LA PROFESSIONE MEDICA PER I CITTADINI - OMCeO Bari · un dialogo, mi auguro quanto più costruttivo...

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LA PROFESSIONE MEDICA PER I CITTADINI STATI GENERALI DELLA PROFESSIONE MEDICA

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� LA PROFESSIONE MEDICA PER I CITTADINI

STATIGENERALI DELLAPROFESSIONEMEDICA

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VI OFFRIAMO LA TRASCRIZIONE “INTEGRALE” DEGLI INTERVENTI ALL’INCONTRO DEL POLICLINICO.

Dott. Cosimo Nume(Presidente Ordine dei Medici di Taranto)

Buongiorno a tutti, sono Cosimo Nume, Presidente dell’Or-dine dei Medici di Taranto. Mi tocca, in quanto decano deiPresidenti, il più anziano di carica tra i presenti, dare il salu-to e ringraziarvi tutti per aver aderito al nostro invito, ringra-ziando in particolare sia i colleghi che sono di Bari e sia quel-li che sono venuti da altre città e, soprattutto, le rappresen-tanze delle organizzazioni sindacali che hanno costruito insie-me a noi questo percorso, che questa mattina ci vede insie-me per mettere un punto fermo, ma soprattutto per avviareun dialogo, mi auguro quanto più costruttivo possibile, sulfuturo della sanità nella nostra Regione ed in partico-lare sul futuro della professione medica nella nostraRegione. Io mi limito veramente soltanto ad un saluto e passo la paro-la al Presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, prof. PaoloLivrea, per presentare questa iniziativa. Grazie.

Prof. Paolo Livrea(Presidente Ordine dei Medici di Bari)

Grazie Mimmo. Buongiorno a tutti, grazie a tutti i colleghi chehanno ritenuto importante intervenire in questa giornata, sa-luto e ringrazio l’Ass. Fiore per la sua presenza. Ricordiamo tutti che l’anno scorso, quasi un anno fa, ci fu unprimo incontro che aveva la denominazione “Stati generalidella medicina in Puglia”; è passato un anno ed oggi faccia-mo un secondo incontro, poi vedremo di consolidare questainiziativa. Iniziativa che nasce in virtù dell’accordo di pro-gramma dei sei Ordini dei Medici della Regione, i qualiavevano pensato lo scorso anno di varare un’iniziativa di col-laborazione complessiva, dato il taglio regionale dell’orga-nizzazione della nostra vita sociale, lavorativa, produttiva, equindi superare la vecchia concezione di suddivisione provin-ciale, che ha ormai poco spazio nella visione attuale dellanostra vita sociale; stiamo perciò pensando alla costituzionedi una futura federazione.Ma al di là delle forme vi è la sostanza di una piena collabo-razione, con l’accordo sul fare una seconda giornata ad un

anno di distanza dalla prima, che testimoni questa collabora-zione.Gli Ordini dei Medici sono espressione, come tanti altri ordi-ni, della presenza delle professioni nella società, intese comeservizio competente, patrimonio di conoscenze per essereutili al nostro vicino nel cammino della vita; la Professione èuna grande realtà, è la prima realtà di una democrazia basa-ta sui grandi principi umani, ma anche sulle competenze,sulla cooperazione per sviluppare gli stessi princìpi.

Vita dell’Ordine

Notiziario aprile 2011 19

Gli Stati Generalidella Professione MedicaAula “De Benedictis” Policlinico di Bari – 5 marzo 2011

Antonio Martiradonna

� LA PROFESSIONE MEDICA PER I CITTADINISABATO5 MARZO 2011ORE 9,30

AULA MAGNADE BENEDICTISPOLICLINICO DI BARIA CURA DEGLIORDINI DEI MEDICIDELLA REGIONE PUGLIA

STATIGENERALI DELLAPROFESSIONEMEDICA

�Si può decidere della nostra salute

senza un parere medico?

SONO INVITATI TUTTI I MEDICIE TUTTE LE COMPONENTI

DELLA PROFESSIONE MEDICA(ORDINISTICHE, SINDACALI,

SCIENTIFICHE E PROFESSIONALI)PER CHIEDERE ALLA POLITICA

DI DISCUTERE “INSIEME“LE PROBLEMATICHEDELLA SALUTE DEL

CITTADINO PUGLIESE.

Jester’s Studio

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E questo lo dico per abbandonare l’erroneo progetto di abo-lire gli ordini professionali; tutte le volte che uno Stato vuolediventare totalitario la prima cosa che fa è abolire la presen-za delle professioni, perché la competenza è una granderealtà nell’organizzazione delle società umane: saperfare, saper essere presenti, saper rispondere ai bisogni.Allora chiudiamo la questione se gli Ordini debbano essereaboliti; devono naturalmente essere riformati, come tutte leaggregazioni umane, poiché noi siamo nati esattamentecento anni fa, ed in cento anni si possono modificare funzio-ne e posizione, ma gli Ordini sono nati cento anni facome un organismo ausiliario dello Stato, ed adessodovremmo riflettere su cosa sia oggi lo Stato, se lo Stato rap-presenti il tutto. Ma se riformando trasformiamo la frase da “organismi ausi-liari dello Stato” ad “organismi ausiliari del Governo”, perchéalla fine lo Stato è il Governo, allora troviamo un secondo ter-mine di questa equazione pienamente valido: gli Ordini el’ausiliarietà, la capacità di essere ausiliari nel Governo.Io non vi tedierò più di qualche minuto e vi chiedo scusa sepropongo delle visioni che possono sembrare personali, sog-gettive, ma credo che a 64 anni uno possa dire quello chepensa e penso anche che ciascuno dovrebbe pensare a vede-re i nostri problemi di oggi in una cornice di riferimento. Checosa voglio dire? Noi viviamo in tempi in cui c’è una drammatica cadutadella deontologia; non è una frase generica: - la deontolo-gia , professioni competenti, principi - è una carta su cuiabbiamo giurato, una carta di principi che è cambiata neltempo, ma la deontologia è la base del nostro lavoro.Ma questa società non incoraggia la deontologia; noiviviamo quotidianamente la conoscenza di una pervasivitàprogressiva di interessi privati che erodono le istituzioni pub-bliche, trasformando la società che piano piano nei secoli si ècostruita come equilibrio tra individui, trasformando questoin squilibrio tra individui, in cui il più ricco, il più bello, ilpiù forte è quello che domina, è quello che governa, ripor-tando la nostra società ad un livello tribale.Viviamo una erosione dell’interesse privato nella fun-zione pubblica e ne abbiamo esempi quotidiani: abbiamosentito classificare la scuola pubblica come uno strumentocon cui si inculcano principi sbagliati, contrari a quelli che in-culcano le famiglie nei loro figli, abolendo la storia dellapedagogia, abolendo la democrazia che c’è nella pedagogiaper tutti.

Abbiamo eroso le funzioni pubbliche parlando dell’errore cheè stato fare l’Unità d’Italia, abbiamo dei partiti di maggioran-za (e finisco con le mie riflessioni, ammetto che sono rifles-sioni ma non posso non dirle, perché tutta la mia azione,nell’Ordine, nella vita, discende da queste cose e dunque nonposso tacerle) abbiamo una maggioranza, che governa que-sto paese, che ha votato l’approvazione di una colossalebugia, che è la bugia di una vita privata che diventa pubbli-ca e che ha pervaso la maggioranza di chi rappresenta ancheme nel Governo di questo Paese, cioè del Parlamento. Alloranoi abbiamo una caduta pericolosa della deontologia, quoti-diana, in ogni momento della nostra informazione, dellanostra riflessione. Tutto questo è la cornice di riferimento della difesa delladeontologia che è la base della nostra professione. Una professione che rappresenta la solidarietà, rap-presenta l’eguaglianza: siamo tutti uguali, nella nascita,nella sofferenza, nell’invalidità e nella morte, una professio-ne che rappresenta la libertà di scelta anche del merito, delleterapie, discutendo col medico della dignità della personaumana. Cosa hanno a che fare queste piccole-grandi iniziali rappre-sentazioni di quello che guida le nostre giornate con la corni-ce di riferimento dei tempi che stiamo vivendo? La discrepan-za è forte e allora questo è il primo elemento che giustifica iltermine un po’ roboante, ma sostanziale di stati generalidella medicina; cominciano in questa Regione a riflettere.Ma accanto a questa cornice di riferimento ci sono poi, di-scendendo nella vita quotidiana, i nostri momenti di difficol-tà nella sanità della Regione e nella medicina dentro questasanità. Sanità e medicina sono due cose diverse, ciascuna habisogno dell’altra.

Noi abbiamo imparato ad immagazzinare quotidianamente ilproblema dello spreco e del tentativo che parte della politicafa per combattere lo spreco e che parte della politica invecefa per usare lo spreco come strumento della sua sopravvi-venza. Abbiamo imparato ad immagazzinare segnalazionidi abusi di singoli e quindi abbiamo problemi di sistema,politica e uso delle risorse, e problemi di diffusa vita applica-tiva della deontologia, che ha delle devianze. Di fronte a questo c’è la grande massa della nostra pro-fessione, che quotidianamente tira la carretta delladignità di questa professione, tira la carretta del sostegno

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della salute dei cittadini, cooperando alla creazione del siste-ma sanitario che è tra il primo, il secondo, il terzo posto almondo, l’oscillazione della nostra graduatoria va neiprimi tre posti, con un impegno di spesa che è nettamenteinferiore a quello della percentuale di PIL degli altri Paesiindustrialmente avanzati. Abbiamo quindi un problema dipolitica e risorse, politica e Governo, e un problema di vissu-ti individuali devianti, della professione. Di fronte ai problemi la risposta di porre un pannello di tecni-ci dell’economia o di tecnici dei sistemi organizzativi comples-si, che taumaturgicamente o con modalità punitive riorganiz-zano il sistema, è assolutamente velleitario e perdente. Tra l’altro vi sono degli esempi che si possono fare: la certifi-cazione on-line è un sacrosanto adeguamento; come i franco-bolli stanno scomparendo così scompariranno anche i certifi-cati cartacei, ma perché bisogna dire che chi non fa il cer-tificato on-line verrà licenziato e metterlo in una legge? Questo significa minare la nostra professione alle basi, per-ché si dà il messaggio al malato, che sta davanti a te perchiedere qual’è la verità sul suo futuro, che tu puoi mentire;chi ci governa (che mente e ha una maggioranza che appog-gia le sue bugie) pensa che i 330.000 medici italiani menta-no e che se non fanno il certificato on-line non è perché nonhanno tempo, o perché non funziona il sistema. Nel nostroPoliclinico non c’è una stazione e un medico in grado di farlo,e siamo a due mesi dall’imposizione dell’obbligo di legge, manella legge si scrive che se non lo si fa “ti licenzio, perché seiun bugiardo e sei un imbroglione, e dunque te ne devi usci-re dalla professione”.Guardate, allora scusate, qui non è più una riflessione per-sonale, ma è un obbligo di analisi della fase sociologica chestiamo attraversando. E allora la nostra professione, ma noncome corporazione, si deve difendere, ci dobbiamo difende-re perché se no è inutile che veniamo a lavorare. E se continuiamo così la risposta sarà questa: curatevida soli!Allora noi abbiamo le leggi che instillano la sfiducia nel rap-porto medico-paziente, e questo è un esempio macroscopicodi come i tecnici dell’economia e i tecnici dell’amministrazio-ne delle cose complesse, non possono entrare dentro il cuoredella professione, dentro il cuore della competenza e dellacompetenza al servizio di chi ne ha bisogno.

L’abuso dei singoli: attualmente la Procura della Repub-blica non comunica neppure se X o Y è sospettato di abuso ose ha effettivamente abusato; bisogna leggere il giornale edal giornale capire che cosa succede. La Federazione Nazionale ha scritto al Ministero competentedella Giustizia chiedendo di emanare una norma che obblighii Procuratori ad avvertire gli Ordini dei Medici di ciò che acca-de sulle devianze singole. La risposta è stata: “questa normanon è prevista e gli ordini devono fare domanda di informa-zione volta per volta”, chiuso l’argomento. E questo significa che si toglie significato all’Ordine deiMedici, che deve compiere l’analisi deontologica ma allaluce della competenza però, alla luce della tecnica, dellaconoscenza tecnica, alla luce della visione effettiva: cosa sipoteva o non si poteva fare in quel caso? Togliere questapossibilità significa erodere la professione.

Noi in Puglia, e ringrazio l’Assessore per tutto quello che hafatto e per la sua presenza, siamo di fronte ad uno dei piùgrandi momenti di trasformazione, forzosa, perché il sistemanon ha tenuto, mentre andava riformato economicamente efunzionalmente: riforma difficilissima, chiudere ospedali, tra-sformarli, collegare finalmente gli ospedali al territorio. Nonvoglio entrare nella tecnica, ma la conclusione di questo pro-cesso è che forse è il più grande momento di trasfor-mazione della sanità nella nostra Regione.Ed allora, come organismo ausiliario del Governo, è dovero-so proporsi a questo Governo come strumento di coo-perazione permanente nell’ambito delle funzioni ausi-liarie dello Stato e dunque del Governo.Gli elementi che sostanziano questa proposta sono infiniti,riassumibili nella conclusione che se dobbiamo cambiare iflussi e le funzioni dentro l’organizzazione di una professio-ne, non si può fare senza la professione. Dico tre cose per esempio: la formazione, da come formiamo avremo le modalità concui i medici lavoreranno; da quanti e quali ne formiamo avre-mo l’assetto futuro della sanità in un territorio; sugli aspet-ti numerici e qualitativi della formazione gli Ordini nonhanno alcuna voce in capitolo nell’organizzazione strut-turale del governo di una Regione.Noi dovremo affrontare nei prossimi dieci anni la perdita di130 mila medici, compensata da 60-70.000 entrate, e quindiil netto è che avremo 70 mila medici che mancheranno.Quale sistema formativo vogliamo improvvisare in qualchemese, o qualche anno, per reggere a questa nuova richiesta?Abbiamo il mondo delle specialità che cambia, alcunedeperiscono, altre si trasformano, altre si creano. Come viene stabilito il fabbisogno degli specialisti in questaRegione?

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Abbiamo il problema della ricerca biomedica, che è il moto-re dello sviluppo anche nelle fasi applicative di conoscenzeacquisite esternamente. Quale raccordo c’è fra Sistema Sani-tario Regionale, IRCCS e Università? Nessuno, non c’è nemmeno a livello nazionale, tanto che èstato proposto, a livello di federazione nazionale, un sottose-gretario che si occupi da solo di questa cosa, perché siamopoveri, investiamo poco in ricerca e se non c’è sinergia eusiamo questi tre castelli come dei castelli per gli interessiprivati nel pubblico, interessi personali, di carriera, di visibi-lità, e non tentiamo un raccordo, noi perdiamo grandi oppor-tunità e non cresciamo.Ma se a livello di Ministero non si può fare, perché non farloa livello regionale un raccordo tra IRCCS, Università eSistema Sanitario per la ricerca biomedica?

C’è poi il problema della rete ospedaliera: negli anni2000-2004 sono stati restituiti, in quanto non usati dalla Re-gione Puglia, 1.150 miliardi di edilizia non usati. Il Policlinicone ha restituiti 160, che non ha utilizzato perché non ha fattoi progetti e ha preferito non impegnarli. Noi abbiamo una reteospedaliera obsoleta, con un’età media degli ospedali di oltre70 anni, e l’ efficienza di un ospedale non dura più di 50-60anni.Abbiamo ospedali piccoli e inutili da riconvertire e ospedalinuovi da costruire, recuperando il tempo perso; abbiamoperso dieci anni sul rinnovo della rete ospedaliera per questasciagurata scelta di non usare le risorse che erano dis-ponibili: non so quanti di voi lo sanno, ma si trattava del se-condo triennio di applicazione di una legge del 1988, chedoveva scattare quindi nel ’91-92, e che invece è scattato nel2000 ed i soldi sono stati restituiti al mittente.

Abbiano problemi per esempio di presenza nelle sceltestrategiche. Che vuol dire? Noi abbiamo il parere dei beni culturali per capire se il palaz-zo A o la strada B, o il ponte C, o il pozzo D deturpano il pae-saggio o dà fastidio al palazzo antico. Abbiamo il parere deipaesaggisti e degli storici dell’arte, ma noi non abbiamo alcunparere se, quando facciamo un grande intervento industriale,edilizio, infrastrutturale, agiamo sulla vita dei cittadini e sullasalute dei cittadini, ovvero l’impatto sanitario dei piani disviluppo. Ed allora noi vogliamo collaborare con il governodella nostra Regione per mettere al servizio le competenze diuna professione per le scelte della professione e per le scel-te della società che questa professione serve.

La Regione Toscana dal 2003 ha istituito il ConsiglioSanitario Regionale, che è un organismo tecnico consulti-vo della Giunta regionale e del Consiglio regionale previstodal Regolamento regionale. L’istituzione di tale organismo nasce dalla volontà dellaRegione Toscana di coinvolgere tutte le figure professionali etecniche del servizio sanitario regionale quali interlocutori qua-lificati nei dibattiti decisionali, al fine di assicurare scelte re-sponsabili e consapevoli di promozione e tutela della salute.La missione è di contribuire all’innovazione ed allo sviluppodella qualità dei servizi sanitari, fornendo consulenza inmateria di organizzazione e programmazione sanitaria, eparere sui provvedimenti di contenuto tecnico sanitario.

C’è un Presidente, un Vicepresidente, l’Ufficio di Presidenza el’Assemblea.Il Presidente è il Presidente della Giunta regionale ed hadelle funzioni, il Vicepresidente è il Presidente in caricadella Federazione degli Ordini Provinciali. L’Ufficio di Presidenza, che ha vari compiti – proporreall’assemblea il programma, l’ordine del giorno, costituire igruppi di lavoro, designare gli esperti regionali ed extrare-gionali, promuovere d’intesa con quello che corrisponde allanostra Ares il coordinamento delle rispettive attività – è com-posto dal Presidente del Consiglio Sanitario Regionale, dalVicepresidente, da otto membri eletti all’interno dell’assem-blea dal Direttore generale della competente direzione gene-rale della Regione.L’assemblea è costituita dal Presidente, dal Vicepresidentee da 28 membri: tre medici di medicina generale, un pedia-tra di libera scelta, 24 specialisti individuati nell’ambito dellediscipline riferite alle strutture funzionali ospedaliere, alleunità funzionali territoriali ed al dipartimento alla prevenzio-ne, tenendo conto delle varie realtà territoriali; da 15 rap-presentanti delle professioni sanitarie, veterinari uno, farma-cisti uno, psicologi uno, odontoiatri, biologi, chimici, tre coor-dinamento Ipasvi, ostetriche, radiologia, altre figure sanitariedi tipo tecnico e riabilitativo, tre Direttori sanitari delle unitàsanitarie locali ed in rappresentanza dell’azienda ospedalierauniversitaria, due Direttori sanitari designati dalle associazio-ni rappresentative degli istituti privati, tre esperti in materiasanitaria eletti dal Consiglio regionale.Andando su Internet si vedono i lavori di questa struttura,che pubblica gli atti, pubblica i pareri: i pareri sono a prio-ri sulle scelte, non a posteriori, sono una concertazionesulle scelte, e il range di interesse va dal parere sul farmaco,al parere sui percorsi, uso della PET in neurologia, uso dellaPET in oncologia ecc…

Allora io mi chiedo: la Regione Toscana ha una sanità non inpassivo, ha una sanità ampiamente efficiente, mi chiedo per-ché non replicare questa esperienza, ovvero costituire in Pu-glia il Consiglio Sanitario Regionale che aiuti la Regione acombattere il degrado della caduta della deontologia in que-sto paese, il problema sprechi e politica e uso strumentaledegli sprechi, aiuti la Regione ad essere informata sui cam-biamenti che le conoscenze mediche portano, che sono cam-biamenti di percorso, di assetto organizzativo, aiuti la Regio-ne a capire che una cosa importantissima sono i sindacatimedici, ma altra cosa sono gli Ordini dei Medici, che non sonola difesa di categorie interne, ma sono la difesa dei valoridella professione, che sono la solidarietà, l’eguaglianza, lalibertà, la dignità della persona, che sono gli stessi valori percui si governa una Regione.E allora penso che gli stati generali vadano proclamati conun’attività che dovremo concordare con cadenza regolare,adesempio il primo sabato di ogni mese?

La Cassazione afferma che è reato se il medico dimette unpaziente per risparmiare, noi siamo giudicati se il tempo diricovero è 6,3 giorni, o 6,1 giorni, o 6,7 giorni, e siamo giu-dicati se il peso dei nostri ricoveri, il peso specifico, è uno euno, o due, o 0,7, perché se ci occupiamo di chi pesa 0,7siamo gentaglia inutile; ma quello 0,7 è la persona con cin-que patologie, che non ha un territorio alle spalle, che ha un

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medico di famiglia senza infermiere, che non ha accanto unavera rete sanitaria ecc…Allora gli stati generali della medicina hanno due scopi: ilprimo la richiesta ferma della istituzione del ConsiglioSanitario Regionale, come organo di consulenza della pro-fessione medica e del mondo sanitario che attorno alla pro-fessione medica vive e opera, ed il secondo quello di avereun’area in cui discutere raccogliendo il parere “di tutti noi”,protagonisti della nostra professione per ogni paziente e perogni giorno del nostro lavoro, e dunque anche nella prospet-tiva a lungo termine del nostro lavoro: avere un’area in cuiqueste necessità emergano, vengano discusse per ricostruirela deontologia nella nostra professione e la deontologia nelnostro modo di vivere sociale.Io vi chiedo scusa se ho preso troppo tempo, 40 minuti, mavi ringrazio per l’attenzione e per la pazienza; credo tuttaviache una riflessione sul momento che andiamo vivendo andas-se fatta e che dobbiamo decidere delle strategie di azione.Grazie.

Dott. Cosimo Nume(Presidente Ordine dei Medici di Taranto)

Grazie Paolo, molto opportuno il richiamo alla recente sen-tenza della Corte di Cassazione che riguarda la condanna diun medico precedentemente assolto dalla Corte di Appello,per aver dimesso un paziente esattamente nei limiti previstidalle linee guida, ma secondo la Corte di Cassazione questonon era sufficiente. Ora anche questa è la conseguenza di una disattenzione daparte della politica nazionale alla professione medica, nonesiste in Italia ancora una definizione di atto medico,non esiste qualcosa che ci differenzi da altre professioni sani-tarie. Giace in Parlamento da anni una proposta di legge didepenalizzazione della colpa medica, attenzione non di impu-nità, ma di ridefinizione di alcuni quadri di riferimento; è ov-vio che poi si deve rispetto alla Corte di Cassazione, si deverispetto alla sentenza, oltretutto i giudici applicano delle leggie sarà molto importante approfondire questo argomento,quando sarà pubblicato il merito della sentenza.Ma era molto opportuno anche perché il rischio è quello dipiegarsi eccessivamente verso una medicina difensiva chemetterebbe in ginocchio sicuramente le risorse delle Regioni,le risorse a disposizione. Do lettura del documento prodotto durante queste riunioniinsieme alle organizzazioni sindacali.

DOCUMENTO DEGLI STATI GENERALI DELLA PROFESSIONE MEDICA

Il sistema sanitario pugliese vive oggi uno dei momenti piùcritici. La sua sostenibilità economica è messa a dura provada un notevole indebitamento accumulato nel corso di tantianni, senza che i politici e gli amministratori che si sono suc-ceduti al Governo regionale abbiano avuto la possibilità diporre in essere determinazioni per individuare nuove risorseper ridurre o estinguere il deficit.Su indicazione del Governo nazionale, la Giunta Regionalepugliese ha adottato un piano di rientro con il quale si impe-

gna a ridurre la spesa di circa 500 milioni di euro nel corso diun triennio.Punti fondamentali di questo piano sono la riduzione dellaspesa farmaceutica di circa 100 milioni di euro, il taglio dicirca 1500 posti letto, il blocco totale del turnover, quest’ul-timo fonte in particolare di preoccupazione in quanto le risor-se professionali umane sono le risorse guida del SSR, chenon può sopportare il blocco totale del turnover senza unadrastica riduzione a regime delle prestazioni. Su questo scenario si innesta negli ultimi giorni la recentesentenza della Corte Costituzionale che di fatto ha annullatole procedure di stabilizzazione del personale sanitario, conevidenti ricadute sul piano assistenziale e occupazionale.

In pratica, nonostante due piani sanitari ed una legge di rifor-ma del servizio sanitario regionale approvati negli ultimi 15anni, le problematiche di fondo del sistema sembrano a tut-t’oggi sostanzialmente immutate ed i medici percepisconoquotidianamente la difficoltà di svolgere la propria professio-ne in strutture in larga parte obsolete e disorganizzate, nellapressoché totale inesistenza di una rete territoriale adegua-ta, con l’aggravio di un carico burocratico sempre più oppri-mente ed informato a criteri solo quantitativi ed economici,in assenza di strumenti per la valutazione della qualità pro-fessionale.

A fronte di questo complesso e sconfortante scenario, gliOrdini dei medici e le Organizzazioni sindacali di categoriacondividono la necessità e l’urgenza di avviare un confrontoserrato e costruttivo tra la professione medica e l’autoritàregionale, proponendo in tal senso l’attivazione e istituziona-lizzazione del “Consiglio Regionale della ProfessioneMedica”, organismo con funzioni consultive in fase di pro-grammazione, verifica e monitoraggio dei processi assisten-ziali nella nostra regione.

Pur nella consapevolezza che il medico non è l’unico attoredel complesso sistema dell’assistenza sanitaria, condividendola gestione dei processi assistenziali con altre non meno qua-lificate ed importanti figure professionali, è tuttavia innegabi-le che la peculiarità e centralità del suo ruolo in termini diresponsabilità e referenzialità nei confronti dell’utenza esigeun diretto e privilegiato coinvolgimento nella governance del-l’offerta di salute nella nostra regione, in particolare in unmomento, come l’attuale, di profondi cambiamenti.

In tal senso gli estensori del presente documento ripropongo-no, opportunamente rimodulate, le proposte operative giàsottoscritte in occasione del precedente confronto con le auto-rità regionali svoltosi a Bari nel gennaio 2010, impegnandosiora come allora ad ogni costruttiva collaborazione per il rag-giungimento degli obiettivi, ma anche chiedendo con forza ilconcreto impegno del Governo regionale sui seguenti punti:

• l’assistenza ospedaliera deve essere erogata in struttureidonee a garantire prestazioni appropriate in sicurezza e acosti sostenibili. I piccoli ospedali vanno chiusi se struttural-mente non sono in grado di garantire prestazioni appropria-te e sicurezza sia degli utenti che degli operatori, preveden-do tuttavia un contestuale e non dilazionabile potenziamentodella rete di assistenza a domicilio o in residenze sanitarieopportunamente attrezzate e omogeneamente distribuite su

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tutto il territorio regionale e implementando, d’intesa con glioperatori, forme organizzative sempre più complesse ed effi-caci di assistenza primaria;

• le politiche di spesa devono essere correlate agli indicato-ri economici e sociali e non solo all’età dell’utenza: più ilreddito è basso, maggiore è il disagio sociale, più diffuse emeno curate sono le malattie; in tal senso andranno indivi-duate azioni comuni informate a principi di solidarietà, acco-glienza e responsabilità, la cui applicazione garantisca idoneimodelli per la tutela della salute individuale e collettiva;

• l’ospedalità privata, convenzionata in base a trasparenticriteri di accreditamento, ha un ruolo fondamentale nel siste-ma, al fine di garantire il diritto alla libera scelta del cittadi-ni;, ma in quest’ottica una virtuosa concorrenza ed una equi-librata integrazione richiedono il massimo impegno da partedella Regione in termini di organizzazione, valorizzazione epotenziamento funzionale delle strutture pubbliche;

• vanno garantite forme di assistenza specialistica odon-toiatrica, in particolare in favore di soggetti economicamen-te deboli o affetti da patologie croniche, con l’eventuale ricor-so a fondi sanitari integrativi, mutualità volontaria e terzopagante;

• ridurre l’inquinamento, in particolare nelle aree a forteinsediamento industriale, significa abbattere la mortalità econtenere i costi per la cura di patologie, anche gravi, diret-tamente collegate all’azione di agenti inquinanti; a tal propo-sito è urgente una nuova governance delle attività antropiche(insediamenti produttivi industriali, smaltimento dei rifiuti,sistemi dei trasporti etc.) che superi la Valutazione di Im-patto Ambientale (VIA) e recepisca il legame indissolubile traambiente, sviluppo e salute, mediante la Valutazione diImpatto sulla Salute (VIS).

• la qualità della formazione medica ed il potenziamentodella ricerca scientifica devono rappresentare obiettivistrategici primari dell’organizzazione sanitaria; in tal sensoRegione, Aziende sanitarie, Università, Ordini, Società Scien-tifiche dovranno concordare forme di partecipazione e colla-borazione ai fini di un’offerta formativa qualificata e indipen-dente per l’Educazione Continua in Medicina e analoghe for-me di apprendimento e sviluppo professionale.

I medici non accettano più di essere additati come i respon-sabili del degrado della sanità e chiedono alla politica di assu-mersi le responsabilità per un sistema che non risponde apieno alle esigenze di salute dei cittadini, per ripartire insie-me alla ricerca di soluzioni condivise e appropriate.

In tal senso, riteniamo irrinunciabile la richiesta, che ribadia-mo in conclusione, dell’istituzione in tempi brevissimi di unConsiglio Regionale della Professione Medica.

Dott. Filippo Anelli(Vice Presidente dell’Ordine dei Medici di Bari)

Apriamo il dibattito, le iscrizioni ci sono già, io inviterei i rela-tori a mantenersi entro i tre minuti, come vi è stato giàpreannunciato, in modo tale da dare dopo la possibilità al-l’Assessore di poter intervenire.

Dott.ssa Anna Lampugnani(Segretario dell’Ordine dei Medici di Bari)

Buongiorno a tutti i colleghi, che ringrazio perché il sabatosappiamo che dovrebbe essere una giornata un po’ più dedi-cata alla famiglia, ma la grande presenza qui significa che iproblemi di cui parliamo oggi sono estremamente sentitidalla categoria. Allora senza parafrasare retoricamente i grididi dolore, penso che il messaggio che deve uscire oggi è chela categoria medica vuole contare di più nelle scelte evuole parlare con la politica. Io vedo che qui è presentel’Assessore, che ringrazio, ma purtroppo non vedo tutti iPresidenti dei gruppi consiliari, che pure come Ordine aveva-mo invitato.

Vogliamo contare di più, facendo però un’analisi di quelli chesono stati anche i nostri sbagli, nel senso che abbiamo per-messo, attraverso la frequente divisione della categoria, chequalcuno governasse pezzi di questo sistema senza che noi checi lavoriamo tutti i giorni potessimo far sentire la nostra voce.Quindi i messaggi brevissimi, che sento di poter lanciare,riguardano il fatto che la categoria ovviamente si deve parla-re, si devono parlare tutte le componenti, nessuno si può piùsottrarre a questo confronto e la sintesi la troviamo attraver-so gli Ordini, ma devono essere ascoltate anche le voci deisindacati, che non vogliono appunto fare una difesa corpora-tiva ma vogliono tornare a contare nelle scelte e le sceltesono scelte sanitarie, sono scelte tecniche, sono scelte digovernance. Noi abbiamo tante professionalità, possiamo as-solutamente rimarcare quelle che devono essere le program-mazioni, le scelte dei territori, uscendo dalla logica del cam-panile. Io ribadisco sempre che i medici sono una professione intel-lettuale, non possiamo rinunciare a questo ruolo, vogliamo –ripeto – essere ascoltati, ma naturalmente dobbiamo esserein grado non di fare singole difese del proprio pezzettino diprofessione, ma guardare in maniera sistemica. Chiediamo, e questo lo chiedo perché lo sento come Ordinee lo sento come sindacalista, chiediamo più rispetto per lecondizioni di lavoro, per i luoghi di lavoro; vi ricordo checi sono categorie come i medici del 118, i medici delle emer-genze, i medici di continuità assistenziale, che operano insedi che sono fatiscenti e quindi io ribadisco che non si pos-sono più esporre i sanitari, che non fanno più bene il loromestiere, se non si danno assicurazioni in questo senso.Il Consiglio dei sanitari che oggi noi proponiamo va in questo

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senso, so che molti pensano “adesso facciamo un’ennesimaCommissione, perché così poi non si risolve niente”, no, que-sta è una cosa diversa, deve funzionare in maniera diversa,deve raccogliere appunto i momenti più alti, non deve esse-re – ripeto – una camera di compensazione di interessi, madeve avere lo sguardo più ampio possibile alla programma-zione, alle esigenze anche dei territori, ma soprattutto alleesigenze dei medici; poi ascolteremo anche gli altri profes-sionisti, ma credo che oggi vada rimarcato l’orgoglio di que-sta professione. Grazie.

Dott. Rosario Polizzi

Io sono veramente lieto di questo incontro, della riflessioneche andiamo a fare, perché dobbiamo finalmente ricollegarela nostra professione con l’interesse del paziente e questodeve essere a mio avviso un tutt’uno, deve rappresentarequalche cosa che sia veramente connesso. Ma in questomomento noi stiamo invece vedendo il massimo delladisconnessione. Caro Paolo tu hai fatto una bellissima introduzione, come saifare tu quando intervieni, però forse hai interpretato delleesigenze interiori, sei stato un ottimo psichiatra da questopunto di vista, hai dato un messaggio che non so quanto que-sto territorio, questo tessuto pugliese può recepire. Io sono molto allarmato in questo momento, come espres-sione della Sanità, sia pure nel nostro ambito, come modestorappresentante politico, perché sai che chi ha fatto come me,a 65 anni, due legislature nell’Ordine dei Medici, l’assessore,il parlamentare, l’amministratore all’Oncologico, ad un certomomento fa una riflessione: ma possiamo noi continuare inquesto momento ad essere sotto lo schiaffo di una situazio-ne politica così drammatica per cui da domani cominceranno,come si dice, a volare gli stracci tra un ex Assessore, unPresidente di Giunta, un Sindaco di Bari, cioè fra poco noisaremo immersi in questa situazione, perché adesso i varimagistrati stanno ascoltando le confessioni, le riflessioni ditutta una serie di esponenti politici, e “per fortuna” che noicome Assessore in questo momento abbiamo TommasoFiore, di cui riconosciamo al massimo, io ritengo tutti, l’one-stà. L’ hanno chiamato “cane da guardia”, l’hanno chiamatoin tutte le maniere, ma l’onestà, la correttezza, la precisio-ne e la conoscenza dei problemi sanitari che ha Tommaso nonce l’ha nessuno, con due esperienze che lui ha, da universi-tario e da esponente politico. Quanti discorsi, quanti incontrinoi abbiamo fatto in altri momenti e ci siamo trovati d’ac-cordo, pur venendo da espressioni culturali completamentediverse. Bene, in questo momento io invito veramente l’Ordine deiMedici, gli stati generali della medicina, la grossa componen-te degli infermieri e la grossa componente della società civi-le che ci sta a guardare, attenzione perché fra pochi giorni noiavremo questo addosso: avremo ex Direttori generali cheparleranno delle pressioni che hanno avuto da ex Assessori,parlerà il Presidente della Giunta che avrà da dire qualcosa suquello che dirà l’ex Direttore generale, cioè un disastro. Main questo momento la nostra forza è l’unità e qua vera-mente invito Tommaso Fiore a mantenere la barra dritta inquesto momento particolare, perché noi sì come movimentopolitico abbiamo chiesto il commissariamento della sanità,

perché non possiamo e non riteniamo che sia possibile lascia-re da solo un Assessore che sta diventando veramente il vasodi coccio in mezzo ai vasi di ferro, di acciaio e, mentre si stadilaniando, mentre si sta verificando tutto questo, ecco chenoi dobbiamo mantenere la forza e la possibilità di frequen-tare le corsie, di frequentare gli ambulatori, di avere a chefare, di parlare e di documentarci, perché si possa avere unaprofessione medica ed infermieristica ancora migliori. Sul Consiglio Sanitario Regionale è interessante la proposta,ma io ritengo che vada ancora metabolizzata perché altri-menti lo mettiamo insieme a tante altre commissioni, comi-tati, che pervadono l’Assessorato alla sanità, che pervadonola nostra Regione; ci sarà da discutere perché può essere unacamera di decompressione molto interessante, bisogneràvalutarla con attenzione, perché non si verifichino anche nelConsiglio Sanitario Regionale le stesse battaglie per chi deveentrare, se ci deve essere una lottizzazione precisa, se cideve essere un inquadramento legato più all’espressionepolitica.E poi – finisco subito – sugli ospedali, sulla chiusura degliospedali; è giustissimo, per carità, vanno ridotti, ma non pos-siamo non considerare il territorio nelle sue espressioni; icampanilismi purtroppo dobbiamo considerarli e dobbiamoconsiderarli attentamente, vanno modificati, vanno aggiusta-ti, vanno inquadrati, però non possiamo limitarci a dire “ba-sta con i campanilismi”, perché diciamo qualche cosa che nonè reale. Di piani sanitari regionali, e nessuno come Tommasolo sa più di quanto ne può sapere ciascuno di noi, noi ci occu-piamo dal ’78, io ricordo l’elaborazione del primo piano sani-tario regionale fu fatta addirittura nel ’78 e da allora noi dis-cutiamo nella stessa maniera e abbiamo raggiunto un obiet-tivo, perché Tommaso ha avuto la forza di fare un certo dis-corso anche piuttosto duro. Su queste cose poi magari è beneriflettere più attentamente. Grazie.

Dott. Roberto Panni

Un saluto a tutti i presenti. Devo confessare che sono estre-mamente emozionato, perché mi ero fatto una scaletta,anche sintetica ovviamente, ma devo stravolgerla completa-mente, perché il taglio prevalentemente etico e deontologicoche volevo dare lo devo ulteriormente ampliare da questopunto di vista. Parlo non tanto in veste sindacale, perchéquesto ritengo che non sia un tavolo sindacale, bensì appun-to in senso deontologico, condividendo l’impostazione datadal Presidente Lampugnani, per cui dobbiamo farci un’auto-critica. Anche perché, soprattutto le istituzioni, diciamo cheapprofittano; le nostre mele marce sono simili a quelleche esistono in tutte le categorie, ma in ogni caso ven-gono utilizzate per poter giustificare determinati provvedi-menti che a volte possono non essere condivisi. Ed inoltre vorrei sottolineare che nella medicina del territorio,in particolare nella specialistica ambulatoriale privata, anchese “privata” oggi come oggi forse viene vista come una bruttaparola, bisogna cercare nel tempo di dare una giusta colloca-zione etica, anche perché mi trovo ad essere diciamo la quin-ta generazione e tutti noi abbiamo dei figli che si spera possa-no continuare con una fondamentale impostazione etica.Ma vorrei dare quindi un appello all’Assessore, invitandolo adapprofittare delle eccellenze che esistono in tutte le catego-

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rie, a livello universitario, ospedaliero, ma ne esistono anchea livello territoriale ed anche nel privato. Ignoriamo le melemarce, cerchiamo di evitarle, cerchiamo di moralizzare que-sto settore.Quindi, così come dico all’Assessore di utilizzare, di sfruttarele eccellenze nel settore anche privato, anche noi colleghidemocraticamente dobbiamo permettere un certo dialogo perpoter arrivare a certe conclusioni. Quindi io mi sono astenuto da rivendicazioni di categoria,perché fondamentalmente dobbiamo perseguire la qualità delservizio sanitario regionale, ma si può auspicare una colla-borazione concreta della medicina del territorio con lamedicina di base e con tutte le altre categorie, degliospedali, dell’università, degli ambulatori, dei presidiambulatoriali, e non mostrare – come è accaduto magarifino ad oggi a livello regionale – di tirare acqua al propriomulino contro la categoria di altri colleghi. Questo potrà essere anche d’esempio soprattutto ai nostrifigli; bene o male noi il nostro tempo lo abbiamo fatto, se c’èqualche danno noi tiriamo avanti, ma il problema sarà per chici seguirà a ruota, cioè dei nostri figli.

Dott. Paolo Giannini

Vi ringrazio per l’invito. Veramente per l’aspetto diciamo cri-tico-emozionale, emotivo io parlerei di mobilizzazione più chedi stati generali, perché – mi voglio agganciare a quello cheha detto il collega che ha appena terminato il suo intervento– io mi sono fatto 300 chilometri e ho rinunciato al week-endcon la famiglia perché? Per i figli. Condivido perfettamente, perché io mi vergogno profonda-mente di lasciare ai nostri ragazzi una situazione di questogenere, perché assumiamo atteggiamenti secondo me chesono assolutamente puerili. Cioè noi parliamo di politici comese non sapessimo di chi stiamo parlando? I politici siamoanche noi, cioè cerchiamo di capirci, di che cosa stiamo par-lando? Noi ci dobbiamo rendere conto che non siamo statifino ad oggi capaci di riunirci nella nostra casa, che è l’Or-dine, per guardarci in faccia e per chiarire quale deve esserela governance. Cioè noi parliamo di ospedali e stiamo parlando di 160 miliar-di persi. E il territorio? Parliamo di numeri!Io ho presentato nel ’98, qui al Policlinico, quando ero Pre-sidente Nazionale dell’AMCI e delegato alla Comunità Euro-pea, uno studio dove dicevamo chiaramente che noi medicieravamo in Italia nel rapporto di 1 medico ogni 160 a-bitanti, mentre in Europa il rapporto medio tra cittadi-no e numero di medici è 280.Allora di che cosa stiamo parlando adesso? Di aumentare ilnumero degli specializzandi perché i colleghi escono dal siste-ma e non sono rimpiazzati ? Meno male che usciamo! Menomale che torniamo a dei rapporti numerici più corretti! Quando parliamo di formazione dobbiamo parlare di qualità;io, mi presento, sono Paolo Giannini, neurologo del territorio,dipendente ASL, e lavoro sul territorio nel distretto, nellariabilitazione, nell’integrazione scolastica, ma io sono solo ! Qui stiamo scherzando, di che cosa parliamo? Di costruireospedali, di rinnovare ospedali? Siamo d’accordo, alcunestrutture sono fatiscenti, ma per fare che cosa? Quando parliamo di formazione io voglio i colleghi ne-

gli studi di medicina generale, perché gli studenti devonoimparare, devono venire nel distretto, non devono stare quidentro l’ Università per fare pubblicazioni. Basta con questestorie, basta, non ne possiamo più di questa roba! La forma-zione si fa sul campo.Allora, per piacere, noi dobbiamo parlare di governance: noisiamo d’accordo o non siamo d’accordo con l’impostazioneeuropea che vede la centralità del cittadino? - che vede alcentro la parola Salute, che questa Regione ha sposato, maqui dentro fino ad ora i colleghi che hanno parlato non l’han-no usata mai, hanno parlato sempre di “sanitario”. Il concetto fondamentale è se siamo d’accordo con la centra-lità del cittadino; se siamo d’accordo con la qualità della vitadobbiamo anche essere d’accordo con il potenziamento delterritorio, con il decentramento da parte dell’ospedale;vogliamo ospedali snelli, efficienti, che non facciano il 90%dei DRG inutili, quando invece ci sono posti che sono vera-mente indegni, dove i colleghi del SERT, del SIM e dei distret-ti lavorano in posti assolutamente indecenti e indecorosi.Quindi mi riaggancio anche alla questione della dignità.Grazie.

Dott. Gianvito Chiarello

Buongiorno cari colleghi; io sono in rappresentanza dellaCommissione odontoiatrica dell’Ordine dei Medici di Bari.Sappiamo che l’odontoiatria oggi in Puglia è sostanzial-mente gestita nella totalità dalla rete libero professionale,costituita in studi privati odontoiatrici, circa 1.800 in tutta laPuglia, che lavorano con efficienza, con capacità e soprattut-to – dote abbastanza interessante – assolutamente a costozero per quello che riguarda le strutture regionali. Ovviamente ci sono tante cose da dire, ma noi come profes-sionisti ci preoccupiamo fondamentalmente di una cosa: dellefasce deboli. In questo momento le fasce deboli sono sostan-zialmente abbandonate a se stesse, perché l’odontoiatriapubblica in questo momento purtroppo non ha grandi capa-cità di poter funzionare, mi riferisco a tutto quello che stasuccedendo a livello delle strutture locali e del Policlinico, congli ambulatori chiusi, situazioni che ovviamente non possonoessere sostenibili per quello che riguarda una fascia semprepiù consistente della nostra popolazione. Per non parlare del problema dei disabili. Oggi credo che in Puglia non ci sia una sola struttura in gradodi potersi occupare dei disabili, di poterli operare in narcosi,e tutto viene continuamente affidato al volontariato, alla ca-pacità, all’improvvisazione, anche da parte dei liberi profes-sionisti, di potersi occuparsi del problema. Non credo che possiamo continuare a sostenere questa situa-zione e non credo neanche, come è stato anche scritto nelfoglio di presentazione di questo convegno sugli stati gene-rali, che se ne possano occupare i fondi integrativi, le mutuevolontarie; questi organismi sono costituiti per coloro chehanno già un reddito e paga in base a quelle che sono dellecoperture assicurative. Ovviamente il disoccupato non puòessere in grado di poter gestire questo tipo di mutue volon-tarie, per cui noi invitiamo l’Assessore a fare in modo che sipossa riprogrammare la sanità pubblica per quello che riguar-da l’odontoiatria. Certo questo significa impiegare risorse, investire, ma soldi

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Notiziario aprile 2011 27

non ce ne sono, lo sappiamo bene, ma allora a questo puntopossiamo anche mettere in gioco le nostre strutture, i nostriliberi professionisti. Credo che nessuno si possa tirare indie-tro; è una cosa assolutamente importante da fare.Nella precedente Giunta Vendola è stato istituito un tavoloregionale di odontoiatria a cui partecipavano sindacati, liberiprofessionisti, universitari, ospedalieri, c’era tutto lo statogenerale e gli Ordini ovviamente. Siamo assolutamente dis-ponibili ad occuparci del problema, siamo disponibili anche adaccettare il discorso delle risorse, che in questo caso potreb-be anche significare costo zero, con attività di volontariato.Lei, Assessore, ricordo che l’anno scorso prese un impegno,che fu quello di legiferare a favore del mantenimentodelle strutture odontoiatriche. Oggi noi lavoriamo in 1.800 studi, che magari non hanno lacapacità di essere a norma dal punto di vista architettonico;noi le chiediamo magari di ridefinire un attimo questa cosaperché le leggi ci sono ma non vengono applicate, gli organi-smi di controllo come i NAS e gli uffici di igiene pubblica nonne vogliono sapere. Noi ovviamente abbiamo delle incertezze da questo punto divista, per cui una circolare esplicativa potrebbe essere sicu-ramente un’ ottima idea, al fine di poter garantire un’assi-stenza che possa essere il più estensiva possibile e possaoccuparsi finalmente delle fasce deboli. Grazie.

Dott. Ignazio Aprile

Non intervengo come sindacalista ma come un’espressionedella figura del medico, della professione medica. Siamo in un periodo sicuramente cruciale del nostro sistema,se consideriamo che tante Regioni cosiddette virtuose, vedi ilPiemonte, il Veneto, stanno per fare anche loro piani di lacri-me e sangue, però ci rendiamo conto che una certa stagioneè finita. Se mettiamo insieme, quindi, che da una parte man-cano le risorse economiche e dall’altra parte mancheranno lerisorse umane, ci rendiamo conto che tutto il sistema va ri-scritto, quindi siamo in un momento fondamentale. Diciamo, guardando il bicchiere mezzo pieno, che forse noi inPuglia siamo fortunati, perché partiamo prima degli altri equindi potremo anche essere precursori di determinate rivisi-tazioni. Nella riscrittura del sistema, quindi, sentire il dovere dirivendicare il diritto all’interlocuzione con la politica, èsacrosanto; gli stati generali questo vogliono fortementeandare a dire, però se il riscontro odierno, la risposta dellapolitica è questa, poniamoci una domanda: c’è un grossodeficit di autorevolezza e non so sinceramente da che partesia il deficit, perché a questo punto se la risposta agli statigenerali della medicina pugliese vede l’assenza, senza nullatogliere all’Assessore, che questa mattina voglio vedere, piùche come Assessore, come collega, credo che ci dobbiamofare probabilmente un grande esame di coscienza, perché ildeficit dell’autorevolezza sta anche nella nostra storia,attenzione, non pensiamo che siano sempre gli altri, per cuiva assolutamente accorciato e colmato questo gap.Quindi l’integrazione è fondamentale, al di là del ConsiglioRegionale dei Sanitari, che può essere un tavolo sopra leparti, ma che poi deve rivedere tutte le parti, perché ovvia-mente ciascuna categoria ha da poter dire la sua, perché poi

il confronto va fatto, vanno rinserrate sicuramente le fila diquesto sistema. È un sistema quindi che è destinato a curare meno, non cura-re male, a curare meno, perché se mancano le risorse eco-nomiche e umane, dobbiamo porci questo problema, anchese si ritorna al rapporto migliore tra medico e numero di cit-tadini.Quindi che cosa significa? Curare meno come può fare ammalare di meno ?Allora la grande scommessa che nessun sistema mai ha por-tato avanti è quella di incominciare da subito, rapidissisa-mente a strutturare tutti quei percorsi che vedono la profes-sione medica come portatrice di prevenzione della patologia;non possiamo più limitarci a curare, dobbiamo necessaria-mente andare a prevenire.E poi, ripeto, è fondamentale fare questo percorso con lapolitica, senza il quale noi non potremmo fare assolutamen-te nulla; dobbiamo integrarci e questa mattina è un segnaleforte, bisogna avere una faccia tutta unica in Puglia e di fron-te a questa devono venire a confrontarsi tutti quanti, chigoverna e chi comunque ha responsabilità politica. Se non riformiamo urgentissimamente il sistema, la deriva,cari colleghi, è quella di una subdola, ma non troppo, pri-vatizzazione del sistema, e noi come professione medicanon possiamo assolutamente accettarla dal momento chesiamo per un sistema equo e solidale e il privato questo nonce lo potrà mai dare.

Dott. Ludovico Abbaticchio(Assessore al Welfare del Comune di Bari)

Buongiorno a tutti, oggi sono in veste politica e tecnica; misono laureato in medicina e poi, a 36 anni, ho iniziato a farepolitica in maniera pubblica, per cui ho vissuto questo dualismointeressante, perché vedo che ormai politica e tecnica devonoviaggiare insieme per forza, visto lo stato dell’arte nel Paese.Saluto tutti i presenti e gli amici carissimi degli Ordini e portoil saluto del Sindaco Michele Emiliano, però non posso esi-mermi dal ricordare a me stesso la mia origine anche sinda-cale, essendo il Presidente regionale del sindacato medici ita-liani.Il tema fondamentale di oggi è strategico, perché siamo aglialbori, a mio parere, di un percorso innovativo del concettodel lavoro per la salute e sono d’accordo con Paolo Giannini,perché, vivendo l’esperienza anche a volte di delegato allaPresidenza della Consulta dei Sindaci delle ASL, mi sto ren-dendo conto sempre di più che c’è proprio una non cono-scenza da parte anche degli enti locali di quello che è il futu-ro del nuovo piano sanitario nazionale, che andremo fra pocoad affrontare, nell’ambito di quelle che sono le politicheormai di decentramento dell’assistenza sanitaria al-l’ammalato sul territorio e sul suo domicilio.E svolgendo il ruolo di Assessore al Welfare io lavoro, quindi,con i distretti sanitari come rappresentante del Comune, perquello che è l’avvio delle UVM (Unità di Valutazione Mul-tidisciplinari, NdR),della PUA (porta unica di accesso) e del-l’assistenza sociosanitaria integrata, attraverso anche la mo-difica dei finanziamenti; voi sapete che l’Alzheimer, per e-sempio, adesso è pagato al 50% dalla ASL, l’altro 50% spet-ta o al Comune o alla famiglia perché ci sono anche i ticket

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Notiziario aprile 201128

sociali, lo stesso per l’autismo; cioè sta cambiando il siste-ma dell’assistenza nell’ottica di quello che sarà il futurofederalismo regionale, cioè o noi cominciamo a capire checome medici dobbiamo modificare anche il nostro rapportonon solo tecnico, ma comprendere anche i passaggi nuovidella politica amministrativa della salute, o rischiamo di esse-re isolati, o di essere gestiti non so da chi, spero da medici.Per cui adesso abbiamo la fortuna di avere Tommaso FioreAssessore regionale, quindi abbiamo una figura di grande com-petenza, con cui si può dialogare, ma se noi non riorganizzia-mo bene il sistema ed il tipo di prospettiva e di futuro del nostrolavoro, attraverso questi gruppi di lavoro che poi dovrebberonascere nell’ambito del Consiglio Regionale Sanitario, rischia-mo veramente di essere isolati e di essere perdenti.Attraverso – e finisco – il consolidamento del ruolo del medi-co in questo problema ed in questo vissuto interdisciplinare,credo che sia importante aprirsi molto anche ad un’allean-za strategica con altre figure che operano nella Salutee mi riferisco agli psicologi, ai pedagoghi, agli assistenti so-ciali, agli operatori, agli infermieri, cioè, voglio dire, noi ab-biamo un sistema della salute che è molto più articolato equesto è il nuovo viaggio della politica della salute nel nostroPaese; su questo credo che la Puglia e le città capoluogosoprattutto hanno già avviato percorsi interessanti, su cui sipotrà costruire in maniera molto forte ed anche autorevole.Vi ringrazio e buon lavoro.

Prof. Pietro Nazzaro

Buongiorno a tutti. Finalmente mi trovo a parlare a tutti i col-leghi ed io, che vivo in una cosiddetta turris eburnea, inter-vengo perché l’università finalmente la possiamo sbloccare;ringrazio anche Paolo di questa occasione. Precedentemente si è parlato di una rete, ovvero di una retedi professionalità che costruisce evidentemente la salute, cheè l’obiettivo del nostro lavoro. Bene, noi pensiamo, e loabbiamo fatto anche attraverso la costituzione di un’asso-ciazione nell’ambito dei docenti universitari, che final-mente possiamo rompere una mentalità che ci accompagna,

che è quella della rassegnazione di fronte alle difficoltà, unarassegnazione che per giunta, per chi vive il doppio ruolo dimedico, di formatore e di universitario, sembra aumentare inmaniera esponenziale.Bene, abbiamo cominciato a rompere questo atteggiamento,pensando che il desiderio, ed è il desiderio che oggi ci hamosso a venire qui tutti insieme, sia quello della condivisio-ne e quindi di conseguenza di una progettualità; occorresmettere di pensare che la progettualità ed il nostro futurovengano affidati a pur valenti e condivisibili tecnici, ma chequesti siano lo strumento che può portare a realizzazione uncomune ideale. In questo abbiamo cominciato a lavorare edin questo abbiamo costituito la nostra associazione di medi-cina universitaria e sanità. Perché per noi è importante? Perché è solo questo impegno che può essere capace, secon-do me, più che un’intelligenza politica di qualsiasi colore sia,di rendere visibile ed attuale il lavoro del medico; ognuno dinoi non sa ogni giorno quando applica scienza o arte, e quin-di personalità, nessuno di noi lo sa, nemmeno il chirurgo piùspecialista.Per questo noi chiediamo che vi siano anche dei percorsi comu-ni, perché il nostro compito è quello della formazione ed ilcompito della formazione non è e non deve rimanerechiuso nelle aule universitarie, ma deve sempre più esse-re presente e condivisibile territorialmente. Vuol dire evidente-mente che dobbiamo far sì che un progetto, una richiesta diformazione che ci viene dalla Regione debba trovare di frontea noi medici e formatori con una offerta condivisibile ed unprogramma concreto, nel quale impegnarci totalmente per l’i-deale al quale tutti quanti noi abbiamo giurato, che è l’uomo.Allora, di fronte a questo, anche la programmazione peri-ferica dei poli universitari o delle sedi delle scuole diformazione devono trovarci corresponsabili in questo pro-getto; ancora di più forse è importante accelerare al massi-mo l’esecuzione dell’atto aziendale, che nel luogo principedella formazione universitaria ancora non si attua e che dob-biamo assolutamente cercare di avere. Nel Policlinico abbia-mo bisogno di questo atto, al più presto, che mobiliti l’uma-nità e la professionalità che tra noi alberga. Ancora forse è importante cominciare a rompere quella logi-ca che vede un universitario come un sapiente al quale sideve deferenza; l’universitario è soltanto colui – ed è questala maniera in cui lo viviamo nell’ambito anche associativo –che ha il compito, più umano possibile, di formare le classifuture. Noi i figli li vediamo tutti i giorni, e di fronte a questifigli vi chiediamo di aiutarci a formarli, per l’unico obiettivoche abbiamo prima ancora della politica e dell’organizzazio-ne, cioè l’uomo ed il suo desiderio di realizzazione attraversola salute. Grazie.

Dott. Michele Armienti

Un saluto doveroso e piacevole al nostro Presidente del-l’Ordine, al nostro collega Assessore, al nostro Segretarioregionale ed a tutti i vari Presidenti degli ordini, ma soprat-tutto a questa platea di colleghi simpatici. Leggevo qualche giorno fa, in un inserto sul Corriere dellaSera, che in Gran Bretagna devono modificare il Welfare e sista pensando di sentire i medici di famiglia, o di base – come

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Notiziario aprile 2011 29

li volete chiamare –, perché tante patologie e tante malattievengono dai casi disperati della vita. Io sto nella Murgia,dove ad esempio c’è perdita di lavoro per Natuzzi che chiudeecc., e tante patologie vengono anche da questionisociali per cui si intasano gli ambulatori non solo dei medicidi famiglia ma anche degli specialisti, con un aggravio dellaspesa sanitaria farmaceutica. Ma io non chiedo questo, è troppo bello, però – almeno perquello che ci ha detto il prof. Livrea – noi dovremmo – usoil condizionale – contare di più, perché sta di fatto che noitastiamo ogni giorno il polso della gente, anche in sensometaforico, cari colleghi.Io dico una cosa importante amici cari: c’è stato un collegache ha parlato di una parola bellissima, “autorevolezza”. Noi dobbiamo fare un po’ di esame di coscienza e ci chiedia-mo: noi medici – parlo ai medici di famiglia, absit iniuria ver-bis – noi già facciamo il nostro dovere, ma ci dobbiamo inter-rogare, come lo facciamo il nostro dovere?Lo facciamo soltanto dal punto di vista scientifico? Lo faccia-mo anche dal punto di vista etico? Lo facciamo male? Lo dob-biamo fare meglio? Bene, se noi ci ricordiamo il 1979, la 833 ha istituito il servi-zio sanitario regionale, ha abrogato quelli che erano i vecchimedici provinciali, i medici condotti ecc., perché io ricordo, iosono un vecchio medico condotto, quando avevamo dei biso-gni nel territorio, nel paese, si andava al medico provincialeed il medico provinciale risolveva i problemi. In un piccolo paese dove sto io, a Poggiorsini, si faceva lamedicina del territorio in senso lato, oltre le vaccinazioni,prevenzione ecc., si faceva anche la medicina scolastica, poiveniva lo specialista e si correggevano le patologie iniziali, enon si avevano tanti paramorfismi ecc.. Non vi aggiunto altroperché voi siete più competenti di me, perché ci sono anchespecialisti.Poi è stato istituito il servizio sanitario nazionale. Bene, ilprimo sostantivo è servizio, poi viene sanitario e poi vienenazionale, quindi servire. Questa parola, questo sostantivo, “servire”, ci deve far capi-re tante cose, se noi ritorniamo, ecco per agganciarmi all’au-torevolezza, il vangelo dice una cosa importante: se vuoicomandare devi servire. Ecco l’autorevolezza, che noi medici forse abbiamoperso. Allora io alcune cose importanti voglio ricordare:la prima, dal punto di vista operativo e pratico, che per ognipaese ci sia il responsabile, per ogni USL ex periferica,perché se io ho una piccola necessità, sto chiedendo un’in-fermiera da tanto tempo ma non riesco ad averla, non so ache santo votarmi. Per cui facevo e faccio quello che facevo40 anni fa, 30 anni fa, tutto: punti, suture, urgenze. Ma sonocontento fino a quando il Padreterno mi darà la salute, peròse ci possono essere delle figure che mi alleggeriscono que-sto lavoro tanto meglio, ma è un fatto personale che nonserve. Ma i bisogni della gente devono essere portati al cen-tro e il centro sa come risolvere.Dicevo servizio, ecco l’autorevolezza, io penso che non dob-biamo vergognarci se facciamo riferimento a medici che cipossono insegnare qualcosa; come diceva il beato Moscati,cari amici, cerchiamo di servire di più e meglio. Già lo facciamo, ma dobbiamo farlo ancora di più ed io penso chealla fine la politica capirà e ci darà una mano. Grazie di cuore.

Dott. Angelo Graziano(Vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Foggia)

Innanzitutto mi presento, sono Vicepresidente dell’Ordine deiMedici di Foggia e referente ANAAO per i rapporti ospedale-università. Però in questo incontro voglio assolutamente par-lare dal punto di vista degli ordini e mi ricollego al discorsointroduttivo di Paolo Livrea, gli ordini come organo ausiliariodello Stato, come portatori di valori, i valori dell’etica e delladeontologia.Quindi gli Ordini dei Medici sono rappresentativi dei 330 milamedici italiani, rappresentano un po’ il parlamento su baseprovinciale della categoria dei medici, eppure cosa contano? Ci invitano ai convegni per portare i saluti istituzionali, so-prattutto celebriamo i processi disciplinari laddove ci sono,ci chiamano anche nella cosiddette audizioni, un qualcosache ritengo burocratico e sostanzialmente inutile, ma inci-diamo pochissimo; basta l’esempio del piano della salute2008, la parola “Ordine dei Medici”, in cento e passa pagine,è citata una sola volta; nella formazione non sono stati inse-riti; è stata inserita l’Università nel piano della salute ma noncertamente gli Ordini dei Medici. Ed allora, prima domanda, chiediamoci perché non serve ilparere degli Ordini dei Medici, che pure rappresentano tutti imedici, rappresentano tutte le varie professionalità dei medi-ci, ospedalieri, medici di famiglia, medici ambulatoriali, medi-ci universitari, medici di continuità. E prima di scaricare la colpa sulla politica prendiamo ancheatto che come Ordine dei Medici siamo largamente inritardo; questa è la seconda edizione degli stati generali dellaprofessione ed avviene ad un anno di distanza a seguito diuna emergenza; il primo evento avvenne sull’onda dell’ emer-genza dello scandalo delle protesi in Regione, mentre ora c’èl’emergenza del piano di rientro e del piano di razionalizzazio-ne. Quindi per prima cosa dovremmo dare più continuità a noistessi ed auspico anche io, come Paolo Livrea, che la Fe-derazione Regionale degli Ordini dei Medici diventi unorganismo permanente con incontri periodici.Dopo di che, però, ci deve ascoltare anche la politica, e forseci deve ascoltare in maniera privilegiata, perché spesso evolentieri i sindacati, ve lo dico da sindacalista dell’ANAAO,chiaramente conoscono i problemi di quel singolo settore, degliospedalieri, dei medici di famiglia e così via, ma gli Ordini deiMedici hanno la fortuna che quindici, venti persone siincontrano almeno una volta al mese, confrontano leloro esperienze e tirano fuori delle soluzioni.Per cui ad esempio, nel caso del piano di rientro, di cui ogginon si è parlato, stranamente, ma se ne dovrebbe parlare, secome Ordine dei Medici avessi avuto la possibilità di essereascoltato prima, lo avrei chiamato piano di rientro e di razio-nalizzazione ospedaliero-territoriale, perché il sistema sanita-rio è un qualcosa di unitario.Allora non possiamo solo smantellare, perché ci viene impo-sto dagli alti livelli e sono cose obbligate, ma al tempo stes-so non possiamo non preoccuparci di organizzare un minimodi progettualità, di come integrare l’ospedale, che deve unpo’ diminuire, con il territorio, che deve un po’ aumentare.Ecco, probabilmente se gli Ordini dei Medici, che pure hannoi loro ritardi storici nella formulazione di un organo regionalepermanente e di una progettualità comune, avessero le loro

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Vita dell’Ordine

Notiziario aprile 201130

responsabilità, probabilmente gli organi regionali che ci go-vernano dovrebbero chiedergli di dire la loro, e vi assicuroche quello che possiamo fare nell’ambito degli Ordini, i sin-goli Ordini provinciali, poi portati tutti quanti a livello regio-nale, è qualcosa di estremamente utile per i cittadini perchéricordo a tutti che gli Ordini dei Medici, che sono organiausiliari dello Stato, sono a tutela della salute dei cit-tadini.Quindi non solo per verificare la deontologia del comporta-mento medico, ma sono soprattutto a tutela della salute deicittadini.Quindi dateci questa possibilità; io sono molto pessimista chesi faccia questo Consiglio dei Sanitari Regionale come pre-sentato, perché il modello della Toscana è così complesso ecomplicato. Però si può cominciare già a dare un’importanza non forma-le a quando ci saranno le audizioni, o altre forme superiori aquell’istituto; a mio modo di vedere saremo in grado di dareun parere nostro. Grazie.

Dott. Emanuele Volpe

Buongiorno a tutti. Io parlerò a nome della Fimmg; sono ono-rato di far parte di questo grande sindacato, che negli anni ’90,quando la sanità pubblica e noi medici di famiglia stavamoandando tutti a casa – vi ricordate a Roma? “De Lorenzoarrenditi, sei circondato”, i famosi scandali? – all’epoca sal-vammo la sanità e se oggi noi abbiamo potuto pagare il mutuodella casa era per quella grande lotta che all’epoca la Fimmginstaurò in tutta Italia con quella grande manifestazione.Siamo andati anche a manifestare a Roma contro il MinistroSirchia e c’era lì un altro grande manifesto della Fimmg diTaranto, che diceva “Sirchia, sei stato circondato, abbandonala casa”. E abbiamo avuto coraggio, noi della vecchia gene-razione, perché oggi avrei voluto che ci fossero più giovaniqui; noi ormai siamo sulla soglia di quella che si chiama lapensione. Io se volessi oggi, già a 58 anni d’età, 31 di lau-rea, potrei già fare la domanda per andare in pensione comeFimmg e come medico di famiglia, e non è detto che non losi faccia in questo momento. Perché a me, quando hanno dato la convenzione nell’82, nonhanno parlato della nota 13, non mi hanno parlato di tutte lenote a cui devo io oggi soccombere per poter prescrivere unfarmaco, e dei controlli con cui adesso le USL, la Regione edi vari Direttori di distretto ci tengono il fiato sul collo. E dobbiamo ringraziare di avere oggi il Presidente Nume perla sua umanità; io ricordo lo scontro fra Fiore e Nume, quan-do ci sono stati i morti dell’Utic a Castellaneta: Fiore che dice-va che quei medici vanno mandati a casa e sospesi dal ser-vizio e Nume, come padre di famiglia, che diceva “aspettia-mo prima che si faccia chiarezza”. Perché secondo me in questo sistema c’è una magistraturache, non si sa perché, con la classe medica ce l’ha addosso.Noi siamo costretti oggi, con il contratto nazionale dellaFimmg, quando dobbiamo chiedere gli arretrati, ad elemosi-narli: i nostri arretrati dove stanno? Dobbiamo andare alla Regione “scusi, per cortesia, ci potetedare i nostri diritti?”.Colleghi, se per fare i medici oggi il sindacato deveessere costretto a scendere in piazza lo facciamo; noi

abbiamo partecipato alle sofferenze inflitte al nostro amicoAnelli, ve lo ricordate? E quando ieri hanno cominciato a fare gli accertamenti sulleADI, i nostri esponenti della Fimmg, che sono stati eletti nelleASL non sono stati nemmeno avvisati.C’è sperpero nella sanità pubblica , si vadano a controllare lecliniche private, dove un giorno di riabilitazione viene acostare sui 560 euro e noi per una domiciliare Adi, del costodi 25 euro e 60, dobbiamo fare i salti mortali, eppure abbia-mo ridotto i ricoveri ospedalieri e siamo lì tutte le mattine astare attenti a scrivere una medicina o una prestazione inmeno, perché, comunque sia, ci sono i controlli. Quindi io vengo oggi a dire un ringraziamento per questagrande manifestazione ed al Presidente dell’Ordine di Baridico che fa bene a far sì che venga approvata una riformacome è stata fatta a Firenze. Io ho fatto l’Assessore per sedi-ci anni, poi ho lasciato la politica e nell’82, come assessore diGinosa, con il piano di cui parlava il professor Livrea, quellodella Donat Cattin, ho fatto arrivare cinque miliardi di finan-ziamenti ed ho fatto il distretto sanitario, chiamando il Pre-sidente dell’Ordine a Ginosa, all’epoca c’era il Presidente Se-meraro, e tutti i medici. Quindi adesso il sindacato deve scendere in piazza senzatimore, altrimenti la nostra categoria, i nostri diritti non esi-stono più. Quindi bisogna combattere sempre in prima linea.In bocca al lupo a tutti!

Dott. Mario Giordano

Diventa difficile adesso farsi ascoltare dopo tante veemenzacostruttiva. Questo è un modello partecipativo che gli Ordini dei Medicipropongono, ed allora, quasi sperimentalmente direi, ieri se-ra un gruppo di colleghi si sono autoconvocati nell’ambito delConsiglio, nella sala consiliare dell’Ordine dei Medici di Bari,per cercare di puntualizzare quelli che possono essere gliinterventi in termini di governance costruttiva.Siamo un gruppo di pediatri, rappresentativi anche di alcuneassociazioni culturali, oltre che della società italiana di pedia-tria ospedaliera e della società di medicina d’urgenza ed emer-genza pediatrica, e sono state considerate alcune criticità. Vi faccio un elenco, ma giusto per significare come in qual-che maniera ci sia una volontà di tipo partecipativo, dallaquale evidentemente non ci si può tirare più fuori, ed in par-ticolar modo queste criticità riguardano la pediatria ospe-daliera e la problematica del trasporto neonatale, cheattualmente in Puglia è di fatto inesistente; l’organizzazio-ne del polo regionale pediatrico, del quale si parla ormaida tanto tempo nel tentativo di accorpare le unità operative,ma il dato di fatto è che il polo regionale pediatrico esisteprobabilmente solo sulla carta.Poi ancora gli altri problemi emergenti sono quelli relativiall’organizzazione delle terapie semi-intensive nelle unitàospedaliere di pediatria del territorio ed infine la problemati-ca del pronto soccorso pediatrico e delle osservazionitemporanee pediatriche. Sono esempi di ciò che queste organizzazioni ed i professio-nisti presenti in questa riunione – che ripeto era del tuttoinformale – pensano di poter offrire come contributo nellacrescita della nostra professione. Vi ringrazio.

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Vita dell’Ordine

Notiziario aprile 2011 31

Dott. Fausto Campanozzi

Colleghi e amici, buongiorno a tutti. Mi compiaccio veramen-te per la manifestazione di oggi, ma soprattutto per la vostrapartecipazione, ringraziandovi veramente tutti.Questo mi fa capire una cosa: guardando tra i banchi vedouna trasversalità di appartenenza alla professione, rap-presentanti di tutte le associazioni sindacali, ma anche amiciche non si sono mai interessati di politica sanitaria o di sin-dacalismo, che oggi sono qui. E questo mi fa capire una cosa fondamentalmente: che stanascendo una coscienza di categoria.Da vecchio sindacalista so perfettamente che quando unastruttura, un’azienda, un sistema è in crisi, allora c’è l’aggre-gazione, allora tutti tendono ad aggregarsi per affrontare laproblematica. E allora questo probabilmente è il momentobuono perché i medici si raccolgano intorno alla propria ban-diera, che poi è l’ordine professionale, per discutere delleproprie problematiche e per intervenire nella programmazio-ne della propria professione, ma non soltanto, ed anche dellasanità.Io non intervengo sul documento che è stato appena letto, inquanto da consigliere dell’Ordine dei Medici l’ho condivisoinsieme agli amici del Consiglio di Bari. Vorrei invece farealcune riflessioni sul dibattito che si è sviluppato successiva-mente.Ho ascoltato delle parole chiave che ritengo fondamentali,una delle parole chiave che ho ascoltato è stata l’autonomiadella professione, l’altra che ho ascoltato dal collega Gian-nini è la governance di sistema: sono due momenti fon-damentali nella gestione di un sistema complesso qual èquello della professione e della professione inserita in unulteriore contesto complicato qual è la sanità; ma chiedia-moci: noi siamo realmente autonomi dal punto di vista pro-fessionale? Siamo autonomi nel governare il sistema? No, noinon governiamo il sistema, non siamo autonomi dal punto divista professionale.La sentenza della Corte di Cassazione, a cui si faceva prece-dentemente riferimento, che è devastante nel nostro conte-sto organizzativo, ha affermato che non ci sono linee guidache tengano a difendere il medico nella propria decisione diagire secondo scienza e coscienza. Volevo soltanto ricordarvi che quella sentenza praticamenteha condannato definitivamente un medico che aveva dimes-so da un’Utic un paziente, che aveva fatto un’angioplastica,dopo undici giorni. Undici giorni non è un tempo lungo, anzidevo dire che per un’angioplastica è un tempo breve didegenza rispetto a quelli che sono i tempi oggi utilizzati. Allora questo significa che la convinzione che noi abbiamosempre avuto, cioè che le linee guida ed i criteri normativi ciavrebbero difeso poi nella professione da accuse di malasa-nità, non esiste più. Io ricordo che, quando trent’anni fa hogiurato secondo il giuramento di Ippocrate, ho giurato cheavrei operato secondo “scienza e coscienza”; la scienza lapossiamo condividere, la coscienza no.Volevo soltanto dire, senza polemizzare con il collega dellaFimmg (il dott. Volpe NdR) che ha fatto un intervento condi-visibile sotto tutti i punti di vista, che noi dobbiamo avere unobiettivo comune, sia ospedalieri, sia universitari e sia medi-ci del territorio, sia pubblici e sia privati, cioè quello di cer-

care tutti insieme di intervenire in un sistema chemigliori la qualità delle cure ai nostri cittadini (giustoper precisare la diaria in una struttura riabilitativa è di 230euro ed in altre strutture di 170 al giorno, per cui non siamoa quelle cifre (560 euro NdR). Ma non è questo il problema, il problema è un altro: noi ab-biamo un cancro che dovremmo estirpare e che non siamoriusciti ancora ad estirpare, che è l’ingerenza della politi-ca nell’ambito della sanità. C’è stata una grande riforma, che è quella che ha trasforma-to l’organizzazione sanitaria nel nostro Paese con dei sistemidi tipo privatistico: l’aziendalizzazione degli ospedali, che haprodotto la necessità di nominare dei Direttori generali, chesono espressione politica e finchè il Direttore generale sarà diespressione politica, inevitabilmente tutto il sistema dovràruotare intorno a direttive politiche. Allora io credo che la vera grande riforma da fare sia quelladi evitare che la politica ingerisca in questa maniera sul siste-ma e che, ad esempio, i Direttori generali siano nominati se-condo criteri asettici, legati ad una graduatoria che prevedadei punteggi legati alla loro attività.Oggi invece, e non parlo della Regione Puglia, ma parlo di tuttoil territorio, di tutto il nostro Paese, questo non accade: i Di-rettori sono espressione politica e per il periodo in cui vige quelgoverno politico i Direttori devono dare di conto alla politica.Un’ultima cosa dicevo poco fa all’Assessore: i decreti attua-tivi del federalismo sono alle porte e se dovessero pas-sare, così come oggi è previsto, per le nostre Regioni del Sudmolto probabilmente sarà una tragedia, cioè vivremo nuova-mente uno scollamento profondo tra Nord e Sud, e la que-stione meridionale, che non abbiamo mai risolto, molto pro-babilmente sarà veramente una chimera irrisolvibile. Grazie.

Dott. Francesco Lavalle

Buongiorno, saluto tutti. Ormai ha già detto tutto Campanoz-zi. Come rappresentante di una delle Società Scientifiche chehanno contribuito a preparare questo documento avevamodeciso di non intervenire quest’oggi, però poi, visto che glialtri comunque hanno derogato da questo impegno, vogliodire qualche cosa all’Assessore.Io voglio fare – diciamo – la massaia, cioè voglio un attimoparlare dei conti spiccioli, cioè essere un po’ meno filosoficoed entrare un po’ di più in quelle che sono le problematichedella categoria per la quale faccio il mio lavoro, cioè quelladegli ospedalieri.Voglio fare due riflessioni per l’Assessore e per la Giunta, e chia-ramente per chi di competenza; innanzitutto noto la scarsa pre-senza degli ospedalieri quest’oggi. Perché questo? Eppure sonostati informati, dovevano venire, dovevano parlare. Perché conl’atto che c’è stato l’altro ieri (Il Piano di rientro NdR) i colleghihanno detto: ma che veniamo a fare? Ormai è già tutto deciso,cioè la nostra presenza è superflua, veniamo soltanto a fare lacornice a qualche cosa sulla quale non abbiamo più nessunapossibilità di incidere. Questa è la prima riflessione.La seconda riflessione è relativa allo stato di malessere chec’è in tutta la categoria, ma ancor più negli ospedalieri. Losapete qual’ è la domanda che la maggior parte dei colleghisi fanno quando si incontrano? “Quanto ti manca alla pensio-ne? Quanto tempo devi ancora rimanere?”. È un malessere

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Vita dell’Ordine

Notiziario aprile 201132

che sta venendo fuori sempre di più, sempre più pressante:la popolazione medica degli ospedali invecchia, le pian-te organiche sono ormai ridotte, c’è il blocco del turn-over,non ci sta più neanche la possibilità di far entrare i giovanilaureati.Con gli ospedali che chiudono tra l’altro ci rendiamoconto che non c’è più neanche un’adeguata distribuzio-ne sul territorio delle varie competenze, per cui nell’ospe-dale incominceranno ad affluire sempre di più ricoveri che nondovrebbero essere effettuati, cioè gente che non dovrebbeessere ricoverata, una massificazione della medicina. Non ci saranno più i centri di eccellenza, cioè si incominceràad andare fuori per farsi curare, in altre regioni, dove c’è lapossibilità di avere ricoveri di eccellenza. Grazie.

Dott. Arcangelo Causo

Buongiorno a tutti. Comincio con una domanda all’Assessore:devo dire che aprendo il giornale quella mattina ho letto unadichiarazione secondo la quale riteneva concluso il suo man-dato; diciamo che ci sono rimasto un po’ male. Allora io innan-zitutto, Assessore, le dico che il suo mandato, almeno per me eper la mia parte, non è concluso e voglio sperare, come si dice-va poc’anzi, che la politica non debba stare dentro la salute.Allora io auspico che lei resti fino alla fine del suo mandato,ma questa è una risposta che può dare solo lei a noi, perchéaverla come interlocutore è importante per noi. Voglio rivolgermi adesso a tutti quanti i colleghi che hannoparlato; la salute è un bene assoluto, mi hanno insegnato“devi sapere, devi saper fare, devi saper essere”, eadesso devi saperti trasformare. Qualcuno ha dimentica-to che quando si cura non è importante se ti paga la ASL ose ti paga l’utente, è importante che curi con coscienza.Quindi, colleghi, vi suggerisco di non fare più distinzioni frasanità pubblica e sanità privata, perché io orgogliosamenteritengo di essere una parte della sanità assolutamente nobi-le e non certo mi considero pària della sanità.Venendo alla proposta, che è la risposta fondamentale che dob-biamo dare, direi: va bene, ma semplifichiamo, ricordiamociche gli Ordini devono tutelare la salute del cittadino; a tutelarela salute della categoria ci sono i sindacati o sbaglio? Pertantociascuno per la propria parte con coscienza procediamo. Sempre all’Assessore dico che oggi per aprire uno studio pri-vato a Lesina ci sono delle regole, a Manfredonia delle altreregole, a Foggia delle altre regole ancora, a Taranto dellealtre regole; c’è una libera interpretazione di quelle chesono le norme sull’autorizzazione sanitaria; allora orga-nizziamo un tavolo, incontriamoci nell’interesse di tutti. Grazie.

Dott. Vincenzo Panaro

Un grazie a tutti i partecipanti a questa assemblea, un rin-graziamento ai colleghi, al Presidente dell’Ordine dei Medicied anche all’Assessore. Mi chiamo Vincenzo Panaro e sono un medico patologo clini-co; dichiaro di non appartenere a nessuna categoria, a nes-sun sindacato, ma oggi, in quanto medico, chiedo al Pre-sidente la tutela al mio diritto all’esercizio della professione dimedico ed altrettanto faccio con il nostro signor collega As-sessore Fiore.

L’Assessore Fiore, o chi per lui o la Giunta, con provvedimen-to, posso definirlo “sciagurato”, di fatto mi estromette daquello che è il contesto generale della medicina e mi vieta diesercitare la mia professione di medico patologo clinico.Come? Inventandosi quella famosa griglia, egregio Asses-sore; tutti quanti hanno tessuto il suo elogio, io non la cono-sco e naturalmente mi devo associare, però lei è un collega,lei non può di punto in bianco, così, mettermi su una stradae insieme a me – che può anche passare – i miei dipenden-ti, non lo ritengo giusto. Come non lo ritengo giusto per quei poveri ragazzi che riven-dicano oggi altre formule di assunzione, su cui la Consulta diStato, a quanto pare, ha dato parere negativo.Ma lei non può dire: da domani io ti riconosco un meno 60%del tuo budget, 230 mila euro, quando soltanto di stipendi noipaghiamo 200 mila euro; mi dica perciò se lei non mi vietaadesso di fare la mia professione di medico, perché, per farla,egregio Assessore, purtroppo io ho bisogno di un’organizza-zione; non faccio un sistema a visita, dove quantomeno unosi mette in una stanza e bene o male riceve quello che rice-ve e ha risolto il suo problema. Noi siamo un’unità complessa; ci hanno pianificato tutto: me-dici, biologi, professori di matematica, infermieri, imprendi-tori… facciamo un po’ di chiarezza nel settore, se possibile,ma prima semmai, non dopo che i buoi sono scappati. Iorivendico il mio diritto all’esercizio di medico, rivendi-co che ci sia qualità nelle prestazioni, questa qualità la sipuò ottenere facendo delle verifiche. Sono state fatte delleverifiche? Io ho scritto all’Ordine dei Medici; sentiteci ogni tanto! Vabene questa partecipazione, però qua noi ci troviamo di fron-te a delle situazioni quali quelle delle griglie, ci hanno messosulla griglia. Scusate se io vado un po’ duro su queste cose,però – ripeto – i pazienti vanno serviti sì o no? Perché que-ste lunghe liste di attesa quando noi la mattina stiamo a grat-tarci? Abbiate pazienza.

Dott. Giovanni Petruzzelli

Presidente dell’Ordine dei Medici prof. Livrea, io sarei un po’scettico; è lodevole la sua proposta di proporre il primo saba-to di ogni mese, in cui ci ritroviamo per questi stati generali,però io direi basiamoci sulle forze che ci sono, per esempiogli ordini dei medici. Sul famoso tormentone dei certification-line, fin da quando è partito, faccio appello in particolarea Filippo Anelli, Segretario regionale dei medici di famiglia;quindi uniamo le forze sindacali rappresentative ed andiamoa parlare con la controparte politica, che naturalmente devefare la politica; anche loro penso che debbano lavorare perl’interesse dei cittadini, non pensiamo sempre i soliti luoghicomuni, quindi basiamoci sulle nostre forze e lottiamoinsieme.Su ciò che già c’è fortifichiamo le nostre rappresentanze, chesiano sempre più rappresentative e noi sappiamo che avetela capacità per farlo. Grazie.

Dott. Roberto Caroli

Signor Presidente, signor Assessore, colleghe e colleghi, sonoRoberto Caroli, cardiologo, internista, da 39 anni esercito lamia attività nella nostra regione, in Puglia. Sono stato in car-

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Vita dell’Ordine

Notiziario aprile 2011 33

diochirurgia, poi nell’ospedale Di Venere ed adesso da 23anni lavoro nell’attività privata come medico responsabile diun reparto di medicina generale, cardiologia ecc..Quando l’anno scorso il Presidente dell’Ordine prof. Livreaconvocò per la prima volta gli stati generali fui molto conten-to, perché nella lettera che mi inviò enunciava dei principi chesono alla base di un estremo disagio, ma non è un disagiopersonale, è una pericolosità a cui la figura di tutti noi è espo-sta penalmente. Io questo vorrei oggi porre in evidenza, checioè questa assemblea, al di là delle convinzioni politiche chesono più o meno condivisibili, si occupi di un problema fon-damentale: noi siamo schiacciati da una parte da quello cheè il nostro compito etico più bello, cioè di assicurare la salu-te del cittadino, del malato che si rivolge a noi, e dall’altraparte siamo oppressi da una disinterpretazione delle lineeguida, che sono interpretate come protocollo e non comelinee guida.Le linee guida sono dei punti di riferimento per unadeterminata patologia e come tali non sostituiscono ilgiudizio del medico curante.Questo è importante, perché poi alcuni medici, anche profes-sori universitari, dicono: “...applicato le linee guida”, e ilmagistrato viene istruito, posto su una strada sbagliata dalconsulente medico. Quindi attenzione, ecco l’Ordine dei Me-dici dove deve intervenire.Quando prima si è parlato della sentenza delle Corte Co-stituzionale si deve sapere che ha un’importanza fondamen-tale; come al solito andiamo da un eccesso all’altro, dall’ec-cesso che c’era prima, con i ricoveri prolungati, siamo passa-ti al rigore delle linee guida e del DRG. Benissimo, il DRG eranecessario, fu introdotto dalla Ministra Bindi, prendendolo daun paese iper-pragmatico e liberale, e liberalistico come l’A-merica, applicandolo ad un’economia diversa. Quindi è chia-ro che non si può applicare, o andrebbe rivisto.Certo, quello che il prof. Livrea auspica, il Consiglio SanitarioRegionale, secondo me si dovrebbe occupare anche di questoaspetto fondamentale, perché noi che viviamo in prima lineasiamo costretti a dire al malato oncologico, dopo quindicigiorni, dopo venti giorni, perché ci sono le urgenze dei mala-ti urgenti, che deve andare via; gli hospice sono strapieni,purtroppo la sopravvivenza delle patologie gravi, tumorali,aumentano, quindi bisogna che l’Ordine dei Medici si facciapromotore di uno studio tecnico proprio, per dirimere questeproblematiche, perché noi siamo espostissimi da un punto divista penale. Io poi volevo che ci si interessasse, Presidente, anche a livel-lo nazionale, perché noi da un punto di vista assicurativostiamo malmessi, in quanto le assicurazioni, siccome perlegge uno ci può denunciare anche in seguito, al terminedella nostra attività professionale non ci coprono più. Se dopodue anni esce un fatto, l’assicurazione non esercita la postu-ma, la cosiddetta postuma, ed anche questo è un aspetto darivedere a livello nazionale. Vi ringrazio.

Dott. Sergio Pede(Consigliere dell’ Ordine dei Medici di Brindisi)

Brevissimo; sono un cardiologo della provincia di Brindisi,cardiologo ospedaliero, ospedale periferico, membro del Con-siglio direttivo dell’Ordine dei Medici.

Rispetto al collega che mi ha preceduto io la penso in manie-ra diversa rispetto alle linee guida, ai protocolli diagnostico-terapeutici; oggi la sfida che questo incontro lancia è quelladi mettere insieme due esigenze sostanziali e apparente-mente contraddittorie: per garantire lo stato di salute noi og-gi siamo tenuti, come medici, professionisti, a garantire ilmassimo della qualità dell’assistenza. Dall’altra parte abbia-mo la ristrettezza delle risorse. Due esigenze inconciliabili? Conciliabilissime; rispetto a que-sta che è una sfida noi medici non possiamo crearci l’alibi del-l’assenza della politica, l’assenza della politica è un dato difatto, ma non possiamo farcene un alibi, noi dobbiamo esse-re propositivi. Allora la propositività dove sta rispetto alla cornice che hotracciato delle due esigenze contrapposte? Quella di creareun sistema che metta insieme queste due esigenze. Il siste-ma c’è, è il sistema delle reti integrate, che mette insie-me il territorio e gli ospedali, mette insieme l’assistenzaambulatoriale, e segue criteri di appropriatezza. Oggi noi abbiamo gli strumenti per realizzare le reti assisten-ziali, per realizzare l’ integrazione degli ospedali e del territo-rio, abbiamo i protocolli diagnostico-terapeutici, che se-condo me, e non solo secondo me ma secondo unaricca letteratura, non sono uno strumento di coercizio-ne dell’attività professionale ma sono uno strumentodi appropriatezza.Allora io la sfida che lancio da questo microfono è che perogni Ordine dei Medici, per ogni provincia, i Consigli degliOrdini dei Medici mettano insieme tutta la documentazioneche esiste, e anche di operatività non soltanto teorica, in ogniambito di disciplina scientifica, di disciplina specialistica, e lamettano a disposizione delle ASL, dei Direttori sanitari, deiDirettori generali. È una sfida che si può realizzare immedia-tamente, gli strumenti ci sono, le associazioni scientifiche dicategoria hanno prodotto questi protocolli per tutte le spe-cialità; secondo me sono strumento di appropriatezza chepuò essere subito utilizzato come una sfida. E di sfida si trat-ta, mi pare di aver capito che oggi siamo proprio qui per unasfida. Grazie.

Dott. Ivo Vulpi

Saluto tutti e sarò ultrabreve, sono molto schematico. Noisiamo assolutamente compressi fra due problemi: mancanoi soldi e siamo burocratizzati, mostruosamente burocra-tizzati. Questo è un problema che riguarda i medici di fami-glia, gli ospedalieri e gli universitari.Però una cosa certa è che questa burocratizzazione ci stamettendo gli uni contro gli altri, i medici di famiglia si vedo-no arrivare referti mal scritti e non firmati, e devono litigarecon i pazienti per riuscire a gestire la situazione.Ora questa guerra interna ci porterà alla morte, siamo disuni-ti, per cui io auspico assolutamente che l’Ordine prenda inmano la situazione e chiarisca agli ospedalieri che devonocomunicare direttamente con noi. La vecchia lettera chefaceva mio padre “egregio collega ho visitato oggi il tuo pa-ziente e ho trovato questo” non esiste più. Forse sono l’unicoche la fa. Questa è una cosa assolutamente fondamentale.Secondo concetto brevissimo: le esenzioni del ticket. Sonotutti esenti, non abbiamo pazienti che pagano il ticket.

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Notiziario aprile 201134

Questo aumenta le liste di attesa, non vengono controllate ledichiarazioni per avere le esenzioni ticket, per cui tutti quan-ti – “dotto’ si paga a jonge? No. Jongm tutt” – vengono tuttii giorni a chiedere analisi. La mattina quando vi fate la doc-cia prima di andare in ambulatorio, spiegatemi se intendetesalvaguardare la spesa pubblica o il vostro stipendio, perchéad ogni rifiuto corrisponde una migrazione di un nucleo fami-liare.Questo è quello che volevo dirvi, quello che voglio dire giu-stamente al Presidente dell’Ordine dei Medici, ma soprattut-to all’Assessore che deve controllare questa assurditàdelle liste d’attesa, che non sono legate soltanto al proble-ma dei pochi medici. Grazie.

Dott.sa Teresa Abbatecola

Mi chiamo Teresa Abbatecola e sono un medico di base. Finoraho sentito chiedere salute per tutti i cittadini ed è sacrosanto,io vengo qui a chiedere salute anche per i medici. Lamedicina di base, o meglio i medici di base, stanno scoppiandoe un medico che non può lavorare bene lavora male per i cit-tadini. E stiamo scoppiando anche perché, voglio dire al-l’Assessore, tutti i disservizi si riversano su tutta la categoriaed è obbligatorio essere tutti uniti e non combatterci uno con-tro l’altro, come ha detto il collega, ma tutti i disservizi ditutte le categorie si riflettono, cadono a cascata su di noi.Il problema dei certificati on-line: se noi dovessimo rispon-dere soltanto alle nostre esigenze, non ci sarebbe problema.Ma il Prof. Livrea ci ha detto che nel Policlinico non c’è unapossibilità. Benissimo, allora tutti quelli che sono dimessi dalPoliclinico, come tutti quelli che sono dimessi da tutti gliospedali della Regione, rivengono su di noi e Brunetta ci havietato di trascrivere i certificati. Quindi ogni vostro dimessoè un aggravio per noi e tengo a dire che per quanto riguar-da il certificato on-line è vero che le strutture ospedaliere nonpossono farli, però avrebbero la possibilità di fare i cartacei enon fanno neppure quelli. Allora tutto quello che non si può fare ad altri livelli, si river-sa su di noi che siamo in trincea. Quindi io chiedo all’Ordinedei Medici di pensare anche a noi, chiedo al nostro sindacatodi fare qualcosa sul territorio per rendere evidente a tutti,alla politica e agli altri operatori sanitari, ospedalieri ecc., cheabbiamo un altissimo disagio.E riguardo al collega universitario che ha detto che vede unfuturo nero per i nostri figli, ricordo che per il carico di lavo-ro noi i nostri figli rischiamo di non vederli proprio, per-ché io tutti i giorni – e sfido tutte le donne presenti a dire senon è vero – io tutti i giorni finisco l’ambulatorio alle tre, nonho nemmeno il tempo di cucinare, comincio le visite ambula-toriali, perché abbiamo l’influenza che ci sta massacrando, equando ritorno a casa alle sette, le otto di sera, sono cosìnervosa, così stanca, che i problemi dei figli non voglio piùsentirli. E con questo vi ringrazio.

Dott. Filippo Anelli(Vice Presidente dell’Ordine dei Medici di Bari)

Grazie Teresa. Allora all’Assessore Collega Tommaso Fiore, chevoleva fare un intervento di tre minuti, ovviamente vieto di farlodi tre minuti, ma di fare un ampio intervento su quello che è

stato sin qui detto. Prima di dargli la parola, però, vorrei chie-dergli una risposta su quella che può essere l’interpreta-zione del governo regionale in ordine ai colleghi che sonovittime della sentenza della Corte Costituzionale cheimpedisce loro di continuare a lavorare a tempo indeter-minato, creando chiaramente un certo sconcerto ed una fortepreoccupazione da parte anche di tutti gli Ordini. La parola al prof. Fiore.

Assessore Tommaso Fiore

Buongiorno a tutte e tutti; chiaramente non sono in grado dirispondere in maniera puntuale a tutte le varie sollecitazioni chesono venute da molti colleghi, ma farò una riflessione di carat-tere generale e poi cercherò di affrontare alcuni temi specifici.La riflessione di carattere generale è la seguente, e prendespunto da alcune delle considerazioni che faceva il PresidenteLivrea all’inizio e che in qualche maniera largamente sottendo-no al documento che è stato elaborato, che vi accingete a vota-re: io sono convinto, non da adesso ma da molti anni, che biso-gna prendere atto del cambiamento strutturale degliassetti del potere della borghesia nei Paesi Occidentalioggi. Giustamente ricordava il Presidente Livrea che gli Ordinidei Medici sono nati circa cento anni fa e sono nati per tutelarei cittadini rispetto all’esistenza, in quel momento, di personeche facevano una qualche forma di professione sanitaria senzaaverne la certificazione; questo è lo scopo della nascita degliOrdini in Italia.Sono, non a caso, contemporanei dei grandi processi contro iciarlatani, che segnarono un intero periodo storico del nostroPaese; cioè l’esercizio abusivo, quello che noi vediamo oggicome esercizio abusivo in alcuni settori, per esempio l’odon-toiatria, è da considerarsi come un problema piccolo rispettoalla situazione che esisteva un secolo fa, quando la diffusionedell’esercizio di funzioni sanitarie, che da un momento in poi,cioè dal momento successivo alla costituzione degli ordini fudichiarato abusivo, era la regola nel nostro Paese, così comenegli altri Paesi europei, quindi all’epoca non c’era un ritardoparticolare del nostro Paese rispetto ad altri.

Perché questo fu fatto? Certamente per proteggere i cittadini dauna parte, però dall’altra parte anche perché le professioni libe-rali, il medico, l’ingegnere, l’avvocato, cominciavano a rappre-

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Notiziario aprile 2011 35

sentare, ed in realtà rappresentavano, l’ossatura dell’organiz-zazione politico istituzionale di un Paese moderno in quella fase.Scusate se faccio queste riflessioni ma penso che ha ragioneLivrea quando cerca in qualche modo di contestualizzare unragionamento ed un discorso; lui lo ha fatto, da par suo, sul ter-reno della deontologia e dell’etica, io cerco di spostarlo su unaltro terreno, quello degli assetti veri del potere. E questo miserve anche per cercare di evitare di entrare nell’ambito delcontenzioso, che qui dentro per la verità c’è stato pochissimo eho apprezzato molto questo fatto, della diatriba tra tecnica epolitica, tra professione e politica ecc., che spesso è malposta. Cosa voglio dire? Voglio dire che nel corso dei decenni succes-sivi, fino ad arrivare ai modelli che esistono oggi, le professio-ni liberali hanno perso progressivamente il loro ruoloall’interno di una società che è completamente cambiata,con gli assetti del potere ormai fortemente legati all’ari-stocrazia finanziaria, non soltanto ovviamente in Italia, anzil’Italia è arrivata in ritardo rispetto ad altri Paesi. Se voi vedete le altre professioni, queste hanno subito esatta-mente lo stesso meccanismo di riclassificazione all’interno del-l’ossatura dell’organizzazione sociale e quindi dei poteri nellasocietà, esattamente come per i medici.Questo, che è un processo di cambiamento delle fasi avanzatedel capitalismo, è un processo a mio avviso irreversibile, cioènon è un processo che può essere arrestato attraverso esca-motage di vario tipo, perché fortemente strutturale; per inter-romperlo veramente ci sarebbe bisogno di un cambiamentocompleto di paradigma, che non mi sembra essere all’ordine delgiorno nei Paesi Occidentali.Dentro a questo discorso c’è stata anche la frammentazionedella professione medica, che progressivamente ha tentatodi attestarsi sui singoli problemi delle singole categorie in cui siandava dividendo, e quindi il dipendente, il convenzionato, illibero professionista, ciascuno dei quali con una logica diversa,ha cercato di mantenere in qualche modo una posizione all’in-terno di questa diminuzione del ruolo di una delle grandi pro-fessioni liberali, così come noi l’abbiamo conosciuta, alla finedell’800 e direi per tutta la prima metà del ‘900 prima dellaSeconda Guerra Mondiale. Giustamente Livrea dice: noi abbiamo ancora uno spazio diunità e questo spazio di unità lo dobbiamo giocare su due ter-reni, il terreno dell’etica, che significa sostanzialmente il rap-porto col paziente, e il terreno della competenza, cioè riven-dicando il fatto che siamo i professionisti della salute, sappiamocosa fare per mantenere in buona salute i nostri cittadini e sap-piamo anche ripararli, nel momento in cui c’è qualcosa che nonfunziona dal punto di vista della salute.Qui si innesta un secondo elemento di riflessione ed io lo vorreifare perché il livello del dibattito di oggi è talmente stimolanteed elevato che mi sembra difficile sottrarmi a questo compito.Noi oggi viviamo un periodo di crisi economica grave in tutti iPaesi occidentali, anche nel nostro Paese; la crisi consiste – scu-satemi se banalizzo, lo dico in maniera molto semplice – nelladistruzione di forze produttive e nella ricomposizionesuccessiva di altre forze produttive. Questo meccanismopassa dentro tutti coloro che lavorano all’interno di quel perio-do storico, in quella determinata società, e ci passa dentro coni carri armati, e ridetermina l’assetto dei servizi sociali; noi stia-mo oggi alla vigilia, anzi siamo già nell’ atto di una ridefini-zione totale in tutta Europa dei sistemi di welfare percome noi li abbiamo conosciuti a partire dalla Seconda Guerra

Mondiale in avanti, il modello Beveridge non regge più. Quindisiamo di fronte a questo snodo.E rispetto a questo mi permetto anche di segnalarvi alcuniaspetti, che io personalmente vivo come Assessore alla sanitàdella Puglia, cioè di una regione meridionale, quando mi vado aconfrontare con gli altri colleghi di altre regioni più ricche, chericevono di più, secondo un modello che due anni fa definii dipedagogia della miseria, cioè se uno è povero bisognatogliergli i soldi perché così diventa più virtuoso; il riassettodel welfare tende ad accentuare le differenze non asmussarle. Tende ad accentuarle perché i servizi si vanno aposizionare nelle zone dove servono sul serio. A chi? Non allepersone, come individui che si ammalano e vogliono star bene,ma alla ripresa del ciclo produttivo. Quindi noi siamo in questa situazione, che è una situazione digrandissima difficoltà per una professione, che io ho definito pro-fessione liberale diciamo per eccellenza, insieme con le altre, madirei che il medico ha una sua caratteristica perché ha una sto-ria pregressa, uno Statuto epistemologico antichissimo, quindiha, dentro la descrizione delle professioni liberali, una sua spe-cificità che credo non possa essere ignorata da nessuno. Allora dobbiamo fare qualcosa perché se no non ne usciamo, oquantomeno ci attestiamo su una linea che definirei una li-nea di valori, cioè un meccanismo attraverso cui si indi-vidua qual è il punto oltre il quale non si può andare.Faccio una brevissima parentesi rispetto a questo: un collegami ha chiesto poco fa: tu avevi detto in Consiglio regionale chete ne volevi andare, e adesso stai ancora qua, insomma sostan-zialmente che fai da grande? Quello che ho detto in Consiglio regionale è questo, che vi rife-risco di nuovo: c’è stata una fase di passaggio, di grande impe-gno anche umano, anche di grande sofferenza umana, perché,diciamo, tutta la vicenda del piano di rientro è stata anchedurissima dal punto di vista dei rapporti interpersonali. Dopo diche, una volta che questo atto che doveva essere fatto – a pro-posito questo atto si chiama “piano di rientro e di riqualificazio-ne” non “degli ospedali”, ma “di riqualificazione del serviziosanitario regionale”, quindi comprende territorio, ospedali, tutto– quando si termina un processo di questo genere ognuno dinoi si va a collocare nel posto di combattimento che ritiene piùnaturale per sé.Non c’è dubbio che i medici sono chiamati da questo documen-to, da questi elementi normativi, ad uno sforzo straordinario,che non è di adesione all’impianto di quel documento, ma è diprotezione dei cittadini rispetto a quello che si verifica da ora inpoi nella pratica e che deve essere smussato, deve essere ag-giustato, deve essere in qualche modo declinato. E noi medici sappiamo declinare perché abbiamo questo com-mittente fortissimo e puntuale che è il malato, il paziente e quin-di ognuno di noi deve andarsi a ricollocare dove pensa di potermeglio affrontare una situazione di questo genere.Io non ho cambiato opinione; ho detto in quella circostanza chec’era un pezzo di percorso che dovevo fare ancora, che stofacendo, che non so come va a finire, che è il pezzo di percorsodella lotta, perché una lotta è, ovvero la lotta per il riparto, cioèla distribuzione in tutte le regioni del fondo sanitario nazionale.Ho detto una terza cosa in quella situazione, in quella circo-stanza, che ritorno a dire qui di fronte a voi che siete i miei col-leghi, e cioè che esiste una fase nella vita delle istituzioni,non nella vita personale, in cui la politica deve fare unpasso avanti, non un passo indietro, cioè deve assumer-

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Notiziario aprile 201136

si le responsabilità, e che la mia presenza in Assessoratopoteva essere letta in maniera opportunistica. Tutto il problema è un problema tecnico; c’è un tecnico a diri-gere l’Assessorato, quindi noi possiamo fare un passo laterale,attribuire tutte le responsabilità nel bene e nel male alla tecni-ca. Invece il problema non è questo, il problema è che noi, voiavete parlato di governance: la governance parte dall’assunzio-ne totale della responsabilità politica in una fase di crisi, siamoin una fase di crisi economica, crisi sociale, crisi dei rapporti,frantumazione delle professioni, riclassificazione all’interno del-la società, e rispetto a questo devono essere definite con chia-rezza le responsabilità e devono essere portate avanti le assun-zioni di responsabilità, questo ho detto. Dopo di che il proble-ma della settimana in più o in meno, del mese in più o in meno,non è importante, perché il problema comunque è quello equello rimane; è confermato in queste ultime ore dal fatto cheieri, essendo stato messo in movimento, come ormai previstoda una legge della Regione Puglia, il pezzo di piano di rientrorelativo al riordino degli ospedali nella ASL di Taranto, ieri serac’è stato un documento da parte di alcuni Consiglieri regionaliin cui si chiede la rimozione immediata del Direttore generale diquella ASL, perché sta rispettando una legge. Allora questo ioho in testa, cioè che dobbiamo avere tutti quanti, ovviamente,un senso di responsabilità ma che ciascuno deve fare il suomestiere. Credo di essere stato ragionevolmente esplicito quel giorno etorno ad essere esplicito oggi, dopo di che è evidente che io perprimo ho fatto tanti errori all’interno della gestione della sanitàdella Puglia, il primo errore è un meccanismo di autorefe-renzialità, di fronte ad una situazione difficilissima in cui leregole di sistema erano sostanzialmente poche, la risposta cheè venuta abbastanza naturale a me ed ai miei collaboratori, alcollegio dei Direttori generali, via via, è stata quella di chiuder-ci e di cercare di affrontare i problemi anche in una logica spes-so emergenziale, perché sono state le emergenze cheabbiamo dovuto affrontare, con una riduzione progressi-va e non un aumento progressivo del coinvolgimento dichi poteva invece potenzialmente fornirci idee, suggeri-menti, discussioni, critiche. Questo è vero; abbiamo di fatto rispettato le modalità previstedalla normativa per quanto riguarda le consultazioni obbligato-rie - dobbiamo vedere i sindacati, dobbiamo fare il tavolo così,perché senza quel tavolo non si può fare la delibera , ecc..- maè evidente che non è questo lo scopo dei tavoli; lo scopo deitavoli è un’altra cosa. Lì c’è una responsabilità, ed è anche una responsabilità miapersonale su questo; bisogna cercare, devo cercare di correg-germi, diciamo almeno per il tempo che mi è dato di lavoro inquella posizione, perché una ricchezza di ragionamentiargomentativi che è venuta fuori oggi da voi mi sembraun valore, cioè non mi sembra un momento di conflitto,mi sembra un momento di ragionamento e di potenzialecondivisione di linee e di aggiustamenti di tiro.Ma non è stato aristocratismo, alcune volte mi è stato detto “tuti sei comportato come un barone universitario, collocato in undeterminato posto, e hai applicato tecniche baronali di decisio-ni verticistiche”. Non è stato questo e coloro che hanno lavora-to con me lo sanno e lo possono testimoniare. Dobbiamo fare rapidamente il percorso che avevamo peraltrogià concordato sulla istituzione di questo Consiglio in Puglia;probabilmente il modello toscano è un po’ barocco, anche se

toscano, mentre il barocco dovrebbe essere il modello nostro,come testimonia Lecce; è un po’ barocco però ha un significa-to: se noi riusciamo a fare un’operazione in cui, salva-guardando il significato di quel modello, realizziamo l’o-pera, mi sembra una cosa assolutamente positiva.Dobbiamo stare attenti a non trasformare questo in unulteriore meccanismo burocratico-amministrativo, per-ché nel rapporto fra Amministrazione e grandi professioni c’è unmeccanismo per il quale, una volta “smarcata visita”, fonda-mentalmente, tutto diventa legittimo: “visto da”, “sottoposto a”,“parere” ecc., tutto a posto da quel momento in poi. Mentre non è così; però va salvato il concetto generale che stalà dentro e cioè una maggiore capacità di interlocuzione e nonsoltanto con le singole competenze, che è una cosa che già noifacciamo; noi abbiamo una quantità enorme di tavoli in Re-gione, su singoli problemi di carattere disciplinare e persino suproblemi emergenti piccoli attiviamo il tavolo, chiamiamo deiprofessionisti ecc., e persone che si occupano di quel problema.No, quello che ha rilievo nel modello toscano è la possibilità daparte di organismi, e qui c’è anche un recupero della funzionedegli Ordini dei Medici in termini propositivi, che hanno la carat-teristica di essere dei luoghi capaci di interpretare varipunti di vista rispetto ad un problema, in questo caso medi-co, e quindi questa è realmente l’idea intelligente diciamo diquesta proposta, perché noi tutti insieme abbiamo imparato,attraverso la faticosa elaborazione – ne parlava un collega pocofa – delle linee guida, dei modelli di integrazione ecc., abbiamoimparato che lo stesso problema medico deve essere visto dapiù punti di vista, dal punto di vista del medico di medicinagenerale, o del pediatra di libera scelta, dal punto di vista dellospecialista territoriale, dal punto di vista del professionista chepartecipa in qualche modo al gioco della sanità pubblica puglie-se, dal medico ospedaliero, dalla formazione e dalla ricerca.Sono in disaccordo con chi ha detto – non so se c’è anco-ra Paolo Giannini – di una differenza che esiste tra laformazione sul campo e la formazione e ricerca strut-turata; qui lo sforzo che noi dobbiamo fare è fare tuttee due le cose, non eliminarne una. Forse ho capito maleio, però volevo chiarire che non penso che oggi si possafare buona sanità senza ricerca; il problema è che noi cisiamo sforzati nel corso degli ultimi anni di ampliare il ven-taglio dei partecipanti alla ricerca, in un’ottica di publichelth, e quindi non ritenendo che il luogo dedicato esclusi-vamente alla ricerca fosse l’istituto di ricovero e cura o l’u-

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Notiziario aprile 2011 37

niversità, ma dicendo che dobbiamo riuscire ad ampliare lecapacità di ricerca del sistema e ad individuare sempre nuoviobiettivi di ricerca, che non sono soltanto quella ricerca cheinevitabilmente e formalmente deve essere fatta all’internodi questi istituti, ma anche quelli più direttamente legatiall’assistenza sul campo.E qui scopriamo un altro mondo che è venuto fuori in qualchemodo e viene fuori anche dal vostro documento, e cioè cheoggi parlare di salute significa occuparsi di molte cose,non soltanto di conoscere il repertorio pressoché infinito dellemalattie; significa occuparsi di povertà, perché è stato dettoe io lo ripeto con forza perché lo dico ogni giorno sui tavolinazionali, che la vita stessa quando viene fatta in condi-zioni difficili porta all’emergere di patologie, e quindirichiede le risorse per poter far fronte a questo emergere dipatologie. Certo sarebbe meglio eliminare la povertà piuttostoche dare un euro in più per cercare di dare la medicina a chi sirovina la salute prima.E bisogna occuparsi dell’ambiente, perché molte patologiecome sappiamo sono legate a condizioni ambientali difficili,brutte o pericolose, e anche lì è molto meglio risanare l’am-biente che affrontare i suoi guasti; ma il punto di os-servazione unitario di questa faccenda è la politica, chequindi si deve fare carico di queste cose, questo è il verocarico della politica. Può essere svolto a prescindere da chivede, chi osserva, chi guarda, chi impatta con la realtà tutti igiorni, e osserva e guarda non in maniera distratta ma guarda

ed osserva perché è capace di vedere, perché ha una formazio-ne tale da poter vedere, si accorge dei nessi, è in grado di ragio-nare con le comunità locali, è in grado quindi di fare un’opera-zione che mette insieme più cose nell’interesse dei cittadini.Questa alleanza si può fare, il vostro documento è un beldocumento, a me personalmente fa piacere per molti aspetti,pur avendo delle parti, ovviamente, giustamente critiche; raf-forza molto la nostra possibilità, la mia possibilità di reggere suun terreno di confronto durissimo che si è aperto con il territo-rio, con le comunità locali ecc., perché là dentro ci sono i nodidi una linea ed anche i nodi della speranza. Però tutto deve essere contestualizzato; quel contesto che vi hadato il vostro Presidente, il Presidente Livrea, secondo me nonpuò essere trascurato, non erano parole al lato, cioè noi oggisiamo in una situazione nella quale ogni volta che ciponiamo un problema dobbiamo cercare di capire dentroa quale scenario si va a collocare.Vedete, io vi racconto un’esperienza, per essere chiaro: nel-l’ambito di una serie di interlocuzioni, tutte le volte che insie-me con il dott. Pomo, che è qui presente, che è il responsabi-le della cabina di regia per il piano di rientro, insieme con altrimiei collaboratori – poco fa c’era il dott. Attolini – incontriamoun Comune, viene il Sindaco ed alcuni Consiglieri comunali.Ad un certo punto, mentre noi stavamo ragionando sul temadei tagli complessivi che al sistema delle autonomie locali, alleRegioni, sono stati imposti della crisi economica e declinatiattraverso il decreto Tremonti del luglio scorso, ad un certopunto una di queste persone che partecipava al tavolo, che siè qualificata come capogruppo di un partito politico – che noncito ovviamente – dice “Assessore a me non me ne frega nien-te se la colpa è del Governo, se la colpa è del governo regio-nale, se la colpa è tua, quello che so è che tu a me l’ospeda-le non me lo devi chiudere !”. Io a quella signora ho detto: lei ha ragione, signora, non hodetto che ha torto, ma mi spaventa il fatto che lei sia capo-gruppo di un partito politico, perché il mestiere è proprio quel-lo di capire da dove viene quello, da dove viene quell’altro, qualè il punto, qual è l’elemento da analizzare; cioè capire il con-testo nel quale ci muoviamo non è un optional, è unobbligo. E il fatto di sentirselo dire da medici piuttosto che da dirigentipolitici è un fatto che rincuora perché esiste ancora una socie-tà civile, c’è in qualche maniera una discussione, un dibattito,non c’è una trasmissione diretta della chiacchierologia, c’è unmomento di riflessione.Quindi andiamo avanti su questo tema, ma io sono stato anchetroppo lungo, Filippo, non ho risposto ad una serie di cose;credo che il posto opportuno per rispondere in maniera pun-tuale alle cose che sono state poste qua dentro, alcune dellequali condivido, altre no ovviamente, come sempre succede, siaquello di fare questa operazione del Consiglio Sanitario Re-gionale, perché lì dentro è possibile anche, forse, affrontare lalogica di un’operazione che noi abbiamo tentato di fare contutte le critiche possibili, che è stata quella del governo del-l’offerta nella nostra regione, che ha creato uno scompiglioterribile, di cui c’è stata anche testimonianza qua dentro conl’intervento di un collega.Tentativo di governo dell’offerta ed il tentativo di go-verno della domanda, messo in atto immediatamente dopo,come si realizza? Soltanto con un provvedimento burocraticoamministrativo? No, sta fallendo, quindi è necessario ovvia-

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Notiziario aprile 201138

mente che di nuovo questi elementi di linea, che hanno avutogià dei risvolti in atti deliberativi ed in atti normativi, sianoesposti, discussi, ragionati, per tentare una strada di possi-bile condivisione che, ripeto, mi sembra credibile, non sem-plicemente come moral suasion o come incontro informale, maproprio come previsto nel tipo di documento che voi avete pro-posto all’attenzione dell’opinione pubblica. Vi ringrazio per l’attenzione.

Dott. Filippo Anelli(Vice Presidente dell’Ordine dei Medici di Bari)

Grazie Assessore. Grazie a tutti gli intervenuti. Noi tra pochiminuti chiuderemo e metteremo in votazione il documento dipartenza. Quel documento è un trend di massima ed abbiamoavuto oggi l’impegno formale che l’Assessore lo favorirà ; se hoben capito dobbiamo elaborare una proposta sulla istituzionedel Consiglio Sanitario Regionale della Puglia, facendone undistillato del Consiglio della Toscana, un distillato che sia piùsaporito, come tutti i distillati, e più concentrato, però non per-dendone, ma potenziandone il significato e garantendo la rap-presentatività. E per fare questo credo, colleghi Presidenti, chepossiamo prenderci la responsabilità di fare a breve delle riu-nioni molto operative ed in un paio di settimane arrivare ad unaproposta, che, secondo il mio modesto avviso, dobbiamo ripor-tare in un’aula per avere, stavolta, una proposta in qualchemodo condivisa dopo il trend di massima dell’approvazione deldocumento.

Noi dobbiamo fare un distillato basato sulla fiducia, perché iocredo di aver percepito – se sbaglio correggimi Tommaso – chetu condividi, e ti siamo francamente riconoscenti di questacosa, nelll’ ipotesi che possa effettivamente servire. Ma tu forse ci hai detto qualcosa in più, cioè ci hai detto cheproprio adesso ci serve, in questo momento così difficile. E ti ringrazio per il fatto che hai sottolineato che si tratta delritorno ad un connubio politica-professione che forsesono tutte e due schiave del mondo finanziario.Allora noi non siamo avversari, ma siamo due aspetti di unastessa organizzazione ed alla fine forse il Consiglio sani-tario ci aiuterà a trovare questa sinergia. Allora, come al solito parlo troppo, votiamo, approviamo….

Tommaso Fiore

Propongo l’emendamento di sostituire la parola “debito” con laparola “deficit”, che sono due cose diverse, perché in effetti ilproblema è il deficit e non il debito.

Filippo Anelli

Ti ringrazio, questo è giusto perché è un lapsus. Allora si appro-vano i contenuti di massima del documento?

…..il documento viene approvato a grandissima maggioranzaper alzata di mano.....

Grazie. Il documento di istituzione degli stati generali inizia unpercorso ed io mi permetto di proporre, se i Presidenti coordi-nano i lavori in breve tempo, al massimo in un mese, di arri-vare a formalizzare l’istituzione di questa struttura e l’Assessorela porterà in Giunta.

Paolo Livrea

Allora diceva il Vicepresidente Anelli giustamente: presenzadella Regione. Noi sei Presidenti dobbiamo interloquire nel lavoro di program-mazione della configurazione pugliese del Consiglio sanitario,confrontandoci per arrivare ad una proposta. Praticamente la prossima volta noi dovremmo portare un arti-colato di composizione, che dovremo approvare e a questopunto consegnarlo all’Assessore, che lo porta in Giunta e diven-terà una legge regionale.Allora noi riassumeremo i lavori di oggi nel nostro Notiziario,sollecitando nelle sei Province contributi al completamento diquesti lavori. Io vi ringrazio, a nome di tutti i colleghi, della Vostra parteci-pazione.

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