La prima volta di Ginny - Versione completa

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Integrazione al capitolo 17

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INTEGRAZIONE AL CAPITOLO 17

LA PRIMA VOLTA DI GINNY Versione completa

Hermione era già sulla torre, o sarebbe ar-rivata a breve così da potergli “restitui-re” la sua identità. Quando aprì la porta

che dava all’esterno una brezza fredda, preludio dell’acquazzone che stava per scatenarsi, scompi-gliò i suoi capelli.

Si guardò intorno: anche la torre era stata ad-dobbata con alcune zucche decorate che rischia-rivano il buio della notte nuvolosa e senza luna. L’amica non era ancora arrivata; si diresse verso la murata che dava sul lago e, appoggiandosi ai mer-li, iniziò a fissare un punto indefinito della distesa d’acqua scura. I nuvoloni scuri carichi di pioggia si stavano ammassando nel cielo; in uno dei pochi sprazzi ancora liberi il suo sguardo venne attrat-to quasi con forza da un alone rosso: una stella speciale e bellissima, dominava la scena notturna con la sua magnificenza; le nubi gonfie di piog-

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gia sembravano trattenersi con reverenza per dare modo alla stella Minami di illuminare la terra.

Sentì dei passi e si girò di scatto. «Gin-ny! Che ci fai qui? Aspettavo Hermione ...». «Madama Chips non ha voluto assolutamente la-sciarla alzare, e le ha somministrato qualcosa per riposare. Poi mi ha detto di andarmene».

«Che guaio! Se riprende il suo aspetto natura-le...».

«Non preoccuparti, mentre la salutavo ho so-stituito la polisucco al calmante che le aveva pre-scritto Madama Chips».

«Ingegnoso! E poi sei venuta qui ...».«Sono venuta ad avvertirti, non puoi andare

in giro per il castello mentre tutti sanno che sei in infermeria! Ti dispiace?» concluse sarcastica. «No, anzi...» rispose Harry mostrando un grosso sorriso. «Piuttosto... com’è andata la partita?».

«È andata benissimo, abbiamo vinto alla gran-de! E la tua missione? È riuscita?» gli chiese lei ammiccando felice.

«Ho nascosto la bacchetta, è tutto a posto». Rimase in silenzio per alcuni attimi guardando il cielo. «Così mi toccherà passare la notte nascosto quassù ...». Poi qualcosa attirò la sua attenzione.

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«Guarda il cielo: ogni tanto tra le nuvole si vede apparire Minami».

Ginny alzò lo sguardo, i suoi occhi brillarono alla luce delle candele e Harry ne approfittò per tirarla a sè e abbracciarla dolcemente.

«Ora mi sento più leggero, era una cosa che andava fatta ...».

«Anche io mi sento più leggera ...» iniziò in un sospiro. «A che ora abbiamo Difesa lunedì?». Solo allora Harry si ricordò dell’esame della ra-gazza... la tensione per la sua missione l’aveva fatta passare in secondo piano. Fu talmente spiaz-zato da quella domanda che non dovette sforzarsi molto a fingere il necessario stupore. «Cosa in-tendi? Noi abbiamo Difesa le prime due ore, ma tu...».

«Ah bene, allora scendiamo insieme subito dopo colazione!».

«Non capisco ...». Harry assunse un espressio-ne imbarazzata.

Ginny sorrise e gli scompigliò dolcemente i capelli.

«Scemo!» lo canzonò. «Ti sto prendendo in giro. Credevi non mi fossi accorta che durante l’e-same mi stavi seguendo? Ti ho visto troppe volte

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in azione con il Mantello perchè potessi riuscire ad ingannarmi».

«Ecco io... non volevo... lo giuro! Il patronus, l’Artiglio ...».

La ragazza sorrise di nuovo e gli posò le labbra sulla guancia. «Grazie. Saperti vicino mi ha dato forza».

«Mi fai sentire un imbecille».«Lo sei!» scherzò lei. «Comunque domani

mattina usciranno i risultati in bacheca».«Come? Non sei ancora sicura di essere passata?».

«Vuoi dire che dubiti del mio esame?» sorrise lei.«No... sei stata brava. Anche se avrei preferito

che mi avessi chiesto di aiutarti invece di tenermi all’oscuro di tutto ...».

«Hai ragione, forse ho sbagliato a non dirti niente. È stata dura starti lontano e mentirti per così tanto tempo».

«Effettivamente... mi hai fatto penare un bel po’» rispose con un sorriso Harry fissandola negli occhi e accarezzandole i capelli.

«Mi dispiace per questo... mi sei mancato». «Anche tu...».

Harry sentiva il suo cuore martellare, parlare a Ginny così vicina lo coinvolgeva quasi dolorosamen-te, l’aria stessa che respirava era carica di emozione.

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«Sai, a volte ripenso a quanto ti desideravo men-tre tu non mi vedevi o a quando eri troppo preso dalla tua lotta contro Voldemort e tutto il suo mon-do» iniziò la ragazza.

«Erano altri tempi ...».«Ormai ci avevo quasi rinunciato e quando mi

hai baciato la prima volta io sono quasi impazzita dalla gioia. Non sai quanto ho sofferto quando mi hai detto che dovevamo lasciarci ma... sono stata costretta a farlo. Quell’ultimo bacio che ti ho dato al tuo diciassettesimo compleanno mi ha dato la forza di tirare avanti per mesi ...».

«Sì, è stato un bacio fantastico» disse perden-dosi nei ricordi. «E quando Ron ha spalancato la porta?» continuò Harry, poi abbassò lo sguardo e vide il volto di Ginny: era luminoso e candido . Voleva dirle quanto fosse bella ma la voce gli ven-ne meno.

Il chiarore che proveniva dalle candele, mescolato all’alone rossastro di Minami che oscillava da dietro le nuvole esaltava la bel-lezza della sua ragazza conferendole un’au-ra sovrannaturale, tanto che sembrava risplen-dere di luce propria: era veramente stupenda. Le si avvicinò e la baciò con trasporto.

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Poi il suo profumo, dolce e sensuale, il profu-mo che lei usava e che gli faceva venire in mente i fiori selvatici che crescevano intorno alla Tana, lo assalì arrivando alle sue narici, inebriandolo, re-galandogli le stesse sensazioni che provava quan-do faceva qualche acrobazia con la sua Firebolt o catturava il boccino d’oro. Solo che questa volta era amplificato al massimo.

«Ginny, pensavo al tuo profumo».«Ma che dici?» chiese lei imbarazzata.«Ti spiego» rispose preoccupandosi che lei po-

tesse spezzare l’atmosfera che si era creata.Per Harry, quella era magia, la magia di

cui parlava Silente: la più grande di tutte. Sai, questo non l’ho detto mai a nessuno» affermò tentennante, «ma quando Lumacorno ha fatto la sua prima lezione, ha preparato diverse pozioni; io, che non avevo la più pallida idea di cosa ci fosse nei calderoni, mi sono posizionato vicino a quello che il professore, o meglio, Hermione, ci ha detto contenere Amortentia ...».

«...il filtro d’amore più potente al mondo!», continuò lei con una voce che era un misto di sor-presa ed enorme curiosità.

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«Sì, proprio quello.» continuò lui. «Ma la cosa che volevo dirti è che poi, Hermione, su richiesta di Lumacorno, ha descritto le sue caratteristiche. La più importante è che chiunque, davanti a quella pozione, sente un profumo diverso a seconda di quello che più lo attrae e io ...», tacque un attimo fissandola negli occhi, «io, anche se ancora non ne ero cosciente, ho sentito il tuo».

«Il mio ...» ripeté lei tentennando, con gli occhi umidi e le guance rosse.

«Sì, il profumo della tua pelle; lo stesso che sento ora e che mi sta facendo impazzire».

Quando Harry pronunciò quelle parole vide Ginny quasi tremare dall’emozione, mentre si stringeva più forte al suo corpo, Harry vide qual-cosa di diverso nei suoi occhi e anche lei sembra-va diversa, aveva assunto un nuovo atteggiamento più sicuro e deciso e in quel momento si rese con-to che erano diventati parte l’uno dell’altro.

Tutto ad un tratto iniziò una pioggerella legge-ra che portava il profumo della foresta. Harry qua-si si destò quando l’acqua tocco la pelle del suo viso. «Dai, torniamo dentro». Fece per muoversi, ma Ginny non si spostò di un passo. «Rimaniamo, non mi da fastidio e io... io sto bene qui con te». Harry non seppe cosa fare: il desiderio che quel

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momento non finisse era troppo forte, ma la piog-gia aumentava e rischiava di diventare un diluvio. Prese la bacchetta. «Impervium protego!». Su-bito una cappa trasparente, come un ombrel-lo gigante, si frappose tra loro e la pioggia. «Come hai fatto?» chiese stupita Ginny.

«Vitious una volta ha detto “quando non sai, improvvisa”, come sono andato?».

La ragazza sembrò colpita e scattò verso di lui, che rimase sorpreso dal gesto; poi pian piano gli infilò le braccia sotto la camicia e sfiorò dolce-mente la sua pelle.

Harry si irrigidì «Cosa fai?».«Ssshh ...» sussurrò lei premendogli un dito

sulle labbra.Lo provocava e lui, rigido e impacciato, non

muoveva un muscolo; ad un tratto, gli occhi della ragazza ebbero un guizzo malizioso ed esclamò: «Questa pioggia fa troppo rumore».

Estrasse una mano dalla camicia del ragazzo, prese la sua bacchetta e mormorò: «Acuisces». La torre divenne subito silenziosa.

Harry rimase imbambolato mentre Ginny lo guardava con occhi sornioni allontanandosi da lui; un brivido gli percorse la schiena, la ragazza esibiva un sorriso malizioso.

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Si chiese cosa le stesse passando per la testa. Ginny fece un movimento con la bacchetta e la camicia di Harry si sfilò dal suo corpo.

«Che fai? Così giochi sporco, stai usando in-cantesimi non verbali!».

Lei sorrise e gli mostrò la lingua; poi, con un altro abile movimento, gli levò anche la maglia: rimase a torso nudo.

Harry, a quel punto, stette al gioco e brandì anche lui la bacchetta. «Accio blusa di Ginny!». Ma lei fu più veloce. «Protego» replicò, mandan-do a vuoto l’attacco poco convinto di Harry.

«Allora è la guerra che vuoi?» disse lui e con una fulminea mossa senza dir niente sfilò sia la veste che la camicia a Ginny.

«Harry!» esclamò lei, ma lui la fissava inebe-tito come se fosse stato colpito dal “Petrificus To-talus”; ai suoi occhi era semplicemente stupenda: fine e gentile nelle forme, il suo corpo seminudo era perfetto, il colore chiaro della sua pelle la fa-ceva sembrava una ninfa, tanto era candida. Il suo corpo risplendeva nonostante i nuvoloni avessero oscurato Minami e le altre stelle nel cielo.

Lei arrossì, abbassò lo sguardo e, senza dire nulla, lo abbracciò.

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Il contatto della loro pelle fece provare a Harry un brivido di piacere: le loro labbra si sfiorarono, lui l’accarezzò dolcemente poi la passione li vin-se, e lei posò delicatamente la mano sulla cintura del ragazzo.

«Ti desidero Harry, come non ho mai desidera-to nessun’altro».

«Anche io, Ginny... ma sei davvero sicura?» chiese Harry con un brivido.

«Sì. Non so cosa accadrà domani. Voglio che tu sia mio per sempre.» gli disse guardandolo negli occhi. «Non dire cosi... io ti amo e impazzirei se non ti avessi al mio fianco» rispose Harry fissandola a sua volta.

Lei sostenne il suo sguardo e poi, in risposta, gli accarezzò il viso. «Harry, sono sicura» gli sussur-rò all’orecchio facendolo fremere ancora di più. Harry non seppe resistere, la baciò appassionata-mente e la strinse a sé.

Fu l’esperienza più esaltante che avesse mai provato.

Anche se tutti e due inesperti, dopo un iniziale imbarazzo e una serie di impacciati tentativi, cre-arono un intesa profonda, erano in perfetta sim-biosi. Era meraviglioso, si sentivano leggeri come trasportati dalle onde del mare mentre alternativa-

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mente si infrangevano sulla riva e si sentivano cul-lati da esse; Ginny era splendida, si teneva stretta a lui come avesse paura di perdersi, era incredibile, ma più incredibile ancora fu quello che accadde ai due, mentre erano intenti a scivolare sulle onde del sogno: iniziarono a levitare sulle note di una musica proveniente da un luogo imprecisato che loro inconsciamente sapevano essere dove i loro cuori si erano uniti; era intorno a loro e, come una amorevole abbraccio, avvolse entrambi.

Tutte le loro emozioni si legarono in quel canto e arrivarono insieme al culmine di quella sinfonia. Alla fine, ancora estasiati per l’intesa provata, si ritrovarono sulla torre di osservazione: la magia si era assopita.

I due si fissarono per diverso tempo come ine-betiti da tutto quello che avevano provato. Infine, sentendo freddo, Harry con un incanto fece appa-rire un coperta patchwork con la quale si avvolse-ro stretti a contatto l’uno dell’altro, rimanendo lì a fissare la pioggia sino al sorgere del sole.

Solo allora i due decisero di alzarsi, ma fu qua-si doloroso quando si separarono.

«Ti amo Ginny, è stato fantastico» furono le prime parole che riuscì a dire.

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«Anche per me. Ancora non me ne capacito» rispose lei con un sorriso.

Harry la fissò. Poi scuotendo la testa e sorri-dendo disse: «Andiamo mia veela». E, cingendola col braccio, la riaccompagnò in Sala Comune pri-ma di dirigersi in infermeria.