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Corso di laurea in Scienze dell‟Educazione A. A. 2011 / 2012 Istituzioni di Linguistica (M-Z) Dr. Giorgio Francesco Arcodia ([email protected] ) 1. La morfologia La morfologia è la branca della linguistica che si occupa della struttura delle parole. → la morfologia ha il compito di rendere conto delle conoscenze dei parlanti rispetto alla formazione delle parole nella propria lingua (competenza morfologica) le unità fondamentali dell‟analisi morfologica sono la parola e il morfema Fonetica → fonemi → unità minime di seconda articolazione Morfologia → morfemi → unità minime di prima articolazione

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Corso di laurea in Scienze dell‟Educazione

A. A. 2011 / 2012

Istituzioni di Linguistica (M-Z)

Dr. Giorgio Francesco Arcodia

([email protected])

1. La morfologia

La morfologia è la branca della linguistica che si occupa della struttura delle parole.

→ la morfologia ha il compito di rendere conto delle conoscenze dei parlanti rispetto alla

formazione delle parole nella propria lingua (competenza morfologica)

→ le unità fondamentali dell‟analisi morfologica sono la parola e il morfema

Fonetica → fonemi → unità minime di seconda articolazione

Morfologia → morfemi → unità minime di prima articolazione

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2. La parola

La nozione di parola è intuitivamente presente alla coscienza linguistica di ogni parlante.

“Le mot, malgré la difficulté qu‟on a à le définir, est une unité qui s‟impose à l‟ésprit,

quelque chose de centrale dans le mécanisme de la langue” (Saussure, F. De, 1916, Cours de linguistique générale, Parigi, Payot; edizione italiana a cura di Tullio De Mauro,

1967, Bari, Laterza)

Es.: Luca ha telefonato a Giovanna → quante parole?

Ciò che viene considerato “parola” in una lingua può non corrispondere ad una parola in

un‟altra lingua:

il ragazzo ha dato una rosa a Maria → otto parole

puer dedit rosam Mariae → quattro parole

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Variazione interlinguistica della “parola”:

Italiano a vs. precipitevolissimevolmente

Nederlandese brandweerladderwagenknipperlichtinstallatiemonteurs

„meccanici per l‟installazione di luci lampeggianti per le scale della macchina dei

pompieri‟

Tedesco Donaudampfschiffartgesellschaft „società di navigazione di battelli a vapore del

Danubio‟

Swahili: nitakupenda „io ti amerò‟

Eschimese siberiano (Yupik) iqalussuarniariartuqqusaagaluaqaagunnuuq

„è stato detto che abbiamo avuto l‟ordine tassativo di andare fuori a pescare pescecani‟

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Esempi di definizione 'classica':

"Una parola può essere definita come l'unione di un significato particolare ed un

complesso di suoni particolare che possa avere un particolare uso grammaticale" (discusso in: Lyons, J., 1968, Introduction to Theoretical Linguistics, Cambridge: CUP, traduzione mia)

→ condizione necessaria ma non sufficiente: non esclude strutture come a new book, o

elementi di significato come prefissi (un−) e suffissi (−able)

"Una parola, quindi, è una forma libera che non sia costituita interamente da (due o più)

forme libere; in altre parole, una parola è una forma libera minima" (Bloomfield, L., 1933, Language, New York: Holt, traduzione mia)

→ condizione sufficiente ma non necessaria; solitamente, non usiamo una congiunzione

come e o una preposizione come tra in isolamento, ma il parlante medio considera anche

tali elementi 'parole'

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2.1 Parola 'ortografica'

Nella nostra tradizione grammaticale, la “parola” è stata spesso fatta coincidere con

l‟unità che è compresa tra due spazi bianchi in un testo scritto

→ molte delle lingue del mondo, come sappiamo, non hanno un sistema di fissazione

grafematica, ovvero sono lingue “solo parlate”; tale criterio sarebbe, dunque,

inapplicabile (N.B.: alcune lingue non scritte non hanno un termine per 'parola')

→ la spaziatura grafica non è presente in tutti i sistemi di scrittura; ad esempio, nel

sistema cinese le parole non sono separate da spazi (字 zì „carattere‟ vs. 詞 cí „parola‟)

愛情 兩 個 字 好 辛苦

àiqíng liǎng ge zì hǎo xīnkǔ

amore due CLF carattere molto fatica

„l‟amore, due caratteri ma tanta fatica‟ → una sola parola!!

→ la spaziatura tra unità non è sempre coerente; cf. ingl. on line vs. on-line vs. online, it.

capostazione vs. pesce spada, buon giorno vs. buongiorno, buona sera vs. buonasera, it.

pesce sega vs. ingl. sawfish, it. mi chiami vs. chiamami

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2.2 Parola fonologica

Una parola fonologica è una sequenza di una o più sillabe avente autonomia dal punto di

vista fonologico

Es.: una forma come tagliaerba dal punto di vista fonologico è costituita da due unità

distinte, caratterizzate da due accenti (['taλ:a'εrba])

→ i clitici (it. mi, ti, lo, le, ci…) sono elementi che non hanno autonomia fonologica (non

hanno accento indipendente) e non possono quindi essere considerati parole (fonologiche).

Es.: Giovanna lo chiamò a gran voce

→ in una frase come il capostazione razionalizzerà il sistema dei turni possiamo contare

7 parole: #il#, #capostazione#, #razionalizzerà#, #il#, #sistema#, #dei#, #turni#; in realtà,

dal punto di vista fonologico, le parole sono solo 4: #capostazione#, #razionalizzerà#,

#sistema#, #turni#

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Regole fonologiche che hanno come dominio di applicazione la parola:

s → [+sonoro]/V__V (italiano settentrionale)

→ ['kaza] ['kɔza] ['meze]

→ ['tokka'sana] ['buɔna'sera] ['peʃ:e'sega]

Accento come marca di confine di parola → valido solo per le lingue ad accento fisso

Es.: francese → accento sull'ultima sillaba → l'accento segnala la fine di una parola

→ ma: elle est petit → [ɛlɛp'tit] → accento unico

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2.3 Parola morfosintattica

Una parola morfosintattica è definita sulla base di quattro criteri:

(a) coesione interna: sono parole gli elementi linguistici che non possono essere

interrotti mediante l‟aggiunta di altro materiale linguistico;

(b) coesione interna/2: l'ordine dei morfemi all'interno della parola è fisso, non variabile;

(c) mobilità: sono parole gli elementi linguistici che possono spostarsi all‟interno di una

frase (conformemente alle regole della lingua in questione);

(d) isolabilità: sono parole gli elementi linguistici che possono occorrere da soli, cioè che

possono costituire un enunciato (ad es. in risposta a domande).

→ Criterio aggiuntivo di ordine prosodico:

(e) pausabilità: sono parole gli elementi linguistici che possono essere preceduti e seguiti

da una pausa, ma non interrotti.

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Esempi:

leone

(a) *lteone, *lieone

(b) leone, ma *eleon

(c) “un leone è passato”, “è passato un leone”

(d) “Come si chiama l’animale che ruggisce?” “Leone”

(e) Δleone Δ, *lΔeone o *leoΔne (Δ = pausa)

N.B.: '*' indica agrammaticalità (parola o frase non accettabile)

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il

(a) *iol, *ial

(b) elemento privo di struttura interna

(c) legato all'ospite

(d) Cosa cerchi? *Il.

(e) *iΔl; essendo tuttavia privo di accento, non pare possibile che sia seguito da una pausa

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luna di miele

(a) *luna di dolce miele

(b) *di miele luna, *era di miele la luna

(c) sono andato in luna di miele, la luna di miele è stata costosissima

(d) Come lo chiamate il viaggio di nozze? Luna di miele.

(e) ?luna Δ di miele

N.B.: '?' indica accettabilità dubbia

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2.4 Criteri di massima per l'identificazione delle parole

Parola come "minima combinazione di elementi minori dotati di significato, i morfemi

(...), costruita spesso (ma non sempre) attorno a una base lessicale (...), che funzioni come

entità autonoma della lingua e possa quindi rappresentare isolatamente, da sola, un segno

linguistico compiuto, o comparire come unità separabile costitutiva di un messaggio"

(Berruto, G. & Cerruti, M., 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino: UTET)

(1) ordine fisso dei costituenti (morfemi), che non può essere alterato né con

commutazioni, né con l'inserimento di materiale linguistico;

(2) possibilità di essere preceduta e/o seguita da una pausa;

(3) essere separata (o separabile) nell'ortografia;

(4) essere caratterizzata da un unico accento primario, avere pronuncia non interrompibile

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(1) (2) (3) (4)

leone sì sì sì sì

il sì no sì no

luna di miele sì sì sì no

→ parole più o meno prototipiche (diversi gradi di appartenenza)

→ la parola è un primitivo della teoria morfologica, una nozione sulla quale c‟è accordo

intuitivo, ma per la quale non è possibile approfondire l‟analisi

(Scalise, S. & Bisetto, A., 2008, La Struttura delle Parole, Bologna, Il Mulino)

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3. Il morfema

Il morfema è la più piccola unità linguistica dotata di significato → unità minima di

prima articolazione

Ess.: il, di, bell-a, can-e, frustr-a-t-i…

→ i morfemi sono gli “elementi dotati di significato” identificabili entro la struttura delle

parole

→ diversamente dalla parola, il morfema ha una minore evidenza intuitiva, ma è più

semplice da definire nella teoria:

"Morfema è dunque l'unità minima di prima articolazione, il più piccolo pezzo sdi

significante di una lingua portatore di un significato proprio, di un valore e una funzione

precisi e inividuabili, e riusabile come tale" → associazione minima di significante e

significato

(Berruto, G. & Cerruti, M., 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino: UTET)

→ il significato di una parola (semplificando) è dato dalla combinazione dei significati

dei morfemi che la compongono

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Struttura di una parola come concatenazione di morfemi:

cane → can‒ „animale domestico della famiglia dei canidi‟ + e „singolare‟

cani → can‒ „animale domestico della famiglia dei canidi‟ + i „plurale‟

stradale → strad− 'via di comunicazione' + −al− 'aggettivo relativo a' + '−e' 'singolare'

Livelli di analisi:

Unità minime di seconda articolazione: fonemi → /k/ /a/ /n/ /e/

Unità di prima articolazione: parole → cane

Unità minime di prima articolazione: morfemi → can−, −e

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Una parola può essere composta da:

un morfema → parola monomorfemica

Ess.: it. uno, bar, sempre; ingl. boy, tall, green…

due o più morfemi → parole bimorfemiche, trimorfemiche…

Ess.: it. tavol-o, bass-e, dolc-issim-o, industri-al-izz-a-zion-e…

Scomposizione in morfemi:

tram → #tram# parola monomorfemica

indesiderabile → #in-desider-a-bil-e#

vinaio → #vin-ai-o#

riformulazione → #ri-formul-a-zion-e# (N.B.: “#” indica „confine di parola‟)

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3.1 Morfemi e morfi

Il morfema è la più piccola unità linguistica dotata di significato.

→ in realtà, il morfema è un‟unità del livello astratto; un morfema viene rappresentato

fonologicamente, realizzato concretamente da (allo)morfi

Fonologia Morfologia

Livello astratto Fonema Morfema

Livello concreto (allo)foni (allo)morfi

Morfo = “ogni elemento di significante segmentabile all‟interno di una parola”

(Basile, G. et al., 2010, Linguistica generale, Roma, Carocci)

Morfema = unità di significato e significante a livello sistemico, di langue → realizzato

concretamente da (allo)morfi

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Allomorfo: forma variante di un morfema in distribuzione complementare con un altro

morfo (o altri morfi) equivalenti

Es.: inutile

illogico → in‒ „non X‟

impossibile

irrilevante

→ cf. la nozione di allofono; gli allomorfi non compaiono mai negli stessi contesti

Il morfema del plurale nominale in inglese ha tre forme (allomorfi)

significante significato

book-s [s] [s]

girl-s [z] → [z] {Plurale}

hors-es [ɪz] [ɪz]

→ due o più forme possono dirsi allomorfi di uno stesso morfema se hanno uguale

funzione e si trovano nella stessa posizione nella parola

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Ad un solo morfo possono corrispondere più significati:

Ess.: Sergio parla molto lentamente

#parl-a#

significante significato

{Presente}

-a {Indicativo}

{3° Persona}

{Singolare}

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Ess.: Sergio è simpatico

#è#

significante significato

{essere}

{Presente}

è {Indicativo}

{3° Persona}

{Singolare}

→ Un morfo a cui corrispondono più significati è detto morfo cumulativo; l‟insieme dei

morfemi rappresentati da un unico morfo viene definito pacchetto morfemico

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Morfemi amalgamati: fusione di due morfemi in cui i costituenti originali non sono più

riconoscibili → tipo di morfema cumulativo

Ess.: francese au < à + le

italiano i < l− + −i

Morfi vuoti: morfi privi di significato

Es.: am-a-re, tem-e-re, dorm-i-re

am-a-v-o AMARE-?-imperfetto-1° p.s. am-a-te AMARE-?-2° p.p.

tem-e-v-o TEMERE-?-imperfetto-1° p.s. tem-e-te TEMERE-?-2° p.p.

dorm-i-v-o DORMIRE-?-imperfetto-1° p.s. dorm-i-te DORMIRE-?-2° p.p.

→ vocali tematiche: hanno un significante stabile, posizione fissa, ma non significato; la

loro funzione è quella di indicare la classe di coniugazione del verbo (1°, 2°, 3°)

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3.2 Classificazione funzionale dei morfemi

Morfemi lessicali: veicolano il significato “generale” di una parola, il loro significato non

dipende dal contesto

Ess.: can-e, can-i, tram, desider-a, gatt-o, formul-a-re

→ costituiscono una classe aperta

vs.

Morfemi grammaticali: veicolano valori grammaticali (numero, genere, tempo, modo…);

il loro significato è, in parte, legato al contesto

Ess.: tram, desider-a, gatt-o, elimin-a-zion-e

→ cfr. di: il cane di Paolo vs. la farfalla di carta

→ costituiscono una classe chiusa

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Tipi di morfemi grammaticali:

Morfemi flessivi (o flessionali): contribuiscono a produrre le diverse forme di una stessa

parola

Ess.: parl-o, bell-a

→ espressione obbligatoria di un certo inventario definito di categorie grammaticali

(numero, genere, tempo, etc.)

Morfemi derivazionali: servono a formare nuove parole a partire da parole (o morfemi

lessicali) esistenti

Ess.: in-desider-a-bil-e, ri-formul-a-zion-e

→ la derivazione non è obbligatoria: cfr. spiegazione, giustificazione, *giudicazione

→ i morfemi derivazionali possono esprimere valori diversissimi da lingua a lingua, il

loro inventario è potenzialmente illimitato → tuttavia, alcuni significati sono più

ricorrenti di altri (morfemi di agente, nomina actionis, etc.)

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Morfemi liberi vs. morfemi legati

Morfemi liberi: possono ricorrere da soli in una frase

Ess.: tram, ieri, quando, oggi...

→ possiamo dire che tutte le parole monomorfemiche sono anche morfemi liberi

vs.

Morfemi legati: non possono essere usati in isolamento, devono sempre combinarsi con

altri morfemi per formare una parola (eccezione: enunciati metalinguistici, come in‒ è

un morfema legato, etc.)

Ess.: in-, -bil-, cas-a, alt-o, gatt-i…

N.B.: le parole funzione (articoli, pronomi personali, preposizioni, congiunzioni)

rappresentano una categoria problematica → classe chiusa, composta in parte da elementi

dal valore ambiguo tra lessicale e grammaticale

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N.B.: lessicale ≠ libero, grammaticale ≠ legato:

lessicale grammaticale

libero ing. chair ing. will (marca di futuro)

legato it. cas‒ it. ‒a (femminile singolare)

In italiano, solo le parole invariabili sono monomorfemiche; in inglese, la situazione è

diversa

#dog# → parola monomorfemica, morfema lessicale libero

#dog-s# → un morfema lessicale libero e un morfema grammaticale legato

→ in inglese, informazioni quali il numero (singolare vs. plurale) vengono codificate su

parole (morfemi liberi), in italiano su radici (morfemi legati), quali tavol-, bell-, etc.