La piccola comunità “della bassa” festeggia 50 anni di...

1
Sabato 3 settembre 2016 34 Speciale Il nuovo Diario Messaggero La piccola comunità “della bassa” festeggia 50 anni di sacerdozio di don Alberto Baraccani Don Alberto, il "prete" di Fruges orre l’anno 1966 quando il ber- gamasco Benigno Carrara, Ve- scovo di Imola, convoca don Alberto Baraccani per affidargli "l’aiu- to pastorale" alla Comunità di San Paolo in Massa Lombarda. Il novello sacerdote, probabilmente, non riesce a mascherare la sua de- lusione... Lui, povero montanaro, co- nosce a malapena dove è dislocata la parrocchia della "bassa" e Carrara, quasi a consolarlo, gli sussurra: "Vai per due mesi... poi vediamo". Ecco, quei due mesi, quasi d’incanto, sono volati via per diventare cin- quant’anni, una vita intera!... L’impat- to del "pretino" con la nuova realtà non è dei migliori! La Romagna, da sempre "tinta di rosso", in gran parte vede i preti col fumo negli occhi... Il dopoguerra, poi, ha lasciato strasci- chi amari, con alcuni martiri in tona- ca, immolati all’odio e alla stupidità umana. Come spesso accade, il tra- scorrere degli anni attutisce i rancori e Don Alberto, pur registrando ostili- tà e qualche sputo al suo passaggio, dà corpo alla sua missione. Da Massa Lombarda a Fruges il cammino è breve! Questa piccola realtà, a ridosso del "paese della frutta", cresce a dismi- sura, tant’è, che da più parti, s’av- verte la necessità di dotarla di una Scuola Materna e di un nuovo com- plesso parrocchiale capace di reca- re conforto alle grida d’aiuto dei tan- ti che, lasciati i luoghi natii, creano in loco nuovi "fuochi " e ambiscono a un futuro migliore per sé e per i pro- pri figli. Nasce così la nuova Scuola Materna e immediatamente dopo la Chiesa, l’oratorio e la casa parrocchiale. A te- nere per mano la nuova realtà è chia- mato il "pretino di montagna", don Al- berto, che in un battibaleno ha avuto modo di farsi conoscere per dinami- smo e spirito di apostolato. Uomo come tutti, il "don" avverte pe- riodicamente il bisogno di riscoprire le proprie origini. Quando può, vuoi per un sol giorno o per qualche ora, torna nella sua Castel del Rio, il pae- se d’origine, per respirare a pieni pol- moni la sua aria tersa e profumata, abbracciare i suoi cari e ritemprare lo spirito in attesa di nuove sfide. Prima di lasciare la città per altri in- carichi, don Meluzzi, arciprete di Massa, consiglia don Alberto di ospi- tare i suoi genitori a Fruges. Ecco l’at- teso messaggio!... Pochi giorni dopo il festoso incontro, l’anelata riunifica- zione della famiglia, il sorriso compli- ce di papà Arturo e lo sguardo amo- revole di mamma Pina. Quaggiù, nella "bassa", una piccola colonia di alidosiani è arricchita, an- ni dopo da Francesca, la sorella. Nei primi tempi la famiglia è costret- ta a piccoli disagi, poi, col trascorre- re dei giorni, le cose si appianano e C la vita scorre via serena con Arturo e Pi- na che si spendono giornalmente per la loro nuova comunità. La Chiesa, scarna e resa funzionante, seppur inizialmente priva di pavimenti, conosce costanti miglioramenti. Si dota di un riscaldamento efficace, viene illu- minata a giorno, s’impreziosisce d’ope- re d’arte e di arazzi, si bea nel gettare in alto lo sguardo ed incontrare la grande croce del suo tempio. Piccoli passi, una miriade di piccoli passi, che rispecchia- no "l’animo del Pastore e della sua Chie- sa". Nel tempo cadono anche alcuni tabù... La popolazione, inizialmente guardinga e sostenuta, guarda con sempre mag- gior interesse quel giovane prete in to- naca, o in tuta, che si "sporca le mani" come ognuno di essi. Don Alberto svol- ge il suo ministero condividendo coi suoi concittadini gioie e speranze, sofferenze e tribolazioni. Uomo come ogni altro, de- dica la sua vita al bene del prossimo: porta consolazione agli afflitti si occupa dei poveri e dei più deboli, porta amore dove alberga l’odio, serenità dove c’è tempesta. La Scuola Materna, a pari passo col luo- go sacro, conosce nuovi splendori. Il cor- tile, totalmente sprovvisto di verde e di alberi viene recintato e con l’andare del tempo diventa una piccola oasi; nasce una sorta di zoo con molteplici animali; al centro del cortile sorge il monte "San Giacomo" (la più alta altura della frazio- ne); nasce un orticello coi suoi prodotti freschi e odoranti capaci di incantare giornalmente i bambini; grappoli autun- nali annunciano la presenza di una vigna e la sua trasformazione in vino; fra la cu- riosità generale appare il "TransFruges- express" un trenino che resterà per sem- pre nel cuore e nella mente dei piccoli ospiti della scuola. Anche l’Oratorio fa la sua parte... con proiezioni di film, suoni, musica e balli, agone sportivo, gite, spet- tacoli e altro ancora. Una realtà viva, pulsante, che da mezzo secolo ha in Don Alberto il suo "fulcro"... Ora, con qualche capello in meno e al- cune rughe in più, don Alberto Baracca- ni si accinge a festeggiare il suo 50° di sacerdozio e di permanenza nella sua Fruges. Per l’occasione un comitato or- ganizzatore cercherà la squadra per ren- dere indimenticabile l’appuntamento. Una santa Messa solenne con la pre- senza di S.E. il Vescovo, la presentazio- ne di un libro scritto dal "don" con spac- cato sulla sua attività e su Fruges, alcu- ne testimonianze, una mostra fotografi- ca e tanto altro, renderanno gratificante la sua presenza in mezzo ai suoi par- rocchiani, unitamente alla gioia per tutti noi di aver avuto la fortuna e il privilegio di essergli amici. a cura del Comitato festeggiamenti Una famiglia, una vocazione, una comunità Era l’anno 1966, l’anno dell’alluvione di Firenze, ma anche l’anno delle prime grandi contestazioni e manifestazioni, dove tutto veniva messo in discussione, ma qualche giovane era ancora capace di scelte forti. In questo contesto anche la storia della tua vocazione dovette affrontare delle forti domande di fede e di scelta di vita. Era il momento in cui il materiale, il fare, rischiava di prendere il sopravvento sullo spirituale. Al tuo fianco oltre alla presenza dei formatori del cammino al sacerdozio, hai avuto la tua famiglia, la grande fede e la capacità di tessere relazioni di mamma Pina, rafforzata poi con la presenza di tua sorella Francesca, la concretezza e la tenacia nel costruire di tuo padre Arturo. Quanto siano stati fondamentali i tuoi genitori nella tua vita e nella tua vocazione lo capiamo tutti ancora oggi quando celebri una santa messa in loro suffragio: ogni volta ci manifesti una vera commozione ed una fede forte nelle parole di affidamento al Signore per la vita eterna. Dopo la tua consacrazione sacerdotale, al momento di festa seguì immediatamente la realtà del piccolo borgo industriale di Fruges, che stava nascendo contornato da nuove famiglie, in quella Massa Lombarda dove a fatica il prete veniva accolto in casa per le benedizioni, dove la Chiesa e i pochi fedeli venivano contrastati in ogni modo. A Fruges non c’era neppure una chiesa, ma solo un garage per celebrare la S. Messa. Fu allora che la comunità ecclesiale di Massa Lombarda guidata da Don Meluzzi, pensò che questo nuovo nucleo di Fruges per ritrovare un’anima ed una coesione aveva bisogno anche di una chiesa sua, con spazi adeguati, che potessero diventare luoghi di incontro fra le persone e con il Signore. Iniziò così a costruirsi quella che da sempre è stata una costola generata nella comunità di Massa Lombarda. I sacerdoti vivevano a Massa Lombarda e svolgevano la loro attività nelle diverse realtà (oratorio, scuole, ecc.) fra cui Fruges. La vita comunitaria e di collaborazione fra Massa e Fruges era naturale come il rapporto "padre e figlio" che crescevano insieme. Sicuramente questo ha facilitato la collaborazione anche dopo con il costituirsi della parrocchia a Fruges. Le parrocchie di S. Paolo e San Giacomo hanno operato pastoralmente con il criterio dell’unità pastorale: un unico consiglio pastorale e varie attività realizzate e vissute insieme, compreso il sostegno economico da parte dell’una verso l’altra (in particolare per la scuola dell’infanzia). Sorsero così una scuola materna, una chiesa, un campo di pallavolo e di calcio, e la casa parrocchiale con l’oratorio, luoghi in cui si è potuto vivere una vera missionarietà, dove la tua grande umanità ha saputo incontrare e toccare il cuore delle persone, bimbi, giovani e famiglie, che pian piano è diventata "vera" parrocchia, "casa tra le case degli uomini". Lo testimoniano quanti nel 50° della scuola materna, festeggiato in questa primavera, sono venuti per incontrarti e per incontrare quel luogo concreto che spesso ha connotato in modo profondamente diverso la loro esistenza. Una radice che ancora oggi fa giungere alle loro vita il sapore di una bellezza di legami forti e di uno sguardo, che in modo garbato, ha fatto sentire la comunità di Fruges e con essa il Signore, loro compagno di viaggio nei momenti importanti o difficili della vita. La tua presenza ci richiama a quanto Papa Francesco chiede ai suoi Pastori: chiedo di essere pastori. Niente di più: pastori. Sia questa la vostra gioia: "Sono pastore". Sarà la gente, il vostro gregge, a sostenervi . ... oltre la preghiera, quello che fa stare in piedi un (pastore), è la sua gente. Che niente e nessuno vi tolga la gioia di essere sostenuti dal vostro popolo. Come pastori siate non predicatori di complesse dottrine, ma annunciatori di Cristo, morto e risorto per noi. (Evangelii gaudium - cfr nn. 111-134)… Puntate all’essenziale. Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza..." uno stile che spesso ti nasceva spontaneo e che le parole di Papa Francesco hanno reso evidente ai nostri occhi in tutto il suo valore. Abbiamo vissuto con te tutti questi anni…, ringraziamo il Signore della tua missione vissuta in mezzo alla gente, e chi ha avuto e ha bisogno sa di trovare sempre qualcuno, una porta alla quale poter sempre bussare per incontrare chi sa essere vero amico, come solo il Signore sa essere sulle strade di ogni uomo, "arte dell’accompagnamento", perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5). Un augurio ed un abbraccio di cuore da parte della tua comunità. Don Alberto, auguri! La Redazione del Nostro San Paolo, con le comunità parroc- chiali di Massa e Fruges inten- dono esprimerti i loro più sinceri auguri in occasione del tuo 50° di sacerdozio che celebrerai du- rante la Festa della Ripresa. Che la Vergine Maria ti sia sem- pre vicina nella continuazione del tuo ministero sacerdotale. Ad multos annos!

Transcript of La piccola comunità “della bassa” festeggia 50 anni di...

Sabato 3 settembre 201634 Speciale Il nuovo Diario Messaggero

La piccola comunità “della bassa” festeggia 50 anni di sacerdozio di don Alberto Baraccani

Don Alberto, il "prete" di Frugesorre l’anno 1966 quando il ber-gamasco Benigno Carrara, Ve-scovo di Imola, convoca don

Alberto Baraccani per affidargli "l’aiu-to pastorale" alla Comunità di SanPaolo in Massa Lombarda.Il novello sacerdote, probabilmente,non riesce a mascherare la sua de-lusione... Lui, povero montanaro, co-nosce a malapena dove è dislocatala parrocchia della "bassa" e Carrara,quasi a consolarlo, gli sussurra: "Vaiper due mesi... poi vediamo".Ecco, quei due mesi, quasi d’incanto,sono volati via per diventare cin-quant’anni, una vita intera!... L’impat-to del "pretino" con la nuova realtànon è dei migliori! La Romagna, dasempre "tinta di rosso", in gran partevede i preti col fumo negli occhi... Ildopoguerra, poi, ha lasciato strasci-chi amari, con alcuni martiri in tona-ca, immolati all’odio e alla stupiditàumana. Come spesso accade, il tra-scorrere degli anni attutisce i rancorie Don Alberto, pur registrando ostili-tà e qualche sputo al suo passaggio,dà corpo alla sua missione.Da Massa Lombarda a Fruges ilcammino è breve!Questa piccola realtà, a ridosso del"paese della frutta", cresce a dismi-sura, tant’è, che da più parti, s’av-verte la necessità di dotarla di unaScuola Materna e di un nuovo com-plesso parrocchiale capace di reca-re conforto alle grida d’aiuto dei tan-ti che, lasciati i luoghi natii, creano inloco nuovi "fuochi " e ambiscono aun futuro migliore per sé e per i pro-pri figli.Nasce così la nuova Scuola Maternae immediatamente dopo la Chiesa,l’oratorio e la casa parrocchiale. A te-nere per mano la nuova realtà è chia-mato il "pretino di montagna", don Al-berto, che in un battibaleno ha avutomodo di farsi conoscere per dinami-smo e spirito di apostolato.Uomo come tutti, il "don" avverte pe-riodicamente il bisogno di riscoprirele proprie origini. Quando può, vuoiper un sol giorno o per qualche ora,torna nella sua Castel del Rio, il pae-se d’origine, per respirare a pieni pol-moni la sua aria tersa e profumata,abbracciare i suoi cari e ritemprarelo spirito in attesa di nuove sfide.Prima di lasciare la città per altri in-carichi, don Meluzzi, arciprete diMassa, consiglia don Alberto di ospi-tare i suoi genitori a Fruges. Ecco l’at-teso messaggio!... Pochi giorni dopoil festoso incontro, l’anelata riunifica-zione della famiglia, il sorriso compli-ce di papà Arturo e lo sguardo amo-revole di mamma Pina.Quaggiù, nella "bassa", una piccolacolonia di alidosiani è arricchita, an-ni dopo da Francesca, la sorella.Nei primi tempi la famiglia è costret-ta a piccoli disagi, poi, col trascorre-re dei giorni, le cose si appianano e

C

la vita scorre via serena con Arturo e Pi-na che si spendono giornalmente per laloro nuova comunità.La Chiesa, scarna e resa funzionante,seppur inizialmente priva di pavimenti,conosce costanti miglioramenti. Si dotadi un riscaldamento efficace, viene illu-minata a giorno, s’impreziosisce d’ope-re d’arte e di arazzi, si bea nel gettare inalto lo sguardo ed incontrare la grandecroce del suo tempio. Piccoli passi, unamiriade di piccoli passi, che rispecchia-no "l’animo del Pastore e della sua Chie-sa".Nel tempo cadono anche alcuni tabù...La popolazione, inizialmente guardingae sostenuta, guarda con sempre mag-gior interesse quel giovane prete in to-naca, o in tuta, che si "sporca le mani"come ognuno di essi. Don Alberto svol-ge il suo ministero condividendo coi suoiconcittadini gioie e speranze, sofferenzee tribolazioni. Uomo come ogni altro, de-dica la sua vita al bene del prossimo:porta consolazione agli afflitti si occupadei poveri e dei più deboli, porta amoredove alberga l’odio, serenità dove c’ètempesta.La Scuola Materna, a pari passo col luo-go sacro, conosce nuovi splendori. Il cor-tile, totalmente sprovvisto di verde e dialberi viene recintato e con l’andare deltempo diventa una piccola oasi; nasceuna sorta di zoo con molteplici animali;al centro del cortile sorge il monte "SanGiacomo" (la più alta altura della frazio-ne); nasce un orticello coi suoi prodottifreschi e odoranti capaci di incantaregiornalmente i bambini; grappoli autun-nali annunciano la presenza di una vignae la sua trasformazione in vino; fra la cu-riosità generale appare il "TransFruges-express" un trenino che resterà per sem-pre nel cuore e nella mente dei piccoliospiti della scuola. Anche l’Oratorio fa lasua parte... con proiezioni di film, suoni,musica e balli, agone sportivo, gite, spet-tacoli e altro ancora.Una realtà viva, pulsante, che da mezzosecolo ha in Don Alberto il suo "fulcro"...Ora, con qualche capello in meno e al-cune rughe in più, don Alberto Baracca-ni si accinge a festeggiare il suo 50° disacerdozio e di permanenza nella sua

Fruges. Per l’occasione un comitato or-ganizzatore cercherà la squadra per ren-dere indimenticabile l’appuntamento.Una santa Messa solenne con la pre-senza di S.E. il Vescovo, la presentazio-ne di un libro scritto dal "don" con spac-cato sulla sua attività e su Fruges, alcu-ne testimonianze, una mostra fotografi-ca e tanto altro, renderanno gratificantela sua presenza in mezzo ai suoi par-rocchiani, unitamente alla gioia per tuttinoi di aver avuto la fortuna e il privilegiodi essergli amici.

a cura del Comitato festeggiamenti

Una famiglia,una vocazione, una comunitàEra l’anno 1966, l’anno dell’alluvione di Firenze, ma anchel’anno delle prime grandi contestazioni e manifestazioni,dove tutto veniva messo in discussione, ma qualchegiovane era ancora capace di scelte forti. In questocontesto anche la storia della tua vocazione dovetteaffrontare delle forti domande di fede e di scelta di vita. Erail momento in cui il materiale, il fare, rischiava di prendereil sopravvento sullo spirituale. Al tuo fianco oltre allapresenza dei formatori del cammino al sacerdozio, haiavuto la tua famiglia, la grande fede e la capacità di tessererelazioni di mamma Pina, rafforzata poi con la presenza ditua sorella Francesca, la concretezza e la tenacia nelcostruire di tuo padre Arturo. Quanto siano statifondamentali i tuoi genitori nella tua vita e nella tuavocazione lo capiamo tutti ancora oggi quando celebri unasanta messa in loro suffragio: ogni volta ci manifesti unavera commozione ed una fede forte nelle parole diaffidamento al Signore per la vita eterna.Dopo la tua consacrazione sacerdotale, al momento di festaseguì immediatamente la realtà del piccolo borgoindustriale di Fruges, che stava nascendo contornato danuove famiglie, in quella Massa Lombarda dove a fatica ilprete veniva accolto in casa per le benedizioni, dove laChiesa e i pochi fedeli venivano contrastati in ogni modo. AFruges non c’era neppure una chiesa, ma solo un garage percelebrare la S. Messa. Fu allora che la comunità ecclesialedi Massa Lombarda guidata da Don Meluzzi, pensò chequesto nuovo nucleo di Fruges per ritrovare un’anima eduna coesione aveva bisogno anche di una chiesa sua, conspazi adeguati, che potessero diventare luoghi di incontrofra le persone e con il Signore. Iniziò così a costruirsi quella che da sempre è stata unacostola generata nella comunità di Massa Lombarda. Isacerdoti vivevano a Massa Lombarda e svolgevano la loroattività nelle diverse realtà (oratorio, scuole, ecc.) fra cuiFruges. La vita comunitaria e di collaborazione fra Massa eFruges era naturale come il rapporto "padre e figlio" checrescevano insieme. Sicuramente questo ha facilitato lacollaborazione anche dopo con il costituirsi dellaparrocchia a Fruges. Le parrocchie di S. Paolo e SanGiacomo hanno operato pastoralmente con il criteriodell’unità pastorale: un unico consiglio pastorale e varieattività realizzate e vissute insieme, compreso il sostegnoeconomico da parte dell’una verso l’altra (in particolare perla scuola dell’infanzia). Sorsero così una scuola materna, una chiesa, un campo dipallavolo e di calcio, e la casa parrocchiale con l’oratorio,luoghi in cui si è potuto vivere una vera missionarietà, dovela tua grande umanità ha saputo incontrare e toccare ilcuore delle persone, bimbi, giovani e famiglie, che pianpiano è diventata "vera" parrocchia, "casa tra le case degliuomini". Lo testimoniano quanti nel 50° della scuolamaterna, festeggiato in questa primavera, sono venuti perincontrarti e per incontrare quel luogo concreto che spessoha connotato in modo profondamente diverso la loroesistenza. Una radice che ancora oggi fa giungere alle lorovita il sapore di una bellezza di legami forti e di unosguardo, che in modo garbato, ha fatto sentire la comunitàdi Fruges e con essa il Signore, loro compagno di viaggionei momenti importanti o difficili della vita.La tua presenza ci richiama a quanto Papa Francesco chiedeai suoi Pastori: chiedo di essere pastori. Niente di più:pastori. Sia questa la vostra gioia: "Sono pastore". Sarà lagente, il vostro gregge, a sostenervi. ... oltre la preghiera,quello che fa stare in piedi un (pastore), è la sua gente. Cheniente e nessuno vi tolga la gioia di essere sostenuti dalvostro popolo. Come pastori siate non predicatori dicomplesse dottrine, ma annunciatori di Cristo, morto erisorto per noi. (Evangelii gaudium - cfr nn. 111-134)…Puntate all’essenziale. Mi piace una Chiesa italianainquieta, sempre più vicina agli abbandonati, aidimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta colvolto di mamma, che comprende, accompagna,accarezza..." uno stile che spesso ti nasceva spontaneo eche le parole di Papa Francesco hanno reso evidente ainostri occhi in tutto il suo valore.Abbiamo vissuto con te tutti questi anni…, ringraziamo ilSignore della tua missione vissuta in mezzo alla gente, echi ha avuto e ha bisogno sa di trovare sempre qualcuno,una porta alla quale poter sempre bussare per incontrarechi sa essere vero amico, come solo il Signore sa esseresulle strade di ogni uomo, "arte dell’accompagnamento",perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davantialla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5). Un augurio ed un abbraccio di cuore da parte della tuacomunità.

Don Alberto, auguri!La Redazione del Nostro SanPaolo, con le comunità parroc-chiali di Massa e Fruges inten-dono esprimerti i loro più sinceriauguri in occasione del tuo 50°di sacerdozio che celebrerai du-rante la Festa della Ripresa.Che la Vergine Maria ti sia sem-pre vicina nella continuazionedel tuo ministero sacerdotale.Ad multos annos!