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La professione medico veterinariaCondizioni e prospettive nei primi dieci anni di attivitàCopyright © 2010 Nomisma SpaEdito da A.G.R.A. srlvia Nomentana 25700161 Romatel +39 0644254205fax +39 0644254239e-mail [email protected]

Finito di stampare nel mese di marzo 2010

Realizzazione editoriale: Agra srlProgetto grafico: Blu omeletteIllustrazione: Emiliano PonziStampa: Das Print – Roma

Nomisma Società di Studi Economici SpAStrada Maggiore 44, Palazzo Davia Bargellini 40125 Bologna tel +39 051648311fax +39 051232209www.nomisma.it

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Consiglio di AmministrazioneGualtiero Tamburini – PresidentePaolo Bruni – Amministratore DelegatoPiera Magnatti – Consigliere Delegato

Claudio AlbertiniAntonio CalabròGiancarlo De MartisLuca LucaroniEnzo MignarriRodolfo OrtolaniMassimo PanzaliJuan Enrique Perez CalotTiziana PrimoriMichele Liberatore (Segretario)

Comitato Tecnico ScientificoFilippo Andreatta – Presidente Giovanni AjassaAndrea BabbiEnrica Elena BelliMassimo BergamiGilberto CapanoDavid Taguas CoejoErik JonesFederico MerolaGiulio NapolitanoFrancesca PasinelliMaurizio Sobrero

Gruppo di LavoroRomina FilippiniMartina MarzoratiSilvia Zucconi

La ricerca è stata coordinata da Silvia Zucconi e lo sviluppo del rapporto è stato curato da Romina Filippini.

Nomisma ringrazia il presidente FNOVI dott. Gaetano Penocchio e il vicepresidente dott.ssa Carla Bernasconi per il prezioso supporto garantito nella definizione del percorso di ricerca.Un particolare ringraziamento va rivolto alla dott.ssa Roberta Benini per il costante e puntuale contributo garantito in tutte le fasi di studio.Si ringraziano inoltre gli Ordini provinciali che hanno promosso l’iniziativa presso i loro iscritti e i medici veterinari che hanno partecipato all’indagine.

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La professionemedico

veterinariaCondizioni e prospettive nei primi dieci anni di attività

Rapporto Nomisma 2010

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Indice

Presentazione 7Gaetano Penocchio, Presidente F.N.O.V.I.

Introduzione 9Piera Magnatti, Consigliere Delegato Nomisma

1. La professione medico veterinaria in cifre 11

1.1. Premessa 11

1.2. Demografia della professione in breve 13

1.3. I giovani medici veterinari 16

1.4. L’indagine Nomisma-Fnovi sulla professione veterinaria: caratteristiche e aspetti metodologici 181.4.1. Finalità conoscitive e metodologia di indagine 181.4.2. Il profilo del campione di indagine 19

2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? 25

2.1. Una finestra sulla professione di oggi 252.5.3. Forme di sottoccupazione dei giovani medici veterinari 292.1.1. Giovani medici veterinari liberi professionisti in Italia: organizzazione e sviluppo del settore 33

2.2. Le attuali condizioni professionali dei giovani medici veterinari 392.2.1. La mobilità sul territorio per la ricerca di un lavoro 392.2.2. L’impegno lavorativo 412.2.3. La professione nel 2009: flessibilità o precarietà? 432.2.4. Pluriattività: scelta o necessità? 46

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3. Percorsi formativi e professionali 51

3.1. Il percorso formativo dei giovani medici veterinari 51

3.2. Formazione e mondo del lavoro 60

3.3. Le principali tappe del percorso professionale 643.3.1. Un giudizio sulle prime esperienze lavorative 72

4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti 77

4.1. La soddisfazione professionale 77

4.2. Gli interventi urgenti per la professione: cosa chiedono i giovani professionisti? 87

5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro 99

5.1. Punti di forza e di debolezza dell’università 99

5.1. Opinione dei medici veterinari sull’attuale formazione universitaria 110

6. L’innovazione necessaria alla professione 115

6.1. Meccanismi di ammissione ai corsi di laurea 116

6.2. Le figure paraprofessionali 119

6.3. Facoltà di medicina veterinaria: nuove aperture e rispetto degli standard europei 121

6.4. Gli ambiti di competenze da potenziare durante la formazione universitaria 123

6.5. La gestione del periodo di tirocinio 125

6.6. Relazione fra università e territorio 128

6.7. L’abilitazione professionale 132

7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? 137

7.1. Scenari occupazionali 137

7.2. Problematiche e futuro della professione 147

8. Alcune considerazioni di sintesi 157

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Presentazionedi Gaetano Penocchio Presidente - F.N.O.V.I. Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani

La professione medico veterinaria è stata già nel 2005 oggetto di un’attenta ana-lisi che riguardava la categoria nella sua completezza e i cui risultati sono stati pubblicati nel “Libro Bianco della professione veterinaria in Italia”.

Negli ultimi anni la professione ha subito sensibili mutamenti dovuti a diversi fattori:• numero degli iscritti in costante aumento• aumento della componente femminile• contrazione del mercato conseguente alla recessione economica del nostro paese • progressivo aumento delle strutture dedicate alla cura degli animali da affezione• diminuzione del patrimonio zootecnico• mancanza di turn over nelle aziende locali del Servizio Sanitario Nazionale• precariato crescente nelle Università

Il complesso di tutte queste condizioni ha creato una situazione sfavorevole so-prattutto per le colleghe e il colleghi iscritti da meno di dieci anni e che sono stati identificati come oggetto di questa nuova indagine sulla professione commissio-nata a Nomisma.

La Federazione ha ritenuto necessario avere una “fotografia”, un quadro preci-so, aggiornato e oggettivo su cosa fanno o cosa sono costretti a fare i giovani me-dici veterinari, quali siano le loro opinioni sul percorso universitario, quali le loro aspettative, il loro grado di soddisfazione e le loro problematiche.

I dati raccolti, elaborati e analizzati, forniscono un quadro che conferma le dif-ficoltà incontrate dai medici veterinari nell’affrontare i primi anni della loro vita professionale e lavorativa alla conclusione di un percorso formativo universitario di grande impegno.

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L'indagine dimostra chiaramente che il numero di laureati in medicina veteri-naria sia in esubero rispetto alle reali richieste del mercato rendendo difficile la possibilità di ritrovare uno sbocco professionale ed una remunerazione adeguati alla complessità del loro percorso formativo che non si esaurisce con la laurea ma prosegue spesso con corsi professionalizzanti e post universitari.

Da questo emerge uno scenario della professione su cui sorgono spontanee alcune considerazioni, e l'auspicio della Fnovi – che ha voluto impegnare notevoli risorse ed energie nella realizzazione di questo progetto – è quello di mettere a di-sposizione di tutte le componenti interne ed esterne alla categoria uno strumento utile per proseguire nella ricerca di soluzioni possibili e condivise che migliorino la vita e la professione dei medici veterinari.

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Introduzionedi Piera MagnattiConsigliere Delegato - Nomisma

Il trend in forte crescita del numero dei medici veterinari in Italia negli ultimi 10 anni porta alla luce nuovi e preoccupanti interrogativi sulle reali esigenze del mercato del lavoro e sulle ripercussioni che le giovani generazioni, spinte dalla passione per la professione veterinaria, si troveranno ad affrontare all’ingresso nel mondo del lavoro.

È così che le aspettative dei giovani professionisti si scontrano oggi con una realtà che non rispecchia le speranze e le attese di chi, solo qualche anno prima, si accingeva ad intraprendere la carriera di medico veterinario.

Il mutato contesto economico e sociale, anche alla luce della recente crisi che ha investito con varia intensità tutti i settori, congiuntamente alla diminuzione delle opportunità in alcuni campi tradizionali di attività e, soprattutto, la forte concorren-za che ha spinto al ribasso le tariffe delle prestazioni, hanno senz’altro contribuito a disegnare un quadro sempre più critico delle condizioni occupazionali dei medici veterinari italiani; situazione che delinea connotati decisamente più preoccupanti per le prospettive di carriera dei giovani di recente ingresso nella professione. Un brillante percorso formativo e rilevanti esperienze professionalizzanti non sono sufficienti a garantire al giovane medico veterinario una carriera professionale ade-guata e spesso non esiste alternativa all’avvio della libera professione. Non vi sono garanzie di stabilità, né dal punto vista reddituale né della continuità lavorativa, e il giovane professionista viene proiettato in un mercato fortemente concorrenziale in cui la ricompensa della professionalità acquisita non è un fatto scontato.

A cinque anni dal Libro Bianco sulla professione veterinaria, che aveva messo in evidenza limiti e difficoltà della professione, nuovi e urgenti problemi si affaccia-no sul percorso di chi sceglie la carriera medico veterinaria; con sempre maggior urgenza viene richiesta una ridefinizione del ruolo e delle competenze del medico veterinario per un miglior riposizionamento sul mercato occupazionale.

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Con l’intento di identificare le possibili fragilità del percorso formativo e le cri-ticità che rischieranno di compromettere il futuro della professione, F.N.O.V.I. ha scelto di concentrare l’attenzione sui soli professionisti iscritti all’Ordine negli ulti-mi 10 anni. Il focus sui giovani diventa così una scelta strategica, poiché osservare le dinamiche che oggi li coinvolgono significa individuare percorsi più adeguati per il domani, significa cioè costruire un futuro.

L’obiettivo della ricerca è quindi quello di fornire una base di conoscenze utili a guidare uno sviluppo equilibrato della professione medico veterinaria alla luce del-le recenti evoluzioni; uno strumento che, accanto all’analisi delle dinamiche che coinvolgono la professione in ambito nazionale, si propone come un nuovo punto di riferimento per l’evoluzione della professione medico veterinaria nei prossimi 10 anni.

Non solo vengono investigati i problemi di inserimento professionale, ma ci si interroga sulle reali opportunità che la professione può ancora offrire e si raccolgo-no opinioni in merito ai cambiamenti realmente necessari per favorire lo sviluppo di competenze adeguate alle esigenze del mercato.

Quale sarà fra 10 anni il numero di medici veterinari che potranno essere im-piegati? Quale è l’opinione e quali le aspettative dei giovani medici veterinari ri-spetto al futuro? A questi ed altri interrogativi la nuova indagine ha inteso dare risposta. Risposta che diventa più attuale raccogliendo informazioni e riscontri da parte di professionisti che ancor oggi hanno un’esperienza diretta delle dinamiche occupazionali, avendo essi stessi la necessità di consolidare la propria posizione lavorativa.

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1.

La professione medico veterinaria in cifre

1.1. PREMESSA

Già nel 2005 il Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia ha evidenziato le peculiarità e, soprattutto, ha segnalato alcuni limiti e difficoltà della professione, fornendo tutti gli strumenti necessari per disporre di una previsione sulle dinami-che del mercato del lavoro. Il quadro che ne è emerso ha mostrato in modo chiaro un mercato del lavoro della professione veterinaria contraddistinto da una forte congestione che nella migliore delle ipotesi raggiunge un equilibrio generando ogni giorno forme di occupazione precaria.

A quasi cinque anni da tali riflessioni, la presente ricerca ha inteso individuare, da un lato, le possibili evoluzioni intercorse e dall’altro focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti specifici, alla luce delle recenti dinamiche che hanno riguardato la professione veterinaria.

I principali caratteri demografici della professione mostrano nuovamente trend di crescita e segnalano continue trasformazioni, tali da rendere necessaria la foca-lizzazione dell’analisi sulle attuali modalità di accesso al mondo del lavoro e l’inse-rimento nella professione, fornendo gli strumenti per valutare le prospettive della domanda di lavoro dei giovani medici veterinari. L’andamento del tasso di crescita del numero di professionisti presenti in Italia rende infatti urgente la necessità di studiare attentamente le dinamiche professionali di coloro che si accingono (o lo hanno fatto da poco) ad entrare nel mondo del lavoro.

Il presente lavoro propone un’attenta analisi strutturale delle caratteristiche dell’occupazione dei giovani1 medici veterinari: tale percorso, seppur realizzato in maniera critica e circostanziata, non consente di costruire un profilo approfondito delle attuali modalità di accesso al mondo del lavoro e di determinare con precisio-ne le criticità e le opportunità della professione medico veterinaria; non consente

1 Non si fa riferimento all’età anagrafica, ma ad una iscrizione all’Ordine non superiore ai 10 anni.

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inoltre di valutare le condizioni lavorative nei primi anni di attività; non permette di leggere le informazioni con una declinazione spaziale (in quali aree, settori, target professionali, …) e di definire i possibili nuovi percorsi di cui necessita la professione. Una rilevazione diretta sui professionisti appare quindi lo strumen-to più idoneo a colmare tale vuoto cognitivo e consente di fondare le successive fasi di pianificazione della professione sulla base di una conoscenza approfondita e precisa. La realizzazione di un’indagine campionaria rappresenta così l’unico strumento attraverso il quale è possibile definire lo stato dell’arte sulle attuali ca-ratteristiche di accesso ed inserimento alla professione veterinaria in Italia, con particolare riguardo ad alcuni aspetti qualitativi altrimenti non rilevabili. Al fine di avere un quadro esaustivo sulle condizioni e le prospettive della professione, le analisi sono state condotte concentrando l’attenzione sulle dinamiche più recenti, considerando come target di riferimento i medici veterinari di recente ingresso nel mondo lavorativo, iscritti all’Ordine da non più di 10 anni.

Nel capitolo 1, all’analisi preliminare del settore, che evidenzia le caratteristiche strutturali della professione medico veterinaria in Italia e l’evoluzione intercorsa nell’ultimo decennio, segue la descrizione degli step metodologici che hanno por-tato alla definizione e realizzazione dell’indagine diretta su un campione rappre-sentativo di giovani medici veterinari.

I capitoli successivi sono focalizzati su una descrizione analitica dei principali risultati derivanti dall’indagine, in particolare nel capitolo 2 vengono analizzati i tratti distintivi che caratterizzano l’attività professionale dei neo-iscritti all’Ordine, in relazione alle reali opportunità lavorative offerte dal mercato. Meritano partico-lare attenzione alcune forme di sottoccupazione dei giovani medici veterinari e la scelta che porta alla pratica della libera professione.

Il capitolo 3 è focalizzato sull’analisi dei percorsi seguiti dai giovani medici vete-rinari fino allo svolgimento dell’attività attuale. L’analisi attenta di tutto il percorso seguito fino all’ingresso nel mondo del lavoro, ha consentito di mettere in eviden-za peculiarità e criticità che hanno caratterizzato l’inserimento professionale dei giovani medici veterinari negli ultimi anni, anche in relazione a specifiche caratte-ristiche personali e dell’attività professionale.

A tal proposito si è ritenuto utile raccogliere anche il giudizio dei giovani medici veterinari in merito alla propria attività. Il capitolo 4 riporta quindi il grado di sod-disfazione e le possibili aree di intervento per una miglior qualificazione professio-nale, emerse dalle indicazioni dei medici veterinari stessi.

Il capitolo 5 mette in evidenza l’opinione dei medici veterinari sul sistema di for-mazione universitario, con particolare riferimento alla percezione sui punti di forza e di debolezza dell’attuale sistema formativo. Il capitolo 6 prosegue con la descri-zione dell’opinione dei medici veterinari in merito ad alcune ipotesi di riforma che si prospettano per il sistema formativo universitario, relative al periodo di tirocinio e all’opportunità di collegamento fra università e territorio.

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Infine, il capitolo 7 delinea gli scenari occupazionali che si prospetteranno per i neo iscritti all’ordine nel prossimo decennio, con l’intento di delineare, non sol-tanto le difficoltà cui andranno incontro, ma anche le nuove opportunità che si profilano per chi vorrà intraprendere la professione di medico veterinario.

1.2. DEMOGRAFIA DELLA PROFESSIONE IN BREVE

Nel 2009 il numero di iscritti all’Ordine dei medici veterinari era pari a 27.537, ben il 40,4% in più rispetto al 1999. Non solo in termini assoluti i medici veterinari in Italia sono in continua espansione ma anche i tassi di crescita sono sempre più elevati: se nel quinquennio 1999-2004 l’incremento è stato pari al 17,9%, dal 2004 al 2009 la variazione è stata addirittura superiore (+19,1%).

Figura 1.1. Medici veterinari iscritti all’Ordine (1999, 2004, 2009)(consistenze e variazioni percentuali)

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.

Il 16,8% dei medici veterinari italiani esercita in Lombardia (4.634 iscritti), l’11% in Emilia Romagna (3.038) e il 9,6% in Piemonte (2.647). La macro-area del pae-se in cui vi sono più medici veterinari è però il Sud, con 8.379 iscritti all’Ordine (30,4%). Segue il Nord Ovest con 7.922 iscritti, cioè il 28,8% del totale dei medici veterinari italiani.

Rispetto al 2004 le regioni in cui si sono registrate le variazioni più consistenti nel numero di medici veterinari sono la Puglia (+27,8%), la Sicilia (+26,9%) e l’Abruz-zo (+24,8%). Il Sud, oltre che per la maggiore consistenza numerica, si distingue anche per la maggiore crescita nell’ultimo quinquennio, come già l’analisi regio-nale ha evidenziato. Il numero di medici veterinari è cresciuto del 23,6%. Anche le regioni dell’Italia centrale registrano un numero di iscritti in forte espansione rispetto al dato nazionale (+22,3%). Il Nord Ovest è l’area in cui la crescita dei professionisti, seppur sempre a due cifre (+12,2%), è più contenuta.

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Figura 1.2. Medici veterinari iscritti all’Ordine - Analisi per regione (2009)(nella mappa: composizione percentuale; in tabella: consistenze e variazioni percentuali)

REGIONE NumeroVar. %

2004-2009

Piemonte 2.647 12,5

Valle d’Aosta 99 6,5

Lombardia 4.634 11,3

Liguria 542 20,4

Nord Ovest 7.922 12,2

Trentino Alto Adige 366 14,4

Veneto 1.876 16,0

Friuli Venezia Giulia 467 14,7

Emilia Romagna 3.038 23,5

Nord Est 5.747 19,7

Toscana 1.956 24,5

Umbria 824 14,9

Marche 723 23,2

Lazio 1.986 23,2

Centro 5.489 22,3

Abruzzo 689 24,8

Molise 213 17,0

Campania 2.089 24,5

Puglia 1.283 27,8

Basilicata 305 13,8

Calabria 735 11,2

Sicilia 1.699 26,9

Sardegna 1.366 24,5

Sud Isole 8.379 23,6

Italia 27.537 19,1

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.

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Un ulteriore indicatore per misurare la rilevanza della professione veterinaria in Italia è il VET Ratio, ovvero il numero di medici veterinari ogni mille abitanti. Nel 2009 questo indice era pari a 0,45 a fronte di un valore pari a 0,34 nel 1999, segnan-do così un incremento del 32,9%.

In termini espliciti, ciò significa che se nel 1999 c’erano circa 34 medici veterinari ogni 100.000 residenti, oggi ce ne sono quasi 46; uno dei valori più alti di tutta Europa. Rispetto al numero di abitanti, l’Italia ha più medici veterinari del Regno Unito (0,38), della Francia (0,25) e persino della Germania (0,43)2.

Figura 1.3. Numero di medici veterinari ogni 1.000 abitanti (1999, 2004, 2009)(incidenza per 1.000 abitanti e variazioni percentuali)

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.

Figura 1.4. Numero di medici veterinari ogni 1.000 abitanti - Analisi per regione (2004 e 2009)(incidanza per 1.000 abitanti)

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.

2 Elaborazioni Nomisma su dati 2008 Royal College of Veterinary Surgeons, Ordre des Vétérinaires e Bundestierärztekammer.

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L’analisi regionale del VET Ratio (fig. 1.4) mostra un valore decisamente più alto in Umbria, dove ogni 100.000 abitanti ci sono 92 medici veterinari, in Sardegna (0,82), in Valle d’Aosta (0,78) e in Emilia Romagna (0,70). Negli ultimi 5 anni la Sardegna si distingue inoltre per un’impennata dell’indicatore che è passato da 0,67 a 0,82, registrando così un forte aumento (+22,5%).

Incrementi significativi vi sono stati anche in Puglia (+26,8%), in Sicilia (+26,3%) e in Campania (+23,4%), regioni in cui però il VET Ratio per il 2009 è inferiore alla media, rispettivamente 0,31, 0,34 e 0,36.

1.3. I GIOVANI MEDICI VETERINARI

I medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni – e che quindi han-no un’anzianità lavorativa ancora non pienamente compiuta – costituiscono una parte rilevante dei medici veterinari che attualmente esercitano in Italia. Sono ben 11.110 (40,3% del totale) i medici veterinari che si sono iscritti all’Ordine tra il 1999 e il 2009; di questi 4.933 (pari al 17,9% del totale) si sono iscritti da meno di 5 anni (fig. 1.5).

Figura 1.5. Medici veterinari iscritti all’Ordine per anno di iscrizione (2009)(valori percentuali)

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.

La figura 1.6 illustra l’incidenza delle nuove generazioni di professionisti in ogni singola regione. Il profilo del medico veterinario è molto differente nelle diverse zone del paese.

Nelle Marche, ad esempio, i medici veterinari iscritti all’Ordine da non più 10 anni costituiscono la maggioranza dei professionisti della regione (51,2%). Anche in Sicilia e Abruzzo rappresentano una quota rilevante (47,9% e 47,3% rispettiva-mente).

Sul fronte opposto si distingue la Basilicata dove gli iscritti all’Ordine dopo il 1999 sono invece solo il 24,6% del totale dei medici veterinari; composizione ana-loga anche tra gli iscritti in Molise, con una incidenza pari al 28,2%.

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Figura 1.6. Incidenza dei medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni - Analisi per regione (2009)(valori percentuali sul totale degli iscritti)

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.

Uno dei fenomeni più significativi degli ultimi anni è il progressivo aumento del-la presenza di donne nella veterinaria. La figura 1.7 evidenzia chiaramente questa tendenza.

Tra gli iscritti all’Ordine da più di 10 anni circa un medico veterinario su quattro è donna (24,5%); nel quinquennio 1999-2004 tale proporzione raddoppia (54,1%). Negli ultimi 5 anni l’equilibrio si è ulteriormente spostato vedendo donne in netta maggioranza (62,9%).

Figura 1.7. Medici veterinari iscritti all’Ordine per genere e anno di iscrizione (2009)(valori percentuali)

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.

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1.4. L’ INDAGINE NOMISMA-FNOVI SULLA PROFESSIONE VETERINARIA:

CARATTERISTIChE E ASPETTI METODOLOGICI

1.4.1. Finalità conoscitive e metodologia di indagine

Gli ambiti conoscitivi dell’indagine rivolta ai medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni hanno riguardato tre aspetti fondamentali.

Innanzitutto la rilevazione ha inteso fotografare le caratteristiche del percorso professionale dei giovani medici veterinari, individuandone i principali tratti che lo contraddistinguono (tempi di inserimento nel mercato occupazionale, numero di lavori svolti nell’arco della carriera lavorativa, caratteristiche principali dei lavori precedenti), soddisfazione rispetto alle aspettative e al reddito percepito, aspetti positivi e negativi della professione, problemi più urgenti per la professione, stru-menti formativi più utili per l’ingresso nel mondo del lavoro.

Il secondo aspetto approfondito è stato inoltre il giudizio rispetto al mondo uni-versitario. L’obiettivo principale dell’indagine è stato in questo caso quello di rac-cogliere l’opinione dei giovani professionisti sulla capacità del sistema formativo universitario di garantire una adeguata acquisizione di competenze rispetto alle esigenze del mondo del lavoro. Sono quindi stati rilevati i punti di forza e di debo-lezza del sistema universitario e l’opinione in merito ad alcune ipotesi di riforma (meccanismi di selezione per l’accesso ai corsi di laurea e dell’esame di stato per l’abilitazione professionale, modalità organizzative dei tirocini, ambiti professio-nali da promuovere).

Da ultimo, l’indagine ha identificato quali potranno essere, nell’opinione dei giovani professionisti, gli scenari occupazionali nei prossimi 10 anni, rilevando giudizi su quale sarà l’andamento del numero dei medici veterinari in relazione ai vari ambiti professionali, sul tempo necessario ad un neo-laureato a trovare un lavoro, su problemi e opportunità che si profilano per la professione medico-veterinaria nell’immediato scenario futuro.

A tali obiettivi conoscitivi il questionario di rilevazione, di tipo strutturato e a prevalente risposta semi-chiusa, ha dedicato specifiche sezioni di indagine. Il que-stionario è risultato piuttosto complesso, con una durata media di 30 minuti; cio-nonostante i medici veterinari intervistati hanno mostrato notevole interesse verso i temi oggetto di analisi e il tasso di risposta3 è risultato elevato, pari al 56%.

L’indagine è stata realizzata nel periodo dal 5 novembre 2009 al 4 dicembre 2009. Complessivamente sono state realizzate 810 interviste telefoniche4 a me-dici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni, numerosità campionaria

3 Il tasso di risposta indica le interviste andate a buon fine sul totale dei contatti telefonici effettuati ai medici veterinari appartenenti alla popolazione di riferimento.4 Con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interview).

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che assicura un margine massimo di errore5 pari al 3,3% per le stime complessive sull’intera popolazione di riferimento.

Tali impostazioni metodologiche, assieme ad un accurato piano di campiona-mento di cui di seguito si illustrano le principali caratteristiche, sono in grado di garantire alta affidabilità dei risultati proposti non solo a livello del campione nel suo complesso ma anche per alcuni target di analisi (ad esempio per area geogra-fica, ambito professionale, anno di iscrizione all’Ordine …).

Il piano di campionamento, che rappresenta uno degli step cruciali dell’inda-gine, da cui dipendono qualità e precisione dei risultati, definisce le regole che consentono di costruire il campione in modo da rappresentare una miniatura della popolazione di riferimento. In particolare, per l’universo oggetto di analisi (medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni) si è ritenuto opportuno adottare un piano di campionamento stratificato in base a parametri che, da un’analisi pre-liminare e dalle conoscenze a priori del settore, si ritengono direttamente correlati ai tratti caratteristici della professione veterinaria. In sostanza, si è costruito un campione che ripropone analoghe proporzioni della popolazione di riferimento su due caratteri determinanti del collettivo studiato: area geografica di iscrizione all’Ordine e target professionale.

L’ammontare complessivo delle interviste è stato innanzi tutto ripartito in fun-zione dell’area geografica dell’Ordine di iscrizione dell’intervistato, seguendo un criterio di allocazione delle interviste proporzionale alla effettiva distribuzione territoriale dei medici veterinari nelle macro-aree del paese (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole). All’interno di ogni macro-area sono state rispettate an-che le proporzioni relative all’ambito professionale prevalente dell’intervistato. La classificazione a priori adottata ha suddiviso l’ambito professionale prevalente nei due macro-gruppi individuabili dall’anagrafica di riferimento: medico veterinario libero professionista e medico veterinario non libero professionista. All’interno del gruppo più numeroso dei liberi professionisti sono state rispettate delle quote, de-finite a priori, in base alla attività prevalente in: animali da compagnia, animali da reddito e altri animali.

1.4.2. Il profilo del campione di indagine

Al fine di delineare le caratteristiche del campione di medici veterinari coinvolti nell’indagine, nel presente paragrafo sono descritti alcuni elementi che ne conno-tano i principali tratti anagrafici (Ordine in cui è iscritto, anno di iscrizione, sesso, ambito professionale di attività, università in cui ha conseguito la laurea), ripor-tando, ove possibile, il confronto con l’universo di rifermento composto dai medici veterinari italiani iscritti all’Ordine da non più di 10 anni.

5 Al livello fiduciario del 95%.

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20 | La professione medico veterinaria

In generale, rispetto alle principali variabili anagrafiche, il campione risulta ri-specchiare la distribuzione reale, rilevata nella popolazione di riferimento; si può pertanto affermare, con buona approssimazione, che il campione rappresenta una miniatura della popolazione e i risultati campionari possono essere estesi a tutto l’universo di riferimento.

Così come nell’universo, quasi un terzo dei medici veterinari intervistati, iscritti all’Ordine da non più di 10 anni sono iscritti nelle regioni del Sud e delle Isole, tuttavia, la consistenza più elevata si riscontra in Lombardia (16%). Le regioni del Nord Ovest rappresentano nel complesso un quarto del campione, mentre la parte restante si ripartisce quasi equamente fra il Nord Est e il Centro6 (tab.1.1).

Tabella 1.1. Regione di iscrizione all’ordine: distribuzione del campione di indagine e dell’universo di riferimento

RegioneCAMPIONE UNIVERSO

Numerosità % Numerosità %

Piemonte 67 8,3 2.647 9,6

Valle d’Aosta 2 0,3 99 0,4

Lombardia 131 16,1 4.634 16,8

Liguria 8 1,0 542 2,0

Nord Ovest 208 25,7 7.922 28,8

Trentino Alto Adige 7 0,9 366 1,3

Veneto 81 9,9 1.876 6,8

Friuli Venezia Giulia 7 0,9 467 1,7

Emilia Romagna 70 8,6 3.038 11,0

Nord Est 165 20,3 5.747 20,9

Toscana 44 5,4 1.956 7,1

Umbria 33 4,1 824 3,0

Marche 36 4,5 723 2,6

Lazio 64 7,9 1.986 7,2

Centro 177 21,8 5.489 19,9

Abruzzo 21 2,6 689 2,5

Molise 3 0,4 213 0,8

Campania 79 9,8 2.089 7,6

Puglia 58 7,2 1.283 4,7

Basilicata 1 0,2 305 1,1

Calabria 21 2,5 735 2,7

Sicilia 32 4,0 1.699 6,2

Sardegna 45 5,5 1.366 5,0

Sud Isole 261 32,1 8.379 30,4

Italia 810 100,0 27.537 100,0

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

6 In fase di elaborazione dei risultati è stato adottato un sistema di ponderazione per le principali variabili descrittive al fine di rendere la struttura del campione ancora più omogenea all’universo.

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Capitolo 1. La professione medico veterinaria in cifre | 21

Anche in termini di anni di iscrizione all’Ordine il campione riflette le propor-zioni della popolazione oggetto di studio, con una quota leggermente superiore degli iscritti da 5 anni o più (53,7% del campione) rispetto agli iscritti da meno di 5 anni (46,3%) (tab.1.2).

Tabella 1.2. Anni di iscrizione all’Ordine: distribuzione del campione di indagine e dell’universo di riferimento

Anni di iscrizione all’ordineCAMPIONE UNIVERSO

Numerosità % Numerosità %

meno di 5 anni 375 46,3 4.933 44,4

5 anni o più 435 53,7 6.177 55,6

Totale 810 100,0 11.110 100,0

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

La ripartizione per genere ricalca perfettamente la popolazione con una prepon-deranza di iscritte femmine (56,7%) rispetto ai maschi (43,3%), risultato dell’in-cremento della componente femminile, come già menzionato nel paragrafo pre-cedente (tab.1.3).

Tabella 1.3. Genere: distribuzione del campione di indagine e dell’universo di riferimento

GenereCAMPIONE UNIVERSO

Numerosità % Numerosità %

Maschio 351 43,3 4.933 44,4

Femmina 459 56,7 6.177 55,6

Totale 810 100,0 11.110 100,0

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Relativamente al target professionale, non è possibile effettuare un confronto di-retto con la popolazione di riferimento dal momento che questa informazione non è aggiornata nell’anagrafica dei medici veterinari italiani iscritti all’Ordine.

La distribuzione campionaria rispetto al tipo di attività esercitata evidenzia una netta preponderanza della libera professione: il 71,8% degli intervistati esercita prevalentemente in qualità di libero professionista, mentre le altre tipologie pro-fessionali presentano numerosità decisamente inferiori. Si rileva invece una quota non trascurabile di professionisti iscritti all’Ordine ma che in realtà, al momento dell’intervista, non esercitano la professione: il 3,9% risulta infatti disoccupato ed un altrettanto 3,1% esercita professioni non attinenti agli studi fatti.

Analizzando i principali rami di attività dei medici veterinari liberi professionisti, emerge con evidenza la netta prevalenza degli animali da compagnia (se ne occu-pa nel complesso, oltre l’80% degli intervistati, di cui il 78% in forma prevalente). Decisamente bassa invece la percentuale di medici veterinari che si occupano di animali selvatici. Per quanto riguarda gli animali esotici si nota una netta differen-za fra la prima risposta e la risposta multipla: quasi nessuno si occupa di animali

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22 | La professione medico veterinaria

esotici in forma prevalente, ma se si considera l’insieme degli ambiti professionali praticati la quota sale al 14,4%.

Tabella 1.4. Target professionale: distribuzione del campione di indagine

Ambito professionaleCAMPIONE

Numerosità %

Libero Professionista 582 71,8

- Animali da compagnia 454 56,0

- Animali da reddito 73 9,0

- Equini 31 3,8

- Altri animali 23 2,8

Pubblico 67 8,3

Università, ricerca 54 6,7

Industria 21 2,7

Associazione Allevatori 2 0,3

Altro 84 10,3

- Disoccupato 32 3,9

- Altra professione 25 3,1

- Borsista/Tirocinante 12 1,4

- Altro 15 1,9

Totale 810 100,0

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Tabella 1.5. Ramo di attività del medico veterinario libero professionista: distribuzione del campione di indagine(valori percentuali)

CAMPIONE

1a citazione

∑ citazioni

Animali da compagnia 78,1 82,3

Animali da reddito 12,6 18,0

Equini 5,4 9,7

Animali esotici 1,1 14,4

Animali selvatici 0,2 0,8

Altro 2,7 5,8

Totale 100,0

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Le analisi dei risultati campionari, riportate nei capitoli seguenti, sono state ef-fettuate sul totale degli intervistati e su alcune variabili di stratificazione riguardan-ti le caratteristiche anagrafiche e dell’attività professionale; nello specifico i target analizzati sono i seguenti:• Area geografica di iscrizione all’Ordine (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e

Isole)• Anni di iscrizione all’Ordine (meno di 5 anni, da 5 a 10 anni)

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Capitolo 1. La professione medico veterinaria in cifre | 23

• Target professionale7 (libero professionista – animali da compagnia, libero pro-fessionista – animali da reddito, libero professionista – equini, libero professio-nista – altri animali, pubblico, università/ricerca, industria/associazioni, altro)

• Genere (maschi, femmine)

Un’ulteriore specifica sulle caratteristiche del campione analizzato riguarda l’università in cui i medici veterinari hanno conseguito la laurea. Quasi il 40% si è laureato in un Ateneo di una grande città dove è attivo un corso di laurea in medi-cina veterinaria (tab. 1.6). A Bologna si è laureato il 15,9% dei veterinari, a Milano il 12,8% e a Napoli l’11%; più bassa la percentuale di laureati presso l’università di Torino, pari all’8,5%.

A Perugia ha ottenuto il titolo il 10,7% dei veterinari, mentre appena il 3,7% ha frequentato l’università a Teramo e l’1,9% a Camerino. Nell’elenco non compa-iono l’università di Catanzaro e quella di Udine; infatti a Udine non è attivo un corso di laurea specialistico in medicina veterinaria e nell’ateneo di Catanzaro, pur non essendovi una facoltà di medicina veterinaria, è presente un corso di lau-rea specialistica in veterinaria inter-ateneo, attivo però solo dall’anno accademico 2003/2004. Solo lo 0,7% ha ottenuto il titolo in un’università straniera.

Tabella 1.6. Campione di indagine: università in cui è stata conseguita la laurea

%

Bologna 15,9

Milano 12,8

Napoli 11,0

Perugia 10,7

Torino 8,5

Bari 6,9

Parma 6,4

Pisa 5,7

Padova 5,7

Sassari 5,1

Messina 5,1

Teramo 3,7

Camerino 1,9

Estera 0,7

Totale 100,0

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

7 In alcuni specifici target professionali il campione presenta numerosità piuttosto contenute (tab.1.4). Si è ritenuto utile mantenere l’analisi per tutti i target professionali rilevati in quanto tali dati fornisco-no comunque indicazioni qualitative di tendenza rispetto alla totalità dell’universo di riferimento.

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2.

Giovani medici veterinari oggi: quale professione?

Inquadrare una professione significa innanzitutto proporre una fotografia ag-giornata sui principali ambiti lavorativi, sulle caratteristiche che definiscono il tipo di impiego (numero di lavori svolti, tipologia di contratto, modalità di collabora-zione, numero di ore lavorate, …) e sulla percezione in merito agli aspetti rilevanti (durata del rapporto, reddito percepito).

Nel presente capitolo sono quindi analizzate le caratteristiche dell’attività pro-fessionale dei medici veterinari iscritti all’Ordine dal 1999 in poi, allo scopo prin-cipale di descrivere quali siano, ad oggi, le reali opportunità lavorative di chi si avvicina allo svolgimento della professione medico veterinaria.

2.1. UNA FINESTRA SULLA PROFESSIONE DI OGGI

Tra i giovani medici veterinari è la professione privata l’ambito lavorativo di gran lunga prevalente (fig 2.1): oltre il 71% degli iscritti da non più di dieci anni svolge tale tipologia di attività. Se tale sbocco è di per sé dominante anche tra i veterani, occorre considerare come negli anni recenti tale ramo di attività incorpori quote sempre più elevate di professionisti. Tra gli iscritti all’Ordine da più di 10 anni l’in-cidenza è infatti di poco superiore al 60%. Tra gli altri ambiti, l’8,3% è invece occu-pato in ambito pubblico, il 6,7% lavora nelle università o svolge attività di ricerca, il 2,6% lavora presso l’industria, lo 0,3% nelle associazioni di allevatori.

La differente configurazione degli ambiti di attività prevalente non è il solo ele-mento rilevante. È importante infatti considerare che tra i giovani iscritti all’Ordine vi sia un 10,3% la cui attività professionale esula gli ambiti più tradizionali.

Per circoscrivere compiutamente i differenti gruppi di professionisti, di seguito è proposta l’analisi delle principali caratteristiche di ciascuno. Ai liberi professionisti, ambito professionale più rilevante, è dedicato l’intero paragrafo successivo in cui

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26 | La professione medico veterinaria

si analizzano dettagliatamente diversi elementi, tra cui le motivazioni che hanno indotto alla scelta della libera professione e l’organizzazione del lavoro.

Al fine di focalizzare ulteriormente le principali problematiche di accesso alla professione, una sezione specifica è stata dedicata anche all’analisi delle caratteri-stiche dei medici veterinari iscritti all’Ordine che attualmente svolgono attività in altri ambiti.

Figura 2.1. Gli ambiti professionali del giovane medico veterinario(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Per quanto riguarda i medici veterinari pubblici, la maggioranza (61,7%) è im-piegata presso le aziende sanitarie locali mentre il 23,8% lavora negli istituti zoo-profilattici.

Il 10% dei giovani medici veterinari impiegati nel settore pubblico ha trovato occupazione presso il Ministero della Salute, mentre l’1,4% opera negli assessorati provinciali e regionali. Altri enti pubblici raccolgono il 3,1% dei medici veterinari del pubblico impiego (fig. 2.2).

Figura 2.2. Medico veterinario pubblico: enti presso cui lavora in forma prevalente(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 27

La massiccia presenza di medici veterinari assunti nel settore pubblico con con-tratti a tempo determinato – ben il 38,6% (fig. 2.3) – contrasta con l’immagine canonica dei lavoratori di questo comparto.

Se a questa percentuale si aggiungono i borsisti e i tirocinanti (14,3%), la gran parte dei giovani medici veterinari pubblici (52,9%) risulta essere un precario o quanto meno con una occupazione a ‘scadenza’.

Figura 2.3. Tipologie contrattuali del medico veterinario pubblico(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Un quadro più preciso della situazione dei medici veterinari pubblici si ricava dalla figura successiva (fig. 2.4).

Del 38,6% con contratto a tempo determinato, il 43,7% non è impiegato in qua-lità di dipendente ma con convenzioni atipiche. I nuovi assunti hanno quindi non solo contratti di durata limitata, ma anche caratterizzati da minori garanzie.

Figura 2.4. Medico veterinario pubblico: tipologia contrattuale … (valori percentuali)

… a tempo indeterminato … a tempo determinato

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Qual è invece il profilo dei medici veterinari che svolgono attività di ricerca? Il 62,8% sta frequentando un dottorato o è un ricercatore universitario (fig. 2.5). Ciò

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28 | La professione medico veterinaria

non stupisce sia considerata la giovane età di buona parte dei medici veterinari oggetto dello studio che i tempi lunghi che caratterizzano la carriera universitaria. Solo il 16,1% è un professore universitario a contratto. Più bassa la quota di impie-gati in altri istituti pubblici dediti alla ricerca (9,2%).

Il 12,0% svolge altre attività, tra cui la ricerca in istituti privati o come libero professionista.

Figura 2.5. Ambito dell’attività professionale dei medici veterinari impiegati nella ricerca(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Anche in questo ambito il precariato è un fenomeno diffuso: senza considerare i dottorandi, anche tra i ricercatori (universitari e non) e gli accademici le forme di collaborazioni atipiche sono particolarmente frequenti (assegnisti, collaboratori a progetto, professori a contratto, etc.).

Solo il 2,6% dei giovani medici veterinari svolgono una attività nell’industria (2,6%). In tale ambito l’industria farmaceutica è il primo datore di lavoro, impie-gando il 45,9% dei medici veterinari.

Segue l’industria mangimistica, con il 29,3% di impiegati, e l’industria alimen-tare con l’8,4% (fig. 2.6).

Figura 2.6. Ambito dell’attività professionale dei medici veterinari impiegati nell’industria (valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 29

Gli impiegati dell’industria sono tra i lavoratori più stabili. Il 67,7% ha un con-tratto a tempo indeterminato. Rimane comunque significativa la quota di precari, pari al 26,3%, di cui però solo il 3,7% ha un contratto a progetto (fig. 2.7).

Figura 2.7. Tipologia contrattuale dei medici veterinari impiegati nell’industria (valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

2.5.3. Forme di sottoccupazione dei giovani medici veterinari

Oltre il 10% dei giovani medici veterinari non ha una occupazione negli ambiti professionali più tradizionali. Confluiscono nella categoria residuale ‘altro’, dif-ferenti tipologie di professionisti accomunati da fenomeni di sottoccupazione e precarietà, non sempre riconducibili al fatto che parte di questi sono ai primordi della carriera.

Il 37,8% di tale gruppo (il 4% dei giovani medici veterinari nel complesso) è di-soccupato. In particolare, tra chi si è iscritto all’Ordine da meno di 5 anni (dal 2005 in poi), il tasso di disoccupazione sale al 6%.

Accanto ai disoccupati vi è poi un 14,0% che sta svolgendo il tirocinio e un 17,9% che vive altre condizioni lavorative assolutamente precarie poiché ha collabora-zioni intermittenti in disparati ambiti professionali. Preoccupante inoltre come il 30,3% di questi (3,5% del totale) sia costretto a svolgere una professione diversa da quella di medico veterinario.

Accorpando tutte le forme di forte precarietà e disoccupazione, ed escludendo i tirocinanti la cui condizione è correlabile agli esordi della carriera, sono il 7% del totale i giovani medici veterinari con la carriera ancora incerta. Considerata la rile-vanza del fenomeno il dato merita un approfondimento ulteriore.

Negli ultimi cinque anni la situazione sembra essere decisamente peggiorata, con una forte impennata del numero di disoccupati. La maggior parte dei disoc-cupati si riscontra infatti fra i medici veterinari iscritti all’Ordine da meno tempo: se l’incidenza dei disoccupati fra gli iscritti da 5 anni o più è pari al 2%, la stessa percentuale supera il 6% fra gli iscritti da meno di 5 anni (tab. 2.1).

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30 | La professione medico veterinaria

Figura 2.8. Situazione occupazionale dei medici veterinari che attualmente svolgono attività in ‘altri’ ambiti(valori percentuali)

* Medici veterinari che svolgono attività sporadiche in ambiti non ricorrenti.Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Tabella 2.1. Incidenza di disoccupati e di chi svolge professioni non veterinarie per area geografica, anni d’iscrizione all’Ordine, genere ed età (valori percentuali)

DisoccupatoAltre professioni

non veterinarie

Area di iscrizione all’Ordine

Nord Ovest 3,2 2,8

Nord Est 2,3 5,5

Centro 5,2 2,9

Sud Isole 4,6 2,1

Anni di iscrizione

meno di 5 anni 6,1 3,3

5 anni o più 2,0 3,0

Genere

Femmine 4,8 2,6

Maschi 2,8 3,9

Età

24-34 3,8 3,1

35-44 4,3 3,4

oltre 44 1,6 2,0

Totale 3,9 3,1

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Bisogna però considerare che, oltre ad un probabile squilibrio strutturale del mer-cato del lavoro, sulle condizioni occupazionali dei più giovani incide anche una più alta percentuale di chi, avendo finito gli studi, cerca una prima occupazione. Tutta-via, le difficoltà occupazionali dei neo-iscritti sono evidenti anche dal dato relativo all’incidenza dei professionisti ‘non praticanti’, che stanno svolgendo professioni non inerenti l’attività di medico veterinario.

L’incidenza dei medici veterinari disoccupati sale significativamente nelle regio-ni del Centro, del Sud e delle Isole (5,2% e 4,6% rispettivamente), mentre nelle regioni del Nord Est è più alta la percentuale di giovani medici veterinari che sono

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Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 31

attualmente occupati in un ambito professionale diverso (5,5% contro il 3,1% del dato complessivo). Il divario che emerge tra le diverse zone del paese è probabil-mente specchio del differente andamento del mercato del lavoro macro-regionale: il numero di disoccupati nelle regioni settentrionali è inferiore perché con più fa-cilità si trovano lavori alternativi, anche se spesso di ripiego, non essendo attinenti all’attività medico veterinaria.

Differenze rimarcabili si riscontrano anche rispetto al genere. L’incidenza di di-soccupati tra le donne raggiunge quasi il 5%. I giovani medici veterinari maschi sembrano invece avere, qualora non vi siano altre possibilità, un più facile accesso ad altri settori occupazionali.

Utilizzando le informazioni raccolte dall’indagine si può provare a tracciare un profilo dei nuovi professionisti ad oggi disoccupati. Si tratta in prevalenza di donne iscritte all’Ordine da meno di 5 anni, che esercitano in una regione del Sud o del Centro e con un curriculum accademico qualitativamente solo di poco inferiore rispetto a quello dei loro colleghi (tab 2.2).

Per conseguire la laurea hanno impiegato mediamente 8 mesi in più rispetto alla media, con un voto di laurea solo leggermente più basso (101 su 110, contro 103 del totale).

La maggioranza dei disoccupati (56,6%), inoltre, dopo aver conseguito il titolo si è dedicato all’approfondimento di alcuni settori, anche se la stessa percentuale sale al 74,1% nel complesso dei medici veterinari iscritti da non più di 10 anni.

Le differenze del percorso accademico non sono tali da poter spiegare le diffi-coltà lavorative.

È inoltre interessante notare che esistono alcune differenze nei campi di appro-fondimento. Se da un lato è vero che circa la metà dei medici veterinari attual-mente disoccupati ha indirizzato la propria formazione nell’ambito degli animali da compagnia, la stessa percentuale sul totale dei medici veterinari è ancora supe-riore (61,3%). Da rilevare, nonostante le gravi difficoltà del settore, che nel 2005 si stimava che l’86% degli animali da compagnia fosse in cura presso un medico veterinario8.

Al contrario, rispetto al totale dei medici veterinari iscritti all’Ordine da massimo 10 anni, i disoccupati sono più spesso specializzati in campi meno tradizionali e più di nicchia (quali la riproduzione animale e gli animali da laboratorio).

Un ulteriore elemento di criticità è riconoscibile nell’alta percentuale di profes-sionisti che non hanno mai praticato l’attività di medico veterinario, neanche in passato: il 46,3% di chi attualmente non è impiegato come medico veterinario, in realtà risulta non avere mai svolto la professione (fig. 2.9).

8 ETAMETA- ANMVI 2005 Le strutture Veterinarie private per animali da compagnia, www.anmvi.it.

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32 | La professione medico veterinaria

Tabella 2.2. Il percorso formativo dei veterinari disoccupati e di chi svolge professioni in ambito non veterinario

Disoccupato Altre professioniTotale iscritti

<= 10 anni

Formazione

Tempo impiegato per conseguire la laurea 7 anni e 10 mesi

8 anni e 1 mese

7 anni e 2 mesi

Voto di laurea 101 101 103

Dopo la laurea ha approfondito le conoscenze (% Sì) 56,6 62,4 74,1

Campi di approfondimento (valori percentuali, ∑ delle citazioni)

Animali da compagnia 49,3 58,5 61,3

Animali da reddito 24,8 28,9 22,9

Animali esotici 10,4 0,0 10,0

Equini 24,3 8,1 12,2

Acquacoltura 4,7 8,1 3,9

Sanità pubblica veterinaria 13,3 6,1 13,4

Alimentazione animale 14,1 19,2 8,9

Altro * 35,2 27,3 23,0

* Acquacoltura, riproduzione animale, malattie infettive dermatologia, fisioterapia, farmacologia…Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Tra chi in passato ha esercitato l’attività, una larga maggioranza ha lavorato nel settore privato (41,8%), mentre percentuali ridotte provengono dal settore pubbli-co (8,8%) e dall’industria (3,1%).

I medici veterinari che esercitano la libera professione rappresentano la catego-ria più consistente, che tra i giovani raggiunge oltre il 70%. Nell’ultimo decennio, quindi ogni dieci nuovi medici veterinari iscritti all’Ordine, circa sette sono impie-gati come liberi professionisti.

Figura 2.9. Carriera professionale dei medici veterinari che attualmente svolgono un’attività in ‘altri’ ambiti (valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 33

2.1.1. Giovani medici veterinari liberi professionisti in Italia: organizzazione e sviluppo del settore

Proprio perché la categoria dei liberi professionisti è la più consistente, è impor-tante osservare più nello specifico questo ambito evidenziandone, laddove pos-sibile, i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Il Libro Bianco sulla professione veterinaria del 2005 aveva già illustrato alcune delle principali caratteristiche di questo ramo dell’attività medico veterinaria; l’indagine 2009, rivolgendosi specifi-catamente ai soli medici veterinari iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni, che quin-di esercitano da poco tempo l’attività di medico veterinario, vuole ulteriormente evidenziare le condizioni lavorative dei nuovi professionisti e delineare le possibili tendenze evolutive.

Nel presente paragrafo sono illustrati così i tratti più rilevanti dei giovani liberi professionisti, mostrando, laddove possibile, le differenze rispetto a quanto rileva-to nel 2005 sui medici veterinari iscritti all’Ordine nel suo complesso.

Diversi sono gli ambiti lavorativi della professione (fig. 2.10); tuttavia i giovani medici veterinari esercitano in forma prevalente attività professionali inerenti la cura degli animali da compagnia (78,1%). Il 12,6% si occupa soprattutto di animali da reddito e una percentuale ancora più esigua si interessa di equini (5,4%). Ap-pena l’1,1% si occupa di animali esotici e lo 0,2% di animali selvatici. Vi è poi un 2,7% la cui attività è dedita ad altri ambiti.

Se si considerano comunque tutti gli ambiti professionali trattati, non vi sono sostanziali differenze tra le diverse attività, fatta eccezione per coloro che si occu-pano di animali esotici che raggiungono il 9,7% e superano i medici veterinari che si occupano di ‘altre’ specie.

Figura 2.10. Medico veterinario libero professionista: settore di attività prevalente(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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Per un gran numero di giovani medici veterinari la decisione di dedicarsi alla libera professione o di garantirsi un impiego nel settore privato, è stata, almeno in parte, una scelta obbligata.

Ben il 55,6% ha indicato l’assenza di altri sbocchi tra le ragioni principali che hanno indotto a scegliere tale percorso professionale (fig. 2.11). Un elemento che meriterebbe più approfondite riflessioni. Accanto alla scelta obbligata, una parte rilevante di giovani liberi professionisti segnala il forte interesse per alcune spe-cifiche branche dell’attività medico veterinaria: il 51,2% dei medici veterinari si è indirizzato verso questo settore spinto da passioni maturate già durante gli studi universitari.

Un altro fattore di considerevole rilievo è la maggiore autonomia che la libera professione può garantire (46,2% dell’insieme delle citazioni), mentre possibilità di carriera e aspettative economiche non raccolgono che un numero modesto di citazioni (entrambe segnalate dal 12,4% dei giovani medici veterinari).

Figura 2.11. Per quali motivi ha scelto la libera professione?(valori percentuali, insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

In relazione all’ambito professionale, variano le motivazioni che hanno indotto i medici veterinari a scegliere la libera professione.

I liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia si dividono tra l’interesse per questo ambito della medicina veterinaria (52,9%) e l’assenza di altri sbocchi lavorativi percorribili (54%). Anche se per una larga percentuale di giovani medici veterinari che si occupano di animali da compagnia il proprio campo di attività ha indubbie attrattive, non va sottovalutato che oltre la metà ha dovuto in-traprendere questa carriera per mancanza di opportunità alternative. Molti giovani professionisti, una volta entrati nel mercato del lavoro, hanno dovuto rinunciare in parte alle loro ambizioni iniziali. Da questo punto di vista è grave la situazione di

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chi si occupa di ‘altri’ animali (selvatici, esotici etc.); addirittura l’81,6% si è trovato costretto ad intraprendere questa tipologia di attività, mentre solo il 25,7% aveva maturato nel corso degli studi uno specifico interesse.

Tra i liberi professionisti che si occupano di equini la motivazione preponderante è la maggiore autonomia lavorativa (62,3%), seguita però da un forte interesse specifico: ben il 56,9% dichiara di aver scelto questa professione sulla base di pre-ferenze sviluppate durante l’università (fig. 2.12).

Figura 2.12. Per quali motivi ha scelto la libera professione? - Analisi per target professionale(valori percentuali, prime 3 motivazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Nel Sud e nelle Isole l’inclinazione personale verso un particolare ambito profes-sionale ha un peso meno rilevante nella scelta d’intraprendere la libera professione (46%) (fig. 2.13).

Più importanti sembrano essere la prospettiva di autonomia (48,9%) e l’assenza di altri sbocchi, motivazione che in questa parte del paese raggiunge addirittura il 66,2% delle citazioni, risultato che sconta chiaramente le condizioni economiche ed occupazionali del contesto in generale.

Le risposte dei medici veterinari che praticano nel Nord Est sono più omogenee: il 48,7% ha optato per il settore privato in mancanza di altre opzioni, il 47% nel-la speranza di una maggiore indipendenza lavorativa e il 46,1% per un interesse specifico.

Nel Nord Ovest (57,5%) e nelle regioni del Centro (55,9%) i giovani medici ve-terinari sembrano essere stati guidati in primo luogo da una specifica propensione verso alcuni settori professionali e solo in un secondo momento dalla scarsità di altri sbocchi occupazionali.

È però importante sottolineare che nelle regioni dell’Italia centrale ben il 55,1% dei medici veterinari iscritti all’Ordine da non oltre 10 anni ritiene non vi fossero carriere alternative.

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Figura 2.13. Per quali motivi ha scelto la libera professione? - Analisi per area geografica(valori percentuali, prime 3 motivazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Almeno in parte, l’esigenza d’indipendenza sembrerebbe essere stata soddi-sfatta.

Lavora esclusivamente da solo il 39,8% del totale dei liberi professionisti. Il 35,1% esercita la professione collaborando con altri medici veterinari; una quota inferiore ma comunque significativa (23%) esercita, invece, in qualità di socio (fig. 2.14).

Figura 2.14. Lei lavora… - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali)

Indagine 2005

Esclusivamente da solo

Collabora/ in associazione

con altri

60,0% 40,0%

* praticanti, tirocinanti …Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Rispetto al 2005, i giovani medici veterinari che lavorano esclusivamente da soli sono il 40% (a fronte del 60%), ma si deve considerare la differente anzianità pro-fessionale dei due campioni d’indagine, che ha un forte impatto su tale decisione. Esaminando più nel dettaglio i risultati dell’indagine 2009, si osserva, infatti, che

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tra i medici veterinari entrati nell’Ordine da meno di 5 anni la percentuale scende al 32,7%.

I liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia raramente lavo-rano da soli. Solo il 31,3% rientra in questa tipologia, mentre il 35% è coadiuvato o coadiuva altri medici veterinari.

I medici veterinari che si occupano di animali da reddito operano, al contrario, prevalentemente da soli (76,3%).

Nelle regioni del Sud e nelle Isole, dove è particolarmente sentita l’aspettativa di una posizione lavorativa autonoma, il 51,1% è un libero professionista che non usufruisce di alcuna collaborazione (fig. 2.15).

Decisamente inferiore alla media la percentuale di giovani donne che esercitano in totale autonomia, solo il 30,9%. Al contrario più della metà degli uomini (51,5%) pratica l’attività di medico veterinario esclusivamente da solo.

Figura 2.15. Liberi professionisti che lavorano esclusivamente da soli - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica, sesso(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

I giovani liberi professionisti che si avvalgono della collaborazione di altri medici veterinari sono il 34%.

Generalmente, quando si decide di usufruire della collaborazione di un altro medico veterinario, si preferisce una figura a tempo pieno (fig. 2.16).

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La quota di liberi professionisti che si avvale esclusivamente di collaboratori part-time è minima (1,4%) e solitamente l’impiego a tempo parziale viene utilizza-to quando vi sono già altri collaboratori a tempo pieno: il 14,4% dei liberi profes-sionisti si avvale di collaboratori sia part-time che full-time.

Mediamente, chi non lavora esclusivamente da solo, si avvale dell’attività lavo-rativa di altri medici veterinari collaboratori per un equivalente di circa 3 unità di lavoro, impiegate a tempo pieno9.

Il 3,2% dei giovani liberi professionisti si avvale della collaborazione continuati-va di sole figure extra-veterinarie (ad esempio segretarie, esperti amministrativi…) o di collaboratori il cui percorso formativo non è pienamente compiuto, quali tiro-cinanti e praticanti.

In realtà, quando non esclusivo, l’impiego dei praticanti è più diffuso. Se il 3,2% dei professionisti utilizza tra i collaboratori solo tali tipologie di figure, occorre con-siderare che accanto ad altri medici veterinari almeno il 22% dei professionisti utilizza anche praticanti o tirocinanti.

Tra i liberi professionisti che collaborano con dei tirocinanti, il numero medio di unità di lavoro impiegate è pari a 2,8.

Per quanto riguarda la presenza di altre figure non veterinarie tra i collaboratori, solo una quota ridotta di professionisti dichiara di avvalersene (9,8%).

Figura 2.16. L’organizzazione del laovoro nella libera professione(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

9 L’Unità di Lavoro equivale alla quantità di lavoro prestato da un occupato a tempo pieno; non coincide con la singola persona fisica impiegata, ma risulta ragguagliato ad un numero di ore corri-spondenti ad un’occupazione esercitata a tempo pieno. Le unità di lavoro sono utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato.

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Figura 2.17. Liberi professionisti che si avvalgono anche della collaborazione di praticanti e tirocinanti(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Figura 2.18. Liberi professionisti che si avvalgono anche della collaborazione di figure non veterinarie(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

2.2. LE ATTUALI CONDIZIONI PROFESSIONALI DEI GIOVANI MEDICI

VETERINARI

L’osservazione dei tratti che contraddistinguono l’inquadramento professionale e contrattuale dei giovani medici veterinari, va completata con l’esame delle reali condizioni in cui oggi viene esercitata l’attività professionale del medico veteri-nario, considerando sia la mobilità richiesta per il conseguimento di un impiego, sia il tempo dedicato al lavoro e le relative caratteristiche in merito alla continuità lavorativa e al reddito percepito.

2.2.1. La mobilità sul territorio per la ricerca di un lavoro

Ben il 63,3% dei giovani medici veterinari dichiara di non essersi spostato dalla provincia di origine per svolgere la professione; solo il 6,9%, dopo aver frequentato

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altrove l’università, ha deciso di non rientrare (fig. 2.19). Sebbene vi sia una larga maggioranza di medici veterinari che si era trasferita in un’altra provincia già per seguire il corso di laurea (57,0%, cfr. fig. 3.2), gran parte di questi è poi tornata nella provincia di origine per esercitare la professione.

Poco più della metà dei giovani medici veterinari che hanno lasciato la propria provincia di origine per ragioni lavorative – senza considerare chi si era già trasfe-rito per studiare – si è poi stabilita entro i confini della propria regione (15,3%), mentre l’altra metà (14,5%) si è dovuta spostare in un’altra regione per poter tro-vare delle opportunità professionali adeguate.

Figura 2.19. Per svolgere l’attività di medico veterinario è stato necessario spostarsi dalla sua provincia di origine?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

I liberi professionisti, proprio in virtù delle peculiari caratteristiche della libera professione, caratterizzata in tutto il paese da una carenza di domanda di presta-zioni e da un esubero di professionisti, non sembrano essere particolarmente mo-tivati a spostarsi per esercitare: solo il 33,2% si è allontanato dalla propria provincia di origine (fig. 2.20).

Fanno eccezione i liberi professionisti che si occupano di equini, ben il 62,9% ha trovato opportunità lavorative adeguate solo trasferendosi.

Rispetto ai liberi professionisti, le altre categorie professionali devono adeguarsi maggiormente alle esigenze del mercato, il 57,9% dei medici veterinari pubblici si è trasferito. Piuttosto alta è anche la percentuale di chi si è spostato dalla provincia di origine per svolgere ricerca e attività accademica (47,3%).

Bisogna però precisare che una parte rilevante è rappresentata da medici veteri-nari che erano già fuori sede per frequentare l’università e che una volta terminati gli studi hanno poi trovato occasioni professionali nel mondo accademico e della ricerca.

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Figura 2.20. Per svolgere l’attività di medico veterinario è stato necessario spostarsi dalla sua provincia di origine? - Analisi per target professionale(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

2.2.2. L’impegno lavorativo

Un altro aspetto da analizzare per comprendere le caratteristiche dell’attività svolta dai giovani medici veterinari riguarda l’entità dell’impegno lavorativo in ter-mini di orario. Il 72% dei medici veterinari recentemente iscritti all’Ordine lavo-ra a tempo pieno, per un impegno complessivo mediamente superiore alle 8 ore giornaliere (8,2). Il restante 28% lavora a tempo parziale, con un impegno di poco inferiore alle 5 ore giornaliere (fig. 2.21).

Figura 2.21. La sua attività è a tempo pieno o a tempo parziale?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Mentre nell’industria e nei centri di ricerca/università il numero di medici vete-rinari impiegati part-time è limitato (15,3% e 9,8% rispettivamente), nel pubblico impiego e i tra i liberi professionisti si registra una maggior diffusione di lavoratori a tempo parziale (29,9% e 30,8% rispettivamente) (fig. 2.22). Tale situazione deriva da motivazioni diverse.

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Nel settore pubblico i contratti prevedono orari di lavoro ben definiti in cui le forme di collaborazione part-time non sono infrequenti. In ambito privato invece, non sempre le opportunità offerte dal mercato riescono a garantire un impegno tale da saturare l’intera giornata lavorativa, e il tempo parziale rappresenta spesso una scelta obbligata.

Figura 2.22. Medici veterinari con attività a tempo parziale - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica e genere(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

La percentuale di lavoratori a tempo parziale è particolarmente alta (43,9%) tra i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali (tra cui ad esempio quelli selvatici ed esotici), un dato riconducibile ad una situazione più problematica di diffusa sottoccupazione, soprattutto qualora il veterinario non sia in grado di co-prire altre attività.

Abbastanza alta la percentuale anche tra i medici veterinari di equini: un medico veterinario su tre è impiegato a tempo parziale.

Tuttavia in questa classe il carico di lavoro giornaliero è generalmente più ele-vato: raggiunge mediamente le 6 ore fra i lavoratori a tempo parziale e supera le 9 ore fra gli impiegati a tempo pieno.

Nelle regioni del Sud e delle Isole e al Nord Ovest la percentuale di impiegati a tempo parziale è più alta rispetto alla media (31,2%), così come tra i medici veteri-

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nari iscritti all’Ordine più recentemente, con un’esperienza di esercizio limitata al massimo a 4 anni (30,9%).

Per quanto riguarda le differenze di genere, non solo la disoccupazione interes-sa più le donne che gli uomini (cfr. tab. 2.1), ma le donne lavorano mediamente anche un numero inferiore di ore: il 32,6% ha un’occupazione a tempo parziale, contro il 22,2% dei maschi.

2.2.3. La professione nel 2009: flessibilità o precarietà?

Indicazioni utili per l’approfondimento delle attuali condizioni lavorative dei neo-iscritti all’Ordine dei medici veterinari sono fornite dalla percezione dei gio-vani professionisti sulle garanzie di continuità dell’occupazione svolta e di stabilità del reddito percepito.

Il 67,1% dei giovani medici veterinari considera l’attuale occupazione stabile in termini di durata; di contro, ciò significa che il 32,9%, quasi un medico veterinario su tre, non ha certezze sul futuro della propria attività professionale (fig. 2.23).

Chi percepisce il proprio impiego poco stabile?Ben il 45% dei medici veterinari iscritti all’Ordine a partire dal 2005 non sembra

avere sufficienti garanzie sulla continuità dell’impiego; ciò significa che tra i più giovani solo il 55% percepisce stabile il proprio impiego. Anche tra coloro che si occupano di ricerca la situazione è analoga: solo il 57% considera stabile l’attuale posizione lavorativa; tra i ricercatori non solo sono particolarmente diffusi i con-tratti atipici, ma anche le prospettive di una stabilizzazione sembrano essere par-ticolarmente difficili. In generale la percezione di stabilità dei liberi professionisti è pienamente in linea con quanto rilevato nell’insieme dei medici veterinari (il 67,9% percepisce come stabile la propria attività), ma alcune differenze si riscon-trano considerando i singoli ambiti di attività.

Più preoccupante è infatti la situazione dei liberi professionisti che si interessano di ‘altre’ specie animali: solo il 47,6% considera il proprio lavoro una attività stabile, mentre la maggioranza si ritiene precario. Anche chi si occupa di animali da red-dito ha minori certezze: il 40,6% non ha ancora garanzie in termini di continuità. Occorre tuttavia tener presente che la posizione lavorativa dei liberi professionisti andrebbe posta in relazione al ruolo ricoperto (collaboratore, titolare, socio) nella struttura in cui si esercita e, nel caso in cui si possegga uno studio proprio, all’entità dell’investimento di partenza ed alla disponibilità di capitale.

La situazione dei professionisti che lavorano nell’industria è decisamente mi-gliore: il 73% ritiene di avere un impiego stabile; la percezione di maggiore sicu-rezza della propria posizione lavorativa è un elemento che va chiaramente con-giunto alla ampia diffusione di forme contrattuali a tempo indeterminato, che in tale gruppo di professionisti è decisamente più elevata (oltre il 67% ha una posi-zione lavorativa permanente).

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Sembrano godere di una maggior serenità in termini di stabilità contrattuale i medici veterinari che operano nel Nord Ovest (73%) e nel Centro (72,2%). Nelle regioni meridionali e nelle Isole la percentuale scende invece al 60,1%.

L’appartenenza di genere ha un peso significativo anche per quanto riguarda la stabilità del lavoro: il 72% degli uomini ha una percezione positiva per quanto riguarda la continuità dell’attività che svolge attualmente, contro il 63,3% delle donne. L’instabilità va collegata anche al fatto che più spesso le giovani professio-niste svolgono attività part-time. In tutti i casi in cui tale scelta è subita pittosto che voluta, è evidente che vi sia un forte riflesso sulla percezione della stabilità e della continuità del proprio lavoro.

Figura 2.23. Considera questa sua attività lavorativa un impiego stabile in termini di continuità? - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica e genere(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

La situazione peggiora ulteriormente se si esaminano le valutazioni rispetto alle condizioni remunerative (fig. 2.24). Solo la metà dei medici veterinari (50,3%) ri-tiene che il proprio lavoro offra stabilità economica. Tra i medici veterinari impie-gati nel settore pubblico e nell’industria la situazione è sicuramente migliore: la percentuale dei soddisfatti raggiunge rispettivamente il 67,9% e il 75,2%.

A dispetto di una certa tranquillità per quanto concerne la durata della loro at-tività i liberi professionisti non hanno certamente pari sicurezza economica: solo

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il 47,1% può contare su un reddito ritenuto sicuro. Circa la metà dei liberi profes-sionisti che si occupano di animali da compagnia non ritiene le proprie entrate stabili e tra coloro che si occupano di animali da reddito la percentuale è ancora superiore (53,6%).

I liberi professionisti che si occupano di equini, vivono una situazione partico-lare: se da un lato il gravoso impegno in termini di orario di lavoro, sicuramente superiore alla media dei medici veterinari, garantisce una certa sicurezza in termini di continuità lavorativa, dall’altro non vi è un congruo riscontro economico. Solo il 36,5% considera il proprio reddito tale da garantire una certa sicurezza economica. Le percezioni più critiche si riscontrano però fra i medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali; tra questi ultimi meno di uno su cinque (19,8%) ritiene sufficiente il reddito guadagnato attraverso l’esercizio della professione.

Figura 2.24. Considera questa sua attività lavorativa un impiego stabile in termini di reddito? - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica e genere(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

I dati resi disponibili dall’Ente nazionale previdenza e assistenza veterinari (En-pav) mostrano chiaramente che nel 2008 i medici veterinari con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e i 44 anni (classi di età in cui s’inserisce il 94% dei medici veterinari iscritti all’Ordine al massimo da 10 anni, oggetto del presente studio) hanno guadagnato rispettivamente 9.422 euro e 14.054 euro all’anno in

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media. I medici veterinari tra i 25 e i 34 anni percepiscono, quindi, meno di 800 euro mensili (fig. 2.25).

Figura 2.25. Reddito medio imponibile - Analisi per classi d’età(2008, valori in euro)

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati ENPAV.

L’analisi per area geografica mostra come solo nel Nord Ovest la percentuale di chi ritiene di avere un impiego stabile dal punto di vista della remunerazione è nettamente superiore alla media (57,6%); al contrario nelle regioni del Sud e delle Isole la percentuale scende al 45,3%.

Una disparità accentuata emerge anche dall’analisi per genere: tra i professioni-sti maschi il 57,5% può contare su entrate più o meno sicure, mentre tra le donne solo il 44,5% percepisce un reddito ritenuto stabile.

2.2.4. Pluriattività: scelta o necessità?

Da quanto sin qui osservato la situazione lavorativa di una significativa parte dei giovani medici veterinari sembra essere decisamente problematica. Non sorpren-de, quindi, che quasi un medico veterinario su cinque (19,5%) sia impegnato in più lavori contemporaneamente (fig. 2.26): il 17,5% svolge due attività e il 2% ne svolge addirittura tre o più.

La propensione a svolgere più attività contemporaneamente è più spesso asso-ciata a professionisti che percepiscono l’impiego principale come poco stabile per continuità e/o reddito.

Ad esempio, tra i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali la percen-tuale raggiunge il 25% (un professionista su quattro).

Fanno eccezione i medici veterinari impiegati nelle università e nella ricerca i quali hanno meno certezze sia in termini di continuità lavorativa sia di reddito; tuttavia questi dedicano la maggior parte del tempo al primo lavoro. Inferiore

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alla media anche la percentuale dei liberi professionisti, che si occupano soprat-tutto di animali da compagnia, che svolgono una doppia attività (16,8%): a causa dell’elevato numero di professionisti e della forte competizione, le possibilità di ottenere un secondo lavoro in questa branca della medicina veterinaria sono piut-tosto basse.

Al contrario, superano significativamente la media i liberi professionisti impie-gati nell’ambito degli animali da reddito: oltre il 36,4% dichiara di svolgere più incarichi contemporaneamente.

La situazione che i dati disaggregati per genere mostrano è particolarmente in-teressante: malgrado una larga parte delle giovani professioniste lavori in condi-zioni precarie (cfr. fig. 2.21 e fig. 2.22) una quota inferiore alla media ha un secondo lavoro (16,3%). Ciò non è soltanto frutto di una libera scelta – privilegiando un impiego part-time è più difficile riuscire a svolgere più attività contemporaneamen-te – o di una diversa struttura della domanda di lavoro, ma anche di dinamiche diverse nel mercato occupazionale: come già illustrato dalla tabella 2.4, mentre gli uomini iscritti da meno di 10 anni, riescono ad inserirsi anche in contesti lavorativi differenti (non attinenti alla medicina veterinaria), le donne rimangono più spesso disoccupate.

La situazione lavorativa dei medici veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole sembra essere particolarmente delicata.

In queste regioni, l’insoddisfazione in termini di continuità e, soprattutto, di reddito percepito, genera una quota consistente di professionisti che svolge una doppia attività (22,8%); tuttavia il fenomeno non raggiunge le stesse proporzioni registrate tra i professionisti del Nord Est, dove il 26,5% integra l’attività principale con una seconda attività.

Nelle stesse condizioni di precarietà lavorativa in ambito medico veterinario, i professionisti del Nord Est sono comunque favoriti da un mercato del lavoro maggiormente dinamico. Nell’analizzare le cause del fenomeno della pluriattività vanno infatti valutate, oltre al livello di necessità dei singoli, le maggiori o minori opportunità offerte dal tipo di formazione e dalle condizioni socio-economiche locali.

Confermano la relazione esistente tra il numero di lavori svolti e le scarse si-curezze economiche e contrattuali garantite dal lavoro principale, le motivazioni apportate direttamente dai giovani medici veterinari alla decisione di svolgere più attività. Il 42,6% dei medici veterinari ha motivato la propria scelta con la necessità di incrementare il proprio reddito, mentre il 22,4% non vuole perdere occasio-ni da cui potrebbero scaturire nuove opportunità lavorative (fig. 2.27). Segue poi un 12,5% che s’impegna in altre attività per completare la formazione pratica e un 11,9% che dichiara altri motivi, quali ad esempio l’interesse personale per gli ambiti professionali oggetto dell’incarico o l’esistenza di un’attività di famiglia da portare avanti.

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Figura 2.26. Oltre all’attività prevalente, svolge anche altre attività lavorative (inerenti o non inerenti alla professione veterinaria)? - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica e genere(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Figura 2.27. Per quale motivo ha scelto di svolgere più attività contemporaneamente?(valori percentuali)

* Altro: per passione/interesse personale, attività di famiglia, …Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Considerando la diffusa pluriattività dei giovani professionisti, è importante valutare il livello di soddisfazione nel suo complesso. Rispetto a quanto emerso in precedenza, il fatto di svolgere più lavori contemporaneamente dà maggiori sicurezze, sia in termini di continuità del rapporto lavorativo sia, soprattutto, per quanto concerne la situazione economica.

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Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 49

Mantenere più occupazioni contemporaneamente è anche un modo per tute-lare il proprio futuro lavorativo, considerata l’alta percentuale di lavori precari: la percentuale di giovani medici veterinari che ritiene di avere una solida posizione professionale passa dal 67,1%, considerando la sola attività principale, al 76,1% di chi svolge più attività (fig. 2.28). Ma nella maggior parte dei casi (50%) la soddisfa-zione rispetto alle prospettive occupazionali future che le diverse attività possono garantire, è solo parziale, mentre rimane ancora elevata la quota di insoddisfatti (24%).

Per quanto riguarda il reddito, il 67,7% dei medici veterinari che possono contare su più lavori, è almeno in parte riuscito ad assicurarsi delle entrate ritenute sicure, una percentuale superiore a quella garantita dalla sola attività principale (50,3%).

La quota di chi si ritiene completamente soddisfatto della stabilità della propria retribuzione è comunque limitata (15,4%); anche in questo caso la maggior parte dei giovani medici veterinari si considera soddisfatto solo in parte (52,3%) e non va comunque trascurato il 32,3% che, nonostante i lavori integrativi, non ritiene di aver raggiunto un livello adeguato di sicurezza economica.

Figura 2.28. Considerando l’insieme della attività svolte, si ritiene soddisfatto per la stabilità in termini di …(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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| 51

3.

Percorsi formativi e professionali

Alla descrizione analitica delle caratteristiche che contraddistinguono l’attività professionale dei giovani medici veterinari nel 2009, è importante associare l’ana-lisi del percorso formativo e professionale intrapreso fino allo svolgimento dell’at-tività attuale.

La sola descrizione dell’attività attuale fornisce infatti una visione assolutamente parziale e frammentata della realtà poiché rappresenta una fotografia statica che non è in grado di cogliere l’iter professionale dopo la laurea.

Per una valutazione d’insieme delle recenti dinamiche occupazionali della pro-fessione veterinaria, è importante invece raccogliere tutti gli elementi necessari per analizzare tutto l’arco della carriera lavorativa, individuando così le caratteristiche del percorso formativo e professionale; solo in questo modo è possibile mettere in evidenza luci ed ombre che caratterizzano l’inserimento nella professione veteri-naria negli ultimi anni, anche in relazione all’offerta formativa dell’attuale sistema universitario italiano.

3.1. IL PERCORSO FORMATIVO DEI GIOVANI MEDICI VETERINARI

È opinione radicata che il curriculum studiorum condizioni fortemente i primi esiti professionali. Malgrado vi siano dei criteri con cui si è soliti esaminare la for-mazione personale (voto di laurea, anni impiegati per conseguire il titolo …), la valutazione qualitativa del percorso universitario è invece piuttosto complessa. Le differenze organizzative e metodologiche tra i diversi atenei, la disponibilità di strutture e laboratori adeguati, la scelta delle specializzazioni post-laurea sono, tra gli altri, fattori che hanno un peso rilevante sugli sbocchi occupazionali dei laure-ati, ma difficilmente comparabili.

Pur limitandosi ad analizzare solo alcuni degli elementi che caratterizzano il per-corso e i risultati accademici dei giovani medici veterinari, l’indagine evidenzia alcuni elementi problematici.

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52 | La professione medico veterinaria

In particolare – come si vedrà – rispetto agli sbocchi occupazionali non sempre sembra vigere un principio discriminatorio basato sul merito. Malgrado i positivi risultati ottenuti durante l’università, una buona parte dei medici veterinari non sembra aver trovato una occupazione stabile o soddisfacente.

Per iniziare a comprendere meglio i processi di inserimento nel mondo lavorati-vo e le principali criticità che si trova ad affrontare il laureato che per la prima volta si affaccia sul mondo del lavoro, nel paragrafo seguente l’attenzione si focalizza sull’analisi del percorso di studi seguito, a partire da eventuali altre facoltà prece-dentemente frequentate, ai risultati conseguiti, fino alla formazione post-laurea.

La maggioranza dei giovani medici veterinari (83,7%), fatte salve le dinamiche di accesso ai corsi di laurea, al momento di iscriversi all’università aveva già maturato una decisione definitiva sul proprio futuro professionale, optando subito per la facoltà di medicina veterinaria (fig. 3.1).

Solo il 16,3% si era iscritto precedentemente ad un altro corso di laurea o facoltà. La motivazione personale non può che essere un elemento importante conside-rando la durata del percorso universitario (minimo 5 anni), cui si aggiunge la ne-cessità di superare l’esame di stato.

Se il dato complessivo dei liberi professionisti collima sostanzialmente con il va-lore medio – il 16,3% si era iscritto ad un altro corso di laurea prima di approdare a medicina veterinaria – all’interno della categoria dei liberi professionisti vi sono notevoli differenze.

Medicina veterinaria è stata la prima scelta per il 95,8% dei liberi professionisti che si occupano di animali selvatici e animali esotici (o altre tipologie che non rientrano in quella degli animali da compagnia o da reddito); al contrario il 20,2% dei medici veterinari che si occupano di equini – uno medico veterinario su cinque – ha tentato altri percorsi di studio diversi prima di approdare a veterinaria.

Rispetto alle altre tipologie professionali, tra i giovani medici veterinari impiegati nell’industria e nelle associazioni di produttori-allevatori si registra la percentuale più alta di studenti che si sono trasferiti da un altro corso di laurea a medicina veterinaria, il 20,7%.

È necessario precisare che, tra i medici veterinari che avevano inizialmente com-piuto scelte diverse, una buona parte aveva scelto discipline non troppo difformi; un medico veterinario su quattro si era iscritto alla facoltà di biologia e il 22% al corso di laurea in produzioni animali. Una circostanza che può essere messa in re-lazione con l’introduzione, nel 1999, del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina veterinaria. Una parte degli studenti potrebbe aver scelto di iscriversi ad altri corsi di laurea nell’ambito delle scienze della vita in attesa di passare l’esame di ammissione.

Per comprendere il quadro di riferimento è importante valutare anche la mo-bilità degli studenti per area geografica, anno di iscrizione all’Ordine e categoria professionale (fig. 3.2).

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 53

Figura 3.1. Prima di iscriversi alla facoltà di medicina veterinaria si era iscritto ad altre facoltà? - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Il 57% dei medici veterinari iscritti all’Ordine da non oltre 10 anni – e che presu-mibilmente ha frequentato in anni recenti l’università – ha dovuto spostarsi dalla provincia di origine per frequentare la facoltà di medicina veterinaria. Solo il 31,9% si è però trasferito in un’altra regione. Come già evidenziato nel Libro Bianco della professione veterinaria in Italia10, si conferma, anche in tempi recenti, come la mag-gioranza degli studenti frequenti, quindi, una facoltà di medicina veterinaria attiva in un ateneo della stessa regione di residenza.

Decisamente più bassa della media la percentuale di medici veterinari che la-vorano nelle università che hanno dovuto trasferirsi in un’altra regione per stu-diare (17%). All’opposto, la grande maggioranza di chi è attualmente occupato nell’industria o nelle associazioni dei produttori/allevatori ha dovuto trasferirsi per effettuare gli studi (70,7%).

Per conseguire la laurea (fig. 3.3) gli studenti di medicina veterinaria hanno im-piegato mediamente oltre 7 anni, periodo di gran lunga superiore a quello previsto dal piano di studi; sono il 20% coloro che dichiarano di aver conseguito il titolo in corso. Se l’analisi per anzianità professionale non rivela alcuna disparità so-stanziale, qualche differenza in più, seppur lieve, emerge dall’analisi per categoria professionale.

10 Nomisma, Fnovi, Libro Bianco della professione veterinaria, 2005, Agra edizioni, p. 24.

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Figura 3.2. Per frequentare il corso di laurea in medicina veterinaria è stato necessario spostarsi dalla sua provincia di origine? - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica(% risposte affermative distinte per tipo di spostamento)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Figura 3.3. Anni impiegati per il conseguimento della laurea - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica (valore medio)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 55

I liberi professionisti specializzati in equini hanno impiegato 5,8 anni, un nu-mero di anni decisamente inferiore rispetto al dato generale. Solo leggermente sotto la media il tempo necessario ai ricercatori, agli accademici e agli impiegati in industrie e associazioni (6,9). Poco di più (7,5) impiegano invece gli iscritti all’Or-dine che non rientrano in alcuna categoria, essendo disoccupati, tirocinanti, o non esercitando la professione.

Per quanto riguarda l’analisi geografica, solo i medici veterinari del Nord Ovest impiegano un tempo leggermente inferiore (6,7 anni). In tutte le altre zone del paese occorrono più di 7 anni.

Il voto medio di laurea è alto, 103 punti su un massimo di 110 (fig. 3.4). Il 20% dei laureati che si sono iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni ha ottenuto il massi-mo dei voti, il 24,3% ha conseguito un voto compreso tra 105 e i 109 e un medico veterinario su quattro ha riportato una votazione inferiore a 105, ma comunque superiore a 100. Solo il 10,1% si è laureato con un voto inferiore a 95.

Figura 3.4. Voto di laurea(valore medio)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

L’analisi per iscrizione e area geografica non mostra forti disparità. Qualche dif-ferenza in più, invece, la si desume dall’analisi per gruppo professionale (fig. 3.5).

Chi ha ottenuto voti più alti si è più spesso dedicato alla carriera accademica: gli impiegati nell’università e nella ricerca, hanno ottenuto risultati decisamente superiori con un voto medio di 105.

Nell’ambito dei liberi professionisti spicca invece il dato di coloro che si occupa-no di equini, con una votazione media di quasi 106.

Buoni anche i risultati dei medici veterinari impiegati nell’industria e nelle as-sociazioni, che in media hanno ottenuto 104. Leggermente sotto la media i voti ottenuti dai liberi professionisti che si occupano di animali esotici, selvatici o altre tipologie che non rientrano tra gli animali da compagnia e da reddito.

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56 | La professione medico veterinaria

Figura 3.5. Voto medio di laurea - Analisi per target professionale e anni d’iscrizione (valore medio)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

La formazione dei medici veterinari non si limita alla laurea (fig. 3.6). L’indagine ha rilevato che ben il 74,1% ha approfondito gli studi frequentando

corsi professionalizzanti, master o effettuando esperienze di lavoro all’estero. La figura 3.6 dà conto delle differenze riscontrate. La percentuale cresce, infatti, sino al 92,8% tra i medici veterinari del settore pubblico (in cui rientrano non solo i medici veterinari del Servizio Sanitario Nazionale, ma anche gli impiegati degli assessorati all’agricoltura e dei corpi militari dello Stato) e raggiunge l’88,6% tra i liberi professionisti che si occupano di specie esotiche, animali selvatici e altre tipologie.

Al di sotto della media la percentuale di chi ha sviluppato ulteriormente la pro-pria formazione tra i medici veterinari occupati nell’industria o nelle associazioni di categoria (62%). Va sottolineato come anche fra i medici veterinari che al mo-mento non esercitano la professione, una quota elevata (65,9%) ha ampliato la propria formazione dopo la laurea.

Al crescere dell’anzianità professionale aumenta anche il numero di medici vete-rinari che possiede titoli di specializzazione o ha effettuato esperienze qualificanti in altri paesi. Il 77,4% di chi è iscritto da almeno 5 anni ha frequentato master o corsi, contro il 70,1% di chi svolge l’attività da meno di 5 anni.

Tra i veterinari delle regioni meridionali e delle isole ben il 79,9% si è impegnato in studi post-laurea, contro il 69,5% del Centro.

Le preferenze dei laureati in medicina veterinaria per quanto riguarda la for-mazione post-universitaria si rivolgono soprattutto allo svolgimento di periodi di praticantato o di stage in azienda, favorendo quindi i percorsi formativi in cui è possibile approfondire principalmente le competenze clinico-pratiche.

Questo è il quadro della situazione a tre anni dalla laurea: oltre il 60% dei laure-ati ha infatti svolto un periodo di tirocinio; il 31,3% ha invece partecipato ad uno stage aziendale.

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 57

Figura 3.6. Dopo la laurea, ha approfondito le proprie conoscenze? - Analisi per target professionale e anni d’iscrizione(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Anche le scuole di specializzazione rappresentano uno strumento formativo di interesse: il 22,9% dei laureati si è indirizzato verso tale percorso per approfondire le proprie conoscenze. Dottorati di ricerca (11,5%) e master universitari (10,6%) vengono invece seguiti da una quota inferiore di neo-laureati.

Figura 3.7. Gli strumenti formativi post-laurea: tipologie di corsi frequentati dai giovani medici veterinari a tre anni dalla laurea(2008, valori percentuali, insieme delle citazioni)

Fonte: Almalaurea.

In generale negli ultimi anni è aumentata notevolmente l’attenzione verso gli animali da compagnia. Ben il 61,3% dei giovani medici veterinari ha deciso di

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approfondire dopo la laurea questo ambito professionale, rispetto al 19% rileva-to dall’indagine 2005, che aveva coinvolto tutti i professionisti, anche quelli con un’anzianità lavorativa superiore ai 10 anni.

La tabella 3.1 mostra gli ambiti di approfondimento delle differenti categorie professionali, mentre la tabella 3.2 illustra i dati distinti per area geografica e anni di iscrizione all’Ordine. Come è lecito attendersi, i campi di approfondimento sono strettamente connessi sia con la carriera professionale intrapresa che con le carat-teristiche economiche, sociali e geografiche del luogo in cui si esercita la profes-sione. In particolare, l’86,6% dei liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia ha scelto di approfondire materie relative alla cura dei pet, il 79,7% dei liberi professionisti che si occupano di animali da reddito dopo la laurea ha migliorato le proprie conoscenze in questo campo professionale e il 94,3% dei medici veterinari che si dedicano agli equini ha scelto una formazione inerente questi animali.

Gli ambiti di studio post-laurea non vengono comunque scelti solo in base alle caratteristiche immediate dell’attività lavorativa: il 12,3% dei professionisti che si occupano prevalentemente di animali da compagnia dopo la laurea ha perfezio-nato le proprie conoscenze anche sugli animali da reddito e il 12% di questi ha acquisito conoscenze in medicina degli animali esotici. Allo stesso modo, il 17,2% dei medici veterinari che curano gli animali da reddito ha ampliato le proprie co-noscenze post-laurea anche sugli animali da compagnia.

Le modalità di ampliamento delle competenze universitarie indica una diffusa necessità di pluri-conoscenze tra i professionisti che operano in ambito privato che chiaramente privilegia l’ambito di attività prevalente, non trascurando però gli altri campi professionali.

I medici veterinari impiegati nel settore pubblico hanno invece preferito amplia-re le proprie conoscenze in materia di sanità pubblica (49,2%), animali da reddito (33,4%) e sicurezza alimentare (26,5%).

Gli ambiti di approfondimento delle competenze di ricercatori ed accademici sono più ampie: il 38,9% ha acquisito conoscenze nella cura degli animali da com-pagnia, il 28,4% negli animali da reddito, il 22,5% negli equini e il 18,2% nella sanità pubblica.

Tra i medici veterinari impiegati nell’industria e nelle associazioni, gli animali da compagnia e da reddito rappresentano il focus di approfondimento prevalente, citato rispettivamente dal 54,8% e dal 26,2%; anche i temi relativi alla sicurezza alimentare rappresentano un ambito di forte interesse, dal momento che il 19,3% ha approfondito questo settore dell’attività.

La cura degli animali da compagnia è il campo di studi post-laurea preferito, indipendentemente dalla regione in cui si esercita la professione, con un picco nelle regioni del Centro (71% delle citazioni), dove anche gli studi sugli equini alimentano un particolare interesse (19,8%).

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La cura degli animali esotici è un bisogno formativo particolarmente diffuso tra i professionisti delle regioni del Nord Ovest (14,9%), dove al contrario è più bassa la quota di chi si impegna nel campo della sicurezza alimentare (3,4%). I temi della sicurezza alimentare (12,5%) e della nutrizione animale (12,2%) trovano più spazio al Sud e nelle Isole, accanto ad una spiccata attenzione per gli animali da reddito (29,6%).

Tabella 3.2. Campi di approfondimento dopo la laurea - Analisi per area geografica (valori percentuali, insieme delle citazioni)

Nord

OvestNord

EstCentro

Sud Isole

Iscritti < 5 anni

Iscritti da 5-10 anni

Totale iscritti <=10 anni

Animali da compagnia 61,6 61,1 71,0 55,5 64,3 59,0 61,3

Animali da reddito 23,1 15,6 18,2 29,6 22,3 23,3 22,9

Sanità pubblica veterinaria 11,5 16,8 12,4 13,5 10,3 15,9 13,4

Equini 9,3 9,8 19,8 11,2 12,4 12,1 12,2

Animali esotici 14,9 11,0 5,8 8,3 10,8 9,3 10,0

Alimentazione animale 8,1 5,7 7,4 12,2 9,1 8,8 8,9

Sicurezza alimentare 3,4 8,5 4,1 12,5 7,1 8,6 7,7

Altro * 13,9 24,4 19,0 20,1 19,8 19,3 19,2

* Acquacoltura, riproduzione animale, malattie infettive dermatologia, fisioterapia, farmacologia … Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

3.2. FORMAZIONE E MONDO DEL LAVORO

Purtroppo, non sempre una brillante carriera universitaria garantisce un iter pro-fessionale altrettanto coerente: di frequente agli esordi della carriera i medici vete-rinari si vedono costretti a svolgere anche occupazioni non strettamente attinenti agli studi. Già i primi incarichi occupazionali evidenziano che le aspettative sulla professione maturate durante il percorso universitario sono in realtà disattese.

Nonostante l’introduzione di strumenti per ampliare le conoscenze pratiche (ti-rocini, corsi professionalizzanti …), il nodo critico rimane il passaggio tra studio e lavoro, problema non nuovo anche alle altre professioni. In tale ottica, quali sono gli strumenti formativi più utili per l’ingresso nella professione medico veterinaria?

I giovani medici veterinari, iscritti all’Ordine da non più di 10 anni, ritengono che lo strumento più utile per l’ingresso nel mondo del lavoro, ancor prima di una buona formazione universitaria, sia il periodo di tirocinio presso medici veterinari (41,9%). Se si considera l’insieme delle citazioni, in seconda posizione, in ordine di importanza, accanto alla preparazione universitaria, si colloca la partecipazione a corsi professionalizzanti, chiave di accesso al lavoro per il 35,1% dei medici ve-terinari. L’aver conseguito una laurea in medicina veterinaria sembra dunque non essere sufficiente a garantire un’occupazione adeguata e si sente la necessità di approfondire le proprie conoscenza con l’esercizio pratico della professione.

Una quota decisamente più modesta pensa che il tirocinio presso le strutture universitarie sia stato particolarmente utile ai fini occupazionali (16,6% nell’insie-

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 61

me delle citazioni) e una percentuale ancora inferiore reputa significativo l’aver effettuato un periodo di praticantato all’estero (10,1%). Infine, solo l’1,8% ha in-dicato il tirocinio presso un ente pubblico come rilevante ai fini occupazionali. Su questo ultimo dato sembrano incidere, ancora una volta, le modalità di accesso al settore pubblico, vincolato al superamento di un concorso.

Figura 3.8. Quali sono gli strumenti formativi che Le sono stati più utili per l’ingresso nel mondo del lavoro?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Alcune differenze si rilevano infatti per categoria professionale (tab. 3.3). L’aver svolto un’esperienza formativa nel proprio ambito di attività è un fattore signi-ficativo ai fini occupazionali, anche se non sempre determinante. Nel settore dell’istruzione e della ricerca un buon curriculum accademico è decisamente im-portante, come segnalato dal 47,1% dei medici veterinari intervistati. Maggiore anche la percentuale di chi ritiene che l’aver svolto un tirocinio in università sia stato d’aiuto (ben il 28,9% dei ricercatori e degli accademici l’ha indicato contro il 16,6% della media); tuttavia, anche per l’accesso a questi ambiti professionali, i pe-riodi di praticantato presso gli studi privati sembrano essere molto utili (35,1%).

Benché il 34,4% dei medici veterinari impiegati nell’industria riconosca che l’aver svolto uno stage presso una di queste strutture abbia favorito il loro ingresso nel mondo del lavoro, il tirocinio presso liberi professionisti è citato dal 55,6%.

Per chi intraprende la libera professione un’esperienza lavorativa presso una struttura privata è essenziale (82,4% delle citazioni). Fanno eccezione i liberi pro-fessionisti che si occupano di ‘altri’ animali. Al momento di cercare lavoro hanno tratto maggior beneficio dall’aver frequentato un corso professionalizzante (60,9%) e dalla preparazione fornita dall’università (46,3%). I medici veterinari che si oc-cupano di equini si distinguono invece per l’importanza attribuita alle esperienze all’estero, sia nell’ambito del percorso formativo, sia, soprattutto come esperienza pratica di tirocinio.

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64 | La professione medico veterinaria

I requisiti per l’accesso al settore pubblico sembrano essere in parte differenti. I medici veterinari di questo settore ritengono particolarmente utili gli studi univer-sitari (54,8%) e i corsi professionalizzanti (43,5%), mentre i tirocini presso i privati sono citati da un terzo dei medici veterinari intervistati.

Rispetto all’anno d’iscrizione all’Ordine (tab. 3.4), una delle differenze più si-gnificative riguarda il ruolo dei corsi professionalizzanti. Tra gli iscritti da almeno 5 anni, il 39,8% ritiene che i corsi professionalizzanti siano stati importanti per trovare lavoro, mentre tra i medici veterinari iscritti all’Ordine più recentemente (meno di 5 anni) i corsi professionalizzanti sono citati dal 29,3%. Più rilevante, per questi ultimi, il tirocinio presso privati.

Anche tra i medici veterinari che esercitano nel Nord Est (tab. 3.4) la percen-tuale di chi ritiene particolarmente utili i corsi professionalizzanti è elevata (ben il 40,6%). Nelle regioni del Centro, invece, assumono più importanza, rispetto alle altre regioni, le esperienze di tirocinio svolte presso le università: il 20,5% dei medici veterinari che esercitano in quest’area pensa siano state molto utili ai fini occupazionali.

3 .3 . LE PRINCIPALI TAPPE DEL PERCORSO PROFESSIONALE

Completato il percorso formativo che abilita all’esercizio della professione vete-rinaria, quale è lo scenario occupazionale che il giovane medico veterinario si trova ad affrontare? Qual è il percorso professionale che porta all’occupazione attuale?

I giovani medici veterinari, pur avendo un’esperienza professionale limitata (al massimo 10 anni), hanno già svolto mediamente almeno due lavori (fig. 3.9). Analizzando il dato per anzianità professionale, si nota che tra i medici veterinari iscritti all’Ordine da meno di 5 anni il numero di lavori svolti è leggermente più alto. Il divario, seppur minimo, potrebbe indicare che dal 1999 ad oggi i rapporti di lavoro sono connotati da una minore continuità, dalla natura più occasionale. A parziale sostegno di questa ipotesi, il Libro Bianco della professione veterinaria in Italia del 2005 aveva stimato che durante l’arco dell’intera carriera i medici ve-terinari, senza distinzione di anzianità (si ricorda che in quella occasione erano stati considerati tutti i medici veterinari iscritti all’Ordine, quindi anche quelli con iscrizione superiore a 10 anni e con ampia esperienza lavorativa), avevano svolto in media 2,1 lavori, un numero più basso di quello rilevato per i neo-iscritti all’Ordine (2,3) nell’indagine 2009. Solo un monitoraggio continuo e approfondito delle con-dizioni occupazionali nei prossimi anni potrà però fornire elementi sufficienti per delineare con precisione le linee evolutive della situazione lavorativa dei giovani professionisti.

La situazione professionale dei medici veterinari pubblici e dei liberi professio-nisti che si occupano di ‘altre’ tipologie di animali è maggiormente caratterizzata da un alto grado di instabilità; infatti i medici che esercitano in questi campi hanno

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 65

svolto mediamente un numero maggiore di lavori, rispettivamente 2,8 e 2,7 in un massimo di dieci anni di attività. Se i liberi professionisti che si occupano di parti-colari categorie di animali (ad esempio animali selvatici ed esotici) risentono pro-babilmente delle ridotte dimensioni del mercato di riferimento, il dato dei medici veterinari del comparto pubblico è probabilmente da imputarsi, almeno in parte, alla necessità di superare un concorso pubblico per poter accedere all’impiego, anche se negli ultimi anni è aumentato il numero dei lavoratori atipici (il 31,2% dei giovani medici veterinari del settore pubblico lavora con contratti atipici o come borsista/tirocinante). Considerate le difficoltà, è quindi lecito ipotizzare che il set-tore pubblico non sia il primo sbocco professionale per i neo-laureati.

Il grande numero di liberi professionisti che si occupano di pet in Italia e la forte concorrenza che ne deriva contribuisce ad aumentare la precarietà dei rapporti di lavoro. Rispetto ai liberi professionisti che si occupano di animali da reddito o di equini (2,0), i medici che si occupano di animali da compagnia hanno dovuto cam-biare lavoro più spesso ed in media hanno sperimentato 2,4 lavori diversi.

Ricercatori e impiegati delle università hanno sperimentato invece mediamente un numero inferiore di lavori (1,9) ed infatti solitamente intraprendono queste carriere, giovani che hanno da poco conseguito la laurea.

Figura 3.9. Numero di lavori svolti nel complesso (sia precari che stabili) - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica(valore medio)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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66 | La professione medico veterinaria

Nel Sud e nelle Isole, in media, nei primi 10 anni dall’iscrizione, i medici veteri-nari hanno svolto 2 lavori. Il numero sale leggermente nel Centro (2,2) e raggiunge un valore pari a 2,5 e 2,6 rispettivamente nel Nord Est e nel Nord Ovest. Il minor numero di impieghi nelle regioni meridionali deve essere interpretato anche alla luce della difficoltà di accesso al mercato del lavoro e della mancanza di oppor-tunità professionali alternative che caratterizza queste zone. La più alta mobilità lavorativa delle regioni del Centro e del Nord può, quindi, essere indice di un’eco-nomia complessivamente più dinamica mostrando talvolta anche risvolti positivi. Al Centro e al Nord le opportunità lavorative non sono quindi necessariamente stabili ma il mercato del lavoro è senz’altro più dinamico e in grado di offrire più opportunità, offrendo ai giovani medici veterinari più occasioni per accumulare esperienze professionali.

Analizzando più nel dettaglio i dati, si può notare che tra le ‘nuove leve’ la per-centuale di chi ha svolto uno, massimo due lavori è del 65,9%, mentre il 14,7% ha avuto tre esperienze di lavoro diverse e il 19,4%, cioè quasi un giovane medico veterinario su cinque, ha sperimentato almeno quattro lavori differenti in massimo 10 anni di attività (fig. 3.10). Nel 2005, il 71% dei veterinari aveva svolto al mas-simo 2 lavori in tutta la vita professionale, il 15,1% tre e una percentuale inferiore (12,2%) aveva lavorato in almeno quattro posti diversi.

Ciò significa che la flessibilità dei rapporti di lavoro dei giovani medici veterinari si è in molti casi trasformata in una preoccupante forma di precarietà.

Figura 3.10. Considerando la sua carriera professionale, quanti lavori ha svolto complessivamente (sia precari che stabili)? - Confronto 2005 e 2009 (valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Dal momento che il 50,6% dei giovani medici veterinari, in un breve lasso di tempo, ha cambiato, almeno un lavoro è importante individuarne le caratteristiche principali.

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 67

Il 56,7% dei medici veterinari che hanno svolto diversi lavori, sono stati occupati sempre nello stesso ambito professionale, mentre il 43,3% ha mutato anche setto-re occupazionale (fig. 3.11).

Differente la situazione degli iscritti all’Ordine a partire dal 2005. Oltre ad avere un numero medio di lavori leggermente superiore alla media (2,4), più della metà (51,2%) ha mutato anche ambito d’attività.

Rispetto alle altre categorie i medici veterinari che lavorano nel settore della ri-cerca e dell’istruzione hanno goduto, da questo punto di vista, di una minore sta-bilità: il 47,5% ha cambiato ambito di attività. Al contrario, chi oggi è impiegato nell’industria e nelle associazioni di categoria ha per lo più accumulato esperienza in un unico settore professionale (63,9%). La situazione dei liberi professionisti è piuttosto variegata. Il dato complessivo dei liberi professionisti è solo di poco inferiore alla media (56,3%), ma a seconda dei campi di attività il percorso pro-fessionale risulta essere molto differente. Benché mediamente abbiano svolto un numero minore di lavori (2,0), i medici veterinari che si occupano di equini hanno più di frequente avuto occasione di misurarsi con lavori eterogenei: il 57,9% ha cambiato sfera di attività.

Figura 3.11. I lavori svolti rientravano tutti nello stesso ambito professionale? - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica(% risposte affermative)

* chi non ha mai esercitato l’attività di medico veterinario è escluso dall’analisiFonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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68 | La professione medico veterinaria

Quasi tutti gli impieghi dei medici veterinari del Sud e delle Isole rientrano in un unico ambito professionale (63,9%), mentre ben il 49,2% dei medici veterinari delle regioni centrali ha cambiato tipologia. La maggior parte dei medici veterinari che hanno cambiato almeno un posto di lavoro ha effettuato un’esperienza pres-so un libero professionista (70,9%). Una quota minore, ma degna di attenzione (36,9%), ha accettato anche impieghi non attinenti agli studi svolti. Segue poi un 22,2% che è stato impiegato nel settore pubblico e un 13,7% che ha collaborato con un ente di ricerca o un’università (fig. 3.12).

Figura 3.12. Ambiti di attività delle esperienze professionali svolte durante l’intero percorso lavorativo(valori percentuali, insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

La figura 3.13 approfondisce il dato relativo ai giovani professionisti che hanno accettato impieghi al di fuori del settore medico-veterinario.

I liberi professionisti che si interessano di equini hanno, non solo cambiato di-verse tipologie di lavoro (cfr fig. 3.11), ma hanno spesso ricoperto mansioni al di fuori dell’ambito medico-veterinario (66,6%); allo stesso modo è alta la quota di medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali (46,8%). In generale, se con-frontato con quello dei loro colleghi, il percorso professionale dei liberi professio-nisti è caratterizzato da una maggiore necessità di rivolgersi verso campi lavorativi non attinenti agli studi: oltre il 38% ha infatti sperimentato attività lavorative che esulano la professione veterinaria. Anche tra i medici veterinari che attualmente sono impiegati dall’industria è diffuso l’aver maturato esperienze non attinenti alla formazione universitaria (43,7%); viceversa, i gli impiegati nel settore pubblico (73%), i ricercatori e gli accademici (66,1%), sono stati in passato impiegati per lo più solo in settori legati agli studi fatti.

L’analisi per anni di iscrizione evidenzia un’evoluzione preoccupante della si-tuazione: mentre il 70% dei medici veterinari iscritti all’Ordine da almeno 5 anni

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 69

ha potuto limitare la propria attività professionale a lavori in linea con il percorso di studi, tra i medici veterinari con iscrizione più recente, ben il 45,1% ha dovuto accettare lavori estranei alla propria preparazione accademica.

Per quanto riguarda l’analisi geografica, la maggioranza dei professionisti che esercita nel Sud (70,5%) ha intrapreso solo attività attinenti agli studi. Se tale con-dizione di per sé è positiva, va comunque correlata con la situazione più generale che sta vivendo il mercato del lavoro nelle diverse aree del paese. Si era già in pre-cedenza evidenziato come la percentuale di medici veterinari disoccupati (cfr. tab. 2.1) sia più elevata al Sud e nelle Isole rispetto alle altre regioni italiane (4,6% con-tro una media nazionale del 3,9%). Accanto a tali considerazioni, occorre prendere in esame anche il livello complessivo di disoccupazione, che in qualche modo in-fluisce sulla possibilità di trovare opportunità di lavoro alternative: nel III trimestre 2009 il tasso di disoccupazione era pari al 12,4% nelle regioni meridionali, contro il 7,8% della media nazionale11; in tale contesto di deciso svantaggio delle regioni meridionali sul fronte occupazionale, l’attività di medico veterinario, pur con tutte le problematiche di inserimento professionale che stanno emergendo negli ultimi anni, presenta possibilità di impiego sostanzialmente in linea con il mercato del lavoro nel Sud e nelle Isole.

Anche nel Nord Ovest il numero di giovani costretto a prestare attività fuori dall’ambito medico-veterinario è piuttosto ridotto, ma le motivazioni di tale situa-zione sono differenti da quanto sottolineato per le regioni meridionali. Nel Nord Ovest il mercato del lavoro strettamente collegato alla professione veterinaria offre più opportunità ai giovani che più spesso riescono a collocarsi in posizioni lavora-tive pertinenti.

Nel Nord Est e nel Centro, al contrario, la percentuale di chi ha accettato impie-ghi estranei alla professione veterinaria sale al 43,3% e al 44,7%. Laddove il mer-cato del lavoro è più dinamico, le opportunità di praticare anche attività alternative sono più elevate. Per completare il quadro del percorso professionale intrapreso dai giovani medici veterinari è importante valutare anche quali sono stati i tempi medi di attesa tra un’occupazione e l’altra e definire le caratteristiche distintive dei lavori precedenti.

Chi si è iscritto all’Ordine dal 1999 in poi tra un’occupazione e l’altra ha atteso circa 7 settimane, poco meno di 2 mesi (tab. 3.5). I tempi aumentano tra i medi-ci veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole, con una attesa che raggiunge mediamente le 10 settimane. I medici veterinari del Nord Ovest hanno tempi di attesa inferiori, più o meno 1 mese. Il tempo che intercorre tra una occupazione e l’altra è in progressivo aumento: gli iscritti all’Ordine da non più di 5 anni hanno bisogno di almeno 8 settimane mentre tra gli altri le settimane necessarie a trovare un lavoro erano appena 6.

11 Fonte: Istat, 2009.

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70 | La professione medico veterinaria

Figura 3.13. I lavori svolti rientravano anche in ambiti professionali non attinenti agli studi - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica(% risposte affermative)

* chi non ha mai esercitato l’attività di medico veterinario è escluso dall’analisi.Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Tabella 3.5. Il percorso professionale dei giovani veterinari: ore lavorate retribuzione e tempi di attesa tra una occupazione e l’altra - Analisi per anni d’iscrizione, area geografica e attinenza del lavoro all’ambito veterinario (valori medi)

Ore lavorative giornaliere

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Totale iscritti <= 10 anni 7,5 5,8 868 7,0

Iscrizione < 5 anni 7,0 5,2 724 8,4

Iscrizione da 5-10 anni 7,9 6,2 985 6,0

Nord Ovest 7,7 5,7 875 4,8

Nord Est 7,7 5,9 900 5,2

Centro 7,0 5,6 780 8,4

Sud Isole 7,4 6,0 888 10,0

Solo lavori NON ATTINENTI agli studi 6,1 4,8 592 10,4

Solo lavori ATTINENTI agli studi 7,8 6,0 930 6,2

di cui:

Isciritti < 5 anni 7,3 5,0 739 7,7

Iscritti da 5-10 anni 8,1 6,4 1.040 5,1

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 71

In generale, a dispetto di un mercato del lavoro sostanzialmente flessibile, che dovrebbe comunque favorire le progressioni di carriera e migliorare le condizio-ni economiche, il livello retributivo medio è basso. I medici veterinari nei primi anni di attività percepiscono mediamente una remunerazione inferiore ai 900 euro mensili, per un impegno lavorativo inferiore alle 40 ore settimanali (in media 7,5 ore al giorno).

Le caratteristiche rilevate contribuiscono nuovamente a delineare un quadro oc-cupazionale in progressivo cambiamento. Anche le condizioni contrattuali si sono modificate nel corso degli anni in maniera significativa.

Chi si è iscritto all’Ordine dopo il 2004 ha guadagnato, dai primi, lavori in me-dia 724 euro al mese, lavorando circa 7 ore al giorno, mentre chi nel 2004 era già iscritto ha percepito un compenso di 985 euro mensili per un impegno giornaliero di quasi 8 ore.

Forti differenze si riscontrano soprattutto in relazione agli ambiti di lavoro. I giovani medici veterinari che non sono riusciti subito ad inserirsi nel proprio set-tore professionale hanno dovuto sopportare difficoltà decisamente maggiori: oltre 10 settimane di attesa fra un lavoro e l’altro, un orario lavorativo inferiore alle 30 ore settimanali, una retribuzione oraria assolutamente bassa (4,8 euro in media) e uno stipendio mensile inferiore ai 600 euro. Sono questi i tratti caratteristici del fenomeno della sottoccupazione.

Migliori le condizioni di coloro che hanno svolto solo professioni attinenti all’at-tività medico-veterinaria, che ha garantito ritorni economici sicuramente maggiori anche a fronte di un impegno superiore in termini di tempo (quasi 8 ore al gior-no in media). Concentrando dunque l’attenzione esclusivamente sulla professio-ne veterinaria, l’esperienza lavorativa assume un ruolo sicuramente rilevante. Gli iscritti all’Ordine da più di 5 anni hanno percepito una retribuzione oraria media, considerando il complesso dei lavori svolti, pari a 6,4 euro all’ora, contro appena 5 euro dei colleghi più giovani. A fronte di un impegno lavorativo a tempo pieno, ciò significa una retribuzione mensile di oltre 1.000 euro, il 40% in più rispetto a chi ha una esperienza lavorativa inferiore ai 4 anni (che percepisce meno di 740 euro al mese).

Più esperienza significa anche meno difficoltà a trovare lavoro. I tempi di attesa fra occupazioni si accorciano sensibilmente passando da quasi 2 mesi di attesa per gli iscritti all’Ordine dopo il 2004, ad appena 1 mese e 1 settimana per gli iscritti da più tempo.

Questi dati però si prestano ad una duplice lettura: se da un lato è vero che la professione veterinaria richiede una valida esperienza sul campo, dall’altro si leggono anche segnali di una situazione che va via via deteriorandosi, in cui le difficoltà per coloro che si affacciano alla professione negli ultimi anni sono sempre più penalizzanti.

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72 | La professione medico veterinaria

3.3.1. Un giudizio sulle prime esperienze lavorative

I medici veterinari iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni danno un giudizio ete-rogeneo delle loro prime esperienze lavorative. Se da un lato una buona parte dei lavori svolti ha contribuito alla crescita professionale dei giovani medici veterinari, migliorandone la preparazione, dall’altro il rapporto di lavoro è caratterizzato da un alto grado di precarietà e da una remunerazione ampiamente insoddisfacente.

I lavori svolti precedentemente, seppur precari, hanno anche aspetti meritevoli: solo il 4,7% dei giovani medici veterinari non riconosce alcun aspetto positivo. Il 70,4%, una cospicua maggioranza, ritiene che gli impieghi precedenti abbiano consentito di arricchire le proprie conoscenze e ampliare le competenze (fig. 3.14), mentre il 26,1% apprezza la varietà delle mansioni e delle attività in cui ha potuto cimentarsi.

Le prime esperienze lavorative sono state molto importanti ai fini formativi, ma si tratta di esperienze del tutto precarie e molto spesso i neo-veterinari continuano a cercare alternative. Una quota rilevante (29,8%), ritiene così che tra i principali meriti dei lavori svolti vi sia l’apertura di nuovi sbocchi lavorativi. Tra gli aspetti po-sitivi, inoltre, il 17,7% dei medici veterinari indica l’orario di lavoro ridotto, citato soprattutto dalle donne.

Figura 3.14. Il percorso professionale dei giovani medici veterinari: gli aspetti positivi dell’insieme delle esperienze precedenti all’attuale occupazione(valori percentuali, insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Gli aspetti negativi delle esperienze maturate precedentemente all’attuale occu-pazione (fig. 3.15) riguardano soprattutto la precarietà della condizione lavorativa (68,9%); per il 27,3% l’orario di lavoro eccessivamente gravoso è il principale ele-mento di criticità. Nonostante il numero medio di ore lavorative sia in linea con gli standard (7,5, cfr. tabella 3.5), va tuttavia sottolineato che le condizioni occu-

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 73

pazionali sono piuttosto eterogenee: vi sono, da un lato, giovani medici veterinari sottoccupati, per cui le prime esperienze lavorative hanno garantito un impegno di solo 1-2 ore al giorno (2% del totale), mentre, dall’altro lato, vi sono medici ve-terinari la cui carriera iniziale è stata caratterizzata da attività che hanno richiesto un impegno molto gravoso, anche superiore alle 10 ore giornaliere (7% del totale). Concentrando l’attenzione sulle attività lavorative strettamente attinenti alla pro-fessione veterinaria, l’incidenza di coloro che, all’inizio della carriera, lavorano più di 8 ore al giorno è pari al 30% mentre sono più del 9% coloro che lavorano anche più di 10 ore.

Accanto alla situazione di “normalità” convivono due gruppi di professionisti le cui condizioni lavorative sono agli antipodi. Da un lato, vi sono giovani profes-sionisti ampiamente sottoccupati e dediti ad attività lontane dall’ambito medico-veterinario; dall’altro vi sono invece medici veterinari con maggiore facilità a tro-vare un impiego, il cui impegno è però decisamente intenso (con più di 10-11 ore lavorati al giorno).

Tra gli altri elementi problematici, legati agli esordi professionali, il 24,9% dei medici veterinari lamenta di essere stato impiegato in attività non attinenti al pro-prio settore; e per il 20,2% l’aver svolto attività scarsamente professionalizzanti è stato un elemento davvero penalizzante.

Figura 3.15. Il percorso professionale dei giovani medici veterinari: gli aspetti negativi dell’insieme delle esperienze precedenti all’attuale occupazione (valori percentuali, insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

L’analisi delle opportunità lavorative della professione veterinaria non può pre-scindere dalla valutazione dei tempi necessari al conseguimento di una occupa-zione stabile. Le condizioni lavorative dei giovani medici veterinari non sono cer-tamente rassicuranti se si pensa che oltre il 20% dichiara di non ricoprire ancora

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74 | La professione medico veterinaria

posizioni che possono essere considerate stabili, né per durata del contratto né per l’ammontare del reddito percepito.

Accanto a chi è ancora è costretto al precariato, vi sono i giovani medici veteri-nari che hanno invece incontrato difficoltà nella ricerca di un lavoro stabile regi-strando gravi ritardi. Il 36,3% dichiara infatti di aver impiegato più di due anni pri-ma di riuscire a ricoprire posizioni che avessero ragionevoli garanzie di continuità contrattuale; tra questi, vi è anche chi dopo la laurea ha passato oltre cinque anni a svolgere incarichi assolutamente transitori con nessuna promessa di stabilità (3,8% del totale). Per fortuna c’è anche il rovescio della medaglia. Infatti, una minoranza, ancorché abbastanza rilevante, è riuscita a trovare un lavoro stabile entro 6 mesi dalla laurea (22,5%). Oltre a questi, un ulteriore 20,9% dichiara di aver trovato un lavoro stabile impiegando un periodo di tempo compreso da 6 mesi ad un anno. Quindi complessivamente quattro veterinari su dieci hanno trovato una occupa-zione stabile in un tempo ragionevole, non superiore all’anno.

Tali risultati mostrano quindi che il 72% dei giovani medici veterinari ha trovato un lavoro stabile entro 5 anni dalla laurea12.

Chi riesce ad inserirsi stabilmente nel mercato del lavoro solo dopo pochi mesi dalla laurea? Quali sono invece le principali caratteristiche di chi fatica maggior-mente a trovare un lavoro sicuro?

Figura 3.16. Quanto tempo è trascorso dalla fine degli studi alla prima occupazione stabile? (valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

12 L’indagine Almalaurea del 2008, realizzata su tutte le facoltà mostra come il 70,4% dei laureati pre-riforma trova lavoro stabile entro 5 anni dalla laurea. Tale incidenza è pari all’86,6% tra i laureati in ingegneria, all’80,7% in economia, al 78,8% in farmacia, al 76,5% in giurisprudenza. La stessa indagine evidenzia che i laureati in medicina veterinaria con un impiego stabile dopo 5 anni dal titolo sono il 74,5% del totale. Tale informazione si riferisce esclusivamente alla coorte di coloro che hanno conseguito il titolo durante l’anno accademico 2002-2003, con un coinvolgimento di 186 intervistati. Si ricorda invece che l’indagine Nomisma-Fnovi analizza un collettivo di medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni, indipendentemente dall’anno di laurea. Considerando che i due universi non sono perfettamente sovrapponibili, le due indagine forniscono informazioni sostanzial-mente in linea.

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Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 75

Tabella 3.6. Tempo trascorso tra la fine degli studi e la prima occupazione stabile - Chi è più rapido e chi è più in difficoltà - Analisi per anni di iscrizione, area geografica e genere(Incidenza percentuale nei singoli gruppi di analisi)

Tempo necessario a trovare la prima occupasione stabile

Meno di 6 mesi Non ancora trovato

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Nord Est 20,3 15,0

Centro 21,8 23,1

Sud Isole 17,4 23,7

Maschi 24,6 16,2

Femmine 21,0 23,9

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Sono i medici veterinari iscritti da 5-10 anni i giovani che riescono a trovare più velocemente un lavoro stabile dopo la laurea; tra questi il 25,7% impiega infatti meno di 6 mesi nella ricerca a fronte di una incidenza sul totale dei giovani pari al 22,5%. La differenza emerge ancor più limpida se si confronta la quota tra gli iscritti da meno di cinque anni, che è pari al 14,7%.

Anche l’area geografica in cui si esercita la professione e il genere sono fatto-ri che incidono sulle opportunità lavorative. In particolare l’iscrizione all’Ordine nelle provincie del Nord Ovest e i maschi sono le condizioni che maggiormente incidono sulle probabilità di ricoprire lavori stabili in tempi brevi. Infatti nel Nord Ovest quasi un medico veterinario su tre ricopre posizioni solide entro sei mesi dalla laurea. Mentre tra i maschi il 24,6% impiega meno di sei mesi a fronte del 21% registrato tra le donne.

L’influenza di tali fattori è pari modo importante anche quando si osservano le caratteristiche di coloro che non hanno ancora oggi un impiego stabile.

Oltre il 30% di chi è iscritto all’Ordine da non più di 5 anni non ha ancora trovato un lavoro stabile; tra gli iscritti da 5-10 anni tale incidenza scende al 12%; questi numeri evidenziano così una situazione in progressivo deterioramento delle op-portunità lavorative del mercato occupazionale dei medici veterinari. Tra gli altri fattori condizionanti le occasioni di ricerca di un lavoro sicuro vi sono ancora una volta la localizzazione nelle regioni del Centro o meridionali e il genere (tabella 3.6). L’individuazione del tempo medio necessario a trovare un lavoro stabile è l’informazione che aiuta a completare il quadro conoscitivo sulle opportunità lavo-rative dei giovani medici veterinari. Anche questo dato conferma chiaramente che negli ultimi 5 anni la situazione risulta essersi ulteriormente aggravata.

Se gli iscritti all’Ordine dal 1999 al 2004 in genere hanno impiegato meno di 2 anni a trovare il primo impiego, i medici veterinari che si sono iscritti dal 2005 in poi hanno impiegato un tempo superiore: una media di circa 6 mesi in più rispetto ai colleghi iscritti in precedenza.

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76 | La professione medico veterinaria

Particolarmente penalizzati sono gli impiegati nel settore pubblico, con 3 anni e 9 mesi di attesa. La spiegazione di questo dato va ricercata probabilmente nelle procedure di selezione attraverso cui si accede al pubblico impiego; lo svolgimento di un concorso pubblico richiede generalmente diversi mesi. I liberi professionisti aspettano mediamente di meno, un tempo di poco superiore all’anno e mezzo (fig. 3.17); tra questi la categoria dei medici veterinari che si occupano di animali da reddito sembrano trovare le condizioni di mercato più favorevoli, con 1 anno e mezzo di attesa.

La situazione dei medici veterinari che esercitano nelle regioni meridionali e nelle Isole è preoccupante, poiché dalla laurea al primo impiego passano 2 anni e mezzo. Nel Nord Est e nel Nord Ovest i tempi sono mediamente più bassi, ma comunque superiori all’anno.

Figura 3.17. Tempo medio trascorso dalla fine degli studi alla prima occupazione - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica(mesi trascorsi)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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4.

Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti

L’osservazione dei tratti che contraddistinguono la professione dei giovani me-dici veterinari agli esordi della carriera va completata con la percezione che gli stessi professionisti hanno in merito alla propria attività. Nel tentativo di definire il grado di soddisfazione derivante dall’esercizio della professione medico vete-rinaria, emerge un quadro non rassicurante. Per una riqualificazione dell’attività professionale vengono infine delineate quelle che sono, secondo i professionisti di recente ingresso nel mondo del lavoro, le problematiche su cui intervenire con maggiore urgenza.

4.1. LA SODDISFAZIONE PROFESSIONALE

Innanzitutto il concreto esercizio dell’attività medico veterinaria viene messa in relazione con le aspirazioni degli esordi.

Tra i giovani medici veterinari, un professionista su quattro sembra essere piut-tosto deluso dalla propria carriera. Alto inoltre il numero di chi si dichiara soddi-sfatto solo in parte (54,3% dei giovani medici veterinari). Le stesse informazioni erano state raccolte durante l’indagine 2005 svolta su tutti i professionisti iscritti all’Ordine.

I risultati mostrano evidentemente una situazione in progressivo deterioramen-to: la percentuale di medici veterinari che dichiara di aver realizzato le proprie aspettative professionali diminuisce, passando dal 38,4% del 2005 al 21,2% del 2009, mentre aumenta, in maniera speculare, la quota di chi non ritiene di aver in alcun modo raggiunto i propri obiettivi. La figura 4.1 mette a confronto i risultati delle due indagini.

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78 | La professione medico veterinaria

Figura 4.1. Considerando la sua carriera professionale fino ad oggi, le aspettative professionali che aveva quando era uno studente sono state soddisfatte? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Come è lecito attendersi, i più delusi sono coloro che al momento non esercitano la professione medico veterinaria (fig. 4.2): il 52,8% dichiara di aver disatteso le proprie aspirazioni professionali.

Risulta però una quota di insoddisfatti piuttosto rilevante anche tra i medici ve-terinari impiegati nell’industria (35,8%). Il dato è interessante in quanto sembra slegato da ragioni economiche e/o contrattuali: rispetto alle altre categorie, i la-voratori dell’industria sembrano infatti essere discretamente tutelati (cfr. fig. 2.7); tuttavia solo il 7,4% si dichiara completamente soddisfatto. Come si vedrà meglio in seguito, nonostante la possibilità di godere di condizioni stabili, lo scontento deriva soprattutto dalla discrepanza fra il percorso di studio effettuato e le effettive mansioni svolte in ambito lavorativo.

Tra i liberi professionisti si distinguono nettamente coloro che si occupano di ‘altri’ animali: la percentuale di coloro che sono completamente soddisfatti scende drasticamente al di sotto del 5%, aumentando per contro il numero di coloro che sono decisamente poco contenti (39,4%). Anche tra i liberi professionisti che si occupano di equini e di animali da compagnia la percentuale di soddisfatti è bas-sa, malgrado il forte interesse personale che li aveva motivati nella scelta (cfr. fig. 2.12).

Chi sembra aver maggiormente realizzato le proprie aspirazioni è la categoria dei medici veterinari pubblici – l’89,6% ritiene di aver raggiunto, almeno in par-te, i propri obiettivi. Parimenti, anche gli impiegati nell’università e nella ricerca risultano per lo più soddisfatti rispetto alle aspettative che avevano da studenti; in questo caso però si tratta di una categoria professionale con caratteristiche ben diverse, per cui, per molti, l’ingresso nel mondo del lavoro non si è ancora del tutto espletato.

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Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 79

Figura 4.2. Considerando la sua carriera professionale fino ad oggi, le aspettative professionali che aveva quando era uno studente sono state soddisfatte? - Analisi per target professionale(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Tra i medici veterinari iscritti all’Ordine dopo il 2004, solo il 16,4% ritiene di aver realizzato le proprie aspettative, mentre tra chi è nell’Ordine da più tempo (5-10 anni) la percentuale raggiunge il 25,1% (fig. 4.3). Il dato si presta ad una duplice lettura, data dalla sovrapposizione di una situazione lavorativa che progressiva-mente è andata deteriorandosi con una maggior esperienza professionale che con-cede agli iscritti da più tempo maggiori opportunità di carriera.

In generale, la maggioranza dei medici veterinari, indipendentemente dalla re-gione in cui esercitano, si ritiene solo parzialmente soddisfatta della propria carrie-ra (54,3%). Nel Sud e nelle Isole è però più forte la percezione di una discrepanza tra le iniziali ambizioni e la realtà lavorativa: il 30% è completamente deluso della propria esperienza come medico veterinario (a fronte di un 24,5% registrato sul totale).

Anche relativamente al genere si riscontrano livelli di soddisfazione differenti: un quarto degli uomini dichiara di aver completamente realizzato le aspettative che aveva quando era studente, mentre fra le donne decisamente più alta è la per-centuale di insoddisfazione (27,4%, contro il 20,8% degli uomini).

Ma quali sono i motivi principali della diffusa insoddisfazione?Una buona parte dei nuovi medici veterinari iscritti all’Ordine (39,9%) riconosce

nell’assenza di procedure di reclutamento dei professionisti basate sul merito uno dei motivi che hanno impedito di realizzare le proprie aspirazioni. Segue un 35,3% che vede limitate prospettive di carriera. Il 23,9% ritiene, invece, che un grave li-mite della propria situazione professionale stia nel divario tra le effettive mansioni svolte e il livello d’istruzione raggiunto. Retribuzioni inadeguate e precarietà dei rapporti di lavoro raccolgono un numero inferiore di citazioni, ma comunque su-periore al 10% (rispettivamente 10,9% e 13,4%).

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80 | La professione medico veterinaria

Figura 4.3. Considerando la sua carriera professionale fino ad oggi, le aspettative professionali che aveva quando era uno studente sono state soddisfatte? - Analisi per anni d’iscrizione, area geografica e genere(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Le tabelle 4.1 e 4.2 raccolgono le cause d’insoddisfazione più probabili secondo le indicazioni espresse dai medici veterinari, analizzate per categoria professionale di appartenenza, anni di iscrizione all’Ordine, luogo di esercizio della professione e genere.

A seconda della carriera intrapresa varia l’origine del senso di frustrazione. Tra gli impiegati nel settore pubblico, ad esempio, la responsabilità è attribuita

prevalentemente alle prospettive di carriera limitate (43,2%) e alla breve durata dei rapporti di lavoro. Come già visto, al contrario di ciò che si è solitamente indotti a credere, oltre la metà (52,9%) dei giovani nel settore pubblico ha un contratto a tempo determinato.

Tra gli impiegati nell’industria, dove lo scontento è particolarmente diffuso, è il divario tra le mansioni svolte e il titolo di studio ad avere il peso maggiore (40,1%), anche la scarsa rispondenza tra gli studi svolti e l’attuale occupazione è fattore di insoddisfazione (17,5% contro il 7,2% della media). In tale contesto ha una in-fluenza il fatto che molti medici veterinari dell’industria si occupano di sicurezza alimentare, ambito che non sempre viene approfondita durante il ciclo di studi.

Rispetto a tutte le altre categorie, per i liberi professionisti l’origine del divario tra aspettative iniziali e la pratica professionale è imputabile prevalentemente alla mancanza di efficienti meccanismi di selezione per l’accesso alla professione (in-dicato dal 43,9%), in grado di considerare le effettive competenze maturate e la preparazione.

Lo scarso riconoscimento del merito raggiunge i valori più alti tra i liberi profes-sionisti che si occupano di animali da reddito e di ‘altri’ animali (esotici, selvatici etc.), dove tale fattore è citato rispettivamente dal 56,8% e dal 67,9%.

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Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 81

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Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 83

Ciò sembra confermare che i medici veterinari impiegati in tali ambiti (cfr. fig. 2.12) sono stati indotti alla scelta della libera professione dalla situazione contin-gente del mercato del lavoro, non avendo trovato sbocchi alternativi.

Le aspettative dei liberi professionisti che si occupano soprattutto di animali da reddito sono state influenzate anche dalla crisi economica attuale.

L’analisi per area geografica evidenzia una situazione più omogenea. Sia nel Nord Est che nelle regioni meridionali, due contesti socialmente ed economica-mente differenti, è più alta della media la percentuale di giovani medici veterinari che ritengono l’accesso alla professione minato dalla mancanza di criteri di ricono-scimento del merito (42,7% e 45,1%). Tra i professionisti che esercitano nel Nord Ovest, allo scarso riconoscimento del merito si aggiunge il problema delle limitate prospettive di carriera (39,9% delle citazioni), mentre nel Centro è più sentito, rispetto alla media nazionale, il problema del precariato, citato dal 16,5% contro il 13,4% della media.

Con il passare del tempo, inoltre, si nota un acuirsi dei problemi legati alla pre-carietà dell’attività lavorativa: la mancanza di stabilità dei rapporti di lavoro e la durata limitata delle esperienze professionali segna negativamente il giudizio dei medici veterinari iscritti all’Ordine da meno tempo, il 15,9% la indica come causa di insoddisfazione (contro l’11,3% degli iscritti da 5 anni o più) insieme alla diffi-coltà di trovare lavoro (5,3% contro il 2,6% degli scritti da 5-10 anni).

Preoccupante il dato relativo alle giovani professioniste, soprattutto se si tiene conto del quadro complessivo dell’occupazione femminile in Italia: il 40,2% ritiene di avere limitate prospettive di carriera, contro il 28,6% dei colleghi maschi.

Secondo i dati resi noti dall’Enpav per il 2008 (cfr. fig. 2.23) i medici veterinari tra i 25 e i 44 anni13 percepiscono un reddito medio che oscilla tra i 780 euro al mese (25-34 anni) e i 1.100 (35-44 anni). A ciò – come messo in evidenza dall’indagine (cfr. fig. 2.21) – si aggiunge il diffuso problema della scarsa stabilità dei proventi derivanti dall’esercizio della professione.

Considerati tutti questi elementi non stupisce che ben il 36,3% dei giovani medi-ci veterinari sia completamente insoddisfatto della propria situazione economica, mentre il 47,8% è soddisfatto solo parzialmente. Rispetto a quanto rilevato nel 2005 per l’insieme dei professionisti, la percezione relativa alla propria condizione economica è peggiorata (fig. 4.4). La crisi economica, la saturazione del mercato di riferimento e la minor anzianità lavorativa dei medici veterinari coinvolti nell’in-dagine 2009 (massimo 10 anni) sono probabilmente tra i fattori all’origine del de-terioramento della situazione. La percentuale dei soddisfatti si è quasi dimezzata, passando dal 29,5% al 15,9% e cresce decisamente la quota di chi ritiene la propria retribuzione adeguata solo in parte (47,8%, contro il 36,6%).

13 Classe di età prevalente tra i veterinari appartenenti all’Ordine da 10 anni al massimo.

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Figura 4.4. Considerando il reddito percepito dalla sua attività di medico veterinario, si ritiene soddisfatto? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Particolarmente problematica la situazione degli iscritti all’Ordine che sono co-stretti a svolgere attività in altri campi, hanno forme di collaborazione sporadiche o sono disoccupati (fig. 4.5).

Figura 4.5. Considerando il reddito percepito dalla sua attività di medico veterinario, si ritiene soddisfatto? - Analisi per target professionale(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Il 52,8% è insoddisfatto del reddito percepito. Abbastanza sorprendentemente la situazione è ancora più critica per i liberi professionisti che si occupano di ani-mali diversi da quelli da reddito o da compagnia: il 58,7% non ritiene sufficiente il proprio reddito. Più alta della media anche la quota di scontenti tra i liberi profes-sionisti che si occupano di animali da compagnia (solo l’11% percepisce un reddito soddisfacente, contro il 15,9% della media).

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Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 85

In generale l’intero settore dei liberi professionisti appare deluso del trattamento economico: il 38,8% si dichiara insoddisfatto, contro il 18,7% degli impiegati pub-blici, il 19,4% dei lavoratori dell’industria e il 25% dei medici veterinari del settore della ricerca.

L’analisi per anni di iscrizione all’Ordine conferma la crescente condizione di precarietà della professione medico veterinaria. Solo il 12,6% di chi è iscritto all’Ordine da non più di 5 anni è soddisfatto, contro il 18,6% di chi è iscritto da 5-10 anni. Da notare in particolare che tra chi si è iscritto all’Ordine dal 2005 in poi è particolarmente alta la quota di completa insoddisfazione; ben il 45,4% ritiene assolutamente inadeguato il proprio reddito, contro il 28,9% di chi si è iscritto tra il 1999 e il 2004 (fig. 4.6).

Figura 4.6. Considerando il reddito percepito dalla sua attività di medico veterinario, si ritiene soddisfatto? - Analisi per anni d’iscrizione, area geografica e genere(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

A dispetto di una diffusa percezione d’insicurezza legata alla mancanza di ga-ranzie economiche, nel Nord Est una quota leggermente maggiore, seppur sem-pre minoritaria, di medici veterinari ritiene adeguato il reddito che percepisce dall’esercizio della professione (20,4%). In qualsiasi caso in tutte le aree del paese la maggioranza dei giovani professionisti sembra ritenere non del tutto adeguata la retribuzione per l’attività svolta. Preoccupante la situazione dei medici vete-rinari che esercitano nelle regioni meridionali e nelle isole: il 43,3% è del tutto scontento.

Ma quali sono i criteri in base a cui i medici veterinari giudicano inadeguato il loro reddito?

Il 45,8% dei giovani professionisti lo ritiene insufficiente rispetto alle ore lavo-rate e il 40,6% lo considera non proporzionato alle responsabilità effettivamente assunte durante l’esercizio della professione. Un ulteriore elemento di insoddisfa-

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zione indicato dai medici veterinari è la scarsa corrispondenza tra le competenze possedute e la remunerazione percepita, un problema indicato dal 38%.

La tabella 4.3 mostra le differenze rilevate tra le diverse categorie professionali. I medici veterinari pubblici segnalano una retribuzione inadeguata non tan-

to rispetto all’orario di lavoro (solo il 18,6% lo indica), quanto piuttosto rispetto alle competenze possedute (42,9%) e alle responsabilità del lavoro (42,3%), dal momento che la maggior parte è impiegata nel Servizio Sanitario Nazionale, con compiti di tutela della salute dei cittadini.

Ancora una volta fra i medici veterinari impiegati nell’industria, emerge la per-cezione di incongruità rispetto alle competenze possedute (59,3% delle citazioni). Come già visto in precedenza, l’occupazione nei settori industriali dà maggiori garanzie di stabilità, sia per continuità del lavoro che per reddito, ma le mansioni svolte spesso esulano dallo specifico percorso di studi, contribuendo a generare una insoddisfazione riferibile proprio dalla discordanza fra aspettative professio-nali e reali funzioni espletate.

Tabella 4.3. Per quale motivo non si ritiene soddisfatto del reddito percepito? - Analisi per target professionale (valori percentuali, insieme delle citazioni)

LP - Animali compagnia

LP - Animali reddito

LP - Equini

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Profes.Pubblico

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…ore lavorate 48,9 48,2 56,3 39,5 48,8 18,6 42,5 34,0 45,8

…responsabilità possedute 41,1 38,2 53,1 52,8 41,9 42,3 28,8 38,8 40,6

...competenze possedute 35,8 53,4 23,7 48,7 37,9 42,9 36,9 59,3 38,0

...posizione occupata 24,0 17,3 21,3 15,6 22,7 26,8 25,7 28,2 23,5

Altro * 10,7 2,5 8,5 3,8 9,2 16,0 18,9 7,7 11,6

* Precarietà del lavoro, concorrenza, scarsa domanda, attualmente non percepisce reddito …Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Tra i liberi professionisti in generale, è sentito il problema di una retribuzione oraria insufficiente (48,8%), in particolar modo tra coloro che si occupano di equini (56,3%). Fanno eccezione i medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali, più spesso impiegati part-time, che considerano il reddito percepito inadatto soprat-tutto a compensare le responsabilità di cui si fanno carico. I medici veterinari che si occupano di animali da reddito, invece, lamentano più spesso una inadeguatezza dei compensi rispetto alle competenze possedute (53,4% delle citazioni)

La prospettiva cambia anche in funzione della maggiore o minore anzianità di iscrizione all’Ordine (tab. 4.4). Tra i gli iscritti all’Ordine da meno di 5 anni, e che quindi hanno potuto accumulare una esperienza professionale più bassa, la retri-buzione è considerata scarsa rispetto alle ore lavorate (49,8%). I colleghi iscritti all’Ordine da più tempo, invece, ritengono che il reddito percepito non rispecchi

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Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 87

né le responsabilità derivanti dalla loro occupazione, né la preparazione professio-nale maturata (48,8% e 42,5%).

Tabella 4.4. Per quale motivo non si ritiene soddisfatto del reddito percepito? - Analisi per anni d’iscrizione, area geografica e genere (valori percentuali, insieme delle citazioni)

Iscritti

< 5 anniIscritti da 5-10 anni

Nord Ovest

Nord Est

CentroSud

IsoleFemmine Maschi

Totale iscritti

<=10 anni

Remunerazione inadeguata rispetto a …

... ore lavorate 49,8 42,4 48,5 44,3 44,4 45,4 46,2 45,3 45,8

... responsabilità possedute 31,1 48,8 40,3 41,7 47,4 36,0 42,6 37,9 40,6

... competenze possedute 32,8 42,5 42,7 37,9 33,1 37,5 36,7 39,8 38,0

... posizione occupata 25,6 21,7 20,9 19,9 20,3 29,4 22,9 24,2 23,5

Altro * 15,6 8,1 9,7 12,5 13,5 11,2 12,8 9,9 11,6

* Precarietà del lavoro, concorrenza, scarsa domanda, attualmente non percepisce reddito …Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

L’area geografica in cui si esercita la professione non incide particolarmente sui fattori che determinano la scarsa soddisfazione economica dei giovani me-dici veterinari. In quasi tutte le zone del paese, la remunerazione sembra essere in primo luogo insufficiente rispetto alle ore lavorate, e in particolare nel Nord Ovest (48,5%). Fa eccezione il Centro, dove il 47,4% dei medici veterinari ritiene il proprio reddito insoddisfacente se confrontato con le responsabilità professio-nali. Quasi il 30% dei professionisti che esercitano nelle regioni del Sud e delle Isole ritiene poi che non vi sia corrispondenza tra la posizione occupata e la remu-nerazione percepita. Sui motivi di insoddisfazione non si riscontrano sostanziali differenze rispetto al genere, da segnalare solo la più elevata percentuale di don-ne insoddisfatte per l’incongruenza della retribuzione rispetto alle responsabilità possedute (42,6% contro il 37,9% degli uomini).

4.2. GLI INTERVENTI URGENTI PER LA PROFESSIONE: COSA ChIEDONO I

GIOVANI PROFESSIONISTI?

La valutazione della professione basata esclusivamente sulle condizioni mate-riali di esercizio e sulle prospettive di carriera non è esaustiva e deve essere com-pletata prendendo in esame comunque tutti gli aspetti della vita lavorativa del medico veterinario. Occorre così delineare quali siano gli aspetti positivi e quelli negativi della professione, non dimenticando di individuare quali dovrebbero es-sere i problemi da risolvere con maggiore tempestività al fine di favorire il percorso lavorativo dei giovani medici veterinari. Nonostante un iter professionale piuttosto faticoso, i giovani medici veterinari trovano nella loro attività stimoli importanti (tab. 4.5). Il 42,1% ritiene che le esperienze svolte sino ad ora abbiano consentito di crescere professionalmente, acquisendo ulteriori competenze.

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Tale motivazione è più forte per gli impiegati nel settore pubblico e fra i liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia. La crescita professionale è un punto nodale soprattutto per i medici veterinari dell’università e della ricerca (50%), dal momento che, più di altri, hanno occasione di aggiornare continuamen-te la propria preparazione e di confrontarsi con le nuove frontiere della professio-ne. Inoltre l’attività di ricerca svolta a seguito dell’attività formativa, garantisce una maggiore acquisizione di competenze pratiche, utili all’ingresso nel mondo del lavoro, che spesso sono carenti durante il percorso di studi.

Lo sviluppo delle proprie abilità è, invece, un elemento che sembra avere minor rilievo nell’esperienza dei medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali (solo il 23,6% cita tale elemento tra i fattori positivi). Per i medici veterinari di questa categoria è l’autonomia del lavoro il vero elemento vantaggioso (54,9%).

In generale, fra gli aspetti positivi dell’attività lavorativa attuale, l’autonomia del lavoro si colloca in seconda posizione, indicata dal 34,9% dei medici veteri-nari. Questo dato è però influenzato dal diverso tipo di attività lavorativa svolta e dall’inquadramento contrattuale: vale infatti per i liberi professionisti (38,3% delle citazioni) la cui indipendenza è garantita proprio dall’esercizio della libera pro-fessione, e, in misura lievemente inferiore, per i medici veterinari impiegati nella ricerca (30,9%), che sono per lo più iscritti a percorsi di dottorato e che, in qualità di studenti, non hanno l’obbligo di attenersi ad orari di lavoro prestabiliti.

Altri lati positivi di rilievo sono le relazioni con i colleghi (23,9%) e con gli utenti/clienti (20,4%). I positivi rapporti di lavoro che si instaurano con i colleghi sono citati soprattutto dagli impiegati nell’industria (31,8% delle citazioni), mentre le relazioni con i clienti assumono chiaramente maggiore importanza nell’ambito dei liberi professionisti, soprattutto fra coloro che si occupano di animali da reddito, dove la percentuale di citazioni raggiunge quasi il 30%.

Il 18,8% ha poi indicato il progresso della medicina veterinaria, in termini di strumenti e tecnologie a disposizione; tale aspetto è più importante per i liberi professionisti che si occupano di equini (29,3%). Mentre una quota più limitata trova una motivazione importante nella qualità delle prestazioni e dei servizi offer-ti (11,3%), nel riconoscimento sociale dell’attività (10,8%) e nella varietà dei servizi svolti (10,7%). In particolare, tra i medici veterinari del pubblico impiego è molto più forte la consapevolezza di svolgere una funzione importante per la collettività, indicata dal 21,7%.

Infine, la stabilità professionale viene citata come aspetto positivo, solo dal 6,3% dei medici veterinari. Ad una lettura più attenta in realtà si nota che sono quasi esclusivamente gli impiegati nell’industria e nel settore pubblico che identificano la stabilità professionale come un punto di forza della propria attività (27,1% e 20,9% delle citazioni rispettivamente).

La tabella 4.6 riporta l’opinione dei medici veterinari sugli aspetti positivi della vita professionale, disaggregati per area geografica e per anno d’iscrizione all’Or-

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Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 89

dine. Quanto più gli anni di pratica diminuiscono, tanto più significativa sembra essere ciascuna esperienza di lavoro in termini di sviluppo delle proprie abilità e competenze. Ben il 48,5% dei medici veterinari iscritti all’Ordine dopo il 2004 ha indicato la crescita professionale tra gli aspetti positivi principali, contro il 37% degli iscritti da almeno 5 anni.

Un altro punto di forza dell’attività lavorativa per i neo-iscritti sono i rapporti con i colleghi, che raccolgono il 27,7% delle citazioni, contro il 20,8% dei colleghi con un’anzianità lavorativa maggiore. Per questi ultimi, al contrario, il principale aspetto positivo sembra essere l’autonomia del lavoro, indicata dal 41,3%.

La regione in cui si esercita l’attività non influenza particolarmente l’individua-zione degli aspetti positivi sulla professione. Crescita professionale e autonomia del lavoro sono gli aspetti più favorevoli in tutte le aree del paese; anche se con sensibili variazioni nell’intensità delle citazioni fornite.

In tutte le regioni del Nord sono particolarmente importanti le buone relazioni con i colleghi (28,8% nel Nord Ovest e 31,6% nel Nord Est), ma solo una quota limitata di medici veterinari ritiene che il riconoscimento sociale per l’attività svolta sia tale da poter essere di stimolo (6,7% e 7,8%). Nel Sud e nelle Isole, al contrario, ben il 14,4% dei medici veterinari considera un punto di forza la percezione di svolgere un’attività importante per la collettività.

Senza dubbio, la precarietà del lavoro e le condizioni economiche insoddisfacenti sono per i giovani medici veterinari gli aspetti negativi principali della professione (tab. 4.7), indicati rispettivamente dal 32,4% e dal 35%. Anche la forte competizio-ne del mercato del lavoro è un elemento di disagio: quasi il 27% dei medici vete-rinari ritiene che abbia influito negativamente sulla propria attività professionale in modo significativo. La combinazione di questi tre elementi combinati può così danneggiare seriamente le condizioni lavorative dei professionisti più giovani.

La precarietà del lavoro colpisce prevalentemente i medici veterinari impiegati nel settore della ricerca (49,1%), i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ ani-mali (57%), e gli impiegati pubblici (42,2%).

Per quanto riguarda le condizioni economiche è particolarmente preoccupante il dato dei liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia. Ben il 38,6% ritiene che i compensi non siano remunerativi, ad indicare una larga parte di giovani professionisti che sta lavorando sotto costo. Ma il fenomeno riguarda indi-stintamente tutti i liberi professionisti, per cui questa opzione raggiunge il 37,5%.

Il problema dei bassi compensi sembra legarsi alla forte concorrenza del mer-cato del lavoro; in effetti l’eccessiva competizione è una forte preoccupazione per i liberi professionisti (29,3%) e in particolar modo per chi si occupa di animali da compagnia (29%), di ‘altri’ animali (30,6%) e di equini, tra i quali raggiunge addi-rittura il 37,5%.

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92 | La professione medico veterinaria

Da notare che per alcune categorie professionali altri fattori giocano un ruolo negativo rilevante. Ad esempio l’eccessiva burocratizzazione del lavoro è una seria difficoltà sia per i medici veterinari pubblici (37,6%) che per i liberi professionisti degli animali da reddito (36,8%).

Lo scarso riconoscimento sociale è un elemento critico per il 26,5% degli iscritti all’Ordine che non stanno esercitando la professione o sono disoccupati e per il 29,5% dei liberi professionisti che si occupano di animali diversi da quelli da red-dito o da compagnia, vale a dire le categorie che occupano le posizioni più margi-nali all’interno dell’universo professionale dei medici veterinari, sia in termini di soddisfazione personale che di condizioni lavorative (reddito percepito, stabilità lavorativa).

Solo i medici veterinari che esercitano nel Nord Est non riconoscono nel bino-mio scarsa remunerazione-precarietà i principali aspetti negativi dell’attività lavo-rativa (tab. 4.8).

I bassi compensi percepiti sono indicati dal 31,9% contro il 35% della media, mentre l’instabilità dei rapporti di lavoro è un problema ‘solo’ per il 27% dei medici veterinari di queste regioni, contro il 32,4% del dato complessivo. In questa area sembra essere, invece, decisamente più preoccupante l’eccessiva concorrenza del mercato del lavoro (32,5%) e la burocratizzazione (27,5%).

In generale in tutta le regioni del Nord gli obblighi derivanti dal rispetto delle procedure burocratiche sembrano essere eccessivamente gravosi; anche nel Nord Ovest, infatti, questo aspetto è indicato tra gli elementi negativi dal 28,5% dei medici veterinari.

La soddisfazione per il reddito derivante dall’attività medico veterinaria è par-ticolarmente bassa tra i medici veterinari del Centro e del Sud e Isole (cfr. fig. 4.6) ed infatti in queste regioni la percentuale di chi segnala la condizione economica come uno dei principali problemi (rispettivamente 36,9% e 36,3%) è superiore a quella rilevata per le regioni dell’Italia settentrionale.

La precarietà del lavoro è anche la prima questione su cui i medici veterinari iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni vorrebbero che si intervenisse con maggior urgenza (fig. 4.7); il 30,5% la segnala come intervento prioritario. Seguono la ne-cessità di valorizzare le competenze (16,9%) e la modifica del sistema universitario (10,7%).

Solo il 4,8%, invece, indica l’aumento dei compensi come necessità primaria; tuttavia, se si considera l’insieme delle citazioni (risposta multipla), ben il 29,8% dei medici veterinari lo giudica come uno dei principali problemi da risolvere.

Osservando l’insieme delle risposte, anche la qualità della formazione acquista un peso decisamente rilevante, indicata dal 25,7% dei medici veterinari. Un tema connesso sia con la valorizzazione delle competenze personali che con la modifica del sistema universitario.

Page 93: La professione medico veterinaria Consiglio di ... · Andrea Babbi Enrica Elena Belli Massimo Bergami Gilberto Capano David Taguas Coejo Erik Jones Federico Merola Giulio Napolitano

Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 93

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Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 95

Figura 4.7. Problemi urgenti della professione medico veterinaria(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Le tabelle 4.9 e 4.10 danno conto delle differenze rilevate in base alla categoria professionale, l’area geografica in cui si esercita e l’anno d’iscrizione all’Ordine.

In generale, i temi identificati come urgenti sono gli stessi riconosciuti come par-ticolarmente critici. Il 36,2% dei liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia ritiene prioritario un intervento per migliorare i compensi professionali giudicati poco remunerativi, contro il 29,8% del totale. Tra i medici veterinari che si occupano di equini e di ‘altri’ animali emerge invece l’idea di reintrodurre anche i minimi tariffari (rispettivamente 32,5% e 27,4%), probabilmente per fronteggiare la pesante competizione.

Da notare che la maggior parte dei liberi professionisti (38,1%) segnala l’esigen-za di valorizzare maggiormente la preparazione e le competenze acquisite. Uno degli elementi più critici che ostacolano il realizzarsi delle aspettative professionali e di carriera dei giovani impiegati come liberi professionisti, viene identificato pro-prio nella mancanza di un adeguato sistema di selezione su cui fondare l’accesso alla professione (cfr tab. 4.1).

Particolarmente importante per i medici veterinari iscritti all’Ordine ma che non stanno esercitando – che, è opportuno ricordarlo, rappresentano il 10,3% dei gio-vani medici veterinari – è la riforma dell’università.

Un intervento per regolamentare i rapporti di lavoro precari è invece particolar-mente auspicato dai giovani del settore pubblico (58,5%), dai liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali (59,3%) e dai ricercatori e accademici (45,4%).

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Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 97

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98 | La professione medico veterinaria

Se si osservano i dati in base all’anno d’iscrizione all’Ordine, la differenza più rilevante riguarda la precarietà del lavoro. Il problema dell’instabilità dei rapporti di lavoro è considerato urgente dal 36,7% dei medici veterinari che si sono iscritti all’Ordine tra il 1999 e il 2004. Tra coloro che si sono iscritti dopo il 2004 la per-centuale sale al 45,9%. Inoltre, tra questi ultimi, particolarmente rilevante sembra essere la richiesta di una modifica del sistema universitario (36,1%). Un dato signi-ficativo, considerando che si tratta verosimilmente dei primi laureati con il nuovo ordinamento.

La necessità di una riforma del sistema universitario è indicata anche dal 38,8% dei medici veterinari che esercitano nelle regioni del Centro, una percentuale de-cisamente superiore alla media (32,9%). Al contrario questa necessità non è par-ticolarmente sentita tra i medici veterinari delle regioni meridionali e delle Isole (27,1%) che ritengono molto più importante valorizzare le competenze personali (42,4%).

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5.

Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro

Gli studi universitari rappresentano il primo e il più importante momento di acquisizione di competenze teoriche e pratiche. È quindi di grande interesse indi-viduare i punti di forza e di debolezza dell’attuale sistema universitario e la con-gruenza della formazione maturata durante tale periodo rispetto alle esigenze ri-chieste dal mercato occupazionale. Nel presente capitolo sono quindi riportate le opinioni dei giovani medici veterinari rispetto a tali elementi.

5.1. PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA DELL’UNIVERSITà

Il rapporto tra formazione universitaria e sbocchi occupazionali non si basa su automatismi ma su meccanismi complessi. Una parte consistente dei giovani me-dici veterinari ritiene che la connessione tra i due percorsi sia piuttosto fragile; è soprattutto per questo motivo che il giudizio dei giovani medici veterinari italiani sulla formazione universitaria è alquanto critico.

Il 25% – un medico veterinario su quattro – ritiene che all’università non siano riconducibili fattori di eccellenza. Non ci sono però solo i critici; il 21,4% dei giova-ni medici veterinari individua nella competenza dei docenti il principale punto di forza delle facoltà di medicina veterinaria (fig. 5.1). Oltre a riconoscere le doti d’in-segnamento dei docenti, i medici veterinari mostrano apprezzamento per l’istru-zione di base fornita dall’università (17,4%).

La dotazione di strutture e attrezzature è un punto di forza delle facoltà di vete-rinaria italiane per il 12,4% degli intervistati. Gli altri fattori proposti (esperienza clinico-pratica, copertura di tutti i campi di specializzazione, numero di studenti, collaborazione con il settore privato etc.) raccolgono citazioni che non raggiungo-no il 10% delle risposte.

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100 | La professione medico veterinaria

Anche nel Libro Bianco 2005 era stata valutata l’opinione rispetto ai punti di forza del sistema universitario. La figura 5.1 mostra così il confronto tra le due indagini rispetto al fattore ritenuto più positivo; la situazione non è di fatto cam-biata poiché anche allora un medico veterinario su quattro era severo rispetto alla formazione garantita dal sistema universitario.

Vi sono però alcune distinzione che pare opportuno sottolineare. Nel 2005 il 29,7% dei medici veterinari riteneva che la preparazione dei professori universitari fosse un elemento di qualità per l’intero sistema; come si ricordava in precedenza, seppur la competenza dei docenti rimanga anche per i giovani il primo elemento positivo, il giudizio appare ora più tiepido.

Alcuni specifici aspetti, tuttavia, godono ora di un giudizio migliore. La presenza di attrezzature adeguate era indicata nel 2005 come elemento di eccellenza solo dal 6,2% dei medici veterinari, mentre nel 2009 la stessa percentuale è raddoppia-ta, raggiungendo il 12,4%.

Anche la percezione generale sull’istruzione di base fornita dall’università è mi-gliorata passando dal 14,8% di chi considerava tale aspetto il primo punto di forza del sistema universitario nel 2005, al 17,4% del 2009. La collaborazione tra le uni-versità e il settore privato scende invece dall’8,8% al 2,6%.

Figura 5.1. Quali sono oggi i punti di forza dell’università? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali; prima citazione)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Se si fa riferimento all’insieme dei fattori positivi individuati, indipendentemen-te dalla priorità (fig. 5.2), l’apprezzamento complessivo dei giovani veterinari si focalizza sulla buona istruzione di base ricevuta durante gli anni di studio, segna-

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Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 101

lata dal 30,9% – percentuale sostanzialmente in linea con quella registrata nel 2005 (28,4%) – e sulla competenza dei docenti, che tuttavia rispetto all’indagine del 2005 raccoglie un numero di citazioni decisamente inferiore, passando dal 41,6% al 27,4%.

In deciso declino la quota di coloro che indica tra gli elementi di forza del si-stema universitario l’esperienza pratica: nel 2005 tale fattore raccoglieva il 22,2% dell’insieme delle citazione; ora tale fattore è invece segnalato solo dal 13,2% dei giovani.

Figura 5.2. Quali sono oggi i punti di forza dell’università? - Confronto 2005 e 2009 (valori percentuali, insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

La percentuale di chi non vede punti di forza nell’università è particolarmente alta tra i veterinari impiegati nell’industria, dove la percentuale raggiunge il 31,9% (tab. 5.1).

Se paragonato all’orientamento complessivo espresso dai giovani veterina-ri, anche i liberi professionisti sono generalmente più critici; il 27,4% ritiene che nell’università non vi sia alcun ambito qualitativamente degno di nota. All’interno della categoria dei liberi professionisti l’insoddisfazione per il sistema delle facoltà di veterinaria in Italia cresce tra i veterinari che si occupano di animali da reddito (29,0%) e di animali da compagnia 27,9%

All’opposto è opportuno sottolineare come tra i ricercatori e i dipendenti pubbli-ci, la percentuale di chi non vede aspetti particolarmente positivi nel sistema uni-versitario è più bassa, anche se non trascurabile (15,9% e 14,7% rispettivamente).

Migliore, dunque, il giudizio complessivo dei medici veterinari pubblici: se il 14,7% ritiene che non vi siano elementi di qualità, oltre la metà (50,7%) considera

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102 | La professione medico veterinaria

molto buona la preparazione di base fornita dall’università e quasi un terzo rico-nosce le competenze dei docenti (30,2%).

Differenze significative si registrano per quanto riguarda il giudizio sulle dota-zioni tecniche a disposizione degli studenti.

Il 25,3% dei liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia indica gli strumenti e le attrezzature come aspetti di eccellenza delle facoltà di veterinaria; ma tra i liberi professionisti che lavorano con gli animali da reddito la percentuale scende al 16,5% e tra i veterinari che si occupano di ‘altri’ animali si abbassa ulte-riormente al 9,3%.

Interessante anche il giudizio sulle esperienze pratiche maturate durante gli stu-di universitari.

Il 22,7% dei medici veterinari che lavorano nel settore della ricerca le ritiene un punto di forza dell’attuale sistema universitario, mentre la stessa percentuale è molto più bassa per le altre categorie professionali (nessuno dei veterinari impie-gati nell’industria le considera rilevanti). L’anno d’iscrizione all’Ordine non incide significativamente sull’opinione dei giovani medici veterinari italiani riguardo gli elementi di forza dell’università (tab. 5.2).

Qualche differenza emerge invece per area geografica. Nelle regioni meridionali e nelle isole il giudizio è generalmente più critico: ben

il 28,7% ritiene che l’università italiana non abbia oggi caratteristiche di particolare valore14. Tra questi, il principale punto di forza viene comunque identificato con la preparazione del corpo docente (elemento di eccellenza per il 24,7% dei giovani veterinari iscritti ad un Ordine delle regioni meridionali – 28,3% nell’insieme delle citazioni). Al contrario per quanto riguarda la preparazione di base solo il 25,6% dei medici veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole considera la formazione degli studenti un punto di forza dell’università contro il 30,9% della media.

Per quanto riguarda la dotazione strutturale delle facoltà di veterinaria, i giudizi migliori si raccolgono nelle regioni del Nord (nel Nord Est in particolare, i consensi raggiungono quasi il 30%), mentre la quota di chi ritiene che le attrezzature e gli equipaggiamenti siano un punto di forza dell’università italiana, scende al 17,5% nelle regioni del Sud e delle Isole.

Secondo i giovani medici veterinari non sono tanti i punti di eccellenza delle università. Molti degli aspetti presi in esame non raggiungono livelli soddisfacenti, tanto da diventare addirittura elementi di fragilità per l’intero sistema. L’indagine ha infatti individuato i punti di debolezza del sistema universitario italiano, elen-cando gli stessi fattori che già erano stati citati tra gli elementi positivi.

14 Poiché per studiare si registrano fenomeni di mobilità sul territorio, il giudizio espresso non ne-cessariamente è riconducibile alle facoltà appartenenti alla stessa area oggetto dell’analisi. Non vi è necessariamente corrispondenza biunivoca tra area geografica di iscrizione all’Ordine e area geogra-fica in cui si sono realizzati gli studi.

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Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 103

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Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 105

Per i giovani medici veterinari il problema principale è la mancanza di tempi e spazi adeguati per le esperienze cliniche e pratiche (30,9%). Tale fattore rappre-senta un forte elemento di criticità anche perché, come già sottolineato nei para-grafi precedenti, per un miglior inserimento nella carriera veterinaria, è fortemente sentito il bisogno dell’esercizio pratico della professione; l’acquisizione delle abilità professionali non può prescindere dall’attività pratica sul campo. La scarsa possi-bilità di maturare le esperienze clinico-pratiche ha un forte impatto anche sulle opportunità di carriera. Proprio questo, tuttavia, è il principale punto di debolezza segnalato per le facoltà di medicina veterinaria in Italia.

Un medico veterinario su cinque sostiene inoltre che è la scarsa preparazione dei docenti a mettere a rischio la qualità dell’università italiana. Tale giudizio è davve-ro severo anche se occorre sottolineare che la valutazione sull’operato dei docenti universitari non è univoca, rilevando pareri discordanti, strettamente dipendenti dalla propria esperienza personale.

Accanto al 20,1% dei giovani medici veterinari, secondo cui la scarsa capacità dei docenti è un forte elemento di criticità delle facoltà italiane, convive un altro 21,4% che è invece convinto della idoneità dei professori (cfr fig. 5.1). Tale situazione è sintomo di una forte eterogeneità presente non solo tra le diverse facoltà ma anche tra i diversi percorsi di studio intrapresi.

Tra gli altri elementi di negatività, il 14,2% pensa poi che sia il numero di studen-ti iscritti a veterinaria ad essere troppo elevato; una quota analoga (13,9%) ritiene che sia il numero di facoltà ad essere eccessivo.

Il confronto con l’indagine del 2005 evidenzia alcune differenze rispetto ai fattori di debolezza.

In particolare, nel 2005, ben il 22,6% dei medici veterinari riteneva che l’elevato numero di facoltà di veterinaria in Italia inficiasse la qualità complessiva del siste-ma, mentre solo il 16,5% riteneva la mancanza di esperienza pratica la lacuna più grave.

Tali differenze sono chiaramente riconducibili alla diversa anzianità ed esperien-za degli intervistati nei due momenti di indagine. I più giovani sono maggiormente preoccupati di quegli elementi che hanno ripercussioni dirette sull’acquisizione delle competenze necessarie all’accesso del mercato del lavoro (esperienza clinica, competenze dei docenti).

I medici veterinari considerati nel complesso, dove sono quindi presenti anche gli iscritti da più tempo, hanno lo sguardo rivolto maggiormente a quei fattori che nel lungo periodo riproducono effetti sul sistema e che possono produrre effetti negativi sulla professione, sostanzialmente riconducibili all’eccessiva competizio-ne del mercato occupazionale (eccessivo numero di facoltà e di studenti).

Se si analizza l’insieme delle citazioni fornite, indipendentemente dalla priorità segnalata, oltre la metà dei giovani medici veterinari (53,6%) condivide l’opinione che la carenza di occasioni in cui esercitare la pratica della professione veterinaria

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106 | La professione medico veterinaria

sia un elemento dequalificante per l’università italiana; tuttavia ben il 44,8% giudi-ca l’elevato numero di facoltà uno degli elementi di maggiore fragilità del sistema, cui si aggiunge il 39,5% che indica, tra gli elementi penalizzanti, l’elevato numero di studenti iscritti. Percentuali simili si erano registrate già nel 2005.

Figura 5.3. Quali sono oggi i punti di debolezza dell’università? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali; prima citazione)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Il problema del numero delle facoltà è strettamente connesso con il numero di veterinari che esercitano in Italia in rapporto alla popolazione, uno dei più alti di tutta Europa e che, come si è detto nel primo capitolo, negli ultimi 10 anni è au-mentato significativamente (+32,9%). In Italia attualmente sono attive 14 facoltà, in Francia 4, in Gran Bretagna 7 e in Germania 5. Solo la Spagna (11) ha un nume-ro di facoltà di veterinaria che si avvicina al nostro15.

La scarsa competenza dei docenti è citata dal 27,4% dei veterinari. In modo analogo è valutata la collaborazione tra università e privati, citata come

elemento critico dal 27,4% dei giovani medici veterinari. Il rapporto tra questi due mondi non è percepito come elemento negativo prioritario, ma allo stesso modo non sembra essere ritenuto nemmeno un fattore particolarmente sinergico alla qualità dell’università.

Nella tabella 5.3 sono illustrati i risultati relativi all’insieme delle risposte distinte per categoria professionale, mentre nella tabella 5.4 sono riportati i dati per anno d’iscrizione e area geografica.

15 Fonte: Federation of Veterinarians of Europe.

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Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 107

Figura 5.4. Quali sono oggi i punti di debolezza dell’università? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali, insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

L’insufficiente spazio dedicato alla pratica è un problema molto grave per i li-beri professionisti che si occupano di equini: il 41,7% lo indica come il principale punto di debolezza (prima risposta), contro il 30,9% del totale. Tra i veterinari che attualmente lavorano nell’industria l’ordinamento degli elementi negativi è diver-so. Il 23,7% ritiene l’elevato numero di studenti l’ostacolo più grande per il buon funzionamento del sistema universitario, mentre il 22,1% indica come elemento negativo la mancanza di esperienze cliniche e pratiche.

Considerando l’insieme delle citazioni, in alcune tipologie professionali i veteri-nari che indicano l’elevato numero di facoltà come un punto di fragilità del sistema universitario, sono addirittura più numerosi rispetto a quelli che segnalano la ca-renza di esperienza clinica e pratica.

In particolare, nel settore della ricerca il 59,5% ritiene che vi siano troppe facoltà, contro il 44,8% rilevato sul totale. Anche tra i medici veterinari impiegati presso l’industria e tra i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali la percentua-le è elevata, superiore al 56%.

Da ultimo, si sottolinea come una buona parte dei liberi professionisti che si oc-cupano di animali diversi da quelli da compagnia e da reddito (29,1%), i veterinari pubblici (31,9%) e gli iscritti all’Ordine che non esercitano (26,4%) ritenga che i percorsi di studio, non rispondendo alle esigenze del mercato, influiscano negati-vamente sulla qualità degli studi universitari.

In base all’anzianità lavorativa cambia parzialmente la percezione di quelli che sono i principali problemi delle facoltà di medicina veterinaria.

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110 | La professione medico veterinaria

Sempre con riferimento all’insieme delle citazioni, il 60% degli iscritti all’Ordine da meno di 5 anni – e che quindi non possono avere un’esperienza professionale superiore ai 4 anni – ritiene che il principale limite delle facoltà di veterinaria italia-ne sia l’insufficiente spazio riservato alle esercitazioni pratiche. Tra i medici veteri-nari iscritti da più di 5 anni, invece, questo aspetto raccoglie il 48% delle citazioni, mentre sono più numerosi rispetto al totale i veterinari che indicano l’elevato nu-mero di facoltà (45,8%) e di studenti (40,2%) tra i punti di debolezza.

I professionisti che esercitano nel Nord Est ritengono le conseguenze negative dell’elevato numero di facoltà attive sul territorio italiano (54,9%) perfino più gravi della mancanza di un’adeguata esperienza pratica e clinica durante il percorso di studi (che pure viene indicata dal 50,5%). In generale, nelle regioni del Nord i medici veterinari sono abbastanza preoccupati dal numero di studenti iscritti a ve-terinaria, che – ritenuto troppo alto – sembra influire negativamente sulla qualità del sistema. Nel Nord Est il 43% dei medici veterinari indica questa risposta e nel Nord Ovest il 43,6%, contro il 38,9% dei medici veterinari delle regioni del Centro e il 34,6% dei medici veterinari del Sud e Isole. Viceversa, nelle regioni centrali e meridionali una discreta percentuale di giovani veterinari riconosce come un problema di una certa rilevanza l’inadeguatezza delle strutture e delle attrezzature delle facoltà di veterinaria, segnalato rispettivamente dal 25,2% e dal 23,6%, con-tro il 17,6% del Nord Ovest e il 10,3% del Nord Est.

5.1. OPINIONE DEI MEDICI VETERINARI SULL’ATTUALE FORMAZIONE

UNIVERSITARIA

Rispetto alle esigenze del mercato del lavoro, meno di un terzo dei medici vete-rinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni (30,2%) ritiene di avere una prepara-zione più che adeguata. Il 39,3% considera invece le competenze acquisite appena sufficienti; il 30,5% dei professionisti addirittura reputa la propria formazione la-cunosa o completamente insufficiente (fig. 5.5).

Una buona parte dei giovani veterinari sembra quindi confrontarsi con le richie-ste del mondo del lavoro con grande fatica, poiché gli strumenti professionali di cui dispone non sono idonei.

Al di là della formazione personale, caratterizzata anche da una certa soggetti-vità, il 38,3% dei medici veterinari è comunque convinto che le facoltà italiane at-tualmente forniscano le competenze strettamente necessarie, mentre ben il 43,1% considera la preparazione fornita inadeguata, del tutto o in parte, e solo il 18,6% la giudica buona o ottima.

Rispetto a quanto rilevato nell’indagine del 2005, la situazione non sembra esse-re molto cambiata. Si evidenzia, tuttavia, una diminuzione della percentuale di chi ritiene che la formazione degli studenti sia buona (dal 20,2% al 17,3%) e l’aumento della percentuale di chi la giudica sufficiente (dal 34% al 38,3%).

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Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 111

Figura 5.5. Giudizio sulla formazione universitaria rispetto al mercato del lavoro(valori percentuali)

Formazione personale dell’intervistato Formazione universitaria attuale

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

I liberi professionisti sembrano generalmente i meno soddisfatti della propria preparazione universitaria rispetto alle richieste del mondo del lavoro. In partico-lare solo il 24% dei liberi professionisti che si occupano di equini e il 22,3% di chi si occupa di animali da reddito ritiene più che sufficiente la propria formazione (fig. 5.6). Anche tra gli iscritti all’Ordine che al momento non esercitano la professione la percentuale di chi ritiene di aver sviluppato, durante gli anni universitari, com-petenze decisamente soddisfacenti è piuttosto bassa (26,8%). Valori decisamen-te superiori si riscontrano tra i veterinari pubblici (40,8%), i veterinari impiegati nell’industria (45,7%) e tra i ricercatori e gli accademici (40,1%).

Le regioni in cui i giovani veterinari sembrano con maggior fatica affrontare le esigenze del lavoro sono quelle del Nord Est: appena uno su quattro (25,6%) ritie-ne la propria formazione più che sufficiente, contro il 30,2% della media. Nel Nord Ovest, a dispetto di una percentuale di professionisti superiore alla media che giu-dica soddisfacente la propria formazione universitaria (31,2%), sono più numerosi i medici veterinari che giudicano negativamente il sistema formativo universitario nel complesso (solo il 17,7% lo ritiene adeguato).

Nella valutazione della propria preparazione l’anno di iscrizione all’Ordine in-fluisce limitatamente. In generale i medici veterinari che si sono iscritti all’Ordine dopo il 2005 (e che tendenzialmente hanno una minor anzianità lavorativa) danno un giudizio leggermente più positivo; il 31,4% ritiene almeno buona la propria preparazione rispetto al 29,3% dei veterinari iscritti da almeno 5 anni.

Se si passa ad esaminare, più in generale, la formazione attualmente offerta agli studenti dal sistema universitario la differenza diminuisce. Il 19,3% dei veterinari iscritti al massimo da 4 anni e il 18% dei veterinari iscritti almeno da 5 anni la giu-dicano buona o ottima.

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Figura 5.6. Giudizio sulla formazione universitaria rispetto al mercato del lavoro - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica(Percentuale giudizi positivi - ottimo+buono)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Inoltre, tra i neo-iscritti all’Ordine è più alta la percentuale di chi ritiene la for-mazione universitaria attuale inadeguata rispetto alle esigenze professionali (45% rispetto al 41,3% degli iscritti all’Ordine sino al 2005).

Nelle aree del paese in cui i giudizi sulla propria preparazione personale sono mediamente più critici, sono anche più dure le valutazioni sulla qualità della di-dattica in generale.

Nel Nord Est solo il 13,7% ritiene che gli strumenti e le competenze professiona-li forniti dall’università italiana siano più che adeguati per le necessità lavorative e il 48,1% li ritiene del tutto o in parte insoddisfacenti. In linea con quanto visto nelle domande precedenti (cfr. tab. 5.2), la valutazione sulla formazione universitaria dei veterinari che esercitano nelle regioni del Centro è leggermente più positiva: il 29,2% ritiene che possa essere giudicata almeno ad un buon livello, se comparata con le richieste della professione.

Per quanto riguarda le tipologie professionali, i medici veterinari impiegati nelle università stesse o nei centri di ricerca esprimono un giudizio migliore: il 28,5% pensa che sia buona o ottima. Decisamente critico invece il giudizio dei liberi pro-fessionisti che si occupano di equini e di animali da reddito. Ben il 56,8% dei primi e il 47,9% dei secondi ritiene inadeguata la preparazione fornita dall’università.

Rispetto a quanto rilevato nel 2005, i giovani veterinari sono generalmente più

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Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 113

ottimisti nei confronti delle capacità del sistema universitario italiano di adattarsi alle future esigenze del mercato occupazionale (fig. 5.7). Considerando l’evoluzio-ne delle condizioni del mercato nei prossimi 10 anni, la percentuale di chi ritiene completamente inadeguata la formazione data dalle università cala dal 21,8% al 19,2, mentre chi la ritiene solo per alcuni aspetti insoddisfacente scende dal 46,8% del 2005 al 38,2%.

Ciò nonostante, la maggioranza (57,4%) dei medici veterinari iscritti all’Ordine da 10 anni al massimo è convinta che allo stato attuale l’università italiana non possa misurarsi con le richieste future provenienti dal mercato del lavoro. È inoltre opportuno sottolineare che, anche tra chi esprime un giudizio positivo, solo l’1,6% reputa completamente adeguata la preparazione professionale avuta durante gli anni universitari, mentre il 41% la giudica suscettibile di miglioramenti.

Figura 5.7. Considerando le caratteristiche del mercato occupazionale dei prossimi 10 anni, secondo Lei, l’attuale formazione universitaria italiana è adeguata? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

I medici veterinari iscritti all’Ordine dopo il 2004 – e che presumibilmente hanno compiuto i loro studi più recentemente – sono però meno ottimisti: solo il 39,7% ritiene che l’attuale formazione universitaria sia adeguata o necessiti solo di alcune riforme per poter far fronte ai cambiamenti in corso nel mercato del lavoro (fig. 5.8). I professionisti del Nord Est sono ancora una volta i più critici riguardo alla congruenza tra i profili professionali richiesti dal mercato e la formazione univer-sitaria: il 60,9% la ritiene inadeguata, del tutto o in parte.

Tra i veterinari delle regioni centrali e meridionali l’università gode di una di-screta reputazione: ben il 44,1% e il 44,9% ritengono che la preparazione fornita sia, almeno in parte, confacente a quelle che saranno le esigenze future; tuttavia proprio nelle regioni del Centro il 21,7% – oltre 1 veterinario su 5 – la reputa del tutto inadatta.

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Particolarmente critici sono poi i liberi professionisti che non si occupano di animali da compagnia. Il 67,2% dei veterinari che si occupano di equini ritiene che entro 10 anni la preparazione fornita dalle università non sarà più adatta a soddisfare completamente le necessità professionali. L’opinione di una significa-tiva parte dei liberi professionisti degli animali da reddito è ancora più radicale: il 33,8% ritiene, infatti, che in nessun modo le competenze fornite attualmente dalle università saranno compatibili con le necessità future. Infine, solo il 21,5% di chi si occupa di ‘altri’ animali esprime un giudizio positivo.

Figura 5.8. Considerando le caratteristiche del mercato occupazionale dei prossimi 10 anni, secondo Lei, l’attuale formazione universitaria italiana è adeguata? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(percentuale giudizi positivi – adeguata + potrebbe migliorare)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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6.

L’innovazione necessaria alla professione

La valutazione della percezione dei giovani medici veterinari sulla formazione maturata durante il percorso universitario non è sufficiente ad avere un quadro esaustivo. Non è infatti sufficiente a valutare quali siano i cambiamenti realmente necessari per favorire lo sviluppo di competenze adeguate alle esigenze del merca-to occupazionale e quali siano i percorsi innovativi atti a favorire l’accesso e l’inse-rimento nel mondo del lavoro.

I veloci mutamenti nel mercato del lavoro in generale, e di quello medico vete-rinario in particolare, rendono necessario soffermare l’attenzione sull’efficacia di alcune novità che già oggi stanno riguardando la professione. E rendono ancora più determinante la valutazione di alcune possibili iniziative di innovazione che potrebbero apportare elementi migliorativi per le opportunità lavorative dei gio-vani professionisti.

È importante quindi conoscere l’opinione dei giovani professionisti su alcuni aspetti cruciali al fine di poter acquisire un quadro aggiornato, valutato con gli occhi di chi ha esperienza diretta, dei mutamenti del mercato occupazionale.

L’indagine ha così consentito di acquisire l’opinione dei giovani professionisti in merito ai seguenti aspetti:• Meccanismi di ammissione ai corsi di laurea;• Corsi di laurea triennali per figure paraveterinarie;• Creazione di nuove facoltà di medicina veterinaria;• Valutazione delle facoltà di medicina veterinaria secondo gli standard europei da

parte di un organismo indipendente;• Ambiti di competenze da promuovere durante il percorso universitario;• Caratteristiche del periodo di tirocinio;• Intensificazione dei rapporti tra università e territorio;• Meccanismi di abilitazione professionale.

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Nei paragrafi successivi sono illustrate le principali evidenze emerse dall’inda-gine.

6.1. MECCANISMI DI AMMISSIONE AI CORSI DI LAUREA

I giovani medici veterinari, pur non ritenendo che la modifica delle procedure di ammissione all’università sia tra i problemi più urgenti per la professione (cfr. fig. 5.4), sono convinti in buona parte (40%) che l’alto numero di studenti sia un elemento di criticità per il sistema delle facoltà di medicina veterinaria in Italia. Ne consegue che una cospicua maggioranza (63,7%) ritiene poco adeguati anche i meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterina-ria. A questa si aggiunge poi un 17,7% che non li ritiene assolutamente idonei.

Figura 6.1. Ritiene idonei i meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria? (valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Le differenze rilevate dall’analisi per categoria professionale, area geografica e anno d’iscrizione all’Ordine non sono sostanziali (fig. 6.2).

Spesso, inoltre, ad una più alta percentuale di giudizi positivi sui meccanismi di ammissione alle facoltà di medicina veterinaria corrisponde anche una più ampia quota di giudizi decisamente negativi.

Ciò succede, ad esempio, tra i medici veterinari dell’industria e delle associazio-ni, tra i ricercatori e gli accademici e nel settore pubblico, ma anche tra i profes-sionisti delle regioni del Sud e delle Isole. Fanno eccezione i medici veterinari che esercitano nel Nord Est: il 23,9% di questi ritiene adeguati i meccanismi di ammis-sione alle facoltà di medicina veterinaria (contro il 18,6% del totale) mentre una percentuale inferiore alla media (13,7%) li ritiene completamente insoddisfacenti. Si differenziano poi i liberi professionisti che si occupano di equini. Il 72,2% ritiene poco efficaci le procedure di selezione.

Considerata l’ampia quota di valutazioni critiche, è importante sottolineare che ben il 48,4% dei medici veterinari iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni, ritiene che il primo provvedimento da attuare sia la diminuzione dei posti disponibili.

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 117

Figura 6.2. Ritiene idonei i meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Anche considerando l’insieme delle citazioni, questa rimane la soluzione su cui si concentra la maggior parte dei consensi (58,1%). Il 19,9% (44,6%, considerando l’insieme delle citazioni) ritiene invece che la selezione debba piuttosto avvenire a percorso avviato, condizionando l’ammissione al secondo anno di corso in base ai risultati raggiunti nel primo. Una quota più modesta (14,5%) propende per una modifica dell’impianto dei test d’ingresso alle facoltà, opzione che, considerando l’insieme delle risposte, raccoglie comunque il favore di un medico veterinario su quattro (25,8%). La valutazione della carriera scolastica è invece considerata la condizione principale per l’ammissione al corso di medicina veterinaria per il 9,8% dei giovani professionisti, ma raggiunge il 24,6% dei consensi se si considera l’in-sieme delle citazioni (prime due riforme da introdurre per migliorare le procedure di selezione).

Rispetto all’ipotesi di ridurre il numero degli studenti vi sono poche perplessità. Particolarmente favorevoli sembrano essere gli impiegati nell’industria e nelle as-sociazioni dei produttori/allevatori (71,5%) e i liberi professionisti che si occupano di equini (71,4%). Al di sotto del dato medio è invece il consenso che si riscontra tra i medici veterinari del settore pubblico (49,1%) e i ricercatori (40,5%).

La proposta di vincolare l’ammissione al secondo anno ai risultati conseguiti durante il primo è accolta con favore soprattutto dai liberi professionisti che si occupano di animali da reddito, tra cui raccoglie il 58,3% delle citazioni, contro una media del 44,6%. Anche i medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali apprezzano questa idea (58,5%), così come i medici veterinari che lavorano nelle

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università stesse o nella ricerca in generale (54,5%). Va sottolineato che tra questi ultimi la possibilità di valutare l’idoneità degli studenti alla fine del primo anno riscuote un consenso maggiore rispetto alla riduzione del numero di studenti.

Figura 6.3. Quali azioni dovrebbero essere adottate per migliorare i meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria?(valori percentuali, prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Meno favorevoli a questa proposta sembrano essere i liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia (41,9%), i medici veterinari pubblici (37,2%) e gli impiegati nell’industria (26,1%).

Rispetto ad una selezione prevista alla fine del primo anno i medici veterina-ri dell’industria sembrano preferire, infatti, la revisione della struttura del test di ammissione (33,0%), un’ipotesi che comunque è apprezzata anche tra i coloro che lavorano presso le università o nel settore della ricerca (38,7%).

Tra gli impiegati nel settore pubblico e nell’industria, è invece la valutazione della carriera scolastica pregressa a riscuotere un consenso piuttosto consistente, indicata rispettivamente dal 35,6% e dal 36,6%.

In tutte le aree del paese sembra prevalere l’idea della necessità di tagliare i posti disponibili nelle singole facoltà di medicina veterinaria. Nel Nord Est ben il 68,3% segnala questa proposta come la soluzione per migliorare l’efficacia degli strumenti di selezione. Al contrario, l’idea di modificare il test d’ingresso raccoglie solo il 18,1% delle citazioni contro il 25,1% delle regioni meridionali, il 29,1% delle regioni del Centro e il 29,6% del Nord Ovest. Sempre nel Nord Ovest la proposta di ammettere gli studenti al secondo anno in base ai risultati del primo riscuote un discreto successo (49,2%). Anche tra i medici veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole questa possibilità è abbastanza apprezzata, segnalata dal 45,5%, una percentuale superiore a quella del Nord Est (40,7%) e del Centro (41,1%).

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 119

Figura 6.4. Quali azioni dovrebbero essere adottate per migliorare i meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria? - Analisi per target professionale (valori percentuali, prime 3 citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Figura 6.5. Quali azioni dovrebbero essere adottate per migliorare i meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria? - Analisi per area geografica(valori percentuali, prime 3 citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

6.2. LE FIGURE PARAPROFESSIONALI

Per quanto riguarda l’istituzione di corsi triennali in aree paraveterinarie, da par-te di alcune facoltà di medicina veterinaria, il giudizio dei giovani professionisti è molto netto: l’85,5% dei medici veterinari che sono entrati nell’Ordine negli ultimi 10 anni, ritiene che non vi possano essere sbocchi occupazionali per questi nuovi professionisti.

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Figura 6.6. Alcune facoltà di medicina veterinaria hanno istituito corsi di laurea di durata triennale in aree paraveterinarie. Lei ritiene che il mercato del lavoro attuale consenta di offrire opportunità a queste nuove figure?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Più nel dettaglio, l’unico settore professionale che esprime un’opinione signifi-cativamente differente è quello della ricerca. Il 25,4% ritiene che nel mercato del lavoro vi sia spazio per queste nuove professioni; tuttavia anche in questo compar-to, dove operano per lo più i medici veterinari impiegati nelle università stesse, tre su quattro danno un giudizio negativo.

Figura 6.7. Lei ritiene che il mercato del lavoro attuale consenta di offrire opportunità a nuove figure professionali in aree paraveterinarie? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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I più critici sono, senza dubbio, i liberi professionisti che si occupano di animali diversi da quelli da reddito e da compagnia. Nessuno ritiene che attualmente vi sia una richiesta specifica di queste nuove figure professionali. A tale proposito è opportuno richiamare all’attenzione che gran parte dei liberi professionisti di ‘altri’ animali (l’81,6%) ha intrapreso questa carriera spinto dalla mancanza di altri sbocchi professionali (cfr. fig. 2.12).

Anche tra gli impiegati nel settore pubblico la valutazione dei corsi triennali è molto severa: il 95,0% ritiene che non vi siano sbocchi occupazionali.

Dall’esame delle risposte per anni di iscrizione all’Ordine emerge qualche diffe-renza. Solo il 17,8% dei medici veterinari iscritti da meno di 5 anni (e che quindi hanno un’esperienza professionale non superiore a 4 anni) pensa che per queste nuove figure vi siano opportunità lavorative; tale quota si riduce ulteriormente tra gli iscritti all’Ordine da più tempo (11,6%).

Un po’ più alta della media anche la percentuale dei medici veterinari del Nord Est che danno un giudizio positivo su tali corsi di laurea (20,1%).

6.3. FACOLTà DI MEDICINA VETERINARIA: NUOVE APERTURE E RISPETTO

DEGLI STANDARD EUROPEI

Decisamente negativo il giudizio riguardo alla possibilità di aprire altre facoltà di medicina veterinaria (fig. 6.8). Il 93,7% è in totale disaccordo, il 2,6%ha una posi-zione neutra rispetto a tale ipotesi mentre solo il 3,7% è favorevole. Tale posizione è coerente con l’opinione diffusa che uno dei problemi più gravi del sistema uni-versitario italiano è proprio il numero eccessivo di facoltà di medicina veterinaria (44,8%) e, di conseguenza, anche l’elevato numero di studenti (cfr. par. 5.1).

Figura 6.8. Attualmente l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di facoltà e di studenti in medicina veterinaria. Rispetto all’apertura di nuove facoltà Lei è?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

L’analisi per categoria professionale, anni d’iscrizione all’Ordine e area geogra-fica evidenzia una contrarietà alla proposta di aprire nuove facoltà di medicina ve-

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terinaria pressoché omogenea (fig. 6.9). La percentuale di chi si dichiara d’accordo raggiunge il suo massimo valore tra gli impiegati nell’industria, dove raggiunge appena il 7,4%. Tra i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali e di equini non vi è addirittura nessuna voce completamente favorevole. Tale posizione è comunque da sottolineare: anche tra coloro che potrebbero beneficiare dell’aper-tura di nuove facoltà la contrarietà è prevalente. Sono leggermente più possibilisti i ricercatori e gli accademici: il 6,0% non è né a favore né contrario e il 5,3% è espli-citamente favorevole (nel complesso 11,3% di giudizi non contrari).

Rispetto alle altre aree geografiche, i medici veterinari del Nord Est sono decisa-mente ostili alla proposta: solo il 3,9% non si dichiara in disaccordo.

Figura 6.9. Rispetto all’apertura di nuove facoltà in medicina veterinaria Lei è? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(% di accordo)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Oltre ad opporsi all’apertura di nuove facoltà, è importante sottolineare che i medici veterinari che sono entrati a far parte dell’Ordine negli ultimi 10 anni sono largamente convinti (94,9%) che tutte le facoltà attualmente attive sul territorio italiano dovrebbero sottoporsi al giudizio di un organismo indipendente per veri-ficare il rispetto degli standard europei (fig. 6.10).

A livello europeo opera già da qualche anno l’European Association of Establi-shments for Veterinary Education (EAEVE) che ha lo scopo di esaminare il rispetto delle direttive europee16 e degli standard accademici da parte degli istituti.

16 Direttiva 2005/36/EC del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 dicembre 2005, riguardante il riconoscimento delle qualifiche professionali; definisce i requisiti minimi dell’istruzione veterinaria.

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 123

Figura 6.10. Ritiene che le facoltà esistenti dovrebbero essere tutte valutate da un organismo indipendente per verificare il rispetto degli standard europei?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Fino ad oggi – ma sono programmate diverse verifiche nelle università italiane per il 2010 – l’EAEVE, attraverso il comitato costituito congiuntamente con la Fe-deration of Veterinarians of Europe (FVE), ha verificato e approvato il rispetto delle direttive europee in sole quattro facoltà italiane (Bologna, Torino, Bari, Perugia), mentre una è stata approvata sotto condizione (Teramo) e per le altre facoltà sono state riscontrate in alcuni casi carenze gravi. La valutazione degli atenei italiani e del rispetto dei parametri fissati a livello europeo sembra essere quindi una neces-sità non più prorogabile per tutti i giovani medici veterinari.

6.4. GLI AMBITI DI COMPETENZE DA POTENZIARE DURANTE LA

FORMAZIONE UNIVERSITARIA

Importante è valutare quali siano gli ambiti della medicina veterinaria da poten-ziare durante il percorso universitario al fine di acquisire le competenze necessarie richieste dal mercato del lavoro.

Fatta eccezione per alcune discipline che raccolgono un numero limitato di pre-ferenze (sperimentazione animale e medicine complementari), i giovani medici veterinari ritengono tutti gli altri settori quasi ugualmente importanti.

In prima posizione, fra gli ambiti ritenuti importanti rispetto alle attuali opportu-nità offerte dal mercato, si distingue la sicurezza alimentare: secondo il 76,1% dei giovani medici veterinari il settore della qualità e sicurezza alimentare dovrebbe es-sere promosso con moduli professionalizzanti all’interno delle università. Si tratta di un ambito di approfondimento ancora poco diffuso (cfr. par. 3.1), ma che può offrire una qualche opportunità lavorativa, soprattutto in quei settori che riescono a garantire condizioni contrattuali migliori quali il settore pubblico e l’industria.

Seguono, con oltre il 69% delle citazioni, gli animali da compagnia, ambito già molto diffuso, e la sanità pubblica. In quarta e quinta posizione, pari merito con oltre il 66% delle citazioni, si collocano la medicina comportamentale e gli animali da allevamento o da reddito, che rispetto all’indagine del 2005, sembrano perde-

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re molti punti in termini di garanzie sulle aspettative professionali e di reddito. Fra gli altri ambiti importanti, da potenziare all’interno delle università si citano l’epidemiologia, l’educazione sanitaria, gli animali esotici, con oltre il 63% delle preferenze, e infine la protezione ambientale (59,6%), l’acquacoltura (52,6%) e le produzioni biologiche (50,2% delle citazioni).

Tabella 6.1. In relazione alle attuali opportunità che offre il mercato del lavoro, quali settori dovrebbero essere promossi con moduli professionalizzanti all’interno dell’università? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(3 ambiti più citati, valori percentuali)

LP - Animali compagnia Animali da compagnia (77,9%)

Animali esotici (72,9%)

Medicina comportamentale

(71,6%)

LP - Animali redditoAnimali allevamento/

reddito (84,0%)

Sicurezza/qualità alimentare

(82,0%)

Sanità pubblica (67,3%)

LP - EquiniAnimali allevamento/

reddito (78,2%)

Epidemiologia (64,1%)

Animali esotici (63,1%)

LP - Altri animaliSicurezza/qualità

alimentare (84,3%)

Animali esotici (65,8%)

Acquacoltura (63,0%)

Liberi Professionisti Animali da compagnia (73,2%)

Sicurezza/qualità alimentare

(71,1%)

Medicina comportamentale

(68,5%)

PubblicoSicurezza/qualità

alimentare (91,0%)

Sanità pubblica (83,1%)

Epidemiologia (81,3%)

Università, ricerca Sanità pubblica (79,1%)

Animali allevamento/reddito (77,7%)

Sicurezza/qualità alimentare

(73,7%)

IndustriaSicurezza/qualità

alimentare (95,7%)

Acquacoltura (74,7%)

Animali allevamento/reddito (73,6%)

AltroSicurezza/qualità

alimentare (90,8%)

Sanità pubblica (75,5%)

Protezione ambientale (74,5%)

Iscritti <5 anniSicurezza/qualità

alimentare (75,1%)

Sanità pubblica (72,7%)

Animali da compagnia (72,4%)

Iscritti da 5-10 anniSicurezza/qualità

alimentare (77,0%)

Animali da compagnia (66,9%)

Sanità pubblica (65,9%)

Nord OvestSicurezza/qualità

alimentare (73,0%)

Animali allevamento/reddito (66,7%)

Animali esotici (63,9%)

Nord EstSicurezza/qualità

alimentare (78,7%)

Sanità pubblica (75,1%)

Epidemiologia (71,4%)

CentroSicurezza/qualità

alimentare (75,3%)

Animali da compagnia (69,5%)

Animali allevamento/reddito (66,7%)

Sud IsoleSicurezza/qualità

alimentare (77,6%)

Animali da compagnia (75,0%)

Medicina comportamentale

(74,7%)

Totale iscritti <=10 anni

Sicurezza/qualità alimentare

(76,1%)

Animali da compagnia (69,5%)

Sanità pubblica (69,1%)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 125

Alcune differenze tuttavia si evidenziano a seconda degli ambiti professionali. La tabella 6.1 mostra (per target professionale, anni di iscrizione all’Ordine e area geografica) i primi tre ambiti che, secondo i giovani medici veterinari, dovrebbero essere promossi con moduli professionalizzanti nell’università italiana.

Coloro che si occupano di animali da compagnia citano soprattutto il proprio settore come ambito da potenziare all’interno delle università, seguito dagli ani-mali esotici e dalla medicina comportamentale. I liberi professionisti che si oc-cupano di animali da reddito e di equini fra gli ambiti da promuovere citano più spesso gli animali da allevamento (84,0% e 78,2% rispettivamente). La sicurezza alimentare passa in seconda posizione per i liberi professionisti che si occupano di animali da reddito mentre non rientra fra i primi tre ambiti citati da chi si occupa di equini. Questi ultimi infatti attribuiscono maggiore importanza all’epidemiologia (64,1%) e agli animali esotici (63,1%).

Quello della sicurezza e qualità alimentare è il settore che raccoglie più pareri favorevoli fra i medici veterinari pubblici (91,0%) ed gli impiegati nell’industria (95,7%), mentre la sanità pubblica è il settore più citato dai medici veterinari im-piegati nella ricerca (79,1%). Si sottolinea come anche una buona parte di impie-gati nel settore pubblico cita proprio la sanità pubblica fra gli ambiti da promuo-vere (83,1%).

Mentre non si rilevano particolari evidenze nella distinzione per anni di iscrizio-ne all’Ordine, alcune differenze emergono per area geografica: oltre alla sicurezza alimentare, che rimane l’ambito più citato in tutte le aree, nelle regioni meridionali viene data maggiore importanza agli animali da compagnia (75,0%) ed alla me-dicina comportamentale (74,7%); nel Centro si citano più spesso gli animali da compagnia e da allevamento (69,5% e 66,7% rispettivamente); le regioni del Nord Est si distinguono per l’ampio favore espresso verso la sanità pubblica (75,1%) e l’epidemiologia (71,4%); infine, nelle regioni del Nord Ovest, in terza posizione dopo la sicurezza alimentare e gli animali da allevamento, si collocano gli animali esotici che raggiungono il 63,9% delle citazioni.

6.5. LA GESTIONE DEL PERIODO DI TIROCINIO

Considerata l’importanza che lo sviluppo delle capacità professionali e delle esperienze pratiche rivestono per i medici veterinari, è evidente che il tirocinio è ritenuto un momento fondamentale della loro preparazione.

Nei capitoli precedenti si è già visto quale funzione eserciti il periodo di pratican-tato nell’agevolare l’ingresso dei medici veterinari nel mondo del lavoro. I medici iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni ritengono che un periodo svolto presso un veterinario privato sia particolarmente utile, mentre meno certezza vi è riguardo ai tirocini svolti presso l’industria, gli enti pubblici e l’università. Rispetto all’attua-le organizzazione del praticantato, pertanto, la quasi totalità dei giovani (96,0%)

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126 | La professione medico veterinaria

medici veterinari ritiene necessario un maggior coordinamento con le realtà pro-duttive (fig. 6.11).

L’idea di prolungare il periodo di tirocinio, che attualmente corrisponde a 30 crediti formativi (circa 3 mesi e mezzo), convince la maggioranza dei medici vete-rinari: ben il 64,9% si dichiara d’accordo con tale ipotesi.

Figura 6.11. Ritiene che il periodo di tirocinio debba essere …(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Rispetto all’eventualità di prolungare il tirocinio, i più dubbiosi sembrano essere i medici veterinari iscritti all’Ordine che al momento non esercitano: il 43,2% è contrario. Dato abbastanza interessante considerato che la maggioranza di questa categoria è al momento disoccupata o lavora in ambiti professionali completamen-te diversi.

Rispetto all’approvazione registrata per l’insieme dei giovani (64,9%), i profes-sionisti che lavorano nell’industria e i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali mostrano un più diffuso consenso, rispettivamente il 69,2% e il 68,0%.

Un deciso sostegno all’ipotesi di prolungamento del tirocinio, proviene anche dai medici veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole (70,6%). Nelle regioni del Nord Est approva l’idea una percentuale più bassa (59,2%).

Infine, è abbastanza rilevante che, rispetto all’anzianità di iscrizione all’Ordine, siano i membri giovani (iscritti da meno di 5 anni) i più disponibili a un’innovazio-ne in tal senso (66,5%), sottolineando così ancora una volta l’esigenza di appro-fondire l’esperienza clinico-pratica.

Anche l’idea di spostare il praticantato al termine degli studi incontra un largo consenso (59,6%); tuttavia sembra suscitare qualche perplessità in più: il 40,4% si dichiara in disaccordo.

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 127

Figura 6.12. Ritiene che il periodo di tirocinio debba essere prolungato? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

La figura 6.13 illustra le opinioni dei medici veterinari in merito alla proposta di svolgere il praticantato dopo la laurea in base alla categoria professionale, all’area geografica in cui si esercita la professione e all’anno d’iscrizione all’Ordine.

Gli impiegati nel settore pubblico sono d’accordo con tale ipotesi di innovazio-ne: il 74,2% pensa che il tirocinio dovrebbe essere svolto al termine degli studi. Anche la maggioranza dei liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali apprezzerebbe questa modifica (65,3%). Più limitato il consenso tra i medici vete-rinari che lavorano presso l’industria, dove il 46,7% è contrario.

Se l’opportunità di prolungare il periodo di praticantato è valutata positivamente dai medici veterinari iscritti all’Ordine da 4 anni al massimo, la possibilità di posti-ciparlo dopo il completamento degli studi trova più favorevoli gli iscritti all’Ordine più anziani (iscritti tra il 2004 e il 1999). Tra questi ultimi, infatti, la percentuale di risposte affermative sale al 64,2%.

Ancora una volta chi lavora nel Sud e Isole sembra essere più propenso ad in-tervenire sulle modalità di realizzazione del tirocinio: il 65,8% vorrebbe che fosse effettuato dopo la laurea. Nel Nord Ovest, invece, la percentuale dei contrari è abbastanza rilevante (45,7%).

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128 | La professione medico veterinaria

Figura 6.13. Ritiene che il periodo di tirocinio, attualmente parte integrante del corso di laurea in medicina veterinaria, debba essere svolto successivamente alla laurea? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione all’Ordine e area geografica(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

6.6. RELAZIONE FRA UNIVERSITà E TERRITORIO

La necessità di una stretta relazione tra le facoltà di medicina veterinaria e le realtà economiche del territorio non è solo funzionale ad agevolare il passaggio tra studio e lavoro. La presenza di stabilimenti di macellazione, di allevamenti, di industrie agroalimentari e farmaceutiche è di grande importanza per la qualità stessa della didattica. Tra i requisiti minimi per l’attivazione di un corso di lau-rea specialistico a ciclo unico in medicina veterinaria il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha incluso la disponibilità, anche attraverso even-tuali convenzioni con qualificate istituzioni pubbliche e private, di un ospedale veterinario, di un’azienda zootecnica e di un macello17.

L’80,8% dei giovani professionisti è quindi convinto che le facoltà di medicina veterinaria debbano essere collegate al contesto socio-economico di riferimento (fig. 6.14).

17 Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, Requisiti minimi per l’attivazione del corso di laurea specialistica a ciclo unicoin Medicina Veterinaria, ottobre 2002; DOC 12/02.

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 129

Figura 6.14. Ritiene che una facoltà debba essere collegata alla realtà socio-economica del territorio (alla presenza di allevamenti, di stabilimenti di macellazione, di industrie agroalimentari ...) ?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

La necessità di un raccordo maggiore tra università e territorio è particolarmente avvertita tra i liberi professionisti che si occupano di animali da reddito (85,8%), di ‘altri’ animali (87,2%) e tra gli iscritti all’Ordine che al momento non stanno esercitando (86,4%).

Un po’ meno sensibili a questo tema sembrano essere i liberi professionisti che si occupano di equini: il 29,1% non ritiene il legame con la realtà economica del territorio un requisito fondamentale per le facoltà di medicina veterinaria.

Figura 6.15. Ritiene che una facoltà debba essere collegata alla realtà socio-economica del territorio? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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130 | La professione medico veterinaria

Anche il 26,5% degli impiegati nel settore pubblico condivide questo parere. Particolarmente persuasi dell’importanza di una sinergia tra università e territorio sono i medici veterinari che esercitano nelle regioni del Sud e delle Isole: l’86,3% ritiene che sia un elemento imprescindibile, contro il 74,3% dei medici veterinari che esercitano nel Centro, il 77,9% del Nord Ovest e l’82,5% del Nord Est.

Una percentuale ancor più alta (85,6%) pensa che vi debbano essere delle forme di collaborazione tra le facoltà di medicina veterinaria e il territorio in cui queste hanno sede.

Figura 6.16. Ritiene che una Facoltà debba essere collegata al territorio mediante rapporti di collaborazione?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Come visto per l’ipotesi precedente, anche in questo caso i liberi professioni-sti che si interessano di animali da reddito e di ‘altri’ animali (esotici, selvatici, etc.) sono i maggiori sostenitori della necessità della creazione di forme di stretta collaborazione tra le università e il contesto sociale ed economico di riferimento, indicata rispettivamente dal 93,5% e dal 96,5%. Un’opinione che sembra essere condivisa dai medici veterinari impiegati nell’industria e nelle associazioni, dove il 90,6% considera di grande importanza che le facoltà di medicina veterinaria e le strutture economiche, istituzionali e sociali cooperino.

Secondo i medici veterinari iscritti all’Ordine da 10 anni al massimo, la collabo-razione con i territori dovrebbe avvenire sia attraverso rapporti diretti con le sin-gole realtà produttive (67,4%) e professionali (66,6%), sia avvalendosi degli Ordini provinciali, che possono svolgere una funzione di mediazione tra le esigenze acca-demiche e di studio e le necessità economiche e sociali dei contesti di riferimento.

Per avviare una collaborazione tra gli atenei e il territorio in cui questi sono in-seriti, i liberi professionisti ritengono più utile privilegiare i rapporti diretti tra le università e i singoli professionisti. Tale ipotesi è condivisa dal 79,4% di coloro che si occupano di animali da reddito; vi è forte consenso verso tale modalità di collaborazione anche tra chi si occupa di equini (75,1%) e di animali da compagnia (68,6%).

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 131

Figura 6.17. Ritiene che una facoltà debba essere collegata al territorio mediante rapporti di collaborazione? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Figura 6.18. In quale forma dovrebbe manifestarsi la collaborazione fra facoltà e territorio?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Secondo i liberi professionisti che si occupano di animali da reddito è inoltre molto rilevante la collaborazione tra università e realtà produttive locali (80,1%).

Forse proprio in ragione dell’ambito professionale in cui si trovano ad operare,

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132 | La professione medico veterinaria

questa idea è apprezzata anche da una larga maggioranza di medici veterinari im-piegati nelle industrie stesse (79,1%) o che lavorano nelle università e nella ricerca (77,0%). Al contrario, in questi due settori un numero inferiore alla media reputa efficace il contributo di una relazione diretta tra facoltà e singoli professionisti, rispettivamente il 49,3% e il 53,8%.

I liberi professionisti che si dedicano ad animali non convenzionali sembrano avere maggiori perplessità circa l’idea di affidare la collaborazione tra università e territorio ai rapporti diretti con i privati, siano essi professionisti o aziende e industrie.

Il 64,4% favorirebbe invece formule che prevedono il coinvolgimento degli Or-dini provinciali. Anche secondo la maggioranza dei medici degli animali da com-pagnia (65,2%), così come di quelli che si occupano di equini (66,7%), l’intervento dell’Ordine è importante per favorire la cooperazione tra le istituzioni universitarie e le strutture del territorio.

Malgrado raccolga un numero più limitato di citazioni, l’azione di collegamento dell’Ordine è considerata di grande rilevanza tra i ricercatori e gli accademici e tra i medici veterinari impiegati nell’industria, dove è la seconda modalità di risposta, preferita alle formule di collaborazione diretta con i singoli professionisti.

Figura 6.19. In quale forma dovrebbe manifestarsi la collaborazione fra facoltà e territorio? - Analisi per target professionale(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

6.7. L’ABILITAZIONE PROFESSIONALE

Non sono solo i meccanismi di ammissione all’università ad essere messi in di-scussione; anche l’esame di stato per l’abilitazione professionale previsto al termine del percorso universitario sembra essere non adeguato per valutare le competenze

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 133

e la preparazione necessarie per l’abilitazione all’esercizio della professione. In questo caso il giudizio è ancora più severo. Il 30% ritiene che l’esame di sta-

to, così come è attualmente organizzato, non sia per nulla valido. Il 53,4% ne dà invece un giudizio parzialmente negativo e solo il 16,6% lo ritiene perfettamente funzionale (fig. 6.20).

Figura 6.20. Ritiene adeguato l’esame di stato per l’abilitazione professionale medico veterinaria? (valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

La figura 6.21 illustra le risposte disaggregate per ambito d’attività professionale, anno d’iscrizione e area geografica.

Dall’osservazione dei dati emergono solo alcune differenze, seppur limitate, tra le diverse aree della professione.

Figura 6.21. Ritiene adeguato l’esame di stato per l’abilitazione professionale medico veterinaria? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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134 | La professione medico veterinaria

Rispetto al dato medio i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali sono ancora più critici. Il 43,0% ritiene del tutto inadeguato l’attuale esame di stato. Allo stesso modo, tra i medici veterinari del settore pubblico (35,1%) e i liberi professionisti che si occupano di equini (36,6%) il numero di chi esprime un giudizio totalmente negativo è superiore alla media.

Leggermente migliore la valutazione degli impiegati nell’industria. Il 28% ritie-ne che l’esame di stato sia adeguato, mentre una percentuale inferiore (20,3%) è convinta che, allo stato attuale, sia inefficiente.

Per migliorare la situazione, il 36,1% dei giovani medici veterinari è dell’opi-nione che l’esame di abilitazione dovrebbe contenere una parte specifica di prove per valutare le abilità professionali, e il 34,5% ritiene importante che l’esame sia uniforme in tutto il territorio italiano. Segue poi un 22,1% che richiede la riorga-nizzazione delle commissioni giudicatrici. Considerando l’insieme delle citazioni, l’omogeneità delle prove di abilitazione alla professione diventa la prima richiesta, segnalata dal 48,1%, mentre la valutazione delle abilità professionali raccoglie il 42,2% delle risposte. Anche la riorganizzazione delle commissioni è vista con fa-vore da una significativa quota di medici veterinari: il 38,1% la indica tra le princi-pali riforme da introdurre.

Figura 6.22. Quali sono le iniziative più urgenti da introdurre per migliorare l’esame di stato per l’abilitazione professionale medico veterinaria? (valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Come evidenziato dalla figura 6.9, i liberi professionisti che si occupano di ani-mali non convenzionali (62,4%), i medici veterinari del settore dell’istruzione e della ricerca (61,5%) e quelli impiegati nell’industria e nelle associazioni (63,3%) sono i più convinti della necessità di uniformare le prove di esame su tutto il ter-ritorio italiano. Tra i liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia prevale invece l’esigenza di valutare, insieme alle conoscenze teoriche, le abili-

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Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 135

tà professionali. Il 45,9% suggerisce una riforma dell’esame di stato in tal senso, mentre il 44,1% vorrebbe prove uniformi in tutta Italia.

La richiesta di includere nell’esame anche le capacità personali indispensabili per l’esercizio della professione trova un alto numero di sostenitori tra i liberi pro-fessionisti che si occupano di ‘altri’ animali – dove raggiunge addirittura il 54,9% –, ma anche tra gli iscritti all’Ordine che al momento non esercitano la professione (47,2%). Viceversa questa ipotesi convince una quota minore di medici veterina-ri impiegati nell’industria (29,2%) e di professionisti che si dedicano alla ricerca (26,5%). Per questi ultimi – la maggioranza lavora nelle università stesse – la re-visione dell’organizzazione delle commissioni è molto più importante e raccoglie il 41,9% delle citazioni. L’opinione dei liberi professionisti in equini diverge da quella di tutti gli altri. L’iniziativa che riscuote il maggiore consenso è la riorga-nizzazione delle commissioni d’esame, chiesta dal 44,1%. Seguono la valutazione delle abilità professionali (41,8%) e l’uniformità delle prove d’esame (33,9%).

Figura 6.23. Quali sono le iniziative più urgenti da introdurre per migliorare l’esame di stato per l’abilitazione professionale medico veterinaria? - Analisi per target professionale(valori percentuali, prime 3 motivazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

L’opinione sulle riforme da introdurre nell’esame di stato variano significativa-mente a seconda della regione in cui si esercita la professione (fig. 6.24).

Nelle regioni del Sud e delle Isole, così come nel Centro, la necessità prevalente è la valutazione delle abilità professionali, indicata rispettivamente dal 46,7% e dal 44,5%; tuttavia se i medici veterinari del Centro indicano la riorganizzazione delle commissioni come seconda istanza (41,8%), un’alta percentuale di medici veterinari del Sud e delle Isole (45,0%) è convinta invece dell’importanza di uni-formare le prove d’esame. Ancora più convinti di ciò sembrano essere i colleghi delle regioni settentrionali.

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136 | La professione medico veterinaria

Nel Nord Ovest in particolare su questa proposta si concentra il 58% delle pre-ferenze.

Figura 6.24. Quali sono le iniziative più urgenti da introdurre per migliorare l’esame di stato per l’abilitazione professionale medico-veterinaria? - Analisi per area geografica(valori percentuali, prime 3 motivazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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7.

Professione medico veterinaria: quali prospettive?

7.1. SCENARI OCCUPAZIONALI

La difficile condizione lavorativa dei giovani medici veterinari non sembra essere destinata ad una rapida risoluzione. Nel 2005 il Libro Bianco aveva già evidenziato come il futuro professionale apparisse incerto: il 78,1% dei medici veterinari pre-vedeva per il 2020 un numero di occupati sostanzialmente stabile o addirittura in diminuzione. Già allora tale prospettiva appariva decisamente grave soprattutto se messa in relazione con l’andamento del numero dei medici veterinari iscritti all’Ordine e dei laureati. A partire dalle evidenze emerse dall’indagine, le previsio-ni individuavano un decremento del numero di medici veterinari occupati al 2020 pari al -2%/-4%.

Come si sono modificate le attese? Durante questi cinque anni sono intervenuti cambiamenti che rendono necessaria la riformulazione delle previsioni? Qual è l’opinione dei giovani medici veterinari rispetto al futuro?

A tutti questi interrogativi la nuova indagine sulla professione ha inteso dare risposta. Risposta che diventa non solo più attuale ma anche più puntuale perché raccoglie informazioni e riscontri da parte di professionisti che ancor oggi hanno un’esperienza diretta delle dinamiche occupazionali, avendo essi stessi la necessità di consolidare la propria posizione lavorativa.

Cosa pensano allora i giovani professionisti? Rispetto alla situazione attuale, quale sarà, nel 2020, tra dieci anni, il numero di medici veterinari che potranno essere impiegati?

L’opinione sulle prospettive occupazionali è ancora una volta negativa: il 79,1% ritiene che il numero dei professionisti occupati nel 2020 sarà più basso o al limite inalterato.

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138 | La professione medico veterinaria

Rispetto al 2005, a fronte di una diminuzione della percentuale di medici ve-terinari che prevede un calo superiore al 10% del numero di posti di lavoro (si passa dal 26,2% del 2005 al 16,8% del 2009), crescono significativamente sia la percentuale di chi ritiene che il mercato sarà sostanzialmente immobile (dal 25,5% al 33,2%) sia la quota di medici veterinari che ritiene probabile una diminuzione del numero di occupati compresa tra il -3% e il -10%. Una larga parte (15,6%) di chi prevede invece un aumento del numero di posti di lavoro crede comunque che l’incremento non potrà essere superiore al 10%.

Figura 7.1. Quale sarà l’andamento del numero di medici veterinari impiegati stabilmente in Italia tra 10 anni rispetto ai medici veterinari occupati oggi? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Al fine di facilitare una miglior comprensione degli orientamenti espressi riguar-do all’impiego tra 10 anni dei medici veterinari in Italia, si propone per ciascuna segmentazione proposta (target professionale, anni di iscrizione all’Ordine, area geografica) il calcolo del saldo, indicatore che rappresenta la differenza tra quanti hanno espresso una previsione positiva e quanti hanno invece preventivato un decremento, al netto della percentuale di coloro che dichiarano una stabilità del numero di impiegati.

Il pessimismo prevale in tutte le tipologie di medici veterinari. Indipendente-mente infatti dalla regione in cui si esercita, dall’anzianità di iscrizione all’Ordine e dalla categoria professionale, i giovani medici veterinari che si attendono una flessione del numero complessivo di occupati sono sempre di più rispetto a chi prevede invece una crescita (ciò dà origine a saldi sempre negativi).

Decisamente pessimisti i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali (saldo pari a -54,2%), di animali da reddito (saldo pari a -35,2%) e gli iscritti all’Or-dine che non esercitano (saldo pari a -38,9%).

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Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 139

Figura 7.2. Quale sarà l’andamento del numero di medici veterinari impiegati stabilmente in Italia tra 10 anni rispetto ai medici veterinari occupati oggi? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(saldo *)

* SALDO: differenza fra chi dichiara una crescita e chi dichiara una diminuzione. Indica l’andamento tendenziale del numero di medici veterinari: un saldo negativo significa una prevalenza di intervistati che prevede un calo rispetto a chi prevede un aumento.Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Chi si è iscritto più recentemente all’Ordine sono anche più preoccupato, con un saldo pari a -28,6%, contro il -21,9% dei medici veterinari iscritti da almeno 5 anni.

In tutte le regioni si attende poi una contrazione del numero di occupati e in particolare nel Sud e nelle Isole, con un valore del saldo pari a -27,5%.

I molteplici ambiti dell’attività medico–veterinaria sono caratterizzati, già oggi, da dinamiche occupazionali molto differenziate. Per questo motivo si è deciso di esaminare in dettaglio i principali campi lavorativi al fine di individuare le oppor-tunità future ad essi associate.

La tabella 7.1 raccoglie le aspettative dei giovani medici veterinari in merito al numero di occupati fra 10 anni per ciascuno dei campi professionali esaminati ed offre al tempo stesso un confronto con quanto già emerso nell’indagine del Libro Bianco realizzata nel 2005, nella quale però erano stati coinvolti anche professioni-sti con anzianità lavorativa maggiore.

Quali sono gli ambiti per cui tra dieci anni è previsto un diffuso calo delle occa-sioni lavorative?

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140 | La professione medico veterinaria

I giovani ritengono siano opportunità legate al settore degli animali da reddito a presentare le maggiori criticità: il 51,5% dei medici veterinari iscritti all’Ordine da al massimo 10 anni ritiene vi sarà una contrazione nel numero degli occupati. Non molto promettenti anche le condizioni nel campo della sperimentazione animale, della sanità pubblica, dell’acquacoltura e dell’epidemiologia; la maggior parte pre-vede un numero di occupati stabile.

Agli occhi dei giovani medici veterinari le maggiori opportunità sembrano esser-vi nell’ambito della medicina comportamentale – il 70% prevede una crescita del numero di occupati in questo comparto – e degli animali esotici (69,8%); segue le medicine complementari (60,8%).

Tabella 7.1. In Italia, rispetto alla situazione attuale, quale sarà tra 10 anni l’andamento del numero di medici veterinari impiegati in …(valori percentuali)

In calo

(a)Stabile

In crescita(b)

SALDO(b-a)

SALDO Indagine 2005

Medicina comportamentale 4,5 25,5 70,0 65,5 55,3

Animali esotici 8,6 21,6 69,8 61,2 42,6

Produzioni biologiche 8,7 32,5 58,7 50,0 47,4

Medicine alternative 11,3 27,9 60,8 49,5 38,9

Protezione ambientale 9,4 36,9 53,7 44,2 54,8

Sicurezza e qualità alimentare 11,9 32,4 55,8 43,9 47,6

Animali da compagnia 17,1 32,9 50,1 33,0 17,2

Epidemiologia 10,6 48,3 41,1 30,5 26,8

Acquacoltura 11,1 55,1 33,8 22,7 38,0

Sanità pubblica 21,4 53,0 25,6 4,2 -20,4

Sperimentazione animale 33,0 46,1 20,9 -12,1 -8,3

Animali da reddito 51,5 36,5 12,0 -39,5 -43,7

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Per una visualizzazione sintetica dei risultati, per ogni ramo di attività è stato cal-colato anche il valore del saldo, ovvero la differenza tra la percentuale di chi si at-tende una crescita del numero di occupati e la percentuale di chi si attende un calo. Saldi negativi si registrano nel settore degli animali da reddito (-39,5%) e della sperimentazione animale (-12,1%), ambiti professionali per cui già nell’indagine 2005 si erano rilevate tendenze in calo (rispettivamente -43,7% e -8,3%). A diffe-renza dell’indagine del 2005, quando il saldo era fortemente negativo (-20,4%), la sanità pubblica registra invece un valore appena superiore a 0 (4,2%), delineando una condizione occupazionale sostanzialmente stabile.

Per tutti gli altri ambiti i saldi sono positivi, anche se vi sono differenze signifi-cative nei valori.

Tra i giovani medici veterinari sembra essere diffusa l’opinione che la medici-na comportamentale (65,5%), gli animali esotici (61,2%) e le produzioni biolo-giche (50%) siano campi promettenti dal punto di vista lavorativo, mentre attese

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Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 141

più modeste vi sono per quanto riguarda l’acquacoltura (22,7%), l’epidemiologia (30,5%) e gli animali da compagnia (33%).

Rispetto al 2005 le aspettative occupazionali nel campo della protezione ambien-tale sono percepite in ridimensionamento: il saldo scende sensibilmente passando dal 54,8% al 44,2%; al contrario sembra essere più forte la fiducia nella crescita del settore degli animali da compagnia, il cui saldo quasi raddoppia passando dal 17,2% del 2005 al 33% del 2009, e degli animali esotici, con un saldo che aumenta dal 42,6% al 61,2%.

Le tabelle 7.2 e 7.3 riportano nel dettaglio le previsioni occupazionali per ogni singolo ambito disaggregate anche per categoria professionale, anno d’iscrizione all’Ordine e area di esercizio della professione. Allo scopo di favorire una lettura immediata delle tabelle, sono stati evidenziati i valori che si discostano significati-vamente da quanto emerge per l’insieme dei medici veterinari intervistati.

A seconda della categoria professionale cui appartengono, le previsioni dei gio-vani medici veterinari sul numero di occupati per ciascun ramo di attività differi-scono significativamente.

È interessante notare che mentre i liberi professionisti che lavorano con gli ani-mali da reddito sono decisamente pessimisti riguardo le prospettive occupazionali nel proprio settore – come indicato dal saldo, pari a -58,6% –, gran parte di coloro che si occupano di animali da compagnia si attendono una crescita del numero di occupati nel loro ambito professionale, con un saldo che raggiunge il 41,7%, valore ben superiore a quello di tutte le altre categorie professionali.

Nel valutare le previsioni espresse, occorre sempre tenere in considerazione che la situazione connessa ai diversi ambiti di attività presenta un mercato del lavoro con caratteristiche molto differenti. Nel caso della libera professione il mercato è per sua stessa definizione più ‘mobile’, in grado di assorbire un maggior numero di medici veterinari. Nella valutazione delle effettive opportunità occorre comunque considerare che all’aumentare del numero di professionisti si registra comunque una maggiore competizione tale da non garantire a tutti, come già sottolineato anche in precedenza, condizioni lavorative soddisfacenti, sia per continuità che per reddito. Non vi è un’opinione condivisa riguardo l’andamento futuro del numero di occupati nella sanità pubblica; tuttavia è decisamente significativo che gli stessi impiegati nel settore pubblico prevedano una contrazione della domanda di lavoro per questo ramo di attività (con un saldo pari a -5,7%).

Anche per quanto riguarda la sperimentazione animale i giudizi sono con-trastanti: a dispetto di un saldo totale negativo, tra i ricercatori e gli accademici (15,9%), tra i liberi professionisti che si occupano di equini (19,3%) e di animali da reddito (3,3%) si registrano valori positivi.

Per molti degli ambiti professionali presi in esame, i medici veterinari impiegati nell’industria e nelle associazioni hanno aspettative di crescita più contenute ri-spetto ai loro colleghi.

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142 | La professione medico veterinaria

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Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 143

In particolare, il saldo del settore degli animali esotici raggiunge appena il 29% contro una media del 61,2%, quello delle medicine complementari è pari al 22,3% contro il 49,5% del totale e quello della sicurezza alimentare arriva al 27,6% rispet-to al 43,9% della media. Di tutt’altro segno le previsioni occupazionali dei liberi professionisti che si occupano di equini, in molti casi caratterizzate da un maggior ottimismo. Nel campo della protezione ambientale, ad esempio, il saldo raggiunge il 68%, rispetto ad una media del 44,2%, mentre nell’epidemiologia, dove la media è del 30,5%, il saldo raggiunge il 56,4%. Più limitate le differenze che emergono dall’analisi per area geografica e per anno d’iscrizione all’Ordine.

Ancora una volta in merito alla sanità pubblica vi sono opinioni piuttosto di-verse: tra gli iscritti all’Ordine da meno tempo (al massimo 4 anni) il saldo ha segno positivo (9,9%), mentre i colleghi più anziani (iscritti al massimo da 10 anni) prevedono una tendenziale stabilità dei posti di lavoro (con saldo pari a -0,8%). Allo stesso modo, se nelle regioni settentrionali prevale l’idea che nei prossimi anni troveranno posto nella sanità pubblica sempre meno medici veterinari, nelle regioni del Centro e del Sud e delle Isole si attende un incremento tendenziale del numero di occupati (saldi rispettivamente pari a +8,4% e +9,1%). Per i professio-nisti del Nord Est è poi decisamente preoccupante la situazione del settore degli animali da reddito: il saldo raggiunge il -61,6%. Da ultimo è interessante notare che tra i medici veterinari che si sono iscritti all’Ordine dopo il 2005 il campo delle medicine complemetari sembra essere decisamente promettente, con un saldo che raggiunge il 57,5% contro il 49,5% della media.

Tabella 7.3. In Italia, rispetto alla situazione attuale, quale sarà tra 10 anni l’andamento del numero di medici veterinari impiegati in … - Analisi per anni di iscrizione e area geografica(saldo*)

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Animali esotici 65,3 57,6 58,9 58,1 67,1 61,0 61,2

Produzioni biologiche 54,1 46,3 47,1 56,7 59,2 42,2 50,0

Medicine alternative 57,5 42,5 52,2 56,5 53,9 40,0 49,5

Protezione ambientale 41,4 46,6 48,6 44,9 43,4 41,0 44,2

Sicurezza e qualità alim. 46,0 42,1 42,4 38,8 40,6 50,5 43,9

Animali da compagnia 35,9 30,5 32,6 30,1 23,5 41,5 33,0

Epidemiologia 30,4 30,6 23,8 28,9 27,5 38,4 30,5

Acquacoltura 21,3 24,0 16,4 12,8 19,5 36,2 22,7

Sanità pubblica 9,9 -0,8 -1,3 -1,2 8,4 9,1 4,2

Sperimentazione animale -4,4 -18,8 -9,8 -10,3 -11,0 -15,9 -12,1

Animali da reddito -34,2 -44,1 -34,2 -61,6 -35,5 -32,2 -39,5

* SALDO: differenza fra chi dichiara una crescita e chi dichiara una diminuzione. Indica l’andamento tendenziale del numero di medici veterinari: un saldo negativo significa una prevalenza di intervistati che prevede un calo rispetto a chi prevede un aumento.(In verde il saldo più alto; in blu il saldo più basso)Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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144 | La professione medico veterinaria

In ragione a quanto sin qui esposto, secondo i medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni un neo-laureato oggi mediamente impiega 3 anni per trovare un posto di lavoro che possa essere considerato stabile in termini di continuità e/o di reddito. Nel prossimo futuro la situazione è destinata a peggiorare ulteriormen-te, con una attesa media di circa 4 anni.

Tali prospettive segnalano un progressivo peggioramento delle opportunità as-sociate alla ricerca di un lavoro stabile. I medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni hanno un tempo di attesa mediamente pari a 2,5 anni (cfr. fig. 3.17). Esaminando più approfonditamente i risultati emersi dall’indagine (fig. 7.3) si evince che se il 26,8% dei giovani medici veterinari ritiene che per un impiego stabile oggi occorrano da 1 a 2 anni d’attesa, una percentuale equivalente (25,8%) crede invece che sia necessario più tempo (almeno da 3 a 5 anni).

Un’ulteriore dilatazione dei tempi è attesa per i prossimi anni. I medici veterinari prevedono che tra 10 anni un neo-laureato impiegherà me-

diamente più di 3 anni e mezzo per trovare un lavoro stabile. La dilatazione dei tempi di attesa è evidente se si confrontano le percentuali di coloro che ritengano siano necessari più di cinque anni per ricoprire un impiego stabile. Il 15,2% dei medici veterinari ritiene che oggi debba passare un periodo così lungo prima di ottenere un lavoro sicuro; tale quota raddoppia (30,9%) quando si passa a consi-derare quello che accadrà tra 10 anni.

Figura 7.3. Quanto tempo impiega un neo-laureato per trovare un lavoro stabile (per continuità e/o remunerazione)(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Tutti i medici veterinari, indipendentemente dalla categoria professionale, dall’area geografica in cui esercitano e dall’anno di iscrizione all’Ordine, sembrano attendersi un deterioramento delle condizioni occupazionali per il prossimo futuro (fig. 7.4). La stima dei tempi necessari per trovare un’occupazione sembra essere influenzata non solo dalle previsioni occupazionali per i prossimi anni, ma anche

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Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 145

dall’esperienza personale dei giovani medici veterinari. Gli impiegati nel settore pubblico stimano che attualmente un neo-laureato impieghi 4 anni (4,1) per trova-re un lavoro stabile, rispetto ad una media di 3 anni. Superiori alla media anche le stime dei liberi professionisti che si occupano di animali diversi da quelli da reddito o da compagnia (3,8) e degli iscritti all’Ordine che attualmente non esercitano la professione (3,7). Un dato a cui prestare attenzione è quello dei medici veterinari che operano nel Sud e nelle Isole, secondo i quali, già oggi, dalla laurea al primo lavoro sicuro in termini di reddito e/o continuità passano più o meno 3 anni e mez-zo, contro i 2,8 del Nord Ovest, i 2,6 del Nord Est e i 2,7 del Centro.

Figura 7.4. Quanto tempo impiega un neo-laureato per trovare un lavoro stabile (per continuità e/o remunerazione) - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(media anni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Ancora più seria la situazione prospettata dai medici veterinari delle regioni me-ridionali per il prossimo futuro, con un tempo medio di attesa tra il conseguimento della laurea e un’occupazione stabile superiore ai 4 anni. Sono i medici veterinari del Centro, tuttavia, a prevedere un più marcato peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro: il tempo necessario a trovare lavoro passerebbe da 2,7 anni a 3,5. Una dinamica simile si riscontra tra i liberi professionisti che si occupano di equini, secondo cui fra 10 anni un laureato potrebbe impiegare circa 4 anni per trovare un’occupazione stabile, contro i 2,6 che occorrono attualmente. Stime al di sopra della media si rilevano poi tra gli impiegati pubblici (4,5), tra i liberi pro-

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146 | La professione medico veterinaria

fessionisti che si occupano di ‘altri’ animali (4,4) e gli iscritti all’Ordine che al mo-mento non esercitano la professione. Le prospettive di lavoro dei giovani medici veterinari sono così deludenti che l’81% oggi sconsiglierebbe ad uno studente di iscriversi ad un corso di laurea della facoltà di medicina veterinaria (fig. 7.5).

Figura 7.5. In relazione alle opportunità occupazionali per i medici veterinari in Italia, oggi consiglierebbe ad uno studente di iscriversi alla facoltà di medicina veterinaria?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Figura 7.6. In relazione alle opportunità occupazionali per i medici veterinari in Italia, oggi consiglierebbe ad uno studente di iscriversi alla facoltà di medicina veterinaria? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica(% risposte affermative)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

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Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 147

Rispetto al 2005 la percentuale di chi raccomanderebbe la facoltà di medicina ve-terinaria ad uno studente scende drasticamente, passando dal 27,2% al 19%. Solo coloro che lavorano a vario titolo nelle università e i ricercatori sono più incorag-gianti: il 28,2% consiglierebbe ad uno studente di iscriversi a medicina veterinaria contro il 19% della media (fig. 7.6).

Leggermente superiore alla media anche la percentuale degli impiegati nell’in-dustria che consiglierebbe ad uno studente di intraprendere la professione del me-dico veterinario (23,6%). I liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali nutrono poche speranze per il futuro della professione. Il 92,2% scoraggerebbe un giovane dall’iscriversi a medicina veterinaria; ugualmente disillusi appaiono anche i liberi professionisti che si occupano di equini (86,8%)

In tutte le regioni del paese l’iscrizione ad una facoltà di medicina veterinaria è considerata una scelta piuttosto rischiosa, vista la mancanza di sbocchi occupa-zionali, ma nel Sud e nelle Isole ben l’84,6% la sconsiglierebbe contro l’80,4% del Nord Ovest, il 78% del Nord Est e il 79,4% del Centro.

7.2. PROBLEMATIChE E FUTURO DELLA PROFESSIONE

Per i giovani medici veterinari la difficile condizione lavorativa non sembra es-sere imputabile a fattori contingenti e risolvibili nel breve periodo, ma ha cause profonde, che richiedono di ripensare alle strategie di sviluppo della professione. È quindi importante indagare quali siano secondo i professionisti iscritti all’Ordi-ne da meno tempo le sfide che i medici veterinari si troveranno ad affrontare nei prossimi anni e alcuni dei nodi critici da sciogliere.

Secondo il 66,3% l’eccessivo numero di professionisti è il principale problema della categoria, seguono a distanza la diminuzione del patrimonio zootecnico (8,8%) e l’inadeguata preparazione dei medici veterinari rispetto alle esigenze del mercato (6,8%).

Se si considera l’insieme delle citazioni, oltre tre medici veterinari su quattro in-dica l’elevato numero dei professionisti tra i fattori che incidono negativamente sul futuro della professione. Tra le questioni critiche per la professione sono poi indi-cate, con percentuali simili, la diminuzione del patrimonio zootecnico (26,2%) e la diminuzione del reddito professionale (24,6%). L’inadeguatezza delle competenze rispetto alle richieste della società e dell’economia e la concorrenza di figure di altri settori sono segnalate da una percentuale solo leggermente inferiore, rispet-tivamente il 22,6% e il 20,9%. Il numero elevato di professionisti che attualmente operano sul territorio italiano è percepito come un problema molto serio in tutti i campi dell’attività medico-veterinaria (tab. 7.4). Il fenomeno è però sentito come particolarmente grave tra gli impiegati nell’industria e nelle associazioni (85,4%) e tra i liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia (80,4%), di equini (80,5%) e di ‘altri’ animali (84,2%). Proprio in ragione dello specifico settore

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148 | La professione medico veterinaria

in cui si trovano ad esercitare, i timori dei medici veterinari pubblici e dei liberi pro-fessionisti che si occupano di animali da reddito riguardano anche la diminuzione del patrimonio zootecnico. La bassa remunerazione delle prestazioni professionali è invece un problema specifico dei liberi professionisti e raggiunge proporzioni decisamente estese tra chi si occupa di animali da compagnia (29,8%).

Figura 7.7. Quali sono le maggiori difficoltà che la professione medico-veterinaria avverte oggi e che ancor di più si troverà ad affrontare nei prossimi 10 anni?(valori percentuali)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.

Il giudizio sulle attuali competenze dei medici veterinari è visibilmente difforme. Solo l’11,6% degli impiegati nell’industria ritiene che la preparazione sia grave-mente deficitaria rispetto alle esigenze che si evidenzieranno nei prossimi anni, ma ben il 28,6% dei ricercatori e degli accademici segnala il problema. Tra questi ultimi, così come tra gli iscritti all’Ordine che non esercitano la professione, è de-cisamente superiore alla media anche il numero dei medici veterinari (30,3%) che vedono con apprensione l’instaurarsi di meccanismi concorrenziali con figure di altri settori (tecnologi alimentari, biologi etc.).

Anche tra gli iscritti all’Ordine dopo il 2004, e quindi con un’anzianità lavorativa di 4 anni al massimo, la competizione con professionisti di altri settori è avvertita come un problema crescente, citato dal 24,7% contro il 17,6% degli iscritti all’Or-dine da più tempo. I medici veterinari che hanno un’anzianità lavorativa maggio-re, fino a 10 anni, sono decisamente più allarmati dalla riduzione dell’entità degli allevamenti. Se si passa all’osservazione dei dati disaggregati per area geografica, si nota che la diminuzione del patrimonio zootecnico è un fenomeno che desta preoccupazioni soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole (30,6%) e del Nord Est (28,9%), mentre nel Centro (27,2%) e nel Nord Ovest (26,7%) maggiori timori derivano dalla riduzione dei compensi professionali.

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Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 149

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Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 151

In tutto il territorio italiano i giovani medici veterinari sono dell’opinione che le difficoltà professionali maggiori saranno legate nei prossimi anni all’eccessivo numero di medici veterinari che già oggi opera nel paese, e nelle regioni dell’Italia centrale questo problema è segnalato addirittura dall’81,5% contro il 75,9% della media. I timori dei giovani medici veterinari riguardo al futuro professionale non sono solo basati su percezioni personali. Già oggi sono riscontrabili alcuni elemen-ti critici che potrebbero condizionare negativamente il futuro della professione. Uno di questi è la diminuzione del patrimonio zootecnico. Dal 2000 al 2007 la consistenza degli allevamenti italiani si è ridotta, passando da 193 a 180 milio-ni di capi (-6,7%). In particolare una decisa contrazione si registra per gli equini (-15,3%) e per il comparto avicolo (-7,9%), mentre gli ovini calano dello 0,3%. Gli unici allevamenti che segnano un significativo incremento sono quelli dei suini, con una crescita del 4,7%. L’incremento del numero di capi bovini e caprini negli allevamenti è infatti più contenuto: 2,1% per i primi e solo 1,5% per i secondi.

Tabella 7.6. Consistenza degli allevamenti in Italia(valori assoluti e valori percentuali)

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Caprini 922.660 898.220 936.840 1,5

Ovini 6.808.330 8.166.980 6.790.050 -0,3

Avicoli 170.740.000 173.110.000 157.240.000 -7,9

Equini 184.840 120.570 156.610 -15,3

Totale 193.521.960 197.137.050 180.528.100 -6,7

Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat.

Non si può non considerare, tuttavia, che i cambiamenti spesso rapidi della so-cietà e dell’economia, la necessità di una maggior tutela ambientale, nonché le diverse esigenze in materia di fabbisogno e sicurezza alimentare potrebbero avere un impatto positivo sulle possibilità occupazionali del medico veterinario. La pos-sibilità di cogliere le opportunità che potrebbero crearsi dipende molto dalla capa-cità di ridefinire, almeno in parte, il ruolo e gli ambiti della professione veterinaria. I giovani professionisti, pur essendo convinti che nell’immediato futuro potreb-bero profilarsi condizioni a loro favorevoli, sembrano non avere una idea precisa circa le linee di sviluppo più idonee della professione (fig. 7.8). Accanto ad un 23,7% che vede nella conservazione del patrimonio naturale la maggiore opportu-nità per il futuro professionale dei medici veterinari, vi è un 20,5% che considera l’ulteriore aumento degli animali da compagnia e un rinnovato impegno in questo settore l’ipotesi più probabile. Solo leggermente inferiore (17,5%) il numero di chi ritiene che nel futuro i medici veterinari saranno più coinvolti nel sistema sanita-rio, soprattutto a causa dell’emergere, o riemergere, di nuove e vecchie patologie

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152 | La professione medico veterinaria

(Ah1N1, h5N1, West Nile Disease, etc.). La qualità e la sicurezza degli alimenti sono considerati un settore chiave dal 14,3% dei medici veterinari, mentre tutte le altre opzioni raccolgono percentuali inferiori al 10%. Ad eccezione del dato rela-tivo alla protezione ambientale, rimasto pressoché invariato, rispetto all’indagine 2005 vi sono notevoli differenze. In particolare nel 2005 una percentuale inferiore riteneva che migliori prospettive lavorative avrebbero potuto originarsi dall’au-mento degli animali da compagnia (14,9%), o da un maggior coinvolgimento nei servizi sanitari a causa dell’emergere di nuove patologie. Al contrario ben il 16,6% (contro il 9,8% dell’indagine 2009) confidava nell’aumento del fabbisogno di cibi di origine animale e il 19,3% guardava con fiducia al settore della sicurezza ali-mentare. Questi dati risentono anche della differente anzianità professionale dei due campioni intervistati.

Figura 7.8. Quali potrebbero essere le nuove opportunità che si profilano per la professione veterinaria nel futuro? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Se si considera l’insieme delle citazioni, il quadro sembra confondersi ulterior-mente. L’aumento degli animali da compagnia, la necessità di maggiori controlli sulla qualità degli alimenti e un maggior coinvolgimento nei sistemi sanitari sono indicati da un numero di giovani medici veterinari quasi uguale, rispettivamente il 36,1%, il 35,5% e il 35,3%. Poco più bassa la percentuale di chi vede nella preser-vazione del patrimonio ambientale una delle maggiori opportunità (l 32,6%).

Orientamenti più chiari erano emersi dall’indagine precedente, quando ben il 51,1% riteneva che dalle nuove esigenze in materia di alimentazione sarebbero potute derivare nuove opportunità, mentre il 47,1% faceva affidamento sulla cre-scente richiesta di professionisti da impiegare nelle attività di tutela ambientale.

L’apparente disorientamento dei medici veterinari con un’anzianità professio-

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Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 153

nale limitata (massimo 10 anni) è senza dubbio un elemento che dovrebbe essere meglio esaminato; d’altro canto è opportuno tener presente che le informazioni disponibili per alcuni campi di attività, come la tutela ambientale, sono ancora molto limitate.

Figura 7.9. Quali potrebbero essere le nuove opportunità che si profilano per la professione veterinaria nel futuro? - Confronto 2005 e 2009(valori percentuali; insieme delle citazioni)

Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia, 2005.

Le opinioni delle singole tipologie professionali circa le possibilità lavorative fu-ture sono riportate nella tabella 7.7.

Non tutte le categorie condividono l’idea che la protezione ambientale sia il set-tore emergente del futuro. Per i liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia, ad esempio, la principale opportunità per l’intera categoria dei medici veterinari potrebbe derivare dall’aumento degli animali da compagnia (27,5%). Gli impiegati nell’industria sono della stessa opinione: il 22,6% si attende un in-cremento degli animali da compagnia, e quindi anche del mercato a loro legato (mangimi e non solo). Secondo i dipendenti pubblici e i liberi professionisti che si occupano di animali da reddito la crescente attenzione della società per la qualità degli alimenti potrebbe essere la risorsa principale per il futuro sviluppo della pro-fessione veterinaria, come indicato rispettivamente dal 35,6% e dal 26,6%.

I liberi professionisti che si occupano di equini (37,4%) e gli iscritti all’Ordine che al momento non stanno esercitando (29,4%) sono invece convinti più di altri che le prospettive lavorative future siano legate ai temi della protezione ambientale.

Se si passa all’analisi dell’insieme delle citazioni, si nota che sono i liberi pro-fessionisti, e in particolar modo chi si occupa di animali da compagnia, a nutrire grandi aspettative riguardo l’aumento del numero dei pet in Italia.

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Tra questi ultimi questa opzione raccoglie il 44,9% delle risposte, contro il 16,6% dei dipendenti pubblici e il 22,3% dei ricercatori e degli accademici. Rispetto ad un dato medio del 35,5%, ben il 56,2% di chi si occupa di animali da reddito e il 60,4% dei medici veterinari pubblici prevedono che si apriranno nuove possibilità nel campo della sicurezza e della qualità alimentare. Il 49,3% degli impiegati pub-blici ritiene, inoltre, che nei prossimi anni potrebbe essere richiesta una maggiore presenza dei medici veterinari nel Sistema sanitario (opinione che trova però una discreta approvazione anche tra le altre categorie professionali, con un numero di citazioni che si mantiene ovunque superiore al 30%).

La tabella 7.8 riporta i dati disaggregati per anno d’iscrizione all’Ordine e per area geografica. Se l’analisi della prima risposta non rivela differenze significative, qualche elemento in più si può trarre dall’osservazione della risposta multipla.

Gli iscritti all’Ordine a partire dal 2005 sembrano riporre più fiducia in un mag-gior coinvolgimento nei servizi sanitari (37,4%) e nelle attività legate al controllo della qualità e della sicurezza degli animali (36,9%) piuttosto che nell’aumento del numero degli animali da compagnia (34,3%). I medici veterinari che esercitano nel Sud Italia condividono questo orientamento: il 38,7% indica come probabile un rinnovato impegno nel Sistema sanitario in ragione dell’emergere di nuove patologie, il 36,6% è convinto che si potranno acquisire ulteriori competenze nel settore della sicurezza alimentare, mentre una percentuale inferiore (33,7%) at-tende un nuovo impulso per l’attività dall’aumento degli animali da compagnia. È comunque opportuno sottolineare che, anche in questi casi, la variazione rispetto ai dati medi è piuttosto contenuta.

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8.

Alcune considerazioni di sintesi

Lo studio sulla condizione professionale dei giovani medici veterinari, unita-mente alle evidenze segnalate dal Libro Bianco sulla professione veterinaria del 2005, consentono di tracciare un quadro complessivo della professione in Italia, sottoli-neandone le radicali trasformazioni avvenute negli ultimi anni.

L’alto numero di medici veterinari che opera attualmente in Italia, il mutato con-testo economico e sociale, la necessità di ampliare gli ambiti lavorativi, la compe-tizione con figure professionali provenienti da altri settori e la diminuzione delle opportunità in alcuni campi di tradizionale attività sono elementi che richiedono da subito un’attenta ridefinizione del ruolo e delle competenze del medico vete-rinario.

La scelta di concentrare l’attenzione sui professionisti iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni ha avuto chiaramente un intento progettuale preciso: già oggi è pos-sibile identificare in nuce le possibili fragilità del percorso formativo e le criticità del mercato del lavoro che rischieranno di compromettere il futuro della professione, così come in prospettiva le nuove possibilità d’impiego.

I fattori caratterizzanti che emergono dallo studio, per non rimanere solo pura descrizione, devono potersi trasformare in elementi chiave in grado di inserirsi in un nuovo spazio comune di riflessione. Devono poter divenire capisaldi conoscitivi per favorire principi utili ad un processo di trasformazione per la professione. Per-corso che oggi più che mai è necessario ad assicurare un futuro professionale non solo a chi entrerà nell’Ordine nei prossimi anni ma anche a chi già esercita oggi.

Ciò che emerge dalla ricerca è chiaro e nitido: i primi 10 anni di attività non sono solo incerti ma persino difficili per molti professionisti.

Sono incerti poiché gli esordi di carriera sono oggi minati da difficoltà che spesso non sono nemmeno ipotizzabili al momento delle scelte formative; poiché spesso l’ambito professionale è scelto per esclusione, come unica strada possibile; poiché, per un largo periodo professionale, la concorrenza è tale che il compenso è ad-dirittura inferiore all’ormai leggendaria “generazione 1000 euro”; poiché tante e difficilmente immaginabili sono le situazioni di sottoccupazione.

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I primi 10 anni di attività sono inoltre difficili poiché spesso questo lasso di tem-po, tutto o quasi, è necessario per potersi guadagnare una posizione professionale stabile, sicura, soddisfacente.

Gli elementi che emergono, riportati di seguito in sintesi, non possono essere solo elementi conoscitivi. Ma devono divenire elementi fondanti le decisioni che riguardano il futuro della professione; devono essere pietre miliari su cui generare nuovi percorsi e costruire nuovi assetti. Devono essere elementi fondanti per dare futuro, per innovare, per garantire una proiezione verso il domani.

I MEDICI VETERINARI IN ITALIA

In Italia operano attualmente 27.537 medici veterinari; ogni 100.000 abitanti vi sono 46 medici veterinari, un valore superiore anche a quello di grandi paesi eu-ropei come Francia e Germania. Il numero di medici veterinari italiani, che già oggi sembra essere non equilibrato rispetto alle esigenze reali, nei prossimi anni è destinato a salire ulteriormente.

Tra l’altro, la crescita del numero di professionisti è disomogenea sia per area geografica che per genere: negli ultimi 5 anni gli iscritti all’Ordine sono comples-sivamente cresciuti di oltre 4.400 unità (+19,1%, a fronte di un incremento del +17,9% registrato tra il 1999 e il 2004). In termini relativi l’incremento più elevato si è registrato nelle regioni del Centro (+22,3%), del Sud e delle Isole (+23,6%); nello stesso periodo la variazione degli iscritti nel Nord Ovest è stata decisamente più contenuta (+12,2%).

Il dato più eclatante è però relativo al recente andamento degli iscritti per gene-re. Oggi, fra gli iscritti all’Ordine da più di 10 anni, il 24,5% è donna; negli ultimi 5 anni tale proporzione è quasi triplicata: ogni cento nuovi professionisti 63 sono donne.

Le forti dinamiche di crescita dei professionisti sono chiare anche considerando l’elevata incidenza delle nuove generazioni: oggi i professionisti iscritti da non più di 10 anni sono 11.110 e rappresentano poco più del 40% del totale.

Tale ‘affollamento’ ha ripercussioni soprattutto sulle condizioni occupazionali dei giovani: circa il 10,3% non esercita la professione veterinaria pur essendo iscrit-to all’Ordine; di questi quasi il 4% è disoccupato e il 3% è impegnato in un altro campo professionale. Il tasso di disoccupazione (6%) aumenta tra chi si è iscritto all’Ordine dopo il 2004. Allo stesso modo, la mancanza di lavoro sembra colpire in maggior misura le donne (5,2%) e i medici veterinari che esercitano nelle regioni del Centro, del Sud e delle Isole.

Nonostante occupati, molti giovani hanno un’attività ancora incerta, precaria. Il fenomeno interessa anche il pubblico impiego, comparto in cui lavora l’8,3%

dei giovani professionisti. Sebbene il settore pubblico significhi di solito maggiori garanzie per i lavoratori, occorre sottolineare che spesso per i giovani veterinari

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non è così: ben il 52,9% dei medici veterinari impiegati in ambito pubblico ha un contratto a tempo determinato. La situazione tra gli universitari, che rappresenta-no circa il 6,7% dei giovani medici veterinari, è ancora più problematica. In questo settore le formule di collaborazione atipiche sono molto diffuse e, per quanto ri-guarda la carriera accademica sono necessari molti anni per arrivare ad occupare una posizione stabile.

A differenza dei colleghi, il 67,7% degli impiegati nell’industria ha un contratto a tempo indeterminato; tuttavia solo il 2,9% degli iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni lavora in questo ambito.

LA LIBERA PROFESSIONE

Da sempre i liberi professionisti sono la categoria più consistente. Anche per i giovani tale ambito è lo sbocco occupazionale prevalente: la libera professione è esercitata dal 71,8% degli iscritti all’Ordine da non più di 10 anni.

Le professioni legate alla cura degli animali da compagnia assorbono da sole il 78,1% dei liberi professionisti iscritti all’Ordine a partire dal 1999. L’attività di libero professionista assimila però ruoli e occupazioni molto differenti. Soltan-to il 39,8% dei giovani medici veterinari esercita da solo, rispetto al 60% rilevato dall’indagine del 2005, in cui erano stati esaminati anche professionisti con an-zianità lavorativa elevata. Aumentano invece le formule di cooperazione a vario titolo con i colleghi: il 23% è socio di uno studio e il 35,1% lavora in collaborazione con altri medici veterinari (sia in qualità di titolare, sia come prestatore d’opera). Proprio nel settore degli animali da compagnia lo spazio per le imprese individuali sembra essersi ristretto: solo il 31,3% lavora autonomamente.

In generale, l’organizzazione del lavoro prevede il coinvolgimento di un numero limitato di persone: in media vengono impiegate meno di 3 unità di lavoro a tem-po pieno; tuttavia quando si decide di usufruire della collaborazione di un altro medico veterinario, si preferisce una figura full-time, mentre l’impiego a tempo parziale viene utilizzato quando vi sono già altri collaboratori a tempo pieno. Le modalità d’impiego dei praticanti sono differenti, privilegiando le collaborazioni a tempo parziale. Decisamente pochi poi i liberi professionisti che si servono di figure extra-veterinarie, quali segretarie o amministrativi, sia a tempo parziale che pieno (meno del 10%). Le motivazioni che hanno indotto i giovani a scegliere la libera professione indicano come questa sia spesso considerata la scelta risolutiva della crisi occupazionale. Gli ambiti di attività in cui i liberi professionisti operano continuano a mantenere una forte attrattiva – il 51,2% dei giovani medici ha deciso di lavorare nel settore privato spinto da un interesse maturato durante gli stu-di, tuttavia spesso la libera professione, e la conseguente apertura di partita IVA, sembra essere l’unica strada percorribile: il 56,6% ha scelto d’intraprendere questa carriera per mancanza di altri sbocchi.

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LE CONDIZIONI LAVORATIVE

Il 66,8% dei giovani è rimasto ad esercitare nella provincia di origine, probabil-mente proprio perché la maggioranza dei medici veterinari ha intrapreso la libera professione; tuttavia gli impiegati dal settore pubblico (57,9%) e dall’università (47,3%) si sono spesso trasferiti.

In generale, l’impegno lavorativo è a tempo pieno; comunque è alta la quota di giovani medici veterinari che lavora part-time (28%). Rispetto all’industria e alla ricerca (15,3% e 9,8% rispettivamente), il numero dei medici veterinari impiegati a tempo parziale come liberi professionisti (30,8%) e nel settore pubblico è più alto (29,9%).

Negli ambiti dove il mercato di riferimento è piuttosto limitato, la percentuale di lavoratori a tempo parziale sale decisamente. E’ il caso dei liberi professionisti che si occupano soprattutto di animali diversi da quelli da reddito o da compagnia: sale al 43,9% la quota di chi lavora a tempo parziale.

L’impegno lavorativo è caratterizzato tuttavia da una grande variabilità: da un lato vi è chi, non per scelta, ha un ridotto orario di lavoro, celando in realtà situa-zioni di sottoccupazione; dall’altro vi è chi lavora full-time con incarichi che richie-dono un impegno ben superiore alle 8 ore giornaliere.

La precarietà dei giovani medici veterinari riguarda sia la durata dell’occupa-zione che il reddito da essa garantito. Considerate le prospettive di continuità nel tempo quasi un medico veterinario su tre ritiene che il proprio lavoro sia insicuro e ben il 52,9% non ha entrate stabili. Le giovani professioniste risentono più dei loro colleghi maschi di questa situazione, così come gli iscritti all’Ordine dopo il 2004: il 45% non ha garanzie sulla durata del proprio lavoro e il 62,4% non può fare af-fidamento su un reddito certo. Per far fronte a questa emergenza il 19,5% dei gio-vani professionisti ha intrapreso una seconda attività. Solo svolgendo diversi lavori contemporaneamente si riesce a raggiungere un livello di stabilità almeno in parte soddisfacente, soprattutto per quanto riguarda la continuità dell’occupazione. E’ più problematica invece la situazione economica: il 32,3%, pur avendo più di un lavoro, non pensa di poter contare su un reddito costante. Il legame tra la diffusa precarietà e la necessità di svolgere più lavori è chiaro. Una larga parte dei medici veterinari (42,6%) si è impegnata in un’attività aggiuntiva per raggiungere un red-dito soddisfacente, mentre il 22,4% spera di inserirsi in un nuovo contesto profes-sionale. Di solito il numero di medici veterinari con una seconda occupazione au-menta nelle categorie più colpite dal precariato, ma questo non è un dato assoluto. Malgrado un’alta percentuale di donne non veda nel proprio lavoro garanzie di stabilità in termini di continuità (36,7%) e di reddito (55,5%), solo il 16,3% svolge più di un lavoro contro il 23,5% dei maschi. La differenza non è dovuta soltanto ad una questione di scelte personali, ma ha radici anche nelle disparità di genere che caratterizzano le opportunità lavorative in Italia.

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L’INGRESSO NEL MONDO DEL LAVORO

L’ingresso dei nuovi laureati nel mondo del lavoro è decisamente problematico: il 56,6% deve attendere oltre un anno per trovare una occupazione; mediamente il tempo di attesa per il primo lavoro è di almeno due anni.

Le difficoltà non sono legate tanto alla ricerca del primo impiego ma alla possi-bilità di ricoprire posizioni che diano garanzie di stabilità. Tant’è vero che il 20,4% dei giovani professionisti iscritti all’Ordine da non più di 10 anni non ha a tutt’oggi ancora un impiego sicuro; al tempo stesso è elevata la quota di chi ha dovuto at-tendere da due a cinque anni (14,4%) o addirittura più di cinque anni (3,8%).

Le opportunità del mercato del lavoro si stanno sempre più restringendo: infatti il 30,8% degli iscritti da meno di 5 anni non ha oggi un lavoro che offre garanzie (continuità e reddito).

Nei primi 10 anni di attività i giovani medici veterinari hanno svolto più di due lavori (2,3) e il 34,1% ha sperimentato almeno tre posti diversi. Questo ultimo dato è abbastanza preoccupante: l’indagine del 2005, dove erano inclusi i professioni-sti con un’anzianità lavorativa superiore ai 10 anni, aveva rilevato che nell’arco dell’intera carriera solo il 27,3% aveva svolto tre lavori differenti.

Non solo chi si è iscritto all’Ordine negli ultimi 10 anni ha cambiato più posti di lavoro, ma spesso ha dovuto mutare campo di attività (43,3%). Il trasferimen-to da un ambito professionale all’altro, se in alcuni casi permette di accumulare esperienze e accrescere la propria competenza, è talvolta controproducente per la formazione di un curriculum omogeneo. La situazione è aggravata dalla diffusa necessità di spostarsi anche in ambiti diversi da quello medico veterinario.

La maggior mobilità di alcune categorie è da interpretarsi anche come indizio di un mercato più dinamico, sintomo è che nelle regioni del Sud e delle Isole è mi-nore sia il numero di lavori svolti che la percentuale di giovani medici veterinari ha cambiato settore di attività (36,1%), associando però una più alta disoccupazione.

La flessibilità del mercato, favorendo la mobilità dei lavoratori, dovrebbe faci-litare le progressioni di carriera e il miglioramento delle condizioni remunerati-ve, diminuendo al contempo la disoccupazione. Il mercato lavorativo dei giovani medici veterinari italiani sembra essere però più precario che flessibile; le prime esperienze lavorative in media garantiscono un reddito inferiore a 870 euro men-sili, per un impegno di quasi 8 ore giornaliere. L’orario di lavoro è uno dei dati più significativi. Quasi un giovane medico veterinario su quattro lavora mediamente più di 8 ore al giorno (alcuni anche fino a 12 ore giornaliere), ma vi è anche chi nel suo percorso professionale lavora in genere meno di 10 ore alla settimana (uno dei tratti tipici della sottoccupazione o dell’occupazione a chiamata).

Le esperienze professionali di chi si è iscritto all’Ordine dopo il 2004 sono ancora più faticose: lo stipendio medio si abbassa a 724 euro mensili e aumentano i tempi di attesa tra un’occupazione e l’altra: più di 2 mesi. Anche le giovani professioniste

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hanno un percorso in salita: la retribuzione media dei primi lavori è di 750 euro. Nel complesso i lavori svolti precedentemente hanno contribuito significativa-

mente al miglioramento e all’ampliamento delle conoscenze e delle abilità profes-sionali, come indicato dal 70,4% dei giovani medici veterinari. Difficilmente però questi lavori sono stati considerati delle vere opportunità professionali, soprattutto a causa dell’inconsistenza delle prospettive per il futuro. E’ quindi inevitabile che si continui nella ricerca di un lavoro, anche se non sono molti i giovani medici ve-terinari (29,3% sull’insieme delle citazioni) che hanno potuto sfruttare conoscenze e contatti acquisiti sul posto di lavoro per crearsi nuovi impieghi.

SBOCChI OCCUPAZIONALI E PERCORSO DI STUDI

Valutare come il percorso di studi influenzi gli sbocchi occupazionali non è operazione semplice. I parametri che abitualmente si utilizzano per giudicare la formazione personale offrono una realtà solo parziale. Limitandosi alla sola osser-vazione del voto di laurea o degli anni necessari per conseguire il titolo è possibile ricavare qualche osservazione generale sulla preparazione dei giovani medici vete-rinari, che in qualche caso contrasta con quelli che sono gli esiti lavorativi.

I risultati conseguiti sono generalmente buoni: il voto medio di laurea si attesta intorno al 103. I tempi per conseguire la laurea sono invece più lunghi rispetto a quanto previsto dal piano di studi: mediamente gli studenti terminano gli stu-di in 7 anni contro i 5 programmati. L’interesse e l’impegno non si esauriscono dopo aver ottenuto il titolo: ben il 74,1% dopo gli studi ha approfondito le proprie conoscenze, sia attraverso corsi di specializzazione e master, sia attraverso corsi professionalizzanti.

La motivazione personale sembra avere radici solide. Al momento dell’iscrizione all’università, la facoltà di medicina veterinaria è stata la prima scelta per l’83,7% dei giovani professionisti. Ciò non stupisce considerando che nel 1999 per l’acces-so alle facoltà di medicina veterinaria è stato istituito il numero chiuso.

Non vi è una marcata differenza tra il curriculum accademico delle diverse cate-gorie professionali. Il dato sembrerebbe in parte confermare che in molti casi non vi è un rapporto diretto tra la riuscita professionale e il percorso di studi o le abilità personali. A questo proposito un dato esemplificativo è quello dei medici veterina-ri che al momento non stanno esercitando la professione (sia perché disoccupati, sia perché lavorano in altri settori): il voto medio di laurea è solo di poco inferiore, 102, mentre la durata degli studi è sostanzialmente identica e il 65,9% dopo l’uni-versità ha continuato ad approfondire la propria preparazione.

Importante è il dato delle giovani professioniste. I risultati accademici sono me-diamente superiori a quelli dei colleghi maschi eppure il percorso professionale è più faticoso. Le disparità del mercato del lavoro in Italia non sono probabilmente sufficienti a spiegare questa contraddizione. Un altro fattore di differenziazione è

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Capitolo 8. Alcune considerazioni di sintesi | 163

l’ambito di approfondimento delle competenze post lauream: più spesso le donne intraprendono delle percorsi formativi finalizzati all’acquisizione di maggiori co-noscenze nell’ambito degli animali da compagnia (66,7% delle giovani professio-niste a fronte del 54,7% dei colleghi); mentre l’alimentazione animale e gli animali da reddito restano ambiti di approfondimento prettamente maschili.

SODDISFAZIONE PROFESSIONALE

Considerata la carriera sino ad oggi maturata, solo il 21,2% dei giovani profes-sionisti pensa di aver raggiunto gli obiettivi che si era prefissato da studente, per-centuale inferiore a quella rilevata dall’indagine del 2005 (38,4%). Sul minor livello di soddisfazione incide la limitata anzianità professionale del campione; tuttavia è importante sottolineare che quasi un giovane medico veterinario su quattro è del tutto scontento del proprio percorso professionale, un dato che potrebbe far pen-sare a una progressiva discrepanza tra realtà lavorativa e aspirazioni dei laureati.

Ovviamente, chi è stato più duramente colpito dalla crisi occupazionale e al mo-mento non sta esercitando l’attività di medico veterinario è maggiormente demo-ralizzato: il 52,8% è completamente insoddisfatto della propria carriera. Il 27,4% delle donne e il 30% dei giovani medici veterinari che esercitano nel Sud e Isole ritengono di non aver realizzato nessuno dei progetti iniziali; ma anche coloro che operano su mercati fortemente concorrenziali o in settori più specializzati hanno spesso dovuto rinunciare alle proprie aspirazioni. E’ il caso dei liberi professionisti che si occupano di animali da reddito e di ‘altri’ animali: malgrado l’interesse che li aveva sostenuti nella scelta di dedicarsi alla libera professione, la quota di insod-disfatti è particolarmente elevata.

Per valutare la realizzazione delle aspettative professionali non si prendono in considerazione solo parametri quantitativi o oggettivamente osservabili (reddito, tipo di contratto) ma anche criteri che rispondono a logiche differenti. I medici ve-terinari impiegati nell’industria e nelle associazioni degli allevatori e dei produtto-ri, pur avendo una posizione lavorativa più solida, non sembrano essere appagati: solo il 7,4% si dichiara soddisfatto. Ciò dipende dalle mansioni svolte, considerate dal 40,1%, inadeguate rispetto al livello d’istruzione e talvolta ritenute non atti-nenti agli studi svolti. Il problema sembrerebbe essere legato anche ai modelli in base ai quali i giovani iscritti all’Ordine elaborano le loro aspettative.

In generale le principali ragioni di frustrazione dei giovani medici veterinari sono legate alle limitate prospettive di carriera (35,5% sul totale delle citazioni) e allo scarso riconoscimento del merito nell’accesso alla professione (39,9%). In partico-lare, sono i liberi professionisti – la categoria di gran lunga più numerosa – a sentir-si penalizzati dalla mancanza di un adeguato riconoscimento del merito, situazio-ne certamente legata alla forte competizione professionale di tale ambito. Spesso infatti non è più sufficiente avere competenze e qualità professionali elevate per

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veder riconosciuto il proprio valore: la situazione del mercato occupazionale con-giuntamente alla diffusa crisi congiunturale ha enfatizzato altre leve competitive, che spesso privilegiano la convenienza più del merito.

Oltre ad aver ridimensionato le proprie aspirazioni professionali, i nuovi iscritti all’Ordine si confrontano con una condizione economica problematica. Il 47,8% si ritiene solo in parte soddisfatto e il 36,3% è del tutto insoddisfatto. La situazione sembra essere peggiorata negli ultimi anni. Il 45,4% dei medici veterinari che si sono iscritti dopo il 2005 considera del tutto inadatto il proprio reddito. Questa percezione trova una parziale conferma nei dati empirici. Per il 2008 il reddito imponibile dei medici veterinari con un età inferiore ai 44 anni (classe di età in cui rientra la maggioranza degli iscritti all’Ordine da 10 anni al massimo) è stato inferiore ai 15.000 euro. In particolare i giovanissimi, tra i 25 e i 34 anni, hanno percepito in media 9.422 euro, meno di 800 euro al mese. Ancora una volta chi si dedica ad ambiti professionali dove c’è forte concorrenza (come gli animali da compagnia), o a settori di nicchia (animali esotici, selvatici etc.) sembra più vulne-rabile economicamente. Nel complesso però è tutta la libera professione ad essere in sofferenza, soprattutto se si raffronta il reddito percepito con le ore lavorate, o con le responsabilità di cui ci si deve fare carico.

La valutazione dell’attività professionale si compone di numerose variabili e sembra impossibile riuscire a riassumerla in un giudizio complessivo. Malgrado i segnali di scontento, i giovani medici veterinari sono riusciti a sfruttare le espe-rienze di lavoro per crescere professionalmente (42,1%), e talvolta per formarsi una posizione più autonoma (34,9%). Ci sono però alcuni problemi che appaiono particolarmente gravi e che rischiano di compromettere il futuro della professione: l’eccessiva competizione (26,9% sul totale delle citazioni), il precariato (32,4%) e l’inadeguata remunerazione (35%). Tre questioni che hanno un impatto diverso a seconda dell’ambito professionale in cui si esercita, ma che indubbiamente hanno rilevanza per l’intera categoria. Nell’immediato, gli interventi devono quindi con-centrarsi sulla lotta al precariato (40,8%, risposta multipla) e sulla valorizzazione delle competenze (37,4%), che deve prevedere anche la riforma del funzionamen-to delle facoltà di medicina veterinaria in Italia (32,9%).

LA FORMAZIONE UNIVERSITARIA E IL MERCATO DEL LAVORO

Importante anche lo sguardo alla formazione intrapresa durante il percorso uni-versitario.

La ricerca ha inteso valutare non tanto la qualità delle facoltà di medicina vete-rinaria in Italia, quanto piuttosto la rispondenza tra formazione universitaria ed esigenze professionali. In quest’ottica i giovani medici veterinari giudicano la pre-parazione fornita dagli atenei appena proporzionata al bisogno alle nuove richie-ste del mercato del lavoro (38,3%), o addirittura carente (43,1%). Il giudizio sulla

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Capitolo 8. Alcune considerazioni di sintesi | 165

preparazione personale è leggermente migliore, ma il 30,5% dei giovani medici veterinari giudica la propria formazione inadeguata a misurarsi con le nuove sfide professionali.

Chi si è iscritto all’Ordine negli ultimi 10 anni è convinto che nel prossimo de-cennio la professione sia destinata a subire trasformazioni tali da rendere inevita-bile una riforma dei modelli didattici universitari, riforma che secondo la maggio-ranza (57,4%) dovrà essere radicale, dal momento che la formazione attuale sarà con tutta probabilità decisamente inadatta alla nuova configurazione del mercato e alla richiesta di nuove competenze.

In discussione non sono né la competenza dei docenti né la preparazione di base fornita (i soli due aspetti dell’università italiana che i giovani professionisti riten-gono pienamente validi). I problemi delle facoltà di medicina veterinaria in Italia sembrano essere ‘strutturali’: la mancanza di una consona preparazione pratica e clinica (53,6% sul totale delle citazioni), l’elevato numero di facoltà (44,8%) e l’eccessivo numero di studenti (39,5%). La mancanza di esperienza pratica diventa molto rilevante al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro. Forse proprio per questo il 72,1% dei giovani medici veterinari ha indicato il tirocinio presso un pri-vato tra gli strumenti più utili per l’esercizio della professione, contro il 35,1% che ha indicato la formazione universitaria.

ALCUNE PROPOSTE DI INTERVENTO

A compimento della riflessione sulla preparazione universitaria, soprattutto in relazione al futuro sviluppo della professione di medico veterinario, è importante valutare alcune proposte di riforma concrete.

Poiché uno dei principali fattori di fragilità della professione è l’alto numero di laureati, i giovani medici veterinari sono concordi nel ritenere che non si debba-no aprire nuove facoltà di medicina veterinaria (93,7%). Decisamente sfavorevole anche il giudizio sulla possibilità di istituire nuovi corsi di laurea in aree parave-terinarie: l’85,5% è convinto che non vi siano sbocchi occupazionali per queste nuove figure. Le facoltà non sono esenti da critiche costruttive. E’ quasi unanime il consenso riguardo la necessità di sottoporre tutte le facoltà a verifica da parte di organismi terzi, per valutare il rispetto degli standard stabiliti a livello europeo. Uno degli elementi chiave per la buona qualità della didattica è il rapporto tra atenei e il contesto di riferimento: la presenza di ospedali didattici, macelli e azien-de agro-zootecniche è giudicata indispensabile per la buona funzionalità di una facoltà di medicina veterinaria. Le collaborazioni tra le realtà produttive locali e le università vanno quindi intensificate, dando spazio ai rapporti diretti, ma anche coinvolgendo maggiormente gli Ordini provinciali, che sono chiamati a mediare le diverse esigenze. Il tirocinio, come si è visto, è uno degli strumenti più importanti nel percorso formativo dei medici veterinari, soprattutto considerate le carenze di

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esperienza pratica fornita dall’università. Per questo motivo sembra essere impor-tante che il periodo di praticantato sia gestito insieme alle realtà produttive (96%) e ulteriormente prolungato (64,9%). Attualmente, infatti, il tirocinio dura circa 3 mesi e mezzo, un tempo considerato troppo esiguo per acquisire almeno alcune delle abilità pratiche necessarie. Qualche dubbio in più vi è rispetto alla collocazio-ne dello stesso: il 59,6% è favorevole all’idea di posticiparlo dopo la laurea, mentre il 40,4% preferisce che continui ad essere parte integrante del piano di studi.

Oltre ai percorsi formativi, i neo-iscritti all’Ordine ritengono che si debba in-tervenire sulle prove di accesso all’università e sull’esame di stato per l’abilitazio-ne, entrambi considerati inadeguati. Il senso di un’eventuale riforma delle prove d’ammissione dovrebbe essere il contenimento del numero degli studenti di me-dicina veterinaria, diminuendo il numero dei posti disponibili, come chiesto dal 58,1% e la selezione di studenti motivati e meritevoli, vincolando l’ammissione al secondo anno ai risultati conseguiti nel primo (44,6%). Le modifiche richieste per l’esame di stato sono invece orientate a garantire maggior equità – considerando l’insieme delle risposte, il 48,1% vorrebbe prove uniformi su tutto il territorio ita-liano – e a introdurre nella valutazione accanto alle competenze teoriche anche le abilità professionali (42,2%).

Gli interventi suggeriti sembrano sostanzialmente dettati dalla necessità di ela-borare strumenti di valutazione delle competenze più efficaci e di ripristinare forme di competizione sul mercato del lavoro meglio regolamentate. In questo contesto si comprende come mai l’81% dei professionisti che si sono da poco iscritti all’Or-dine sconsiglierebbe l’iscrizione ad un corso di laurea in medicina veterinaria.

PROSPETTIVE FUTURE

La crisi economica internazionale ha aggravato una situazione occupazionale complessivamente già critica e che non sembra destinata a risolversi in un tempo breve. Le prospettive lavorative dei giovani medici veterinari per i prossimi anni sono poco promettenti. Gli squilibri strutturali e i mutamenti sociali ed economici che caratterizzano il mercato del lavoro si sono manifestati già da diversi anni e impongono una riflessione complessiva sul futuro della professione.

A fronte di un sicuro aumento del numero di laureati, nella migliore delle ipo-tesi nel prossimo decennio il numero di medici veterinari impiegati stabilmente si manterrà stabile (il 33,2% di chi si è iscritto all’Ordine negli ultimi 10 anni ri-tiene plausibile questa ipotesi); tuttavia la maggior parte dei giovani professio-nisti (45,9%) è convinta che il numero di occupati sia destinato a diminuire, con una variazione superiore al -3%. Complessivamente per il 2020 si prevede un de-cremento del numero di medici veterinari occupati compreso tra il -2% e il-3%, confermando sostanzialmente quanto già stimato dal Libro Bianco del 2005. In particolare i settori professionali in declino sembrano essere quello degli animali

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Capitolo 8. Alcune considerazioni di sintesi | 167

da reddito e della sperimentazione animale, mentre il numero di impiegati nella sanità pubblica dovrebbe fermarsi ai livelli attuali.

È importante sottolineare che le previsioni sul settore degli animali da compa-gnia – il campo di attività che assorbe la maggioranza dei giovani medici veteri-nari – sono discordi. Chi attualmente opera in questo ambito è più ottimista sulle prospettive di crescita, mentre per le altre categorie professionali le aspettative in proposito sono più modeste.

La prima ripercussione pratica della contrazione del numero di posti di lavoro è l’allungamento dei tempi necessari per la ricerca di un lavoro stabile. Secondo i neo-iscritti all’Ordine se oggi occorrono in media tre anni per trovare un’attività sicura, alla fine del prossimo decennio potrebbero essere necessari quasi quattro anni.

OPPORTUNITà E SFIDE DEL PROSSIMO FUTURO

I problemi dell’attività del medico veterinario sono dunque abbastanza evidenti. L’alto numero di medici veterinari che attualmente operano in Italia, la diminuzio-ne del patrimonio zootecnico e la conseguente contrazione delle opportunità lavo-rative, una preparazione universitaria poco adeguata e la forte concorrenza sono i fattori che nei prossimi anni potrebbero avere ripercussioni negative significative.

Per i giovani medici veterinari sembra invece più difficile delineare quali potreb-bero essere i fattori di crescita per la professione e le branche di attività che po-trebbero essere di conseguenza potenziate. Un impegno più intenso nelle attività di preservazione del patrimonio ambientale, lo sviluppo degli ambiti legati ai temi della sicurezza alimentare, l’aumento della popolazione degli animali da compa-gnia e il maggior coinvolgimento nel sistema sanitario nazionale sono considerate tutte ipotesi abbastanza plausibili, ma nessuna in particolare catalizza le aspettati-ve e viene proposta come una reale opportunità alternativa.

Nel 2005 la situazione sembrava essere più definita: la conservazione ambientale e la sicurezza alimentare erano i due campi più promettenti. Di sicuro una limitata esperienza professionale non favorisce la capacità previsionale, ma non va trascu-rato che la concorrenza di altre figure professionali in tema di ambiente e sicurezza alimentare (biologi, biotecnologi, nutrizionisti etc.) porta a previsioni più modeste e riconduce le aspettative negli ambiti di competenza tradizionali

La precarietà delle condizioni lavorative e l’incertezza delle prospettive occu-pazionali se da un lato rendono ormai improrogabile una seria riflessione sulla funzione del medico veterinario, dall’altro costringono di fatto i singoli individui a scelte obbligate, limitandone l’autonomia decisionale; si tratta di un meccanismo che può essere interrotto solo se anche i medici veterinari più giovani saranno chiamati ad essere parte attiva nel processo decisionale.