La minaccia terroristica di matrice islamica

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20131 Milano - Via Stradivari, 7 Poste Italiane Spa Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Perugia 655 Settembre 2015 Divorzio & sindrome da alienazione genitoriale di Franco Poterzio Quando il gender diventa ideologia di Franco Olearo Il nodo non sciolto nella Dottrina sociale della Chiesa di mons. Giampaolo Crepaldi Giacomo Biffi, italiano cardinale del card. Carlo Caffarra La minaccia islamica del terrorismo di Roberto Rapaccini Eutanasia. Il medico: cinismo o speranza? di Milly Gualteroni Il Vangelo della croce & della gioia di Vittorio Messori La scrittura tra crisi & sogno di Alessandro Rivali

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La minaccia terroristica di matrice islamica

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20131 Milano - Via Stradivari, 7

Poste Italiane Spa Spedizione in a.p.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004

n. 46) art. 1, comma 2, DCB Perugia

655Settembre

2015

Divorzio & sindromeda alienazionegenitorialedi Franco Poterzio

Quando il genderdiventa ideologiadi Franco Olearo

Il nodo non scioltonella Dottrina sociale della Chiesadi mons. Giampaolo Crepaldi

Giacomo Biffi,italiano cardinaledel card. Carlo Caffarra

La minaccia islamicadel terrorismodi Roberto Rapaccini

Eutanasia. Il medico:cinismo o speranza?di Milly Gualteroni

Il Vangelo della croce& della gioiadi Vittorio Messori

La scritturatra crisi & sognodi Alessandro Rivali

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N° 655

L’ondata devastante del senso di impotenza

Il nodo non sciolto nella Dottrina sociale della Chiesa

Divorzio & sindrome da alienazione genitoriale

La scrittura tra crisi & sogno

Diritto. Può una sentenza modificare la Costituzione?

Piazza San Pietro. Il web per il Giubileo

Scuola. Quando il gender diventa ideologia

Piazza Quadrata. «Aquila bollita» & altri aforismi

Eutanasia. Il medico: cinismo o speranza?

In memoriam. Giacomo Biffi, italiano cardinale

Mariologia. Il Vangelo della croce & della gioia

Invito alla lettura. Richard Matheson, dai libri ai film

Musica. Il fado, «uno stato dell’anima portoghese»

Teatro. Due guerre, tra neve & marce forzate

Finanza. Europa, Usa & la «bolla cinese»

Internazionale. La minaccia islamica del terrorismo

Osservatorio d’Europa. Tragedia greca, Atto II

Architettura. Progettare lo spazio del sacro

Interviste. Tra angeli & demoni, a Taormina

Cruciverba d’autore

Ares news. Storia della Chiesa, mariologia, psicologia

Libri & libri

Doppia Classifica. Libri venduti & libri consigliati

Fax & disfax. Malcom X dopo Charleston

Inquietovivere

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Editoriale

Mons. Giampaolo Crepaldi

Franco Poterzio

Alessandro Rivali

Roberto Giorni

Aldo Maria Valli

Franco Olearo

Dino Basili

Milly Gualteroni

Card. Carlo Caffarra

Vittorio Messori

Claudio Mereghetti

Ángel García Prieto

Vincenzo Sardelli

Stefano Masa

Roberto Rapaccini

Giovanni Livi

Leonardo Servadio

Claudio Pollastri

Florio Fabbri

Matteo Andolfo

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Mauro Manfredini

Franco Palmieri

Guido Clericetti

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Un numero per sostenere il Suo e il nostro impegno culturale:

00980910582È il codice fiscale dell’Ares, Associazione Ricerche e Studi, editrice di «Studi cattolici»,

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Al rientro dalle vacanze, forse nella situazione spi-ritosamente ritratta nell’Inquietovivere di Guido Clericetti,che chiude il fascicolo (p. 680), offriamo ottanta pagine tut-te da leggere. In apertura, mons. Giampaolo Crepaldi, ve-scovo di Trieste, sostiene che il nodo non ancora sciolto nel-la Dottrina sociale della Chiesa è l’atteggiamento nei con-fronti della secolarizzazione, la cui portata non è stata ade-guatamente valutata, anche da parte cattolica (p. 604). lL’omelia che il card. Carlo Caffarra ha pronunciato alle ese-quie del card. Giacomo Biffi (foto), suo predecessore allaguida dell’arcidiocesi di Bologna, è anche un profilo umanoed ecclesiale dell’indimenticabile teologo e pastore che hasempre seguito con simpatia e amicizia le attività di Studicattolici e delle Edizioni Ares (p. 638).

Mentre gli scienziati discutono se considerarecome nuova malattia mentale la «Sindrome da alienazio-ne genitoriale (PAS)», lo psichiatra Franco Poterzio analiz-za in dettaglio le ricadute dei fallimenti matrimoniali sul-l’equilibrio psico-affettivo dei figli (p. 610). l FrancoOlearo mette in guardia sulle possibili infiltrazioni dell’i-deologia gender nelle scuole, nonostante le assicurazionidel ministro Giannini (p. 632).

La scrittura tra crisi & sogno è il bel titolo delsaggio in cui il poeta Alessandro Rivali spiega perché eper chi scrivere (p. 619). l Claudio Mereghetti invita aleggere i romanzi di Richard Matheson, che non sono sol-tanto il canovaccio dei thriller cinematografici che ne so-no stati tratti (p. 644). Il fascino culturale del fado cheAmalia Rodrígues (foto) ha fatto conoscere al mondo èraccontato da Ángel García Prieto a p. 646.

A p. 640 l’intensa prefazione di Vittorio Messori alvolume di Edouard Sinayobye sulla prima e finora unica ap-parizione della Madonna (foto) in terra africana riconosciutadalla Chiesa, a Kibeho (Ruanda). l Le responsabilità deimedici nei suicidi «assistiti» sono tematizzate a p. 636 daMilly Gualteroni, il cui romanzo autobiografico Strappa-

ta all’abisso è in uscita presso le Edizioni Ares.

«Può una sentenza modificare la Costituzione?» è ladomanda, con articolata risposta, che Roberto Giorni pone ap. 626 a proposito di discutibili e discusse sentenze della Cor-te costituzionale in materia di Unioni civili tra persone dellostesso sesso.

La minaccia islamica del terrorismo è spiegata a p.652 da Roberto Rapaccini che per anni si è occupato pressola Commissione europea delle strategie comunitarie per ilcontrasto al terrorismo. l Dal suo Osservatorio d’Europa,Giovanni Livi punta il cannochiale sugli sviluppi della cri-si greca (p. 656).

SETTEMBRE 2015ANNO 59°

Mensile di studi e attualità20131 Milano - Via A. Stradivari, 7

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DIRETTORE RESPONSABILECesare Cavalleri

CAPOREDATTORERiccardo Caniato

SEGRETARI DI REDAZIONEMilano: Alessandro RivaliRoma: Franco Palmieri

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Fino al 2000 il terrorismo erapercepito in Europa come un’e-mergenza esclusivamente nazio-nale. In particolare, la Spagna sitrovava a fronteggiare il terrori-smo autonomista basco, mentre ilRegno Unito era impegnato nelleproblematiche di ordine pubblicodell’Irlanda del Nord. Il terrori-smo di matrice islamica, già at-tentamente seguito negli StatiUniti, non era considerato in Eu-ropa una questione di rilevanzacomunitaria. Le iniziative del-l’Unione europea si esaurivanonel monitorare le situazioni na-zionali degli Stati membri.L’attacco agli USA nel settembredel 2001 ha evidenziato che ilterrorismo di matrice islamicacostituiva una minaccia di prima-ria importanza per tutto il mondooccidentale, Europa compresa,come poi i tragici attentati di Ma-drid (2004) e di Londra (2005)hanno drammaticamente dimo-strato. L’approccio dell’intelli-gence nei confronti del terrori-smo è diverso da quello verso lacriminalità organizzata. Anchequest’ultima, per essere efficace-mente contrastata, deve essereoggetto di esame e di studio. Tut-tavia si deve considerare che i fe-nomeni eversivi sono in genere ilprodotto sbagliato di un’ideolo-gia e quindi per la loro preven-zione e repressione il momentodell’analisi è di prioritaria impor-tanza; l’analisi, per essere effica-ce, richiede un approccio globa-le, prudente ed equilibrato. Inproposito, la società islamica èpermeata da una religione parti-colarmente invasiva che esprimeun’istanza di radicale trasforma-zione delle istituzioni in senso

confessionale: pertanto, anche seIslàm e terrorismo non possonoessere considerate entità diretta-mente correlate fra loro, tuttaviasi rileva che la fede musulmanapersegue un progetto politico chepuò costituire un facile terrenoper l’insorgere di manifestazioniviolente. Va precisato preliminar-mente che, nell’analizzare il rea-le atteggiamento dell’Islàm neiconfronti dell’Occidente, unadifficoltà in cui ci si imbatte è co-stituita dal suo carattere disomo-geneo. La religione islamica, in-fatti, non può essere consideratauna monade dai tratti definiti, inquanto si articola in molte con-fessioni che assumono posizionispesso divergenti fra di loro.

Il terrorismo di matrice islamicacostituisce un modo per attuare ilJihad (per analogia con la linguaaraba nella traduzione italiana sipreferisce dare alla parola il gene-re maschile). Il termine vienespesso tradotto «guerra santa» in-tendendo con esso il ricorso col-lettivo alla violenza per la sotto-missione degli infedeli. In realtà,il ter mine jihad nell’arabo stan-dard significa genericamente«massimo sforzo» ed è seguitospesso dall’espressione fi sabilAllah, cioè «lungo il sentiero diDio»; pertanto, con la locuzionedovrebbe rettamente intendersi lalotta interiore e individuale che ilfedele sostiene in ogni momentodella vita per predisporsi allacomprensione dei misteri divini eper resistere alle pulsioni estranee

o contrarie alla morale religiosa.Peraltro, «guerra santa» in arabonon si dice jihad ma al Harb alQdsiyah. Se si attribuisce al ter-mine jihad il significato di unamobilitazione collettiva per la di-fesa dell’Islàm, con la fine delCaliffato nel 1924 si è posto ilproblema di quale autorità, inquanto guida della comunità mu-sulmana, la po tesse dichiarare. Inassenza di un califfo, solo i leaderpolitici musul mani potevano es-sere depositari di questo potere;restava però problematica l’indi-viduazione concreta di quale lea-der musulmano potesse essereconsiderato un primus inter pa-res. Scavalcando l’autorità politi-ca degli Stati musul mani o quelladei capi religiosi, al-Qaeda primae ora l’ISIS sembrano essersi attri-buiti il potere di proclamare il ji-had contro i governi giudicati an-ti-islamici, filo-occidentali osemplicemente corrotti e miscre-denti; le loro iniziative terroristi-che, infatti, non hanno general-mente finalità localistiche (cioèstrategicamente limitate all’im-patto nel contesto regionale nelquale vengono compiute), ma siproclamano strumento di un pro-getto geo politico più ampio. Lamaggior parte delle aggregazioniterroristiche di matrice islamica,invece, persegue fini limitati alterritorio in cui si realizzano.

La pubblicazione del Rapportoannuale (relativo al 2014) sulTerrorismo nel Mondo da partedel Dipartimento di Stato ameri-

INTERNAZIONALE

La minaccia islamica del terrorismo

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Il Jihad

La strategia

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cano contiene un dato apparente-mente banale: la brutalità delloStato islamico (più comunementedetto ISIS) pone il gruppo jihadi-sta davanti ad al-Qaeda comeleader del terrorismo glo ba le.Questa affermazione offre lospunto per alcune riflessioni sul-le strategie dei gruppi violentieversivi. L’iniziativa criminaledei movimenti di matrice islami-ca, che spesso ha carattere suici-da, avviene generalmente inmezzo alla popolazione causandoin maniera indiscri minata moltemorti innocenti. Tale modalitànon è casuale: queste iniziative,che generano un rischio al qualesono esposti tutti gli appartenentialla comunità civile in manieraindifferenziata, creano un senti -mento generale di insicurezza epaura. Diversamente si è rilevatoche molti movimenti terroristicidi ispirazione non islamica piani-ficano atti criminali in modo dacolpire solo obiettivi predetermi-nati (come, per esempio, proget -tare l’uccisione di personalitàistituzionali o politiche), evitan-do accuratamente il coinvolgi-mento indiscriminato di civili.Questa attenzione nei confrontidella comunità è finalizzata aevitare che il movimento terrori-stico sia destinatario di una diffu-sa ostilità. In questo modo, infat-ti, l’organizzazione eversiva evi-ta il generale dissenso dell’opi-

nione pubblica che ancora non hamaturato una posizione pre cisasulle questioni socio-politicheche sono alla base delle iniziativecriminose. Un esempio della fon datezza diquesta riflessione erano le moda-lità esecutive delle azioni dell’E-TA, l’organizzazione terroristicache lotta per l’indipendenza delpopolo basco e che ora sembraaver abbandonato la strategiaviolenta. Le iniziative eversive diquesto movimento cercavano dinon colpire civili estranei, perevitare di ge nerare un diffusosentimento di terrore, che avreb-be avuto come conseguenza unagenerale avversione, concretoostacolo dei negoziati con le isti-tuzioni. Un movimento terroristi-co, quando agisce con questacautela, evita di perdere il con-senso delle persone moderate chesimpatizzano o sono indifferentialle fina lità che esso si propone;nello stesso tempo, però, gli atticriminali continuano a esercitareuna pressione sull’apparato go-vernativo per conseguire unobiettivo pratico come l’indipen-denza, o una maggiore autono-mia della comunità, o una speci -fica composizione di interessi.Diversamente, l’iniziativa terro-ristica di matrice islamica crea ungenerale senso di paura che con-segue all’ampio e indiscriminatocoinvol gimento di civili; questa

modalità esecutiva radicalizza ilconflitto con il mondo occidenta-le, manifestando una mancanzadi interesse per il raggiungimen-to di una pacificazione.

Il reclutamento di jihadisti in Eu-ropa è in aumento. È una questio-ne complessa che non può esseresottovalutata riducendo questicasi a situazioni di mancata inte-grazione di nuovi immigrati. Ilfenomeno riguarda anche i neo-convertiti di nazionalità occiden-tale, nonché i così detti home-grown, gli immigrati di secondagenerazione, cioè quelli nati ecresciuti in Occidente. Risultanoirrilevanti le classi sociali di ap-partenenza: alcune ricerche so-ciologiche hanno evidenziato lafalsità del luogo comune secondoil quale il terrorista sarebbe indi-gente o proveniente da classi di-sagiate; è emerso che alcuni re-sponsabili di azioni criminose dimatrice islamica avevano com-pletato gli studi universitari, altriavevano un lavoro fisso, in alcu-ni casi di buon livello. In passatol’arruolamento di potenziali ter-roristi avveniva attraverso l’avvi-cinamento al radicalismo islami-co in seno all’ambiente famiglia-re o mediante amici. Se il giova-

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Gli euro-jihadisti

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turo alternativo. Da allora, perchi come me è cresciuto nel con-testo politico della guerra fredda,la contrapposizione che si andavadelineando fra il mondo islamicofondamentalista e l’Occidentesostituiva il vuoto creato dal crol-lo dell’Unione Sovietica. Diven-tavano famigliari termini comejihad. Da allora l’Islàm è divenu-to una realtà geopolitica contrap-posta a un Occidente agnostico(impropriamente definito «cri-stiano» dalla propaganda fonda-mentalista). I Paesi islamici usci-vano da una pregressa «eclissedel sacro». Questo cambiamentoepocale, malinteso, è stato terre-no fertile per la genesi della mi-naccia fondamentalista e terrori-sta di matrice islamica.

L’accordo firmato il 14 luglio do-po lunghe trattative fra i cosid-detti «5 + 1» (ovvero i Paesimembri permanenti del Consi-glio di sicurezza dell’ONU + laGermania, mandatari della co-munità internazionale) e l’Iran hauna grande portata storica conprobabili riflessi sulla minacciaterroristica di matrice islamica.L’Iran, infatti, è considerato unostato sponsor del terrorismo, inquanto impegnato in comporta-menti pericolosi e destabilizzantinella regione mediorientale: con-tribuisce a sostenere il regime diAssad in Siria, sostiene Hezbol-lah in Libano e Hamas nella Stri-scia di Gaza, aiuta i ribelli Hou-thi in Yemen. L’intesa ha avutocome oggetto principale il con-trollo del programma nucleareiraniano: gli enti preposti sarannomessi in grado di verificare chesia rivolto a scopi civili, con lacontropartita della rimozione del-le sanzioni che gravano sullo Sta-to persiano. L’evento comporteràin primis l’immissione di mi-gliaia di barili di petrolio irania-no sul mercato, con caduta delprezzo e altri effetti non del tutto

tato della sua effimera propensio-ne alla facile certezza. Probabil-mente, più o meno consapevol-mente, alcuni giovani avvertonoche l’insicurezza generata dallacrisi di identità possa superarsiattraverso l’inserimento in ungruppo coeso dalla fede.

L’attualità ci ha abituato a consi-derare fisiologico il confrontopolitico con i Paesi islamici. Inrealtà i miei coetanei sanno chequesta situazione ha un’originerecente. Fino agli anni ’70, infat-ti, la cultura musulmana era og-getto di attenzione solo per glistudiosi della materia, mentre lamaggior parte delle persone, im-mersa nel proprio etnocentrismo,guardava con distacco e con su-perficiale curiosità a un mondocaratterizzato da consuetudinicosì diverse dalle nostre; il lorointeresse si concentrava esclusi-vamente sulle apparenze, sullesovrastrutture, sugli aspetti esoti-ci. Gli arabi che allora immigra-vano nei Paesi europei cerca vanodi integrarsi abbandonando spon-taneamente l’abitudine a por tareindumenti tradizionali, mentreattualmente il ritorno all’uso delniqab, dello chador, del burqa edel qamis è diventato un mezzoper manifestare il rifiuto all’omo-logazione occidentale. L’Islàm,in quei tempi, non aveva una va-lenza politica; nella Turchia, findai tempi di Kemal Ataturk, enell’Iran, governato dalla fami-glia Palhevi, erano in atto proces-si di modernizzazione e di occi-dentalizzazione, mentre nei Paesiarabi, a cominciare dall’Egitto diNasser, si affermava un sociali-smo di stampo laico. La situazione è cominciata acambiare nel 1979 con la Rivolu-zione Iraniana di Khomeini, cheindicava una «via musulmana alfuturo», che non coincideva conun ritorno al passato, ma al con-trario aspirava a costruire un fu-

ne si mostrava sensibile, venivaresa più incisiva la sua formazio-ne per farne un mujaheddin, cioèun combattente jihadista. L’am-biente privilegiato per queste ini-ziative erano le moschee, che nonsono solo luoghi di culto, ma an-che contesti nei quali a livello lo-cale si articola una parte signifi-cativa della vita sociale, si svol-gono eventi conviviali, si rinfor-zano i sentimenti di solidarietàfra musulmani. La visione inte-gralista – generalmente di tiposalafita – indotta nel giovane co-stituisce un terreno fertile perchési formi il convincimento dell’e-sistenza di un dovere di andare acombattere in Siria o in Iraq persostenere l’ISIS (lo Stato islami-co), punta esponenziale del jihadglobale. A questa fase segue ilcontatto diretto con un membroattivo dell’eversione per dare se-guito alle aspirazioni del neo-af-filiato fornendogli anche il ne-cessario supporto materiale. At-tualmente questa prassi è divenu-ta più rischiosa e meno efficace aseguito delle attività preventivedell’intelligence, e si è aggiuntala propaganda sul web di predica-tori particolarmente carismatici.Più precisamente il contatto di-retto con esponenti dell’integrali-smo probabilmente continua adavvenire nelle moschee o in am-bienti collegati, ma i siti web e isocial network assicurano effica-cemente la promozione del radi-calismo. Il ricorso a Internet con-sente di estendere il reclutamentoanche a giovanissimi. I siti sonopreparati molto accuratamente,con video e immagini finalizzatia suscitare il rifiuto della culturaoccidentale, traditrice e infedele,e a considerare la guerra a soste-gno dei fratelli islamici in diffi-coltà un obbligo per il vero cre-dente. Il reclutamento di jihadistinon è un fenomeno di massa, maè limitato a quei giovani partico-larmente disorientati dal relativi-smo dominante. L’ISIS, con il suoefficace apparato propagandisti-co, fornisce come alternativaprincìpi saldi che sono il precipi-

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Genesi della minaccia

L’accordo sul nucleare iraniano

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ipotizzabili: per quanto l’econo-mia (quella finanziaria e nonquella reale) governi con le sueregole il mondo, l’intesa ha unvalore che va ben oltre le leggidella finanza. L’Iran, infatti, escedall’isolamento nel quale lo ave-vano relegato l’embargo e l’in-terruzione delle relazioni com-merciali, per tornare a essere uninterlocutore «normale» dell’Oc-cidente. Nell’attuale contestogeopolitico si tratta di una grandenovità: l’Iran potrebbe essere, inprospettiva, quell’alleato strate-gico nel mondo islamico di cuil’Occidente ha un bisogno vitale.Innanzitutto, la sua adesione al-l’Islàm di tipo sciita lo rende unpartner affidabile per contrastarel’ISIS e soprattutto le ambiguitàdel mondo islamico sunnita, i cuiatteggiamenti di condanna delloStato islamico spesso non corri-spondono ai fatti: componentidelle monarchie sunnite del Gol-fo, infatti, forniscono un suppor-to economico, militare e politicoal fondamentalismo che ha la suapunta esponenziale nell’ISIS.Inoltre, l’attuale governo dellaRepubblica islamica iraniana èsolido, moderato e riformista, esta riprendendo in considerazio-ne i progressi nel campo delle li-bertà civili che furono obiettividel passato leader Khatami che,con la sua presidenza, fece pen-sare all’avvento di una possibileprimavera iraniana, abortita conl’ascesa di Ahmadinejad. La po-polazione persiana nella sostanzaè secolarizzata e conserva unsubstrato culturale occidentale.Tuttavia non si deve dimenticareche la complessa architettura adoppio binario del Paese prevedeal governo, oltre al vertice civiledel presidente Rouani, un caporeligioso, l’ayatollah Khamenei,espressione dello spirito conser-vatore teocratico, e reale freno alprogresso.Israele considera l’accordo ungrave errore: l’Iran è oggettiva-mente una minaccia dal punto divista militare. Tuttavia i tempisono maturi per la stabilizzazione

e la normalizzazione delle rela-zioni di Israele con il mondo ara-bo attraverso l’implementazionedegli accordi di Oslo. Nell’avercondotto le trattative va ricono-sciuto a Barack Obama, destina-tario di un premio Nobel per lapace assegnato a scatola chiusa,di aver portato a termine questoprogetto nell’ostilità manifesta diIsraele e in quella meno apparen-te delle tradizionali alleate mo-narchie saudite che temono l’a-scesa della potenza iraniana nellaregione medio-orientale. In con-clusione, l’Iran è stato in passatouna centrale del terrorismo finan-ziando movimenti sciiti, in parti-colare Hezbollah, e sunniti, se-gnatamente Hamas: l’integrazio-ne nel contesto geopolitico inter-nazionale renderà molto difficileil perpetuarsi di queste iniziative.

Nel giugno del 2014 Abu Bakral-Baghdadi, noto come lo«sceicco invisibile», fu procla-mato califfo dell’ISIS, l’autopro-clamatosi Stato islamico nei ter-ritori occupati di Siria e Iraq, conlo scopo di estendere la propriaautorità su tutte le terre abitatedai musulmani. I rapporti tra ISISe al-Qaeda non sono chiari: si èparlato sia di una loro rivalitànella leadership del jihadismoglobale – anche in relazione auna loro diversa visione strategi-ca in quanto al-Qaeda attribuiscepriorità all’attacco contro il ne-mico esterno, cioè contro l’Occi-dente, mentre l’ISIS rivolge la suaattenzione a un progetto di omo-logazione dell’universo musul-mano secondo i propri dettami –sia di alleanza o, più precisamen-te, di una loro possibile fusione(al-Qaeda sembrerebbe dispostaa confluire nell’ISIS), con l’esitodevastante e infausto di un Occi-dente assediato dalla minaccia diattentatori islamisti). L’Iran continua a essere il vero al-leato dell’Occidente contro l’ISIS,

supportando un esercito irachenoche va progressivamente sgreto-landosi e perdendo ogni reale ca-pacità difensiva e offensiva. Neiconfronti dello Stato islamico al-cuni Paesi del Golfo, nonostanteuna dichiarata e debole ostilità difacciata, mantengono un atteggia-mento ambiguo e probabilmentedi sostegno finanziario. La man-canza di iniziative concrete dicontrasto dello Stato islamico daparte degli Stati Uniti e dell’Euro-pa, che pericolosamente tempo-reggiano, genera il sospetto che cisia un non dichiarabile interessedi alcuni Paesi all’esistenza dell’I-SIS, sebbene in termini territorial-mente e militarmente contenuti.Nella complessa regione medio-orientale, infatti, la presenza del-lo Stato islamico sunnita può es-sere strumentale a contrastare e abilanciare l’emergente potenzadella Repubblica sciita dell’Iran,che in virtù dell’accordo sul nu-cleare e alla revisione delle san-zioni nei suoi confronti è destina-ta a riacquistare tutto il suo pre-gresso peso politico. Oggi gli attiterroristici imputabili alla matricejihadista sono spesso realizzati dacellule indipendenti che si autoac-creditano come emissari di unadata organizzazione. Si parla difranchising del terrorismo. In altritermini, il terrorismo di matriceislamica sembra strutturato verti-calmente da un punto di vista de-cisionale e orizzontalmente da unpunto di vista opera tivo ed esecu-tivo. Questa caratteristica trasfor-ma di fatto un’organizzazione ter-roristica centralizzata con bersagliglobali in pericolose agenzie nellediverse aree del mondo con obiet-tivi locali e imprevedibili, i cosìdetti soft target.

Roberto Rapaccini

Roberto Rapaccini ha lavorato a Bruxel-les presso la Commissione europea inqualità di esperto nazionale distaccato,ha seguito gli aspetti internazionali dellacooperazione di polizia e ha prestato ser-vizio in una struttura che si occupava an-che delle strategie comunitarie per ilcontrasto al terrorismo.

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La situazioneattuale