La Paura Nella Preghiera Dei Salmi

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    La paura nella preghiera dei Salmi

    Lectio magistralis di Bruna Costacurta

    (Festival Biblico Vicenza, 26 maggio 2012)

    Un festival biblico sul tema: Perch avete paura? La speranza dalleScritture non poteva non interrogarsi sulla preghiera dei Salmi, in cui il grido dipaura diventa grido lanciato a Dio, diventa supplica, lamento, a volte persinoimprecazione, ma sempre aperto alla speranza, anzi alla certezza di fede, di unascolto divino capace di salvare.

    Limportanza dei Salmi, nella vita di un credente, viene dal fatto che essirappresentano il libro di preghiera per eccellenza. Sono un repertorio di parole

    dato al popolo di Dio perch il credente impari a rivolgersi al Signore, ainvocarlo, a parlare con Lui. Per questo sono un punto di riferimentoirrinunciabile, entrare in quel libro vuol dire entrare nel mondo delluomo e diDio, per capire come cambia la vita nel rapporto tra luomo e Dio; pregare conquel libro vuol dire aprirsi al dialogo con il divino e apprenderne le modalit. pregando con i Salmi che si impara a pregare.

    E proprio perch il libro della vera, autentica preghiera, nel Salterioconfluisce lintera realt dellessere umano e dei sentimenti e delle emozioni chefanno parte del suo esistere: nei Salmi troviamo espressi paura e speranza, gioia esofferenza, amore e indignazione, senso di solitudine e pienezza di comunione,desiderio di vita e angoscia del morire.

    Ecco, angoscia del morire, paura della morte: questa unesperienza centraledella vita delluomo, perch luomo, in quanto creatura, , come dice la Scrittura,carne (cfr. Is 40,5; 66,16; Sal 56,5; 65,3; 78,39; Gb 12,10; ecc.), simile allerbache subito dissecca (cfr. Is 40,6; Sal 90,5; 103,15; ecc.), come ombra chedeclina (cfr. Sal 102,12; Gb 8,9; 14,2; ecc.), i suoi giorni si dissolvono in fumo(cfr. Os 13,3; Sal 102,4; ecc.) e quindi costantemente sotto la minaccia dellamorte (non cos Dio, unico a non temere, perch eterno, i suoi giorni non hanno

    fine, vivo sempre). Lessere umano un essere vivente, ma destinato alla morte,e cosciente di questo. Luomo sa che deve morire, la consapevolezza della morteaccompagna il suo vivere, anche se egli cerca di dimenticarlo, e spesso didenegarlo, in unillusione di eternit e onnipotenza che per inevitabilmentedovr trovare la sua smentita. Cos, davanti allesperienza della morte, luomo faesperienza di verit, deve riconoscersi creatura, mortale, diverso da Dio, ebisognoso della salvezza che viene dal Signore.

    Ma il morire fa paura; ogni perdersi spaventa, e la morte, che nel libro diGiobbe, in modo molto significativo, definita il re dei terrori (Gb 18,14), ildefinitivo perdersi che sottost ad ogni paura. Luomo rifiuta il morire, ne ha

    orrore, ma proprio questo testimonia che egli fatto per la vita, destinato a unavita liberata dalla morte, una vita in pienezza come quella che solo Dio pu

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    donare. Lemozione della paura diventa cos testimonianza di una creaturalefragilit e insieme promessa del destino eterno delluomo, a cui lessere umanoaspira e che pu attendere solo da Dio. Davanti alla morte, il timore di morirediventa appello alla Trascendenza che salva, a quel Dio che il Sal 79 implora:con la grandezza del tuo braccio, salva i condannati alla morte (v. 11).

    Ebbene, i Salmi che in mille modi ci parlano di questo, e mettono a nudotutte le nostre paure, rappresentano cos una preghiera che ci insegna la fede e ciaiuta a manifestare il nostro radicale bisogno di Dio.

    Dicevamo che sono preghiera, nella quale si esprimono tutte le situazioni e isentimenti della vita. Attraverso di essi quindi lorante pu aprirsi alla lode e alrendimento di grazie, alla riflessione sapienziale e alla confessione penitenziale,alla dimensione liturgica e alla rilettura della storia salvifica; ma soprattutto, conuninfinita gamma di sfumature, trovano espressione nel Salterio la supplica, il

    lamento, il grido, la ricerca di aiuto, la manifestazione del bisogno, in un insiemevariegato che racchiude tutte le diverse situazioni dellumano esistereLa costante esperienza del pericolo e il radicale bisogno di essere salvati,

    realt ineliminabili dalla vita delluomo, sono espressi, nei Salmi, in una grandevariet di forme, presentando le tante situazioni di minaccia e di angoscia che lapersona pu sperimentare e che anche noi ci troviamo continuamente afronteggiare, sia perch personalmente coinvolti, sia assistendo impotenti allaviolenza distruttiva che ci circonda. Nella preghiera dei Salmi troviamo perciriferimenti alla malattia, alle catastrofi e ai grandi, misteriosi e paurosi fenomeninaturali come le tempeste o i terremoti, in essa si parla della perenne minaccia disbagliare, di allontanarsi da Dio e scegliere vie che portano alla morte, masoprattutto abbiamo nei Salmi, come tipica situazione di pericolo, la presenzamassiccia dei nemici: i nemici che assalgono e vogliono uccidere, gli esercitiostili che si alleano per distruggere, gli accusatori e i falsi testimoni che possonoprovocare una condanna a morte, i calunniatori che con le loro menzognecolpiscono come con delle spade o delle frecce, uomini brutali che cercano ilmale e si oppongono a Dio.

    I nemici, nei Salmi, sono continuamente presenti, rappresentando lelementopi vistoso e concreto di ci che pu portare alla morte. E sono in alcuni casi le

    masse o gli eserciti che invadono e distruggono (cfr. ad esempio Sal 44; 74; 79;83; ecc.), ma, soprattutto, sono gli avversari personali che perseguitano,diffamano, opprimono. Sono, queste, due forme analoghe di inimicizia eaggressione, che per ingenerano sentimenti e paure diverse; perch gli esercitispaventano per la loro grandezza, per la loro inarrestabile potenza, ma il nemicopersonale, anche se pi gestibile, anche se dotato di minore forza e di mezzidistruttivi meno consistenti, provoca langoscia che viene dal sentirsi odiati, dalsapere che qualcuno vuole il tuo male, in modo preciso, puntuale e che desideravederti soffrire. Il bersaglio di un esercito una massa confusa di nemici, chenon hanno volti; la distruzione non indirizzata a persone determinate, il nemico

    quasi unentit astratta; e certo, gli eserciti fanno paura perch annientano,radono al suolo, uccidono con armi potentissime, ma quando si tratta del nemico

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    personale che vuole la tua morte, allora la paura si colora di solitudine, di dolore,della sofferenza che viene dal sapersi detestati e rifiutati, e magari proprio da chiinvece era stato ritenuto un amico.

    Davanti a tutto questo il Salmista trema e grida (una manifestazione tipica dipaura) e invoca aiuto: Signore, quanti sono i miei avversari! Molti contro di meinsorgono. Molti dicono della mia vita: Per lui non c salvezza in Dio []Sorgi, Signore, salvami, Dio mio (3,2-3.8); e anche: Guarda i miei nemici:sono molti e mi detestano con odio violento. Proteggimi, portami in salvo; al tuoriparo io non sia deluso (25,19-20). La paura sconvolge lorante, egli teme inemici e la loro violenza ma ha anche timore di restare confuso, che gli avversariabbiano ragione quando dicono che nessuno, neppure Dio, potr resistere allaloro volont annientatrice; si sente smarrito, lodio di cui oggetto lo distruggeed egli grida al Signore per essere liberato: sono le parole accorate del Salmo 55:

    Porgi lorecchio, Dio, alla mia preghiera,non nasconderti di fronte alla mia supplica.Dammi ascolto e rispondimi;mi agito ansioso e sono sconvoltodalle grida del nemico, dalloppressione del malvagio.Mi rovesciano addosso cattiveriae con ira mi aggrediscono.Dentro di me si stringe il mio cuore,piombano su di me terrori di morte.

    Mi invadono timore e tremoree mi ricopre lo sgomento (vv. 2-6).

    E ancora, nel Salmo 143:

    Signore, ascolta la mia preghiera!Per la tua fedelt, porgi lorecchio alle mie supplichee per la tua giustizia rispondimi.[]Il nemico mi perseguita,calpesta a terra la mia vita;

    mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosicome i morti da gran tempo.In me viene meno il respiro,dentro di me si raggela il mio cuore (vv. 1.2-4).

    Davanti alla minaccia, luomo si sente impotente e percepisce una allarmantesproporzione tra il pericolo che ha di fronte e le proprie capacit difensive. Laminaccia appare enorme, insormontabile, e il soggetto impaurito si sente piccolo,incapace, totalmente inadeguato.

    I Salmi, che sono opere di poesia, esprimono spesso questa esperienzautilizzando delle immagini e cos permettendo allorante di interpretare, in modocreativo, lesperienza sempre diversa degli uomini. E allora, i nemici vengono

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    descritti come pericolosi e feroci animali e il salmista, loggetto della loroaggressivit, si sente debole davanti a tanta forza; e i pericoli mortali sono comeacque che lo travolgono senza che possa opporre resistenza, o sono come lacci ereti in cui egli rimane impigliato senza potersene liberare. Allorante che sirivolge a Dio per essere salvato non serve dire ho paura, essa c gi nelleimmagini che egli utilizza. la paura che gli fa vedere il nemico come un leone, langoscia che lo fa sentire avvolto in una rete che lo stringe o incapace direspirare come se stesse affogando in acque tumultuose.

    Ecco come il salmista del Salmo 22 descrive questa esperienza di pauradavanti ai nemici:

    Non stare lontano da me,perch langoscia vicina e non c chi mi aiuti.Mi circondano tori numerosi,mi accerchiano grossi tori di Basan.

    Spalancano contro di me le loro fauci:un leone che sbrana e ruggisce.Io sono come acqua versata,sono slogate tutte le mie ossa.Il mio cuore come cera,si scioglie in mezzo alle mie viscere (vv. 12-15).

    Lorante si sente attorniato, gli avversari assumono sembianze spaventose,vede fauci spalancate, denti affilati, corna pronte ad infilzare, sente ruggitiassordanti e zoccoli potenti che battono contro il terreno. E allora si sente venir

    meno, il cuore gli si scioglie nel petto, perde la sua consistenza, il terrore prendeil sopravvento.

    Altrove, i nemici sono paragonati a serpenti (Aguzzano la lingua comeserpenti, veleno di vipera sotto le loro labbra: 140,4; dunque, se prima la pauraera davanti ad un nemico imponente e ben visibile, come un leone o un toro, oraci che spaventa linsidia nascosta), oppure diventano cacciatori impietosi,pronti a colpire la preda con le loro armi:

    Ecco, i malvagi tendono larco,aggiustano la freccia sulla corda

    per colpire nellombra i retti di cuore (11,2).o, ancora pi pericolosamente, i nemici sono cacciatori nascosti, in agguato,disseminando trappole mortali sulla via delle loro vittime:

    I superbi hanno nascosto lacci e funi,hanno teso una rete sul mio sentieroe contro di me hanno preparato agguati (140,6).

    E le loro, sono vittime ignare e impotenti, vittime innocenti: senza motivo mihanno teso una rete, senza motivo mi hanno scavato una fossa, si lamentalorante del Salmo 35 (v. 7), con la paura ingigantita dal non capire il perch di

    tanta aggressione e tanto accanimento.

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    Davanti a tanta malvagit e ferocia, luomo si sente impreparato a incapace didifendersi, e la paura si fa strada sempre pi potentemente. Solo Dio pu dareuna risposta a tanta angoscia.

    Ed unangoscia che inevitabilmente, prima o poi, ogni uomo deveattraversare. Il grido dei salmisti si offre allora a noi per diventare la nostrapreghiera ogni volta che la paura ci attanaglia davanti a chi ci vuol male, davantiai nemici umani che possiamo incontrare lungo i nostri cammini, ma anchedavanti ai tanti nemici della vita come la malattia, la solitudine, linsuccesso, lacattiveria, i tradimenti, la povert, le crisi economiche e quelle personali e difede, e poi il buio inconsolabile del non senso, il dolore inestinguibile di un luttoo di un abbandono.

    Fino allultimo nemico, lultimo, definitivo leone pronto, con le faucispalancate, a divorarci: la morte, un nemico da vincere, lultimo nemico a essere

    annientato, come dice Paolo nella Prima lettera ai Corinzi (15,26).

    Il nemico annientato: s, perch dalla paura si pu uscire, e i Salmi ce lotestimoniano. Essi sono il grido di chi chiede aiuto nella fiducia di essereascoltato, sono lappello a Dio perch intervenga, nella pacata sicurezza che Eglisapr vincere ogni nemico e nulla allora potr davvero farci del male. La fede fauscire dalla paura, in risposta al rivelarsi salvifico di Dio e alla sua parola dipromessa.

    Il Salmo 56 a questo proposito particolarmente significativo: si tratta di unSalmo di supplica che per, nella certezza di fede della presenza divina, si apreinfine alla lode. Il salmista inizia il suo lamento descrivendo una situazione divessazione e persecuzione: assediato dai nemici, che sono numerosi e moltoaggressivi: lo calpestano, lo opprimono, lo combattono (vv. 2-3), travisano le sueparole, tendono insidie, attentano alla sua vita (vv. 6-7). Tutto questo motivoper lui di angoscia e di spavento, eppure ecco lesperienza di una fiducia in Dioche vince ogni timore: Nellora della paura, io in te confido, dice,sorprendentemente, lorante (v. 5) e ulteriormente precisa: In Dio, di cui lodo laparola, in Dio confido, non avr timore: che cosa potr farmi un essere di carne?(v. 5).

    Mentre confessa di temere, mentre parla di un tempo segnato dalla paura, ilsalmista proclama la propria certezza, e afferma di non avere timore. Timore efiducia sono termini contrastanti, ma insieme convivono in questo Salmo mentresi escludono a vicenda: lora della paura, la paura c, ma il salmista nonteme. Nel tempo della paura si pu confidare ( questo il verbo dellabbandono,dellaffidamento, della confidenza in Dio e nella sua parola che viene lodata), nelmomento della difficolt e dellangoscia possibile vivere simultaneamentequesta doppia realt di paura e di fiducia; e allora anche il timore potr esseresuperato e aprirsi a una nuova consapevolezza.

    I nemici perseguitano e opprimono, ma la fede nel Signore fa scoprire che

    quegli antagonisti violenti e brutali sono solo carne, debole, effimera, destinataalla morte. La domanda retorica del ritornello, che cosa potr farmi un essere di

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    carne?, unaffermazione di sicurezza che vince ogni paura e laggressore, purrimanendo tale, perde la sua consistenza terrificante. La paura finita, perch allaluce della presenza di Dio il potere dellaggressore si rivela illusorio.

    Perci il Salmo pu terminare con il rendimento di grazie e una visione dipace (vv. 11-14): i nemici sono vinti e spariscono dalla visuale per lasciare solola gioia della liberazione; le trappole mortali diventano inoffensive, i piedidellorante sono stati preservati dalla caduta ed egli pu incedere sicuro allapresenza del Signore, nella luce della vita.

    Con il suo intervento, Dio ha operato quel capovolgimento cos tipico dellasalvezza e cos spesso descritto nella Scrittura: chi sembrava trionfare con la suamalvagia superiorit, deve invece assaporare la sconfitta, e la forza della violenzasi ritorce contro coloro che volevano usarla per operare il male. Come spessoripetono i Salmi, lempio scava un pozzo profondo e cade nella fossa che hafatto; la sua cattiveria ricade sul suo capo, la sua violenza gli piomba sulla testa

    (7,16-17; cfr. anche 9,16; 27,2; 35,8; 57,7).Quando Dio accompagna il nostro cammino, la verit appare in tutta la suapotenza, i nemici, esseri di carne, devono lasciare la presa e il grido dellapaura, ormai vinta, si trasforma in canto di lode.

    Perci canta il salmista nel Salmo 27:

    Il Signore mia luce e mia salvezza:di chi avr timore?Il Signore difesa della mia vita:

    di chi avr paura?Quando mi assalgono i malvagiper divorarmi la carne,sono essi, avversari e nemici,a inciampare e cadere.Se contro di me si accampa un esercito,il mio cuore non teme;se contro di me si scatena una guerra,anche allora ho fiducia (1-3).

    La paura, che inevitabilmente accompagna la nostra vita nella carne, puessere vinta dalla presenza di chi solo vita e amore, di un Dio che vince lamorte. E fare memoria dei suoi eventi di salvezza aiuta a fare luce nel buio dellaminaccia.

    Se Dio per noi, chi sar contro di noi?, dice Paolo nella lettera ai Romani(8,31); e poi:

    Chi ci separer dallamore di Cristo? Forse la tribolazione,langoscia, la persecuzione, la fame, la nudit, il pericolo, la spada?Come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamoconsiderati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo

    pi che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuasoche n morte n vita, n angeli n principati, n presente n avvenire, n

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    potenze, n altezza n profondit, n alcunaltra creatura potr maisepararci dallamore di Dio, che in Cristo Ges, nostro Signore (8,35-39).

    La fine della paura celebrata nella preghiera dei Salmi trova cos il suo

    risolutivo compimento nel mistero pasquale. La carne risorta del Figlio di Diotestimonia che la morte, il re dei terrori, definitivamente sconfitta e con essalo spavento e lorrore che incute. la fine di ogni paura, la Gerusalemmeceleste cantata dallApocalisse, con la sua visione di pace luminosa:

    E asciugher ogni lacrima dai loro occhie non vi sar pi la morten lutto n lamento n affanno,perch le cose di prima sono passate (Ap 21,4).

    Bruna Costacurta