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La preghiera di opisthambonos della liturgia di San Giovanni Crisostomo: studi e ricerche a cura del Presbitero Giovanni Giannoccolo, vicaria della Puglia testo Preghiera dell’opisthàmvonos detta a voce alta dal Sacerdote fuori del Vima: O Signore, tu che benedici coloro che ti benedicono e santifichi quelli che hanno fiducia in te, salva il tuo popolo e benedici la tua eredità. Custodisci tutta quanta la tua Chiesa, santifica coloro che amano il decoro della tua casa; Tu, in contraccambio, glorificali con la tua divina potenza, e non abbandonare noi che speriamo in te. Dona la pace al mondo che è tuo, alle tue Chiese, ai sacerdoti, ai governanti, all'esercito e a tutto il tuo popolo; poiché ogni beneficio e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende da te, Padre della luce. E noi rendiamo gloria, grazie e adorazione a Te, Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

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La preghiera di opisthambonos della liturgia di San Giovanni Crisostomo: studi e ricerche a cura del

Presbitero Giovanni Giannoccolo, vicaria della Puglia

testo

Preghiera dell’opisthàmvonos detta a voce alta dal Sacerdote fuori del Vima:

O Signore, tu che benedici coloro che ti benedicono e santifichi quelli che hanno fiducia in te,

salva il tuo popolo e benedici la tua eredità.

Custodisci tutta quanta la tua Chiesa,

santifica coloro che amano il decoro della tua casa;

Tu, in contraccambio, glorificali con la tua divina potenza, e non abbandonare noi che

speriamo in te.

Dona la pace al mondo che è tuo, alle tue Chiese, ai sacerdoti, ai governanti, all'esercito e a

tutto il tuo popolo;

poiché ogni beneficio e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende da te,

Padre della luce.

E noi rendiamo gloria, grazie e adorazione a Te, Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e sempre, e

nei secoli dei secoli.

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Sommario

Introduzione pag.1

Parte prima : storico-liturgica, pag. 2.

Parte seconda: architettura e liturgia , pag 4.

Parte terza: analisi esegetica e teologica delle molteplici preghiere all’ambone , pag 9

Parte quarta : commento esegetico dell’a preghiera all’opisthambons nella Liturgia di S. Giovanni Crisostomo , pag 10.

Appendice n 1 Bibliografia, pag. 13.

Appendice n 2 Le varie preghiere dell’opistambonos come genere liturgico particolare ,

antologia ,.Pag. 14.

Appendice n 3 Breve sintesi da internet, pag. 21.

Introduzione

L’argomento assegnato riguarda una preghiera molto particolare della liturgia di S. Giovanni Crisostomo, recitata dietro l’ambone o sulla’ambone, come è palese nel titolo di questa preghiera che concludeva anticamente tutta la liturgia, mentre nelle riforme posteriori al X-XI sec. furono aggiunte altre preghiere di stile più monastico, le apolisi. Oltre ad analizzare la suddetta preghiera nel suo aspetto liturgico, esegetico e spirituale, è opportuno trattare nelle linee fondamentali anche il luogo liturgico della chiesa antica e nella liturgia costantinopolitana in particolare, cioè l’ambone.

Lo studioso o il ricercatore, d’altra parte non può esaminare nella splendida architettura spirituale della Divina Liturgia, solo tale preghiera ma è giocoforza, inserirla organicamente in tutto l’evolversi dell’azione sacra, perché se ne valorizzi la singola parte in esame ed insieme tutta la Divina Liturgia, cogliendone i rapporti interni e i collegamenti con le altre azioni liturgiche particolari.

In conclusione, l’analisi della preghiera all’ambone ”OPISTHAMBONOS” ci porta ad avere sotto controllo tutta la storia e lo sviluppo della divina liturgia di S. Giovanni Crisostomo .

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Prima parte, storico-liturgica

La Chiesa Ortodossa Costantinopolitana, ha adottato, nel corso di circa un millennio molte Divine Liturgie: di S. Basilio, di S. Giacomo, di S. Marco, di S. Giovanni Crisostomo, quest’ultima ha soppiantato le altre perché è la più usata, ed ha relegato le altre a pochi momenti essenziali dell’anno liturgico bizantino.

Questa liturgia di S. Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli è fortemente influenzata dalla sede Patriarcale di Antiochia, da dove lo stesso Crisostomo proveniva. In origine era molto più breve di come ora ci appare, soprattutto per l’inserimento di molte preghiere nei riti iniziali,e finali e per le aggiunte di inni e dossologie preghiere, come il credo , l’aghios o theos, e a tutte le preghiere mariane, introdotte nel corso dei secoli sotto l’influsso teologico dei vari Concili ecumenici, che si preoccupavano a difendere la Fede Ortodossa . Questi inserimenti nella Divina liturgia, preghiere , inni, canti serviranno a ricordare al popolo i dogmi solennemente affermati ed a rafforzare la Santa ortodossia.

La liturgia Costantinopolitana, molto sobria nei primi secoli, incentrata sulle letture e sull’anafora centrale, si arricchì a partire da Giustiniano e della costruzione della splendida Cattedrale di Haghia Sophia, di riti solenni, con processioni fastose, e con un culto imperiale degno della Nuova Roma, (Costantinopoli) la prima capitale di un impero cristiano. Si trattava di una liturgia stazionaria, che coinvolgeva tutta la Città, le sue chiese, le piazze, l’ippodromo, il Palazzo imperiale, tanto che possiamo considerare tutta la città di Costantinopoli, un'unica chiesa. Le processioni da una chiesa all’altra erano solenni, partecipava l’esercito, i funzionari imperiali , e naturalmente Il Basileus, cioè l’imperatore. Il Popolo seguiva cantando brevi inni facili musicalmente, anch’essi di origine siro- gerosolimitana. La basilica di Santa Sofia, aveva numerose porte per accogliere velocemente , questa immane folla di fedeli.

Naturalmente tutti i riti processionali erano accompagnati da salmi ed il popolo partecipava con brevi antifone. La proschomidia era preparata fuori dalla sede patriarcale e i santi doni entravano solennemente nella chiesa, non come ora., ma da fuori della chiesa, da uno spazio liturgico apposito. Tutto ciò, prima ha dilatato molto la Liturgia di S. Basilio e di S. Giovanni Crisostomo, poi, per le vicende storico –liturgiche, soprattutto dopo la crisi iconoclasta e la turcocrazia , queste due Divine Liturgie si sono fortemente ridimensionate, per passare ad una azione sacra più

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mistica e raccolta, sotto l’influsso dei monaci di Studion (Monastero di Costantinopoli) e dei monaci del monastero di S. Saba ( Gerusalemme).

La chiesa e la Divina Liturgia concepita ai tempi di Giustiniano, nel periodo aureo dell’impero romano-cristiano (volgarmente detto Bizantino) , come tempio di Dio sulla terra, dove il cielo si piega sulle realtà umane e dove si svolge soprattutto la glorificazione della santissima Trinità, questa bellissima concezione, cede il posto ad una chiesa più mistica, più monastica, più personale dove il mistero di Cristo morto, sepolto e risuscitato, accompagna il fedele per tutta la Divina Liturgia, dall’inizio alla fine.

Anche la preghiere diventano più raccolte profonde, la discesa del Santo spirito (Epiclesi) e la comunione diventano polarizzanti e centrali e di conseguenza le nuove preghiere inserite rispecchiano questa concezione.

Anche le preghiere finali della Divina liturgia, perdono il carattere pubblico, di lode e di benedizione e diventano preghiere di ringraziamento alla comunione, che sottolinea meno l’aspetto comunitario e il senso di unità nel pleroma ecclesiale, per considerarla più una via personale alla santità e alla remissione dei peccati, dopo la metania, che una via di un popolo unito in cammino verso Dio.

Seconda parte: architettura e liturgia

Pur considerando in questa breve relazione, il luogo particolare dove di proclama la preghiera in esame, cioè l’ambone, bisogna brevemente fare una carrellata su i luoghi privilegiati delle chiese antiche. Per fare ciò bisogna ricordare le origini giudaiche delle prime comunità cristiane,

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soprattutto giudeo-cristiane e in genere il cristianesimo semitico, il cui centro di irradiazione rimane Gerusalemme ed Antiochia.

Gli studiosi hanno trovato un profondo legame tra la struttura cultuale della Sinagoga ai tempi di Gesù con le prime ecclesie cristiane.

Nella Sinagoga troviamo tre luoghi privilegiati:

1 L’arca, con il Velo e il Candelabro, la Menorràh;

2 Il vima , centrale con l’ambone, da dove di proclamavano le sacre scritture, la Torah, i profeti, e gli altri scritti;

3 La cattedra di Mosè e gli altri scanni dove sedevano gli anziani e da dove si impartiva un commento autorevole, sulla scia della tradizione.

Nelle chiese cristiane dei primi secoli e successivamente nelle chiese di tradizione siro- orientale, lo schema è quasi lo stesso.

Al centro l’ambone, la cattedra del vescovo e dei sui presbiteri, in fondo, l’ altare che sostituisce l’arca.

Ambone, cattedrale di Salerno.

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Come si può notare, le concordanze tra sinagoga e chiese antiche sono rilevanti, se si paragonano le due piante, tra sinagoga e chiese siriache e proto bizantine.

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L’ambone quindi è un luogo privilegiato perché da esso si proclama la parola di Dio e le azioni liturgiche, le preghiere e le letture, i canti assumono un carattere solenne e fortemente ecclesiale.

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La preghiera all’ambone che esamineremo in seguito va riletta in questo quadro, avendo perduto la dignità primitiva, soffocata dall’apolisi, di aggiunta posteriore, per essere ridotta ad una preghiera quasi privata del sacerdote.

A questo punto è bene ricordare ciò che viene detto dai liturgisti dell’’ambone:

L’Ambone, dal greco “anabainein” , salire, è un luogo rialzato a cui si accede mediante scalini; è una specie di tribuna destinata ala lettura dei testi sacri e della predicazione. L’ambone ha

origine ebraiche, nella sinagoga era collocato nel vima , in ebraico bimà, che era una piattaforma rettangolare situata in mezzo alla sinagoga. La lettura pubblica della torah su di una piattaforma

rialzata risale all’epoca di Esdra e Neemia. L’uso è ripreso nelle chiese cristiane, e trova grande risalto nelle antiche chiese cristiane orientali.

Per concludere, l’ambone, è il luogo per eccellenza per la proclamazione del vangelo, per i canti di alcuni solenni tropari e per la predicazione solenne della Parola di Dio da parte del Vescovo, presidente dell’assemblea liturgica-eucaristica, senza cui ogni liturgia, perde il sigillo dell’apostolicità e della canonicità (Cattedra episcopale).

La tendenza successiva fu di unificare tutti gli spazi sacri originali che ricordiamo sono tre, l’ambone col vima, l’arca con il candelabro , la cattedra di Mosè.

La cattedra di Mosè diventerà la cattedra del vescovo ed è inserita in uno spazio chiamato presbiterio, nella conca absidale posta al fondo della chiesa. L’arca, si trasformerà in altare con

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cibori e la colomba che conteneva le sacre specie.

Il Ciborio è un baldacchino di pietra o marmo, o in metallo che si eleva su colonne e sormonta l’altare. La sua forma a coppa rovesciata evoca il cielo che si incurva ad abbracciare l’altare. Germano di Costantinopoli, patriarca, fa derivare il termine ciborio dall’aramaico kib arca e da orion ( ura in aramaico) , che vuol dire fuoco ( Storia ecclesiatica ), al ciborio è sospesa la pisside spesso a forma di colomba per la custodia dei santi doni .

La Cattedra ( kathedra ,sedia in greco) è il seggio del vescovo simbolo della successione apostolica e dell’autorità

Nella sinagoga la cattedra di Mosè denota un luogo connesso con il magistero della parola di Dio. La cattedra era collocata nel presbiterio, spazio riservato al clero nelle celebrazioni. Anticamente era posta nell’abside seguendo la forma circolare dell’edificio, ai due lati c’erano i sedili dei presbiteri.

Di fronte alla cattedra si elevava l’altare. Questa struttura era ben visibile dal popolo ma col tempo la separazione interposta con un divisorio finì per attribuire al Presbiterio uno spazio riservato determinando due classi nella chiesa, quella del clero e il popolo, approfondendo le differenze della chiesa antica che prima erano molto tenue.

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L’evoluzione finale avvenne quando quella sottile barriera, bassa e leggera, divenne l’iconostasi che man mano si innalzò fino a coprire ai fedeli la visione dell’azione liturgia legata alla consacrazione e all’epiclesi del Santo Spirito.

Per concludere, l’ambone pur nella sua evoluzione teologica e spaziale dalla sinagoga alla chiesa, rimane un luogo privilegiato della Divina Liturgia soprattutto per la parte più antica: la liturgia della Parola ed il commento sia rabbinico che cristiano, come ci tramandano i Vangeli per il Cristo, Nostro Signore.

Parte terza : Analisi esegetica e teologica delle molteplici preghiere all’ambone , dette opisthambonos

Le preghiere all’ambone, sono varie e diverse per contenuto, un vero genere liturgico, e con queste preghiere anticamente si concludeva la Divina Liturgia, da qui la solennità di esse. Attualmente perdendosi la memoria storica sono recitate quasi privatamente dal presbitero, sommersa dai canti finali dei cori che ne offuscano la bellezza.

Queste preghiere sono le vere sintesi di tutta la Liturgia, quasi, piccole anafore, sintesi meravigliose di tutta l’azione sacra sviluppata ed attuata, esse nel loro contenuto hanno ancora lo stile delle Beracot ebraiche, divenute preghiere eucaristiche cristiane, le Anafore, soprattutto nelle chiese siro-gerosolimitane.

Esaminando eucologio Barberini greco 336, il più antico manoscritto ecologico , che si ritiene scritto nell’Italia Meridionale nella seconda metà del VIII secolo, notiamo che le preghiere dell’opistambonos sono molteplici, quasi un genere letterario autonomo.

Quella contrassegnata col numero 273 è detta preghiera dell’ambone di Crisostomo ma è completamente diversa da quella recitata nei testi liturgici attuali.

Segue al n.274 la preghiera dell’ambone del Patriarca germano di Costantinopoli e via via altre tre preghiere dall’ambone ( n 275-276-277) .

Di particolare importanza e bellezza sono le varie preghiere dell’ambone per (n 281-282- 283 -284-285) ,

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La preghiera all’ambone della liturgia di S. Basilio è identica a quella attuale di S. Giovanni Crisostomo. ( cfr . n 21 del codice Barberini n 336) .

Sicuramente queste preghiere sono posteriori alla primitiva liturgia di S. Giovanni Crisostomo se sono usate in maniera autonoma.

Curioso è la variazione glottologica del trascrittore italo greco della preghiera all’ambone Ευχη

επισταμβωνοσ* nella redazione del Barberini 336, mentre in altra sede ,n 273, viene scritto ευχη

οπισταμβωνος. C’e inoltre l’uso della t invece del th, del copista italio-greco.

Nell’ appendice n.2, ci sarà un antologia di questi testi qui brevemente citati in lingua italiana, per

poterle gustare in tutta la loro bellezza.

Palermo cappella palatina ,ambone bizantino-normanno

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Parte quarta : Commento esegetico della preghiera all’ opistambonos di

S. Giovanni Crisostomo

Passiamo al commento di questa bellissima preghiera finale dell’opistambolos nell’attuale Liturgia di S Giovanni Crisostomo.

Qui è riportato il testo italiano e di seguito il testo greco.

Preghiera dell’opisthàmvonos detta a voce alta dal Sacerdote fuori del Vima:

O Signore, tu che benedici coloro che ti benedicono e santifichi

quelli che hanno fiducia in te, salva il tuo popolo e benedici la

tua eredità.

Custodisci tutta quanta la tua Chiesa, santifica coloro che amano

il decoro della tua casa; Tu, in contraccambio, glorificali con la

tua divina potenza, e non abbandonare noi che speriamo in te.

Dona la pace al mondo che è tuo, alle tue Chiese, ai sacerdoti, ai

governanti, all'esercito e a tutto il tuo popolo; poiché ogni

beneficio e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende da te,

Padre della luce.

E noi rendiamo gloria, grazie e adorazione a Te, Padre, Figlio e

Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

Ravello, costa amalfitana ambone

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testo greco

Questo bellissimo testo, può essere considerato un capolavoro , perché sinteticamente , ricorda tutta l’azione liturgica , e ne sintetizza il valore.

Ha un respiro universale , e può essere considerato una piccola anafora. Nel contempo, richiama una preghiera arcaica proto- cristiana, in cui il tema fondamentale è la lode a Dio Padre, sulla scia delle Beracot ebraiche. Le parole chiavi sono Benedici, santifica, perché questi sono i frutti della Divina Liturgia appena conclusa.

Un’altra parola chiave è la luce ,Dio Padre della luce , che richiama sia i primi versetti della Genesi, sia il primo capitolo del Vangelo di Giovanni.

Interessante è lo studio di questa stessa preghiera inserita nella liturgia armena che, dopo l’opistambonos, invece di terminare la divina liturgia, continua con dei salmi e la lettura del

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vangelo di Giovanni, su citato, il vangelo di Pasqua, quasi a sottolineare ed ampliare ulteriormente la teologia della luce.

Conclusione

Da una piccola preghiera, quasi frettolosa, abbiamo percorso velocemente tutta la storia della

Nostra liturgia, perché ogni singola preghiera ha bisogno di tutta la Divina Liturgia completa per

essere capita e valorizzata.

Nello stesso tempo si coglie l’istanza di riportare il testo di questa preghiera nel suo luogo di

nascita, l’ambone.

Inoltre riteniamo che la solennità di questa preghiera , che anticamente chiudeva il sacro rito,

deve essere ripristinata, anche nello stile e nella solennità primitiva, e va recitata ed acclamata dal

vescovo o dal presbitero più importante nell’assise eucaristica.

Padre Giovanni Giannoccolo

PRESBITERO ortodosso HYDRUNTINO

VICARIA PUGLIA sede Brindisi

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Haghia sophia Costantinopoli, ricostruzione dell’ambone, sotto ambone romanico della cattedrale di Bisceglie (Puglia).

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Appendice n. 1, BIBLIOGRAFIA consultata

Fonti

+ Ιωαννου Φουντουλη, Κειμενα λειτουπγικης, ΘΕΙΑΙ ΛΕΙΤΟΥΡΓΙΑΙ, ΤΕΥΧΟΣ Γ, Θεσσαλονικη 1985.

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+ Stefano Parenti, Elena Velkovska ( a cura) L’eucologio Barberini GR 336 ,ed Liturgiche BIBLIOTHECA EPHEMERIDES LITURGICAE SUBSIDIA n,80, Roma (1995).

Commenti

+ Gregorio Chatziemmanouil , La Divina Liturgia, Libreria vaticana , Roma ctv , 2002.

+ Nicola Gogol ( a cura di papas Damiano Como) , Meditazioni sulla Divina Liturgia ,

Oriente Cristiano (Palermo), 1972 (2),

+ Cabasila , Commento della divina liturgia , ed Messaggero Padova , Padova 1984.

+ H .Legrande , AAVV , Nicola Cabasilas e la divina Liturgia , Qiqaion , comunità di Bose , Magnano (BI) 2007.

Studi generali

+ Irénée Henri Dalmais o.p. , Le Liturgie orientali, ed paoline Roma( 1982)

+ Louis Bouyer, Eucarestia, , LDC Leumann (Torino) 1983.

+Louis Bouyer , Architettura e Liturgia , edizioni Qiqajon , comunità Bose, Magnano (VC) 1994.

+ Eisennhofer Lechner, Liturgia romana , Marietti, Casale Monferrato .1960.

+Hugh Wybrew, The orthodox Liturgy, New York 1996.

+ Robert F. Taft A partire dalla liturgia , Lipa, Roma 2004.

+Robert F. Taft Storia sintetica del rito bizantino, ed editrice vaticana, ctv 1999.

+Gennadios (Metropolita d’Italia e Malta) Tesori della spiritualità e pastorale ortodossa , +Apostoliki diaconia della Chiesa di Grecia, Atene, 2008.

+Job Getccha , Le typikon décrypté, manuel l de liturgie byzantine, cerf , Paris 2009.

.

Appendice n 2

Le preghiere dell’opisthamvonos come genere liturgico particolare

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In questa ultima sezione si è voluto mostrare un’ampia selezione delle preghiere

Intitolate all’epistambonos. Si è attinto essenzialmente al codice barberini gr,336, che ne elenca ben dieci formule, come pure ci si è avvalsi del testo liturgico di

Ioannou foundoulis , Kimena liturghikis , thie litourghie , dove si esaminano tutte le Divine Liturgie in uso nel Patriarcato costantinopolitano.

Spesso i testo sono in italiano o in lingua greca, colpisce la solennità delle preghiere, vere e proprie sintesi dell’intera liturgia. Si loda essenzialmente Dio, come nelle antiche Beracot ebraiche, ma si ringrazia in molte il Signore per aver ricevuto i divini misteri, tanto che spesso si sovrappongono alle preghiere di ringraziamento della comunione.

Nella seconda parte delle preghiere , si implorano le grazie divine sul clero, sull’imperatore , sul popolo intero. Nella parte iniziale spesso c’è un’anamnesi come una sintesi breve dell’anafore eucaristiche, altre volte , sembrano richiamare i dogmi essenziali come una sintesi del Credo.

E’ certo che con queste preghiere solenni, proclamate dal vescovo sull’ambone , terminava anticamente la Divina Liturgia.

Questo breve saggio, vuol far apprezzare ulteriormente una grande preghiera che ora quasi passa inosservata, assumendo quasi un toni minore e intimo del sacerdote, rivolto verso l’icona di cristo, mentre il coro canta sovrapponendosi a queste bellissime preghiere.

Preghiere dall’ambone

Primo elenco

Dal codice greco Barberini 336

Preghiera dell’ambone di Crisostomo ( n.273)

Quale lode, quale inno,quale corrispondente azione di grazie daremo in cambio a te , Dio nostro, pieno d’amore per gli uomini, che hai reso la libertà a noi condannati a morte e sommersi dai peccati e ci hai resi partecipi del nutrimento celeste ed immortale del santo corpo e sangue del tuo Cristo.

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Noi ti supplichiamo : rendi immuni da giudizio noi e i tuoi servi diaconi, conservali con noi in onore e santa condotta, e rendi degno il popolo presente di comunicare a questa mensa spirituale fino al nostro ultimo respiro, a santificazione dell’anima e del corpo e custodia dei tuoi voleri.,per essere fatti degni del tuo regno celeste con tutti quelli che ti sono graditi, per le preghiere e l’intercessione della santissima e purissima THEOTOKOS E SEMPRE VERGINE Maria e di tutti i santi. Perchè tu , o Dio,sei buono ed amico degli uomini, e noi rendiamo gloria a Te ,Padre.

Preghiera dell’ambone del Patriarca Germano ( 274)

Gloria a te, Signore Gesù Cristo nostro salvatore, che hai resi degni di divenire partecipi della tua gloria con la comunione ai tuoi santi e vivificanti misteri, nei quali ci hai lasciato in consegna la celebrazione attraverso delle figure della tua morte e della tua resurrezione. Grazie a questi ( misteri) conservaci nella tua santità , memori sempre della tua grazia e viventi per colui che per noi è morto e risorto. A coloro che con noi celebrano e servono i tuoi santi misteri fai acquistare un grado onorifico ed una grande sicurezza davanti al tuo terribile tribunale. Tu sei il nostro vero Dio e la vita eterna , e noi rendiamo gloria a te.

Altra preghiera dell’ambone (275)

Dio eterno,creatore e artefice dell’universo, che sei e sempre esisti, che sei venuto nel mondo per illuminarlo,che per la nostra salvezza hai preso carne, ti sei fatto uomo ed hai sofferto nella carne,restando in quanto Dio, non soggetto alla sofferenza, tu sei stato sepolto e sei risorto al terzo giorno, sei salito al cielo per sedere alla destra della maestà della gloria del padre e di nuovo verrai con terribili potenze per giudicare i vivi e i morti ed il suo regno non avrà fine. E’ Lui che lodano gli angeli, che adorano i cherubini,che glorificano i serafini, che ogni creatura e natura teme. Cristo Gesù figlio e verbo del Padre, benedici il tuo popolo che hai riscattato col tuo sangue prezioso. Rendi santa la tua eredità, dona la pace al mondo, che hai creato, alle tue chiese. E a coloro che svolgono il ministero sacerdotale, al nostro imperatore ed al tutto il tuo popolo. Perché viene benedetto il tuo nome santissimo e glorificata la tua maestà Padre, Figlio e Santo spirito, ora…

Altra preghiera dell’ambone (276)

Signore, una volta celebrata ,come è stato prescritto, la Divina Liturgia, e resi degni della comunione ai tuoi santi misteri, ti chiediamo anche di avere in sorte di sedere alla tua destra nel giorno terribile e giusto, per le preghiere della santa Theotokos, dei santi apostoli degni di ogni

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lode, del precursore S. Giovanni battista e di tutti i santi. Per la grazia, la misericordia e l’amore per gli uomini del tuo figlio unigeniti, con il quale si benedetto.

PREGHIERA DA RECITARE NEL DIAKONIKON DOPO LA DIVINA LITURGIA di San. Giacomo (277)

Barberini 336

Signore legislatore, una volta fatti degni dei tuoi misteri vivificanti e purissimi e dopo aver celebrato la Liturgia nel tuo tempio, camminando di altura in altura dall’altare santo fino a questo secondo sacrario. Appari dovunque, o Dio, in questa tua Sion santa e spirituale e come ti abbiamo offerto il terribile ed incruento sacrificio del tuo corpo e del sangue del tuo Cristo, anche qui, ti offriamo l’olocausto della preghiera, ricevendola dal tuo altare celeste, rendici gioia per la tua salvezza e confermaci con uno spirito saldo. Per la grazia, la misericordia e l’amore per gli uomini del tuo Figlio unigenito, con il quale sei benedetto.

Preghiera dell’ambone per i presantificati (281)

Signore Dio onnipotente, che hai plasmato con sapienza l’intera creazione, nella tua divina provvidenza inesprimibile e grande bontà ci hai condotti a questi giorni venerabili per la purificazione delle anime e la continenza della resurrezione. Tu che dopo quaranta giorni hai consegnato le tavole della legge di Mosè – testo inciso dalla tua divinità- concedi anche a noi, Signore buono, di combattere la buona battaglia, di terminare la corsa del digiuno, di conservare integra la fede, di schiacciare la testa dei draghi invisibili, per divenire alla fine vincitori del peccato e giungere così, senza subire condanna . ad adorare la tua santa resurrezione. Perché santo è il nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, ora…

Preghiera dell’ambone per i presantificati (282)

E’ piena di gioia la nostra bocca e la nostra lingua di esultanza per la comunione al corpo a al sangue del tuo Cristo: conserva in loro la nostra esistenza, offrendoci difesa e protezione per tutti i giorni della nostra vita. Perché a te spetta ogni gloria, onore ed adorazione.

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Preghiera dell’ambone per i presantificati (283)

Sovrano signore, volgi lo sguardo su tutti noi dal tuo cielo santo, luogo della tua dimore e benedici i tuoi servi; conservaci nella verità, ricolmaci di Spirito santo nei tuoi santi misteri . Perché viene benedetto e glorificato il tuo nome degno di onore e grandezza.

Secondo elenco

dal testo liturgico di

Ioannou foundoulis , Kimena liturghikis , thie litourghie , Salonicco 1985

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Preghiera all’ambone della liturgia dei Presantificati, Grande e Santo Mercoledì

( Liturgia S. Giacomo)

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Preghiera all’ambone per i Presantificati

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Grande e santo Martedì ( Liturgia s Giacomo)

Appendice n. 3 Breve sintesi da INTERNET

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La preghiera di benedizione finale originaria, la cosiddetta “Preghiera dietro l’ambone”, era probabilmente detta dal grande ambone al centro della navata quando il clero, alla fine della liturgia, andava in processione lungo il solea o itinerario processionale per uscire dalla chiesa ed entrare nello skeuophylakion. Un’ulteriore preghiera, la “Preghiera nello skeuophylakion, era detta nello skeuophylakion al momento della consumazione degli avanzi dei doni, completando così la liturgia proprio come era iniziata, con una preghiera sui doni in sacrestia.

Ciò che nel rito attuale segue questa preghiera è la conclusione tradizionale dell’ufficio monastico bizantino, che è stata aggiunta alla messa come una seconda conclusione, nel medioevo, a causa di una tendenza più recente nello sviluppo liturgico bizantino che modellava tutte le liturgie in maniera che il loro inizio e la loro fine fossero più o meno simili.

I romani fanno oggi qualcosa di simile. La sola differenza è che hanno scelto come loro modello la liturgia della Parola, mentre i bizantini, sotto l’influsso monastico, optarono per l’ufficio monastico palestinese che si impose in tutto l’oriente bizantino dopo la caduta di Costantinopoli da parte dei latini nella Quarta Crociata (1204).

Non abbiamo bisogno di discutere i dettagli di quando e da dove le aggiunte posteriori furono introdotte. Quello che abbiamo visto dovrebbe essere sufficiente ad indicare come l’analisi strutturale delle unità può aiutare all’interpretazione delle fonti storiche e all’identificazione e ricostruzione delle forme liturgiche primitive, in questo caso le aggiunte successive al IV secolo alla divina liturgia bizantina.

http://larpadidavide.blogspot.it/2012/01/la-divina-liturgia-bizantina-2.html

fine 2014