La Musica ed i suoi simboli - THE GROOVE HACKER · 2019. 5. 30. · Si proprio lei, quella che...

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Realizzato da Massimiliano Max Carola | The Groove Hacker Pag. 1 | 13 THE GROOVE HACKER “Leggere, scrivere e trascrivere in chiave di basso” La Musica ed i suoi simboli Una piccolissima introduzione per chiarire cosa si intende per musica e suoni. Qualsiasi oggetto o corpo capace di produrre vibrazioni determina infrasuoni, suoni ed ultrasuoni. La differenza è dovuta al diverso numero di vibrazioni prodotte per una determinata unità di tempo. Quando le vibrazioni sono inferiori a 16 per secondo si hanno infrasuoni. Quando le vibrazioni sono comprese tra 16 e 16.000/20.000 per secondo si produrranno suoni. Oltre tale limite massimo (20.000), l'orecchio umano non è più in grado di percepire suoni. Infatti, in questo caso si parla di ultrasuoni. L'altezza del suono è strettamente legata al numero di vibrazioni. Minore è il numero delle vibrazioni più grave (basso) sarà il suono. Viceversa, un numero alto di vibrazioni è sinonimo di suoni più acuti. Per rappresentare graficamente questi suoni vengono utilizzate le note musicali che a loro volta vengono riportate sul rigo musicale o pentagramma. Per garantire che i suoni (note) con lo stesso nome producano suoni (note) della stessa altezza a prescindere dallo strumento utilizzato, si accordano tutti gli strumenti in base al diapason, che produce 440 vibrazioni semplici per unità di tempo, che corrisponderanno al LA (A) riportato nel secondo spazio del pentagramma in chiave di violino. Il rigo (pentagramma) ed i tagli addizionali Per poter scrivere note e pause in uno spazio definito e codificato si utilizza il rigo musicale o pentagramma. Sono sicuro che questa è una cosa che già conosci, ma è giusto non dare nulla per scontato e fare un ripasso veloce. Il rigo è costituito da una serie di cinque linee parallele disposte orizzontalmente. Tra queste cinque linee ci saranno conseguentemente quattro spazi. Attenzione a non confondere il concetto di rigo e linee. Quando si parla di rigo ci si riferisce a tutto l'insieme delle cinque linee e non alla singola linea. Nella lettura e scrittura musicale farai uso sia delle linee, sia degli spazi.

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    THE GROOVE HACKER

    “Leggere, scrivere e trascrivere in chiave di basso”

    La Musica ed i suoi simboli

    Una piccolissima introduzione per chiarire cosa si intende per musica e suoni.

    Qualsiasi oggetto o corpo capace di produrre vibrazioni determina infrasuoni, suoni ed

    ultrasuoni.

    La differenza è dovuta al diverso numero di vibrazioni prodotte per una determinata unità di tempo.

    Quando le vibrazioni sono inferiori a 16 per secondo si hanno infrasuoni.

    Quando le vibrazioni sono comprese tra 16 e 16.000/20.000 per secondo si produrranno suoni.

    Oltre tale limite massimo (20.000), l'orecchio umano non è più in grado di percepire suoni. Infatti,

    in questo caso si parla di ultrasuoni.

    L'altezza del suono è strettamente legata al numero di vibrazioni. Minore è il numero delle

    vibrazioni più grave (basso) sarà il suono. Viceversa, un numero alto di vibrazioni è sinonimo di

    suoni più acuti.

    Per rappresentare graficamente questi suoni vengono utilizzate le note musicali che a loro volta

    vengono riportate sul rigo musicale o pentagramma.

    Per garantire che i suoni (note) con lo stesso nome producano suoni (note) della stessa altezza

    a prescindere dallo strumento utilizzato, si accordano tutti gli strumenti in base al diapason,

    che produce 440 vibrazioni semplici per unità di tempo, che corrisponderanno al LA (A)

    riportato nel secondo spazio del pentagramma in chiave di violino.

    Il rigo (pentagramma) ed i tagli addizionali

    Per poter scrivere note e pause in uno spazio definito e codificato si utilizza il rigo musicale o

    pentagramma. Sono sicuro che questa è una cosa che già conosci, ma è giusto non dare nulla per

    scontato e fare un ripasso veloce.

    Il rigo è costituito da una serie di cinque linee parallele disposte orizzontalmente. Tra queste cinque

    linee ci saranno conseguentemente quattro spazi.

    Attenzione a non confondere il concetto di rigo e linee. Quando si parla di rigo ci si riferisce a tutto

    l'insieme delle cinque linee e non alla singola linea.

    Nella lettura e scrittura musicale farai uso sia delle linee, sia degli spazi.

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    Tuttavia, in certi casi le note hanno una altezza tale che non possono essere collocate all'interno del

    rigo.

    Ogni strumento è capace infatti di produrre note di altezza diversa che non si limitano solo a quelle

    contenute nel pentagramma. Si ricorre quindi all'utilizzo di piccoli trattini, detti tagli addizionali,

    che rappresentano una sorta di prosecuzione delle linee del pentagramma.

    I tagli sono frammenti di rigo usati per scrivere quelle note più acute o più gravi che non possono

    essere collocate all'interno del pentagramma.

    Non esiste una regola precisa su quanti tagli puoi aggiungere sopra e sotto il rigo.

    Convenzionalmente però non si utilizzano più di quattro tagli (ma a noi bassisti ne bastano di meno,

    specie nella zona grave, dove oltre un certo limite il suono non è più udibile).

    Il taglio se posto al disopra o al disotto della nota viene definito come taglio in gola.

    Se il taglio è posto in mezzo alla nota viene definito come taglio in testa.

    N.B.: la prima e la terza nota hanno un “taglio in testa”, la seconda e la quarta nota hanno un taglio

    in gola.

    Le Chiavi

    All'inizio del pentagramma avrai certamente fatto caso che è sempre presente un particolare segno.

    Si tratta della chiave.

    Le chiavi sono dei segni convenzionali che servono per stabilire la posizione di una nota ben

    definita (il Do, il Fa o il Sol) sul rigo musicale.

    La loro posizione quindi varia rispetto alle cinque linee. La nota scritta sulla linea in corrispondenza

    della chiave prenderà il nome della chiave stessa. Di conseguenza potrai facilmente dedurre tutte le

    altre note.

    Esistono tre tipi di chiavi: la chiave di SOL (G), la chiave di FA (F) e la chiave di DO (C).

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    La chiave che ci interessa maggiormente è la chiave di FA (F) posta sulla 4a linea, detta

    appunto chiave di Basso.

    La stessa chiave di FA (F) può però essere scritta anche sulla 3a linea. In questo caso però si

    definisce chiave di Baritono.

    Giusto per completezza ti segnalo che anche la chiave di DO (C) può trovarsi in diverse posizioni e

    per la precisione quattro: Soprano (1a linea), Mezzo Soprano (2a linea), Contralto (3a linea) e

    Tenore (4a linea) .

    La chiave di SOL (G) invece si trova solo in corrispondenza della 2a linea. E' denominata chiave di

    violino. Si proprio lei, quella che tutti noi abbiamo studiato a scuola.

    Come detto, la posizione delle note sul rigo dipende dalla chiave.

    Volendo considerare la sola chiave di basso, vediamo come si determina la lettura e la scrittura delle

    note sul rigo e fuori, attraverso l'utilizzo dei tagli addizionali.

    Il Fa scritto in rosso è quello della chiave di basso, quello da cui si ricavano i nomi di tutte le altre

    note.

    Gli strumenti che hanno una elevata estensione (uno su tutti? Il Pianoforte) faranno uso di due

    pentagrammi contemporaneamente posti uno sopra l'altro. Quello superiore sarà in chiave di violino

    e quello inferiore in chiave di basso.

    Tra i due pentagrammi è situato il Do centrale con taglio in testa, letto in comune in tutte e due le

    chiavi.

    Le alterazioni

    Fino ad ora abbiamo considerato le note situate nel pentagramma e fuori (con i relativi tagli), senza

    uso di altri segni.

    In pratica fino ad ora abbiamo fatto riferimento alle sole note naturali che su un pianoforte

    corrispondono ai tasti bianchi (Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si).

    Sarà ovviamente necessario riportare anche le note corrispondenti ai tasti neri. Le cosiddette note

    alterate.

    Si farà quindi uso delle alterazioni che sono appunto dei segni particolari che posti prima di una

    qualsiasi nota servono a modificarne l'altezza, in senso ascendente o discendente, fino ad un

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    massimo di due semitoni.

    Noi bassisti, rispetto ai pianisti, abbiamo probabilmente una minore sensazione di distinzione tra

    note naturali e alterate, visto che tutti i tasti del basso hanno lo stesso aspetto, senza una distinzione

    evidente come accade per il piano con i tasti bianchi e neri.

    # Diesis

    b Bemolle

    Le alterazioni poste all'inizio di un brano (tra la chiave e l'indicazione del tempo) sono dette costanti

    o in chiave (indicheranno anche la tonalità del brano).

    La loro efficacia si estende per tutta la durata del pezzo ed è riferita a tutti i suoni corrispondenti,

    indipendentemente dall'ottava ovvero dall'altezza.

    Le alterazioni che si trovano lungo il corso del brano si chiamano momentanee o transitorie. Il loro

    effetto è limitato alla sola battuta in cui sono situate ed è riferito solo a quella specifica nota e non

    anche a quelle di diversa ottava.

    Sebbene, come detto, l'alterazione temporanea abbia effetto solo per la battuta in cui è inserita, nella

    battuta successiva si potrà far ricorso all'uso del segno che ripristina l'altezza esatta (il bequadro). In

    questo caso si parla di alterazione di precauzione.

    Nel diesis il nuovo suono riceverà la stessa denominazione del suono più grave, mentre nel bemolle

    il nuovo suono riceverà il nome dal suono più acuto.

    Puoi facilmente intuire che pertanto ci saranno due casi:

    1 – due suoni di nome uguale (Do e Do#) che formeranno un semitono denominato cromatico;

    2 – due suoni di nome diverso (Do e Reb) che formeranno un semitono denominato diatonico.

    Ovviamente Do# e Reb produrranno lo stesso suono, anche se nominalmente sono note diverse. In

    questo caso si parla di suoni omologhi.

    Per chiarire i concetti facciamo un esempio.

    1 – tutte le note Fa e Do saranno diesizzate, salvo intervento di alterazioni momentanee;

    2 – nella battuta 2 e solo per la stessa battuta l'effetto del diesis sul Fa è annullato dal bequadro;

    3 – nella battuta 3 è presente un diesis non presente tra quelli in chiave. Avrà effetto solo per questa

    battuta;

    4 – nella battuta 4 il La torna al suo valore naturale in quanto il diesis della battuta 3 ha perso di

    efficacia. Tuttavia, per rendere più evidente il ritorno al valore naturale, si potrebbe comunque fare

    uso del bequadro per rendere evidente il ritorno al valore naturale (alterazione di precauzione).

    Misure, Tempi e Accenti

    Per rendere più facile la scrittura, la lettura e l'esecuzione di una partitura, il susseguirsi di note e

    pause che descrivono un brano viene interrotto, o meglio diviso, da stanghette verticali poste sul

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    pentagramma.

    Nell'antichità infatti il flusso di note era ininterrotto e seguiva solo il ritmo poetico delle parole. In

    sostanza il ritmo veniva scandito in base alle sillabe delle parole.

    Lo spazio compreso tra le stanghette viene chiamato misura o più comunemente battuta.

    Ogni misura è suddivisa in tempi, detti anche comunemente movimenti.

    Alla fine di un brano musicale o di una parte compiuta vengono poste due stanghette (doppia

    stanghetta).

    Tempi semplici e Tempi composti

    Per stabilire il valore, o meglio, il Tempo di un brano musicale si fa uso graficamente di un numero

    di frazione posto all'inizio del pentagramma, subito dopo la chiave.

    Questo numero di frazione è fonte di importantissime informazioni su come andrà scritta, letta ed

    eseguita la musica e quindi su come andranno trattate le singole battute.

    Poco più su ti ho infatti parlato dell'introduzione nella musica occidentale della suddivisione ritmica

    della musica. Abbiamo detto che la sequenza delle note riportate nello spartito è divisa da stanghette

    verticali, che suddividono il pentagramma in misure o battute, e che ogni battuta è composta da un

    certo numero di tempi.

    In proposito possiamo distinguere tra tempi semplici e tempi composti.

    Tempi semplici

    In riferimento al tempo semplice si parla anche di tempo binario. “Binario” perché ogni

    tempo/movimento che forma la battuta può appunto essere suddiviso in due unità di tempo della

    stessa durata.

    Per scandire correttamente il tempo binario ti basta pensare al senso ritmico che restituisce l’uso di

    una parola composta da due sillabe tipo Ro-ma o pa-ne.

    Vediamo ora più in dettaglio quali informazioni ti vengono fornite dal numero di frazione posto ad

    inizio pentagramma.

    Nei tempi semplici il numeratore della frazione ti indica quanti tempi formano la battuta.

    Il denominatore ti indica invece qual è il valore di riferimento di questi tempi.

    Nei tempi semplici al denominatore (il numerino che nella frazione sta sotto) avrai quasi sempre il

    numero 4 (attenzione: quasi sempre). Quindi ogni tempo della battuta avrà come valore di

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    riferimento un quarto (1/4).

    Per esempio, nel tempo semplice più utilizzato in assoluto, con l’indicazione 4/4 sapremo di essere

    difronte a quattro tempi da un quarto ciascuno.

    Volendo rendere evidente che si tratta di un tempo semplice e quindi binario potremmo (a solo

    scopo didattico) scrivere 8 crome in modo da evidenziare l'andamento binario dei singoli

    movimenti.

    NOTA: le crome hanno un valore di 1/8 e quindi pari alla metà di 1/4. Non temere, dopo aver letto

    il paragrafo dedicato alla durata dei suoni e delle pause tutto ti si chiarirà.

    Altro esempio: nel 2/4 avremo una battuta formata da due quarti (oppure quattro crome).

    I tempi semplici più diffusi sono certamente il 2/4, 3/4 e 4/4. Meno utilizzati il 5/4 ed il 7/4.

    Ad ogni tempo semplice corrisponde poi un tempo composto.

    Tempi composti

    Nei tempi composti la suddivisione è ternaria.

    Questo significa che ogni tempo della battuta anziché essere diviso in due unità, sarà suddiviso in

    tre unità di tempo uguali.

    Per ottenere il numero di frazione rappresentativo del tempo composto, dovrai moltiplicare il

    numeratore del numero di frazione del tempo semplice per 3 ed il denominatore per 2.

    Il tempo semplice 2/4 diventerà quindi il tempo composto 6/8.

    Nei tempi composti il numeratore non indicherà più il numero di tempi/movimenti di una battuta,

    ma indicherà il numero di singole unità di tempo in cui è suddivisa la battuta.

    Il denominatore indicherà il valore di riferimento di queste singole suddivisioni.

    Nel 6/8 indicato prima avremo pertanto 6 suddivisioni (numeratore), ciascuna del valore di 1/8

    (denominatore). Complessivamente avremo quindi sei crome.

    Per comprendere da quanti tempi/movimenti è formata una misura ternaria ti basterà quindi dividere

    per 3 il numeratore. Rimanendo nell'esempio del 6/8 avremo pertanto 2 tempi, ciascuno formato da

    3 crome.

    Come puoi facilmente intuire, per ottenere il corrispondete tempo semplice a partire da un tempo

    composto ti basterà dividere il numeratore per 3 ed il denominatore per 2. Il 6/8 corrisponderà

    quindi al tempo semplice 2/4.

    Attenzione. Ti faccio notare che dal punto di vista dei valori utilizzati, ad esempio, sia il 6/8 che il

    3/4 avranno sei crome a formare la misura.

    Max hai ragione ... come faccio allora a riconoscere se si tratta di un tempo semplice o composto?

    La differenza tra tempo semplice e tempo composto è data dalla suddivisione dei singoli tempi,

    ovvero dalla pronuncia ritmica che potrai dare alle note, binaria (tempo semplice) o ternaria (tempo

    composto).

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    Guardando la figura qui su, noti la differenza tra un 3/4 ed un 6/8? E' tutto racchiuso nella diversa

    pronuncia ritmica.

    Nel 3/4 puoi pronunciare la parola pa-ne, mentre nel 6/8 puoi pronunciare la parola na-po-li.

    I tempi composti più diffusi sono 6/8, 9/8 e 12/8.

    Accenti

    Ciascuna delle unità di tempo in cui è suddivisa una battuta è caratterizzata da un accento ritmico

    che può essere forte, debole o mezzoforte.

    Il primo tempo (movimento) di ogni battuta viene definito tempo forte. Significa che l'appoggio del

    suono sarà più marcato.

    (leggenda: f=forte, mf=mezzo forte, d=debole)

    In una misura con due tempi, il primo sarà forte ed il secondo debole.

    In una misura con tre tempi, il primo sarà forte, il secondo ed il terzo debole.

    In una misura con quattro tempi, il primo sarà forte, il secondo debole, il terzo si dirà mezzo forte

    ed il quarto debole.

    Nota bene: ogni tempo della misura può poi essere diviso di due in due (nei tempo regolari ... te ne

    parlerò qui di seguito). La prima unità di tempo che ne deriverà sarà sempre da considerare con

    accento forte.

    Nei tempi irregolari ogni tempo sarà suddivisibile in tre unità di tempo. Sempre e solo la prima

    unità sarà quella da considerare con accento forte.

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    Durata dei suoni e delle pause

    Ogni nota produrrà un suono di diversa lunghezza a seconda della forma della figura.

    In genere noi bassisti difficilmente andremo oltre le semicrome.

    Quando hai bisogno di produrre una sospensione del suono utilizzerai le "pause".

    Quindi, per ogni valore avrai a disposizione la relativa figura: nota e pausa.

    Rapporto tra i valori

    Altra cosa che puoi facilmente notare è che muovendoti verso note di durata inferiore (dall'alto

    verso il basso della tabella per capirci), ogni figura o pausa ha un durata pari alla metà di quella

    precedente e viceversa procedendo verso valori di maggiore durata, ogni figura o pausa avrà una

    durata doppia.

    Esempio: una semiminima avrà durata doppia di una croma. In altri termini ci vorranno due crome

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    per formare una semiminima.

    E' di uso corrente nella scuola anglosassone nominare le figure semplicemente facendo riferimento

    alla loro durata: ad esempio le crome saranno nominate semplicemente come ottavi e le semicrome

    come sedicesimi.

    Segni che modificano la durata di note e pause: legatura,

    punto e doppio punto.

    La legatura

    La legatura è un segno a forma di archetto posto sopra o sotto due o più note. L'effetto che si ottiene

    è quello di un prolungamento del suono della prima nota nota legata alla successiva, la cui durata

    complessiva sarà pari alla somma del valore delle due (o più) note legate.

    Il suono dovrà risultare appunto legato, continuo.

    Nota: la legatura, a differenza del punto e doppio punto di cui ti parlerò tra poco, si applica solo alle

    note e non alle pause.

    Esistono due tipi di legature: di valore e di portamento.

    La legatura di valore è posta fra due note che hanno altezza uguale (come quella in figura). Come

    detto, il risultato che si ottiene è quello di un prolungamento del valore della nota. In pratica non

    dovrai fare altro che suonare/pizzicare la corda in corrispondenza della prima nota e prolungare la

    durata del suono per un valore pari alla somma del valore delle due figure.

    La legatura di portamento è anche detta di espressione.

    Con il nostro basso, per produrre l'effetto dato dalla legatura di portamento utilizzeremo due

    particolari tecniche esecutive.

    In caso di legatura ascendente, che riguarda note di altezza ascendente, dovrai utilizzare l'Hammer

    On (H.O.).

    Viceversa, in caso di note di altezza discendente (dalla più acuta alla più grave) dovrai utilizzare il

    Pull Off (P.O.).

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    Punto e doppio punto

    Il punto è, chiaramente, un puntino posto dopo una figura o una pausa (alla sua destra). Questo

    segno produce un prolungamento della durata della nota pari alla metà del valore della nota stessa.

    Facciamo un esempio, che son sicuro ti aiuterà a comprendere meglio. Nell'immagine qui sopra c'è

    una minima puntata. Essa avrà una durata pari ad una minima più la sua metà, e cioè una

    semiminima.

    In sostanza avrai 2/4 + 1/4 = 3/4

    Altro esempio: una semiminima puntata avrà una durata pari ad una semiminima più la sua metà, e

    cioè una croma.

    In sostanza avremo 1/4 + 1/8 = 3/8

    Il doppio punto allunga la durata di una nota per un valore pari alla sua metà, più la metà della metà.

    Anche in questo caso meglio ricorrere ad un esempio: una minima con doppio punto sarà pari ad

    una minima più una semiminima più una croma.

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    In altri termini: 2/4 + 1/4 + 1/8 = 7/8

    Nel caso del doppio punto, ma anche nel caso del punto, per comprendere quanto effettivamente far

    durare una nota potrai anche andare a dedurlo per differenza.

    Guarda di nuovo l'immagine qui su.

    Senza star lì a fare calcoli, puoi immediatamente intuire che la minima con doppio punto dovrà

    durate l'intesa misura meno 1/8 (una croma) ... più semplice, non trovi?

    La sincope

    La sincope produce uno spostamento di accento dal tempo forte al tempo debole. In pratica si ha

    quando una nota che inizia sul tempo debole ha un valore che porta ad assorbire (e quindi a non

    suonare) il tempo forte.

    In altri termini, potrai riconoscere la sincope quando in una misura la prima e l'ultima figura di uno

    o più tempi hanno un valore minore rispetto alla figura o alle figure intermedie.

    La sincope sarà definita regolare quando si trova fra due note (o pause) di uguale valore. Sarà

    irregolare quando le note hanno diverso valore (terza misura dell'immagine).

    Sarà semplice quando produrrà un solo spostamento di accento e composta in caso di più

    spostamenti di accento all'interno di una stessa misura (quarta misura dell'immagine).

    In ogni caso il suono inizierà sempre sul tempo debole.

    Il contrattempo

    Concetto affine ma diverso dalla sincope è il contrattempo che è una posticipazione dell'accento

    dovuta alla presenza sistematica di una pausa nel tempo forte.

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    In sostanza, come nella sincope, nel contrattempo il suono si sposta sul tempo debole, ma, a

    differenza dalla sincope, nella parte forte il suono viene abolito dalla presenza di una pausa (nella

    sincope invece il tempo forte viene abolito dalla mancanza di attacco della nota, che si è prolungata

    a partire dal tempo debole).

    Gruppi irregolari

    Un gruppo di note è considerato irregolare quando contrasta con la divisione della battuta data dal

    tempo indicato ad inizio pentagramma.

    Una particolare figura ritmica irregolare che puoi trovare all'interno di un tempo binario è la terzina.

    La terzina, come lascia intuire il nome, è un gruppo di tre note (il caso più frequente è la terzina di

    crome) che posta all'interno di una misura binaria crea una specie di sospensione della suddivisione

    binaria. La terzina andrà infatti a dividere il tempo in tre parti uguali e non in due.

    Anziché fare riferimento a parole bisillabe, per comprendere come suonare la terzina potrai far

    riferimento a parole con tre sillabe, come ad esempio Na-po-li.

    Graficamente potrai facilmente riconoscerla perché troverai un piccolo numero 3 posto in

    corrispondenza del gruppo di tre note.

    Poiché con la terzina, come già detto, si ha una sospensione della lettura binaria del tempo, queste si

    definiscono come gruppi irregolari.

    Nel tempo composto un gruppo irregolare sarà la duina, ovvero una coppia di crome poste

    all'interno di un tempo ternario.

    Un altro tipo di gruppo irregolare è quello che risulta irregolare per formazione. A questi gruppi

    appartengono i gruppi di cinque, sette, nove note, che risulteranno appunto irregolari in qualsiasi

    battuta, indipendentemente dal tempo di riferimento.

    Shuffle o swing

    Lo shuffle è una particolare pronuncia ritmica che si sostanzia nel suonare terzinata

    una coppia di crome (è il caso in assoluto più frequente), in cui le prime due crome risultano legate.

    In pratica abbiamo una figurazione ritmica ternaria in un tempo binario.

    La coppia di crome andrà quindi letta con la tipica pronuncia "dondolante" dello shuffle.

    La scrittura formale delle particelle shuffle appesantirebbe molto la lettura di uno spartito. Questo è

    il motivo per cui si preferisce ricorre ad una leggenda posta ad inizio spartito o all'inizio di una

    battuta, nel caso in cui la pronuncia shuffle riguardasse solo quella specifica misura.

    Come leggenda si utilizza la dicitura "shuffle", "swing" oppure "swing feel" oppure una vera è

    propria chiave interpretativa come quella dell'immagine.

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    Abbellimenti: appoggiatura e acciaccatura

    Gli abbellimenti sono suoni ausiliari destinati appunto ad abbellire le note reali della linea di basso.

    I più utilizzati per noi bassisti sono l'appoggiatura e l'acciaccatura.

    Appoggiatura

    Consiste in una notina di un grado superiore o inferiore alla nota reale alla quale sottrae il valore

    che rappresenta (se siamo in una suddivisione binaria), oppure due terzi del suo valore (se siamo in

    una suddivisione ternaria).

    Acciaccatura

    Si indicherà con una notina tagliata trasversalmente e può trovarsi a qualunque intervallo superiore

    o inferiore della reale. La sua esecuzione è molto rapida e quindi alla nota reale viene sottratta sola

    una minima parte del suo valore originario.

    L'acciaccatura potrà essere anche doppia o tripla, anche se questo probabilmente è un caso che

    interessa maggiormente i chitarristi (penso al rake o a uno sweep piking).

    Lo Staccato

    Lo staccato richiede che le note siano suonate separatamente. Per indicare una esecuzione staccata,

    le note vengono puntate con un puntino posto sopra la nota.

    Le note avranno pertanto un suono di durata inferiore al loro reale valore.