La Nossana offre da bere a tutti - Orobievive a rischio 21...in un bicchier d'acqua, ma ora come ora...
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30L’ECO DI BERGAMO
MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
VALLE SERIANA
MARTA TODESCHINI
Forse si risolverà tuttoin un bicchier d’acqua, ma ora come ora il clima dalle parti di Ponte Nossa, Parre e Premolo è tutt’altro che cheto. Nel territo-rio dei tre comuni seriani nasce la sorgente Nossana, quella che alimenta i rubinetti di Bergamo e parecchi altri paesi, per un ba-cino di oltre 200 mila utenti. «E ora ce la prosciugano».
Sta in queste poche parole ilsenso dell’allarme generato nei sindaci dei tre comuni, una pre-occupazione che risiede nei nu-meri. La portata della sorgente –alla quale da sempre i controlli riconoscono una purezza quasi senza pari, tanto da farla elegge-re tra le acque più buone d’Italia(sì, quella del rubinetto) – varia dai 900 litri al secondo ai 1.500 eora è sul tavolo della Regione la richiesta di Valutazione di im-patto ambientale inerente la concessione di derivazione del-l’acqua a uso potabile. Due le ri-chieste: la prima si traduce in un’integrazione, è Uniacque a chiederla, da 800 litri al secondoa 1.000. Ma a tenere sulle spine la Val Nossana è la seconda do-manda, quella di Abm che alla Regione bussa per poter captare500 litri al secondo.
Fatti due conti, persino laportata massima della sorgente risulterebbe azzerata. Ora i sin-daci della zona che dal 1975 ali-menta la rete idrica di mezza provincia si chiedono: quanto
La Nossana offreda bere a tutti«Ma la prosciugano»La guerra dell’acqua. Ponte Nossa, Premolo e Parrecontro le nuove richieste di prelievo di Uniacque e Abm
resterà ai nostri paesi? La questione si fa più tecnica
(e politica) alla luce degli svilup-pi sulla sorte di Abm, destinata sempre più chiaramente al de-fault (si veda l’articolo in basso).Il fatto che il «colpo di grazia» al-la Nossana possa venire inferto da una società ormai data per fallita inquieta i primi cittadini enell’ambiente del ciclo idrico in-tegrato pone il seguente dubbio:vuoi vedere che una scatola or-
mai chiusa (Abm) si porta a casal’affare (la concessione per i 5 moduli di acqua potabile al se-condo) per poi mettersi sul mer-cato, forte di poter valere di più?
Da Ponte Nossa il sindacoStefano Mazzoleni si dice «se-riamente preoccupato per que-sto ulteriore aumento del pre-lievo: qui siamo all’affluenza conil fiume Serio, rinomato come ottima zona di pesca». Che ne diranno i pescatori, già agguer-riti contro lo scarso (a loro dire) deflusso minimo vitale rilascia-to nell’alveo? Ancora: «Proprio aPonte Nossa c’è l’incubatoio itti-co della Provincia, inoltre il no-stro maglio museo preleva l’ac-qua per funzionare – aggiunge Mazzoleni –: che fretta c’è di re-galare così la nostra acqua?».
Fretta: è l’altro tema hot diquesti giorni. Della questione Nossana si sta occupando la conferenza di servizi che si è riu-nita alla Ster di via Venti Settem-bre il 16 giugno scorso. Qualche giorno fa è giunta la seconda convocazione, per il 24 luglio, venerdì. «Mi pare una fretta so-spetta – fa notare Omar Seghez-zi, sindaco di Premolo –, quandoinvece i tempi delle conferenze di servizi sono biblici: questo è un tema complesso, abbiamo chiesto di spostare l’incontro ai primi di settembre, ma ci è statonegato». Meglio discutere, pri-ma di una nuova riunione, del fatto che «con 500 litri prelevatiin più, cosa tornerà ai nostri pae-si? In un periodo di siccità come
Dopo Nunzia e Claudio Morsta-
bilini, dal Consiglio comunale di
Valgoglio esce anche l’ex vice-
sindaco Vitale Chioda. Motivo: la
questione Uniacque. Tra i quat-
tro punti all’ordine del giorno
della prossima seduta, sabato
alle 9, figura la presa d’atto delle
dimissioni del consigliere Chio-
da, il terzo fuoriuscito in questo
scorcio di legislatura: la prima
era stata Nunzia Morstabilini,
che aveva rassegnato le sue
dimissioni in quanto non condi-
videva le modalità con cui il
sindaco aveva affrontato e
gestito l’entrata o meno di
Valgoglio in Uniacque. Poi era
stata la volta di Claudio Morsta-
bilini, dimessosi per impegni di
lavoro. Ora è la volta di Vitale
Chioda.
Tutti e tre i consiglieri facevano
parte dell’unica lista presentata-
si nell’ultima tornata elettorale,
che proponeva come sindaco Eli
Pedretti. Vitale Chioda ha affer-
mato: «Ho rassegnato le mie
dimissioni per come è stato
affrontato il problema dell’en-
trata o meno in Uniacque del
nostro Comune. Dopo le tante
firme raccolte in tre momenti
successivi (la prima 300 firme,
la seconda 380 e la terza 420)
per non entrare in Uniacque,
non mi sento di poter continua-
re a rappresentare gli elettori
che mi hanno espresso le loro
preferenze, molti dei quali
risultano firmatari». E. V.
Valgoglio
Gestore unico? È tsunamiTerze dimissioni in Consiglio
milioni per salvare Abm, ma lastrada non è risultata né tecni-camente né economicamente possibile; i soldi andranno arimpolpare il bilancio provin-ciale».
L’affaire Abm
La sorte di Abm è quindi se-gnata? Per Rossi si va verso ilfallimento, confermando l’in-dirizzo passato in Consiglioprovinciale, il 12 maggio scor-so, con l’approvazione della de-libera che stabiliva di portarein tribunale i libri della società.Il presidente della Provinciaarchivia quindi la seconda via(a un certo punto data per lapiù papabile) che avrebbe per-messo il salvataggio di Abm,ovvero il conferimento del ra-
quindi, è impiegare questi sol-di – «Congelati negli ultimicinque anni, e saltati fuori do-po tutte le verifiche contabiliche abbiamo fatto fare», fa no-tare Rossi – per le spese più ur-genti (dalle strade ai trasporti)e non, come aveva ipotizzatoqualcuno (vedi il coordinatoreprovinciale del Nuovo centro-destra Angelo Capelli), per ri-pianare i debiti di Abm, la hol-ding della Provincia (socio uni-co), che tra i suoi figli ha AbmNext, proprietaria dell’acque-dotto della pianura.
Il bivio lo ricorda proprioRossi: «Potevano usare i 6,5
mento mutui per infrastruttu-re idriche, dagli impianti fo-gnari a quelli di depurazione.Una boccata d’ossigeno per ilbilancio di Via Tasso, che, però,sui capitoli di spesa 2015 potràmetterne solo 4,2 (il resto suiprossimi anni). Meglio di nien-te, comunque, visto che perchiudere i conti dell’ente pro-vinciale mancano all’appello tra gli 8 (la previsione «ottimi-stica» del consigliere delegatoFranco Cornolti) e gli 11 milio-ni di euro (il dato realistico se-condo il presidente MatteoRossi).
La scelta della Provincia,
Le societàPer il presidente Rossi strada
del fallimento per la holding.
I soldi dei mutui in bilancio e
non per i debiti
Dall’acqua vengonoma all’acqua non torneranno.L’Ato (ora Ufficio d’ambito,l’ente di governo del sistemaidrico ) - come conferma il pre-sidente Pierangelo Bertocchi -nel Consiglio d’amministra-zione di domani riconoscerà icrediti per 6,5 milioni di euroche Uniacque dovrà dare alla Provincia, come ammorta-
Provincia: 6,5 milioni dall’acqua. «Ma per Abm default»
Matteo Rossi
Sgorga a 500 metri di quotaBuona e pura: lo dicono i testLa sorgente Nossana sgorga in una piccola concaa circa 500 metri sul livello del mare. I controlli la eleggono una tra le acque più buone d’Italia.
[email protected]/cronaca/section/
I numeri
1.500LITRI AL SECONDO
La portata della sorgente Nossana varia dai 900 ai 1.500 litri/secondo
200.000ABITANTI
Serve ora 200 mila utenti che possono potenzialmente raddoppiare
Paolo Franco
La sorgente Nossana dà il
nome alla valle dove sgorga.
Ma la sua acqua esce dai
rubinetti di mezza
Bergamasca
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L’ECO DI BERGAMO 31MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
to della non fattibilità tecnicadell’operazione, noi ci ade-guiamo».
La partita di Abm è com-plessa e si intreccia con le vi-cende delle altre società del-l’acqua (come Cogeide e Hi-drogest) che ancora gestisconoin proprio il servizio idrico.Dopo il rinvio della sentenzadel Consiglio di Stato, chiestod’accordo con la Provincia, sicontinua a lavorare per il pianoche prevede la fusione conUniacque, entro i prossimiquattro anni, delle aziende delciclo idrico integrato che anco-ra oggi operano in autonomia.Ma la strada è lunga e gli osta-coli dietro l’angolo. Benedetta Ravizza
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questo, un dubbio me lo pongo».Come quello (altrettanto diffu-so in Val Nossana) che la richie-sta di Abm sia «dubbia, visto cheva in fallimento». Concetti riba-diti da Danilo Cominelli, collegadi Parre su cui ricade l’80% del monte Trevasco da cui nasce la sorgente, il quale sottolinea co-me con gli altri sia stato «infor-mato all’ultimo».
Gli occhi sono quindi puntatisu Abm (il cui amministratore unico Giacomo Maurini ieri nonè stato possibile rintracciare), anche quelli di Uniacque. Il pre-sidente Paolo Franco non na-sconde di essere «piuttosto con-trariato rispetto a questa do-manda, che va in senso opposto
rispetto al tavolo avviato per ra-gionare su un gestore unico». Una domanda che, aggiunge Franco, «nelle condizioni giuri-diche in cui si trova Abm che, ri-cordiamo, non può gestire nulladel ciclo idrico, l’ha detto il Tar, non ha altro scopo se non quellodi reinnescare una serie di con-trodeduzioni che non aiutano questi tavoli».
Ambiente, condizioni giuri-diche: e se i tempi stretti signifi-cassero che la risposta c’è già e stop, la Nossana continua a scorrere fino al Serio? Si chiude-rebbe tutto nel classico bicchierd’acqua, «ma di penare ne sareb-be valsa comunque la pena».
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Niente deroga al flusso del SerioColdiretti: siamo in ginocchioLa Regione dice no. Gli agricoltori avevano chiesto uno stop di 15 giornialla norma per poter irrigare. Claudio Merati (Ster): danneggerebbe il fiume
PATRIK POZZI
«Nessuna deroga.Concederla significherebbe di-struggere il Serio, fiume che ègià in difficoltà». È con questeparole che ieri Claudio Merati,dirigente responsabile dellaSter di Bergamo, ha annuncia-to la decisione della Regione direspingere la richiesta fatta dalConsorzio di bonifica della me-dia pianura bergamasca e dellaColdiretti Bergamo, di conce-dere una deroga al Deflussominimo vitale (Dmv). Con que-sto termine si intende quellaquantità minima di acqua che,in corrispondenza di ogni sbar-ramento, viene per legge rila-sciata a valle a tutela dell’ecosi-stema del fiume. Consorzio eColdiretti chiedevano che unaparte di questo Dmv, pari al50%, all’altezza degli sbarra-menti di Albino e Nembro perdue turni di irrigazione (pari a17,5 giorni), non venisse piùrilasciato nel Serio bensì utiliz-zato per scopi irrigui.
A causa del prolungato peri-odo di mancanza di precipita-zioni e delle alte temperature,il Serio si trova in uno stato diemergenza idrica: le sue porta-te sono le peggiori degli ultimidieci anni. Uno stato di emer-genza che si riflette sul suocomprensorio, dove gli agricol-tori lamentano ormai da giorniil rischio di perdere il loro rac-colto di mais a causa del fattoche, per la mancanza d’acqua,non riescono a irrigarlo comedovrebbero. Tutti loro conta-vano, quindi, fortemente sulladeroga al Dmv, anche perchéaltre soluzioni per avere mag-giore acqua non ce ne sono. Manon si può. Ed è facile immagi-nare la delusione per la deci-
Gli agricoltori chiedono più acqua per poter irrigare i campi di mais
Le parole di Brivio fannoriferimento anche al fatto che,prima del «no» della Ster, lasettimana scorsa si era svoltasull’argomento una conferenzadei servizi. Durante questo in-contro diversi enti si eranoespressi contro la richiesta dideroga al Dmv. Fra questi ilParco del Serio e il Plis «Natu-ral Serio»: «Forse non ci rendecontro – continua Brivio –, cheil mais nel comprensorio delSerio sta morendo e che ha bi-sogno di acqua proprio in que-sto momento perché si trovanella sua più importante fasevegetativa. Qui non si sta par-lando di danneggiare il fiumeper dare profitto a noi agricol-tori. La nostra è esclusivamen-te una questione di sopravvi-venza». Dalla parte diColdiretti si schiera, ovvia-mente, anche il Consorzio dibonifica con il presidenteFranco Gatti, il quale annunciala decisione di chiedere allaRegione lo stato di calamitànaturale.
In questa direzione ieri hadeciso di muoversi ancheColdiretti Lombardia. «Nonpossiamo fare altro nella gravesituazione in cui ci troviamo –afferma Gatti –. È talmenteseria che stavolta eravamoconvinti che la Regione ciavrebbe finalmente concessoil Dmv (da quando è in vigore,in Lombardia non è mai statoderogato, ndr). Se non l’ha fattoquesta volta, allora non lo faràmai. E ci sembra assurdo so-prattutto visto che si parla diSerio, un torrente più che unfiume. Non dimenticando,inoltre, che un lungo trattoscorre pure sotto terra».
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vale il ramo d’azienda di AbmNext o su come fosse possibilegirare i debiti di Uniacque ver-so la Provincia su Abm Next –spiega Franco – ma non ci sia-mo ancora espressi in manieradefinitiva. Non siamo mai statisu posizioni pregiudiziali ma dagli ultimi incontri è uscito che ci muovevamo su due pia-neti diversi: Uniacque chiede-va di tenere conto anche del-l’Aeg (l’Authority per l’energiaelettrica, il gas e il sistema idri-co), mentre Abm teneva contosolo del piano del Codice civilee penale».
E quindi ribadisce: «In atte-sa degli approfondimenti chie-sti, non abbiamo ancora dato ilnostro giudizio definitivo; mase nel frattempo ci si è resi con-
intensificati, ma le versionisull’esito delle trattative sonodiverse, quasi che nessuno, allafine, voglia prendersi la re-sponsabilità di portare Abm alfallimento. Secondo il presi-dente di Via Tasso, «Uniacquenon ha ritenuto convincentel’operazione, nonostante i do-cumenti integrativi che, su ri-chiesta, abbiamo fornito. Ab-biamo preso atto di questo no,e quindi resta valida la stradadel fallimento segnata con la delibera passata in Consiglioprovinciale». Per il numero uno del gestore idrico provin-ciale, Paolo Franco, invece, Uniacque non ha ancora datouna risposta definitiva. «Ab-biamo chiesto altri approfon-dimenti, ad esempio su quanto
mo idrico d’azienda (Abm Nextappunto) in Uniacque.
Lo scrive lo stesso ammini-stratore unico di Abm, Giaco-mo Maurini, nella relazione del bilancio della società: «Nel-l’ipotesi in cui la trattativa conUniacque (indicata come uni-ca condizione per dare conti-nuità aziendale ad Abm, ndr)dovesse chiudersi con esito ne-gativo, non posso esimermi dalconstatare che si possono rea-listicamente valutare solo le seguenti due alternative: scio-glimento volontario e messa inliquidazione di Abm o istanzadi fallimento».
Le trattative con Uniacque
Gli incontri tra i tecnici (diProvincia e Uniacque) si sono
COLDIRETTI LOMBARDIA
«Chiederemo alla Regionelo stato di calamità naturale»
Il prolungato periodo sen-za precipitazioni e le altetemperature spingono laColdiretti Lombardia achiedere alla Regione lo
stato di calamità per l’agricol-tura. «Le temperature delleultime due settimane – spie-ga Ettore Prandini, presiden-te regionale dell’associazione
di categoria – hanno fattoprecipitare la situazione, inparticolare nel Mantovano,in parte del Milanese, nelCremonese, nel Bresciano enel Comasco». Per ColdirettiLombardia le principali col-ture a rischio sono il maische, coltivato su oltre 330 mi-la ettari, è considerato la base
dell’alimentazione degli ani-mali nelle stalle lombarde. Aquesta, secondo l’associazio-ne di categoria, vanno ag-giunte le coltivazioni di frut-ta e ortaggi, compresi i tra-pianti di maggio e giugno delpomodoro. Per il caldo risul-tano essere in grande diffi-coltà anche gli allevamenti:
«A causa delle alte tempera-ture – spiega ancora Prandini– le mucche stanno facendo il10% di latte in meno. Sonoquindi già andati persi 20 mi-lioni di litri. Anche gli alleva-menti di suini sono in diffi-coltà: gli animali, infatti, nonriescono più a mangiare acausa dell’afa».
sione di ieri della Ster di Berga-mo. E come non abbia contri-buito a migliorare i già nonidilliaci rapporti fra Ster,Coldiretti e Consorzio di boni-fica che già in passato si sonoconfrontati sulla possibilità diutilizzare il Dmv per scopi irri-gui. «La nostra non è stata unadecisione facile – spiega Merati–, la richiesta di maggiore ac-qua degli agricoltori era sicura-mente legittima. I limiti impo-sti dalla normativa in materia,insieme agli interessi legati alSerio, non ci consentono diconcedere questa deroga».
In sintesi, il motivo princi-pale è la tutela ambientale delSerio: «Se avessimo accettatola richiesta del Consorzio – so-stiene ancora Merati – non
avremmo risolto i problemi de-gli agricoltori e avremmo mes-so in grave crisi il Serio che èun fiume già in difficoltà. Nonpossiamo permettercelo, vistala sua valenza ambientale». Aqueste parole non si è fattaattendere la secca risposta delpresidente della Coldiretti, Al-berto Brivio, il quale attaccaduramente la Ster: «Si guardaalla valenza ambientale del Se-rio, ma non allo stato dell’agri-coltura del comprensorio, aisuoi occupati, all’indotto chegenera. Evidentemente si ha acuore l’agricoltura solo duran-te i convegni oppure a tavola.Quando poi si tratta di dare unpo’ d’acqua per 17 giorni agliagricoltori, ecco che si alzanoda più parti le barricate».
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