LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

15
LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO Conosciuto anche come: Giorgio da Castelfranco , Giorgione da Castelfranco, Zorzo da Castelfranco. Giorgione , primo grande pittore veneto del Cinquecento , nasce Castelfranco Veneto in un giorno imprecisato del 1477 o del 1478: di lui non è restato un autografo, una sua opera firmata o un solo documento. Molto incerto è anche il catalogo delle sue opere, non esistendo alcuna opera autografa. Tuttavia le sue opere principali, sulle quali la critica è concorde, permettono di delineare un corpus di grande importanza per la storia dell’arte veneziana. Con lui le premesse stilistiche delineate da Giovanni Bellini, suo probabile maestro, giungono a piena maturazione , creando capolavori di assoluta qualità. Se nel Bellini permangono influssi tardo gotici, soprattutto nella grafia minuziosa dei dettagli, in Giorgione l’immagine pittorica è costruita con un forte risalto plastico , che sembra indicare una sua conoscenza diretta del classicismo rinascimentale dei grandi maestri fiorentini, nonché di Antonello da Messina e Piero della Francesca. Da Bellini, Giorgione apprese soprattutto l’attento uso dei colori e della fusione dei toni , che nelle sue opere assumono un ruolo chiave, grazie all’uso che l’artista fa dello sfumato . Questa tecnica gli permetteva di dipingere contorni soffusi attorno alle figure , col risultato di ottenere un armonico equilibrio tra i diversi elementi presenti sulla tela. Dal maestro veneto, Giorgione erediterà anche l’ attenzione ai paesaggi che sono uno degli elementi più riusciti dei suoi dipinti . In Giorgione questi giocano un ruolo chiave nel definire atmosfere e aiutare l’osservatore nell’interpretazione dell’opera. Questo dettaglio è evidente in uno dei suoi dipinti più famosi, La tempesta (1506). 1

Transcript of LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

Page 1: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

Conosciuto anche come: Giorgio da Castelfranco, Giorgione da Castelfranco, Zorzo da Castelfranco.

Giorgione, primo grande pittore veneto del Cinquecento, nasce Castelfranco Veneto in un giorno imprecisato del 1477 o del 1478: di lui non è restato un autografo, una sua opera firmata o un solo documento.

Molto incerto è anche il catalogo delle sue opere, non esistendo alcuna opera autografa. Tuttavia le sue opere principali, sulle quali la critica è concorde, permettono di delineare un corpus di grande importanza per la storia dell’arte veneziana. Con lui le premesse stilistiche delineate da Giovanni Bellini, suo probabile maestro, giungono a piena maturazione, creando capolavori di assoluta qualità. Se nel Bellini permangono influssi tardo gotici, soprattutto nella grafia minuziosa dei dettagli, in Giorgione l’immagine pittorica è costruita con un forte risalto plastico, che sembra indicare una sua conoscenza diretta del classicismo rinascimentale dei grandi maestri fiorentini, nonchédi Antonello da Messina e Piero della Francesca.

Da Bellini, Giorgione apprese soprattutto l’attento uso dei colori e della fusione dei toni, che nelle sue opere assumono un ruolo chiave, grazie all’uso che l’artista fa dello sfumato. Questa tecnica gli permetteva di dipingere contorni soffusi attorno alle figure, col risultato di ottenere un armonico equilibrio tra i diversi elementi presenti sulla tela.

Dal maestro veneto, Giorgione erediterà anche l’attenzione ai paesaggi che sono uno degli elementi più riusciti dei suoi dipinti. In Giorgione questi giocano un ruolo chiave nel definire atmosfere e aiutare l’osservatore nell’interpretazione dell’opera. Questo dettaglio è evidente in uno dei suoi dipinti più famosi, La tempesta (1506).

1

Page 2: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

L'opera di Giorgione, comunque, porterà in Veneto un tipo di cultura classica e naturalistica che avrà importanti conseguenze nella pittura, grazie al proprio estro inventivo e alla abilità tecnica destinata a diventare uno dei principali punti di riferimento artistico e culturale della città. In essa, tra gli altri, muoverà i primi passi in campo pittorico anche il giovane e promettente Tiziano Vecellio, che nei confronti del maestro rimarrà sempre debitore di una straordinaria sensibilità per il colore.Considerato il fondatore della Pittura Veneziana del XVI secolo, nel breve tempo di 15anni, Giorgione ha creato uno stile decisamente nuovo che è stato il trampolino di lancio per l'arte di Tiziano (1480-1576), personalità dominante del Cinquecento Italiano.

L'artista è riuscito a sciogliere gradualmente la rigidità degli schemi intellettuali del Quattrocento, sino a creare l'atmosfera naturale per oggetti, paesaggi e figure come in un bagno di luci e d' ombre; sembra che in questo Giorgione sentì l'influenza di Leonardo, che fu a Venezia nel 1500.

Giorgio Vasari (1511-1574) nelle sue "Vite" descrive l'uomo, l'artista ed alcune caratteristiche della sua opera, senza essere troppo preciso sulle date di nascita e di morte; pare che l'accrescitivo del nome, Giorgione, gli venga attribuito dal Vasari "dallefattezze della persona e dalla grandezza dell'animo".

Secondo una romanzesca descrizione nelle Vite di Vasari, Giorgione appare come amante della musica, lui stesso musicista, oltre che appassionato conoscitore della poesia, e delle arti figurative. Per certo sappiamo che Giorgione dipinse quasi esclusivamente per una selezionata committenza patrizia, della quale condivise i gusti raffinati e gli ideali umanistici, preferendo quindi soggetti mitologici, fantastici e tratti dalla letteratura laica rispetto a quelli religiosi allora ricorrenti e il paesaggio ha sempre un ruolo importante nelle sue composizioni.Più propenso a rappresentare la natura, Giorgione non è un pittore di "storie", la suaabilità è orientata sulle qualità di fusione cromatica e definizione atmosferica.

Giorgione amava in particolare rappresentare le tempeste, i tramonti e gli altri fenomeni naturali, ma era apprezzato, nella cerchia dei patrizi veneziani, come pittore di ritratti, nei quali il soggetto veniva rappresentato in fantasiose vesti mitologiche, realizzazioni che hanno creato una moda.Il pittore sviluppa una forte sensibilità rinascimentale per le relazioni geometriche e per la struttura formale delle sue composizioni.Giorgione morì in giovane età, a 33 anni, probabilmente di peste, nell'ottobre del 1510.

Non sappiamo molto di lui. Non era ricco, non era nobile ma si è fatto strada nel mondo dell’arte in poco più di quindici anni di attività. Una meteora, o meglio, una stella cometa, vista la scia che ha lasciato nel mondo dell’arte.

I suoi paesaggi hanno donato agli sfondi dei dipinti un nuovo e più profondo significato, rendendoli protagonisti silenziosi di opere memorabili. Sulle sue tele la realtà si mischia ai simboli, creando mondi misteriosi a affascinanti, intrisi di un’antica malinconia. Nel 1508 portò a termine gli affreschi della facciata principale del Fondaco dei Tedeschi, di cui oggi rimane solo un frammento. Nella realizzazione di quest’opera ebbe come aiuto il giovane Tiziano, che ne assunse di fatto l’eredità stilistica alla morte di Giorgione avvenuta nel 1510, all’età di soli trentatre anni. Il rapporto tra i due artisti non è

2

Page 3: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

di facile comprensione, tanto che su alcune opere la critica rimane divisa se attribuirle all’uno o all’altro pittore. È il caso, soprattutto, di due celeberrimi capolavori quali la Venere dormiente di Dresda e il Concerto campestre conservato al Louvre. Tuttavia, considerando che di Giorgione si conosce decisamente poco, non è escluso che future ricerche potranno delineare meglio la figura di questo eccezionale pittore, la cui vita è stata troppo breve per la sua straordinaria arte.

Nonostante nei primi anni di attività Giorgione si dedicò alla realizzazione di soggetti sacri come l' Adorazione dei pastori, negli anni della maturità artistica si concentrò per lo più sulla realizzazione di opere su commissione per una ristretta cerchia di intellettuali veneziani. Per questo motivo,molte delle sue opere sono ricche di dettagli con un significato simbolico spesso di difficile interpretazione.

Giorgione, Adorazione dei pastori (o “Natività Allendale”), 1500-1505 circa, olio sutavola, 90,8×110,5 cm, National Gallery, Washington

Nei primi anni del Cinquecento, Giorgione ha dipinto una piccola Adorazione dei pastori , probabilmente destinata a un facoltoso committente veneziano, che la voleva tenere come prezioso oggetto di devozione privata. Conservata oggi alla National Gallery di Washington.

3

Page 4: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

L’opera si può dividere in due parti: a destra la grotta scura della natività, dove si trova la Sacra Famiglia raccolta e verso la quale si affacciano i due pastori; a sinistra si trova un ampio paesaggio, con qualche piccolo episodio di quotidianità. Qualche cherubino appare in alto, vicino al soffitto della grotta.

I personaggi della tradizione evangelica sono raffigurati all’esterno di una grotta naturale in una paesaggistica prettamente “veneta”. Alcune piccole figure si intravedono nel fondo, come quella dinnanzi alla grande entrata di un edificio con un caratteristico tetto, o quella di un fanciullo che si diverte aggrappandosi al tronco dell’albero ubicato al centro, alle spalle del pastore in piedi.

L'ambientazione paesistica è stata concepita su due livelli differenti. Sulla sinistra colli, balze rocciose, strade e corsi d’acqua discendono luminosi dal fondo verso il primo piano, quasi a confluire in un largo e armonico movimento di cromie brune e verdastre verso il traguardo del lungo cammino dei due pastori, finalmente giunti davanti a Gesù Bambino.

Il primissimo piano della Natività, spostato sulla destra, è invece dominato da una monumentale grotta, che sprofonda in una misteriosa oscurità, oltre le sagome rassicuranti del bue e dell’asinello.

Nella tavola compare un tema che ritornerà nelle opere successive di Giorgione: l’opposizione tra parti luminose e cupe.

La Sacra Famiglia è proprio sulla soglia. San Giuseppe, avvolto in un luminoso mantello arancione, col copricapo che ne identifica l’appartenenza ebraica, è esattamente sul limite tra interno ed esterno; il suo distacco è accentuato dalla roccia e dalla greppia che funzionano come una transenna naturale, alla quale il vecchio canuto si appoggia inginocchiandosi in preghiera.

Maria e il Bambino si sporgono all’aria e alla luce: è proprio la figura della Vergine a stagliarsi sul buio della grotta con vittorioso contrasto: “La luce splende nelle tenebre”. Dio fatto uomo è la nuova soglia, il nuovo abbrivio per il destino di ognuno e di tutti.

Maria è in adorazione del figlio appena partorito. Dal delicato e luminoso volto, spiccato sulla leggera scollatura, scende a terra l’ampio mantello, intensamente blu, che va a sottomettersi al lenzuolino bianco sul quale è disteso Gesù. Il Bambino, comodamente adagiato, risponde allo sguardo attento della Madre con una mossa spontanea di curiosità e dipendenza. Anche senza i cherubini che svolazzano sulle rocce appare chiaro che sta accadendo qualcosa di sacro.

La grotta scura potenzia il chiarore del paesaggio in lontananza e la silenziosa poesia delle colline, che sembrano svaporare fino a fondersi con il cielo. Il gruppo sacro con i pastori è posto in primo piano, ma non è il solo protagonista del dipinto: lascia ampio spazio al paesaggio, condivide con la natura l’atmosfera, la morbidezza della luce, al punto che l’uomo al centro del dipinto, con una soluzione prima impensabile, ha il volto in ombra. L’opera raffigura una semplice umanità, stupita davanti al sacro evento. La luce diventa ora incidente, sulle vesti luccicanti, in special modo quella di Giuseppe, ora tenue e soffusa. Tipicamente giorgionesca è la predominanza del colore, che

4

Page 5: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

determina il volume delle figure, steso in strati sovrapposti senza il confine netto dato dal contorno, che tendono così a fondere soggetti e paesaggio: si tratta degli effetti atmosferici del tonalismo che ebbe proprio nel maestro di Castelfranco uno dei fondamentali interpreti.

Giorgione, Tre filosofi, 1506-1508 circa, olio su tela, 123,5×144,5 cm,Kunsthistorisches Museum, Vienna

Nel dipinto intitolato I tre Filosofi realizzato da Giorgione intorno al 1508 sono raffigurati tre uomini. Un anziano saggio con una folta lunga barba posizionato a destra. Tiene tra le mani un foglio sul quale compaiono dei complessi calcoli astronomici. Si legge la scritta “celus” mentre a sinistra tiene un compasso. Al centro vi è un uomo abbigliato con vesti orientali, un turbante ed una doppia tunica. Di fianco a questo si trova un giovane seduto con un abbigliamento che ricorda l’antica Grecia. Tra le mani stringe un compasso e una squadra utili forse per il calcolo geometrico. Intorno a loro si sviluppa

5

Page 6: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

un folto bosco soprattutto sulla destra. Infatti dietro all’uomo anziano sono dipinte alcune fronde in ombra. Verso il centro i tronchi invece sono liberi e privi di foglie. Sulla sinistra si innalza una rupe sulla quale sono aggrappate alcune piante rampicanti.

Una prima interpretazione identifica i tre uomini come i Magi in procinto di presentarsi alla Sacra Famiglia. In altri casi si è parlato di matematici, astronomi o figureallegoriche. Non sono però raffigurati i doni e la grotta che si apre sotto la rupe non indica se vi possa essere qualcuno al suo interno. Una interpretazione più accettata comunemente è che siano tre figure allegoriche. I tre uomini Infatti a partire dall’anziano di destra appartengono alle tre età dell’uomo che si possono interpretare come tre età dello stadio del pensiero umano.

L’anziano con la lunga barba rappresenta il medioevo, l’uomo con vesti orientali invece il pensiero e la cultura araba. Infine il giovane seduto con abbigliamenti neoclassici rappresenta il pensiero rinascimentale. Anche la rappresentazione del visoè propria per ognuno di loro. Il giovane è dipinto di profilo, l’uomo maturo frontalmente e l’anziano di tre quarti.

I tre Filosofi fu dipinta da Giorgione direttamente, senza disegno. Alcune indagini radiografiche rivelano infatti dei ripensamenti del maestro. Il chiaroscuro pur essendo un ingrediente di secondo piano nell’opera di Giorgione, è presente nella costruzione dei personaggi. Di grande importanza il linguaggio tonale che utilizza le diverse gradazioni di toni per costruire lo spazio. Si ritrova, inoltre l’uso della prospettiva aerea e una disposizione classica delle figure. Soprattutto la parte sinistra con la rupe ombrosa ricorda le atmosfere di Leonardo.

Nell’opera si nota un’attenzione particolare di Giorgione verso il colore. Il disegno diventa una componente secondaria e ha solamente funzione di progettazione. I vari toni del colore costruiscono lo spazio all’interno dell’immagine.

Giorgione utilizzò un passaggio graduale di tonalità cromatiche per dare l’illusione di profondità.

Prendendo ad esempio i dipinti di Leonardo utilizzò i colori freddi blu e viola per le lontananze. Per le parti in primo piano invece il maestro di Castelfranco utilizzo i colori caldi come il rosso, l’arancio e il giallo. Per ottenere questi effetti di prospettiva aerea dipinse con una variante della pittura ad olio. Al posto della tavola di legno rivestita di tela Giorgione tese la tela su di un telaio.

In primo piano i colori sono caldi e saturi. Il giallo colora la veste del vecchio saggio, il rosso la veste dell’uomo orientale e un verde saturo è utilizzato per il mantello dell’uomo greco. Il primo piano è dipinto con marrone, ocra e verde molto caldi. In secondo piano invece la natura perde intensità e vira sul grigio. Le colline sullo sfondo sono evidentemente azzurre mentre il cielo è grigio con un leggero tono di blu.

Il maestro nella progettazione dello spazio non usò la rigida prospettiva lineare. Ricorse invece al colore e alla prospettiva aerea.

Per creare il senso dello spazio Giorgione utilizzò inoltre una disposizione scenograficadei personaggi. I tre uomini sono disposti verso il centro con tre posizioni diverse che organizzano lo spazio diversamente intorno a loro. Il gruppo determina così una precisa

6

Page 7: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

interpretazione dell’ambiente fisico in primo piano. La profondità è poi determinata dal forte controluce che mette in evidenza il paesaggio lontano dipinto in centro.

La composizione viene ancorata verso il centro dal forte contrasto tra la rupe e gli alberi in ombra e il paesaggio luminoso che si intravede. Si forma così una zona ovale chiara che comprende paesaggio e figure. La rupe a sinistra e gli alberi a destra creano una cornice scura che mette in risalto la scena e dilata lo spazio orizzontalmente.In coincidenza della diagonale che sale da sinistra in basso si trova la linea d’ombra ai piedi della rupe. Poi il corpo del giovane seduto, il busto dell’uomo centrale e le chiome degli alberi a destra. Anche la diagonale che sale da destra in basso viene sfruttata appoggiando su di essa i corpi dei due anziani in piedi.

Giorgione si interessò soprattutto alla costruzione dell’immagine attraverso l’uso e l’accostamento di colori. La sua tecnica che sarà utilizzata da gli altri pittori veneziani quali Tiziano e successivamente Tintoretto si definisce tonalismo. Giorgione da Castelfranco fu il primo a sperimentare uno stile alternativo al disegno fiorentino basato sulla linea e sul disegno.

L’artista approfondì la prospettiva aerea e lo sfumato ideati da Leonardo. Inoltre Giorgione si ispirò alle intuizioni tecniche del maestro Giovanni Bellini creando dipinti nei quali le figure e gli sfondi si fondono attraverso luce e colore per creare un’unica atmosfera. Giorgione spesso trascurò il disegno per dipingere direttamente sulla superficie della tela.

7

Page 8: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

Giorgione, Pala di Castelfranco, 1503 circa, tempera su tavola di pioppo, 200×144.5cm, Duomo, Castelfranco Veneto

Un’opera che si presta ad un’interessante interpretazione simbolica è, ad esempio, la Pala di Castelfranco, questa pala d’altare fu realizzata da Giorgione per la cappella della famiglia Costanzo nel Duomo di Castelfranco Veneto ed è tuttora conservata nel suo luogo di destinazione originario.

Il cavaliere, originariamente commissionò l’opera per celebrare la famiglia, ma in seguito alla morte in battaglia del figlio Matteo, Tuzio Costanzo preferì dedicare l’opera a lui. La base su cui poggia il trono della Vergine è infatti un sarcofago, inoltre se si osserva il volto della Madonna è triste, come se piangesse la dipartita del giovane guerriero. I due personaggi alla base del trono sono san Francesco (a destra) e un santo guerriero (sulla sinistra), di cui non si conosce con certezza l’identità.

L’opera ha una originale composizione, in quanto la Madonna con il Bambino sono posti su un trono molto elevato, creando quindi un distacco verticale molto netto con le due figure dei santi posti in basso. Al centro, tra i due santi, è collocato un sarcofago di porfido rosso con lo stemma della famiglia Costanzo, che simbolicamente rappresenta il sepolcro di Matteo, figlio di Tuzio Costanzo,

8

Page 9: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

Su questo sarcofago il Giorgione. colloca un piedistallo in marmo bianco e quindi il trono con la Madonna e il Bambino. Il distacco tra i due piani orizzontali è ulteriormente sottolineato dal diverso sfondo. Mentre al livello più basso, i due santi hanno come sfondo un muro coperto da un drappeggio rosso, al livello superiore è un paesaggio a far da sfondo alla Madonna seduta in trono.

Grande attenzione è posta dal Giorgione nella scelta dei colori e quindi dei passaggi tonali che creano il distacco dei piani di giacitura delle figure. Mentre il paesaggio in alto ha una luminosità diffusa e chiara, in ombra rimane il muro in primo piano, creando il giusto stacco di profondità.

Come spesso avviene nei dipinti di Giorgione, i paesaggi forniscono una chiave interpretativa. In quest’opera infatti notiamo da un lato (a sinistra) un villaggio in rovina e dall’altro due soldati a riposo. Un degno paesaggio per ricordare un guerriero.

Le due minuscole figure di armati e il villaggio turrito in rovina ‘parlano’ infatti di guerra, generatrice di dolore e di morte e simboleggiano anche il dolore del padre per la morte del figlio Matteo.

9

Page 10: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

Giorgione, La tempesta, 1506-1508 circa, olio su tela, 83×73 cm, Galleriedell’Accademia, Venezia

Ne La Tempesta di Giorgione è riprodotto un paesaggio campestre. Al suo interno vi sono dipinte alcune rovine classiche a sinistra. Si notano infatti un muro parzialmente eretto e un basamento sul quale si innalzano due tronchi di colonna. In primo piano sonodipinte tre figure. A sinistra un uomo in piedi si appoggia ad un bastone esile e lungo. È abbigliato con vesti rinascimentali. Indossa dei calzoni corti, una camicia bianca e un gilet rosso. A destra invece si trova una donna seminuda seduta su di un prato che allattail figlio. Al centro è rappresentato un fiume attraversato da un piccolo ponte.

10

Page 11: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

Sull’orizzonte si trova una città. Il cielo è cupo, denso di nubi e un lampo illumina la zona sopra le case. La scena è incorniciata da grandi alberi e cespugli che creano delle quinte naturali a destra e a sinistra.

La Tempesta dipinta da Giorgione in data incertamente attribuita, forse dal 1506 al 1508 appartiene al genere di paesaggi con figure. Queste sono opere di dimensioni ridotte che furono molto apprezzate dalla nobiltà veneziana del Cinquecento. I dipinti erano destinati ad una clientela molto limitata e colta. I clienti dei piccoli paesaggi apprezzavano infatti la descrizione della natura unita alla citazione di temi mitologico allegorici.

Apparentemente La Tempesta di Giorgione è un paesaggio naturale con alcune figure che lo completano. In realtà l’opera negli anni fu oggetto di molte indagini storiche ed estetiche. Intanto fu analizzata attentamente la composizione molto accurata che soggiacea uno schema geometrico ben preciso. Le indagini degli storici si concentrano soprattutto sul contenuto dell’opera. Nonostante gli sforzi il soggetto rimane sconosciuto. Gli studiosi tendono a considerare elemento principale dell’opera il paesaggio e l’evento naturale che sta per accadere, appunto la tempesta. I personaggi dipinti sembra infatti siano stati aggiunti come figure di completamento dell’opera e non siano importanti per comprenderne il significato. Attraverso una radiografia si rilevò infatti che al posto dell’uomo vi era in una prima versione una donna nuda seduta in riva ad un ruscello. Anche il ponte in lontananza era completato da una figura in cammino con un fagotto legato ad un bastone appoggiato alla spalla.

In quest’opera è evidente l’utilizzo della prospettiva aerea di Leonardo da Vinci. Le parti in primo piano sono più calde e virate verso il giallo. In profondità invece Giorgione ha utilizzato colori freddi e un azzurro saturo. Esiste un unico contrasto di complementarietà tra il rosso dell’abbigliamento dell’uomo e il verde diffuso su quasi tutto il dipinto.

Giorgione dipinse direttamente il lavoro disegnando solamente i personaggi. I colori furono stesi a macchie sovrapponendo i toni chiari a quelli scuri creando quindi sovrapposizioni di colori per arrivare alle lumeggiature. In questo modo i contorni delle forme tendono a scomparire e a creare un’ amalgama ambientale che unisce forme e sfondo.

La profondità è suggerita dalla prospettiva di grandezza che riduce la dimensione degli edifici a sinistra verso il centro del dipinto. Inoltre si coglie una fuga prospettica che accompagna lo sguardo dello spettatore in profondità. L’orizzonte poi è alto e la struttura dell’opera vede l’alternarsi di piani che si sovrappongono verso gli edifici lontani. Il prato in discesa con la donna è in primo piano. Da sinistra convergono verso il centro le rovine. Quindi il ponte sul fiume e infine la fuga delle abitazioni.

Le figure principali sono disposte in corrispondenza delle diagonali del quadro. Questo espediente aiuta lo spettatore ad osservare le diverse parti del dipinto. Si tratta quindi di una progettazione creata per guidare lo sguardo dell’osservatore. Lungo la diagonale che sale da sinistra in basso è disposto l’uomo, la rovina con le colonne, il ponte la casa in secondo piano e il grande albero per terminare con la torre che si intravede dietro le chiome. Sulla diagonale che sale da destra invece è

11

Page 12: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

disposta la donna, il fiume, il ponte e l’altra rovina dipinta contro due esili alberi cheterminano con le loro chiome in corrispondenza dell’angolo alto a sinistra. L’uomo indossa un abito di colore rosso molto acceso che bilancia la massa centrale dell’acqua di colore verde brillante. Diagonalmente la sua figura emerge otticamentecome più importante di tutto il dipinto equilibrata però dall’albero in alto a sinistra.

Le atmosfere all’interno del dipinto sono chiaramente definite dal paesaggio minaccioso sullo sfondo che annuncia, appunto, una tempesta in arrivo. Così i ruoli dei soggetti ritratti, l’uomo appoggiato all’asta e la donna che allatta, sono definiti dal loro rapporto con le forze della natura, donando all’opera un significato più profondo e misterioso .

Una delle opere più celebri di Giorgione celebra invece la bellezza. Si tratta della Venere Dormiente (conosciuta anche come Venere di Dresda, città in cui si trova oggi). Fu realizzata dall’artista tra il 1507 e il 1510. Quest’opera è stata fonte di ispirazione di molti artisti, tra cui Tiziano, Lorenzo Lotto o Dosso Dossi e, secoli dopo di Goya, Velazquez eManet.

Giorgione, Venere dormiente, 1507-1510 circa, olio su tela, 108,5×175 cm,Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda

Gli storici e gli esperti d’arte, ritengono che la Venere dormiente che è stata realizzata con la tecnica dei colori a olio su una tela avente dimensioni di 108,5 per 175 centimetri circa, non sia stata finita dal Giorgione, ma da Tiziano, a causa purtroppo della sua prematura morte, sopraggiunta quando l’artista aveva soltanto 32 anni.

Da alcune ricerche e studi effettuati, si sa anche che venne in seguito completata e in parte modificata negli anni successivi, dal suo grande amico e grande allievo,

12

Page 13: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

Tiziano Vecellio, che come il suo maestro aveva seguito e sviluppato la nuova tecnica chiamata “tonalismo veneto”, utilizzata attraverso un attento uso dei toni e dei valoriluminosi che ogni colore porta. Del Tiziano pare che siano alcune modifiche fatte per riparare alcuni importanti danni subiti dall’opera, nel paesaggio e nel cielo, oltre che l’inserimento del drappo rosso o quel cespuglio che vediamo dietro la testa della Venere che va a confondersi col colore dei capelli. Comunque la certezza è che l’opera come idea e invenzione compositiva è attribuita interamente al Giorgione.

La Venere dormiente, sembra che fu commissionata per celebrare un matrimonio dell’epoca, e dei documenti testimoniano che quest'opera fu ritrovata nella casa dei suddetti committenti all’incirca nel 1525, si tratta di un famoso collezionista di quel periodo,Marcantonio Michel che cita tra l’altro anche la presenza di un Dio dell’amore, un Cupido in un angolo a destra del dipinto, forse come simbolo del grande amore tra i coniugi e che fu coperto dopo un restauro avvenuto nell’Ottocento. La Venere dormiente ritrae una Venere pudica – per la mano che copre il pube – addormentata all’aperto, in una posa di dolce abbandono, distesa su un telo bianco con un cuscino coperto da un drappo rosso.La sapiente modulazione tonale con cui è realizzato tutto il dipinto trasmette un sentimento malinconico. Esiste una chiara analogia tra il dolce profilo delle colline e la linea ondulata del corpo della dea languidamente distesa e come la Venere, anche la natura sembra appartenere alla dimensione magica del sogno. La figura femminile si distende lungo una diagonale, occupando tutto il primo piano,mentre sull’altra diagonale si dispongono le colline e gli altri elementi del paesaggio. Sullo sfondo si intravede, in prospettiva, un paesaggio agreste, un borgo, gli alberi, le colline e un cielo con nubi verso il tramonto. Le tonalità cromatiche mostrano un perfetto connubio tra la bellezza della dea e l’ambiente che la circonda simbolo di quel tonalismo, o pittura tonale veneta attraversola quale la stesura del colore, tono su tono, conferisce all’opera, nel suo complesso, profondità ed effetti di luce e ombra. Si trattava peraltro di una delle primissime raffigurazioni di donne completamente nude nell'arte moderna, e in questo Giorgione, che si ispirò direttamente all'arte antica, fu un grande innovatore e inaugurò un genere che di lì a poco, con la famosa "Venere di Urbino", fu sperimentato anche da Tiziano.Sul piano stilistico, la dea si distingue per le sue forme morbidissime, delicate, illuminate da una luce tenue, e il paesaggio è caratterizzato dalla pittura tonale portata al massimo grado di perfezione da Giorgione: per "pittura tonale", o "tonalismo", si intende quel tipo di pittura in cui la profondità è suggerita dall'uso dicolori e tonalità, più calde per gli oggetti vicini e più freddi per quelli lontani, con un approccio che teneva conto di ciò che l'occhio percepisce nella realtà (ovvero le sfumature graduali di toni di colore via via che gli oggetti si allontanano). E in questo la pittura veneta si differenziava da quella toscana: la pittura veneta era fondata sul colore, quella toscana sul disegno.

L’opera pittorica del Giorgione fu una piccola rivoluzione per l’arte italiana e veneziana del Cinquecento in quanto immagini e ritratti di donne normali semi-vestite o interamente nude, erano davvero molto rare in quell’epoca.

13

Page 14: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

Giorgione raffigura Venere, che era nella mitologia la Dea dell’amore attraverso una bellissima figura femminile interamente nuda, distesa in primo piano all’aperto con alle spalle lo sfondo di un paesaggio di campagna.Sappiamo che molte delle opere del grande artista veneto Giorgione, hanno un significato ancora incerto e spesso molto enigmatico. Le teorie sul significato dell'opera sono numerose e a volte fantasiose. Alcune parlano di una Allegoria dell’amore, altri della rappresentazione della fedeltà matrimoniale tra due coniugi, che riesce a ardere per sempre. Forse Giorgione voleva trasmettere con quei gesti raffigurati delle braccia di Venere quasi invitanti (il braccio aperto sotto la testa), il messaggio per gli uomini di cogliere il frutto più bello che esiste in natura e cioè la pura bellezza femminile.

Nel XVI secolo un’epidemia di peste attraversò l’Europa.T ra le tante vittime senza nome,le cui vite sono andate perdute tra le pagine della storia, la morte nera non risparmiò neanche Giorgione, uno degli artisti veneziani più richiesti in quegli anni. Morì nel 1519 lasciandosi in eredità poche, meravigliose opere e il talento dei suoi giovani allievi.

14

Page 15: LA PITTURA E LO STILE DI GIORGIONE E TIZIANO

15