LA PAROLA CHE CREA COMUNIONE - PARROCCHIA DI TORRI...

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L’ascolto della Parola crea comunione questo è l’orizzonte dentro il quale la nostra comunità parrocchiale intende muoversi in modo più accentuato a partire dall’inizio del nuovo anno liturgico con questo Avvento 2008. Il nostro vescovo Mons. Giuseppe Zenti ha evidenziato questo tema nel progetto pastorale affidato alla Diocesi per il triennio appena iniziato. La ricorrenza dell’Avvento e del Natale è una buona opportunità per rilanciare vigorosamente il messaggio rendendolo concreto nella formulazione di varie proposte. Va sottolineato il duplice obiettivo che ci sta davanti , e cioè: - la centralità della Parola di Dio nella vita di una Comunità e – la crescita della comunione fraterna organica. Naturalmente il tutto va collocato in rapporto a un rinnovato impegno di evangelizzazione. La comunione tra noi non è possibile attraverso la costruzione di un consenso, ma dalla conversione a un centro che è Gesù Cristo. Durante il Sinodo diocesano la nostra Chiesa veronese è stata rinviata “dalla fatica di annunciare il Vangelo in un mondo che cambia” all’ascolto del Vangelo e quindi “a permanere una Chiesa discepola del Signore”. Sarebbe assurdo pretendere di evangelizzare, se per primi non si desiderasse di essere evangelizzati. Quella comunione di amore che Gesù ci ha rivelato all’interno della vita trinitaria tra Lui, il Padre , e lo Spirito Santo occorre che venga comunicata a tutta la Dicembre 2008 - Anno 10 (n° 121) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco LA PAROLA CHE CREA COMUNIONE Chiesa, a tutti i figli di Dio “creati a sua immagine e somiglianza”. La prima Comunità dei discepoli di Gesù, icona sempre valida anche per il nostro tempo, era riuscita in modo sorprendente a realizzare da subito questa comunione fraterna organica. Lo testimoniano le due espressioni riferite nel libro degli Atti degli apostoli: 1. I primi cristiani “erano perseveranti nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”, e ancora 2. “la moltitudine di coloro che erano diventati

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L’ascolto della Parola crea comunione questo è l’orizzonte dentro il quale la nostra comunità parrocchiale intende muoversi in modo più accentuato a partire dall’inizio del nuovo anno liturgico con questo Avvento 2008. Il nostro vescovo Mons. Giuseppe Zenti ha evidenziato questo tema nel progetto pastorale affidato alla Diocesi per il triennio appena iniziato. La ricorrenza dell’Avvento e del Natale è una buona opportunità per rilanciare vigorosamente il messaggio rendendolo concreto nella formulazione di varie proposte. Va sottolineato il duplice obiettivo che ci sta davanti , e cioè: - la centralità della Parola di Dio nella vita di una Comunità e – la crescita della comunione fraterna organica. Naturalmente il tutto va collocato in rapporto a un rinnovato impegno di evangelizzazione. La comunione tra noi non è possibile attraverso la costruzione di un consenso, ma dalla conversione a un centro che è Gesù Cristo. Durante il Sinodo diocesano la nostra Chiesa veronese è stata rinviata “dalla fatica di annunciare il Vangelo in un mondo che cambia” all’ascolto del Vangelo e quindi “a permanere una Chiesa discepola del Signore”. Sarebbe assurdo pretendere di evangelizzare, se per primi non si desiderasse di essere evangelizzati. Quella comunione di amore che Gesù ci ha rivelato all’interno della vita trinitaria tra Lui, il Padre , e lo Spirito Santo occorre che venga comunicata a tutta la

Dicembre 2008 - Anno 10 (n° 121)

Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

LA PAROLA CHE CREA COMUNIONE

Chiesa, a tutti i figli di Dio “creati a sua immagine e somiglianza”. La prima Comunità dei discepoli di Gesù, icona sempre valida anche per il nostro tempo, era riuscita in modo sorprendente a realizzare da subito questa comunione fraterna organica. Lo testimoniano le due espressioni riferite nel libro degli Atti degli apostoli: 1. I primi cristiani “erano perseveranti nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”, e ancora 2. “la moltitudine di coloro che erano diventati

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credenti aveva un cuore solo e un’anima sola”. L’ascolto della Parola di Dio è uno degli eventi che genera la comunione ecclesiale. Durante l’Avvento ci vengono date numerose opportunità: la liturgia della Parola nella Messa domenicale, i Centri di ascolto, l’Eucaristia feriale, la lettura quotidiana del Vangelo in famiglia, la Novena di Natale…Ma per fare tutto questo è necessario riscoprire il gusto dell’ascolto della parola di Dio, diventare degli appassionati del Vangelo di Gesù. Non resta che scambiarci un augurio: che la Parola di Dio abiti tra noi abbondantemente!

Don Giuseppe Cacciatori N.B. Con S. Paolo verso Natale: il tema e lo slogan di questo Avvento “E’ apparsa la Grazia di Dio” sono presi da una lettera paolina, riportano l’attenzione all’evento centrale che la Parola di Dio annuncia: la grazia di Dio si è fatta a noi presente ed è visibile nella persona del Verbo incarnato.

““II NNOO CCHHEE IINNSSEEGGNNAANNOO AAII NNOOSSTTRRII FFIIGGLLII

AA CCRREESSCCEERREE”” Mercoledì 19 novembre, ha avuto luogo, presso la sala Comboni della parrocchia, il primo di una serie di incontri a cadenza mensile sull'educazione dei nostri ragazzi. Erano presenti gli psicopedagogisti Fiorenza Farina, insegnante, e Paolo Molinari, direttore didattico. Dopo il saluto di Don Giuseppe, la premessa degli esperti è stata che per essere buoni educatori non serve essere psicologi, perché la psicologia è solo uno strumento e nessuno può insegnare ad un padre o ad una madre ad essere genitori. Allora come si educa? Qual è il bravo genitore? Quello che si preoccupa se ha mangiato, quello che lo vuole proteggere, quello che lo gratifica con tante cose belle, quello che impedisce

si faccia male...? No il compito del genitore è quello di introdurre il figlio nella realtà, facendogli capire che la vita è fatta sì di cose belle ma anche di fatiche, di sopportazioni, di sofferenze e di dolore ed anche di morte. Il dramma è che anche noi rifiutiamo queste cose, in questa società di immagini distorte, consumismo e veline a go-go. Non rispondiamo alle loro domande in modo vero per paura di ferirli e perché sottovalutiamo il fatto che loro possano capire. Così compensiamo questa mancanza di risposte con il riempirli di cose: dai giochi ai vestiti firmati, poi i telefonini, poi il motorino e poi la libertà di fare quello che vogliono... Accontentarli continuamente con il dargli cose è come dirgli che valgono per quello che hanno, NON PER QUELLO CHE SONO e saranno in futuro schiavi del consumismo. I figli crescono in definitiva per quello che siamo noi, per quello che vivono ogni giorno insieme a noi, per quello che gli trasmettiamo. Per ricevere, un figlio deve avere davanti un adulto che vive la vita, che sbaglia pure ma ha dei criteri di scelta, che prova e che non ha paura delle decisioni che prende. Se non conosco una strada e non so dove andare non è che io possa seguire a caso la folla che cammina... Mi fermo, chiedo a qualcuno, cerco la segnaletica, no? E se sono da solo e non cerco aiuto, è più facile che io mi perda... Così la madre ha bisogno del padre e viceversa perché si è genitori in due, anzi prima si è coppia, poi genitori. L'educazione si fa in due, con le diversità di ognuno ma in sintonia di vedute, anche sbagliando ma aiutandosi a vicenda. I figli riceveranno non a seconda del tempo che viene dedicato loro, ma secondo la qualità del momento educativo. Senza tentennamenti, senza indecisioni, per far capire loro che non è la libertà di fare quello che vogliono che gli insegnerà a vivere, perché prima o dopo si scontreranno con la realtà che è dura purtroppo! Mi è piaciuto molto questo esempio: nell'educare dobbiamo seguire la dinamica della maternità che culmina col parto, solo la sofferenza del distacco del parto la realizza. Solo col dolore possiamo “allontanare” questo figlio da noi per far sì

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che cresca. Un figlio non è un clone dei genitori, non è quello che vogliamo che diventi, ma è se stesso con le sue potenzialità di essere umano, diverse da noi, dai suoi fratelli, dai suoi amici. È un altro IO, che non è solo mio ma nasce per sé e mi è stato dato per guidarlo ed accompagnarlo nel futuro della vita.

Chiara

NNOOTTIIZZIIEE DDAALLLLAA PPAARRRROOCCCCHHIIAA DDII PPAAII

Dalla metà del mese di ottobre il nostro Vescovo Mons. Giuseppe Zenti ha dato incarico a Don Giuseppe Cacciatori, già parroco e Pastore della Parrocchia di Torri, di occuparsi anche delle 200 circa “pecorelle” di Pai. E così Don Giuseppe non ha perso tempo e ha indetto una riunione con alcuni parrocchiani di Pai per formare un piccolo Consiglio Pastorale Parrocchiale per discutere e confrontarsi su cose già fatte, su cose da fare e su proposte per il futuro. A questa riunione eravamo una decina, Don Giuseppe ha voluto sapere come era organizzata la parrocchia e quali usanze durante le varie festività venivano attuate. Con l’aiuto del maestro del nostro coro S. Marco abbiamo stabilito le date nelle quali il coro anima la Messa e come rendere partecipe tutta l’assemblea nel cantare quando il coro non è presente. Così si è deciso che anche a Pai, grazie alla collaborazione della parrocchia di Torri, durante le Messe ci vengono forniti dei

fogli dove troviamo le letture della domenica e i brani delle canzoni oltre ai vari incontri della settimana. Un grazie quindi a chi svolge questo compito anche per noi. Questo è uno dei primi scambi di collaborazione che proprio il nostro Vescovo si augurava e cioè che le parrocchie vicine si aiutino e si aggreghino. Anche se già da qualche anno con il catechismo e con la partecipazione di alcuni di Pai nel Consiglio Pastorale Parrocchiale di Torri è presente questa collaborazione. Progetti futuri: si è parlato di reinserire durante la Messa del Santo Patrono la processione che si faceva tanti, tanti anni fa. Speriamo si riesca nell’intento. Inoltre don Giuseppe ha espresso il desiderio di mettere a disposizione della comunità una mezza giornata da dedicare a Pai, con successivo avviso stabilirà un giorno da passare in parrocchia per visita ammalati, benedizione delle case, confessioni o semplicemente per conoscere un po’ i parrocchiani. Inoltre forse già con l’Avvento riuscire a formare un Centro di Ascolto, un luogo dove leggere, meditare e condividere la parola di Dio. Trovarsi magari nella saletta parrocchiale tra adulti e far Catechesi. I partecipanti a questo consiglio sono stati molto soddisfatti ed entusiasti di tali novità. A tal proposito invito tutti i “Paiaroi” se fossero interessati a far parte del Consiglio o ad avere chiarimenti o informazioni su iniziative e proposte a contattare Don Giuseppe o Anna, Eleonora, Cecilia, Clara, Gabriella, Daniele, Aldo, Paola, Lisetta, Antonio P.

Anna

Il 17 dicembre alle ore 20.30 si terrà il secondo incontro per Genitori che parlerà del difficile problema “La droga”: Si abbassa sempre più l’età del primo spinello e del primo incontro con la droga. Perché? Come facciamo ad accorgerci se nostro figlio si droga? Quali le ultime droghe? Conosciamole per evitarle. Interverranno don Paolo Bolognani e Marina Testi, educatrice, della Comunità di Albarè.

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EElluuaannaa==EEUUTTAANNAASSIIAA?? La Cassazione il 13 novembre scorso ha confermato che al padre di Eluana “va riconosciuto il potere di ordinare la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione alla propria figlia”, che è da anni in stato vegetativo.

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Da questa e dalle sentenze precedenti si ricavano alcune considerazioni: - La Magistratura con la sua sentenza definitiva si è appropriata di un potere legislativo, che non le appartiene, ma che invece è prerogativa del Parlamento (Camera e Senato). - Essa ha costruito, su testimonianze perlomeno incerte, un ipotetico consenso di Eluana per la sua fine. - Tutti i progetti di legge sul testamento biologico prevedono che il consenso dell’interessato debba essere fatto per iscritto ed aggiornato, perché nel frattempo si può sempre cambiare idea. - Si è alterata la figura del tutore, che dovrebbe difendere la persona, che gli è stata affidata, garantendogli sempre l’aiuto e l’assistenza di cui ha bisogno e mai di eliminarla. - Il diritto alla vita non è solo un affare privato ma ha anche una valenza pubblica. - Non c’è nessuna spina da togliere alla ragazza, poiché essa non vive aiutata da macchine. Essa ha solo bisogno di essere alimentata come un qualsiasi bambino o un infermo in situazioni particolari. Non è quindi un sacco di patate, come qualcuno ha sadicamente affermato. - Oggi il concetto di stato vegetativo permanente è da considerare superato. Non esiste la certezza dell’ irreversibilità. - La sentenza prevede per Eluana l’utilizzo di medicine calmanti per evitarle od alleviarle possibili sofferenze per la disidratazione. Si

riconosce cioè il rischio che essa possa concludere la sua vita in modo disumano. - Non è accettabile che venga emessa una prognosi medica da un giudice. Queste sono alcune delle considerazioni che ho raccolto e che sono state fatte da noti giuristi e magistrati e da medici esperti e con lunga esperienza in campo neurologico: persone qualificate e laiche, non necessariamente solo cattoliche o credenti.

persone qualificate e laiche, non necessariamente solo cattoliche o credenti. Ma una giornalista ha anche scritto che: va tolto il sacro dalle scelte degli uomini e la sentenza sulla Englaro va considerata un segno del procedere evolutivo in campo etico.

Ma una giornalista ha anche scritto che: va tolto il sacro dalle scelte degli uomini e la sentenza sulla Englaro va considerata un segno del procedere evolutivo in campo etico. Appunto: se si toglie Dio, l’uomo non è più persona. Qualcuno ricorderà il caso di Terri Schiavo, avvenuto in Florida negli Stati Uniti. Con analoga sentenza quella ragazza impiegò

n tredici giorni per morire di denutrizione e disidratazione. I familiari l’hanno vista persino piangere, ma senza poter intervenire. Ora essi vorrebbero mettersi in contatto con i familiari di Eluana, per invitarli a desistere dal loro progetto.

Appunto: se si toglie Dio, l’uomo non è più persona. Qualcuno ricorderà il caso di Terri Schiavo, avvenuto in Florida negli Stati Uniti. Con analoga sentenza quella ragazza impiegò ben tredici giorni per morire di denutrizione e disidratazione. I familiari l’hanno vista persino piangere, ma senza poter intervenire. Ora essi vorrebbero mettersi in contatto con i familiari di Eluana, per invitarli a desistere dal loro progetto. La Chiesa Cattolica, a vari livelli, ha espresso comprensione per i familiari della ragazza.. La Chiesa Cattolica, a vari livelli, ha espresso comprensione per i familiari della ragazza.. Anch’io penso che noi tutti abbiamo le nostre fragilità e non sempre riusciamo ad agire con sufficiente lucidità e coraggio di fronte alla sofferenza.

Anch’io penso che noi tutti abbiamo le nostre fragilità e non sempre riusciamo ad agire con sufficiente lucidità e coraggio di fronte alla sofferenza. Ma nello stesso tempo la Chiesa non può nemmeno nascondere la verità e non mettere in evidenza l’errore di una scelta sbagliata.

Ma nello stesso tempo la Chiesa non può nemmeno nascondere la verità e non mettere in evidenza l’errore di una scelta sbagliata. C’è chi si straccia le vesti per una presunta insensibilità e crudeltà dei cattolici. Ma c’è la testimonianza di molte famiglie che la pensano diversamente e curano e hanno curato i propri cari infermi con vero amore e per lunghi anni. All’occorrenza non manca nemmeno la solidarietà, quella vera ed autentica, perché nessuno può vivere sempre e solo per se stesso. E facile poi osservare come si discuta questo caso doloroso con molta superficialità e si percepisce anche un senso di fastidio. Per questo si accettano e addirittura si auspicano tragiche scorciatoie che non disturbino il nostro quieto vivere e le nostre illusioni.

C’è chi si straccia le vesti per una presunta insensibilità e crudeltà dei cattolici. Ma c’è la testimonianza di molte famiglie che la pensano diversamente e curano e hanno curato i propri cari infermi con vero amore e per lunghi anni. All’occorrenza non manca nemmeno la solidarietà, quella vera ed autentica, perché nessuno può vivere sempre e solo per se stesso. E facile poi osservare come si discuta questo caso doloroso con molta superficialità e si percepisce anche un senso di fastidio. Per questo si accettano e addirittura si auspicano tragiche scorciatoie che non disturbino il nostro quieto vivere e le nostre illusioni. Sarà dicembre quando uscirà sul giornalino parrocchiale questa mia riflessione. Io spero che nel frattempo ci sia stato un ripensamento, sempre possibile.

Sarà dicembre quando uscirà sul giornalino parrocchiale questa mia riflessione. Io spero che nel frattempo ci sia stato un ripensamento, sempre possibile. Inoltre, la scienza ci ha già strabiliato altre volte: non dobbiamo dimenticare nemmeno i suoi continui progressi.

Inoltre, la scienza ci ha già strabiliato altre volte: non dobbiamo dimenticare nemmeno i suoi continui progressi.

William William

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IILL NNUUOOVVOO LLEEZZIIOONNAARRIIOO

La copertina è verde scuro, ma la novità è tutta all’interno, con il testo che segue la nuova traduzione delle Sacre Scritture, per offrire un testo più sicuro e più comprensibile, più adatto ai nostri tempi. E’ la nuova edizione del Lezionario liturgico, frutto di un lavoro iniziato nel 2002 e che si conclude alla fine di questo 2008. In questo enorme lavoro sono stati coinvolti tutti i Vescovi, oltre a numerosi biblisti, liturgisti, letterati, e artisti. E’ un avvenimento importante perché, nella Chiesa cattolica è la prima volta che viene pubblicato un Lezionario in una rinnovata traduzione. Si è cercato di recuperare un’aderenza maggiore al tono e allo stile delle lingue originali, orientandosi verso una traduzione che fosse sì comunicativa e comprensibile, ma anche più letterale. Si tratta di nove grossi volumi che si alterneranno sul leggio dell’ambone secondo i ritmi triennali della liturgia della Chiesa. Il senso ultimo di questo sforzo di aggiornamento davvero notevole è di “ricollocare la Parola di Dio al centro ed nel cuore della vita della Chiesa”.Quanti cambiamenti sono stati fatti? In tutto sono state 15 (quindici)le revisioni fatte dei nuovi testi. Sono circa 100.000 (centomila) le differenze tra il nuovo ed il vecchio Lezionario; 6.000 (seimila) solo dopo l’ultima delle revisioni. Sono state eliminate forme arcaiche di lessico e della sintassi, si è cercato di ricostruire un ritmo delle frasi adatto alla proclamazione liturgica ed eventualmente al canto. Sparisce così il termine “mammona” che non ha un significato di fede. Al posto di

“Dio e mammona” adesso c’è: “non potete servire Dio e la ricchezza”. Avrebbe invece creato confusione togliere il termine “ladrone” dal racconto della Passione, nonostante che sarebbe stato più corretto usare “brigante”. Anche il racconto dell’Annunciazione ha ora un inizio un po’ diverso: al tradizionale “ti saluto piena di grazia, il Signore è con te” succede “rallegrati piena di grazia”. Diverso anche il “Padre nostro” nella narrazione fatta dall’Evangelista Matteo, 6,9-13, dove non si dice più “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male”, ma : “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione”. Altri cambiamenti li troviamo a proposito dello Spirito Santo, non più definito “Consolatore”, ma “Paraclito”, che contiene il termine “avvocato”, quindi difensore. E, ancora, l’esortazione “Andate e ammaestrate tutte le nazioni”, è adesso: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”. Il Nuovo Lezionario è pronto, ora è il momento di portarlo nel cuore delle celebrazioni liturgiche perché la Parola di Dio possa entrare nel nostro cuore e nella nostra vita.

Gino lettore

LLAA CCOORROONNAA DD’’AAVVVVEENNTTOO

ÈÈ LLIITTUURRGGIICCAA OO NNOO?? In riferimento all’Avvento – leggiamo nel Direttorio su pietà popolare e liturgia – “sono sorte varie espressioni di pietà popolare che sostengono la fede del popolo e trasmettono, da una generazione all’altra, la coscienza di alcuni valori di questo tempo liturgico”. Una di queste espressioni è la corona di Avvento. La sua origine. All’origine di questa tradizione concorrono vari fattori. All’avvicinarsi del solstizio d’inverno nel nord Europa e anche a Roma si usava

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celebrare la vittoria della luce e della vita sul buio e sulla morte. La corona di avvento si inserisce bene in questo contesto umano, ma lo trascende: la vittoria che si vuole celebrare è quella di Cristo sulle tenebre e sulla morte. Più che da un’evoluzione di un rito preesistente a cui è stato cambiato significato, l’origine della corona di avvento è recente ed è nata con intenti pedagogici e catechetici che rimangono validi tutt’oggi. Molti la fanno derivare da un’usanza nata nel XIX sec. Nella città anseatica di Amburgo. Un giovane pastore della chiesa evangelica, Johann Heinrich Wichern (1808-1881), che come don Bosco raccoglieva dalla strada i ragazzi, alla sera organizzava un momento di preghiera. Nell’Avvento del 1838, pensò di far accendere ai ragazzi, a partire dal 1° dicembre, una candela colorata. Nacque così la “celebrazione delle candele” (Kerzenandacht) che, disposte successivamente su una struttura circolare, fu chiamata “corona di luce” (Lichterkranz). Molte persone trovarono la corona di Avvento così bella che vollero farla anche nella loro casa. Ma, siccome esigeva molto spazio, le 24 candele si ridussero a 4, come le quattro domeniche di Avvento.

Diffusione. In breve tempo questa tradizione si radicò in tutto il nord Europa, soprattutto nel mondo

protestante. Dopo la prima guerra mondiale essa entrò anche nelle case dei cattolici. Nel 1925 la corona di Avvento fece la sua prima comparizione in una Chiesa cattolica, a Colonia e, nel 1930, a Monaco di Baviera. Intorno al 1935, in Austria, si incominciarono a benedire le corone di Avvento domestiche. Oggi quest’uso ha una grande diffusione, complici anche i supermercati che mettono a disposizione corone di Avvento già confezionate, di tutti i tipi, per tutti i gusti, di costi anche elevati. Tradizione popolare. Questa tradizione viene accolta favorevolmente dal Direttorio su pietà popolare e liturgia: “La disposizione di quattro ceri su una corona di rami sempreverdi…è divenuta simbolo dell’Avvento nelle case dei cristiani. La corona di Avvento, con il progressivo accendersi delle sue quattro luci, domenica dopo domenica, fino alla solennità del Natale, è memoria delle varie tappe della storia della salvezza prima di Cristo e simbolo della luce profetica che via via illuminava la notte dell’attesa fino al sorgere del Sole di giustizia”.

Uso della corona. Il luogo primo della corona dell’Avvento è la famiglia. Molte Chiese però, non solo nel nord Europa ma ora anche in Italia, all’inizio dell’Avvento, cominciano ad avere una corona, posta al centro o presso l’ambone, pendente dall’alto o appoggiata su un piano o presso l’altare. L’accensione avviene all’inizio della Messa o dopo il Vangelo, accompagnando il gesto con un breve ritornello cantato.

Chiese però, non solo nel nord Europa ma ora anche in Italia, all’inizio dell’Avvento, cominciano ad avere una corona, posta al centro o presso l’ambone, pendente dall’alto o appoggiata su un piano o presso l’altare. L’accensione avviene all’inizio della Messa o dopo il Vangelo, accompagnando il gesto con un breve ritornello cantato. È vero che nei libri liturgici non si parla di questo rito ma, a mio parere, esso non si oppone alla liturgia, anzi la favorisce, e soprattutto può essere motivo di invitare tutte le famiglie cristiane, soprattutto quelle che hanno bambini, a compierlo nelle loro case.

È vero che nei libri liturgici non si parla di questo rito ma, a mio parere, esso non si oppone alla liturgia, anzi la favorisce, e soprattutto può essere motivo di invitare tutte le famiglie cristiane, soprattutto quelle che hanno bambini, a compierlo nelle loro case.

Gianfranco Venturi Gianfranco Venturi

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CCOOMMEE PPRREEPPAARRAARRSSII AALL NNAATTAALLEE

Per mia fortuna, ascolto spesso radio Maria che è per eccellenza la radio dei cattolici. Proprio lì, ho sentito alcune Omelie di don Primo Mazzolari, grande parroco di un paese nel mantovano, morto in concetto di santità e capace di riportare il suo paese a rivivere secondo il vero Cristianesimo: subito dopo la guerra, la sua gente aveva avuto infatti un allontanamento religioso con la Chiesa sempre vuota. A Natale lui diceva: - Mettiamo con cura il piccolo Gesù nel presepio; facciamogli arrivare i pastori con i loro omaggi; mettiamogli il suono della ninna nanna come sottofondo, accarezziamolo, proprio come si fa con un piccolo bambino, ma non dimentichiamo: quel tenero bambino che è lì, è quel Gesù che è venuto qui tra noi, per riscattarci sulla Croce con una morte terribile e noi che cosa ci prepariamo a fare per lui? Gli stessi Angeli la notte del Natale cantarono:- Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà! Cioè a chi fa il bene. Facendo poi un salto nel tempo, per arrivare al nostro grande papa Benedetto XVI, ci sentiamo dire spesso da lui in varie occasioni:- Dobbiamo rievangelizzare la nostra società, il nostro tempo. Cristo deve rivivere in mezzo a noi, anche per nostro personale impegno. Ed è chiaro che ci viene da chiederci:- Allora noi che cosa dobbiamo fare, soprattutto per questo tempo forte che ci prepara al Natale. Partiamo dal nostro temperamento personale. Abbiamo tutti tanti difetti: parliamo troppo; forse ci scappa qualche

offesa verso gli altri; non sappiamo essere umili perché vogliamo sempre avere ragione…e allora facciamo un bel proposito: bocca chiusa, un bel sorriso e se è necessario chiediamo scusa. Frequentiamo la Chiesa con convinzione, cercando di rafforzare la nostra Fede chiedendo al Signore: - Signore fa’ che io creda più fortemente (S. Tommaso diceva proprio così:- Domine fac ut credam fortius). Ci sono i Centri di Ascolto, andiamoci volentieri; se abbiamo dubbi, incertezze, parliamo, chiediamo, chiariamoci e tutto servirà per comprendere di più la Parola di Dio. Con la gente che sta attorno a noi, cerchiamo di essere sempre buoni, ascoltando chi può essere anche “pesante” ma ha un estremo bisogno di comunicare, per non sentirsi solo, viviamo il nostro Cristianesimo senza bigottismo e con gioia. Il Signore in Chiesa ci aspetta sempre anche per una visita veloce. A qualcuno che è triste, preoccupato, che ha tanti problemi, proviamo a dire:- Dai, facciamo una visita piccola in Chiesa, preghiamo insieme, anzi la mia preghiera sarà tutta per te! Vedrete che verranno; io ho provato e ci sono riuscita. Natale per molti di noi vuol dire spese, spese superflue e regali a non finire…E proprio oggi un annuncio del Telegiornale diceva così:- A Torino, una fabbrica di quattrocento dipendenti chiude, per mancanza di lavoro. Mi domando: -Che Natale faranno questi? E tanti altri come loro? Intanto noi preghiamo per loro. Cerchiamo di risparmiare e di aiutare gli altri nel bisogno. Cosa ha detto Gesù? Avevo fame, avevo sete, ero nudo…e tu mi hai aiutato: UN NATALE CRISTIANO e sereno a tutti!

Raffaella

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Sono nati Michele e Marianna.

Congratulazioni

a mamma Miriam e

a papà Maurizio.

Hanno ricevuto il Battesimo cristiano

MATTEO

CRISTIAN

CATERINA

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LA VERA STORIA DI: TU SCENDI

DALLE STELLE Gli americani cantano “White Christmas”, gli inglesi “The first Nowell”, la delicata “Stille Nacht” i tedeschi e noi italiani la canzone/cantilena natalizia per eccellenza: “Tu scendi dalle stelle”. La sua origine è più antica di tutte le altre. E’ stata composta circa duecento anni fa da un avvocato napoletano diventato poi santo: Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787). Non si tratta di una canzoncina come tutte le altre perché ha una storia e scopi speciali. Ora ve li riassumo come li ho letti. L’avvocato de’ Liguori, ancora giovane, lascia la toga per prendere la tonaca a circa 27 anni cambiando radicalmente vita mettendo da parte carriera e guadagni per dedicarsi agli altri. Diventa sacerdote e si dedica all’apostolato fra la gente più misera ed umile di Napoli. Insegna catechismo e predica molto ma, da persona pratica, sa che tutto questo non basta per superare le difficoltà. E’ molto austero nel vitto e nel vestire e, appena eletto vescovo, vende ogni suo bene per aiutare i poveri. Questa persona intransigente verso le mode, le frivolezze

ed i vizi presenta invece un comportamento – come uomo e pastore – caritatevole ed altruista, sollecito verso gli altri da cui viene chiamato Don Alfonso. Dunque Don Alfonso raccoglie per strada fanciulli cui insegna a leggere e scrivere aiutandoli in tutti i modi: zuppa calda, vestito pulito, una buona parola, un letto per dormire e sta assieme a loro pregando, parlando e cantando. E canta, canta facendo tesoro delle sue eccezionali doti di musicista componendo molte “canzoncine” con musiche di facile apprendimento per i suoi ragazzi. Così nasce…

TU SCENDI DALLE STELLE/OH RE DEL CIEEELO! Da allora in primis i “guaglioni” di Napoli, poi gli zampognari del sud l’hanno fatta conoscere in tutta Italia ed oggi, anche se non ufficialmente, è la nostra canzone nazionale di Natale.

Liliana

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CCIIRRCCOOLLOO NNOOII

““BBEEAATTOO GGIIUUSSEEPPPPEE NNAASSCCIIMMBBEENNII”” 3377001100 -- TToorrrrii ddeell BBeennaaccoo -- VVeerroonnaa

AAssppeettttaannddoo SSaannttaa LLuucciiaa ccoonn...... NNOOII

IInvitiamo adulti e bambini

ad attenderla insieme

in Piazza della Chiesa

VVEENNEERRDDII’’ 1122 DDIICCEEMMBBRREE aallllee oorree 1155,,0000..

Allieteranno il pomeriggio

le voci del Coro “LA ROCCA” di Garda,

vin brulè e cioccolata, musica e karaoke.

Sono previsti giochi in piazza

per i bambini. Vi ricordiamo che durante la giornata sarà possibile rinnovare la tessera

d’iscrizione al Circolo Noi per il nuovo anno 2009.

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LIBERA INTERPRETAZIONE DELLA SECONDA FESTA DEL SOLE E DELLA LUNA

Accadde che un giorno, precisamente giovedì 30 ottobre, il Sole si sentisse stanco, dopo le fatiche dell'estate, e depresso al solo pensare che con l'arrivo della cattiva stagione avrebbe avuto ben poco da fare. Insomma si sentiva triste e inutile, perciò decise che era giunto il momento di fare qualcosa di divertente. Allora chiamò la sua amica Luna, la sua amica Terra e la sua amica Acqua per organizzare un pomeriggio in allegria con i bambini del Circolo Noi di Torri. Convinse perfino Don Giuseppe a finire prima il catechismo perché si dovevano organizzare quattro squadre e la cosa non era semplice. L'idea era di fare una divertente caccia al tesoro nel bel paese di Torri, per dargli almeno un pomeriggio un po' di vita e di chiasso giocoso. Tutte le mamme del circolo furono contente di aiutarlo, anche perché quest'estate il Sole aveva dato loro un bel po' della sua energia vitale intanto che i loro piccoli sguazzavano nell'acqua del lago... L'unico contrariato a non esser stato invitato fu l'amico Vento che per far dispetto cercò di soffiare a più non posso specialmente sul lungolago dove le quattro squadre, Sole, Luna, Terra e Acqua, correvano avanti e indietro alla ricerca delle tracce del tesoro. Insomma alla fine tutto andò bene, anzi tutti si divertirono un sacco e si stancarono anche un pochino (mamme

comprese...) ma alla fine dopo una bella merenda e una bella cioccolata calda fu premiata con una grossa coppa d'argento la squadra blu della Luna che per prima aveva trovato il tesoro. Tutti i partecipanti ricevettero comunque la maglietta del Sole e della Luna, che il Sole riserva di solito solo agli amici più affezionati... Il Sole fu anche felice che avesse vinto lei, la Luna, per tenersela buona visto i turni massacranti che ogni giorno dovevano fare insieme... Però promise a tutti, bambini compresi, che il prossimo anno si sarebbe fatta la rivincita. Quindi coraggio e tenetevi tutti pronti !!

Chiara

LE FAVOLE… UHM CHE PASSIONE!

Avrete certamente visto che strani personaggi di carta hanno portato a casa i vostri bimbi. Non sono altro che gli interpreti principali delle prime favole che abbiamo raccontato. Ma perché leggere favole a voce alta ai bimbi? Raccontare e leggere le favole ad alta voce contribuisce a stimolare l’immaginazione del bambino. Ascoltare significa ordinare mentalmente ciò che si ascolta, in tal modo si sviluppa la capacità di pensare in modo organizzato. I bimbi abituati all’ascolto di un adulto che legge acquisiscono un vocabolario più ricco e mostrano una maggior capacità di esprimere in modo corretto e articolato il proprio pensiero. La passione per i racconti e la lettura ad alta voce viene stimolata mediante una condivisione di interesse che i bimbi percepiscono quando i grandi realmente si calano nel loro mondo. “Sento ancora adesso la voce della mamma che ogni sera mi raccontava qualcosa. Oggi lo so, crescevamo insieme”. (Ellen Handler Spitz). Un grande che legge per loro rivela amore e attenzione, significa voler veramente stare loro vicini per ascoltarli ed aiutarli a crescere e a capire il mondo e loro stessi. Così come il giorno precede la notte, la

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vita precede la morte che altro non è, per noi cristiani, che una porta verso la luminosa vita eterna nel Signore. Leggere per crescere. Leggere ad alta voce o raccontare storie non sono solo semplici passatempi, esso mira ad instaurare fra chi legge o racconta ed il bimbo che ascolta una relazione complice, autentica, affettiva…e molto altro, Condividere con lui immagini e pensieri vuol dire mettere in gioco una parte di noi stessi, vuol dire dare voce a quella parte di noi che la vita di tutti i giorni mette a tacere, vuol dire riscoprire quei linguaggi e quei modi di manifestarci che credevamo relegati per sempre in un mondo lontano nella nostra infanzia. Il bimbo non distingue bene tra finzione e realtà, non sa che gli adulti per conversare fra di loro hanno dovuto inventarsi un codice da cui è spesso assente la fantasia, il gioco, l’emozione, un linguaggio che rende difficile inventare storie e con il quale non si riesce a raccontare le cose segrete, quelle che stanno in fondo al cuore. Le favole non hanno queste complicazioni. Con le favole tutto si può raccontare e spiegare. Una favola, un racconto rimane nel cuore per sempre e quando il nostro bimbo sarà grande se ne ricorderà. La racconterà ai suoi figli con un lieve ed incantato sorriso sulle labbra. PS: Se qualche genitore ha un libro particolare, adatto a bimbi di 6/7 anni, può portarcelo da leggere a tutti.

Addea

LE IMMAGINI RACCONTANO…

Mercoledì 12 novembre 2008, presso la sala Comboni, è stato presentato per la prima volta ai Torresani il nuovo libro di Giorgio Vedovelli "Le immagini raccontano...Torri del Benàco". Dopo una breve presentazione con un accenno alla "filosofia" che ha dato origine al libro - la necessità cioè di rendere sempre più accattivante ed accessibile ad un pubblico più vasto le vicende storiche, le manifestazioni artistiche, gli aspetti religiosi e il magnifico ambiente naturale di Torri - l'autore ha commentato la proiezione delle illustrazioni presenti sul libro. Ecco quindi, che dalle prime immagini relative all'ambiente torresano (le incisioni rupestri di Crer e Brancolino) si sono passati in rassegna gli eventi successivi, sottolineando in modo particolare alcune emergenze storiche e artistiche particolarmente interessanti, quali il castello, il porto, alcuni palazzi e le chiese; sono stati inoltre colti aspetti della vita quotidiana di Torri, in modo particolare del periodo compreso tra le due guerre. Infine il libro ha documentato un aspetto inedito della storia del nostro paese: il turismo. Si parte dai primi alberghi della fine '800 fino all'"esplosione" turistica degli anni '50 e '60, con il supporto delle immagini inedite tratte da un album di villeggiatura degli inizi del secolo scorso. L'interesse del numeroso pubblico presente in sala è stato vivo e partecipe.

Enrica

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AANNNNOO PPAAOOLLIINNOO LLEETTTTEERRAA AAII GGAALLAATTII

- Sintesi -

Io, Paolo, apostolo saluto la Chiesa della Galizia. Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ci ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. Vi dichiaro dunque, fratelli, che il Vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Orbene, se qualcuno, o anche un angelo dal cielo, vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi ho predicato, sia anatema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelarmi suo Figlio perché lo annunziassi ai pagani subito mi recai in Arabia e poi a Damasco. Quindi andai nella regione della Siria e della Cilicia. Ero sconosciuto alla Chiesa della Giudea, avevano sentito dire: “Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere”. E glorificavano Dio a causa mia. Io, che per nascita sono giudeo, sapendo tuttavia che l’uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, ho creduto anch’io in Gesù Cristo per essere giustificato dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno. Infatti se io riedifico quello che ho demolito, mi denuncio come trasgressore. In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede

del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Colui che dunque concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge. Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia, in te saranno benedette tutte le genti. Di conseguenza, quelli che hanno fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette, mentre sta scritto: “Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle”. Orbene il giusto vivrà in virtù della fede come promesso dallo Spirito. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. Ecco, io faccio un esempio: quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio. Siate come me, ve ne prego, poiché anch'io sono stato come voi, fratelli. Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Noi infatti, per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità. Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo

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Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri. Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso e non negli altri troverà motivo di vanto: ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce. Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede. Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo, ciò che conta é essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia.

Rosanna

l’Associazione GARDART di Desenzano presenta

Francesco, chino sulla culla

del Mondo

Viaggio teatrale accanto a S. Francesco d’Assisi

a cura di Laura Gambarin

Venerdì 19 dicembre ore 20.30 presso l’Auditorium San Giovanni

Vi aspettiamo numerosi

Per far divertire grandi e piccini

Sabato 3 gennaio 2009 alle ore 15.30

Presso l’Auditorium S. Giovanni

il teatro dei Vaganti presenterà la favola

IL LUPO E I SETTE CAPRETTI

Vi aspettiamo in tanti per trascorrere insieme un pomeriggio in allegria

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Centri di Ascolto Avvento 2008

INIZIANO DURANTE LA PRIMA SETTIMANA DI AVVENTO CON IL SEGUENTE CALENDARIO:

FAMIGLIE OSPITANTI

ANIMATORI

GIORNO

ORA

1

Benaglio Catullo e Caterina

Tonelli Lucrezia, Vedovelli Caterina

Mercoledì

20.30

2

Pescetta Ottorino e Luigina Suor Nazarena

Venerdì

20.30

3

Bertera Ferruccio e Renata

Carli Nadia

Martedì

20.30

4

Campanardi Tiziana

Pozzani Chiara, Savoia Giusi

Martedì

20.30

5

Presso “Casa del Padre” Zanolli Rosanna, Vedovelli Aroldo

Mercoledì

15.00

6

Giacometti Chiara (S. Faustino) Suor Fede, Zanolli Rosanna

Martedì

15.00

7

Furia Fabio e Nadia – le Sorte Carli Nadia, Meschi Amalia

Venerdì

15.00 8 Sala Parrocchiale di Pai Don Giuseppe Menapace Anna Martedì 20 30

++ CCEELLEEBBRRAAZZIIOONNII DDEELLLLAA LLIITTUURRGGIIAA ++

- ORARIO FESTIVO - DOMENICALE -

SABATO O VIGILIA: ORE 18.00 - S. MESSA

DOMENICA O FESTA: ORE 8.30 – 10.00 - 11.15 – 18.00 - S. MESSA

- ORARIO FERIALE - SETTIMANALE -

ORE 7.00 – LODI / ORE 17.00 – VESPERO / ORE 18.00 - S. MESSA

OGNI SABATO: ORE 7.30 - S. MESSA

SSOOLLEENNNNIITTÀÀ IIMMMMAACCOOLLAATTAA CCOONNCCEEZZIIOONNEE

LUNEDÌ 8 DICEMBRE

ore 08.30 Santa Messa ore 10.00 Santa Messa ore 11.15 Santa Messa ore 17.00 Vespero Solenne ore 18.00 Santa Messa

Dal 5 dicembre Ogni venerdì alle ore 19.00

su TvNascimbeni

CATECHESI E RIFLESSIONI

SONO TORNATE AL PADRE

Maria Carmen

Laura

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