscate risultano in aumento so-prattutto nella valle del Santerno, così come sonoaumentati la superficie ed il numero di aree protet-te e dei Siti della Rete Natura 2000, la rete ecolo-gica che tutela la biodiversità a livello europeo. È ri-

sultato in leggera crescita anche il verde urbanopro-capite, la cui media provinciale ha raggiunto i18,4 m2 per abitante, pur se con una certa variabi-lità fra i Comuni della provincia, passando dai valo-ri superiori a 50 m2 per abitante a Porretta, Lizza-no o Castel San Pietro, a valori ben oltre la mediaa Imola e Ozzano (30,6 e 27,4 m2), fino ai valori mi-nimi dei Comuni di Sasso Marconi e Calderara diReno (9,2 e 10,9 m2), unici due Comuni non dimontagna con una dotazione di verde urbano frui-bile inferiore a quella registrata a Bologna (pari a 12m2 per abitante).

RAPPORTO SUI RIFIUTISolo otto Comuni su sessanta dell’intero territorioprovinciale hanno superato nel 2004 la percentualedel 35% di raccolta differenziata prevista dal Decre-to Ronchi. Risultano così più sensibili e attenti alleproblematiche ambientali in primo luogo i cittadini diBentivoglio, a cui seguono quelli di Argelato, Castel-lo d'Argile, Crevalcore, San Giorgio di Piano, SanGiovanni in Persiceto, San Pietro in Casale e Sant'A-gata Bolognese, evidenziando una forte disparità congli altri comuni del territorio, soprattutto quelli dimontagna, che si attestano attorno ad una percen-tuale del 16%. Anche se complessivamente perman-gono quindi evidenti differenze fra le aree del terri-torio, a livello provinciale la percentuale complessivadel 26%, pur se lontana dai limiti previsti, è molto aldi sopra della media nazionale. Giusto per dare unpo’ di numeri e far rendere conto ad ognuno di noiquanto consuma, secondo i dati in possesso dellaProvincia, la produzione pro capite annua raggiunge

Il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, aggior-nato a scadenza biennale, fornisce una sinte-tica descrizione dei complessi fenomeni am-bientali del nostro territorio attraverso l’utiliz-zo di 71 indicatori ambientali. Il Rapporto2004 non ha evidenziato miglioramenti e peg-gioramenti di particolare rilievo rispetto alprecedente, ma delinea l’esigenza di un fortesalto di qualità per essere in linea anche conle direttive comunitarie.

LO STATO DELL’AMBIENTE

UNA NUOVA RETE DI MONITORAGGIO

Diminuirà il numero delle centraline presenti sul territorio maaumenteranno le sostanze inquinanti monitorate, tra cui iPM10 e le polveri ultrafini. È questa la proposta, presentatain sede di Conferenza Metropolitana, di riorganizzazione dellarete di monitoraggio della qualità dell’aria nella provincia diBologna, in linea con la nuova normativa nazionale edeuropea per rendere omogenei e confrontabili tutti i datirilevati negli stati membri. La proposta prevede, nel nostro territorio, una riduzione dellestazioni di rilevamento da 16 a 10 (con una corrispondentediminuzione a livello regionale da 88 a 61) secondo leindicazioni arrivate dalla Regione che finanzierà con circa 3milioni di euro complessivi la trasformazione dell’interosistema. Il principio base della riorganizzazione della rete è

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quasi i 600 kg, il che significa una media di due chiliurbani al giorno. Occorre fare quindi di più se si vo-gliono ottenere risultati incisivi, superando le logichee i criteri adottati fino ad ora e rimettendo in dis-cussione le modalità utilizzate. In questa direzione,un’importante azione messa in campo dalla Provinciaè il sistema di raccolta 'porta a porta' che da giugnoviene sperimentata nel comune di Monteveglio e cheha portato alla sostituzione del classico sistema deicassonetti. Nei primi tre mesi di sperimentazione laraccolta differenziata è passata dal 16% al 62% conuna diminuzione del 72% dei rifiuti indifferenziaticonferiti in discarica, risultati che incentivano e con-fermano nuove sperimentazioni a partire dal 2006, inprimo luogo a Casalecchio. Sono questi alcuni dei da-ti che emergono dal Rapporto 2004 elaborato dal-l’Osservatorio provinciale rifiuti della Provincia diBologna. Giunto alla sua quinta edizione il rapportoè frutto di una complessa attività di raccolta, analisied elaborazione di dati, che conferma l’impegno del-l’Amministrazione provinciale affinché le informazio-ni e le conoscenze relative ad un importante settorequale quello dei rifiuti siano a disposizione di tutti

VERSO IL PIANO DELLA QUALITÀ DELL’ARIALa Provincia di Bologna è fra le prime in Emilia-Ro-magna ad aver elaborato il Documento preliminaredel Piano di Gestione Qualità dell’Aria, dopo che laRegione ha delegato questa competenza alle Provin-ce. Nel 2002 la Provincia di Bologna ha avviato l’iterper definire il Piano che dovrà contenere le indica-zioni sugli obiettivi che si intendono perseguire e sul-

le scelte strategiche di assetto della mobilità, del ter-ritorio e del trasporto di persone e merci e l’indivi-duazione di massima di limiti e condizioni per lo svi-luppo sostenibile. Articolato in tre strumenti – Pianodi Risanamento, Azione, Mantenimento – il Piano in-dica tutte le attività che in modo diretto o indirettoincidono sulla qualità dell’aria. In particolare il Pianodi Azione definisce le misure di emergenza da attua-re nel breve periodo in attesa dell’attuazione delServizio Ferroviario Metropolitano e della Metro-tramvia bolognese, individuate come le misure strut-turali decisive per il raggiungimento degli obiettividella normativa europea. Dopo l’approvazione daparte della Giunta, a partire da fine luglio si è riunitala Conferenza di Pianificazione con cui ha preso uffi-cialmente il via il percorso per l’approvazione delPiano, che prevede un confronto tra amministrazio-ni locali ed enti del territorio interessati (ComunitàMontane, Autorità di Bacino, Circondario di Imolaetc), per la costruzione e la condivisione, attraversol'integrazione delle diverse competenze, di un qua-

dro conoscitivo del territorio, degli obiettivi genera-li e delle scelte strategiche. Parallelamente ai lavoridella Conferenza, la Provincia ha aperto un ulteriorecanale di consultazione aperto a tutti quei soggettinon previsti dal normale iter normativo, ritenutofondamentale per definire e realizzare politiche inte-grate e partecipate di ampio respiro. All’interno delForum di Agenda 21, gli abitanti e le associazioni eco-nomiche e sociali della provincia sono stati così chia-mati a confrontarsi e ad esprimere un parere sul Do-cumento preliminare, per valutare la fattibilità delleazioni, evidenziando le possibili ricadute sulla gestio-ne delle attività quotidiane, di lavoro e di tempo libe-ro e per concordare a monte le modalità più oppor-tune per la loro realizzazione. ■

quello della zonizzazione del territorio, che punterà sullaspecializzazione per aree e tipologia di inquinamento. Gliinquinanti sarebbero così rilevati in modo differente aseconda che si trovino all’interno degli agglomerati,esternamente ad essi e in aree naturali a grande distanzadalle urbane ed industriali. A fronte della nuova dislocazionedelle centraline (quattro a Bologna in corrispondenza di PortaSan Felice, dei Giardini margherita, di Villa Pallavicini e SanLazzaro; due a Imola e quattro in aree esterne agliagglomerati) si avrà un potenziamento complessivo deiparametri misurati: tutte e dieci le centraline bolognesisaranno infatti in grado di misurare le polveri sottili (mentreoggi solo alcune sono dotate della strumentazionenecessaria) e in quattro stazioni verranno inseriti rilevatori diPM2.5 (Molinella, Porta San Felice e Giardini Margherita aBologna e in quella dell’area Sud, probabilmente Loiano).

Foto V.Cavazza

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a Pianura padana è una delle aree dove lasubsidenza naturale, dovuta alla compatta-zione dei sedimenti, è più alta; lo dichiara

Susanna Zerbini, geofisica dell’Università di Bolo-gna, che aggiunge: “Dobbiamo poi considerare lacomponente di natura antropica: soprattutto daglianni Cinquanta sono stati estratti dal terreno acquae altri fluidi, prelievo limitato dalle leggi solo neglianni Ottanta. Da anni stiamo monitorando alcunezone con i gps (Global Positioning System, un si-stema satellitare a copertura globale e continua)del dipartimento di Fisica dell’Università di Bolo-gna. Abbiamo stazioni nella Val Padana a Bologna,Medicina e Marina di Ravenna, un’altra a Trieste e,in collaborazione con l’Università di Napoli, a Loia-no, sull’Appennino. Qui a Bologna i tassi sono par-ticolarmente intensi: la stazione, che è proprio sultetto del dipartimento, misura circa 17 mm l’anno. A Marina di Ravenna un abbassamento di 10 mml’anno. A Medicina di 3 mm. A Loiano dai primi da-ti risulta un innalzamento, come aspettato. “A tut-t’oggi, continua la professoressa Zerbini, possiamoinvece ottenere una descrizione spaziale continuadella subsidenza con la tecnica InSAR (Interferome-tric Synthetic Aperture Radar). Grazie a un finan-ziamento biennale del Ministero dell’istruzione, del-l’Università e della Ricerca, stiamo collaborando

con il gruppo del professor Fabio Rocca, del Poli-tecnico di Milano, per sviluppare questo metodo eintegrarlo con altri già esistenti. Entro dicembre in-vieremo due lavori per la pubblicazione.” La tecnica InSAR consiste nello scattare delle “fo-to” dal satellite (European Remote Sensing tra il ‘92e il 2001). Il satellite invia un segnale radar sulla su-perficie terrestre e registra il segnale di ritorno.Ogni volta che il satellite ripassa dopo alcune setti-mane sulla stessa zona, le immagini vengono con-frontate al computer per individuare gli elementifissi. Se infatti alcuni elementi cambiano, come lecolture nei campi che variano di mese in mese, cisono però anche elementi specifici che rimandanoogni volta al satellite lo stesso segnale, come balau-stre di terrazze o pali, e confrontando le immaginisi è riusciti a stimare il movimento dei punti. Dai dati rilevati si vede chiaramente che la zona diBologna è di grande subsidenza, mentre la parte ru-rale della pianura lo è un po’ meno; poi con una li-nea di demarcazione molto netta si passa alla zonadi sollevamento appenninica. Questi sono valori re-lativi di subsidenza, che tuttavia diventano assolutiquando sono integrati con il valore gps di riferi-mento della stazione di Medicina. Inoltre, mentrecon il gps possiamo avere dati giornalieri, con l’In-SAR occorrono varie settimane perché il satelliteripassi: sono quindi stime annuali della subsidenza. “Abbiamo la fortuna - prosegue Susanna Zerbini -di aver messo insieme tante tecniche per una con-ferma dei dati. Sempre a Medicina, grazie a una col-laborazione con l’Agenzia tedesca Bkg, abbiamo an-che uno strumento molto costoso, un gravimetroche misura le variazioni del campo di gravità dovu-te alle variazioni di quota e di massa. Confrontan-do questi dati con quelli del gps, che indica la quo-ta rispetto al centro della Terra, possiamo distin-guere i due effetti. Abbiamo anche installato duepiezometri che ci permettono di misurare il livellodella falda superficiale. I risultati concordano e sia-mo abbastanza sicuri che quello che vediamo è ilvalore reale: a Medicina si registra una subsidenzadi -3,3 mm l’anno dal ’96 a oggi, una serie tempo-ralmente ancora corta, solo nove anni. C’è comunque una variabilità annuale della subsi-denza: per esempio dipende molto da quanto pio-ve. Per questo cerchiamo di creare modelli fisici dialta precisione per eliminare le oscillazioni annualirilevanti.” ■

Eppur siabbassa

Il fenomeno della subsidenza studiatoda un team guidato da Susanna Zerbini

dell’Università di Bologna

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di Claudia Grisanti L

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l’ambienteIN BREVE

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NUOVE PISTE CICLABILITre nuovi percorsi ciclopedonali saranno realizzatinel comune di San Lazzaro di Savena per un costocomplessivo di circa 567 mila euro. Si tratta di un passo importante per il potenzia-mento del sistema di mobilità integrata che si co-niuga con il tema di sicurezza degli utenti. I percorsi, con pista promiscua pedoni/ciclisti, per-metteranno di realizzare un itinerario ciclabile est-ovest che dal Parco della Resistenza arriva alla zo-na residenziale Cicogna e alla Pulce (da via Modenaa via Kennedy per una lunghezza di circa 420 me-tri) e un itinerario che dalla piscina comunale di viaKennedy arriverà al Centro civico di via Bellaria eda qui al museo Donini in via Canova attraverso ilparco della Resistenza (per una lunghezza comples-siva di circa 1500 metri).

CONCORSO COSEACosea Ambiente ha indetto un concorso nazionaleper opere cinematografiche e audiovisive che trat-tino temi, motivi e problematiche ambientali, natu-ralistici ed ecologici, individuando per questa primaedizione il tema dell’acqua. Saranno ammessi alla selezione cortometraggi a ca-rattere documentario, di fiction, reportage televisi-vo, di durata non superiore a 30 minuti, realizzatiad autori di età non superiore ai 35 anni. L’opera vincente (a cui sarà assegnato un premio di4 mila euro) e quelle eventualmente segnalate sa-ranno proiettate nel corso della 5° edizione di Por-retta Cinema. La partecipazione al concorso è gra-tuita. Le opere devono essere inviate entro il 31 lu-glio 2006.

Info: Bam – Porretta Cinema - www.porrettacinema.com

I RI-BELLI, CHI RICICLARIANIMA La Provincia di Bologna ha promosso il concorso 'IRi-belli, chi ricicla rianima', rivolto agli alunni dellescuole elementari del territorio, per stimolare i ra-gazzi ad una riflessione personale e collettiva e adessere attenti alla questione generale e urgente del-l’uso efficiente delle risorse, del risparmio, dei ri-fiuti e del loro recupero. Le classi o i gruppi di in-terclasse che hanno aderito, in collaborazione con

gli insegnanti dovranno realizzare nell'anno 2005-2006 un manifesto, un oggetto o un breve testo perriflettere sul tema della tutela ambientale attraver-so il riciclo di materiale e il suo riutilizzo. Il concorso è realizzato in collaborazione con Co-op Adriatica, è sponsorizzato dai Centri commer-ciali 'CentroBorgo', 'CentroNova' e 'CentroLame'.

Info: Coop Voli tel. 051 242557 e-mail [email protected]

IL RISPARMIO INIZIA DALLA LUCEIn sei comuni della nostra provincia arriveranno abreve lampadine ad alta efficienza energetica, comecontributo significativo al risparmio energetico.Fontanelice, Lizzano, Savigno, Borgo Tossignano,Castel di Casio, Camugnano, Dozza e Castiglionedei Pepoli sono risultati infatti fra i primi mille co-muni in Italia che hanno aderito a “Voler Bene all’I-talia”, la festa nazionale della PiccolaGrandeItalia.Questa iniziativa consentirà solo nella nostra regio-ne un risparmio energetico di circa 790 mila chilo-wattora l’anno, pari ad un risparmio per le cassedegli enti locali di circa 95 mila euro e ad una ridu-zione di consumo di petrolio di quasi 130 mila litri,che eviterà un’emis-sione di oltre 500tonnellate annue dianidride carbonica. ■

A metà novembre è stato inaugurato a un nuovo stabilimento della CBRC, azienda leader nel settore del recupero della carta da macero, con l'obiettivo di creare un polo funzionale per incentivare il sistema di recupero esmaltimento dei rifiuti. Il progetto è stato realizzato in collaborazione conComune di Bologna, Provincia, Arpa, Hera, ed altri enti pubblici che hannoriconosciuto 'l'elevato interesse pubblico' dell'azienda per ragioni di carattereambientale. Nella nuova sede è stato così attrezzato un laboratorio che, per due sabati al mese, ospita in visita i ragazzi delle scuole. L'azienda, infatti, intende offrire un percorso didattico agli studenti che consenta loro di interagire concretamente con il recupero di quanto normalmente si getta.

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zaUn contributo al recupero della carta

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Le competenze muovono essenzialmentedalla pianificazione. La novità, proprio di queste settimane, è lapartenza della Conferenza di pianificazionedel Piano di gestione della qualità dell’aria,che l’assessore Burgin sta conducendo. È un’assoluta novità, perché l’obiettivo checi si propone è il miglioramento di ciò cherespiriamo, e non il semplice monitoraggio,svolto in questi anni dalle rete delle cen-traline. Di qui la possibilità di introdurredelle misure, soprattutto nelle aree urba-ne, che presentano maggiori criticità pervia delle polveri sottili. Il Piano sta svisce-rando tutte le azioni per intervenire; certo,siamo pienamente consapevoli di essere al-l’interno della Pianura padana, e che il con-tributo in termini di polveri sottili è del tut-to uniforme, da Bologna fino a Milano. LaProvincia di Bologna, quindi, non può cer-to intervenire da sola; c’è una proposta, alivello regionale, per costituire un coordi-namento delle regioni della Pianura padana,perché se si guarda l’immagine al satellite èevidente come questa sia per l’inquinamen-to atmosferico l’area più problematica ditutta l’Europa centrale. A mio parere il ta-volo tecnico ha lavorato e sta lavorandomolto bene, soprattutto a livello delle ana-lisi. Un aspetto è evidente: il miglioramen-to si può perseguire solo a partire da un’i-

dea abbastanza precisa di quali sono le fon-ti di emissione più problematiche. Sappiamo tutti che la componente - in par-ticolare delle polveri sottili - che viene daltraffico è di gran lunga determinante, in-torno al 70%. L’aspetto che questo Piano ha fatto emer-gere riguarda proprio l’esame delle emis-sioni degli autoveicoli. L’indicazione è abbastanza chiara: l’emissio-ne delle polveri sottili proviene soprattut-to dai diesel, anche quelli che sono in cate-goria Euro 4, cioè i più moderni. Tant’è che ne è scaturito anche il provve-dimento estemporaneo che entrerà in vi-gore dal 7 gennaio prossimo, per cui si at-tiverà il blocco della circolazione nellegiornate del giovedì, dopo lo sforamentoper tre giorni consecutivi dei parametriprevisti dal decreto per la qualità dell’aria:si fermeranno anche i diesel Euro 4 e po-tranno circolare solo quelli con filtro anti-particolato. Si tratta di provvedimenti chein altri paesi del mondo, a partire dagli Sta-ti Uniti, sono in vigore da anni; in molte cit-tà statunitensi è vietato l’ingresso ai diesel. Comunque, questo è un elemento di novi-tà del Piano gestione della qualità dell’ariadella Provincia di Bologna che ha introdot-to tutte le istituzioni a confrontarsi su que-sto tema. ■

Anna Parianiconsigliera

Democratici di sinistra

le strade che portano all’aria pulita

Come tutti sanno, sulle strade l’aria si sporca, specialmente quando a percorerla non sono pedoni o ciclisti, ma un intenso trafico di motorini,auto e camion. In questo caso invece parliamo di strade in senso figurato,cioè politiche concrete da mettere in campo che muovono dal rapportosulla qualità dell’ambiente e dell’aria predisposto dall’ente. Tutto questo offre lo spunto per dibattere sui temi dello smog, del traffico, delle grandi scelte sulla mobilità. Ne parliamo con Sergio Guidotti (AN), Luca Finotti (FI), Anna Pariani (DS), Giovanni Venturi (PdCI) e Alfredo Vigarani (Verdi)

Traffico, ambiente, inquinamento. Partiamo dalle competenze della Provincia intema di qualità dell’aria...

IL TEMA

a cura di Mauro Sarti

con la collaborazione di Chiara Vergano

dal consiglio

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Quando si parla di qualità dell’aria, spesso sifinisce per discutere di quello che capita nelcentro storico di Bologna: è riduttivo. Il tema,in realtà, è ben più vasto, riguarda stili di vita,costumi. Appartiene a un territorio assoluta-mente ampio, va oltre anche ai limiti territo-riali della nostra provincia. Penso che le mi-sure adottate dall’Amministrazione provincia-le siano assolutamente condivisibili: mi riferi-sco, per esempio, al discorso del diesel. Van-no a superare una prassi che è quella delletarghe alterne, che ha mostrato tutti i suoi li-miti. Ma credo che occorra andare ancora ol-tre: non è che, risolvendo il problema dellaqualità dell’aria, si risolve quello della vivibilità

del territorio. È evidente che se un giorno an-dassimo tutti a idrogeno, questo non dareb-be una risposta all’intasamento del traffico.C’è un problema di qualità dell’aria, c’è unproblema dell’uso del mezzo privato in unterritorio oggettivamente limitato: sono duetemi distinti che convergono. C’è un tema piùgenerale, che a mio avviso non può essereeluso, ovvero l’abbattimento del numero deimezzi privati in circolazione. La prospettiva - già perseguita da tanti paesieuropei - potrebbe essere quella di togliere ipendolari dal mezzo privato, dando natural-mente la possibilità di usare un mezzo collet-tivo puntuale e frequente. ■

AlfredoVigarani

presidente Gruppo Verdi per la Pace

GiovanniVenturi

presidente Gruppo Partito dei

Comunisti italiani

Cominciamo allora a delineare le priorità. Quali sono gli interventi più urgenti?

Recentemente c’è stata una forte divergenza tra Amministrazione comunale ecommercianti sull’uso di Sirio. In casi come questi, quale secondo voi è il giustoatteggiamento da tenere con le associazioni di categoria e con le loro richieste?

IL TEMA

Intanto, una premessa: il parco circolante inItalia è di 45 milioni di mezzi. Oltre 740.000 simuovono nella sola provincia di Bologna. Checosa deve fare la politica? Individuare e adotta-re scelte per cercare di ridurre sempre di piùproblemi quali l’inquinamento e gli incidentisulle strade. Servono, però, scelte chiare e in-cisive, non basate su particolari accordi con leassociazioni di categoria: c’è in gioco la tuteladella salute di tutti i cittadini. Purtroppo, però,dobbiamo fare i conti anche con una situazio-ne diffusa, che non riguarda solo Bologna o ilterritorio provinciale. Mi riferisco alla crisieconomica, alla diminuzione delle vendite e al-la contrazione dei consumi in tutti i settori. Percui alcune misure relative alla soluzione o alcontenimento di problemi ambientali possono

scontrarsi con richieste particolari, che in que-sto caso arrivano dai commercianti e dalle at-tività produttive presenti nel centro storico diBologna. Occorre però essere chiari: le ammi-nistrazioni comunali e provinciali devono ave-re la capacità di scindere tra un problema im-portante come la qualità dell’aria e dire nelcontempo ‘bisogna fare attenzione a chi è indifficoltà economica’. Sono convinto che, concapacità amministrativa, si riesca a conciliare levarie esigenze, tenendo sempre presente che ilbene dei cittadini e la vivibilità delle nostre cit-tà deve venire prima di qualunque altra cosa.Una città più vivibile, con una migliore qualitàdell’aria: questa è una risposta, valida anche sulmedio termine, da dare ad alcuni settori eco-nomici come il commercio e il turismo. ■

Parto da una dichiarazione del consigliere Vi-garani, che sostiene la necessità di eliminarele macchine private. Questo mi dà lo spuntoper dire che molto spesso, purtroppo, il te-ma viene affrontato in termini ideologici an-ziché pratici. Sono convinto della necessità diuna mobilità sostenibile, ma non si può ipo-tizzare un mondo teorico dove l’aria torna odiventa respirabile per pura esclusione del

Sergio Guidotti

presidente GruppoAlleanza Nazionale

Parafrasando Giorgio Gaber si potrebbe dire che le limitazioni al traffico sono disinistra, che Sirio è di sinistra... mentre al contrario la libera circolazione delleauto è di destra. È d’accordo?

traffico, tanto più quando i provvedimentiche si propongono sono in gran parte con-tingenti e mancano quelli strutturali. È veroche la limitazione del traffico è di sinistra e lalibertà di circolazione di destra? Sono con-vinto che la libertà di movimento sia patri-monio della destra, come qualsiasi libertà. Èevidente che quando la libertà di movimentocozza con altre problematiche occorre af-

dal consiglio

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Parto dalla riflessione di Guidotti sulla libertà.Io abito a Imola, uso l’auto per venire qui, inProvincia, e nel 50% dei miei viaggi mi imbat-to in file e code, sia in autostrada che a Bolo-gna città. Sperimento così di persona il fattoche usare il mezzo privato non è più sinonimodi libertà, ma di congestione. Per me libertàpotrebbe essere il funzionamento corretto

Pariani

Solitamente viaggiate in auto o usate il mezzo pubblico?

IL TEMA

frontarle e risolverle, non eliminare la libertàdi movimento. Sono state citate le polverisottili: tutti sappiamo che sono ad ampissimadiffusione, non è che ‘contingentando’ Bolo-gna città e provincia sul traffico dei diesel sirisolva il problema. Bisogna partire da unaprospettiva più ampia. Il diesel è pesante-mente inquinante? Ma allora, perché i prov-vedimenti europei continuano a farne diver-se classificazioni? Perché si continua a pro-durre motori diesel? Perché tocca sempre al

Le problematiche con cui oggi dobbiamo fare iconti sono dovute, a monte, a un’ottusità poli-tica di certa parte che ha gestito l’Italia negli an-ni scorsi e che ha eliminato senza nessuna co-gnizione scientifica il nucleare. Da questo sonoderivate tutta una serie di conseguenze, chehanno portato a situazioni di inquinamentogravi proprio perché mancano totalmente leenergie alternative.Un punto è completamentecondivisibile: non si può più ragionare su misu-re straordinarie, che oggi sembrano panacee edomani vengono smentite. Se non si ha una vi-sione totale, per capire dove si vuole arrivaree come, non si ottiene nulla. Credo che, indi-pendentemente da studi fatti, ci si muova an-cora a livello regionale, o quantomeno provin-ciale, su questo discorso di ‘strane’ scelte. Finoa 8-10 anni fa, il diesel era una panacea. Oggi èla forma di trasporto forse più inquinante chec’è, così almeno dicono. Vedremo cosa succe-derà fra quattro anni. Non condivido, comun-que, le scelte portate avanti dall’assessore Bur-gin, perché la limitazione iniziale che è già in es-sere dei diesel pre Euro da un punto di vistapratico colpisce una parte molto bassa di vei-coli, mettendo però in grossa difficoltà tantepersone. I pre Euro risalgono - se non sbaglio- agli anni ’93-’94; oggi, chi ha un’auto che risa-le ad anni precedenti probabilmente è una per-sona che non ha la possibilità economica di

Luca Finottipresidente

Gruppo Forza Italia

cittadino pagare i costi finali di queste opera-zioni, che sono molto spesso contradditto-rie? Adesso si riconosce l’estemporaneitàdelle targhe alterne; quando a sostenerloeravamo noi, ci dicevano che era una misuranecessaria. Ripeto, il tema della mobilità so-stenibile non va affrontato in maniera ideolo-gica; non bisogna negare la circolazione delmezzo privato, ma trovare nelle tecniche diproduzione del mezzo la risposta ai problemiche il mezzo stesso pone. ■

comprarne un’altra. Parliamo però di genteche, al tempo stesso, deve spostarsi per anda-re a lavorare, svolgere attività. In questo mo-do, viene messa in difficoltà una grossa fasciasociale con norme che non hanno un ritornovalido sulla salute dei cittadini. Dal 7 gennaio la giornata di blocco totale delgiovedì, in caso di sforamento, dovrebbe coin-volgere tutti i diesel; ma cosa farà chi - l’annoscorso, due anni fa - aveva comprato proprioun diesel per andare a lavorare, perché nonc’erano ancora le limitazioni? Non si possono mettere così in difficoltà lepersone. E non si può decidere sul traffico, co-me sostiene il consigliere Venturi, senza tenerconto delle associazioni. Sarebbe una visionestatalista, che mi sembra ormai superata daitempi. La proposta di spostare dalla gomma alferro il traffico dei pendolari, sostenuta da Vi-garani? Certo, è valida, ma poi ci vogliono of-ferte conseguenti. Le ferrovie che fanno capoal nodo di Bologna sono in difficoltà: la linea diPorretta è sempre in ritardo, stracolma; lostesso vale per la Bologna-Vignola e per la Bo-logna-Portomaggiore. Bisogna creare un’offerta complessiva compe-titiva e qualitativa per le persone che devonovenire a Bologna a lavorare e che non devonopoi usare la macchina per spostarsi all’internodella città. ■

dei mezzi pubblici, in particolare del servizioferroviario metropolitano, che permetterà –una volta ultimato – di venire a Bologna inmezz’ora, da casa mia al centro città. E confi-do molto nel fatto che dall’11 dicembre, in vir-tù del nuovo accordo tra Ferrovie italiane eRegione Emilia-Romagna, aumenterà il nume-ro dei treni che ogni giorno percorrono la

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Vigarani

IL TEMA

Vivo a San Pietro in Casale, ho la fortuna diavere un servizio ferroviario metropolitanoche è il meno peggio. C’è una buona frequenza di treni tutto ilgiorno, tranne che di sera; per cui, se ho de-gli impegni serali, devo usare per forza l’au-to. Altrimenti viaggio in treno e guadagnoogni giorno un’ora e mezza di libertà. Arrivo a Bologna in dodici minuti; se invecemi sposto in auto ci impiego un’ora e arrivogià stressato. Penso che la libertà maggiore sia poter sce-gliere, accedere a un’alternativa. A proposito di strade: vi siete mai chiestinegli ultimi trent’anni quante strade nuovesono state fatte? Parecchie. Quante ferrovie nuove? Penso molto poche. Credo che il tema vero sia questo: arrivarea una grande rivoluzione culturale che ciporti in Europa anche in questo senso. InItalia, è più facile fare strade nuove anzichéferrovie. Tuttavia siamo favorevoli, fin dall’i-nizio del mandato al completamento dellaviabilità - tipo la Nuova Galliera, la NuovaPorrettana, la Trasversale di pianura e altritratti -, al completamento cioè di una viabi-lità troppo spesso interrotto. Siamo invece assolutamente contrari allarealizzazione del Passante Nord che vedia-mo come la pietra tombale del Sistema fer-roviario metropolitano ■

tratta Rimini-Piacenza. Per la modernità diquesto paese servono investimenti, la gradua-lità con cui ciò avviene dipende da problemi difinanze, che non indaghiamo oggi e in questasede. Voglio dire, però, che per attuare l’accordodel Servizio ferroviario metropolitano, cosìcome è stato pensato negli scorsi anni, man-cano ancora 300 milioni di euro, e che le for-ze politiche di questa Provincia devono assu-mere come priorità la ricerca delle risorse ne-cessarie, insieme a quelle che servono per de-congestionare l’intera area urbana. In questianni il mercato delle auto si è orientato versoi diesel, anche se si è sempre saputo che il die-sel era più inquinante. Oggi, senza essere ma-nichei, il Piano di gestione della qualità dell’ariadeve proporre azioni di indirizzo valide per unmedio periodo per invertire questa tendenzae senza portare la gente a vivere grosse diffi-coltà immediate. Vorrei entrare anche nel di-battito bolognese: non è vero che a Bolognasono state introdotte solo misure estempora-nee. Fin dall’inizio di questa legislatura si è la-vorato ad un Piano organico per il traffico e sisono attuate sistematicamente tutte le misureche erano state introdotte senza convinzionee controlli: oggi ci sono Sirio, Rita, la pedona-lizzazione del centro storico il sabato e dome-nica. È chiaro che, quando si mette in atto unastrategia di questo tipo, servono poi degli ‘ag-giustamenti’, delle mediazioni, un tavolo diconfronto, perché ci possono essere penaliz-zazioni, sull’immediato come capita nel casodei commercianti. Ci vuole la necessaria gra-dualità e flessibilità. ■

Ma allora come governare il traffico?

Alla questione delle infrastrutture, sicura-mente essenziale e importante, le ammini-strazioni devono mettere mano, portandolaa compimento. Abbiamo condiviso il Ptcp quando fu appro-vato, continuiamo a condividerlo soprattut-to sul versante della creazione delle infra-strutture: solo riqualificando la rete auto-stradale presente sul nostro territorio pos-siamo riuscire nel contempo a dare delle ri-sposte. Bologna è il principale nodo auto-stradale d’Italia, per cui non possiamo chemettere mano a ciò che esiste, anche connuove infrastrutture. Dobbiamo prendereatto del fatto che la circolazione su gomma

Venturi è notevolmente aumentata, e qui torno aquanto dicevo prima: le amministrazioni, gliEnti locali, devono rispondere con politichechiare e concrete alle esigenze dei cittadini. Certo, dev’esserci un confronto tra associa-zioni, sindacati e cittadini. Non dobbiamo pensare che la politica e lescelte degli amministratori siano unilaterali:il Comune di Bologna, su Sirio, ha fatto unacosa molto bella in questo senso. Sul Passante nord abbiamo fatto tantissimeiniziative come Provincia: ed è qui che ilconfronto continua tra amministrazione,politica e cittadini. C’è stato, ci sarà e conti-nuerà ad esserci. ■

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A Parigi si parcheggia sotto Notre Dame,ad Amsterdam quasi ovunque, ed è una cit-tà sull’acqua. Mi spiace deludere la collegaPariani, quando dice che questa ammini-strazione comunale ha fatto un pacchettodi misure che prima non c’era. Rita, come ipotesi di lavoro - e quindi ilcontrollo delle corsie preferenziali - , èun’idea di Guazzaloca. Così come Vivi Bo-logna. L’unico provvedimento nuovo dellagiunta Cofferati riguarda il metrò, e mi ri-ferisco alla modifica del progetto originale,per cui oggi siamo in ritardo sulla sua rea-lizzazione. ■

IL TEMA

Anch’io ritengo che ecologismo e am-bientalismo siano “tensioni moderne” nédi destra, né di sinistra. Sono aspetti im-portanti, presenti in tutto lo schieramen-to politico. Ogni partito, poi, ha dellesensibilità che vengono portate avanti. La differenza, tra destra e sinistra, sta nelfatto che la destra vive un ambientalismo,un ecologismo, compatibile con la realtàdi tutti i giorni, mentre buona parte del-la sinistra lo vive in modo demagogico. Mi preme tuttavia intervenire sul discor-so delle infrastrutture, che è importan-tissimo. Come gruppo di Forza Italia abbiamo ini-zialmente contestato il discorso del Pas-sante nord, non perché fossimo contrari,ma perché ritenevamo giusto fare unostudio più approfondito sulle possibili al-ternative.Una era il Passante sud, cheavrebbe avuto un impatto ambientale e diinquinamento minore. Si è andati in direzione del Passantenord; va bene, ma bisogna intervenire ilprima possibile, perché il nodo bologne-se è trafficatissimo, come ricordava Ven-turi. Credo sia importante, una volta chesi ragiona di partenza dei lavori del Pas-

Finotti

Condivide il fatto che l’ecologismo e l’ambientalismo siano ritenute due tensio-ni moderne ?

Guidotti

sante nord, pensare anche a un anello ditrasporto su terra che chiuda Bologna:sarà sempre un centro nevralgico in Italiaper i trasporti. Sulle altre infrastrutture,c’è un responsabilità della maggioranzaattuale in Consiglio comunale a Bolognasul ritardo del metrò. C’era il progetto della giunta Guazzaloca,approvato e con copertura finanziaria. Si è ritenuto di fare delle variazioni, per-ché era un progetto della destra, ed èsuccesso quello che tutti sappiamo. A mio avviso, c’è una responsabilità poli-tica reale. Guidotti dice bene: l’unico Go-verno che ha fatto qualcosa di nuovo ne-gli ultimi trent’anni a livello di grandiopere e infrastrutture è il Governo Ber-lusconi. Si può poi discutere sull’utilità omeno del ponte sullo Stretto, ma intantoil Governo Berlusconi l’ha portato a casa. Tornando a Bologna: la città vive unarealtà difficile, ma la nostra deve essereuna scelta di libertà, cioè poter sceglieretra viabilità privata e viabilità pubblica. Questo è il principio generale sui cuidobbiamo muoverci: non limitazioni, nonobblighi, ma la possibilità di dare unascelta consapevole a tutti i cittadini. ■

La provocazione sulla libertà credo sia sta-ta utile. La libertà è poter scegliere: se siparte dal concetto di togliere il traffico pri-vato, dov’è la scelta? La libertà di poter scegliere si collega allaprogettazione di strutture tali da potermiconsentire la scelta tra mezzo privato emezzo pubblico, che dev’essere una siner-gia virtuosa, tendente al fine di garantire lamigliore mobilità sostenibile per quel terri-torio. Questo Governo è stato il primo,dopo anni, a mettere in campo l’idea digrandi lavori infrastrutturali, contrastatoovunque da una ideologia che non li vuole.

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I burrascosi rapporti che da tem-po intercorrono tra le diverseforme politiche che compongo-no la variegata coalizione di sini-stra-centro hanno trovato a Bo-logna il terreno ideale per proli-ferare ogniqualvolta la politicadeve occuparsi di cose men chetrascurabili.Il Passante Nord, le privatizza-zioni delle società partecipate, iltraffico, la concezione stessa del-lo Stato di diritto sono oggettodi profonde divisioni.Il Comune di Bologna si è cosìposto all’attenzione dei medianazionali per queste lacerazioniinterne che anticipano cosa saràil Governo Prodi, nella sciagura-ta ipotesi di una vittoria in pri-mavera della coalizione di sini-stra-centro. La Provincia nonvuole essere da meno. Nemme-no lo sfascio delle maggioranzepuò essere appannaggio esclusi-vo dell’odiato capoluogo ed allo-ra oltre alle beghe permanenticon la sinistra radicale ci si deveinventare un assessore Burginche litiga, a giornate alterne sul“chi fa cosa”, con i suoi omolo-ghi comunali e con il capogruppodei DS che si indispettisce per imodi con cui propone la sua nonindispensabile presenza politicaed un assessore Alvergna che re-siste stoicamente sul suo scran-no, nonostante la sfiducia inopi-natamente comminatagli dai trecittadini (a parlare nell’occasioneperò sono solo due), che purnon essendo riusciti ad eleggerlo

per carenza di voti lo hanno, asuo tempo, indicato come lororappresentante in Giunta.Sul tutto regnano, a dispetto de-gli interessi dei bolognesi, il sor-riso enigmatico di Sergio Gaeta-no Cofferati e l’inscalfibile silen-zio di Beatrice Draghetti.Un consiglio: fare di queste vi-cende uno spot elettorale per laCasa delle Libertà contribuireb-be certamente alla sua vittoria.

Alla fine ci sono riusciti ad ap-provare con i soli voti della mag-gioranza parlamentare di centrodestra, la modifica della Costitu-zione della Repubblica Italiana.Dovranno essere i cittadini, conil referendum popolare, a respin-gere la “madre di tutti i disastri”prodotti da questo Governo.Un pasticcio istituzionale, peri-coloso per la nostra democrazia,paralizzante per l’amministrazio-ne dei poteri dello Stato che pa-re non piacere a nessuno, nem-meno a coloro che, per sotto-stare ad un ricatto politico, l’-hanno pure votata.Purtroppo però, l’unica promes-sa che il presidente Silvio Berlu-sconi ha mantenuto, è stataquella fatta ad Umberto Bossi, il“fedele” alleato che non avrebbeesitato a fare a pezzi il suo Go-verno, se non fosse passata la“devolution”. Così ci ritroviamoscardinati i principi su cui è basa-ta la nostra democrazia parla-mentare. Con tale controrifor-ma assistiamo alla grande con-centrazione di poteri in capo al

primo ministro che puòaddirittura licenziare ilParlamento. Inoltre, il tra-sferimento alle Regioni dicompetenze legislativeesclusive per l’istruzione, lasanità e la polizia ammini-strativa locale, acuirà la di-stanza economica e socialetra le regioni ricche e quellepovere. Noi abbiamo però lapossibilità di salvare la Costitu-zione con un successo del “no”nel prossimo referendum costi-tuzionale e, prima ancora, nellaraccolta delle firme per richie-derne l’attuazione.

Il gruppo Forza Italia si è con-traddistinto in questi ultimi me-si per una serie di interpellanzeed ordini del giorno mirati asollevare e promuovere neiconfronti dell’amministrazioneprovinciale le problematicheche affliggono maggiormente inostri concittadini. Il ripetersi di fatti di violenza neiconfronti delle donne ha porta-to il gruppo a presentare un or-dine del giorno di solidarietà al-le vittime di tali drammatici epi-sodi; sempre in considerazionedelle gravi forme di disagio so-ciale che colpiscono le fasce piùdeboli della popolazione, ForzaItalia si augura che una Istituzio-ne come il “Minguzzi”, tramite ilreperimento di risorse pubbli-che e private, definisca progettimirati a censire e a soddisfare inuovi bisogni; ci siamo anche at-tivati per sostenere concreta-

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chec

aCofferati e Draghetti

spot elettoraleper il centrodestra

SERGIO GUIDOTTIAlleanza Nazionale

Salviamola costituzione

RAFFAELE DONINIDemocratici di Sinistra

A propositodi disagio sociale

LUCA FINOTTIForza Italia

dal consiglio

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segno di civiltà ed è guadagno pertutti. Non abbiamo paura della le-galità: è il potere di chi non ha po-tere, è forza di tutti e libertà diciascuno.

L’utilizzo della ferrovia per la mo-bilità pendolare intorno ai centriurbani emerge come la soluzionepreferibile sia dal punto di vistaambientale che economico. Cittàcome Zurigo, ma anche Milano epiù recentemente Roma puntanosul ferro per decongestionare lestrade, migliorare l’aria e restitui-re ai cittadini ore di tempo utile(altrimenti speso fermi in coda). A Bologna il Servizio FerroviarioMetropolitano, che conta su 8 li-nee radiali (fortuna rara per unacittà consolidata) ma che potràdecollare solo con la fine del tun-nel dell’Alta Velocità (che libererài binari di superficie dai treni a lun-ga percorrenza), rappresenta unastraordinaria opportunità, e forsemolti discorsi sulle prospettivedella mobilità cittadina (Metro-tramvia, people mover, grandiparcheggi) andrebbero rivisti nel-lo scenario di un SFM funzionante. Quello che oggi si può e si devefare è predisporre una serie di ac-corgimenti perché la ferrovia pos-sa davvero funzionare. Tra questi:preservare la possibilità di rad-doppio dei binari unici evitando diurbanizzazioni incaute; pianificareinsediamenti e servizi intorno allefermate ferroviarie; gestire il tra-sporto su gomma in modo com-plementare e non concorrenziale

Legalità e solidarietà. Due temi at-torno ai quali, nel nostro territo-rio, si è registrata una particolareattenzione ed anche qualche agi-tazione a seguito di episodi chehanno tenuto banco negli ultimitempi. Legalità e solidarietà. Se-condo alcuni sottintendono visio-ni contrapposte e alternative del-la società. Secondo l’Italia dei Va-lori rappresentano due valoricomplementari e necessari en-trambi. Crediamo infatti che alfondamento di un convivere chevoglia dirsi civile debba esservi in-nanzitutto il rispetto e la promo-zione della dignità della persona eche ciò sia possibile soltanto in unquadro di certezza dei diritti e deidoveri, senza il quale il cittadino èridotto a suddito o relegato aimargini. Tutto questo deve poi vi-vere in un contesto sociale per-meato di solidarietà, capace cioàdi attivare al suo interno energie erisorse, con i molteplici soggetti,pubblici e privati, dell’associazioni-smo e del volontariato, per favo-rire l’inclusione sociale, compen-sazione delle opportunità, e l’as-sunzione piena della legalità comevalore comune a garanzia di tutti.Il dibattito politico nelle Ammini-strazioni, dunque, è chiamato adaffrontare nel concreto il cosa fa-re, il come, il quando, aprendo aglioperatori del sociale, pubblici enon, senza alzare steccati ideolo-gici e senza scatenare crociatepro o contro qualcosa. Siamo tut-ti nella stessa barca, il buon convi-vere dipende da tutti noi. Non ab-biamo paura della solidarietà: è

mente l’occupazionechiedendo l’interven-to dell’Amministrazio-ne provinciale in difesadelle realtà economichein stato di crisi e a so-stegno di nuove iniziativeproduttive. Una lunga serie di inter-pellanze sono state poi ri-volte all’Assessorato com-

petente per conoscere o de-nunciare lo stato di degrado nelquale versano molte strade eper chiedere di potenziare il la-voro di manutenzione dellestesse onde ridurre il più possi-bile il pericolo e il disagio degliutenti. Anche i gravi problemi dei pen-dolari sono stati oggetto di ap-profondimenti tramite interpel-lanze che hanno riguardato divolta in volta le tratte Bologna-Vignola, Bologna-Molinella, Bo-logna-Porretta, è stato presen-tato anche un ordine del giornosul tema che chiede fra l’altro dipervenire ad un unico gestoreper le ferrovie locali subregio-nali. Il gruppo ha voluto anche ricor-dare i valori che contraddistin-guono la nostra cultura, e pro-prio in riferimento a tali valoriha presentato un ordine delgiorno mirato a creare una ini-ziativa in memoria del registaTheo Van Gogh barbaramenteassassinato da un fondamentali-sta islamico per “punirlo” dellasua opera intitolata “Submis-sion”. La nostra cultura ci impe-gna a ritenere la libertà diespressione e di pensiero comebene primario dell’uomo e nonsiamo disposti a consentirne laloro repressione da parte dinessuno.

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inbacheca Valori necessari

per la dignità delle persone

PLINIO LENZIItalia dei Valori - Lista Di Pietro

Le ferrovie e la loro pianificazione

ANDREA DE PASQUALEGruppo Margherita

dal consiglio

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al ferro; mettere in campo stru-menti finanziari che consentano dirinnovare il materiale rotabile perrenderlo più concorrenziale al-l’auto privata. Nei miei auguri diun buon 2006 metto quindi anchel’auspicio di un po’ di ferro in piùnel sistema circolatorio della no-stra provincia.

La Finanziaria 2006, senza con-fronti con le parti sociali, non-ostante l’accordo di luglio ’93, ap-parentemente non aumenta lapressione fiscale dei lavoratori;ma di fatto i tagli agli Enti Localisono pagati, di riflesso, dai cittadi-ni. E’ evidente il tentativo del Go-verno di scaricare altrove le con-traddizioni, l’incapacità e il malgo-verno. Meno risorse equivale ameno servizi e quindi a meno po-sti di lavoro. La prima conseguen-za sarà l’aumento della tassazio-ne. Nella Finanziaria il mondo dellavoro è penalizzato dai tagli allacultura: nella scuola pubblica (giamortificata dalla Legge Moratti edal degrado delle strutture), nellapubblica amministrazione, dove ilblocco delle assunzioni farà au-mentare i contratti a tempo de-terminato. Non sono presi inconsiderazione i problemi am-bientali. I fondi per la sanità nonsono adeguati alle reali esigenze:sirisparmierà sulla prevenzionemettendo in discussione il dirittoalla salute. Non è stato finanziatoil “Fondo sociale”, quindi sono arischio gli ammortizzatori socialidestinati ai lavoratori delle azien-

de in crisi. Il Paese è in pieno de-clino industriale ma per l’innova-zione, non è stato stanziato nem-meno un euro. Lo sciopero però,è un sacrificio enorme che moltinon si sentono più di sopportareperché il mese è lungo e la bustapaga piccola. Per contrastare glieffetti di questa sciagurata Finan-ziaria, gli Enti Locali dovrannoadoperarsi per difendere lo statosociale e lo sviluppo dei territori.

L’attualità ci fa riflettere sulla so-stanza della democrazia. La lottain Val di Susa in difesa del territo-rio assume valore emblematico.Gli Organi Elettivi in genere sonouna parte della rappresentanzapopolare. Un'altra è costituitadalle organizzazioni, associazionie soggettività che intervengononelle questioni che riguardano icittadini. In Val di Susa è esplosa lacontraddizione tra ceto politico echi su quella terra vive. Per sce-gliere la soluzione migliore l’ap-profondimento tecnico-scentificoè il passaggio minimo obbligato: laprima vittoria del popolo “no-tav”. E’ un tempo nuovo, questo;nuova la domanda politica che imovimenti sociali pongono.La risposta corretta è permetterealle iniziative popolari di potersimisurare con l’agire delle Pubbli-che Amministrazioni.La risposta nociva è quella delleruspe e dei manganelli.Questo vale soprattutto per gliEnti Locali. I sindaci della Val diSusa si confrontano con le assem-

blee dei cittadini; lì si for-ma l’orientamento gene-rale, quello che guiderà laloro azione. Quell’espe-rienza è un paradigma gene-rale: la lezione sarà utile an-che per la nostra Provincia.

Non credo che il dibattito attivatosino ad oggi, pur con la manifestaintenzione di dare una chiara svol-ta verso il SFM, stia determinandoi risultati attesi. La responsabilità amio avviso sta in un atteggiamentoostile da parte del governo versoil trasporto pubblico locale, bastipensare agli effetti che la Legge fi-nanziaria 2006 produrrà sui fondidestinati alle ferrovie, rinviando ir-responsabilmente gli investimentiurgenti per il potenziamento dellarete e dei servizi. Le conseguenze saranno il rinviodella messa in sicurezza della rete;il taglio del 30% delle linee e deitreni locali “minori”; mancanzadelle risorse per completare l’am-modernamento della rete e l’ac-quisto di nuovi treni per il tra-sporto regionale. A tutta questaserie di gravi difficoltà espresse dapiano nazionale, vanno aggiunti al-cuni orientamenti di carattereprovinciale che renderanno defini-tivamente subalterni rispetto allamobilità privata ogni provvedi-mento preso per il potenziamentodel servizio pubblico, quando que-sto risulti finanziato ad esempioattraverso le opere di mitigazionedel famigerato Passante Autostra-dale Nord. ■

Finanziaria frutto di malgoverno

GIOVANNI VENTURIGruppo PdCI Democrazia

e cittadinanza

SERGIO SPINAGruppo Rifondazione Comunista

Quale mobilitàferroviaria nel futuro?

ALFREDO VIGARANIGruppo Verdi per la Pace

inba

chec

a

dal consiglio

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“tagli” e le limitazioni all’autonomia degli entilocali imposti dalla Finanziaria avranno pesantiripercussioni anche sulla Provincia di Bologna.

In particolare, nel 2006 l’Ente dovrà fare i conti con5,3 milioni di euro di minori entrate. Ciò nonostan-te l’amministrazione provinciale ha presentato un bi-lancio di previsione che conferma per intero il pianodegli investimenti (160 milioni di euro nel triennio2006-2008) e “salva” i servizi e l’occupazione. Per ladefinizione del Bilancio Preventivo 2006, PalazzoMalvezzi ha intrapreso un percorso di ascolto e par-tecipazione rivolto alle diverse componenti della so-cietà bolognese per raccogliere suggerimenti, idee eproposte. Nelle scorse settimane sono stati invitati apalazzo Malvezzi oltre 380 rappresentanti di istitu-zioni, enti ed associazioni per esprimere il proprioparere sugli indirizzi di Consiglio prima della delibe-ra finale di Giunta. Non una generica consultazionein bianco quindi, ma una discussione vera, su precisiindirizzi di lavoro che sono stati recapitati con anti-cipo agli interpellati. I “portatori di interesse” sonostati consultati nel corso di quattro incontri temati-ci ai quali hanno partecipato insieme al vice presi-dente Andrea De Maria gli assessori competentisui temi dello “Sviluppo economico”, “Istruzione,Cultura, Pace e Pari opportunità”, “Sanità, Sociale,Sport e Ambiente”, mentre la Conferenza Metropo-litana dei sindaci ha concentrato la propria discus-sione su Governance, Territorio, Mobilità, Infra-strutture e Casa. Per il vice presidente Andrea DeMaria “è stato un confronto utile, ricco di spunti eproposte positive. Intendiamo continuare a concer-tare le decisioni per fare realmente sistema. È emer-sa inoltre la disponibilità degli operatori economiciprivati ad investire per progetti di utilità pubblica nei

settori cruciali della casa e delle infrastrutture”. Èstata condivisa la scelta illustrata, sempre da De Ma-ria, di non utilizzare la leva fiscale e di agire sulla par-te corrente delle spese, salvaguardando gli investi-menti in infrastrutture. La principale richiesta emer-sa nel corso dell’incontro sullo sviluppo economicoè infatti di intervenire in maniera strutturale per spo-stare verso Nord parte del traffico che oggi conge-stiona Bologna. Rispetto al tema della promozioneturistica gli intervenuti hanno sottolineato come l’a-rea metropolitana di Bologna debba essere valoriz-zata con iniziative congiunte da parte delle istituzio-ni e dei privati. Bologna ha infatti le potenzialità peruscire da un turismo prettamente fieristico e con-gressuale ed entrare a far parte della rete delle cittàd’arte, come auspicato dallo stesso assessore al turi-smo Marco Strada. È emersa anche la richiesta dinon ridurre le risorse stanziate per la cultura ma an-zi di continuare ad investire in un settore strategicoper la vitalità del territorio. Le associazioni di volontariato hanno ringraziato laProvincia che, in un periodo di grave crisi economi-ca come quello attuale, ha scelto di non tagliare i fi-nanziamenti destinati alle politiche di pace. Da valorizzare anche la struttura della scuola di Pa-ce di Monte Sole, che potrebbe diventare la sede dicorsi di formazione per il personale dell’Onu impe-gnato in missioni di pace all’estero. I sindaci interve-nuti hanno chiesto alla Provincia di non tagliare le ri-sorse dedicate alla viabilità e alla manutenzione delmanto stradale, per rendere le strade dell’area me-tropolitana bolognese più scorrevoli ma soprattuttopiù sicure. All’incontro sulla sanità ed il sociale è sta-ta espressa generale preoccupazione per la tenutadel sistema di welfare a seguito del taglio al FondoSociale proposto dal Governo nella Finanziaria 2006ed è stato chiesto alla Provincia di Bologna di non ri-durre le risorse destinate alla sanità e ai servizi so-ciali per riaffermare la coesione sociale come valorefondante del nostro territorio. ■

Per un bilanciocondiviso

Conclusa la consultazione con enti locali e associazioni, la Provincia

“salva” servizi e investimenti

spesaPUBBLICA

I“ oltre 380rappresentanti diistituzioni, enti edassociazionihanno espresso ilproprio pareresugli indirizzidi bilancio

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istituzione “Gian Franco Minguzzi” operaormai da molto tempo sulle “aree di con-fine”: tra professioni e volontariato, tra

pubblico e privato, tra istituzioni e società civile, traservizi formali e risorse della comunità sollecitandoconnessioni e incentivando culture di solidarietà edi integrazione lì dove sembrano prevalere, a volteanche involontariamente, separazioni e frammenta-zioni. È all’interno di questi “territori di confine” che que-sto ciclo di incontri tenta di dare risposte concre-te non solo alle molteplici domande che un familia-re, ma non solo, si pone quotidianamente, o per laprima volta, quando si trova a vivere il carico di unapersona vicina con sofferenza psichica, ma ancheconcretizzando uno spazio “altro” di confronto e diriflessione tra i diversi attori coinvolti nella promo-zione e nel recupero della salute mentale. Di fatto, nonostante lo sviluppo dei servizi territo-riali sia ancora insufficiente e disomogeneo su tut-to il territorio nazionale, rimane il dato concretoche con la legge 180 si è resa necessaria, in questiultimi anni, la partecipazione attiva al processo dicura non solo delle stesse persone sofferenti psi-chiche, ma anche delle loro famiglie e della comu-nità in cui essi vivono. Sulla base di questa premessa e su sollecitazione dialcune Associazioni di familiari, l’istituzione Minguz-zi, in collaborazione con A.I.T.SA.M. (AssociazioneItaliana per la Tutela della Salute Mentale), sede diBologna, U.N.A.SA.M. (Unione Nazionale delle As-sociazioni per la Salute Mentale) e Dipartimento diSalute Mentale dell’Azienda USL di Bologna, hannodato l’avvio ad un ciclo di incontri di informazionee confronto sui temi della salute e della malattiamentale dal titolo: “Tra Sisifo ed Icaro: il desi-derio di conoscere”. Sono intervenuti e interverranno psichiatri, psico-logi, rappresentanti di associazioni, familiari e colo-ro che vivono personalmente un disagio psichico.

tra cultura e SOLIDARIETÀ

L

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Per ogni incontro, un esperto della materia oltre adillustrare sintomatologie e possibilità di interventoha dialogato e dialogherà con i partecipanti, inun’atmosfera di confronto aperto, che consenta diesprimere la voglia di approfondire, il desiderio dicapire e, in definitiva, di dare un significato a ciò chesi è “costretti a vivere” ogni giorno.Questo ciclo di incontri è rivolto, quindi, a tutti co-loro che, toccati o meno dal problema, ritengonodi non saperne abbastanza e a tutti coloro che pen-sano di non saperne nulla, ma che vogliono cono-scere questa realtà. La partecipazione è stata fino ad oggi, oltre che nu-merosa, fortemente “sentita”. Si è cominciato lunedì 19 settembre presso la Bi-blioteca dell’Istituzione Minguzzi (in via Sant’Isaia90, la partecipazione è gratuita) e si continuerà finoa febbraio 2006 (i prossimi incontri: 16 gennaio, 30gennaio e 13 febbraio, sempre dalle 17.00 alle19.00). Gli argomenti oggetto dei prossimi incontri saran-no: “Diritti e doveri degli utenti e dei loro familia-ri”; “Un aggiornamento sulla nuova organizzazionedei Servizi di Salute Mentale”; “Quale vita sociale eprivata può avere una persona con un disturbomentale”; “Modalità possibili di rapporto tra Asso-ciazioni dei Familiari e Dipartimento di Salute Men-tale”. Nell’ultimo incontro è prevista la costituzione di unpiccolo gruppo per la definizione di un nuovo pro-gramma di iniziative che dia continuità all’esperien-za positiva realizzata. ■

Il desiderio di conoscere

Un ciclo di incontri sui temi della salute mentale organizzato dall’Istituzione Gian Franco Minguzzi

Per saperne di più,Istituzione "Gian Franco Minguzzi" Via S.Isaia, 9040123 Bologna BOTel 051 52 88 511Fax 051 521 268www.minguzzi.provincia.bologna.it

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a Provincia di Bologna mira a raggiungereentro il 2010, come raccomandato dal Con-siglio europeo, una copertura della poten-

ziale utenza nei servizi per l’infanzia del 33%. PalazzoMalvezzi non è molto lontano dalla meta, in quanto ildato provinciale è del 28%, al di sopra della media re-gionale (24%) e di gran lunga superiore alla media na-zionale, ferma il 7%. L’obiettivo indicato da Bruxelles andrà tuttavia rag-giunto per gradi: si prevede così di chiudere il trien-nio 2005-2007 al traguardo intermedio del 30%. Perfar questo il Consiglio provinciale ha varato un pianodi potenziamento dei servizi educativi rivolti ai bam-bini da 0 a 3 anni, che prevede per l’immediato futu-

ro la costituzione di nuovi nidi, di nuove se-zioni nido e centri bambino, ma anche laprosecuzione dei servizi sperimentali, comei progetti di educazione domiciliare. L’esten-sione dell’offerta per la prima infanzia, d’al-tronde, è ormai una necessità: la coperturarispetto alle richieste, come ha avuto mododi evidenziare l’assessore alla Sanità e ai ser-vizi sociali, Giuliano Barigazzi, presentan-do il piano provinciale, è cresciuta dall’82,9%dell’anno scolastico 1999-2000, all’87,22%del 2003-2004, per cui si prevede un ulte-riore aumento nel 2004-2005. Nei Piani del-la Provincia di Bologna, per i prossimi treanni, c’è l'ampliamento dei servizi per la pri-ma infanzia già esistenti e l'avviamento dinuovi, che saranno gestiti in buona parte dasoggetti privati, anche se sotto la supervisio-ne dei Comuni e la verifica di un nucleo divalutazione regionale.

Un progetto che ha come scopo principale contra-stare l’attuale squilibrio dell’offerta nel territoriobolognese. La fascia zero-tre anni, infatti, non è ser-vita in maniera omogenea in tutta la provincia. I comuni delle montagna, da questo punto di vista,sono più svantaggiati rispetto agli altri: 8 comuni ri-

Bambini in

I progetti per riequilibrare in tutto il suo territorio l’offerta

dei servizi per i più piccoli

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CONSIGLI RIUNITI PER LA “GIORNATA DELL’INFANZIA”

Il 21 novembre scorso i Consigli della Provincia e delComune di Bologna si sono riuniti in occasione dellaGiornata dell’infanzia, istituita dall’Assemblea generaledell’Onu. Obiettivo della seduta congiunta è stato farriflettere i giovani sul significato di sentirsi europei:protagonisti infatti sono stati ragazze e ragazzi dellemedie inferiori e superiori che hanno presentato i propri lavori e hanno poi dibattuto su temi europei,

Prosegue la serie di eventi e rassegneper i più giovani: spettacoli, lettureanimate, mostre e laboratori per bam-bini e ragazzi. La serie di iniziative dàseguito al dialogo intrapreso a maggiocon il Forum della cultura per l’infanziae la preadolescenza. Il calendario prevede appuntamentisu tutto il territorio provinciale fino al-la fine di febbraio. Il programma delleiniziative è in distribuzione agli Ufficiper le relazioni con il pubblico dellaProvincia (via Benedetto XIV, 3 - tel.051.659.8218 - numero verde 800-239754 - email: [email protected] e [email protected]) edei Comuni.

servizi all’INFANZIA

di Vania Vorcelli

“CREATTIVITÀ”IN PROVINCIA

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sultano infatti privi di servizi educativi per bambinida 0 a 3 anni. Complessivamente sono 20 i proget-ti approvati quest'anno, di cui 9 come prosecuzio-ne di precedenti e 11 nuovi: quindi, nell’assegnazio-ne dei fondi si avrà particolare riguardo verso lecomunità montane, dove sono maggiori le difficoltàdegli enti locali a garantire capillarità nell’erogazio-ne dei servizi. Si vuole così dare una adeguata ri-sposta ad una domanda sociale che, recita il testodella delibera approvata dal Consiglio provincialead ottobre, rimane parzialmente inevasa, generan-do ogni anno liste d’attesa, in particolare nelle real-tà di maggiori dimensioni e in quelle di più recenteespansione. I contributi di palazzo Malvezzi andran-no indirizzati nello specifico, laddove è più alta la

presenza di giovani coppie con figlipiccoli e nei comuni con un indice dicopertura inferiore al 20% (4 dei qua-li però non hanno lista d’attesa).Tra leazioni da portare avanti, la maggiorvalorizzazione della figura del Coordi-natore pedagogico, “un’importante fi-gura di raccordo - secondo Barigazzi- per soggetti pubblici e privati”. Pa-lazzo Malvezzi inoltre intende rilan-ciare il lavoro del coordinamento pe-dagogico provinciale, attivo dal 2000,luogo di scambio delle diverse espe-rienze e di riflessione sulla qualità deiservizi offerti e omogeneizzazione de-gli interventi sul territorio provincia-le. Il piano triennale prevede inoltrerisorse a sostegno e promozione diiniziative di formazione permanentedegli operatori. Con queste linee gui-da, l'assessore Barigazzi confida che laProvincia di Bologna possa raggiunge-re, come raccomandato dal Consiglioeuropeo, una copertura della poten-ziale utenza nei servizi per l'infanziadel 33% per il 2010. La delibera diprogrammazione degli interventi perlo sviluppo, il consolidamento e laqualificazione dei servizi educativi ri-volti ai bambini in età 0-3 anni, è sta-ta approvata dal Consiglio provincialealla fine del mese di ottobre. ■

cerca di asilo

leggendo in più lingue brani dal celebre scritto sullatolleranza di Voltaire, uno dei più importanti manifestidella cultura europea.

Le esperienze e le conoscenze maturatedalle amministrazioni italiane sulle te-matiche minorili, sulle problematicheconnesse al fenomeno delle migrazionie sulle politiche di welfare rappresenta-no una risorsa importante da valorizza-re anche nell'ambito della cooperazio-ne internazionale. Parte da questa con-vinzione il convegno dal titolo “La co-operazione decentrata e le politiche peri minori” promosso dalla Regione Emi-lia-Romagna in collaborazione con Pro-vincia di Bologna, Regione Marche, Re-gione Friuli Venezia Giulia, nell’ambitodelle Giornate europee per la Coopera-zione italiana allo sviluppo del Ministe-ro degli Affari Esteri, che si è svolto loscorso novembre a palazzo Malvezzi.L'iniziativa ha avuto lo scopo di eviden-ziare la specificità delle esperienze incorso di svolgimento da parte delle Re-gioni Emilia-Romagna, Marche, FriuliVenezia Giulia, enti locali e terzo setto-re, in alcuni programmi di cooperazionedecentrata realizzati in partnership conla Cooperazione Italiana- Ministero Af-fari Esteri. Secondo i promotori del con-vegno i partenariati internazionali tradifferenti comunità locali possono con-tribuire, concretamente ed efficace-mente, al sostegno ed al rafforzamentodei processi di decentramento nei pae-si in via di sviluppo ed in transizione.Paesi nei quali queste tematiche rice-vono crescente attenzione quale fattoredi coesione politica e sociale e qualestrumento di “buon governo”, per ri-spondere in maniera più adeguata epuntuale ai bisogni della collettività.

COOPERAZIONE E POLITICHE PER I MINORI

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a vita presenta difficoltà per tutti, ma perqualcuno andare avanti può essere più diffici-le che per altri. Dietro la sofferenza dell’han-

dicap c’è infatti un cosmo che ha tutti i diritti di po-ter condurre un’esistenza “come gli altri”, nonostan-te mille scogli da superare. Un problema di fronte alquale è giusto muoversi e nei confronti del quale laProvincia lavora ormai da tempo: “Quello dei dirittidei diversamente abili e del tentativo di migliorare laqualità della loro esistenza - afferma infatti l’assesso-re all’Istruzione, Formazione, Lavoro e Politiche perla sicurezza sul lavoro Paolo Rebaudengo - è unpunto sul quale la Provincia sta lavorando, coinvol-gendo i diversi assessorati, che così possono interve-nire nel migliore dei modi nel proprio ambito di com-petenza. Ad esempio l’assessorato alla Cultura si èadoperato per l’eliminazione delle barriere nelle va-rie strutture aperte al pubblico come i musei o le bi-blioteche, mentre quello allo Sport sta lavorando perpermettere anche ai disabili di praticare le più diver-se discipline sportive. Per quanto ci riguarda, invece,il nostro massimo impegno è profuso nel tentativo dipromuovere l’integrazione dei disabili nelle scuole,cercando di inserirli successivamente nel mondo dellavoro”. Un intervento necessario che si sviluppa so-prattutto in due direzioni: “La nostra preoccupazio-ne – prosegue l’assessore Rebaudengo - è quella didare un supporto alle scuole nei loro progetti a favo-re dei disabili, sia per quanto riguarda il trasporto deiragazzi nella struttura scolastica, sia per quel che con-cerne invece la loro formazione didattico – educati-

va”. Il tutto perché, una volta uscito dalla scuola, il ra-gazzo diversamente abile possa poi inserirsi al meglionel mondo del lavoro: “Negli ultimi anni c’è forse unamaggiore attenzione alle esigenze dei disabili, sonostate promulgate leggi che mettono in stretta corre-lazione le caratteristiche del disabile con il posto di la-voro che gli viene assegnato, in modo da individuarela migliore sistemazione possibile”. Un’attenzione che si è esplicitata nell’art.14 del D.lgs.276/2003 (Legge Biagi), che prevede che, allorchél’inserimento lavorativo nelle cooperative sociali ri-guardi lavoratori disabili con particolari caratteristi-che e difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo or-dinario, lo stesso possa variare ai fini della coperturadella “quota di riserva”. Che, in pratica, significa tendere una mano in più a chista peggio di noi. Anche se l’ultima Finanziaria sembranon tenere minimamente conto di questo: “Il disegnodi legge che è stato presentato - sottolinea infatti l’as-sessore Rebaudengo - è semplicemente disastroso,perché colpisce tutti indiscriminatamente e quindi, amaggior ragione, finisce per avere conseguenze anco-ra più gravi sulle fasce più deboli e sui servizi sociali.Così il risultato è quello che chi si trova in posizione“svantaggiata” subisce un doppio danno: il primo per-ché comunque è costretto a vivere con un handicaped il secondo perché si va a tagliare un finanziamen-to che già prima era insufficiente e che ora, conside-rando che le esigenze dei disabili sono in crescita,non è assolutamente adeguato”. Una situazione grave e inaccettabile, per la quale han-no manifestato recentemente oltre 4000 persone da-vanti a Montecitorio. Il mondo politico si è schieratoe le giuste critiche non sono mancate, ma è troppopresto per prevedere gli esiti di questa battaglia. Diuna cosa, però, siamo sicuri, e cioè che la Provincia

L’impegno e le azioni di sostegno della Provincia verso i diversamente abili

disabilità e DIRITTI

di Damiano Montanari

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Per un’esistenzacome

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continuerà a battersi per i diritti delle persone diver-samente abili. Come del resto dimostra anche la“Giornata dei diritti delle persone con disabilità” pro-mossa il 3 dicembre dal Gruppo Provinciale interas-sessorile per il superamento dell’handicap; si è volu-to dedicare una giornata alle esigenze di chi vive l’-handicap, agganciandosi tra l’altro ad un’iniziativa eu-ropea. La ricorrenza, che in realtà si è articolata inuna settimana, è stata organizzata insieme alle varie

Associazioni del territorio impegnate nella lotta per idiritti dei disabili. La settimana ricca di incontri si èconclusa con una “cena al buio”, in cui persone nonvedenti hanno servito ai tavoli del Ristorante “LeTorri” in una serata organizzata per finanziare corsiper non vedenti in cucina. Come dire che per vedere le cose giuste da fare nonsempre servono gli occhi, ma può bastare guardarsidentro. ■

Tanti interventi un solo scopo

Scuola ed edilizia A cominciare dal diritto alla studio, per cui alla Pro-vincia spetta un ruolo di coordinamento generale edi programmazione degli interventi, secondo quan-to disposto dalla Legge regionale 8 agosto 2001,n.26. Fra le azioni per favorire l’accesso è previstal’erogazione ai Comuni di contributi per sostenereservizi individualizzati rivolti agli studenti frequen-tanti le scuole del sistema nazionale d’istruzione,mentre sul versante della qualità del sistema è pre-visto il riconoscimento di contributi a fronte diprogetti di qualificazione realizzati da scuole e/o daiComuni. È prevista, inoltre, l’assegnazione di finanziamentiper "spese di investimento", ovvero l’erogazione aiComuni di contributi per l’acquisto di mezzi, sussi-di didattici ed attrezzature fisse finalizzati ad agevo-

L’attività per il miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità si articola su diversiinterventi che coinvolgono i differente settori e servizi

lare l’inserimento di soggetti in situazione di handi-cap. Ci sono inoltre iniziative relative alla transizio-ne scuola media inferiore/scuola media superiore,volte a contrastare l’abbandono e favorire l’inte-grazione di allievi/e in condizione di handicap. Interventi significativi anche per l’edilizia scolastica:investimenti per la messa a norma dell’Aldrovandi-Rubbiani e per il Liceo Galvani, lavori previsti per il2006. Molti anche gli interventi realizzati e in pro-gramma per il superamento delle barriere architet-

quella di tutti

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toniche negli edifici della Provincia. In provincia so-no stati finanziati (con fondi regionali) interventiper l’abbattimento delle barriere architettoniche inbiblioteche e musei e per l’allestimento di posta-zioni multimediali accessibili.

Formazione e lavoroMolto importanti anche gli interventi per la forma-zione, divisi in tre tipologie: interventi integrati neipercorsi scolastici, percorsi per il diritto-dovere al-la formazione, per i giovani fino a 18 anni (30 atti-vità attivate per 169 posti disponibili nell’anno2004-2005) e la formazione per gli adulti (6 attivitàapprovate per 72 posti disponibili). Rispetto al qua-dro globale degli interventi finanziati nel periodo2001-2004, gli interventi destinati a persone disabi-li hanno avuto un peso percentuale medio del

10,8%. Dalla formazione al-l’avviamento al lavoro, conincentivi per le aziende per ipercorsi di inserimento la-vorativo mirato e con il so-stegno anche del Fondo So-ciale Europeo. Sul versantedella salute e della sanità,sono stati raccolti dati suibisogni sociali e sulle risorseattivate (dalle strutture diassistenza alle associazionidi volontariato e alle coope-rative sociali), individuandonei Piani di Zona lo stru-mento programmativo dellepolitiche sociali.

Mobilità e trasportiAlla Provincia spettano infat-ti la redazione di strumentidi pianificazione provincialequali il Piano della mobilità

provinciale, il Piano di bacino del trasporto pubblicoe il Piano della viabilità extraurbana. Il programma dirinnovamento della flotta di Atc ha compreso dispo-sitivi per il miglioramento dell’accessibilità ai mezzipubblici da parte di persone con disabilità (pianale ri-bassato, pedana per trasporto invalidi, cartelli LED,annuncio fonico). Interventi non solo per il traspor-to su gomma, ma anche sulla rete del Servizio Fer-roviario Metropolitano.

AmbienteL’assessorato all’Ambiente ha promosso l’iniziativa“Interventi per garantire l’accessibilità dei parchiappenninici ai disabili”, con azioni nel Parco delCorno alle Scale, Parco dei Laghi di Suviana e Bra-simone, Parco dei Gessi bolognesi e Calanchi del-l’Abbadessa, Parco storico di Monte Sole e Parcodell’Abbazia di Monteveglio.

Sport e turismoLa azioni messe in campo dal Servizio turismohanno come obiettivo quello di ampliare la frui-bilità delle strutture e dei siti turistici del terri-torio, con azioni di informazione e sensibilizza-zione, indagini sull’accessibilità delle strutture ri-cettive nella gestione dei finanziamenti pubblici,dando priorità ai progetti che favoriscono l’ac-cessibilità di strutture, infrastrutture e servizi delcomparto turistico. Per quel che riguarda lo sport, l’intenzione èquella di creare entro breve un tavolo di lavoropermanente con tutte le realtà coinvolte per po-ter portare a compimento un progetto denomi-nato "Lo Sport per Tutti" che l’assessorato Sportha definito per il mandato in corso. [R. L.]

Fonte: I servizi della Provincia di Bologna per le persone con disabilità – Rapporto 2004,consultabile sul sito della Provincia all’indirizzowww.provincia.bologna.it/handicap

Provincia, Comune di Bologna e Atc hanno fir-mato un protocollo di intesa, con le organizza-zioni sindacali e la sezione provinciale dell’As-sociazione italiana ciechi, riguardante l’attiva-zione di dispositivi vocali di annuncio delle fer-mate su tutti gli autobus urbani ed extraurba-ni. L’obiettivo è migliorare l’accesso al servizio,anche per i cittadini non vedenti, rendendoidentificabili le fermate e accessibili le infor-mazioni degli orari di percorrenza e sulle coin-cidenze fra le linee.Da subito verranno attivati i dispositivi vocalisu tutti i mezzi ed entro i prossimi quattro me-si Atc dovrà provvedere alla completa installa-zione di etichette in braille su tutte le fermatedell’area urbana, compresi i comuni di Casalec-chio di Reno, San Lazzaro e Castel Maggiore e,entro un anno, equipaggerà i mezzi urbani dialtoparlanti esterni.

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l processo piu rilevante inerente alle questionidi disabilità attualmente in corso a livello inter-nazionale è la negoziazione, in ambito ONU, di

una Convenzione sulla protezione e promozionedella dignità e dei diritti delle persone con disabilità.Nonostante sia universalmente riconosciuto chetutte le convenzioni sui diritti umani si applichino al-le persone con disabilità, è sempre piú evidente chela protezione offerta da tali convenzioni non si è di-mostrata sufficiente all’effettivo esercizio di tali di-ritti. La continua discriminazione delle persone condisabilità ha portato alla decisione di elaborare unostrumento con obbligatorietà legale, quale una con-venzione di diritti umani, in modo che i diritti pos-sano essere protetti con maggiore efficacia. Con la Risoluzione 56/168 del 19 dicembre 2001,l’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Na-zioni Unite ha creato un Comitato ad hoc che“consideri proposte per una convenzione completa,internazionale e integrale per promuovere e pro-teggere i diritti e la dignità delle persone con disabi-lità, basata sull’approccio olistico sviluppato neicampi dello sviluppo sociale, dei diritti umani e del-la non-discriminazione e tenendo inoltre conto del-le raccomandazioni della Commissione sui DirittiUmani e sulla Commissione sullo Sviluppo Sociale."Fanno parte di tale Comitato tutti gli stati membridelle Nazioni Unite nonché stati ed enti ammessi inqualità di osservatori. Durante la sua prima sessione (nell’agosto 2002) ilComitato ha deciso che i rappresentanti delle orga-nizzazioni non governative (ONG) accreditate alComitato stesso, potessero partecipare alle riunio-ni e presentare delle proprie dichiarazioni. Da allo-ra, l’Assemblea Generale ha ripetutamente sottoli-neato l’importanza del coinvolgimento attivo delleONG che rappresentano le persone con disabilitànei lavori del Comitato. È importante notare che per la prima volta nellastoria delle Nazioni Unite un Comitato dell’Assem-

blea Generale si apre al contributo diretto delleONG. Alcuni articoli del testo provvisorio attual-mente in negoziazione piú che altro riaffermano di-ritti umani già esistenti; altri articoli intendono adat-tare diritti esistenti alla situazione specifica e ai bi-sogni delle persone con disabilità, come ad esempioil diritto all’informazione e ad esprimere la propriaopinione e il diritto all’educazione; altri articoli an-cora introducono questioni specifiche relative alladisabilità come ad esempio l’accessibilità dell’am-biente e la mobilità personale. La Convenzione nella sua interezza è basata sul prin-cipio di non-discriminazione e include tutte le cate-gorie di diritti esistenti: civili e politici, economici,sociali e culturali. Grande enfasi è stata data allamessa in atto futura della Convenzione e il testo-ba-se include misure che gli stati membri dovrannomettere in atto qualora essi la ratifichino.

Le prossime tappe della ConvenzioneIl Comitato ad hoc continuerà a negoziare sulla ba-se del testo e delle revisioni e dei cambiamenti pro-posti dagli Stati Membri. Una volta che l’esame deltesto verrà concluso, la Convenzione sarà presenta-ta all’Assemblea Generale per l’adozione e successi-vamente sarà pronta per essere firmata e ratificatada parte degli Stati Membri. Nel frattempo, i governi degli Stati Membri e leONG - in particolare le organizzazioni di personecon disabilità -, con l’appoggio dell’ONU, hanno unruolo fondamentale nel preparare la messa in attodella Convenzione attraverso formazione, assunzio-ne di consapevolezza, creazione di servizi e di poli-tiche a livello locale, nazionale e regionale. ■

L’impegno delle Nazioni Unite

3 dicembre, giornata internazionale delle persone con disabilità indetta dall’ONU nel 1982. Un’occasione per la collettività di diventare davvero una “società per tutti”

di Vittoria Beria*

Il sito del Programma mondialedell’ONU sulla disabilitàwww.un.org/esa/socdev/enablecontiene le informazioni e i documenti ufficiali relativi al lavoro delle Nazioni Unitenell’ambito della disabilità e in particolare al processo di elaborazione della Convenzione.

* del Programma mondialedell’ONU sulla Disabilità

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disabilità e DIRITTI

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apire quali sono le dinamiche dei flussi diimmigrazione e soprattutto quali sono leesigenze dei figli degli immigrati e delle loro

famiglie, affrontando il tema con un approccio co-struttivo di quella che è ormai una componentestrutturale della nostra società, è stato l’obiettivo delconvegno “OsservAzioni” promosso in novembredalla Provincia. Seguendo questa impostazione, lascelta è stata quindi quella di far parlare, non solo gliesperti e gli amministratori, ma anche chi vive la con-dizione di immigrato e chi è vicino ed attivo per la di-fesa della qualità della vita di questa importante fasciadi popolazione.

Dai numeri alla realtà“Nella nostra provincia sono presenti persone cheprovengono da ben 147 Paesi diversi” ha esorditoRoland Jace, membro della Consulta regionale perl’integrazione dei cittadini stranieri facendo notareche “quando si parla di migrazione lo si fa come se siavesse di fronte un soggetto unico, una persona uni-ca, ma non è così”. Una riflessione che rappresentaun sollecito a fare un passo in avanti, a cercare diguardare più da vicino un fenomeno che ha un carat-tere più variegato di quanto non si possa pensare, mache comunque, ha osservato Jace “presenta alcunepriorità legate alla gestione della vita quotidiana cheaccomunano un po’ tutti gli stranieri”. “Tra questenon metterei l’appartenenza religiosa, che per noinon è sicuramente una priorità vitale, – ha spiegato –quanto problemi che sono, nei loro criteri, identici aquelli che hanno i cittadini italiani”. In particolare Jaceha ricordato che “i figli degli immigrati vanno a scuo-la, ma la maggioranza di loro frequenta istituti tecni-co-professionali e non seguono quel percorso più ge-nerale diffuso tra i loro coetanei italiani”. Una sortadi scelta obbligata, “dovuta anche ad una normativache ci costringe all’età di 18 anni a trovare un lavoroperché, pur vivendo con genitori che hanno raggiun-to un reddito abbastanza buono per sostenere il per-corso di formazione dei figli, non si può far affida-mento sullo stato economico della famiglia per rin-novare il permesso di soggiorno”. Sebbene esista lapossibilità di ottenere un permesso per studio, que-sto documento non è convertibile automaticamentein un permesso per lavoro al termine dell’università;motivo per il quale, ha rimarcato Jace “un giovane èin pratica obbligato a trovare subito un lavoro sevuole restare sul territorio dove, tra l’altro, è nato”.

immigrazione

di Marina Brancaccio C

La nuovadella seconda Vita di quartiereA ricevere il plauso di Jace è stato il progetto pro-mosso dal Comune di Bologna per l’avvio di un rap-porto permanente tra popolazione straniera e Quar-tieri. Un’idea apparentemente banale, ma che ha spie-gato Jace, “ha molti aspetti positivi, perché ci potràpermettere di conoscere meglio il Quartiere e chi ciabita, sdoganando il pensiero che fa dire che il pro-blema sono gli stranieri”. Il passaggio decisivo di que-sta iniziativa bolognese sta nel fatto che i Quartieri sisono impegnati a facilitare la preparazione dei docu-menti necessari per richiedere i permessi di soggior-no. “Così, non solo eviteremo le file in Questura, mapotremo anche rapportarci ad una persona che faparte della pubblica amministrazione e non ad un po-liziotto” ha aggiunto Jace. Il rapporto con le forze del-l’ordine è, infatti, un aspetto molto delicato della vita

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immigrazione

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dei migranti, ribadito anche da Jace che ha parlato diuna sorta di “frustrazione, dovuta al fatto che la nor-mativa sull’immigrazione è di competenza del Mini-stero degli Interni. Non capisco bene - ha detto -perché si sia pensato di istituire la Consulta dell’Islamitaliano presso questo Ministero, è come dire che l’Is-lam è un pericolo e che quindi è bene tenerlo sottocontrollo?”.Jace ha espresso idee molto chiare sulrapporto tra immigrazione e mass media: “I mezzi dicomunicazione e la Tv influiscono molto sull’opinio-ne pubblica e talvolta costruiscono dei cliché che dis-torcono la concezione che la società può formarsisull’immigrazione”. Da qui la centralità dei progettiinterculturali a favore della conoscenza reciproca. Unterreno su cui la Provincia di Bologna è impegnata datempo e che, secondo Jace, “ha già cominciato a da-re i primi segnali di un cambiamento”.

Voci dalla montagna A portare al dibattito la voce degli stranieri che vivo-no nelle zone del territorio, è stato Khaline Bou-chaib, presidente dell’AIAB, Associazione Immigratidell’Appennino Bolognese. La montagna è una delle aree che, a partire dalla finedegli anni Ottanta, ha visto un vero e proprio boomdella presenza degli immigrati, attirati in Appenninodalle opportunità lavorative offerte dal comparto edi-le e, in particolare, dalle ristrutturazioni. “In seguitoai ricongiungimenti si sono create delle vere e pro-prie reti familiari - ha spiegato il presidente dell’AIAB- un aspetto dell’insediamento che ha consentito an-che alle donne di poter trovare un lavoro e a moltefamiglie di poter comprare una casa”. Ad avallare latesi di Bouchaib ci sono anche i dati sulle imprese gui-date dagli immigrati. “In montagna - ha, infatti, ricor-dato - si parla di quasi 400 ditte condotte da stranie-ri residenti sul territorio”. Si tratta, dunque, di co-munità allargate e integrate ed è chiaro, allora, che laprossima sfida per queste famiglie di-venta gestire al meglio l’integrazionedei loro figli. “Dobbiamo prepararciper il futuro” ha proseguito Bouchaib,precisando che “nel giro di 3 o 4 annici troveremo a fare i conti, come giàaccade in altri Paesi, con uno scontrogenerazionale tra gli immigrati di pri-ma generazione e i loro figli, che nonpossono essere chiamati immigratiperché in Italia sono nati e ci vivono dasempre”.

Verso un nuovo modello d’immigrazione“Nel 1993 - ha dichiarato Massimo Livi Bacci, or-dinario di Demografia all’Università di Firenze - si sti-ma che ci fosse in Italia un milione di immigrati rego-lari; oggi questa cifra è triplicata e probabilmente nelgiro di una decina di anni si sarà ulteriormente rad-doppiata. Se il fenomeno mantiene questo ritmo, tra6 anni avremo un milione di alunni stranieri nellescuole italiane”. È l’incisivo quadro che Livi Bacci ha presentato all’ini-zio del suo intervento e che lo ha condotto a porrel’accento sul fatto che “dobbiamo rovesciare l’otticapolitica che, con la Legge Bossi-Fini, vede l’immigra-zione come un fenomeno di breve termine che si ac-cetta solo perché riesce a rimediare ad alcune stroz-zature del mercato del lavoro”.

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“Per rifondare questa politica bisogna decidere qualedeve essere il modello di immigrazione del nostroPaese - ha continuato il professore - Per fare ciò “ènecessario e indispensabile stabilire un percorso diaccesso chiaro, definito, fattibile e perseguibile, ai di-ritti sociali e politici e al diritto alla cittadinanza”.Il raggiungimento dello status di cittadino in Italia è,invece, secondo Livi Bacci “un percorso ad ostacolicon un’altissima dose di discrezionalità da parte di chideve concedere la cittadinanza”. La questione dell’attribuzione di competenza in ma-teria di politiche per l’immigrazione, sollevata da Jacee Bouchaib, è da rivedere anche per lo studioso cheha ribadito come questo settore sia appannaggio delMinistero degli Interni “perché il contrasto all’immi-grazione risulta la preoccupazione principale”. Un atteggiamento che trova conferma nei dati delDossier Caritas in cui si legge che nel 2004 sono sta-ti spesi 29 milioni di euro a sostegno dell’immigrazio-ne regolare e 115 milioni per combattere quella clan-destina. A tutto ciò si aggiunge il problema del profi-lo di questi flussi migratori. “L’immigrazione ad altarotazione scoraggia l’immigrazione di qualità - haspiegato Livi Bacci – quella cioè di tecnici, professio-nisti e ricercatori, che è importante per lo sviluppo diun paese tanto quanto quella della manodopera nonqualificata”. Se, allora, il problema è quello di sceglie-re un modello, bisogna necessariamente stabilire del-le regole che tengano conto della complessità e dei

diversi aspetti di un fenomenoche nel tempo è mutato e di-venuto strutturale, ma ancheindividuare gli strumenti mi-gliori per applicare questo mo-dello.

Cpt: un quesito irrisoltoAttualmente, la Legge italianaannovera tra questi strumentidi regolazione anche i Cpt, iCentri di permanenza tempo-ranea che ‘ospitano’ i clande-stini in attesa di lasciare il Pae-se. Su questo tema, giudicatoda lui stesso “spinosissimo”,Livi Bacci ha posto, nel corsodella discussione, una serie diinterrogativi. “I Cpt hanno, probabilmente

con tutta giustizia, acquisito una pessima fama, ma bi-sogna domandarsi se un paese che sta nell’Europa a25 e che è quindi legata ad una politica comunitariapuò permettersi di non avere dei centri per l’identifi-cazione di coloro che entrano senza permesso”. “Èallora forse un problema di investimento su questicentri? Di farne qualcosa di diverso?” ha domandatoil demografo, chiedendosi se non si possano indivi-duare garanzie e spazi migliori ma anche tempi piùbrevi. È, in sostanza, “un problema di civiltà di per-manenza?”. Quesiti che secondo Livi Bacci veicolano“problemi risolvibili”, magari con l’aiuto di un’orga-nizzazione internazionale che oggi non esiste.

La Provincia in prima linea per l’inclusioneIl tema della seconda generazione degli immigrati, incontinuo aumento a Bologna e in provincia, in con-

IL CPT DI VIA MATTEI A BOLOGNALa sigla Cpt sta per Centro di permanenza temporanea.Si tratta di strutture deputate ad accogliere gli immigrati

clandestini in attesa di espulsione e istituite dall’articolo 12della Legge 40 del 6 marzo 1998, nota anche come “Turco-Napolitano”. Il Cpt di Bologna sorge in via Mattei n. 60, nell’edificio dell’exCaserma Chiarini. La liberatoria con cui il Comune decise perquesta collocazione (l’altra ipotesi era l’ex Polveriera di viaRoncrio) è stata approvata dalla giunta Vitali il 12 giugno1999. Il 16 agosto 1999, con un decreto congiunto del Ministero degli Interni, del Ministero degli Affari Sociali e

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clusione, “va affrontato con molto vigore”, perchéquelli che oggi sono bambini e che presto divente-ranno giovani “sono su una linea di confine tra il loropaese di origine e, soprattutto, tra i loro genitor e ilcontesto in cui vivono: gli amici, la scuola, la societàintera”. Parola dell’assessore provinciale alla Sanità eai Servizi Sociali Giuliano Barigazzi che ha apertoe concluso il convegno del 4 novembre. “La differenza tra noi e i nostri vicini francesi - ha os-servato Barigazzi, facendo riferimento alla rivolta cheha causato numerosi scontri e violenze a Parigi e nel-le altre province del Paese - sta nel fatto che in Fran-cia esiste una politica che vede la cultura di apparte-nenza degli immigrati come subalterna a quella nazio-nale”. “Noi abbiamo, invece, deciso di lasciare moltospazio all’espressione della cultura di origine - ha con-tinuato l’assessore - anzi di promuovere l’estensionedi spazi per favorire le mescolanze, la conoscenza el’arricchimento reciproco”. In concreto la Provincia, al fianco del Comune di Bo-logna, è impegnata per il sostegno e lo sviluppo deicentri interculturali sul modello dello “Zonarelli”, infunzione da anni sotto le Due Torri. “Abbiamo chiesto al centro - ha spiegato Barigazzi -di presentarci un progetto di carattere metropolita-no affinché l’esperienza dello Zonarelli possa esten-dersi anche agli altri Comuni del territorio, compre-si quelli più piccoli, costruendo una rete di centri perl’inclusione”. Un programma su vasta scala che potrebbe partiregià dal 2006, ha annunciato Barigazzi, e che si accom-pagnerà ad “azioni più generali di comunicazione in-terculturale che finanzieremo con risorse che mette-remo a bando il prossimo anno”. Saranno attivati anche nuovi percorsi di formazione,con il coinvolgimento dell’Istituto Minguzzi, rivoltoagli operatori socio-sanitari, delle scuole, delle Ausl,

delle strutture di acco-glienza e dei Comuni. “Inostri servizi sociali sisono finora dimostratipronti e capaci di svol-gere le loro funzioni, -ha assicurato l’assesso-re - ma l’immigrazioneè un fenomeno veloce,tumultuoso e sta cam-biando, quindi bisognaapprofondire gli stru-menti per affrontarequella che si può chia-mare una seconda fase:l’immigrazione familia-re. Il tutto consideran-do anche la molteplicitàdelle nazionalità pre-senti sul nostro territo-rio”. Sul tema dell’attri-buzione delle funzionil’assessore ha accoltoin pieno l’appello lan-ciato dai rappresentanti della associazioni di immigra-ti. “La competenza in materia deve essere sempremeno della polizia e sempre più di chi deve accoglie-re queste persone” ha affermato, chiarendo che “ilproblema è nell’impostazione della Bossi-Fini che mi-ra a reprimere e a respingere l’immigrazione, senzatrovare soluzioni per un percorso chiaro e definitoche affronti un elemento ormai strutturale”. A questo punto “la competenza ricade sempre piùsugli Enti locali e sui territori e si collega al riconosci-mento del diritto di voto”. È forse proprio questa la nuova sfida amministrativae di civiltà che ci attende per il prossimo futuro e chepotrebbe segnare un passaggio decisivo. La Provincia che nel 2005 ha speso 172.000 euro perle politiche a favore dell’immigrazione e conta di stan-ziarne altrettanti per il 2006, ha già aperto un per-corso di confronto con i Comuni, il terzo settore e isindacati per individuare la migliore forma di costitu-zione di un organismo di rappresentanza, con funzio-ni consultive e a base elettiva, dei cittadini stranieri.I risultati di questo percorso di concertazione saran-no presentati entro marzo 2006. “La partecipazione- ha concluso Barigazzi - è l’altra faccia della medagliadel radicamento”. ■

del Ministero del Tesoro veniva ratificata la nuova destinazione. Il 13 settembre 1999, l’allora sindaco Giorgio Guazzaloca sottoscriveva il Protocollo d’intesa definitivo con la Prefettura, il Ministero delle Finanze e il Ministero della Difesa. Il Cpt di Bologna è entrato in funzione il 20 maggio 2002 ed è tutt’oggi al centro di numerose polemiche. La gestione della struttura venne affidata inizialmente alla Croce Rossa. Attualmente, invece, è in capo alla “Confraternita della Misericordia” che gestisce anche il Cpt di Modena. La “Misericordia” è un’organizzazione di volontariato di secondo livello di ispirazione cristiana, guidata da Daniele Giovanardi.

Provengono da 186 Paesi diversi e nel nord Ita-lia si prevede che la loro presenza aumenti del20% ogni anno. Sono i figli degli immigratiche, solo in Emilia-Romagna, rappresentanol’8,4% dei minori, una percentuale che collocala Regione al 4,5% del totale nazionale. Si trat-ta del popolo dei piccoli cittadini stranieri che,nella Provincia di Bologna, ha conosciuto untrend di crescita rapidissimo. Si è passati da400 nascite nel 1997 a 1.232 nel 2004, pari al14,5% dei nati sul territorio bolognese. Nel ca-poluogo emiliano la percentuale degli extraco-munitari sul totale dei nati ha raggiunto il14,6% nel 2004, una percentuale che alla finedel 2002 si attestava al 2,1%. Sono solo alcuni dei dati più significativi chefotografano la realtà della ‘seconda genenera-zione’ degli immigrati che hanno varcato i no-stri confini, forniti dall’Osservatorio sull’immi-grazione di Bologna coordinato da Palazzo Mal-vezzi e dal Dossier Caritas nazionale.

I DATI DELL’OSSERVATORIOSULL’IMMIGRAZIONE

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rofessore, si sono date molte definizio-ni su quanto accaduto nelle periferiedelle grandi città francesi: sommossa,

rivolta, guerriglia urbana. È emersa, in realtà,una certa incapacità di dare un nome a quegliavvenimenti. Che cosa è accaduto a suo pare-re?Questa incapacità corrisponde a un fatto reale, allacomplessità di quanto è accaduto e a una grande in-certezza. Non solo di giornalisti e studiosi, ma anchedella società francese, poiché ciò che è successo hatante sfaccettature. Tuttavia, non si è trattato di vi-cende inaspettate. Una situazione di tensione, di insi-curezza urbana, di conflitto e di una certa violenza en-demica era già presente. Si tratta infatti di quartieri dif-ficili con una forte presenza di particolari gruppi so-ciali, cioè giovani di origine magrebina che, pur citta-dini francesi a tutti gli effetti, non si sentono ricono-sciuti come tali.Siamo dunque in presenza di una reazione deigiovani dei ceti popolari di fronte a una evi-dente discriminazione sociale?Certo, legata a un’urbanizzazione che ha creato veri epropri ghetti, seppur non paragonabili per degrado aquelli nordamericani. Facendo un confronto tra le ri-volte negli Stati Uniti e quello che è successo in Fran-cia si notano elementi di comunanza ma soprattuttonotevoli differenze. In Francia, per esempio, non si èverificata la feroce violenza che ha caratterizzato le ri-volte negli Usa. Però c'è un innegabile elemento diprotesta, seppur estrememente confusa. I disordininelle banlieu francesi hanno messo all'ordine del gior-no i problemi della ghettizzazione e della discrimina-zione che abitano questi quartieri, hanno dato la pa-rola a certi giovani seppur attraverso la mediazionedei gruppi delle musica rap, gli unici ad avere un'im-magine pubblica.Quali sono le differenze tra Francia e Italiariguardo alla presenza di immigrati e immi-grazione come componenti strutturali dellasocietà?

Non è semplice rispondere. L'immigrazione in Franciaè un fenomeno più antico, che nella prima sua storicaondata dal Nord Africa risale alla fine degli anni Cin-quanta. La questione su cui i francesi si trovano a ra-gionare riguarda oggi le seconde e le terze generazio-ni di immigrati. Ciò spiega anche la profondità dei problemi: non sitratta tanto di integrazione, ma delle opportunità cheuna componente della popolazione ha di realizzare lesue aspirazioni. Il problema insomma è che sono dav-vero e “fin troppo” integrati. A tutto questo fa dacontrocanto un’esclusione strutturale. I giovani si sen-tono parte della società in cui vivono ma al contempoesclusi per vari motivi: dal mancato rendimento sco-lastico alla discriminazione sociale vera e propria. Nederiva una grande frustazione, e questo esaspera iproblemi. Non esiste, in altre parole, quel sentimento di spe-ranza di integrazione che coinvolgeva le prime gene-razioni, i loro padri. In Italia registriamo ancora in granparte la presenza di “prime generazioni”, e non vi èancora una situazione di cronicità, di approfondimen-to dei problemi come accade in Francia. Ma anche da

Intervista al professore Dario Melossi*sulle questioni aperte in Italia in tema di

flussi migratori, dopo la rivolta nelleperiferie metropolitane che ha scosso

recentemente la Francia

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di Federico Lacche P

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noi si inizia a fare i conti con le seconde generazioni.In Emilia Romagna, per esempio, circa un parto su cin-que è di una donna straniera, dunque il 20 per centodei bambini che nascono sono figli di immigrati. Lapercentuale di circa il 6-7% di cittadini immigrati in re-gione si avvicina ormai alla media europea, non è af-fatto bassa se si pensa che il fenomeno è abbastanzarecente. Se a questo si aggiunge che secondo le proie-zioni demografiche tale ritmo accelerato non rimpiaz-za il nostro calo demografico – tra i più alti del mon-do -, è facile prevedere la continuazione massiccia deimovimenti immigratori, dunque una sempre maggiorpresenza di seconde generazioni. Nel giro di qualche anno, allora, ci troveremoanche in presenza di uno scontro generaziona-le tra gli immigrati di prima generazione e i lo-ro figli, di una crisi di identità di questi ultimiche non accetteranno più di essere trattati co-me stranieri. Come dobbiamo prepararci aquesto futuro?Fare previsioni non è facile, specie su situazioni chepotrebbero creare conflitti anche notevoli. Comeipotizziamo in una nostra ricerca, questi giovani po-

trebbero forse trovarsi a vivere in due società divisedalla porta di casa. Inoltre, pur avendo bisogno di unrapporto intenso con la propria famiglia e con i geni-tori per trovare una propria identità, dovrebbero fa-re i conti con un contesto sociale che tende a svalu-tare i propri padri e la cultura di provenienza, che po-trebbe privarli di modelli di riferimento e anche di au-torità, in un certo senso. La triste ironia di un taleprocesso vive nel fatto che proprio gli atteggiamenti dipregiudizio o di razzismo verso i gruppi immigrati so-no la causa di una più difficile crescita delle secondegenerazioni, dunque dei problemi stessi tra questi gio-vani e l'intera società. Qui affondano le radici della fru-stazione psicologica e sociale che può portare al con-flitto.Come si può evitare questo risentimentoculturale?Purtroppo temo sia in parte inevitabile, poiché va dipari passo con i grandi processi storici. Stiamo par-lando di fenomeni che raramente hanno coinvoltocon tale intensità la società italiana. Se consideriamol’immigrazione nel nostro Paese, in altre parole, ci ri-feriamo a qualcosa che riguarda grandi segmenti dipopolazione, ognuno dei quali porta con sé elementidi frustazione e conflitto. Tutti i comportamenti, le azioni e i progetti che ten-dono a favorire un processo di immigrazione compa-tibile non rappresentano qualcosa di utile solo per go-vernare il presente ma anche gli scenari futuri. Dalpunto di vista legislativo, occorrono proposte più am-pie e trasparenti, capaci di pensare alla regolarizzazio-ne del flusso immigratorio più che alla sua occlusione,che abbiano un respiro europeo e siano in grado direndere urgente una discussione razionale e pubblicasu tale questione. Più di quanto fatto finora, l’intervento culturale deveinvece puntare a chiarire che l'immigrazione è qui connoi per restare e che col tempo avrà sempre più rile-vanza nelle società europee. Inoltre, servono inter-venti di appoggio a livello sociale, soprattutto nelleistituzioni scolastiche già attraversate dal divario clas-sista e messe in difficoltà dai tagli dei fondi economiciche renderanno più arduo governare certi fenomeni.Certo è che tra gli elementi che favoriscono atteggia-menti di minor pregiudizio sull'immigrazione c’è la co-noscenza. Le ricerche dimostrano come la sempliceconoscenza al lavoro o a scuola degli stranieri tendedi per sé a diminuire il livello di conflitto, di ostilità edi pregiudizio. ■

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* Dario Melossi è docente dicriminologia alla facoltà diGiurisprudenza dell’Università diBologna ed è uno degli studiosiitaliani che più si è occupato negliultimi anni di multiculturalismo eimmigrazione, anche nelle loroespressioni della devianza sociale.Ha realizzato ricerche sulledinamiche che portanoall’inserimento, come pure sui fattori che talvolta conducono a un percorso di marginalità.

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on tutti gli stranieri che vengono in Italialo fanno perché hanno scelto di andareincontro a condizioni di vita migliori, ci

sono anche coloro che più che emigrare hannoscelto di scappare. Sono gli stranieri che raggiungono il nostro Paeseper chiedere asilo politico e protezioneAlle spalle questa folla di persone in fuga non si la-scia solo la povertà, ma anche persecuzioni, violen-za e conflitti. Lo status di rifugiato è riconosciuto, infatti, allo stranie-ro che, per motivi di razza, di religione, di appartenen-za sociale e o politica, viene perseguitato nel Paese dicui possiede la cittadinanza, per cui deve abbandonar-lo o, se già si trova all’estero, non può farvi ritornoQuesta definizione è contenuta nell’art.1 dellaConvenzione di Ginevra del 1951, firmata da nu-

merosi stati europei e non, nella quale sono indica-ti i diritti e i doveri di coloro che si trovano nellacondizione di rifugiato o di richiedente asilo. Il rifugiato è, dunque, una persona in pericolo chespesso lascia la sua casa senza portare con sé nulla,neanche i documenti di identità, e giunge in un Pae-se sconosciuto per chiedere che sia garantita la sualibertà e la sua incolumità.Tolte le domande che vanno a buon fine, in Italia,buona parte di queste persone, si ritrovano più chealtro a ‘vagare’ per il Paese, rimbalzando, nel mi-gliore dei casi da un ufficio all’altro. Nel peggiore finiscono in un Cpt (Centri di perma-nenza temporanea). L’Italia è, infatti, l’unico Paese dell’Europa a nonavere ancora una legge organica sul diritto d’asilogarantito dall'art. 10 della Costituzione e soffre an-cora oggi di un grave problema di mancanza di ri-sorse e di strutture di accoglienza.Attualmente le uniche disposizioni in materia, sonocontenute nella Legge Bossi-Fini e sono entrate apieno regime il 21 aprile del 2005.L'assenza di una normativa completa rende moltoprecario lo status del richiedente e del rifugiato,costretto a lunghi tempi di attesa, spesso privo diaiuti sociali e, negli ultimi anni, sottoposto ad un al-to numero di dinieghi.Secondo i dati nazionali del Ministero dell'Interno,nel 2003 sono state presentate 11.319 richieste diasilo e ne sono state accolte solo 555.Tra le rimanenti, per 828 casi è stato concesso unpermesso per motivi umanitari, 3.358 domande so-no state respinte, 58 istanze sono sospese o revo-cate e ben 7.348 persone sono risultate ufficial-mente irreperibili.Questa "irreperibilità” è dovuta proprio ai lunghitempi della convocazione da parte della Commis-sione Centrale che vaglia le domande e dalla man-canza di una sistematica ed adeguata rete di servizi,che costringe i richiedenti a ripetuti spostamenti

Senza volto e senza patria

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La situazione, spesso paradossale, di chi giunge nel nostro Paese per chiedere asilo politico e protezione

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Secondo, invece, le stime della Regione, in Emilia-Romagna nel 2003 sono stati rilasciati 2.000 per-messi di soggiorno a rifugiati e richiedenti asilo.Ufficialmente, però, al Ministero dell’Interno ne ri-sultano solo 1.212 Sul territorio regionale sonopresenti strutture di accoglienza per circa 200 po-sti, di cui 42 solo nel capoluogo emiliano.In particolare, in Italia e in Emilia-Romagna arrivanorifugiati dal Corno D’Africa, ma anche da Sudan,Somalia, Nigeria, Serbia, Romania, Iraq e Turchia,Paesi teatro di conflitti che colpiscono in gran par-te la popolazione civile e di gravi violazioni dei di-ritti umani.Stando ai numeri forniti nel 2004 dall’Acnur, l’AltoCommissariato dell’Onu per i Rifugiati, coloro chehanno ottenuto protezione umanitaria in Italia era-no circa 23.000, un numero molto inferiore ai906.000 rifugiati della Germania o i 152.000 dell'O-landa. Un gap che si spiega con il fatto che il Go-verno italiano, che potrebbe godere delle risorsedel Fondo europeo per i rifugiati al pari degli altristati membri, non riceve che una quota pari al5,11% del totale del fondo, che ammonta a oltre 46milioni di euro. Alla base di tutto ciò c’è un proble-ma di organizzazione delle Questure, che non ri-escono a separare le diverse tipologie di permessi disoggiorno, e di scarsa formazione degli operatori. Si crea così un vuoto informativo da parte del Mini-stero degli Interni che non fornisce i dati sulle do-mande avanzate e non ottiene, pertanto, il sostegnoeconomico comunitario. Tali difficoltà potrebberoessere superate, paradossalmente, proprio grazie aifondi dell’Ue che però, a sua volta, eroga i fondi pro-porzionalmente al numero delle richieste di asilo re-gistrato dai singoli Paesi.A fare le spese di questo ‘circolo vizioso’ sono gli En-ti locali che, in questi anni si sono fatti carico deglioneri dell’accoglienza, in collaborazione con il priva-to sociale e solidale. Un esempio per tutti il Programma Nazionale Asilo(Pna), nato dall'intesa tra Ministero degli Interni, An-ci ed Acnur, al quale hanno aderito numerose Pro-vince e Comuni dell’Emilia-Romagna, ma che al mo-mento è stato interrotto, ancora una volta, per man-canza di risorse.Intanto, nel 2004 la Regione ha approvato il progetto(avviato lo scorso gennaio) "Iniziative per l´avvio delProtocollo regionale d´intesa in materia di richieden-ti asilo e rifugiati" che mira a promuovere una rete

regionale di accoglienza e integra-zione sociale dei rifugiati, insiemead iniziative di monitoraggio e for-mazione. Non solo. Poiché i cen-tri di identificazione si trovano, inalcune città, all’interno dei Cpt,molti rifugiati non presentano ladomanda per il timore di esseretrattenuti. A confermare l’anoma-lo calo di richieste d’asilo presen-tate al Governo italiano, sono an-che i dati del consorzio Ics che se-gnala una riduzione del 40% delledomande avanzate nel 2003 ri-spetto a quelle del 1999. Ad oggisi stima che siano circa 20.000 lepersone che aspettano il collo-quio con la commissione gover-nativa e si trovano in Italia da piùdi 6 mesi Si tratta di un popolo di‘senza patria’ e ‘senza volto’ chevive un vero e proprio stato disospensione, in fuga dal propriopassato ma che, finchè il meccani-smo continuerà a ripiegarsi su sestesso, difficilmente riuscirà a ve-dere un futuro. M.B.

Le procedure: - Gli organi preposti ad esaminare le ri-chieste di diritto d’asilo sono, secondo lalegge Bossi-Fini, 7 Commissioni Territoria-li. A questi organi va presentata la do-manda del permesso di soggiorno.- Il vaglio avviene attraverso accertamen-ti che spettano ai Centri di Identificazione,gestiti dalle prefetture. - L’identificazione prevede il trattenimen-to per accertare la nazionalità e l’identitàdel cittadino straniero gli elementi su cuisi basa la domanda per chiarire che ci sia-no gli estremi.- Il trattenimento avviene comunque se ilcittadino straniero presenta domanda do-po aver avuto un controllo della sua posi-zione di permanenza nel Paese e se è gra-vato da un provvedimento di espulsioneemesso da una Questura. (In questi duecasi le procedure di accertamento vengo-no velocizzate e la risposta alla domandadovrebbe essere notificata entro 20 giornidalla presentazione della domanda).- Contro una decisione negativa è previstoil ricorso all’autorità giudiziaria. In ognicaso il decreto di espulsione non viene so-speso fino all’eventuale accoglimento del-la domanda.

COME SI OTTIENE IL PERMESSO DI SOGGIORNO PER I RIFUGIATI

per saperne di piùwww.stranieriinitalia.com/briguglio

Un campo profughi dellaregione di Tindouf nel suddell’Algeria: sopra donneSaharawi e nella pagina

accanto l’attesa perl’approvvigionamento

dell’acqua (foto P. Pulga)

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el 1950 venne in mente a quattro baldigiovanotti trentenni bolognesi, EnzoBiagi, Luigi Pizzi, il sottoscritto e Rena-

to Zambonelli, di fondare la Columbus Film”, unnome che “voleva dire l’America, voleva alluderealla Columbia”. Così, mezzo secolo dopo. RenzoRenzi ricordava, non senza la consueta punta d’iro-nia, l’ambizioso progetto di cui era stato protago-nista: promuovere la nascita a Bologna di un’indu-stria cinematografica, cominciando dalla produzio-ne di cortometraggi. Un sogno rimasto irrealizzato,che però ha aperto strade nuove al documentarioitaliano. L’impresa era praticamente senza prece-denti, se si eccettua la breve vita della Felsina Film,che all’epoca del muto - fra il 1917 e il ’18 - avevasfornato quattro pellicole, tre delle quali dirette daMario Isma (nome d’arte di Alfredo Masi, colonnel-lo dei carabinieri in pensione). Gli studi della Felsi-na erano in un capannone con pareti e soffitto divetro in via Rialto, mentre gli esterni venivano gira-ti ai Giardini Margherita: dei film conosciamo sol-tanto i titoli, di ispirazione vagamente dannunziana,e abbiamo notizia della censura inflitta ad uno di es-si, Bianco e nero, per scene “indecenti e immorali ri-producenti la vita libera della protagonista”.Per motivi diversi, doveva incappare nelle magliedella censura, a più di trent’anni di distanza, ancheil primo cortometraggio della Columbus, Le fidan-zate di carta, dedicato al fenomeno delle pin-up girl

- le “ragazze da appendere” arrivate in Italia al se-guito delle truppe americane - sulla base di un sog-getto scritto a quattro mani da Renzi e Biagi (sottol’influenza dichiarata di un altro film sulla rivoluzio-ne dei costumi nel dopoguerra, L’amorosa menzo-gna, in cui Michelangelo Antonioni esplorava ilmondo dei fotoromanzi). Infatti, esso ottenne parere favorevole alla proie-zione in pubblico il 4 dicembre 1951, ma i relatividocumenti furono in realtà rilasciati soltanto il 22marzo ‘52, dopo che la Columbus aveva accettatodi effettuare alcuni tagli, allo scopo di “non ritarda-re troppo il giudizio del Comitato tecnico” circal’ammissione al premio del 3%, avendo già assunto“impegni di vendita” con la Lux Film. Come si puònotare, i tempi di autorizzazione condizionavanostrettamente quelli del ritorno economico, a suavolta legato all’abbinamento con un film di lungometraggio: in ogni caso, tutte le produzioni Colum-bus usufruirono dei benefici previsti dalla legge Dalcrollo dei valori e dal bisogno di “rapide anche sefragili evasioni”, ad uno spaccato dell’Italia più arre-trata e sofferente. Quando il Po è dolce (1952),“commissionato” dall’Ente per la colonizzazione

Il sogno di un’industria cinematografica a Bologna. I “corti” realizzati da Renzi

che aprirono nuove strade aldocumentario italiano

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di Costanzo Baffetti N

Cinquepezzi

d’autore

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ghissimo, che vide fra l’altro scoppiare il clamorosocaso Renzi-Aristarco per L’armata s’agapò). Forse,però, la situazione non si sarebbe sbloccata senzal’intervento dell’allora sottosegretario all’agricoltu-ra Mariano Rumor, che suggerì alcune modifiche,fra cui l’eliminazione dell’inseguimento dei pescato-ri di frodo da parte delle guardie vallive, la cancel-lazione di una frase dall’intervista del parroco diGoro, un commento finale più elogiativo della ri-forma agraria. La “mediazione” di Rumor non fermò tuttaviaun’ulteriore pretesa: il taglio di ogni riferimento, vi-sivo e parlato, alle condizioni di promiscuità in cuiera costretta a vivere, per la mancanza di alloggi,gran parte della popolazione del Delta. Intanto, nelle aree urbane emergevano altri proble-mi, come quelli del traffico. L’amministrazione co-munale di Bologna affidò alla Columbus il compitodi inviare, attraverso il mezzo cinematografico, unefficace “messaggio” ai cittadini sull’allarmante fe-nomeno della mortalità stradale. Il risultato fu Settemetri d’asfalto (1954), che mescola l’indagine sullaprima ondata della motorizzazione di massa con laricostruzione e la scomposizione di un incidente ti-pico nel centro storico. E chi avrebbe detto che,

del Delta padano, prese forma come un’inchiestagiornalistica, firmata da Biagi, Giovambattista Caval-laro, Sergio Zavoli (quest’ultimo in veste di spea-ker, oltre che di intervistatore), anticipando modu-li di comunicazione che avrebbero poi dato luogoad un vero e proprio format televisivo. Il tema era di quelli “caldi”: le valli di Comacchio,“capitale della miseria”, dove gli uomini sono brac-cianti, che “lavorano due giorni su sei”, o pescato-ri, che “vendono il pesce e mangiano quello di scar-to”, mentre “le donne fanno il rifornimento dell’ac-qua quando c’è la bassa marea e l’acqua salata delmare non entra nel fiume”; così “passano l’interavita, dalla nascita alla morte, inchiodati alla loro ter-ra, in attesa di giornate migliori”. Il forte realismodelle parole e delle immagini, riprese in un incisivobianco e nero da Antonio Sturla, non poteva nonrichiamare l’attenzione degli zelanti burocrati ro-mani chiamati a controllare che sui nostri scherminon fossero mostrati troppi “panni sporchi”. Que-sta volta, fra il parere favorevole dell’Ufficio cen-trale per la cinematografia e il rilascio effettivo deivisti di censura intercorse addirittura più di un an-no, dall’ottobre ’52 al gennaio ’54 (un periodo lun-

Renzo Renzi durante lalavorazione di “7 metri d’asfalto”

(foto Archivio Cineteca di Bologna)

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nere dell’inchiesta, introducendovi una visuale disociologia religiosa e di architettura sacra, sulla sciadell’innovativa stagione della comunità ecclesialebolognese avviata dal cardinale Giacomo Lercaro.“La città, uscita dalle vecchie porte, vive in una si-tuazione di sostanziale disordine. È un disordine ar-chitettonico-urbanistico, rivelatore di una più se-greta confusione di valori”. Questo il filo condutto-re del soggetto, scritto da Cavallaro e Renzi, cheporta la macchina da presa a scoprire i luoghi piùincredibili dove si è rifugiata la Chiesa, in attesa disoluzioni capaci di “accordare la casa di Dio allaquotidiana dimora degli uomini”. ■

Quell’intellettualedisarmatoBologna ha dedicato, il 19 e il20 ottobre scorso, due giornatedi studio alla figura, alle operee ai progetti di Renzo Renzi.Promosse dalla Cineteca, dallaProvincia di Bologna e dell’Ordine dei giornalisti Emilia-Romagna, sono state occasione di incontri,testimonianze, tavole rotonde e proiezioni proprio ad un anno dalla morte di questa importantefigura di cineasta, scrittore e giornalista.“Un intellettuale disarmato”, questo il tema dell’iniziativa, ha rispecchiato l’approccio, la filosofia el’attività di Renzi, un uomo libero, le cui armi sono state la dialettica, la lucidità e la capacità diapprofondire, sia che si occupasse di cinema, di politica o più in generale di attualità.

È stato finalmente ritrovato e proiettato inpubblico il primo film di Renzo Renzi, La cittànemica, realizzato nel 1939 con i mezzi delCineguf, che il futuro cineasta bolognese ave-va preso in mano insieme all’inseparabileamico Ferruccio Terzi. In quegli anni, infatti,per i giovani che volevano fare del cinemanon c’era altra via che quella dei Gruppi uni-versitari fascisti, dove, secondo Renzi, essicontavano di poter godere di “una certa au-tonomia”, perché il cinema era “un’arte,un’avventura nuova”.Così, il ventenne neofita della settima arteinaugurò la nuova gestione scrivendo e diri-gendo un film a soggetto. “Poiché la segrete-ria del Guf proibiva tassativamente di realiz-zare film sonori, in quanto non esistevano an-cora buone attrezzature per il passo ridotto, ladecisione fu rapida: bisognava realizzare unfilm sonoro e parlato”. Nacque in tal modo Lacittà nemica, ambientato in Spagna durantela guerra civile. “La Spagna fu ricostruita conalcune case in demolizione, sulle quali scri-vemmo ‘Mujer de todos, defiende la tierra’ ealtre cose del genere. Il film, un po’ sotto l’in-fluenza di Lampi sul Messico, un po’ sottoquella degli ‘orrori della guerra’ di Goya, eradichiaratamente pacifista”. E ciò, insieme al-la pessima riuscita della sonorizzazione, pro-vocò alla pellicola non poche traversie, mal-grado l’inserimento di una didascalia finaleinneggiante alla rivoluzione franchista (cherisultò peraltro, quasi per beffa, stampata al-la rovescia).

LA CITTÀ NEMICA (1939)

presente a Renzi, autore del soggetto insieme a unesperto come l’architetto Leone Pancaldi: scartatoil banale richiamo della gastronomia. “ci chiedem-mo - scrisse il regista su Cinema nuovo nell’aprile’55, raccontando come nacque l’idea - se esistessenelle pietre di Bologna, nella sua struttura, un mo-tivo tipico, possibilmente unico al mondo; e lo tro-vammo nei portici, che danno un carattere incon-fondibile alla città”. Oltre allo splendore delle im-magini, colpisce di Guida per camminare all’ombral’accuratezza, che può sembrare perfino troppo mi-nuziosa, delle ricerche preparatorie, condensate inun commento culturalmente denso, ma semplice eaccattivante. L’attività della Columbus si conclude, di fatto, nel1955, con Dove Dio cerca casa, che rientra nel ge-

cinquant’anni dopo, questa formula sarebbe statachiamata, con un ardito anglicismo, docu-fiction? Il ’54 è però, soprattutto, l’anno del passaggio al co-lore, dai netti e suggestivi chiaroscuri di Sturla allaricca tavolozza cromatica del Ferraniacolor di Giu-lio Gianini, sperimentata su un soggetto ecceziona-le: i 35 chilometri di portici che fanno di Bologna uncaso urbanistico senza paragoni. Parliamo dell’ormai famoso Guida per camminare al-l’ombra, girato con la collaborazione dell’Ente pro-vinciale per il turismo e diventato una sorta di “mo-dello” del documentario di qualità, turistico ma nonsolo. La finalità “promozionale” era comunque ben

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acquisto della Rocchetta Mattei da par-te della Fondazione Carisbo, per recu-perarla da anni di incuria e abbandono e

restituirla al territorio nella sua unicità, rappresen-ta l’emblema dell’impegno della Fondazione per ilrilancio della montagna”. A dirlo è Virginiangelo Marabini, vicepresidente. LaFondazione, già da anni impegnata in Progetto Ap-pennino, ha così raccolto anche le esigenze di re-cupero più volte espresse dalla cittadinanza - cheaveva dato vita ad un comitato ad hoc -, nel corsodi questi anni. Passo importante e rappresentativo, dunque, all’in-terno di un percorso che non si limita al recuperodella Rocchetta, ma prevede impegno e attenzionea tutte le problematicità e risorse del territorio: lasalvaguardia dell’ambiente e dei parchi, la valorizza-zione degli itinerari morandiani e dei borghi me-dioevali, creando nuovi spazi per la ripresa cultura-le della vallata.Investire nel rilancio dell’Appennino significa infatti- secondo le parole di Marabini - invertire la ten-denza all’abbandono della montagna, creando cosìle condizioni migliori (socio-economiche, culturali,ambientali) per far sì che anche le fasce più giovanidi popolazione non si trovino nella situazione didoversi spostare verso la città ma abbiano a dispo-sizione le risorse e gli strumenti necessari, dalle in-frastrutture informatiche ai servizi, nel proprio ter-ritorio.In quest’ottica è fonda-mentale il mantenimen-to dei plessi scolasticinei centri più importan-ti, in modo che inse-gnanti e studenti riman-gano all’interno dellacomunità, contribuendocosì alla ricchezza della

vita culturale. E poi ancora puntare sulla ri-presa termale, sugli sport invernali e sul mi-glioramento delle linee di trasporto, ferro-via e strade, creando le condizioni per lacrescita di un turismo sano e di qualità.Ora che la Rocchetta Mattei è stata acqui-stata, la Fondazione ha intenzione di mette-re in pista intelligenze per realizzare un con-corso di idee riguardanti i progetti da attua-re e i possibili utilizzi, una volta concluso ilrestauro. Alcune ipotesi già ci sono, comel’idea di istituire un museo della fiaba, oppu-re di insediarvi una scuola di restauro o unmuseo marconiano. Per i lavori di ristrutturazione, affinchè ilcomplesso torni a vivere e ad essere agibile,sarà necessario un piano pluriennale di in-terventi (per cui si può ipotizzare un inizionella primavera del 2006), ma è certo chequesta iniziativa della Fondazione rappre-senta già un passo di grande importanza. ■

L’impegno della Fondazione Carisbosegna un momento importanteper il rilancio dell’Appennino:ne abbiamo parlato conVirginiangelo Marabini

tesori da SALVARE

L’

della costruzione divise il suo tempo tra la Rocchetta e glistudi di medicina, la lasciò in eredità al figlio adottivo MarioVenturoli Mattei che portò a termine alcuni progetti lasciatiin sospeso.Durante gli anni di guerra, gli abitanti rimasti fuggirono e larocca fu bersaglio di ripetuti furti e saccheggi.A partire dal 1989 la Rocchetta rimase chiusa al pubblico.

UN PO’ DI STORIALa prima pietra della Rocchetta Mattei venne posta il 5 novembre 1850. Situata nei dintorni di Riola di Vergato,fu voluta dal Conte Cesare Mattei, letterato e politico, cheguadagnò fama come medico autodidatta portando in tuttoil mondo la sua teoria, che coniugava il potere delle erbecon quello dell’elettricità vegetale, definita “elettromeopa-tia”. Alla sua morte, il Conte Mattei, che a partire dall’inizio

Nuovi splendori per laRocchetta Mattei

di Roberto Laghi

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“Giotto e learti a Bologna al tempo diBertrando del Poggetto

”Museo Civico Medievale

di Bolognafino al 28 marzo 2006

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llestita presso la sede del Museo CivicoMedievale di Bologna nell’affascinantecornice di una delle più belle costruzioni

del Rinascimento bolognese, il quattrocentesco Pa-lazzo Ghisilardi, questa mostra celebra il ventenna-le dell’attività del Museo Civico che qui si insediònel 1985, ma nello stesso tempo è un omaggio allacittà ed ai segreti che la sua storia ancora nasconde.Essa, infatti, è dedicata ad una vicenda in buona par-te ancora sconosciuta che vide Bologna come il po-tenziale centro di una nuova geografia della peniso-la ed il perno di un assetto dei poteri, sia imperialiche papali, totalmente differente da quello che lastoria ha tramandato.Attraverso le quattro sezioni in cui si suddivide l’e-sposizione, il visitatore si trova catapultato nel Tre-cento, ed il particolare durante gli anni dell’esilio delpapato nella sede francese di Avignone. Nel 1305 il papa trasferisce la sede pontificia nellacittà francese nell’attesa che giunga il momento dirientrare sul suolo italiano, sconvolto in quegli annidalle innumerevoli lotte intestine tra le varie signo-rie. Nel 1316, approfittando della rivalità insorta tradue candidati al trono imperiale del Sacro Romanoimpero, Giovanni XXII mette in atto un piano pertornare in Italia dove invia il nipote, il francese Ber-

trand du Pouget (Bertrando del Poggetto), in vestedi legato della sede apostolica con l’incarico disconfiggere i Visconti scomunicati dal papa. Nel1327 Bertrando entra a Bologna – che gli si è con-segnata spontaneamente nella speranza che egli nedifenda l’autonomia comunale dagli eserciti mode-nesi – e questa data per la città segna l’inizio di unperiodo di grande fermento durato fino al 1334.Furono realizzate imponenti opere di bonifica delterritorio, migliorata la viabilità, rifatto il porto, sel-ciate le strade e fortificata l’intera città. Ma, traquesti lavori, quello più significativo è probabilmen-te la realizzazione di un castello, simbolo palese delpotere del nuovo legato pontificio. Incominciatonel 1330 e completato due anni dopo, il castellovenne edificato in via Galliera presso la porta cheguarda a nord (proprio là dove risiedeva il nemicostorico del papato: l’impero) lungo un tratto forti-ficato e con l’entrata rivolta verso l’interno dellacittà. Ecco la futura sede del papato, ecco svelati gliintenti di Bertrando che voleva fare di Bologna unanuova Roma, una nuova Avignone. È giunto il mo-mento per Bertrando di annunciare l’arrivo del pa-pa (durante un Consiglio degli Anziani nel 1331) edi completare il castello (1332) ma proprio quan-do il suo progetto sta per realizzarsi, i bolognesi sirendono conto che durante il suo soggiorno nellacittà emiliana, il legato pontificio ha attuato una se-

rie di riforme e promulgato nuovi sta-tuti che contrastano l’autonomia co-

munale. Il 17 marzo 1334, racconta unostorico dell’epoca, "fu posto loassedio allo bello e nobile castiel-lo dello legato" che capitola otte-nendo salvi solo la sua propria vi-ta ed i suoi averi, mentre per isuoi uomini è la carneficina e peril palazzo la totale distruzione.Persino la memoria storica diquesta vicenda fu cancellata dallafuria bolognese. In questo scena-

a cura di Lorenza Miretti

Sotto il segno del papatoA

Giotto. Polittico, dipinto su tavola,Bologna, Pinacoteca Nazionale

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rio si collocano gli oggettiraccolti in occasione dellamostra e che testimonianola vicenda di Bertrando (co-me i documenti che di-mostrano il suo incari-co a Bologna e i suoitentativi di rifor-mare gli statuti cit-tadini) evidenzian-do anche l’inattesofermento culturaleesploso attorno al progetto di Bertrando. La suapresenza e le opere di riqualificazione della città dalui avviate, infatti, richiamarono importanti artistitra i quali basti ricordare Giotto che nel Trecentorinnovò completamente il linguaggio pittorico italia-no e la cui presenza a Bologna non era sta accerta-ta fino a questo momento. Prove documentarie edaltre testimonianze dimostrano oggi che proprio luifu chiamato a Bologna per realizzare un grande ci-clo pittorico nella cappella della rocca pontificia. Equel Polittico di Giotto detto “di Santa Maria degliAngeli” - dal nome della chiesa nella quale venne ri-trovato nel 1732 - molto probabilmente fu commis-sionato per una delle cappelle del castello voluto daBertrando e non come si è ritenuto in passato dal-la famiglia Pepoli, in quegli anni già in decadenza, peruna chiesa minore quale Santa Maria degli Angeli.Così sono ricollocate ‘al giusto posto’ le opere so-pravvissute alla distruzione del castello e riesumatidall’oblio oggetti e documenti testimoni di queglianni, restituendo infine a Bologna la sua memoriastorica e gli uomini che l’hanno scritta.

Intorno a GiottoUna serie di eventi collaterali, incontri e conferen-ze sono programmati in concomitanza della mostrasu Giotto dal “Laboratorio della idee” (tel. 051 4211 888 dal lunedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle15 alle 17). In particolare si segnalano: Bologna nel‘300 Arte, cultura, società.Incontri per scoprire i luoghi, la cultura e la vitaquotidiana della città, tutti i giovedì dal 19 gennaioal 9 marzo alla ore 17 presso la Fondazione Cassadi Risparmio in Bologna (Casa Saraceni, via Farini15, Bologna). In occasione della mostra sono statipubblicati anche due volumetti: A passeggio con Giot-

to. Passato e presente diuna città medievale, unracconto di Camilla

Giorgini (con una nota diFranco Faranda) per immagi-

nare e descrivere cosa avrebbepotuto vedere Giotto passaggiando

per Bologna all’epoca diBertrando; Per l’arrivo diSofia. Giotto e il mistero diPorta Galliera, di DavideRondoni, per leggere diun mistero bolognese maanche per documentasi

con una nota storica di Francesca Roversi-Monacosulla signoria di Bertrando del Poggetto. ■

La Provincia MedievalePer conoscere meglio il contestoterritoriale del periodo diBertrando del Poggetto laProvincia ha pubblicato unpieghevole in distribuzioneall’Urp che segnala gli itinerari dimaggior interesse.

Si è appena conclusa la mostra “Il giornalismoche non muore” ospitata nella sua tappa bolo-gnese nel bellissimo chiostro di San Giovanni inMonte. Ideata dal Premio giornalistico televisivoIlaria Alpi di Riccione, dedicato alle inchieste te-levisive e nato nel 1995. La mostra illustra il la-voro di dedicata a 14 giornalisti che hanno persola vita a causa della loro professione, per “colpa”del loro scrupolo investigativo e per l’onestà del-le proprie opinioni. Una scelta da essi decisa conla consapevolezza del rischio che comportavaperché sgradita al potere. Enzo Baldoni, MariaGrazia Cutuli, Ilaria Alpi, Mario Francese, GuidoPuletti, Giancarlo Siani, Walter Tobagi, Carlo Ca-salegno, Giuseppe “Pippo” Fava, Beppe Alfano,Antonio Russo, Mauro De Mauro, Giovanni Amen-dola, Piero Gobetti ed Ezio Cesarini sono stati ri-cordati attraverso fotografie e scritti. La mostra,articolata in tre momenti di riflessione - mafia,terrorismo e guerra -, è stata anche ac-compagnata da un momento di dibat-tito e riflessione destinato al giornali-smo d’inchiesta nelle sue problemati-che e possibilità attuali. Inoltre si sonovoluti creare dei momenti adatti aglistudenti attraverso le visite guidate te-nute da Claudio Santini e con la proie-zione del film “E io ti seguo” sulla vitadel giovane cronista Giancarlo Siani,ucciso dalla camorra a Napoli nel 1985,proiettato al liceo scientifico E. Fermialla presenza del regista.

IL GIORNALISMO CHENON MUORE

InfoMuseo Civico Medievale, via Manzoni, 4Orari di apertura: da martedì a sabato: 9.00 - 18,30;domeniche e festivi: 10.00 - 18,30;chiusura: lunedì e 25/12, 1/1Per informazioni:www.giottoeleartiabologna.it

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ono entrato un giorno di novembre nella bel-la chiesa di Santa Maria Maddalena a cercare ilviso e le orme di questa donna misteriosa; pur

sapendo dalle sacre scritture che c’è un cammino chenon lascia tracce, ed è quello di Dio e delle puttane.Bellissima chiesa anzi, che trovate nella via Zamboni,prima della Porta. Il suo viso è del settecento, comegran parte del suo corpo. Ma la dedicazione alla Mad-dalena è antica, e abbiamo testimonianza dell’esisten-za proprio lì di una chiesetta già nell’anno mille, fuoridella cinta muraria, laddove secoli dopo fioriranno al-cuni vigneti e si spargerà l’odore della concia dellepelli, al posto dell’odore di un unguento d’amore. Inquella chiesa ero entrato, visitatore avido, alcuni annifa. E ho voluto ritrovare l’odore e il viso di quelladonna appunto misteriosa, titolare della chiesa. Di donne chiamate Maria Maddalena ce ne sono al-meno tre. La prima la vedo sùbito. È la Maria di Mag-dala raffigurata nel Compianto del Mazza, nella se-conda cappella a sinistra, dai lunghi e meravigliosi ca-pelli, che si china a baciare i piedi del suo amore mor-to. È la Maria che stava ai piedi della croce. È quellache andò al Sepolcro e lo trovò vuoto. È quella chescambiò il Risorto per un ortolano. È quella che vo-leva abbracciare il suo amore morto e ora vivo, e ri-cevette in cambio queste parole famose: “Non mitoccare” (Noli me tangere). È quella che vedo anchenel quadro cinquecentesco posto dietro l’altar mag-giore, mentre ascolta le parole d’amore e si conver-te. La Maddalena che faceva parte del piccolo greggedelle “pie donne” che seguivano quell’Uomo così se-ducente che aveva parole di vita eterna. Ma io cercoun’altra Maria. Ma essa non è raffigurata. È evocata dadue parole latine in un piccolo ovale in alto, nell’absi-de, che possono sfuggire allo sguardo (le orme invisi-bili…): dilexit multum. Ha amato tanto: questo signifi-cano. È l’Innominata dell’episodio bellissimo raccon-tato da Luca (7, 37-50). Una pubblica meretrice lavai piedi di Gesù con le sue lacrime e glieli asciuga coni suoi capelli e glieli bacia e ribacia e glieli unge con

l’unguento profumato. E tutti i suoi peccati le sonoperdonati. Perché “ha amato tanto”. Commuove,questo episodio, per il forte simbolismo erotico eper la carità totale. Questa Innominata assente è qua-si più presente dell’altra, la Maria Maddalena cosid-detta. Parimenti assente è la Maria di Betania (identi-ficata anch’essa alla Maddalena), che era una delle so-relle di Lazzaro, e scelse “la parte migliore” e unseanche lei i piedi del suo Maestro, col nardo, e glieliasciugò anche lei con i capelli. E poi, assente ma purpresente, ritrovo anche l’altra Innominata che, sem-pre a Betania, versò sul capo di Gesù un unguentoprezioso. Sono imparentate, tutte queste Marie. Maognuna ha la sua anima e la sua storia segreta. Sto perandare via. Ma mi trattiene insieme il ricordo e la pre-senza reale della commovente Madonna delle Febbri,la tavola trecentesca di Lippo di Dalmasio inserita inun frontale, nella seconda cappella di destra. Non stoa raccontare la sua storia, e perché si chiama sugge-stivamente così. Ma c’è una cosa che devo dire, alla fine di questa miavisita. È la cosa più bella (anche se non è l’aggettivogiusto) di tutta la visita. Dinanzi alla cappella dove ap-pare la Madonna delle Febbri è posto un libro; un li-bro di pagine da scrivere. È un libro di grazie. Di parole vere, di vita vera; pie-no di quelle parole che ci fanno finalmente vergogna-re di tutte le vane nostre preoccupazioni. Ho guar-dato nella pagina aperta quel giorno: qualcuno (qual-cuna, anzi) aveva scritto queste parole, che io, “piopoeta”, posso solo indegnamente ortografare qui:“Signore, è morta la mia mamma. Porto con me unpo’ di rancore. Ti avevo detto di proteggerla. Non so.Vorrei che ti facessi vedere. Non sarebbe tutto piùsemplice? Ti voglio tanto bene. Dacci la forza! Gra-zie.” Queste parole, che ho voluto gridare qui soprai tetti, valgono e superano tutte le belle e commo-venti parole di tutti i letterati. Mi veniva da piangere.Non mi toccare. Ho amato tanto. Donna, perchépiangi, chi cerchi? Signore, se tu fossi stato qui… ■

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Alla ricerca di

Maria Maddalena

il posto delle FRAGOLE

di Nicola Muschitiello

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di Stefano Tassinari

e Andrea Pazienza fosse ancora vivo, nel2006 compirebbe cinquant’anni. Sarà anche per questo ipotetico anniversa-

rio che, da qualche tempo in qua, si moltiplicano leiniziative editoriali dedicate a uno dei più bravi dise-gnatori e fumettisti della nostra epoca, scomparso asoli trentadue anni nel 1988. In tal senso, la pubbli-cazione più recente riguarda un bel testo delloscrittore e giornalista bolognese Rudi Ghedini(“Andrea Pazienza - I segni di una resa invincibile”.Bradipolibri, pagg. 111, euro 10,00), sorta di conte-stualizzazione della vita artistica di Pazienza, conparticolare riferimento al periodo decisivo trascor-so nella nostra città. Ghedini, infatti, sceglie di dilui-re (in senso buono) valutazioni e ricostruzioni del-l’opera di Paz all’interno di un racconto – anche au-tobiografico e di parte – della Bologna degli anniSettanta, segnata dalla rivolta giovanile del ’77 e daun fermento culturale irripetibile, capace di produr-re sperimentazioni e innovazioni di ogni tipo, non-ché personaggi che hanno lasciato segni indelebili(di una resa invincibile?) nei diversi campi espressivia livello nazionale e non solo. D’altronde, molti dei personaggi usciti dalla fantasiadi Pazienza (da Zanardi a Pentothal, da Colasanti aPetrilli fino a Pompeo), oltre a costituire diversesfaccettature dello stesso autore (alla maniera diPessoa, sottolinea Ghedini) sono fortemente radi-cati nell’ambiente politico-culturale di quegli anni, ilche non ha fatto perdere loro - almeno non più ditanto - freschezza e interesse con il passare deltempo. Provocatorio e dissacrante (al punto da sub-ire anche qualche censura), perennemente in ritar-do nella consegna delle tavole (forse per la tenden-za, allora molto diffusa, al “rifiuto del lavoro”) e for-temente attratto dalle donne e dall’eroina (che neprovocò la morte), Andrea Pazienza non era certoetichettabile o riconducibile a schemi, e non a casoGhedini lo affronta a partire dai singoli frammentidella sua opera, evidenziandone sia l’originalità stili-stica e metodologica (pur segnalandone i possibilimaestri) sia i pochi limiti, in modo tale da non ca-

dere nella trappola di trasformarePazienza (come spesso avvieneper Tondelli) in un’icona da vene-rare, senza poter esprimere unaqualsiasi forma di critica. A que-sto proposito il libro di Ghedinirisulta intellettualmente onestoed estraneo alla tentazione di tra-dursi nell’ennesima mitizzazioneda offrire (facilmente corrisposti)ai tanti fans dell’artista, in altri ca-si spinti a una forma di celebra-zione che, credo, non sarebbepiaciuta nemmeno a Pazienza, ilquale, per l’appunto, a suo temposcrisse di sé: “In questi anni ho sco-perto diverse cosucce: intanto di non essere un genio.Perché sì, lo confesso, da ragazzo ci speravo. Invece no,sono un fesso qualsiasi”.Ora, al di là del fatto che anche questo auto-giudi-zio appare esagerato (Pazienza geniale lo era sul se-rio…), sta di fatto che fu proprio questa riflessionecosì poco narcisistica ad avvicinare sul serio il gio-vane Ghedini al lavoro di Paz, al punto tale da pro-vocare in lui l’esigenza, molto tempo dopo, di dedi-cargli un libro pieno di ammirazione ma scritto sen-za fare sconti. Interessanti appaiono anche le partidi ricostruzione storica, elaborate attraverso gli oc-chi di “un figiciotto di provincia”, portato in pullmandal paese a “difendere” le sezioni cittadine del Pcidai “gruppuscoli di provocatori”, eppure subito in-curiosito da quella massa di coetanei “diversi”, in-tenti a denunciare il clima repressivo di quegli annie a cercare di inventare un nuovo modello esisten-ziale, oltre che sociale. Poi, va da sé, le sue valuta-zioni sono personali e quindi discutibili (per quantomi riguarda non le condivido, visto che, quel mer-coledì 16 marzo ’77, io stavo con il movimento invia Rizzoli e non con le istituzioni in Piazza Maggio-re…), ma questo non toglie nulla a un libro appas-sionato e ben costruito che, come si usa dire, si leg-ge come un romanzo. ■

Andrea PazienzaI segni di una resa invincibile

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l rapporto scienza e scuola voltato e rivoltatocome un calzino. Dati, analisi critiche, confron-ti internazionali (spesso deprimenti per le posi-

zioni che raggiungiamo nelle varie classifiche), cita-zioni di scienziati e aneddoti storici, ma anche espe-rienze positive e tanta determinazione nel voler co-munque risalire la china della disaffezione verso glistudi scientifici. Sono stati questi gli ingredienti dellagiornata promossa e organizzata dall’assessorato al-l’Istruzione Formazione e Lavoro della Provincia diBologna. Il convegno ha chiamato a raccolta inse-gnanti, docenti universitari, ricercatori ed esperti dididattica per riflettere sul binomio scienza e giovanie su ciò che bisognerebbe fare per alimentare e svi-luppare l’interesse sulle scienze fin dai primi anni discuola, nell’intento, comunque, di riuscire a dare atutti una base minima di conoscenza scientifica. Ridurre la fascia, oggi troppo ampia, di analfabetismoscientifico è considerato un obiettivo primario, faci-le solo in apparenza. Dentro questa fascia, oltre amolti giovani e persone di ogni età e varia cultura,anche se prevalentemente media e medio-bassa, visono anche persone di buon livello sociale, cultura-le ed economico, in alcuni casi dotate di forte cari-sma per il successo raggiunto nel loro campo, sia ar-tistico, sia letterario, sia sportivo, e quindi con fortecapacità di leadership presso l’opinione pubblica. Eb-bene, gran parte di queste persone manifestano laloro ignoranza nei confronti della scienza, quasi conpunte di orgoglio anziché con disagio. Nella terra di Galileo, di Marconi, di Natta, di LeviMontalcini e di tanti altri scienziati che hanno datolustro al nostro Paese, l’assenza di cultura scientificaè ad un livello patologico e alcuni dati indicanopreoccupante anche la situazione futura. Secondo al-cune indagini che prendono in considerazione leiscrizioni universitarie, risulta che, dalla metà del se-colo scorso al 2000, le discipline del gruppo scienti-fico, rispetto al totale degli studenti universitari, han-no perso circa il 50% dei loro iscritti. Tra coloro ches'iscrivono, si è poi constatato uno spostamento dal-le lauree a forte contenuto teorico, come Matema-tica, Fisica e Biologia, a corsi più orientati verso latecnologia come Ingegneria, Informatica e Biotecno-logie. Il fenomeno, rileva Vincenzo Fano, filosofo

della scienza dell’Università di Urbino e tra i relato-ri che più hanno stimolato la platea, in realtà è pre-sente anche negli altri Paesi europei e negli Stati Uni-ti, pur manifestandosi con caratteristiche non cosìaccentuate come da noi. Negli ultimi anni qualchesegnale di rallentamento di questa tendenza vi è sta-to, ma non si può certo parlare di un inversione dirotta, così come sarebbe necessario. Quali le causedi questa crisi delle vocazioni scientifiche? Secondoun’inchiesta svolta in Italia ed in Europa il motivoprincipale è la mancanza di attrattiva di questo tipodi studi. Le lauree scientifiche sono percepite in mo-do deformato, ad esempio rispetto alla possibilità ditrovare lavoro sono considerate più richieste quelleeconomico-statistiche. Inoltre, prosegue Fano, ana-lizzando ciò che accade nella scuola primaria e se-condaria, si nota una progressiva disaffezione allematerie scientifiche, anche perché molti non si sen-tono portati a questo tipo di studi. Dati sperimenta-li dimostrano che per il successo nelle disciplinescientifiche è decisivo il fattore ambientale, cioè unadeguato contesto scolastico e anche familiare. Lascienza non è, dunque, solo per chi ha il bernoccolodella matematica, ma per tutti. La diffidenza nei con-fronti delle discipline scientifiche, ribadisce Mauri-zio Spurio del Dipartimento di Fisica dell’Universi-tà di Bologna, trova una valida sponda nell’immagi-nario collettivo favorito da una stampa spesso su-perficiale e zeppa di pregiudizi. La chimica, infatti, èquasi sempre associata a qualcosa di sporco e inqui-nante, la fisica a bombe e armamenti distruttivi, labiologia agli OGM ed a esperimenti alla dr. Jeckyll emr. Hyde. Forse solo l’astronomia e l’informatica sisalvano, per ora, conclude amaramente Spurio. Sul-la divulgazione e sull’informazione scientifica calca lamano Pierluigi Riani del Dipartimento di Chimica

La scienza e la scuolaIn un recente convegnovoluto dall’assessorato

all’Istruzione Formazione e Lavoro della Provincia un confronto

sui temi della cultura scientifica e del sistema educativo

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Ricerca

di StefanoGruppuso

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dell’Università di Pisa. Mentre sulla prima osservauna presenza di testi ben fatti e in generale anche aprezzi più che accettabili, sull’informazione rileva al-cune riviste di elevato contenuto informativo, maanche una discreta mole di pseudoscienza.Nel cam-po editoriale, afferma, sarebbe opportuno produrrepiù volumi riguardanti lo svolgersi e il formarsi dellevarie discipline scientifiche, narrare come queste, neltempo, si siano definite in campi autonomi di ricer-ca. Una storia che, se scritta nel dovuto stile accat-tivante, potrebbe essere capita da bambini e adole-scenti e in grado di suscitare qualche interesse dacoltivare nel tempo. Come nasce il gusto della ri-cerca? Gabriele Lolli, professore di Logica all’Uni-versità di Torino con alle spalle la scrittura di moltitesti di divulgazione della sua materia, affronta il te-ma del gusto della ricerca in matematica. Intanto, af-ferma, chi oggi fa ricerca in matematica non ha se-guito una unica via. C’è chi ha abbracciato questosettore nonostante il cattivo lavoro fatto dai suoi in-segnanti e chi invece l’ha scelto perché convintoproprio da loro. C’è chi è arrivato precocemente al-la matematica e chi a età non più giovane. La voca-zione è, per lo più, un mistero. Bisogna evitare, prosegue Lolli, di soffocare la natu-rale curiosità dei ragazzini. Molti psicologi concorda-no sul dire che gli scienziati sul piano della curiositàsono molto simili ai bambini. Quando, allora, questainnata curiosità comincia a subire i primi danni? Si-curamente da piccoli anche i genitori possono esse-re i responsabili. Ma a loro può anche essere asse-gnato il merito nel caso educhino con spirito apertoalla curiosità. Lolli ricorda quanto scritto da RichardFeynman, uno dei più grandi scienziati del ventesimosecolo, premio Nobel per la Fisica nel 1965, il qualenel libro in cui racconta la sua biografia descrive conquanto piacere il padre lo stimolasse intellettual-mente, facendogli osservare le cose più semplici inmodo divertente e imprimendogli così il gusto discoprire e di capire. Diventato adulto e avuti due figli volle adottare lostesso metodo con loro. Il risultato però non fuuguale per entrambi: uno è diventato uno scienziatodi grande livello, l’altro ha fatto scelte professionalidiverse. Lolli, infine, pone l'accento sull'importanzadi non obbligare lo studente ad applicare un unicometodo per la soluzione di problemi matematici. Gliinsegnanti, al contrario, dovrebbero apprezzare scel-te diverse ed anche premiare metodi non ortodossidi soluzione. Sugli aspetti della scienza più diretta-

mente connessi con la cultura e la didattica, si sof-ferma Carlo Tarsitani, docente di Fisica all'Univer-sità' di Roma. Il gusto della ricerca che nel bambinoe nell'adolescente è il gusto della curiosità viene viavia spento nella nostra scuola anche a causa dellasottovalutazione con cui è considerato l'aspetto spe-rimentale della scienza. Tarsitani, inoltre, insiste sul-l'importanza dell'elemento dinamico e storico dellascienza. Altri interventi hanno sviluppato temi piùspecifici legati alla didattica della formazione scienti-fica ed ai modelli d'apprendimento delle scienze. Èstata illustrata anche un'interessante esperienza edu-cativa messa in opera in un Istituto Comprensivo diBarberino per incuriosire e costruire competenzeattraverso semplici esperienze di laboratorio. Ma al-la fine la crescita di una cultura scientifica interessasolo la didattica? Sicuramente no e la presidente del-la Provincia Beatrice Draghetti lo ha evidenziatonel suo intervento. La conoscenza e la cultura scien-tifica sono indispensabili nella vita di tutti i giorni enon solo nella didattica. Nel lavoro per produrreprodotti innovativi minimizzando l'impatto ambien-tale, nell'amministrazione del bene pubblico per for-nire servizi migliori al cittadino riducendo la buro-crazia. La società industriale avanzata deve poter contaresu una diffusione di massa degli strumenti intellet-tuali per comprendere i suoi problemi, le sue esi-genze e le sue opportunità. ■

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to e curato diverse opere di let-teratura francese, fra cui “Piccolipoemi in prosa” e “Il mio cuorenudo” di Baudelaire, “Vite imma-ginarie” e “Il terrore e la pietà” diSchwob e “Le charmant rendez-vous” di Gérard d’Houville -idealmente vive con Baudelaire ealtri esseri a lui affini e cari, in uncontinuo stupore di esserci, quasiun “pre-gusto di Paradiso” (la ci-tazione, stavolta, è tratta da unoscrittore del Seicento). ■

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a cura di Valentina Angeli

I nostriautoriin libreriaNon sei lontanadi Nicola MuschitielloPendragon edizioni, 2005

L’uomo, dice Karl Kraus, cerca intante donne una donna sola. Nico-la Muschitiello, autore di “Non seilontana”, sembra confermare latesi. In 77 pagine di brani più o me-no lunghi vicini alla prosa poetica,questo artista la cui personalissimavoce si fa sentire da anni in poesiae prosa, costruisce un immaginifi-co epistolario fatto di parole d’a-more, emozioni, ricordi. Destina-taria: una figura femminile che neracchiude in sé più d’una, come in-dicano nomi e situazioni moltepli-ci, punteggiate appena di realtà, matutte appartenenti all’inesauribilemondo dell’interiorità. Lettere,pensieri, appunti del cuore: “Nonsei lontana” fa trionfare l’immagi-nazione, celebrando dell’assenza iltormento e la magia, in quella di-mensione di attesa e rimpiantoche è propria di chi è innamorato.È un po’ questa la cifra che con-traddistingue l’agire e il pensaredel protagonista: una condizioneesistenziale generata da ricordi eattese, alimentata da un diversosguardo sul mondo, dentro una vi-cinanza di coppia ideale ma al tem-po stesso impossibile. In tuttoquesto si inscrive una quotidianitàcolta con l’occhio del poeta: dalleluci di piazza Maggiore simili ai col-pi di sole dei capelli dell’amata, al-le rose “issate come un vessillo nelpugno delle donne” in via Zambo-

ni nel giorno diSanta Rita. Ciòche colpisce, inquesta breveopera densa dicitazioni di luo-ghi e testi, è lacapacità dell’au-

tore di mettere a nudo sentimen-ti, gioie, paure. Non si erigono barriere a nascon-dere la fragilità umana, che, alcontrario, è fonte di libertà ecreatività fino a sconfinare nel so-gno e nell’immaginario.

Chi è l’autore“Una vera voce" ha detto di luiItalo Calvino, mentre Mirella Ap-piotti lo ha definito "ultimo dei(veraci) bohémiens nel panoramadella letteratura italiana". Di sé, Nicola Muschitiello, 52ennepoeta pugliese venuto a Bolognaper frequentare il Dams, dove si èlaureato in storia del cinema, par-la nei termini di un uomo che ten-de al tutto, dalla formazione cul-turale non specialistica come siusa oggi. Autore di tre libri dipoesia (ultimo dei quali un canzo-niere d’amore dal titolo “Lo Sga-bello”, Diabasis 2003). Capace di grandi solitudini, cono-scitore della città nei suoi angolipiù segreti, “eremitico e flâneur”,Nicola Muschitiello, che ha dedi-cato numerosi scritti alla “Pietradi Bologna” curando sul tema an-che una monografia (“Aelia Lelia”,Il Mulino, 2000), dichiara di viverea Bologna solo apparentemente. Sospeso in una dimensione tota-lizzante, “imparentato col cielo”,dotato di una natura religiosa nelsenso di re-ligio (doppio legame),l’artista si sente infatti all’internodi una fittissima rete di relazioninon propriamente tangibili. Così, Muschitiello - che ha tradot-

Nicola Muschitiello

Stefano Tassinari

L’amore degli insortidi Stefano TassinariMarco Tropea edizioni

Chi ha vissuto il Sessantotto e ilSettantasette credendo in idealiche poi non hanno avuto riscon-tro e che trovano pochissimo cre-dito nel mondo attuale, fa fatica ascordarsi di quel sogno. La scrit-tura è un territorio fertile per ri-trovare quegli aneliti e rivivere,magari in chiave critica e con quelpizzico di disincanto che alloramancava ai più, un tempo ormailontanissimo nella memoria col-lettiva. Lo fa Stefano Tassinari ne“L’amore degli insorti”, MarcoTropea edizioni (pagine 170, euro12.50), romanzo che racconta lavicenda di un uomo, Paolo EmilioCalvesi, messo dal destino di fron-te a un curioso ritorno del passa-to, dal quale si era distaccato.Cercato e rincorso da una giova-ne donna che non conosce, con-

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creta, curiosa e razionale, il pro-fessionista sposato con due figli sitroverà a rivivere un’epoca perdu-ta, ma anche a fare i conti col dis-incanto di una ragazza della qualenon sospettava l’esistenza e che hainvece un ruolo centrale nella suavita. Ambientato in una Bolognastraniante e periferica, in una Ro-ma gravida di ricordi, sul mare la-ziale come nel ferrarese Lido diSpina, il testo è attraversato dauna sottile malinconia. Quasi un saluto a una generazione,una confessione di inadeguatezzarispetto all’oggi improntata al rim-pianto, che colpisce per la suapoeticità, seppure il linguaggio nonsia più, come in precedenti ro-manzi dello stesso autore, ricerca-to e avvolto in complesse spiralilinguistiche.

Chi è l’autoreLa passione per la scrittura perStefano Tassinati procede intrec-ciata al cammino politico. Dall’e-sperienza di giornalista a Roma, aradio Città futura, poi al Quotidia-no dei lavoratori e come collabo-ratore per giornali stranieri, fino adue documentari lunghi girati daregista con un collega in Nicara-gua, per fare tappa in un secondotempo al giornalismo bolognese,da una decina d’anni Stefano è ri-uscito a coronare il traguardoprincipe di chi scrive: vivere di so-la scrittura personale. Per il cin-quantenne autore di “All’idea chesopraggiunge”, “Assalti al cielo”,“Lettere dal fronte interno”, e,con l’editore Marco Tropea, di“L’ora del ritorno” e “I segni sullapelle” nonché dell’ultimo nato giàalla prima ristampa, resta comun-que imprescindibile la questionedello stile, con la quale si è con-frontato fin dalle prime opere.Ora ha in serbo un progetto affa-

scinante, che probabilmente vedràla luce nel 2007, dopo la ristampasempre per Marco Tropea di alcu-ne sue opere in formato tascabile:un romanzo dedicato a PietroTresso, uno dei fondatori del Pci.Una storia dai molti misteri, cheper essere trattata a fondo richie-de studio, sopralluoghi in Italia eall’estero e una buona dose di pas-sione. Stefano Tassinari è vicepre-sidente dell’Associazioni scrittoridi Bologna. ■

lavori è carico di tensione, pensie-ri contrastanti, nuovi accadimenti.La prima risposta alla rottura delloro armonioso equilibrio è dareun nome alla propria squadra dicalcio, per farsi portavoce dei pen-sieri e dei desideri dei bambini:Giardino For Ever, appunto. Da lì comincerà il confronto con ilmondo dei grandi, con i loro pro-cessi decisionali ma anche con leloro differenze: la figura di un bar-bone, la mamma che si commuovequando racconto a Tiziano episodidella sua vita, il babbo dell’amicoche lotta contro la realizzazionedel parcheggio, i nomadi, nuovi ar-rivati nel quartiere, tutto con l’o-biettivo non di difendere solo ilproprio spazio di gioco ma di sal-vaguardare il verde e l’ambienteperché patrimonio di tutti.

Chi è l’autriceNon solo romanzi per MichelaTurra (prima di questo “L’azzurrointorno”, ed. Agalev e “Il gioco ru-bato”, ed. Signorelli Mondatori):giornalista professionista ha lavo-rato per importanti quotidiani(L’Unità, Il Manifesto) e attualmen-te collabora con periodici naziona-li e locali. È autrice di testi teatrali andati inscena negli spazi bolognesi (traquesti “Vino rosso sulla neve”,pubblicato nel ’98 per le edizioniNuove Scritture), ha partecipato areading e pubblicazioni di poesia eha pubblicato racconti su riviste eantologie (nel 2005 su “Enokiller”,ed. Moranti e su “Autobahn”, edTravenbooks). Curatrice di rassegne e incontriculturali, ha partecipato ad iniziati-ve per l’infanzia e il suo “Il giocorubato”, testo per alunni dellescuole medie, è stato occasione dilettura e apprendimento in moltescuole dal 2000 al 2005. ■

Giardino for everdi Michela Turra, illustrazioni diLuigi FabbricatoreCampanotto editore

Pubblicato per i tipi di Campanot-to Editore, “Giardino for ever” èl’ultimo libro di Michela Turra,scrittrice e giornalista bolognese.È la storia di Tiziano, bambino dinove anni, sveglio e curioso cometutti i suoi coetanei, che cominciaa confrontarsi con il mondo degliadulti. E i primi interrogativi spun-tano quando Tiziano si trova difronte alle loro decisioni che noncomprende più: nel giardino dovegioca con gli amici a pallone arri-veranno le ruspe, abbatteranno glialberi e toglieranno l’erba per fareun grande parcheggio. Non saràfacile per lui e per i suoi compagnidi scuola e di giochi capire le dina-miche del mondo degli adulti: ognigiorno che li separa dal temutoarrivo delle ruspe per l’inizio dei

Michela Turra

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a cura di Lorenza Miretti

Alba nera. Mistero nell’Appennino bolognesedi Vittoria CalabriHermatena edizioni

Giornalista e scrittrice attiva aBologna, con questo romanzoVittoria Calabri tinge di giallo lospazio nel quale lei stessa vive,trasformandolo nello scenario diun delitto misterioso ed efferatoin cui la natura non si fa solamen-te scenario delle vicende ma an-che personaggio che dà il titolo alromanzo. Con una percezioneanimalesca ed intuitiva del perico-lo che sembra ammantarsi di unainspiegabile e razionale consape-volezza, il sipario narrativo si aprecon un figura misteriosa, "un’om-bra nera contro il nero della not-te"che per contrapposizione por-ta il nome della luce, Alba: "Albascivolava nella notte, rapida, agilee silenziosa. Il suo cuore aveva conosciuto unattimo di trepidanza, ma quellapaura faceva ormai parte del suovivere quotidiano: era il prezzodella libertà". Ed in questo contrasto di luci edombre (dall’alba alla notte) anche“libertà” si delinea come parolachiave del romanzo e non a casoconnota un altro personaggio sa-liente della vicenda, il Grande G:"Grande G era il soprannome chegli avevano dato i locali; stava per‘Grande Gatsby’, un nome uditochissà dove e ben presto dimenti-cato per le difficoltà di pronun-ciarlo. Come l’eroe di Fitzgerald era mi-sterioso e un po’ triste, e comelui era molto, molto ricco". Lentamente l’autrice conduce illettore all’incontro, sempre atte-so in un giallo, con l’investigatore;in questo caso un’investigatrice,

una giovane giornalista trascinatanella vicenda e, forse, più coin-volta nelle indagini dall’amoreche dalla curiosità. Con una prosa veloce ed un lin-guaggio semplice, ma sempre ac-curati e controllati in modo datenere alta la tensione, si dipanaquesta storia che si chiude pro-prio, all’Alba… ■

Elia Facchini da Reno Centese. Missionario,martire, santo testi a cura di Elia Facchini e Domenico GandolfiVicariato di Cento di Ferrara Arcidiocesi di Bologna

Reno Centese, diocesi bolognesenella provincia ferrarese è il luogod’origine di Elia Facchini che quinacque il 2 lu-glio 1839. Ed è da questaparrocchia chesi dipana la vitadi questo mis-sionario france-scano, procla-mato santo, ri-percorsa nel li-bro intitolatoElia Facchini daReno Centese.

Missionario, martire, santo. Abbracciata la regola francescana,quando vennero promulgate leleggi di soppressione delle corpo-razioni religiose, il giovane sacer-dote chiese, ed ottenne, di essereinviato come missionario in Cinadove rimase fino agli anni in cuiscoppiò l’odio nei confronti deglieuropei e dei cristiani che colpì an-che Elia Facchini che il 9 luglio 1900venne ucciso insieme ai suoi cor-religiosi durante la guerra dei Bo-xer. ■

Di generazione ingenerazionea cura di Valeria BusaniEdizioni Provincia di Bologna

Nel suo sessantesimo anniversa-rio della fondazione, il Centro ita-liano femminile (Cif) di Bologna, incollaborazione con l’assessoratoalle Pari opportunità della Provin-cia, ha realizzato la pubblicazioneDi generazione in generazione, una sto-ria con le donne per la famiglia e la so-cietà, che documenta l’attività del-l’associazione, nel territorio bolo-gnese, dai primi anni della sua co-stituzione fino ad oggi.La realizza-zione del volume è stata possibilegrazie al recente riordino del ma-

IL BROKER, i luoghi del romanzodi John Grishamin una guida turistica di BolognaL’assessorato alla Cultura della Provincia di Bologna, il Comune e la Regione Emilia-Romagnahanno presentato lo scorso dicembre nella sededi Roma della Regione Emilia-Romagna “Il Broker, i luoghi del romanzo”, la guida turistica alla città di Bologna che descrive e racconta i luoghi in cui è ambientato il bestseller

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teriale archivistico e fotograficocompiuto con il sostegno della Re-gione. È stato così possibile racco-gliere le testimonianze tratte dairicordi scritti o verbali delle prota-goniste, coinvolte in azioni di im-pegno civile e politico nella socie-tà locale. ■

La coscienza del corpodi Luciana Percovicha cura di Gabriella ZeviLa dea doppiadi Vicki Noble, a cura di Michela ZuccaQuintessenza. Realizzareil futuro arcaicodi Mary Dalya cura di Selene Ballerini

In occasione del convegno “Libri didonne, libri di dee” - recentemen-te svoltosi presso la sede della Pro-vincia di Bologna ed organizzatodall’Associazione Armonie e dal-l’assessorato per le Pari Opportu-nità della stessa Provincia - sonostati presentati questi tre libri chedel convegno condividono le finali-

tà e gli intenti. Offrendo al lettoreuno squarcio sul pensiero femmini-sta americano, essi gettano nuovaluce su un lontano passato di scon-tro tra matriarcato e patriarcato,un passato più recente (quello de-gli anni Settanta) di lotta femmini-sta ed un presente che può mette-re in atto politiche per un futuro divera uguaglianza. ■

Anzola dell’Emilia dal primo dopoguerra alla Liberazione. Immagini d’archivio dal 1919 al 1950a cura di Marco Degli EspostiComune di Anzola dell’EmiliaCentro culturale Anzolese

È questo il terzo appuntamentoeditoriale con la storia dell’anticaUnciola, agglomerato oggi cono-sciuto col nome di Anzola dell’E-milia. Nel 2003, in occasione dellecelebrazioni del bicentenario dell’i-stituzione del Comune di Anzoladell’Emilia, risalente al 1803, è sta-to avviato un progetto di ricercastorica dal titolo Due secoli in co-mune comprendente tre mostre.L’ultima, Anzola dell’Emilia dal primodopoguerra alla Liberazione. Immagi-ni d’archivio dal 1919 al 1950, si èappena conclusa ma come le pre-

cedenti ha lasciato qua-le testimonianza di sé(nonché della ricercastorica nel suo com-plesso): il catalogo cu-rato da Marco DegliEsposti e pubblicato dalComune di Anzola,con il patrocinio dellaProvincia di Bologna,dell’Istituto per i Beniartistici, culturali e na-turali della Regione

Emilia-Romagna e la collaborazionedella Soprintendenza Archivisticadell’Emilia-Romagna. Grazie anchealla numerose immagini che corre-dano i testi, si ripercorrono gli anniche videro il consolidarsi del fasci-smo e la seconda guerra mondialecon la resistenza e la liberazione fi-nale, in un intreccio che lega le vi-cende della storia pubblica a quelleprivate delle famiglie anzolesi. ■

Parole scatenate. Voci dalle Case Circondarialidell’Emilia RomagnaEdizioni Il Profumo delle Parole

Il Profumo delle Parole Editore eStampatore è un progetto attivatopresso la Casa Circondariale la“Dozza” di Bologna per iniziativadel SIC, un Consorzio di 14 coope-rative sociali del territorio, con ilsostegno del Comune di Bologna,della Regione Emilia-Romagna e delDipartimento Amministrazione Pe-nitenziaria. Scopo del progetto è dipermettere ai detenuti di raggiun-gere livelli di professionalità utili almomento del reinserimento nellasocietà, ma sicuramente anche didare spazio alle potenzialità espres-sive ed alle componenti liriche onarrative che possono celarsi die-tro il sembiante consuetudinariodella reclusione. ■

di John Grisham. Edita da Minerva Edizioni, la guida contiene un’introduzione di Eugenio Riccomini; i testi sono di Manuela Zucchi e le fotografie di Paolo Righi. Il volume è distribuito dalla casa editrice Mondadori, in tuttaItalia in grande tiratura, gratuitamente insieme al romanzo del noto scrittore americano.

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l 29 gennaio è la 53ª Giornata mondiale deimalati di lebbra, una malattia di cui forse pocosi parla nelle nostre società, ma che continua

a diffondersi quotidianamente in quella che vienedefinita ‘cintura della povertà’: Africa, India, Asia eAmerica Latina. Ogni giorno si ammalano oltre 1500 persone ma sistima che i casi non identificati siano altrettanti. La malattia, contagiosa ma perfettamente curabileal giorno d’oggi, inizialmente distrugge i nervi peri-ferici, provocando l’insensibilità a causa della qualevengono danneggiati i tessuti e si determinano lemutilazioni. Se non trattata provoca danni progressivi e perma-nenti a pelle, nervi, arti ed occhi. Nei primi anni ’80 è stata introdotta la polichemio-terapia, che guarisce dalla malattia ed è raccoman-data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.L’OMS ha recentemente pubblicato il documento

strategico 2006-2010 per la riduzione del peso del-la lebbra ed il sostegno alle attività di controllo del-la malattia.Il documento, preparato con la consulenza dell’In-ternational Leprosy Federation (ILEP), rappresentaun successo per quelle organizzazioni che da sem-pre promuovono un approccio alla lebbra centratosulla persona, con interventi rispettosi dei contestilocali e con particolare attenzione alle attività diprevenzione, diagnosi precoce ed educazione so-cio-sanitaria.La strategia per il 2006-2010 dell’OMS si basa su al-cuni principali elementi: - sostenere le attività di controllo della lebbra in

tutti i paesi endemici;- usare il rilevamento di nuovi casi come indicatore

principale per monitorare il progresso;- assicurare diagnosi di alta qualità, registrazione e

monitoraggio in tutte le comunità endemiche;- sviluppare strumenti e procedure che siano basa-

te sulla comunità locale, integrate ed appropriateal contesto per la prevenzione della disabilità eper la fornitura di servizi di riabilitazione;

- promuovere la ricerca al fine di migliorare l’im-plementazione di una strategia sostenibile;

- incoraggiare il lavoro di supporto con i partner atutti i livelli. ■

Una malattia da sconfiggere

Le strategie dell’organizzazione mondiale della sanità per contrastare la lebbra, una

delle malattie più devastantie non ancora debellata

l’altra partedel MONDO

Per informazioni: www.aifo.it www.ilep.org.uk www.who.int

I

per informare sul problema della lebbra nel mondo e sull’opera dell’AIFO. Sarà inoltre in Italia, a cura di AIFO, la compagnia teatrale African Footprint International, dal Ghana, organizzazione senza scopo di lucro che si propone di raggiungere persone svantaggiate e con disabilitàper favorire il riconoscimento per favorire il riconoscimentodelle loro abilità e la loro integrazione sociale.I progetti di AIFO nel 2004 hanno raggiunto 273.683 persone; l’impegno previsto dell’AIFO in Africa per il 2006 è di circa 1.700.000 euro.

LA 53a GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRADomenica 29 gennaio i volontari dell’AIFO (Associazione italiana amici di Raoul Follereau) offriranno nelle piazze italiane il “Miele della solidarietà”, che proviene da piccoliproduttori delle aree rurali di Brasile e Croazia attraverso il circuito del commercio equo.I vasetti di miele saranno contenuti in sacchetti di iuta confezionati da ex malati di lebbra del progetto Sumana Halli a Bangalore, India, sostenuto dall’AIFO.In preparazione della giornata, volontari e operatori dei progetti AIFO saranno in Italia per incontrare i cittadini e

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Interventi per l’AppenninobologneseLa Giunta provinciale ha appro-vato due interventi per sostene-re l’economia agricola montanae le produzioni tipiche, con unimpegno totale di 45.000 euro.Il primo riguarda la ristruttura-zione di un caseificio ad uso pro-duttivo e didattico, all’internodel Parco regionale del Cornoalle Scale (in località Le Malghe).Il secondo intervento nasce dal-le difficoltà di alcuni caseifici lo-cali dell’Alta e Media Valle delReno e del Comune di GaggioMontano, a smaltire il siero frut-to della lavorazione dei formaggi:l’approvazione di un protocollod’intesa e l’erogazione di un con-tributo della Provincia permette-ranno di reimpiegare il siero inalcune porcilaie della zona.

Il portale delcittadinoSegnalazione interessante per i cit-tadini italiani, il portale nazionaledel cittadino, progetto curato dalDipartimento per l’Innovazione ele Tecnologie, in collaborazionecon Amministrazioni ed enti localiche forniscono servizi al cittadino.Si può parlare direttamente conun operatore, è disponibile un am-pio archivio di modulistica e rispo-ste alle domande frequenti. Il sito è diviso in percorsi tematiciche propongono informazioni dif-ferenziate a seconda delle necessi-tà: Eventi della vita (dallo studio,alla casa, al tempo libero), Le tueguide (dall’alimentazione alla giu-stizia e alle tasse) e L’amministra-zione dalla A alla Z (elenco di sitiistituzionali). ■www.italia.gov.it

“Dove andare per…”Avvocato di Strada, lo sportellolegale al servizio dei senza fissadimora (nato nel 2000 all’internodell’Associazione Amici di PiazzaGrande Onlus) ha presentato adicembre la terza edizione dellaguida “Dove andare per…”, laguida di Bologna per le personesenza fissa dimora. Nella pubbli-cazione è possibile trovare tuttele informazioni su dove andareper vestirsi, lavarsi, mangiare, sudove trovare lavoro e assistenzalegale e può essere uno stru-mento utile anche per gli opera-tori sociali. ■Info: 051.397971, www.avvocatodistrada.it

Il bilancio del“Progetto Coala”È stato presentato a Palazzo Mal-vezzi il bilancio delle azioni delProgetto Coala (Coordinamentodelle azioni lavori pubblici appal-ti). Il progetto, che coinvolgequattro assessorati e ha comescopo quello di rendere più sicu-ri i cantieri edili e il lavoro in agri-coltura, si è sviluppato nel 2005su tre aree tematiche; agricoltu-ra, appalti e formazione, con azio-ni mirate alla riduzione del nume-ro di infortuni e al miglioramentodella qualità degli appalti. ■Info:www.provincia.bologna.it/coala/index.html

25 anni dalterremoto inIrpiniaUna delegazione della Provinciasi è recata a Conza, in Irpinia, inoccasione della giornata celebra-tiva e di ringraziamento organiz-zata dal Comune di Conza il 23novembre. Nei giorni immediatamente suc-cessivi al terremoto del 1980, in-fatti, la Provincia di Bologna die-de vita ad una impegnativa ope-razione di soccorso, solidarietàe ricostruzione durata circa unanno, dalla costruzione di uncampo base per i primi aiuti allarealizzazione di una cittadellaprefabbricata, dotata di infra-strutture e inaugurata nell’otto-bre del 1981, frutto anche delpatto di gemellaggio siglato tra ilComune irpino e la Provincia diBologna. ■

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XV anniversariodella strage del SalveminiMartedì 6 dicembre il Consiglioprovinciale si è riunito in sedutacongiunta con il Consiglio comu-nale di Casalecchio di Reno, perricordare le vittime della strageall’Istituto Salvemini nel suoquindicesimo anniversario.Sono intervenuti Maurizio Ceve-nini, presidente del Consiglioprovinciale, Fabio Abagnato,presidente del Consiglio comu-nale di Casalecchio, la presiden-te Beatrice Draghetti e il sindacoSimone Gamberini. Hanno par-tecipato inoltre Roberto Alutto,presidente dell’associazione fa-miliari vittime del Salvemini eAugusto Balloni, direttore del“Centro interdipartimentale ri-cerca vittimologica e sicurezza”dell’Università di Bologna. ■

Chiedilo albibliotecarioLa Biblioteca Sala Borsa, in collabo-razione con le Biblioteche dell'Ar-chiginnasio, della Cineteca, del Cen-tro Amilcar Cabral e dell'IstitutoGramsci Emilia-Romagna, offre unservizio di reference al quale rivol-gersi 24 ore su 24. Il servizio è raggiungibile dai siti In-ternet delle biblioteche, è gratuitoed è utilizzabile da tutti gli utenti,semplicemente compilando il mo-dulo presente sui siti.Possono esse-re inviate richieste su dove trovarelibri e riviste, per suggerimenti sull'u-so dei cataloghi e informazioni sulleraccolte e i servizi delle biblioteche.

www.archiginnasio.it - ww.bibliotecasalaborsa.itwww.centrocabral.comwww.cinetecadibologna.it - www.iger.org

Pet-Cardtariffe agevolateper i pensionatiDal primo dicembre i pensionati alminimo proprietari di cani o gattipotranno beneficiare di una tariffaagevolata per curare i propri ani-mali, grazie alla sperimentazionedel progetto “Pet - Card”, pro-mosso dall’Ordine dei medici vete-rinari bolognesi in collaborazionecon la Provincia e i Comuni delterritorio. Per fruire dell’agevola-zione (riduzione del 30% dell’ono-rario del veterinario rispetto al ta-riffario minimo dell’Ordine), il pen-sionato dovrà recarsi all’ufficioAnagrafe canina del proprio Co-mune di residenza, autocertificarela propria posizione pensionistica eiscrivere il proprio cane o gatto al-l’anagrafe del Comune. Riceverà intal modo la tessera “Pet-Card” el’elenco dei veterinari che hannoaderito all’iniziativa, che è disponi-bile e aggiornato sul sito www.cani-gattienoi.provincia.bologna.it.

Le news traguerra e paceCome raccontare i diversi tipidi conflitto (etnico, culturale,territoriale, per le risorse), ocome spiegare le cause di unaguerra senza attribuire colpe,ma cercando solo di capire co-me ci si è arrivati.In che modo guardarsi dall’usopolitico della “paura del diver-so” o “dell’invasione” sapendoriconoscere i luoghi comuniche ormai infarciscono l’infor-mazione. E ancora: la posizione dell’in-viato, delle agenzie, degli “an-chor men” di fronte al proble-

ma dell’equidistanza. Sono solo una parte degli in-terrogativi ai quali si proponedi dare risposta il ciclo di lezio-ni “Le news fra guerra e pace”,un seminario per giovani gior-nalisti e operatori della comu-nicazione, promosso dalla Pro-vincia di Bologna e dal CentroSan Domenico, che ha ricevutoil patrocinio dell’Ordine deiGiornalisti dell’Emilia-Roma-gna, della Scuola Superiore digiornalismo e del Corso di lau-rea in Scienza della Comunica-zione dell’Università di Bolo-gna.Durante otto incontri pro-grammati tra febbraio e marzo2006 (i primi sette nel com-plesso monumentale del Con-vento di San Domenico, a Bo-logna, e l’ultimo all’interno del-la Scuola di Pace a Monte Sole)si alterneranno giornalisti tra iquali Lorenzo Bianchi (Il Restodel Carlino), Milena Gabanelli(Rai), Marco Guidi (Il Messag-gero), Georges Malbrunot (LeFigaro), Guido Mocellin (Il Re-gno) e Neliana Tersigni (Rai) edocenti: Giovanni Brizzi, Ro-berto Grandi e Angelo Varnidell’Università di Bologna, Mar-cella Emiliani (Università diForlì), Vittorio Prodi (presi-dente della Scuola di Pace diMonte Sole) e Stefano Silvestri(Istituto Affari Internazionali).Al seminario saranno ammessiun massimo di 50 iscritti, di etànon superiore ai 35 anni. Co-sto dell’iscrizione 50 euro. ■

Info: Centro San Domenico, piazza San Domenico 12 40124 Bologna, tel. 051581718 – fax 051 [email protected] -www.centrosandomenico.it

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“La scuolache voglio”“La scuola che voglio” è una gui-da di orientamento per gli stu-denti medi realizzata dalla Provin-cia di Bologna e contiene tutte leinformazioni necessarie per unacorretta scelta della scuola supe-riore. In circa 300 pagine, riportatutti gli indirizzi di studio attivatidalle singole scuole della provin-cia di Bologna, con particolare ri-ferimento ai quadri orari settima-nali divisi per materie, oltre a tut-te le informazioni utili per l’iscri-zione alle scuole superiori (nu-meri e orari delle segreterie, no-me del dirigente scolastico,ecc...). Per permettere agli stu-denti e alle loro famiglie di cono-scere le proposte formative diogni singolo istituto scolastico edente di formazione prendendocontatto direttamente con loro,è in distribuzione anche il “Cata-logo Scuole e Centri aperti” cheriporta i giorni e gli orari in cui èpossibile visitarli e partecipare al-le iniziative previste. Stampate in 8 mila copie, le guidesaranno distribuite prossimamen-te a tutti gli studenti delle scuolemedie per aiutarli nella difficilescelta che li aspetta. ■

Per informazioni e per consultare la guida online:www.guidascuolesuperiori.provincia.bologna.it

Bando diconcorso L’Inpdap (Istituto nazionale di pre-videnza per i dipendenti della Pub-blica amministrazione) presenta ilbando Work experience per 500soggiorni all’estero per l’appro-fondimento delle lingue (inglese,francese, tedesco e spagnolo) eper lo svolgimento di stage azien-dali.Vi possono partecipare i figli egli orfani sia di iscritti che pensio-nati Inpdap di età inferiore ai 28anni che risultino inoccupati o dis-occupati alla data di presentazio-ne della domanda, in possessodell’indicatore Isee del nucleo fa-miliare inferiore a 30.000 euro edi diploma di laurea con punteggionon inferiore a 99/110, con un li-vello di conoscenza almeno inter-media della lingua straniera ogget-to del concorso. Saranno accoltele domande fino a esaurimentodei posti.Info: www.inpdap.it

Nuovi sportelliper il lavoroComune e Provincia di Bolognahanno firmato un accordo per l’al-largamento della rete degli sportel-li per l’avviamento al lavoro. Tresportelli saranno aperti entro feb-braio nei quartieri S. Donato, Na-vile e Borgo Panigale e avranno an-che la funzione di ricollocare i la-voratori che passeranno dalla cas-sa integrazione speciale e dalla mo-bilità al licenziamento. Nei nuovisportelli sarà inoltre prestata parti-colare attenzione al fenomeno del-le “badanti”, in modo da permet-tere loro di intraprendere percor-si di qualificazione professionale edando così la possibilità alle fami-

glie di trovare personale le cuicompetenze siano accertate. Unnuovo sportello per il lavoro è sta-to inoltre inaugurato a Molinella il29 ottobre scorso. ■www.provincia.bologna.it/lavoro/index.html

Microcredito in ProvinciaLa presidente della Provincia Bea-trice Draghetti e il presidente del-l’associazione ‘micro.Bo’ MauroCheccoli hanno sottoscritto loscorso novembre una convenzio-ne per favorire lo sviluppo del mi-crocredito nel territorio bologne-se. Il microcredito dà l’opportuni-tà a soggetti esclusi dal circuitodel credito tradizionale di accede-re a piccoli prestiti del valoremassimo di 10.000 euro, per rea-lizzare un’impresa o un’attività dilavoro autonomo. La Provincia sta portando avantiuna sperimentazione per l’attua-zione del microcredito su targetprecisi di riferimento e l’azione di‘micro.Bo’ prevede anche inter-venti di formazione e consulenza.Con la convenzione si formalizzaquindi un rapporto di collabora-zione e si definiscono gli ambiti diintervento comune. ■

n e w s

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La sportina sportiva

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a montagna indossa il suo tradi-zionale abito bianco, parte una nuovastagione ricca di suggestioni a tinte forti anche

dal punto di vista sportivo. È già iniziato il conto alla ro-vescia per l’appuntamento più emozionante, quello coni cinque cerchi di Torino 2006, l’olimpiade invernaleche torna in Italia dopo un’attesa di mezzo secolo. E senon proprio con un ruolo di prima fila, anche il CAE, ilComitato Appennino Emiliano, emanazione regionaledella Federazione Italiana Sport Invernali, si prepara adaffrontare la stagione agonistica 2005-2006. Sotto l’om-brello del CAE sono raccolte un centinaio di squadre.Il suo presidente è Angelo Castagnoli, uomo della mon-tagna a denominazione d’origine controllata. Oggi risie-de a Bologna per motivi di lavoro, ma le sue origini ap-partengono a Vidiciatico, retroterra del Corno alle Sca-le, comprensorio sciistico dell’appennino bolognese. Presidente Castagnoli, siamo già entrati nelvivo di un nuovo inverno, quello delle Olim-piadi. Anche il CAE risponde presente?Sì, anche il nostro comitato vuole rivestire un ruolo nelcorso di questa stagione. Ci siamo sempre fatti trova-re pronti e anche quest’anno risponderemo all’appello.Abbiamo un calendario particolarmente ricco di gare edi manifestazioni agonistiche, che avranno come teatrol’Appennino emiliano. Tra gli eventi più significativi vo-glio segnalare le varie tappe del Trofeo Topolino, ma-nifestazione che raccoglie i migliori sciatori in erba, iCampionati interappenninici del Corno alle Scale, sfidatra i migliori sci club degli appennini, e i campionati ita-liani giovanili di fondo, che si svolgeranno in marzo aFrassinoro, nel modenese.E a livello di squadre quali sono le punte di dia-mante del vostro comitato?Il team più titolato in ambito regionale è lo Sci ClubSestola, seguito a ruota da altri team dell’appenninomodenese, quello con la maggiore tradizione sotto ilprofilo agonistico. Ma nei primi posti della classificaregionale figura anche lo Sci Club Val Carlina, squadra

del Corno alle Scale, una delle più gloriose dell’Emilia-Romagna. E una citazione per i risultati ottenuti, lamerita anche lo Sci Club Edelweiss di Bologna, che trai club cittadini è senza dubbio uno dei migliori.Ci saranno degli atleti targati CAE ai giochiolimpici di Torino?Atleti no, ma la nostra regione a Torino 2006 saràcomunque rappresentata. In prima linea ci sarannoinfatti Flavio Roda, Direttore tecnico delle naziona-li maschile e femminile di sci alpino, e Maurizio Mar-cacci, allenatore della nazionale femminile di gigan-te. Entrambi sono di Vidiciatico e il nostro comita-to è particolarmente orgoglioso di loro.CAE però non vuol dire soltanto sci alpino.Siete infatti una piccola enciclopedia deglisport invernali, dove un po’ tutte le voci sonocontemplate.Sì, è vero. E se lo sci alpino è sicuramente la disciplinapiù diffusa, non bisogna però dimenticare le altre disci-pline della neve che noi rappresentiamo. Innanzitutto losci di fondo; poi il carving, il free-style e, naturalmente,lo snow-board, sport in continua ascesa, soprattuttotra i giovani. Per ciascuna di queste discipline abbiamosquadre e praticanti.Sci a parte, sulle nostre montagne si possonopraticare senza problemi anche le altre disci-pline?Naturalmente. L’Appennino emiliano è attrezzato perqualsiasi tipo di sport invernale. Abbiamo diversi anelli per lo sci di fondo, nonché strut-ture apposite per lo snow-board, i cosiddetti snow-park, dove il popolo delle tavole può compiere le suespettacolari evoluzioni in piena libertà. Inoltre, nelle no-stre stazioni è possibile dedicarsi anche ai fuoripista e alcarving. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta. ■

di AntonioFarnè

Le proposte della stagione invernale raccontate dal presidente

del Comitato Appennino Emiliano

L

Appenninosotto la neve

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La Provincia di Bolognaaderisce alla campagna sulla sicurezza stradale coordinata dal Centro Antartide

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numero 6.2005