La penna in fondo all'occhio. Esercizi di scrittura/lettura

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Perché mai scrittura e lettura debbono rischiare di essere ‘separate in casa’? Perché mai il poeta non può anche essere critico? Una delle più attive e interessanti figure della poesia italiana contemporanea, Lino Angiuli, dimostra, con questa raccolta di scritti critici, come la penna e l’occhio non possano che essere complementari ovvero come la creazione letteraria debba naturalmente confrontarsi con le pagine altrui per giungere a una consapevole interlocuzione con il proprio tempo.

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Lino Angiuli

LA PENNA IN FONDO ALL’OCCHIOEsercizi di lettura/scrittura

Stilo Editrice

ISBN 978-88-6479-072-5

© Stilo EditricE 2012Viale Salandra, 36 – 70124 Bariwww.stiloeditrice.it

Finito di stampare nel mese di gennaio 2013presso Global Print, Gorgonzola (MI).

Sommario

Premessa 9PartE i. dal maiuscolo al minuscolo:

l’arduo tragitto di gozzano 151. Il Mal di Letteratura 17

1.1. L’apprendistato dannunziano: preistoria dei Colloqui 171.2. Dall’incontro con Graf alla Via del rifugio 25

2. A colloquio con ‘guidogozzano’ 372.1. Qualche annotazione preliminare 372.2. L’iter di una disposizione critica 392.3. Il meccanismo dell’ironia 46

3. Tra i topoi dei Colloqui 543.1. Primi scandagli 543.2. Suggestioni e prestiti 603.3. L’ideologia 67

PartE ii. altri EsErcizi 71Da ‘nous’ a ‘paranoia’ e viceversa.

Sintomatologia della pagina di Ruffato 73Lavare la lingua nel Basento. La prova del fuoco di Raffaele Nigro 83Che testo fa. Una panoramica sulla produzione di poesia 91La ‘conversione’ di Leonardo Mancino 107Giacomo Leopardi tra Severino e Rilke 117Contattare l’infinitudine per cogliere

la propria finitudine 121Dalla luna dei Borboni alla frontiera del futuro. Il percorso di Vittorio Bodini 125I Cantori della Corte. Le gesta della Scuola siciliana 129Il poeta tra progettualità esistenziali e opzioni di Storia. Francavilla, la poesia e l’impegno 135Osimo: andata e ritorno. La serena paesità di Luigi Bartolini 141La voce di Pietro Gatti 147

PartE iii. ragionamEnti 153Edipo si è fermato a Eboli. Il poeta meridionale e la sua terra 155Nominare l’Innominato 161Incroci linguistici. De Filippo, Pascoli e non solo 165Dialetto e dintorni 173Il mondo, questo mondo, la poesia 183Cultura & Politica 187

1. La questione delle questioni 1872. Il significato di una ‘e’ 191

Dal Meridionalismo alla meridionalità 195Per un’ipotesi di ‘Critica relazionale’ 199In premessa 205Crisi e crisalidi 209Le ragioni di un progetto 213

PartE iV. in BrEVE 223Luna di Groenlandia. Pino Pisicchio tra politica e scrittura 225Il lunghissimo volo di un’ora. La vita difficile di Amik Kasoruho 227Il mondo alla rovescia. La riproposta di Cosimo Turi 231Amaure de käse. Gianni Custodero in linguamadre 235Sotto il ponte del tempo. Martin Andrade salentino per poesia 239Riaprire il mare. Il dolore di Marco Savino 243La strada di ritorno. Il maldivivere secondo Cassieri 245Scovando l’uovo. La ricerca di Mascolo tra poesia e scienza 247Bischizzi. Il ‘controcanone’ di Fausto Nicolini 251Le molte terre. I viaggi e il viaggio di Emanuele 255

Indice dei nomi 259

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Premessa

Comincio col mettermi nei panni del lettore e – in suo nome e per suo conto – mi chiedo il perché di questo libro, rifacen-domi, quindi, le stesse domande sorte nel momento della sua progettazione: «Come mai?»; «Che senso ha una raccolta di scritti paralleli alla scrittura cosiddetta ‘creativa’?»; «Su quale tasso di necessità e credibilità questa raccolta può contare?».

All’ipotetico lettore posso automaticamente passare le mede-sime risposte che ho dovuto, saputo e potuto dare a me, pale-sandogli i motivi ‘veri’ che mi hanno convinto ad antologizzare parte dei miei interventi lato sensu critici. Proprio a lui (e a qualche postero di passaggio) voglio dare conto di quella ele-mentare verità che si può banalizzare in questi termini: «Chi scrive legge e chi legge scrive»; nel coniugare i due verbi, al nostro ‘chi’ può pure capitare di produrre pensiero e sviluppa-re tre-quattro idee sulla vita e sulla letteratura, magari con l’in-tento di non complicarne ulteriormente la complessa relazione.

Due verbi, ‘scrivere’ e ‘leggere’ (la penna e l’occhio), che do-vrebbero camminare sempre insieme, senza un prius e un post, così come insieme debbono camminare l’azione della scrittura e quella della cosiddetta ‘critica’, contribuendo così a ridurre le cicliche lamentazioni su quella sorta di ‘contraddizione in termini’ recata dal refrain ‘crisi della critica’.

Per invitarmi a compiere questa operazione, il direttore di ‘Officina’ mi ha voluto ricordare il «secondo mestiere», così chiamato da Montale, mentre io ho rammentato una dichia-razione di Valéry, che rende inseparabili fino all’intrinsecità l’atto della scrittura e quello della critica, facendo del poeta critico un critico poeta (non è questa la sede per azzardare la formulazione di un neologismo capace di ricomporre le due attività in un’unica parola).

Questi più che illustri precedenti, però, non mi hanno mica agevolato: tutt’altro!

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Preferisco, allora, attingere alla mia modesta biografia per spiegare meglio al lettore di cui sopra, contemporaneo o po-stero che sia, le ragioni più mie.

Insieme con le numerose consonanze che, ai tempi degli stu-di universitari, mi legavano con devota ammirazione al magi-stero del professor Arcangelo Leone de Castris, non poteva non esserci qualche motivo di dissenso dell’allievo nei con-fronti del docente, per fortuna di entrambi.

Complice il clima antiautoritario parasessantottesco, io avevo anche l’ardire di evidenziare per iscritto al mio ‘pa-dre’ intellettuale la rigidità di un suo teorema che lo por-tava a bocciare in toto e ipso facto la poesia come «forma minore di conoscenza» e a praticare la distinzione tra i ruoli dello scrittore e del critico: distinzione che affidava al se-condo, non a caso, il compito di tenere d’occhio il primo per evidenziarne le contraddizioni e tirare l’orecchio alla sua inevitabile «falsa coscienza», in nome e per conto di una sedicente scientificità legittimata da riconoscibili postulati ideologici.

Secondo me, invece, allora come ora, lo scrittore non ha necessariamente bisogno di un tutore o di un controllore che gli ‘conti i peli’, potendo (dovendo) egli stesso esercitare, durante la scrittura, una funzione autocritica che lo accom-pagni nel farsi consapevole delle proprie scelte: una sorta di diritto-dovere che, senza cadere nell’autosufficienza, va esperito e coltivato con gli strumenti necessari, allo scopo di fare della propria vocazione qualcosa che somigli a un pro-getto umano ancor prima che letterario. Accanto all’esercizio di questa pratica, egli può e deve far luogo a confronti, con chiunque svolga funzione critica, purché si tratti di confronti paritetici, liberi e carichi di reciprocità1.

1. Per verificare i frutti di un fecondo rapporto dialogico con la critica e i critici, cfr. d.m. PEgorari (a cura di), Dal basso verso l’alto. Studi sull’opera di Lino Angiuli, Manni, San Cesario di Lecce 2006.

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PrEmEssa

A ogni modo, l’atto finale di questa querelle tra Maestro e allievo (avviata nel corso della frequentazione per la stesura della mia tesi condotta sui Colloqui di Gozzano e durata poi per anni) si consumò negli ambienti accademici un bel giorno primaverile del 1979, allorquando, volendo portare la prova ‘testuale’ della mia posizione, lessi al Professore dei versi sul ‘fagiolo’, scritti con l’intento di «fagiolizzare la letteratura»2; al che egli mi rispose, con secco ma non seccato ribaltamento, che avevo solo «letteraturizzato il fagiolo». Eravamo a Bari e forse… ‘baravamo’ entrambi, perché Arcangelo, malgré lui e di nascosto dal suo Superio, ha scritto versi (in gioventù e in vecchiaia) e io ho conti-nuato, à la Gozzano (fatti salvi gli opportuni aggiornamenti e i necessari distinguo), a tenere a bada la littérature pur scrivendo poesie!

Sono comunque rimasto dell’avviso che la scrittura cosid-detta ‘creativa’ non possa fare a meno, come ogni altra for-ma di manifestazione artistica, di un diuturno esercizio cri-tico da praticare in primo luogo addosso alla propria voce, intrattenendo nel frattempo rapporti dialettici con il mondo circostante e contribuendo, così, a superare quella distanza che finisce per cristallizzare i ruoli e le ‘competenze’. In pa-role povere: meglio i ‘due piedi in una scarpa’ che i paraoc-chi del ruolo monofunzionale.

Dai contenuti di questa premessa discendono i criteri adottati per la selezione e l’organizzazione dei contributi qui cronologicamente assemblati, che vanno dal formativo, rei-terato e rinnovato tête à tête con Gozzano (Parte I) ad altri (as)saggi, annoverati come ‘esercizi’ (Parte II), a interventi di diversa natura da cui spero emerga la mia posizione teo-rica e pratica sulla relazione tra letteratura e mondo (Parte III), per chiudere con qualche attestazione di quelle forme

2. I versi Pensando al freddo che marcia dai poli sono confluiti in l. angiuli, Di ventotto ce n’è uno. Parole e musica, Schena, Fasano 1991, p. 42.

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particolari di esercizio critico chiamate ‘recensione’, ‘prefa-zione’, ‘postfazione’3.

Inutile dire che, soprattutto nei confronti dei primi elabo-rati, è stato fisiologico, per me, avvertire delle perplessità e riscontrare la presenza di modelli comportamentali assunti con un discreto tasso di dipendenza. Messi insieme, comun-que, i contributi mi sembrano in grado di dar conto delle tre- quattro idee che hanno nutrito la mia ricerca poetica o che da essa sono scaturite in una continua, reciproca e biunivoca interazione.

Nel selezionare il materiale, ho potuto notare che quasi tut-ti i contributi hanno a che fare con scrittori frequentati fino all’amicizia e al sodalizio4, il che non solo non mi dispiace ma convalida ai miei occhi certe scelte ideali e comportamentali. Forse anche per questo, e non solo per la resistenza a vestire i panni del critico, molte volte ho svolto il compito ricorrendo alla formula della umana lettera, che mi ha consentito di dire la mia in forma dialogica e colloquiale5.

Tutto questo – ripeto – non mi dispiace affatto. Così come non mi dispiace verificare che la gran parte dei contributi sia stata ospitata sulle pagine delle riviste da me fondate e dirette con amici e sodali, in linea con la convinzione che l’avverbio ‘insieme’ possa e debba generare il verbo ‘insiemare’.

3. Selezionati tra numerosi materiali in base alla loro presumibile qualità rappresentativa, tutti gli interventi sono riproposti con qualche leggera mo-difica rispetto alle versioni originali.

4. Nel segno di questa disposizione ‘plurale’, diversi interventi di natura critica o teorica sono stati composti e firmati a quattro o più mani, ragione per la quale sono stati esclusi dalla presente rassegna.

5. Per offrire un quadro più completo, la prima nota bibliografica che corre-da i singoli interventi reca notizia anche di alcuni di questi contributi parti-colari, scritti a volte in versi e a volte in prosa. Per dare qualche ulteriore informazione, di natura bibliografica o altra, come pure per introdurre annotazioni retroattive, sono state aperte delle note tra parentesi quadre.

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PrEmEssa

Di tale ‘insieme’ – a proposito di questo libro – fanno par-te, oltre a Daniele Maria Pegorari, i componenti del Comita-to scientifico, che hanno voluto generosamente ospitare nella collana ‘Officina’ la mia testimonianza militante, Maria Rosa-ria Cesareo e la Biblioteca comunale ‘Mons. Amatulli’ di Noci, dove sono custodite le mie carte: un caloroso ‘grazie’ rivolto a costoro mi sembra necessario pronunziarlo ad alta voce prima di apporre il punto fermo a questa nota.

l. a.