La percezione delle figure a orientazione alterata...

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olte esperienze comuni della no- stra vita quotidiana che consi- deriamo scontate pongono, in realtà, problemi scientifici di straordi- nario interesse. Nel campo della perce- zione visiva uno di tali problemi è rap- presentato dal motivo per cui le cose ci appaiono diverse quando sono capovol- te o inclinate. Se, per esempio, osser- viamo capovolta la fotografia di un vol- to familiare, questo diventa difficilmen- te riconoscibile e, una volta riconosciu- to, è difficile coglierne esattamente l'espressione. Si consideri inoltre che cosa accade quando delle parole scritte a mano o stampate vengono capovolte. Le parole stampate possono essere lette con sfor- zo, ma quelle scritte a mano sono qua- si impossibili da decifrare (si veda l'il- lustrazione in alto a pagina 76). Fate la prova con un saggio della vostra stes- sa calligrafia. Una spiegazione ovvia del perché la lettura delle parole capovol- te è difficile è che noi abbiamo acqui- sito l'abitudine a leggere muovendo gli occhi da sinistra a destra e pertan- to quando guardiamo uno scritto capo- volto i nostri occhi hanno la tendenza a muoversi nella direzione sbagliata. È possibile che questo rappresenti una fonte di difficoltà, ma è improbabile che sia il fattore determinante. È al- trettanto difficile leggere anche una so- la parola capovolta se la guardiamo senza muovere affatto gli occhi. È pro- babile che lo stesso fattore che inter- ferisce nel riconoscimento dei volti e di altre figure capovolte interferisca anche nel riconoscimento delle parole. Anche la rotazione parziale di una figura molto semplice può impedire il riconoscimento, a condizione che l'os- servatore ignori il fatto che la figura è stata ruotata. Una figura familiare orientata in modo insolito non sembra avere più la stessa forma (si veda l'illu- strazione in basso a pagina 76). Come fece osservare Ernst Mach alla fine del diciannovesimo secolo, l'aspetto di un quadrato è assai diverso se esso è ruo- tato di 45 gradi. E infatti lo chiamiamo rombo. Alcuni sosterranno che una forma fa- miliare orientata in modo insolito ci sembra diversa per il semplice motivo che raramente la vediamo in questa po- sizione. Ma anche figure che non ab- biamo mai visto prima ci appaiono dif- ferenti quando sono diversamente orien- tate (si veda l'illustrazione in alto a pagina 77). Il fatto è che l'orientazione incide sulla forma percepita, e che il mancato riconoscimento di una figura familiare orientata in modo insolito è basato sul cambiamento della forma percepita. D'altra parte, una figura può essere modificata in vario modo senza che ciò abbia alcun effetto sulla percezio- ne della forma (si veda l'illustrazione al centro a pagina 77). Gli psicologi, sulla base di un'analogia con fenomeni musicali simili, chiamano questi cam- biamenti « trasposizioni ». Una melo- dia può venire trasposta in un'altra chiave e, sebbene tutte le note siano differenti, essa, tuttavia, non cambia. In realtà, generalmente, noi siamo del tutto inconsapevoli dell'avvenuta tra- sposizione. È chiaro che la melodia è il risultato dei rapporti intercorrenti tra una nota e l'altra, e tali rapporti non cambiano quando la melodia viene tra- sposta. Analogamente una forma visi- va si basa soprattutto sul tipo di rap- porto che intercorre tra le sue parti sul piano geometrico. Per esempio, un quadrato può essere descritto come una figura avente quattro lati di eguale lun- ghezza, i lati opposti paralleli, e quat- tro angoli retti. Se il quadrato vie- ne modificato nelle dimensioni o nel- la posizione tali caratteristiche non cambiano: ecco perché continua ad apparirci come un quadrato. Sono sta- ti gli psicologi della Gestalt a mettere in evidenza l'importanza preminente dei rapporti, rispetto ai caratteri asso- luti, nella percezione. Considerato che una trasposizione basata sulla rotazione non altera i rap- porti geometrici interni di una figura, perché mai essa ci appare diversa quan- do ne sia alterata l'orientazione? A questo punto dovremmo analizzare il significato della parola orientazione. Quali modificazioni introduce una orientazione alterata? Ovviamente la rotazione di una figura porta a una mo- dificazione dell'orientazione della sua immagine sulla retina dell'occhio. Per- tanto sarebbe forse giusto chiederci perché orientazioni retiniche diverse della stessa figura debbano dar luogo alla percezione di figure diverse. Que- sto potrebbe portarci a indagare sul modo in cui il cervello elabora le in- formazioni sulla forma e sul perché proiezioni diversamente orientate di un'immagine retinica debbano indur- re a percepire forme diverse. prima di procedere oltre in questa di- rezione è opportuno considerare un altro significato del termine orienta- zione. Le figure capovolte e ruotate il- lustrate in questo articolo sono orien- tate diversamente rispetto alle direzio- ni orizzontale e verticale dell'ambiente in cui esse sono di norma contenute. La parte della figura che normalmen- te è in alto in relazione alla gravità, al cielo o al soffitto, si trova ora, nella figura, in basso o di lato. Forse è pro- prio questo tipo di orientazione a es- sere responsabile dell'alterata perce- zione della forma quando una figura è orientata in modo insolito. Non è difficile separare, in un espe- rimento, i fattori retinici da quelli am- bientali. Si tagli un quadrato di carta e lo si attacchi al muro in posizione tale che la base del quadrato sia paral- lela alla linea del pavimento. Si con- fronti l'aspetto del quadrato osservato prima con la testa diritta e poi con la testa inclinata di 45 gradi. Si vedrà che il quadrato continua a sembrare un quadrato anche quando la testa è in- clinata. Tuttavia, in questo caso, l'im- magine retinica del quadrato è uguale all'immagine del rombo quando il rom- bo viene guardato con la testa diritta. Pertanto, non è l'immagine retinica a essere responsabile dell'aspetto altera- to assunto da un quadrato ruotato di 45 gradi. L'esperimento inverso con- duce alla stessa conclusione. Si ruoti il quadrato sul muro in modo da far- lo diventare un rombo. Se lo si guar- da con la testa inclinata di 45 gradi, l'immagine retinica che si forma è quel- la di un quadrato, ma il rombo conti- nua a sembrare un rombo. Non c'è bi- sogno di dire che in questi semplici esperimenti si continua a percepire cor- rettamente quali sono l'alto, il basso e i lati delle figure, anche se si cambia la propria postura. È chiaro, dunque, che ciò che altera la forma apparente di una figura non è il cambiamento di orientazione della sua immagine reti- nica, ma il cambiamento della sua orientazione percepita in rapporto al- l'ambiente. Queste conclusioni sono state con- fermate dagli esperimenti che Walter I. Heimer e io, con altri colleghi, ab- biamo effettuato con numerosi sogget- ti. In una serie di questi esperimenti si mostrava ai soggetti una serie cli figure insolite. In una prima fase il soggetto era seduto a tavolino e si li- mitava a guardare diverse figure mo- strate l'una dopo l'altra in rapida suc- cessione. Poi ad alcuni soggetti si chie- deva di ruotare la testa di 90 gradi appoggiandola sul tavolo. In questa po- sizione il soggetto guardava una serie di figure, alcune delle quali erano nuove mentre altre gli erano già state mo- strate in precedenza. Queste ultime erano presentate in due orientazioni diverse: o con la parte alta in dire- zione del soffitto della camera (come nella prima presentazione), o ruotate di 90 gradi in modo che la parte al- ta corrispondesse alla sommità della testa ruotata del soggetto. A questi si chiedeva di dire se la figura era stata già vista nella prima seduta, senza dir- gli che l'orientazione delle figure pre- cedentemente viste poteva essere alte- rata. Ad altri soggetti venivano presen- tate le figure test mentre si trovavano in posizione seduta con la testa eretta. Quando abbiamo confrontato le pre- stazioni dei soggetti che avevano visto le figure con la testa inclinata con quel- le dei soggetti che le avevano viste in posizione eretta, i risultati sono emersi con chiarezza. I soggetti con la testa inclinata riconoscevano le figure dirit- te rispetto all'ambiente (ma la cui im- magine retinica era inclinata) altrettan- to bene dei soggetti seduti. Né c'era differenza fra i due gruppi rispetto al mancato riconoscimento delle figure inclinate nell'ambiente (ma la cui im- magine retinica era diritta). In altre parole gli esperimenti confermarono che è la rotazione rispetto alle coordi- nate alto-basso e sinistra-destra del- l'ambiente a produrre il cambiamento della forma percepita. Non è la rota- zione dell'immagine retinica a produr- re la modificazione, dal momento che l'alterata orientazione dell'immagine non preclude il riconoscimento, e che il riconoscimento non è migliorato se l'orientazione è mantenuta inalterata. In un altro esperimento veniva mo- strata ai soggetti una figura ambigua o reversibile che poteva essere perce- pita in due modi diversi a seconda del- la sua orientazione. Per esempio, quan- do una figura che sembrava una carta geografica degli Stati Uniti veniva ruo- tata di 90 gradi, essa sembrava il pro- filo di un uomo con la barba. Poi si chiedeva ai soggetti di guardare di nuo- vo le figure ambigue con la testa ap- poggiata sul tavolo. La domanda che ci ponevamo era la seguente: quale sa- rebbe risultato l'« alto » dominante, quello dell'ambiente o quello dell'im- magine retinica? I risultati furono de- cisivi. Circa 1'80% dei soggetti riferi- rono di vedere solo quell'aspetto della figura ambigua che era verticale rispet- to all'ambiente, anche se la figura al- ternativa era verticale sulla loro reti- na (si veda l'illustrazione in basso a pagina 78). per quale motivo l'orientazione di una figura rispetto alle coordinate di direzione dell'ambiente ha un effetto cosi profondo sulla percezione della sua forma? La risposta che io suggeri- sco è che la forma percepita si basa su un processo cognitivo in cui le caratte- ristiche della figura sono implicitamente descritte dal sistema percezionale. Per esempio, se dovessimo descrivere la fi- gura colorata a sinistra della illustrazio- ne in alto a pagina 77, diremmo che si tratta di una figura chiusa che poggia su una base orizzontale e presenta una pro- tuberanza sul suo lato sinistro e una rientranza sul lato destro. Se dovessi- mo descrivere la figura colorata che si trova alla sua destra, sebbene questa sia identica e solo ruotata di 90 gradi, la descriveremmo in modo diverso: di- remmo che è una figura simmetrica con due protuberanze alla base e con i lati destro e sinistro più o meno di- ritti e identici fra loro. Non voglio dire con questo che una descrizione del ge- nere sia conscia o verbale; ovviamen- te nell'un caso e nell'altro saremmo consapevoli del processo descrittivo. Inoltre, gli animali e i bambini che non parlano percepiscono la forma più o meno come noi. La mia ipotesi è che ha luogo un processo analogo a quello descrittivo sopra illustrato, e che questo non poggia solo sulla geome- tria interna di una figura, ma tiene conto anche della parte inferiore, del- la parte alta e dei lati della figura stes- sa. In una descrizione di questo tipo l'orientazione costituisce pertanto un fattore di primaria importanza nel de- terminare la forma che verrà infine percepita. Alcuni esperimenti da me condotti in collaborazione con Phyllis Olshan- sky hanno dimostrato che certi cam- biamenti di orientazione hanno un ef- fetto notevole sulla percezione della forma. In particolare sembrano par- ticolarmente importanti in questo sen- so la creazione di una simmetria intor- no a un asse verticale laddove prima simmetria non c'era (o viceversa), lo spostamento dell'asse longitudinale dal- la verticale all'orizzontale (o viceversa), lo spostamento del « basso » di una fi- gura da un'ampia base orizzontale a un angolo acuto (o viceversa). Cambiamen- ti di forma di questo tipo possono esse- re il risultato di cambiamenti angolari anche modesti dell'orientazione, per esempio di 45 gradi o 90 gradi. Cosa abbastanza interessante, le inversioni, o rotazioni di 180 gradi, hanno spesso un effetto solo molto scarso sulla forma percepita, forse perché esse non altera- no in genere la percezione della simme- tria o dell'orientazione dell'asse longi- tudinale della figura. Esiste un tipo di cambiamento di orientazione che non ha praticamente nessun effetto sulla percezione della forma: l'immagine speculare. Questo è particolarmente vero per le figure in- solite che abbiamo adoperato nei no- stri esperimenti. Come possiamo spie- garci questo fenomeno? Sembra che a differenza dei « lati » dello spazio vi- suale che sono essenzialmente inter- cambiabili, le direzioni « alto » e «bas- so » dell'ambiente non lo siano. « Alto » e « basso » sono due direzioni nettamen- te distinte nel mondo in cui viviamo. Possiamo pertanto affermare che una fi- gura per i nostri sensi ha tre fondamen- tali confini percezionali: alto, basso e lati. Di conseguenza la descrizione di una figura non sarà molto modificata dal fatto che un dato carattere si trovi a sinistra o a destra. I bambini piccoli e gli animali hanno grande difficoltà a discriminare tra una figura e la sua immagine speculare, ma distinguono La percezione delle figure a orientazione alterata Molti oggetti familiari sembrano diversi quando la loro orientazione viene modificata. Sembra che ciò sia dovuto al fatto che la percezione della forma comprende l'assegnazione automatica di un «alto», di un «basso» e di «lati» di Irvin Rock 74 75

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olte esperienze comuni della no-stra vita quotidiana che consi-deriamo scontate pongono, in

realtà, problemi scientifici di straordi-nario interesse. Nel campo della perce-zione visiva uno di tali problemi è rap-presentato dal motivo per cui le cose ciappaiono diverse quando sono capovol-te o inclinate. Se, per esempio, osser-viamo capovolta la fotografia di un vol-to familiare, questo diventa difficilmen-te riconoscibile e, una volta riconosciu-to, è difficile coglierne esattamentel'espressione.

Si consideri inoltre che cosa accadequando delle parole scritte a mano ostampate vengono capovolte. Le parolestampate possono essere lette con sfor-zo, ma quelle scritte a mano sono qua-si impossibili da decifrare (si veda l'il-lustrazione in alto a pagina 76). Fatela prova con un saggio della vostra stes-sa calligrafia. Una spiegazione ovvia delperché la lettura delle parole capovol-te è difficile è che noi abbiamo acqui-sito l'abitudine a leggere muovendogli occhi da sinistra a destra e pertan-to quando guardiamo uno scritto capo-volto i nostri occhi hanno la tendenzaa muoversi nella direzione sbagliata. Èpossibile che questo rappresenti unafonte di difficoltà, ma è improbabileche sia il fattore determinante. È al-trettanto difficile leggere anche una so-la parola capovolta se la guardiamosenza muovere affatto gli occhi. È pro-babile che lo stesso fattore che inter-ferisce nel riconoscimento dei volti edi altre figure capovolte interferiscaanche nel riconoscimento delle parole.

Anche la rotazione parziale di unafigura molto semplice può impedire ilriconoscimento, a condizione che l'os-servatore ignori il fatto che la figura èstata ruotata. Una figura familiareorientata in modo insolito non sembraavere più la stessa forma (si veda l'illu-strazione in basso a pagina 76). Come

fece osservare Ernst Mach alla fine deldiciannovesimo secolo, l'aspetto di unquadrato è assai diverso se esso è ruo-tato di 45 gradi. E infatti lo chiamiamorombo.

Alcuni sosterranno che una forma fa-miliare orientata in modo insolito cisembra diversa per il semplice motivoche raramente la vediamo in questa po-sizione. Ma anche figure che non ab-biamo mai visto prima ci appaiono dif-ferenti quando sono diversamente orien-tate (si veda l'illustrazione in alto apagina 77). Il fatto è che l'orientazioneincide sulla forma percepita, e che ilmancato riconoscimento di una figurafamiliare orientata in modo insolitoè basato sul cambiamento della formapercepita.

D'altra parte, una figura può esseremodificata in vario modo senza checiò abbia alcun effetto sulla percezio-ne della forma (si veda l'illustrazioneal centro a pagina 77). Gli psicologi,sulla base di un'analogia con fenomenimusicali simili, chiamano questi cam-biamenti « trasposizioni ». Una melo-dia può venire trasposta in un'altrachiave e, sebbene tutte le note sianodifferenti, essa, tuttavia, non cambia.In realtà, generalmente, noi siamo deltutto inconsapevoli dell'avvenuta tra-sposizione. È chiaro che la melodia èil risultato dei rapporti intercorrentitra una nota e l'altra, e tali rapporti noncambiano quando la melodia viene tra-sposta. Analogamente una forma visi-va si basa soprattutto sul tipo di rap-porto che intercorre tra le sue partisul piano geometrico. Per esempio, unquadrato può essere descritto come unafigura avente quattro lati di eguale lun-ghezza, i lati opposti paralleli, e quat-tro angoli retti. Se il quadrato vie-ne modificato nelle dimensioni o nel-la posizione tali caratteristiche noncambiano: ecco perché continua adapparirci come un quadrato. Sono sta-

ti gli psicologi della Gestalt a metterein evidenza l'importanza preminentedei rapporti, rispetto ai caratteri asso-luti, nella percezione.

Considerato che una trasposizionebasata sulla rotazione non altera i rap-porti geometrici interni di una figura,perché mai essa ci appare diversa quan-do ne sia alterata l'orientazione? Aquesto punto dovremmo analizzare ilsignificato della parola orientazione.

Quali modificazioni introduce unaorientazione alterata? Ovviamente larotazione di una figura porta a una mo-dificazione dell'orientazione della suaimmagine sulla retina dell'occhio. Per-tanto sarebbe forse giusto chiederciperché orientazioni retiniche diversedella stessa figura debbano dar luogoalla percezione di figure diverse. Que-sto potrebbe portarci a indagare sulmodo in cui il cervello elabora le in-formazioni sulla forma e sul perchéproiezioni diversamente orientate diun'immagine retinica debbano indur-re a percepire forme diverse.

prima di procedere oltre in questa di-rezione è opportuno considerare un

altro significato del termine orienta-zione. Le figure capovolte e ruotate il-lustrate in questo articolo sono orien-tate diversamente rispetto alle direzio-ni orizzontale e verticale dell'ambientein cui esse sono di norma contenute.La parte della figura che normalmen-te è in alto in relazione alla gravità,al cielo o al soffitto, si trova ora, nellafigura, in basso o di lato. Forse è pro-prio questo tipo di orientazione a es-sere responsabile dell'alterata perce-zione della forma quando una figuraè orientata in modo insolito.

Non è difficile separare, in un espe-rimento, i fattori retinici da quelli am-bientali. Si tagli un quadrato di cartae lo si attacchi al muro in posizionetale che la base del quadrato sia paral-

lela alla linea del pavimento. Si con-fronti l'aspetto del quadrato osservatoprima con la testa diritta e poi con latesta inclinata di 45 gradi. Si vedrà cheil quadrato continua a sembrare unquadrato anche quando la testa è in-clinata. Tuttavia, in questo caso, l'im-magine retinica del quadrato è ugualeall'immagine del rombo quando il rom-bo viene guardato con la testa diritta.Pertanto, non è l'immagine retinica aessere responsabile dell'aspetto altera-to assunto da un quadrato ruotato di45 gradi. L'esperimento inverso con-duce alla stessa conclusione. Si ruotiil quadrato sul muro in modo da far-lo diventare un rombo. Se lo si guar-da con la testa inclinata di 45 gradi,l'immagine retinica che si forma è quel-la di un quadrato, ma il rombo conti-nua a sembrare un rombo. Non c'è bi-sogno di dire che in questi sempliciesperimenti si continua a percepire cor-rettamente quali sono l'alto, il basso ei lati delle figure, anche se si cambia lapropria postura. È chiaro, dunque,che ciò che altera la forma apparentedi una figura non è il cambiamento diorientazione della sua immagine reti-nica, ma il cambiamento della suaorientazione percepita in rapporto al-l'ambiente.

Queste conclusioni sono state con-fermate dagli esperimenti che WalterI. Heimer e io, con altri colleghi, ab-biamo effettuato con numerosi sogget-ti. In una serie di questi esperimentisi mostrava ai soggetti una serie clifigure insolite. In una prima fase ilsoggetto era seduto a tavolino e si li-mitava a guardare diverse figure mo-strate l'una dopo l'altra in rapida suc-cessione. Poi ad alcuni soggetti si chie-deva di ruotare la testa di 90 gradiappoggiandola sul tavolo. In questa po-sizione il soggetto guardava una serie difigure, alcune delle quali erano nuovementre altre gli erano già state mo-strate in precedenza. Queste ultimeerano presentate in due orientazionidiverse: o con la parte alta in dire-zione del soffitto della camera (comenella prima presentazione), o ruotatedi 90 gradi in modo che la parte al-ta corrispondesse alla sommità dellatesta ruotata del soggetto. A questi sichiedeva di dire se la figura era statagià vista nella prima seduta, senza dir-gli che l'orientazione delle figure pre-cedentemente viste poteva essere alte-rata. Ad altri soggetti venivano presen-tate le figure test mentre si trovavanoin posizione seduta con la testa eretta.

Quando abbiamo confrontato le pre-stazioni dei soggetti che avevano vistole figure con la testa inclinata con quel-le dei soggetti che le avevano viste inposizione eretta, i risultati sono emersi

con chiarezza. I soggetti con la testainclinata riconoscevano le figure dirit-te rispetto all'ambiente (ma la cui im-magine retinica era inclinata) altrettan-to bene dei soggetti seduti. Né c'eradifferenza fra i due gruppi rispetto almancato riconoscimento delle figureinclinate nell'ambiente (ma la cui im-magine retinica era diritta). In altreparole gli esperimenti confermaronoche è la rotazione rispetto alle coordi-nate alto-basso e sinistra-destra del-l'ambiente a produrre il cambiamentodella forma percepita. Non è la rota-zione dell'immagine retinica a produr-re la modificazione, dal momento chel'alterata orientazione dell'immaginenon preclude il riconoscimento, e cheil riconoscimento non è migliorato sel'orientazione è mantenuta inalterata.

In un altro esperimento veniva mo-strata ai soggetti una figura ambiguao reversibile che poteva essere perce-pita in due modi diversi a seconda del-la sua orientazione. Per esempio, quan-do una figura che sembrava una cartageografica degli Stati Uniti veniva ruo-tata di 90 gradi, essa sembrava il pro-filo di un uomo con la barba. Poi sichiedeva ai soggetti di guardare di nuo-vo le figure ambigue con la testa ap-poggiata sul tavolo. La domanda checi ponevamo era la seguente: quale sa-rebbe risultato l'« alto » dominante,quello dell'ambiente o quello dell'im-magine retinica? I risultati furono de-cisivi. Circa 1'80% dei soggetti riferi-rono di vedere solo quell'aspetto dellafigura ambigua che era verticale rispet-to all'ambiente, anche se la figura al-ternativa era verticale sulla loro reti-na (si veda l'illustrazione in basso apagina 78).

per quale motivo l'orientazione di unafigura rispetto alle coordinate di

direzione dell'ambiente ha un effettocosi profondo sulla percezione dellasua forma? La risposta che io suggeri-sco è che la forma percepita si basa suun processo cognitivo in cui le caratte-ristiche della figura sono implicitamentedescritte dal sistema percezionale. Peresempio, se dovessimo descrivere la fi-gura colorata a sinistra della illustrazio-ne in alto a pagina 77, diremmo che sitratta di una figura chiusa che poggia suuna base orizzontale e presenta una pro-tuberanza sul suo lato sinistro e unarientranza sul lato destro. Se dovessi-mo descrivere la figura colorata che sitrova alla sua destra, sebbene questasia identica e solo ruotata di 90 gradi,la descriveremmo in modo diverso: di-remmo che è una figura simmetricacon due protuberanze alla base e coni lati destro e sinistro più o meno di-ritti e identici fra loro. Non voglio dire

con questo che una descrizione del ge-nere sia conscia o verbale; ovviamen-te nell'un caso e nell'altro saremmoconsapevoli del processo descrittivo.Inoltre, gli animali e i bambini chenon parlano percepiscono la forma piùo meno come noi. La mia ipotesi èche ha luogo un processo analogo aquello descrittivo sopra illustrato, e chequesto non poggia solo sulla geome-tria interna di una figura, ma tieneconto anche della parte inferiore, del-la parte alta e dei lati della figura stes-sa. In una descrizione di questo tipol'orientazione costituisce pertanto unfattore di primaria importanza nel de-terminare la forma che verrà infinepercepita.

Alcuni esperimenti da me condottiin collaborazione con Phyllis Olshan-sky hanno dimostrato che certi cam-biamenti di orientazione hanno un ef-fetto notevole sulla percezione dellaforma. In particolare sembrano par-ticolarmente importanti in questo sen-so la creazione di una simmetria intor-no a un asse verticale laddove primasimmetria non c'era (o viceversa), lospostamento dell'asse longitudinale dal-la verticale all'orizzontale (o viceversa),lo spostamento del « basso » di una fi-gura da un'ampia base orizzontale a unangolo acuto (o viceversa). Cambiamen-ti di forma di questo tipo possono esse-re il risultato di cambiamenti angolarianche modesti dell'orientazione, peresempio di 45 gradi o 90 gradi. Cosaabbastanza interessante, le inversioni, orotazioni di 180 gradi, hanno spesso uneffetto solo molto scarso sulla formapercepita, forse perché esse non altera-no in genere la percezione della simme-tria o dell'orientazione dell'asse longi-tudinale della figura.

Esiste un tipo di cambiamento diorientazione che non ha praticamentenessun effetto sulla percezione dellaforma: l'immagine speculare. Questoè particolarmente vero per le figure in-solite che abbiamo adoperato nei no-stri esperimenti. Come possiamo spie-garci questo fenomeno? Sembra che adifferenza dei « lati » dello spazio vi-suale che sono essenzialmente inter-cambiabili, le direzioni « alto » e «bas-so » dell'ambiente non lo siano. « Alto »e « basso » sono due direzioni nettamen-te distinte nel mondo in cui viviamo.Possiamo pertanto affermare che una fi-gura per i nostri sensi ha tre fondamen-tali confini percezionali: alto, basso elati. Di conseguenza la descrizione diuna figura non sarà molto modificatadal fatto che un dato carattere si trovi asinistra o a destra. I bambini piccoli egli animali hanno grande difficoltà adiscriminare tra una figura e la suaimmagine speculare, ma distinguono

La percezione delle figurea orientazione alterata

Molti oggetti familiari sembrano diversi quando la loro orientazione vienemodificata. Sembra che ciò sia dovuto al fatto che la percezione della formacomprende l'assegnazione automatica di un «alto», di un «basso» e di «lati»

di Irvin Rock

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La scrittura a stampa capovolta è difficile da leggere, e le parole scritte a mano sonopraticamente impossibili a decifrarsi. La difficoltà si riscontra anche con la propria cal-ligrafia, nonostante la si sia letta per tutta la vita nella normale orientazione diritta.

Il quadrato e il rombo sono due forme familiari. Le due figure qui illustrate sono iden-tiche; tuttavia il loro aspetto è cosi diverso che una la chiamiamo quadrato e l'altrarombo. Per quanto riguarda il rombo, gli angoli, a prima vista, non sembrano retti.

L'insolita forma qui illustrata ci diventa familiare appena la giriamo di 90 gradi insenso orario. In un esperimento condotto in una classe, quando la figura rovesciata eradisegnata sulla lavagna, non era riconosciuta come il profilo dell'Africa fino a quandoagli alunni non veniva detto che la figura era ruotata rispetto alla posizione normale.

L

facilmente una figura e la sua imma-gine capovolta.

Collegato a questa analisi è un fe-nomeno osservato da Mach e speri-mentato da Erich Goldmeier: una figu-ra simmetrica rispetto a un asse appa-rirà in genere simmetrica solo se l'as-

se è verticale. Robin Leaman e io ab-biamo dimostrato che a produrre que-sto effetto è l'asse verticale della figu-ra cosí come viene percepito, e nonl'asse verticale dell'immagine retinicadella figura stessa. Un osservatore chetenga la testa inclinata continuerà a

percepire la simmetria della figura sela figura è simmetrica rispetto all'asseverticale dell'ambiente. Questo fa ri-tenere che la simmetria venga percepi-ta solo quando le due metà equivalentidi una figura sono situate sui due latiequivalenti nello spazio percezionale.

Se, come abbiamo ipotizzato, la de-scrizione di una figura è basata sullacollocazione dei suoi alto, basso e la-ti, sorge il quesito: come vengono as-segnate queste direzioni in una figura?Si potrebbe supporre che la parte al-ta di una figura sia di norma quella chesi dimostra tale in relazione al soffit-to, al cielo o alla parte alta di una pa-gina. In una camera buia un soggettopuò fare affidamento sul suo sensodi gravità per individuare quale sial'alto.

Numerosi esperimenti effettuati da-gli psicologi hanno dimostrato chele fonti principali di informazione perpercepire l'orizzontale e il verticale so-no in realtà due : la gravità e le in-formazioni tratte dalla scena stessa.Abbiamo potuto dimostrare che en-trambi questi -fattori possono influiresulla percezione della forma di una fi-gura. Una figura luminosa in una stan-za buia non verrà riconosciuta con faci-tà se è stata ruotata e orientata diversa-mente, anche se la testa dell'osserva-tore viene ruotata in misura eguale.In questo caso la sola fonte di infor-mazione sulle direzioni nello spazio èrappresentata dalla gravità. In una stan-za illuminata l'osservatore avrà spessodifficoltà a riconoscere una figura sesia lui sia la figura sono in posizionediritta ma è stata ruotata la stanza.La stanza inclinata influisce in modomolto efficace sulla localizzazione del-l'asse verticale, e questo porta a un'er-rata attribuzione dell'alto e del bassodella figura.

A volte basta informare l'osservato-re del fatto che la figura è stata ruo-tata perché egli riesca a percepire la fi-gura correttamente. Questo può spie-gare perché alcuni lettori non conside-reranno strane o diverse alcune dellefigure ruotate qui illustrate. La situa-zione inversa, cioè il dare informazio-ni sbagliate all'osservatore sulla posi-zione delle figure, produce risultati im-pressionanti. Se si dice a un soggettoche la figura che sta per vedere ha ilvertice in una posizione che non cor-risponde all'alto dell'ambiente, eglicon tutta probabilità non riconosceràla figura anche se gli viene presentatanella stessa posizione in cui l'aveva vi-sta la prima volta. La figura non haun'orientazione alterata e l'osservatoreassegna in modo sbagliato « alto »,« basso » e « lati » sulla base delle istru-zioni ricevute.

Poiché questa conoscenza sull'orien-tazione permette all'osservatore di mo-dificare le direzioni da lui assegnate auna figura, e poiché è proprio questaassegnazione a determinare la perce-zione della forma, è assolutamente ne-cessario impiegare, negli esperimentisulla percezione basati sull'orientazio-ne, soggetti del tutto ignari. In altreparole, il soggetto non deve sapere chel'esperimento riguarda l'orientazionedelle figure, affinché egli non le esami-ni con l'intento di individuare quelliche erano l'alto, il basso e i lati quan-do le aveva osservate prima. Vi so-no tuttavia delle figure che sembra-no possedere un'orientazione intrinsecaindipendentemente dal modo in cuivengono presentate: una determinataregione viene più facilmente perce-pita come « alto » (si veda l'illustra-zione in alto a pagina 78). È pertantodifficile o impossibile ostacolare il ri-conoscimento di tali figure alterandonel'orientazione.

In assenza di altri indizi un soggettoassegnerà le coordinate alto-basso in

base al proprio soggettivo o egocen-trico sistema di riferimento. Si conside-ri una figura disegnata su un foglio cir-colare di carta poggiato sul pavimen-to. Né la gravità né indizi visivi indica-no quali siano rispettivamente l'altoe il basso. Tuttavia l'osservatore asse-gnerà l'alto a quella parte della figurache si trova in alto rispetto al proprioegoistico sistema di riferimento di coor-dinate. L'asse verticale della figuraviene visto allineato con l'asse longitu-dinale testa-corpo dell'osservatore. Ladirezione « alto » corrisponde alla posi-zione della sua testa. Noi abbiamo po-tuto dimostrare che una tale attribu-zione di direzione ha lo stesso effettosul riconoscimento di quello che hannoaltre basi di attribuzione della direzio-ne. Una figura vista la prima volta inuna data orientazione sul foglio circola-re non verrà in genere riconosciuta sela sua egocentrica orientazione vienealterata.

Veniamo ora a un'osservazione chesembra essere in contrasto con granparte di ciò che è stato detto finora. Seuna persona legge a letto giacendo suun fianco, non tiene il libro diritto, ri-spetto all'ambiente, ma inclinato. Se illibro non viene tenuto inclinato l'imma-gine retinica è orientata in modo ano-malo e la lettura risulta difficile. Analo-gamente, se un lettore guarda con latesta capovolta del materiale stampa-to, o fotografie o volti che sono dirittirispetto all'ambiente, avrà la stessa dif-ficoltà a riconoscerli di quella che in-contra quando tiene la testa diritta esono capovolte le figure. Un osserva-

Figure nuove o insolite sembrano differenti a seconda del loro orientamento purchéle si guardi semplicemente e non le si ruoti mentalmente. La ragione potrebbe consi-stere nel modo in cui una figura viene « descritta » dal sistema percezionale. La figuracolorata a sinistra potrebbe essere descritta come una forma chiusa appoggiata su unabase orizzontale con una protuberanza a sinistra e una rientranza a destra. La figuracolorata adiacente a essa, benché identica, potrebbe essere descritta come una formasimmetrica appoggiata su una base curva con una sporgenza in alto. La prima figurain nero potrebbe essere descritta come un quadrilatero appoggiato su un lato. Quella adestra potrebbe essere descritta come una forma romboidale poggiata su un vertice.

L'alterazione nella grandezza, colore o tipo di contorno non modifica la percezionedella forma di un triangolo. Anche variando la sede dell'immagine retinica (guardan-do con la coda dell'occhio o fissando punti diversi) la forma percepita non cambia.

La rotazione dell'immagine retinica, ottenuta piegando la testa di 90 gradi, non modi-fica in misura apprezzabile la capacità di riconoscere una figura insolita (in colore). Adei soggetti seduti veniva presentata dapprima una serie di figure-bersaglio, e poi unaserie di figure test (in nero), e si chiedeva loro di identificare le figure già viste prima.Alla seconda presentazione alcuni soggetti tenevano la testa inclinata di 90 gradi; altrila testa diritta. I soggetti, che avevano tenuto la testa ruotata di 90 gradi, trovavanodifficoltà nel riconoscere figure « diritte » sulla retina (ad esempio quella in basso asinistra), tanto quanto i soggetti che avevano tenuto la testa diritta (per i quali talifigure non erano « diritte » sulla retina). Il primo gruppo di soggetti, dunque, ricono-sceva le figure diritte rispetto all'ambiente (a destra, in basso) tanto quanto il secondo.

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77

100

86

8075

71

60

40

<0`')20

CON LA TESTADIRITTA

CON LA TESTA INCLINATADI 45 GRADI

45

CON LA TESTA INCLINATADI 90 GRADI

CON LA TESTAINCLINATA

DI 180 GRADI

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80

100

Il riconoscimento di certi tipi di materiale visivo diminuisce quasi in proporzione di-retta al grado di inclinazione della testa dell'osservatore. In una serie di esperimenti so.no stati registrati gli esatti riconoscimenti di volti (strisce in colore), di parole scritte(in grigio) e di figure frammentate (in nero) in rapporto a vari gradi di inclinazionedella testa. Il soggetto osservò diversi campioni di ciascun tipo di materiale testin ognuna delle varie posizioni della testa. Per questo materiale visivo il ricono-scimento è una funzione inversa del grado di disorientazione dell'immagine sulla retina.

Figure con orientazione intrinseca sembrano avere un asse verticale naturale indipen-dentemente dalla loro orientazione fisica. Un'estremità dell'asse è percepita come e alto ».

L'impressione di simmetria è spontanea soltanto quando una figura è simmetrica ri-spetto a un asse verticale. Ad alcuni soggetti è stato chiesto di indicare quale delledue figure (al centro e a destra) era più simile alla figura-bersaglio (a sinistra). La fi-gura a destra veniva indicata con maggiore frequenza, forse perché è simmetrica ri-spetto all'asse verticale. Se la pagina venisse ruotata di 90 gradi, la figura al centrosarebbe indicata come la più simile alla figura-bersaglio. Se invece la pagina fossein posizione verticale e le figure fossero osservate con la testa ruotata di 90 gradi,la figura a destra verrebbe di nuovo indicata come la più somigliante. Sembra, quindi,che a determinare la percezione della simmetria non sia la simmetria rispetto all'asseverticale egocentrico sulla retina, ma quella rispetto all'asse ambientale della figura.

Le figure ambigue possono essere percepite in modi differenti a seconda della loroorientazione. La figura a sinistra in alto può sembrare il profilo della testa di un uomocon un cappello da cuoco, oppure, se ruotata di 90 gradi, un cane (in basso, a sinistra).La figura a destra in alto può sembrare il profilo di un uomo con la barba, oppure ilprofilo degli Stati Uniti d'America (in basso, a destra). Quando alcuni soggetti osserva-vano queste figure ambigue con la testa ruotata di 90 gradi (la posizione della testadei soggetti è indicata dalla freccia), essi generalmente riconoscevano le figure cheerano diritte rispetto all'ambiente piuttosto che quelle che erano diritte sulla retina.

tore che tenga la testa capovolta, tutta-via, continuerà a percepire che le figuresono diritte. Inversamente, se le figu-re sono capovolte rispetto all'ambientee l'osservatore le guarda con la testaall'ingiù non avrà alcuna difficoltà ariconoscerle. E tuttavia l'osservatorecontinuerà a percepire che le figuresono capovolte. In questi casi, dunque,è l'orientazione dell'immagine retinica,non l'attribuzione della direzione nel-l'ambiente, che sembra responsabiledel fatto che le figure vengano o me-no riconosciute.

Gli esperimenti eseguiti da RobertThouless, G. Kanizsa e G. Tam-

pieri con figure ambigue confermanoche l'orientazione retinica ha un suoruolo nel riconoscimento di una figura(si veda l'illustrazione a pagina 81).Inoltre, come è stato dimostrato daGeorge Steinfeld e da me, il riconosci-mento delle parole e dei volti dirittidiminuisce in proporzione diretta algrado di inclinazione del corpo (si vedal'illustrazione della pagina a fianco).Con questo particolare materiale distudio il riconoscimento risulta essereuna funzione inversa del grado di incli-nazione dell'immagine retinica. Comeabbiamo visto, la relazione tra gradodi inclinazione e riconoscibilità non èvalida nei casi in cui l'attribuzione del-la direzione è stata alterata. In tali casil'effetto massimo non si ha con un cam-biamento di 180 gradi ma con uno di45 o 90 gradi. I risultati di tutti que-sti esperimenti ci hanno portato a con-cludere che due fattori distinti sonoimplicati nella percezione delle figurea orientazione alterata: un fattore èrappresentato dall'attribuzione della di-rezione, l'altro è retinico. Io credo chequando guardiamo una figura tenendola testa inclinata noi compensiamo au-tomaticamente l'inclinazione, cosí co-me compensiamo le dimensioni deglioggetti lontani. Un oggetto che si tro-vi a una moderata distanza da noi nonci sembra piccolo, nonostante la suaimmagine retinica sia molto più picco-la di quanto non sia quando l'oggettoè vicino. In genere tale effetto vienespiegato ammettendo che l'immagineretinica venga in qualche modo corret-ta tenendo conto della distanza checi separa dall'oggetto. Analogamente,se un osservatore che tiene la testa in-clinata guarda in una stanza buia unalinea verticale luminosa, questa conti-nuerà ad apparirgli verticale o quasiverticale nonostante il fatto che l'im-magine retinica nell'occhio dell'osser-vatore sia inclinata. Pertanto l'incli-nazione del corpo deve essere in qual-che modo considerata dal sistema per-cezionale. L'immagine retinica inclinata

viene dunque corretta, col risultato chela linea è percepita come verticale. Cosícome la correzione della dimensione adistanza viene chiamata costanza di di-mensione, cosí la correzione della ver-ticale può essere chiamata costanza diorientazione.

Quando guardiamo una figura dirittatenendo la testa inclinata senza avereffettuato nessuna correzione, la pri-ma informazione che riceviamo è quel-la di un'immagine della figura in unaparticolare orientazione retinica. Perprima cosa, probabilmente, il sistemapercezionale elabora l'immagine retini-ca in base all'attribuzione egocentricadi un alto, di un basso e di lati, for-se sulla base di un primitivo sensodi orientamento originato dall'orienta-zione retinica. Per esempio, quandoguardiamo un quadrato diritto tenendola testa inclinata, e si forma quindi sul-la nostra retina l'immagine di un rom-bo, è possibile che noi percepiamo perun attimo un rombo prima che la cor-rezione divenga operante. L'orienta-zione della testa viene quindi automati-camente presa in considerazione alloscopo di correggere la percezione. Per-tanto la vera parte alta del quadratoviene vista come uno dei lati del qua-drato, anziché un angolo. La figuraviene quindi correttamente « descritta »come avente i lati orizzontali e vertica-li rispetto all'ambiente, in breve comeun « quadrato ». Questa correzione vie-ne effettuata rapidamente e in generesenza sforzo. Per poter descrivere unafigura l'osservatore deve probabilmen-te visualizzarla o immaginarla secondoil suo reale « alto », « basso » e « lati »,anziché secondo alto, basso e lati dellasua immagine retinica.

Se la figura è relativamente semplice,la correzione non risulta difficile. Seguardiamo una lettera diritta con latesta inclinata, la riconosciamo facil-mente; è interessante, tuttavia, che cisia ancora qualcosa di strano in que-sto. Io ritengo che la responsabilità diquesta stranezza vada attribuita al du-plice aspetto della percezione dell'orien-tazione. Esiste una percezione non cor-retta della lettera basata sulla sua orien-tazione egocentrico-retinica, e una suapercezione corretta che è basata sullasua orientazione nell'ambiente. La pri-ma percezione produce una forma in-consueta che spiega la curiosa apparen-za della lettera nonostante il suo suc-cessivo riconoscimento. Nei nostri espe-rimenti molte delle figure di cui ci sia-mo serviti erano, strutturalmente par-lando, equivalenti a lettere, e in alcunicasi abbiamo usato addirittura lette-re di alfabeti sconosciuti.

Con una figura più complessa, comeuna parola capovolta o una parola di-

ritta guardata da un osservatore conla testa all'ingiù, il meccanismo di cor-rezione può risultare del tutto inade-guato. Ogni lettera della parola deveessere corretta separatamente, e il mec-canismo correttivo, a quanto pare, nonè in grado di effettuare una correzio-ne multipla e contemporanea. È ve-

ro che se si lascia tempo sufficientea disposizione anche una parola ca-povolta può essere decifrata, ma tutta-via essa non apparirà mai la stessa diquando è diritta. Mentre una letteraviene corretta, le altre continuano a es-sere percepite nel loro aspetto incon-sueto. E c'è una ulteriore difficoltà:

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78 79

222

Le facce ambigue sono percepite differentemente quando leloro immagini sulla retina dell'osservatore sono capovolte. Setenete l'illustrazione in posizione verticale e la osservate tra legambe con la testa rovesciata, le altre facce saranno percepite

anche se rovesciate rispetto all'ambiente. Lo stesso effetto siottiene quando si capovolge l'illustrazione e si osserva in po-sizione diritta. Simili test provano che figure, come le facce,sono riconosciute in base alla loro orientazione sulla retina.

Una singola lettera rovesciata può essere facilmente identificata una volta che si siacompreso come sia orientata. Continua, tuttavia, ad apparire strana, poiché la perce-zione che deriva dall'immagine retinica non corretta coesiste con l'immagine corretta.

./2- l, 'P

La scrittura ordinaria capovolta è difficile da decifrare perché molte lettere rovesciatene ricordano altre scritte correttamente. Ad esempio una u rovesciata sembrerà una n.e una c rovesciata sembrerà una s. Inoltre la connessione fra le lettere rende incertisull'inizio e la fine di ogni lettera. Diverse unità capovolte possono essere raggruppateinsieme e percepite a torto come se fossero una lettera diritta. Se le diverse lettererovesciate vengono separate l'una dall'altra, la loro decifrazione diventa molto più facile.

I lineamenti rovesciati del volto sono difficili da interpretare poiché, mentre ci siconcentra per correggere un lineamento, gli altri rimangono intatti. Ad esempio unopotrebbe riuscire a correggere gli occhi qui illustrati in modo tale che essi siano per.cepiti come rivolti verso il basso e a sinistra, ma nello stesso tempo la bocca restanella sua posizione ed esprime tristezza piuttosto che gioia. Viceversa uno potrebberiuscire a correggere la bocca e non percepire però l'esatta direzione dello sguardo.

Si è trovato che elementi multipli rappresentano una difficoltà per il riconoscimento difigure anche semplici. Dei soggetti osservarono in posizione diritta la figura-bersaglio(a sinistra). Dopo venivano loro mostrate brevemente delle figure test alcune conte-nenti la figura-bersaglio (al centro) e alcune no (a destra). I soggetti dovevano indi-care quando vedevano una figura identica a quella « bersaglio ». Metà dei soggettiguardarono le figure test con la testa in posizione diritta, e metà con la testa capovolta.La prestazione del secondo gruppo fu modesta. In altri esperimenti con una singola fi-gura test, la posizione della testa non modificava apprezzabilmente il riconoscimento.

l'ordine delle lettere è fondamentaleper il riconoscimento della parola, e ilrovesciamento di una parola ira/erte ilnormale ordine sinistra-destra.

Il riconoscimento delle parole scrittea mano e capovolte è ancora più

difficile. In questi casi molte delle sin-gole « unità » rassomigliano notevol-mente a lettere normali in posizione di-ritta. Inoltre, poiché le lettere sono uni-te tra loro, è difficile stabilire dove fi-nisce una lettera e ne comincia un'al-tra. Se le lettere delle parole capovol-te vengono separate, il riconoscimentodiviene più semplice. Anche cosí, èsempre troppo facile confondere una ue una n. Questo tipo di confusione èpossibile anche con certe lettere stam-pate, come b e q, d e p, n e u, sia purenon cosí di frequente. In altre parole,se una figura viene riconosciuta in ba-se alla sua orientazione egocentrico--retinica, questo può instaurare la ten-denza a stabilizzare la percezione e abloccare il processo correttivo.

possibile che anche il guardare unafaccia capovolta imponga al meccani-smo correttivo un compito troppo ar-duo. Forse la faccia contiene un certonumero di tratti ciascuno dei quali de-ve essere appropriatamente percepitoperché l'insieme venga riconosciuto (siveda l'articolo il riconoscimento deivolti di Leon D. Harmon, in « Le Scien-ze », n. 66, febbraio 1974). Mentrel'attenzione è concentrata sulla cor-rezione di un tratto, per esempio labocca, altri tratti rimangono non cor-retti e continuano a essere percepiti inbase all'immagine cui danno vita sul-la retina. Naturalmente nel riconosci-mento di una faccia sono importantianche i rapporti che intercorrono trai diversi tratti, ma anche in questo ca-so questi rapporti sono numerosi e pos-sono imporre al meccanismo corretti-vo un compito troppo arduo.

Charles C. Bebber, Douglas Blewette io abbiamo effettuato un esperimentoper vagliare l'ipotesi che sia la presenzadi componenti multiple a creare la dif-ficoltà di correggere le figure. Si mo-strava per breve tempo a dei soggettiuna figura quadrangolare e si dicevaloro di esaminarla. Essi guardavano lafigura tenendo la testa diritta. Poi veni-va loro mostrata una serie di carte testciascuna delle quali conteneva quattrofigure quadrangolari. Queste venivanoguardate per un secondo e si chiedevaai soggetti di indicare se la figura pri-ma osservata era presente sulla carta.

I soggetti capivano di dover rispon-dere affermativamente solo nel casoche avessero visto una figura identica aquella osservata in precedenza sia per laforma sia per l'orientazione. (Alcune

delle figure test erano simili alle pre-cedenti ma ruotate di 180 gradi.) Metàdelle carte test veniva guardata con latesta diritta e metà con la testa all'in-giù. Si presumeva, in questa posizio-ne, che il soggetto non sarebbe stato ca-pace di correggere tutte e quattro le fi-gure test nel breve tempo concessogli.Il numero di unità che egli doveva per-cepire tenendo la testa diritta era iden-tico, ma non aveva nessuna correzioneda fare. La nostra previsione era chespesso le figure non sarebbero state ri-conosciute e che i soggetti, nel guarda-re le carte test con la testa all'ingiù,avrebbero riconosciuto per errore del-le figure sbagliate.

I risultati andarono oltre le nostreaspettative. Quando si devono correg-gere delle componenti multiple, unaorientazione alterata sulla retina eser-cita un effetto negativo sul riconosci-mento. L'osservatore rispondeva cor-rettamente, quando teneva la testa di-ritta, al doppio delle carte test di quan-do teneva la testa all'ingiù.

Come ho già detto, se guardiamo fi-gure difficilmente riconoscibili quandola loro orientazione sulla retina è alte-rata, la difficoltà aumenta nella misu-ra in cui aumenta il grado dell'incli-nazione. Il perché di questo fatto puòesser posto anch'esso in rapporto con lanatura del processo di correzione. Ioho fatto l'ipotesi che il soggetto debbasopprimere la direzione com'è perce-pita (egocentricamente) dalla retina esostituirla con una percezione corret-ta. Per far questo, tuttavia, egli devevisualizzare o immaginare come la fi-gura apparirebbe se fosse ruotata finoa trovarsi in posizione diritta rispettoa lui, oppure, il che è lo stesso, comeapparirebbe se si ruotasse lui fino atrovarsi in posizione diritta rispetto al-la figura. Il processo della rotazionementale richiede la visualizzazione del-

l'intera sequenza di cambiamenti ango-lari e, perciò, quanto più grande è l'an-golo della rotazione, tanto maggiore ladifficoltà.

Come sanno benissimo tutti i geni-tori, i bambini dai due ai cinque annisembrano del tutto indifferenti allaorientazione data a una figura. Spessoessi tengono un libro sottosopra e nonsembrano per nulla disturbati dallacosa. Sulla base di queste osservazionie dei risultati di alcuni esperimenti diparecchio tempo fa, molti psicologihanno concluso che l'orientazione diuna figura non è un fattore indispensa-bile al riconoscimento di essa da par-te dei bambini piccoli. Esperimenti con-dotti più di recente in laboratorio, tut-tavia, non confermano il fatto che ibambini riconoscono le figure comun-que orientate. Quando vengono loromostrate per la seconda volta delle figu-re già viste in precedenza con una di-versa orientazione, essi hanno altret-tanta difficoltà a riconoscerle quanta nehanno gli adulti, se non di più. Perqual motivo, allora, i bambini spessoguardano spontaneamente le figure ca-povolte nelle situazioni di tutti i giorni?Forse essi non hanno ancora imparatoa fare attenzione all'orientazione, enon si rendono conto del fatto che selo facessero il riconoscimento sarebbepiù facile. Quando i bambini, dopo isei anni, imparano a leggere, essi sonocostretti a concentrare la loro atten-zione sull'orientazione perché certe let-tere differiscono solo per questo aspetto.

Riassumendo, il fatto fondamentaledi cui siamo venuti a conoscenza, a pro-posito dell'orientazione, è che la for-ma di una figura non è percepita sem-plicemente in funzione della sua geo-metria interna. La forma percepita èanche, e in larga misura, una funzionedell'« alto », « basso » e « lati » che noiattribuiamo alla figura stessa. Se c'è

un cambiamento nelle direzioni attri-buite, la figura assumerà una diversaforma percezionale. Io suggerisco l'ipo-tesi che il cambiamento della formapercepita si basa su una nuova «descri-zione » della figura da parte del siste-ma percezionale. Le direzioni attribui-te si basano su informazioni di variotipo sulla localizzazione dell'alto, bas-so e lati della figura e in genere nondipendono dall'orientazione sulla reti-na dell'immagine della figura stessa.Quando l'immagine non è diritta sullaretina, si rende necessario un processodi correzione per arrivare a una descri-zione corretta, e questa correzione èdifficile o impossibile da realizzarequando il materiale visuale è costituitoda componenti multiple.

Tutto questo implica che la percezio-ne della forma in generale poggia

sui processi cognitivi in misura moltomaggiore di quanto non sostengano tut-te le teorie correnti. Un punto di vistaampiamente diffuso tra gli psicologi ei fisiologi degli organi di senso am-mette che la percezione della formapossa essere ridotta alla percezione deicontorni, e che la percezione dei con-torni, a sua volta, possa essere ridottaa certe repentine differenze di intensi-tà della luce che fanno partire un im-pulso in determinate unità nervose dellaretina e del cervello. Se questo fosse ve-ro, la percezione della forma sarebbeil risultato di una specifica concatena-zione di contorni percepiti. Sebbene illavoro da noi illustrato non escluda lapossibile importanza dell'identificazio-ne dei contorni come base della perce-zione della forma, esso suggerisce tut-tavia che una spiegazione del genereè ben lungi dall'essere esauriente, eche la percezione della forma dipendeda alcuni processi mentali come la de-scrizione e la correzione.

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