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La mafia uccide solo d’estate Presentazione “La vedete quella ragazza?” il film di Pif (Pierfrancesco Diliberto) inizia con questa frase, con la telecamera mano e l’inquadratura che va a stringersi su Flora, quasi nello stesso modo in cui iniziano le storie che il neo regista racconta nel suo programma “Il testimone”, in onda dal 2007 su MTV. Come in tutte le sue puntate, un inizio così leggero è solo il primo passo per narrare una storia ben più complessa. La generazione di Diliberto, quella degli anni ’70, ha vissuto la guerra di mafia, quando ancora la mafia secondo molti non esisteva, o meglio, non esisteva in Sicilia. È la generazione che ha udito lo scoppio di via D’Amelio, che ha visto arrivare a Palermo Carlo Albero Dalla Chiesa, che ha assistito ai funerali di Falcone e Borsellino. Dopo la prima scena si passa ad uno stile di ripresa più “canonico”, con carrelli, inquadrature fisse, molti zoom che raccontano la storia di Arturo, un bambino la cui vita è condizionata dagli avvenimenti di mafia. Le date salienti dell’esistenza di Arturo sono puntellate dagli eventi e dalle esecuzioni di “Cosa nostra”: è stato concepito la notte della strage di via Lazio, è stato battezzato lo stesso giorno in cui viene inaugurata la giunta di Vito Ciancimino (successivamente condannato per associazione mafiosa e definito “la più esplicita infiltrazione della mafia nell’amministrazione pubblica”). Nello stesso ospedale nascono sia suo fratello Emanuele sia la figlia di Totò Riina. I suoi primi turbamenti amorosi coincidono con quelli del boss Filippo Marchese ed il suo sconforto sentimentale è pari a quello di Leoluca Bagarella innamorato della cantante Ivana Spagna. Trova le risposte ai suoi dubbi amorosi in quello che accade intorno a lui, incontra giudici e commissari che gli danno suggerimenti su come comportarsi fino a trovare i migliori consigli dal politico più potente di quel periodo: Giulio Andreotti, che diventa per lui un mito. È questa la trovata più riuscita ed acuta del film, che regala momenti di intelligente umorismo. Andreotti, in maniera indiretta dai TG o dal talk show “Bontà loro” di Maurizio Costanzo , con le sue affermazioni diventa “il consigliere” di Arturo. Lo ispira anche quando da giornalista in erba riesce ad intervistare Carlo Alberto Dalla Chiesa, dopo aver vinto un concorso la cui premiazione era stata interrotta a causa dell’omicidio di Pio La Torre. La scelta di narrare delle vicende così drammatiche dal punto di vista di un bambino, per due terzi del film, risulta vincente, così come l’intercalare delle sequenze dei vari mafiosi che sono descritti in modo spietato ed ironico, anche loro, in un certo qual modo, visti in modo infantile e grottesco. Poi Arturo cresce, adesso è più consapevole di ciò che accade intorno a lui, Flora è lontana da Palermo, ma in città la guerra di mafia continua. Andreotti non è più il suo idolo, 1

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La mafia uccide solo d’estate

Presentazione

“La vedete quella ragazza?” il film di Pif (Pierfrancesco Diliberto) inizia con questa frase,con la telecamera mano e l’inquadratura che va a stringersi su Flora, quasi nello stessomodo in cui iniziano le storie che il neo regista racconta nel suo programma “Il testimone”,in onda dal 2007 su MTV. Come in tutte le sue puntate, un inizio così leggero è solo ilprimo passo per narrare una storia ben più complessa.

La generazione di Diliberto, quella degli anni ’70, ha vissuto la guerra di mafia, quandoancora la mafia secondo molti non esisteva, o meglio, non esisteva in Sicilia. È lagenerazione che ha udito lo scoppio di via D’Amelio, che ha visto arrivare a Palermo CarloAlbero Dalla Chiesa, che ha assistito ai funerali di Falcone e Borsellino.

Dopo la prima scena si passa ad uno stile di ripresa più “canonico”, con carrelli,inquadrature fisse, molti zoom che raccontano la storia di Arturo, un bambino la cui vita ècondizionata dagli avvenimenti di mafia.

Le date salienti dell’esistenza di Arturo sono puntellate dagli eventi e dalle esecuzioni di“Cosa nostra”: è stato concepito la notte della strage di via Lazio, è stato battezzato lostesso giorno in cui viene inaugurata la giunta di Vito Ciancimino (successivamentecondannato per associazione mafiosa e definito “la più esplicita infiltrazione della mafianell’amministrazione pubblica”). Nello stesso ospedale nascono sia suo fratello Emanuelesia la figlia di Totò Riina. I suoi primi turbamenti amorosi coincidono con quelli del bossFilippo Marchese ed il suo sconforto sentimentale è pari a quello di Leoluca Bagarellainnamorato della cantante Ivana Spagna.

Trova le risposte ai suoi dubbi amorosi in quello che accade intorno a lui, incontra giudicie commissari che gli danno suggerimenti su come comportarsi fino a trovare i miglioriconsigli dal politico più potente di quel periodo: Giulio Andreotti, che diventa per lui unmito. È questa la trovata più riuscita ed acuta del film, che regala momenti di intelligenteumorismo.

Andreotti, in maniera indiretta dai TG o dal talk show “Bontà loro” di Maurizio Costanzo ,con le sue affermazioni diventa “il consigliere” di Arturo. Lo ispira anche quando dagiornalista in erba riesce ad intervistare Carlo Alberto Dalla Chiesa, dopo aver vinto unconcorso la cui premiazione era stata interrotta a causa dell’omicidio di Pio La Torre.

La scelta di narrare delle vicende così drammatiche dal punto di vista di un bambino, perdue terzi del film, risulta vincente, così come l’intercalare delle sequenze dei vari mafiosiche sono descritti in modo spietato ed ironico, anche loro, in un certo qual modo, visti inmodo infantile e grottesco.

Poi Arturo cresce, adesso è più consapevole di ciò che accade intorno a lui, Flora èlontana da Palermo, ma in città la guerra di mafia continua. Andreotti non è più il suo idolo,

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l’enorme poster che aveva sopra il letto è caduto con l’esplosione che ha ucciso il giudiceRocco Chinnici.

Diliberto racconta l’evolvere della sua città, Palermo, dove, all’inizio, l’omertà è totale,addirittura si nega che la mafia esista e che gli omicidi dei tutori della legge siano solo“questioni di fimmine”. Ma Arturo ha capito quello che sta accadendo e lo ha capito purePalermo: la scena che raffigura questa presa di coscienza è quella dei funerali dellascorta di Paolo Borsellino quando, il 24 luglio 1992, l’intera città si riversò davanti allacattedrale della Santa Vergine Maria Assunta per urlare ai politici intervenuti alle cerimonie”Fuori la mafia dallo Stato”.

Il film mescola la storia di finzione con filmati di repertorio (i funerali dei Dalla Chiesa, quellidella scorta di Borsellino, tra gli altri) con un effetto di realtà e di coinvolgimento.

In un’intervista Diliberto ha commentato: “Quando ero ragazzino ero il cronista di punta dinera del mio giornalino scolastico, quando un giorno in classe un compagno disse che ilpadre aveva visto una testa mozzata per strada fui traumatizzato, non per l’immaginecruenta, ma per il fatto che non l’avevo vista io. In quegli anni vivevamo in una bolla, il chein parte ci proteggeva, ma che ci ha reso più traumatico l’esplodere di quella bolla”.

E ancora: “Forse il paragone sembrerà azzardato ma i fatti accaduti in quegli anni e ledichiarazioni dei politici di allora sono come le spalline degli anni Ottanta. Tutte le ragazzee le donne le portavano, ma viste ora possiamo dire che erano orribili, così se con laconsapevolezza di oggi riascoltiamo alcune frasi di politici come Salvo Lima o GiulioAndreotti capiamo che era sotto gli occhi di tutti la collusione tra certa politica e la mafia. Ipalermitani però non la vedevano, si parlava di debiti di gioco, di storie di corna quando uninsospettabile veniva ucciso. Solo le morti di Falcone e Borsellino hanno aperto gli occhialla città”.

Prosegue: “Io vengo dall’esperienza delle Iene, arrivo ‘babbiano’, come si dice a Palermo,cioè scherzando, e poi sparo la mia denuncia. Forse un film più classico un ragazzo non lovedrebbe, mentre è importante che i giovani sappiano che anche se Cosa nostra oggi è unpo’ meno potente non si deve abbassare la guardia perché la mafia è particolarmentepericolosa quando è silente, strisciante”. Il film stesso è un emblema alla lotta alla mafia,perché la produzione ha messo subito un freno rispetto all’eventualità che venisse chiestoun “pizzo” per girare. “Su questo punto sono stato fermo e la produzione è stata d’accordocon me – ha spiegato Pif – il film va girato a Palermo e non si deve pagare per girare. Iosostengo l’associazione di più di 800 commercianti di “Addio Pizzo” che, con un adesivoapplicato in vetrina, stanno combattendo una pratica talmente diffusa da essere normale.Io ho diffuso la notizia, ho chiesto aiuto a tutti gli amici poliziotti e ce l’ho fatta”.

Se la storia fra Arturo e Flora sembra debole rispetto al resto, è perche è il “resto” adessere importante e “di peso”. L’abilità di Pif sta nell’integrare la storia d’amore impossibilee ventennale nella Storia di una città, facendola diventare un sottile filo conduttore. Cosìfacendo l’autore parte con l’innocenza dei bambini e finisce con la coscienza e l’impegnodell’età adulta, portando narrativamente il film verso la sua conclusione di alto valore civile.

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Il film termina, stilisticamente, nello stesso modo in cui era iniziato: la telecamera a manoed il protagonista che racconta al figlio e agli spettatori la strenua lotta degli uomini dilegge contro la mafia.

Analisi

Premessa

Su fondo nero alcuni cartelli riportano precisazioni e dediche:

Le riprese del film a Palermo sono state realizzate con il supporto dell’associazione “Addiopizzo”

Ai ragazzi della sezione Catturandi della squadra Mobile di Palermo

Al “Quarto Savona 15”

A tutti gli agenti di scorta che sono caduti nell’adempimento del proprio dovere

Scena 1 Flora

Il totale del teatro Politeama di Palermo. Si distingue appena una figura che si muoveentrando in campo da sinistra, una ravvicinata della precedente, con una ripresa a manolaterale combinata con un breve Zoom in avanti, mostra che si tratta di una ragazza checammina in fretta legandosi i capelli, entra la voce in off del protagonista che la presentaal pubblico: si tratta di Flora, l’amore di tutta la sua vita. Le immagini della giovane sonosgranate, come se fosse spiata usando un teleobbiettivo: una scelta stilistica che sta adindicare come il sentimento amoroso non sia stato mai completamente svelato. Infatti,poco dopo, sempre in off, il protagonista rivela che l’unico a conoscere il suo “segreto” eraun giudice che abitava nel palazzo dove viveva anche la giovane. ContemporaneamenteFlora si ferma ad osservare una lapide in marmo posta vicino all’entrata dell’edificio. Lacamera a mano termina di riprendere la ragazza e con una panoramica semi-circolaremostra il primo piano del protagonista, di profilo, che continua a seguirla con lo sguardo econ aria rassegnata. Il ragazzo si rivolge poi direttamente alla MdP sostenendo che lacolpa della sua situazione è tutta da dare al fatto che si trova a Palermo e che qui la mafiaha sempre influenzato la vita di tutti.

Su queste parole iniziano alcune “vedute” delle città: la panoramica di piazza Plebiscito,seguita da un’altra del teatro Massimo, la spiaggia di Mondello, per tornare poi al primopiano del protagonista.

Scena 2 Com’è iniziato tutto

Inizia un lungo flash back dove Arturo ripercorre la propria vita.

Una porta si apre ed entrano due giovani sposi, l’uomo tiene in braccio la moglie, come datradizione, la voce in off racconta che tutto è iniziato il 10 dicembre 1969 quando i suoi

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genitori entrarono nella loro nuova casa e, trasportati dalla passione, decisero diconcepirlo. La coppia abbracciandosi entra in un’altra stanza, uscendo di campo; unamusica romantica accompagna le immagini mentre la MdP, che si trova ora all’esterno,con un dolly a scendere passa dalla finestra illuminata della camera dei due sposini adinquadrare il cortile dove c’è un uomo in attesa. La musica diviene più ritmata appena ilracconto di Arturo si fa più drammatico: i suoi genitori non potevano sapere ciò che stavaper accadere. Siamo adesso in un garage, alcuni uomini stanno indossando delle diviseda poliziotti, ma senza esserlo, come spiega ancora la voce in off del ragazzo, e sipreparano ad andare ad una “riunione” ma senza essere invitati. Ancora la ripresa dall’altodell’uomo nel cortile che, gettata la sigaretta, si appresta a rientrare. Arturo continua il suoracconto: i finti poliziotti sono diretti in viale Lazio 108, lo stesso palazzo dei suoi genitori,dove intendono fare una “sorpresa” a Michele Cavataio, noto come “il Cobra”. La MdPmostra il gruppetto di mafiosi mentre uno zoom in avanti inquadra il capo che ridesoddisfatto. L’immagine torna poi a quella che Arturo ironicamente definisce “simpaticacomitiva”, i componenti vengono inquadrati di spalle, mentre salgono in macchina edelenca i loro nomi: D’Agostino, Provenzano, Caruso, Bagarella e Grado. Arturo continua,sempre in off, a raccontare in modo ironico l’agguato mafioso che si sta per compiere,specificando che ad ordinarlo era stato Totò Riina, chiamato “affettuosamente” dagli amici“La Belva”. A Riina la Mdp dedica un lungo primo piano per poi tornare nella camera daletto dei novelli sposi.

L’animazione del moto degli spermatozoi accompagna visivamente il racconto di Arturo econ un montaggio alternato per associazione vediamo la macchina dei mafiosi percorrereuna galleria per entrare a Palermo, segue l’amplesso degli sposi, gli spermatozoi checorrono veloci così come l’automobile, fino a che entrambi arrivano a destinazione: glispermatozoi all’ovulo e i finti poliziotti all’ufficio di Cavataio, proprio sotto la camera dellacoppia. Una panoramica verso sinistra passa dal mostrare le “vittime” ai mafiosi travestitiche gridano “Fermi tutti, Polizia!” impugnando le armi. Tutti i personaggi restano immobili;la musica da allegra e ritmata si fa più cupa e lenta (un arrangiamento di “Sciuri sciuri”),Arturo ricorda che proprio in quel momento la sua vita si incrocia con le vicende dellamafia. Una serie di primi piani larghi e piani americani mostra l’attimo di indecisione deidue clan rivali, quando entrambe le parti pensano a come agire. Inizia la sparatoria,alternata all’animazione degli spermatozoi che, “spaventati”, rifuggono dall’ovulo mentre icolpi di arma da fuoco proseguono ed i mafiosi muoiono. Il montaggio è sempre piùserrato e la musica sempre più ritmata, tanto da ricordare sonorità tzigane; l’ultimo acadere è Cavataio. Mentre gli spermatozoi si danno ad una rapida “fuga”, anche i sicari diRiina lasciano il luogo della strage, portando via i loro morti. Solo uno spermatozoo, nonavendo “udito” tutto quel frastuono si fa avanti e feconda l’ovulo; “Quello spermatozoo eroio” ricorda ancora Arturo, specificando che se Riina non avesse ordinato la strage di vialeLazio, non sarebbe mai stato concepito. Di seguito all’animazione del concepimentovediamo i corpi del clan Cavataio riversi a terra e la musica che chiude la scena ricordaquella delle canzoni per far dormire i bambini.

Fondu

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Titoli di Testa

Scena 3 I due battesimi

Uno zoom indietro mostra un fonte battesimale ed un bimbo che sta per ricevere ilsacramento, la voce in off di Arturo riprende il racconto: la sua cerimonia fu la più brevedella storia di Palermo in quanto padre Giacinto, l’officiante, non poteva mancare ad unaltro “battesimo” che si teneva proprio quel giorno. Il frate infatti si toglie in fretta iparamenti, seguito dallo sguardo stupito dei genitori di Arturo e degli altri presenti, ecorrere via. Lo vediamo poi applaudire entusiasta insieme ad altri invitati, grazie ad unozoom indietro, alla cerimonia della nuova giunta comunale di Palermo di Vito Ciancimino;un fermo immagine “trasforma” l’inquadratura in una foto del quotidiano “Giornale diPalermo” che titola “Ciancimino sindaco”. Flash-forward: partendo dal soffitto la MdPscende ad inquadrare la porta di un soggiorno da cui entrano alcuni poliziotti con le armi inpugno, Arturo ricorda la triste fine del frate: uno zoom in avanti scopre il cadavere delreligioso, ancora un carrello ottico in avanti mostra il dettaglio delle mani di un poliziottoche trovano in un cassetto una mazzetta di banconote, lo stesso movimento di Cameraper una pistola nascosta sotto il cuscino del letto e per il contenuto “inquietante” nell’antainterna dell’armadio: una collezione di frustini.

Scena 4 Le prime parole di Arturo

Prosegue il flash-back dell’infanzia del protagonista. Un montaggio veloce mostra i vanitentativi di Maria Pia, la mamma di Arturo, per convincerlo a parlare: prova con “mamma”ma il piccolo è distratto e solo dopo molto tempo e a fatica il bimbo ripete la parola. Ilpadre è scoraggiato, non riesce a capire perché il figlio non parli. La voce in off spiega chel’ostinato “mutismo” dipendeva solo dalla mancanza degli stimoli giusti, finché un giorno lafamiglia ricevette una visita. Inquadrato lievemente dal basso vediamo padre Giacintobenedire la casa agitando l’aspersorio come si trattasse di un frustino, “annaffiando”particolarmente il padre di Arturo che, a più riprese, si tocca l’occhio per asciugarlodall’acqua benedetta. Il genitore confida al religioso la sua preoccupazione per il“mutismo” del figlio; la risposta del frate è esplicativa del suo modo di pensare: “Dalle partimie si dice che chi parla poco vive più a lungo”; il padre rimane interdetto e si asciugal’occhio dopo l’ultima aspersione di fra’ Giacinto. E sarà indicando il religioso appenauscito che Arturo dirà la sua prima parola spontanea: “Mafia”, lasciando i genitori perplessima anche orgogliosi.

Scena 5 Emanuele Giammarresi e Maria Concetta Riina

Si scosta una tenda ed appare una nursery: i primi piani di profilo del padre e di Arturo giàpiù grande guardano il fratellino appena nato, Emanuele. Accanto ai due si avvicina unaltro padre, Totò Riina, che osserva felice la figlia anch’essa appena nata. Arturo guardasevero l’uomo che tira i baci alla bimba, e appena si allontana con il padre continua avoltarsi dicendo che quell’uomo fa paura. Ma il padre lo smentisce: è sicuramente unabrava persona se si comporta così con la figlia. Il dettaglio dei cartellini sulle culle deineonati mostrano che Emanuele Giammarresi è accanto a Maria Riina; Mdp torna poi sulprimo piano del mafioso che continua a fare le smorfiette alla piccola.

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Scena 6 Tutta colpa delle “fimmine”

Partendo dal dettaglio delle mani che spezzano la carne con un enorme coltello,l’inquadratura seguente mostra una macelleria dove Arturo, cresciuto, aspetta con lamamma di essere servito. La voce in off del protagonista spiega che a Palermo nulla ècome sembra: infatti un cliente dice che il giornale riporta che la mafia è colpevoledell’assassinio del maresciallo Attilio Bonincontro, il macellaio risponde pronto che la mafianon c’entra nulla, la colpa è delle donne, chiudendo con un colpo di coltello questa suaconvinzione.

Il particolare di una radiolina in primo piano e sullo sfondo Maria Pia sfoglia una rivista: lospeaker annuncia che c’è stato un altro delitto mafioso, quello del brigadiere della squadramobile Filadelfo Aparo: siamo dal barbiere, Arturo è seduto sulla poltrona mentre l’uomocommenta che non è “questione di mafia”, ma del fatto che il morto aveva corteggiato ladonna sbagliata. Il bambino ascolta perplesso.

L’inquadratura della TV con le immagini in bianco e nero di Sicilia news: è stato ucciso ilgiornalista Mario Francese. Siamo in un bar, Arturo è sempre con la madre e ascolta icommenti del barista con un cliente, il primo sostiene che il morto era bravo ma glipiacevano troppo “le gonnelle”, il cliente, rivolgendosi al ragazzino dice ridendo che aPalermo uccidono più le donne che l’infarto. Arturo è sempre più disorientato.

A scuola: la classe è ripresa di spalle, al centro la cattedra con l’insegnante, una suora. Unprimo piano largo mostra poi Arturo e Sebastiano, il suo compagno di banco. L’amico siconfida: i genitori litigano sempre. La ripresa opposta alla precedente, con il protagonistaripreso di spalle, si volta verso il compagno, in primo piano. Il campo/controcampo seguela conversazione tra i due ed è esilarante scoprire la conclusione che Arturo ha tratto datutte le notizie di cronaca nera: a Palermo chi si innamora delle donne viene ucciso.

Scena 7 Il colpo di fulmine

Per strada viene aperto lo sportello di un’automobile e ne scende un uomo maturo. Lavoce in off riprende il racconto, illustrato dalle immagini: Arturo e la madre stannopasseggiando quando vengono fermati per far entrare in casa l’uomo di prima, il portiere losaluta: è il giudice Rocco Chinnici. Contemporaneamente, dallo stesso portone, esce unaragazzina per mano alla madre e, con un lieve sorriso, si volta in direzione di Arturo. Lamusica che accompagna questa scena, pur essendo allegra ha venature da thriller, comese un grave pericolo incombesse sul giovane protagonista. Infatti un primo piano largo lomostra tra lo stupito ed il terrorizzato mentre segue con lo sguardo la bambina. La voce inoff di Arturo adulto conferma che anche lui adesso era in pericolo: aveva avuto un colpo difulmine per quella bambina sconosciuta.

A nulla servono gli strattoni della madre che lo intima di proseguire la passeggiata, Arturocontinua a guardare la ragazzina, quasi paralizzato dalla paura e dalla bellezza di lei.

Scena 8 La nuova compagna

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Tutta la scena è caratterizzata da una musica simile a quella della sequenza precedente:appena Flora entra in campo la melodia si fa “allegramente” drammatica.

Una panoramica verso destra mostra gli alunni seduti ai propri banchi, la maestra, all’iniziofuori campo e poi in campo, presenta la nuova compagna: Flora Guarneri. Il volto dellaragazzina è coperto dalla testa di un altro alunno, per cui noi, come Arturo, non lavediamo. Tutti salutano la nuova arrivata, solo Arturo, in mezza figura insieme aSebastiano, sta a testa bassa e non dice nulla. Il compagno nota che Flora è molto carinacosì Arturo alza lo sguardo e incontra quello della bimba del “colpo di fulmine” che glisorride. Per tutta risposta il bambino si nasconde dietro un libro ma non sa resistere eappena torna a guardarla lei si volta e gli sorride ancora, così, terrorizzato, si nascondeancora.

Lo stesso accade quando Flora passa per il corridoio dove Arturo e Sebastiano stannoparlando: il ragazzo scappa via spaventato, lasciando il compagno a chiedersi chi abbiamai visto. Arturo si rifugia nei bagni, e qui, chiusa la porta e sedutosi, tira un sospiro disollievo. La voce in off del protagonista adulto ricorda che al tempo non era l’unico adessere innamorato: in quel momento gli stessi problemi li aveva anche il boss mafiosoFilippo Marchese. Partendo dal primo piano del bambino con le mani sulla testa, laCamera sale in panoramica verso l’alto ad inquadrare la finestra aperta: nel palazzo difronte un uomo si affaccia e tira le tende.

Scena 9 Non si può sposare la figlia di separati

Continuo della precedente. Siamo in un salotto, l’uomo che ha chiuso le tende si siede adun tavolo, al lato di altri due uomini tra cui, al centro, riconosciamo Riina. Il mafiosoMarchese è innamorato di una giovane i cui genitori sono divorziati e per questo non puòsposarla, è contro le regole di “Cosa nostra”; interviene il primo uomo suggerendo diucciderne il padre, così il problema sarà risolto: sarà orfana. Riina si illumina: è una“bellissima” idea! Tutta la scena è caratterizzata da una musica vivace, che quasi ricordaquella delle comiche.

Scena 10 Non si viene uccisi per una ragazza

Un dolly a scendere parte da un grande crocefisso per inquadrare Arturo e fra’ Giacintomentre scendono le scale. Il religioso tranquillizza il ragazzo: nessuno viene ucciso peruna “femmina”; lo accompagna poi all’uscita e, chiudendo il cancello dà le ultimeraccomandazioni tenendo le mani sulle sbarre, poi le lascia come colto da unpresentimento. La scena è molto divertente perché il frate ha involontariamente assunto laposizione che tengono i carcerati e, resosene conto, l’abbandona pensieroso.

Scena 11 Giulio Andreotti

Arturo entra in salotto chiamando il padre, questi è seduto sul divano e guarda la TV,l’uomo è distratto dallo schermo ma soprattutto imbarazzato dalla domanda del figlio sucome abbia conquistato la madre. L’immagine passa poi sulla trasmissione “Bontà loro” eil genitore invita il ragazzo a guardarla e a non fare più domande. L’inquadratura rimane

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fissa sullo schermo mentre vi si alternano le immagini in bianco e nero. La scena è giocatatra le immagini TV e quelle del padre e figlio che seguono la trasmissione di Costanzo,alternando le figure intere e i primi piani. Arturo, inizialmente annoiato, è ora attentissimo:ha saputo dal Presidente del Consiglio Andreotti ciò che suo padre non ha saputo dirgli. Siavvicina così allo schermo, per non perdersi neppure una parola del racconto. Entra lavoce in off di Arturo adulto, mentre il ragazzino ascolta a bocca aperta l’aneddoto delpremier su come si è dichiarato alla consorte.

Il padre apre il quotidiano e scopre che una foto è stata ritagliata ed è attraverso il “buco”sulla pagina, in soggettiva, che vede il figlio intento a leggere qualcosa e si avvicinaincuriosito senza che lui se ne accorga. Attraverso il particolare delle mani di Arturo,vediamo che il ragazzino sta incollando la foto di Andreotti in un quaderno nella cuicopertina è riportato il nome del Presidente del Consiglio. Il padre è sconcertato ma nondice nulla. Questa parte della scena, dalla “scoperta” di Andreotti, è caratterizzata da unamusica dolce, che ricorda quella dei carillon.

Scena 12 La festa di Carnevale

Una panoramica verso destra riprende la scolaresca di spalle e arriva a scoprire il fondodell’aula dove fra’ Giacinto dice ai ragazzi che si terrà, come di consuetudine, la festa inmaschera di carnevale. Chiede poi come si vestiranno: Fofò, un odioso compagno diclasse, farà il principe azzurro, Sebastiano il cowboy, Arturo invece non risponde, si limitaa sorridere.

Una porta si apre e appare il dettaglio di due piedi calzati con mocassini scuri, fuori campouna musica allegra e le voci dei ragazzi; infatti subito dopo vediamo gli alunni vestiti inmaschera che giocano. Ancora il dettaglio dei piccoli passettini del misterioso personaggioche entra nella sala; tutti si fermano, Fofò addirittura lo indica stupito. La Camera continuaa riprendere in dettaglio la strana camminata, mentre i ragazzi fissano direttamente inMacchina con aria sorpresa. Segue un ulteriore ravvicinata delle scarpe per poi tornare suibambini, Fofò è il primo a parlare chiedendo se indossa il costume da “uomo tartaruga”; ildettaglio che adesso il registra mostra è quello della mani intrecciate del nuovo ospite, perpoi passare a quello delle grosse orecchie a sventola e della pesante montatura degliocchiali. I compagni continuano a cercare di indovinare di che maschera si tratti, passandoda “Dracula” a “Don Ceck” il castoro; ripreso in dettaglio, di spalle, Arturo si limita ascuotere la testa. Alla fine il costume viene mostrato dalla MdP: tra i compagni che glifanno ala un buffo Giulio Andreotti avanza a piccoli passi nella stanza. Ripreso dal bassosi rivolge alla Camera e con la voce in falsetto cita una famosa frase del politico (“Il popolosbaglia spesso tranne in cabina elettorale”), poi si volta di lato ed esce di campo tra i visiseri e perplessi dei compagni. Mentre tutti si divertono Arturo mantiene il “contegno” che ilsuo personaggio impone. Sebastiano, vestito da cowboy come aveva annunciato, giocacon la frusta insieme ad un amichetto proprio mentre arriva fra’ Giacinto che, toltagli loscudiscio di mano, gli mostra come deve utilizzarlo; è un altro momento molto divertentedel film, in quanto il pubblico, memore di quanto è stato raccontato precedentemente sulreligioso, coglie immediatamente il riferimento a ben altre frustate che il frate ama dare.Mente fra’ Giacinto sale sul palco per invitare i bambini, fuori campo udiamo il rumore della

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frusta e l’ “ahi!” dell’amico di Sebastiano. Viene eletta la maschera più bella e vince Arturoper essersi vestito da “Gobbo di Notre Dame”. Gli applausi sono stentati e Arturo,chiamato più volte, arriva da dietro il palcoscenico e con foga dice di essere il Presidentedel Consiglio, i bambini restano ammutoliti poi scoppiano a ridere e lo indicano. Arturo èdeluso, anche se fra’ Giacinto cerca di spiegare che Andreotti è una persona importante eperbene e che lui lo ha conosciuto personalmente. Flora non si unisce al coro di risate ma,con il disappunto di Fofò, va verso il vincitore. Il classico campo/controcampo segue laconversazione tra i due ed Arturo trova finalmente il coraggio per invitarla al cimitero.

La voce in off del protagonista adulto ricorda che la maschera di Andreotti non colpì solo icompagni di scuola ma anche Riina e Bagarella che, per strada, lo scambiarono per ilfiglio del Presidente del Consiglio. È un altro momento esilarante del film che pone ancorauna volta l’accento sull’ignoranza dei mafiosi e allo stesso tempo, attraverso la lorosurreale conversazione, denuncia che Andreotti “incontrava solo gli <amici> suoipalermitani”

Scena 13 Incontri importanti

In classe, mentre tutti copiano le operazioni scritte alla lavagna, Fofò passa un bigliettino aFlora, seguito da una breve panoramica verso sinistra. Il gesto non è sfuggito ad Arturoche, mostrato in primo piano, chiede a Sebastiano cosa ci sia tra i due. Saputo che il“rivale” va tutti i giorni a studiare a casa di Flora, il ragazzino, munito di cannocchiale,inizia a spiarli dalla strada. Ma viene rimproverato dal giudice Chinnici, il quale, saputo chesi tratta di una storia d’amore, rassicura Arturo che manterrà il segreto. È questo uno deiprimi incontri casuali che il protagonista ha con i personaggi “buoni” di Palermo, quelli chediventeranno, con il loro martirio, i protagonisti della Storia e che saranno i testimonidell’amore di Arturo e Flora.

Arturo continua a seguire le notizie sul suo idolo, Andreotti. La sera, in compagnia delfratellino Emanuele, ritaglia le foto del politico arrabbiandosi quando il piccoloscarabocchia le immagini. Scopriamo che nello stesso stabile i genitori hanno anche unaltro appartamento, appartenuto al nonno ormai deceduto. Ed è proprio in questo alloggioche Arturo si rifugia di nascosto per coltivare la sua passione.

Andando a scuola, accompagnato dal padre e dal fratello, Arturo si ferma in un bar. Qui ècolpito dal titolo di un articolo su Andreotti sul quotidiano che sta leggendo un altro cliente:il commissario Boris Giuliano. L’uomo è molto gentile e gli consiglia di assaggiare le “Iris”,un dolcetto di ricotta e cioccolato, tipico di Palermo, e la specialità del bar. Lui stesso ne èghiotto, peccato che per mangiarle si “sporchi” sempre i baffi di zucchero a velo.

Arturo decide di offrire le iris a Flora; entra in classe per primo e lascia il pacchetto sopra ilbanco della ragazzina. A questo primo dono ne seguiranno molti altri, sempre in formaanonima. Un giorno Flora, vedendo che Fofò mangia lo stesso tipo di dolce, chiede se èlui il misterioso ammiratore delle iris. Il ragazzino si prende il merito, guadagnando unbacio da Flora, lasciando il povero Arturo incredulo per la menzogna del compagno.

Scena 14 L’ultima iris

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La voce in off di Arturo ricorda che ancora una volta Andreotti gli venne in soccorso: “laverità è la miglior vendetta” titola il ritaglio riportando una frase del politico.

Il ragazzo decide così di comprare un’altra iris e di donarla, questa volta facendosi vedere,a Flora. Al mattino mentre con il padre ed il fratello si reca al solito bar, vede uno stranoassembramento con tanto di carabinieri. Infilatosi tra la folla Arturo riesce a vedere il corpodel commissario Giuliano steso nel bar, il viso è scoperto e sui baffi si vede ancora lozucchero delle iris. La soggettiva di Arturo è poi sulla vetrina dei dolci incrinata daiproiettili. In poche inquadrature, e con indovinati dettagli, il regista riesce quasi a darepoeticità alla morte violenta del commissario, aiutato egregiamente dalla musica che daallegra passa a toni decisamente più mesti, riuscendo a coinvolgere il pubblico che viveprima la spensieratezza del bambino innamorato e che poi, improvvisamente, si trova difronte alla tragica realtà e alla scoperta della morte.

Arturo decide di seguire il “consiglio” di Andreotti e svelare a Flora che è lui ha regalarle leiris; fuori dalla porta dell’aula cerca di trovare il coraggio per parlarle e quando finalmentelo fa la sua ingenuità si rivela appieno: crede che le iris contengano dei proiettili e chequesti abbiano ucciso Boris Giuliano. Mentre Flora sta per dargli un bacetto perringraziarlo per averle “salvato la vita” entra Fofò e le offre il dolcetto. La reazione dellabambina è severa: Arturo è un gran bugiardo.

Scena 15 La guerra di Riina

Entra la voce in off di Arturo adulto insieme alla musica: dopo l’omicidio di Giuliano aPalermo cambiarono molte cose; partendo dal dettaglio del busto e delle mani del ragazzouna lieve panoramica verso l’alto si assesta sul suo primo piano; la prima inquadratura èuna sua soggettiva sulla targa posta in memoria del vice questore; ne seguono altre: daCesare Terranova a Lenin Mancuso, da Piersanti Mattarella a Gaetano Costa, tutti omicidiordinati da Riina, il quale non si limita a sterminare le forze dell’ordine ma fa uccidereanche gli appartenenti ai clan rivali, per diventare il padrone indiscusso di Palermo.

Seguono immagini di repertorio che mostrano cadaveri di mafiosi che, come precisaancora la voce in off di Arturo, iniziavano ad avere paura. I servizi ed i commenti della TV,oramai a colori, ribadiscono che nella città è in corso una vera e propria guerra tra clanrivali, tanto che alcuni mafiosi sono costretti a nascondersi. Il giovane Arturo ascolta coninteresse il telegiornale mentre la famiglia è riunita per la cena, i genitori non commentanole notizie, la madre si limita solo a dirgli di mangiare.

Scena 16 Il boss a casa del nonno

La sera, approfittando del fatto che i genitori dormono davanti alla TV, Arturo vanell’appartamento del nonno per aggiornare il suo quaderno su Andreotti. Si siede come alsolito al tavolo di cucina, uno zoom indietro amplia l’inquadratura e vediamo che sulfornello acceso c’è una pentola; poco dopo anche il ragazzino se ne accorge e resta perqualche momento impietrito. Poi chiude il quaderno, dimenticando però alcuni ritagli sultavolo e senza far rumore inizia ad ispezionare la casa e, vedendo un giovaneaddormentato sul divano del salotto, scappa spegnendo la luce.

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In giardino Flora e Fofò stanno studiando, alcuni bambini corrono, Arturo è ripreso indettaglio di spalle, sentiamo che chiama la sua amica, la lei lo ignora. Il totale del cortiledove sono i ragazzi mostra che Arturo non è scoraggiato dal comportamento di Flora, anzile va incontro dicendo che ha visto un “boss mafioso”. Fofò si intromette subitosostenendo che gli amici di suo padre dicono che non esistono boss mafiosi. Ma Arturoinsiste: a casa di suo nonno c’è n’è proprio nascosto uno. Alla fine Flora accetta di andarea vederlo. Tutta la conversazione dei ragazzi è ripresa con il classicocampo/controcampo, accompagnato da una musica allegra (ancora una variazione di“sciuri sciuri”) che collega questa scena alla successiva.

Scena 17 La mafia uccide solo d’estate.

Arturo ed Emanuele sono a letto, i genitori augurano loro la buona notte. Il ragazzino peròferma il padre e gli chiede se la mafia è pericolosa. L’uomo è ripreso dal basso e nella suarisposta rassicurante (“Noo, è come coi cani, basta che non gli dai fastidio…adesso siamoin inverno? La mafia uccide solo d’estate”) c’è tutto il compromesso e l’omertà del popolosiciliano prima dei terribili omicidi del 1992. Arturo richiama poi il padre per ringraziarlo peril poster che gli ha regalato: la foto di Giulio Andreotti che il ragazzo ha appeso sopra illetto. La scena si chiude sul volto sorridente del politico .

Scena 18 I giudici sanno tutto

Il giudice Chinnici incontra Flora nell’androne del palazzo dove abitano entrambi. Laragazzina ha una certa confidenza con l’uomo tanto da rivelargli che conoscerà un bossmafioso. Un cambio di campo mostra la strada, mentre il giudice ancora parla con Floraentra l’autista, ma Chinnici non esce subito, prima si ferma a “leggere” la mano allabambina e fa il nome di Arturo. Flora è sbalordita, l’uomo le dice che “I giudici sanno tutto”,lasciandola ancora stupita a guardarsi la mano. È da notare come le figure positive delfilm, in particolar modo le vittime di mafia, sono ritratte come persone affabili, gentili eamichevoli mentre i mafiosi sono dipinti come ignoranti e rozzi, la stessa voce narranteusa sempre parole sarcastiche nel descrivere sia loro che i loro comportamenti.

Scena 19 “Il boss mafioso”

Una musica quasi di suspense accompagna le immagini di Arturo e Flora che scendono lescale del condominio per recarsi nell’appartamento del nonno a spiare il “mafioso” che vi ènascosto. I ragazzi si avvicinano alla MdP fino a trovarsi in primo piano, l’immagine èleggermente distorta, come se i due fossero visti attraverso lo spioncino del portone. Concautela Arturo si muove all’interno dell’appartamento, Flora è meno guardinga, in quantonon crede fino in fondo alla storia del mafioso. Il ragazzo le mostra la cucina e, proprio inquel momento, dalla portafinestra entra il “famigerato” boss. I ragazzini sono ammutoliti,una serie di campi/controcampi descrive il dialogo tra i tre: Arturo è ancora spaventato,mentre Flora è più disinvolta tanto da chiedere al giovane se è veramente un bossmafioso. Quando Francesco dice di essere un giornalista la bambina accusa Arturo di

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esse un bugiardo e se ne va, seguita dal ragazzino che per tutto il tempo non ha dettoneppure una parola.

Scena 20 Il concorso

A scuola Arturo continua a guardare Flora che invece non lo degna di uno sguardo; lavoce in off del protagonista adulto ricorda come si sentiva amareggiato.

La maestra presenta alla classe il papà di Flora, il dottor Guarneri, direttore del Banco diTrinacria di Palermo. Questi comunica che ha deciso di finanziare un concorso per lescuole dal titolo “Giornalista per un mese”: i ragazzi dovranno scrivere un tema sulla città,ed il vincitore avrà la possibilità di scrivere, per un mese, degli articoli sul “Giornale diPalermo”. Questa novità anima Arturo e distoglie i suoi pensieri dall’amore non corrispostoper Flora. Durante il discorso del bancario la regia si sofferma sui primi piani dei ragazzi, inparticolare sul protagonista, su Flora e Fofò ed è proprio in questa circostanza che Arturocoglie un cenno d’intesa tra i due bambini, cenno che lo mette subito in agitazione.

Seduto alla scrivania Arturo pensa a cosa scrivere nel tema per il concorso. Uno zoom inavanti mostra il suo viso concentrato, lo sguardo che vaga per la camera, finché, comecolto da un’idea improvvisa, inizia a sorridere: vediamo il poster di Giulio Andreotti esentiamo la voce del bambino che racconta cosa sta scrivendo. Arturo parla del comizio (acui doveva partecipare Andreotti) che è andato a vedere, di Salvo Lima e del suo discorso“La Sicilia ha bisogno dell’Europa e L’Europa ha bisogno della Sicilia”, frase che diventeràil tormentone nelle scene seguenti dove sarà presente il personaggio del politico Lima.Uno zoom indietro accompagna le parole del ragazzo, insieme ad una musica che ricordail suono dei carillon e che prosegue nella scena seguente.

Scena 21 La premiazione

Partendo da un soffitto riccamente affrescato, la MdP montata su un dolly scende inpanoramica per mostrare il fastoso salone dove si sta svolgendo la premiazione per ilconcorso “Giornalista per un mese”. Il direttore del giornale parla alla platea, accanto a luiil dottor Guarneri, il papà di Flora. Tra il pubblico ci sono i genitori di Arturo e scopriamoche il padre è un impiegato di banca, e che Guarneri è il suo capo. Gli alunni della scuola,tra cui il protagonista seduto accanto a Sebastiano e Flora seduta accanto a Fofò,attendono trepidanti il nome del vincitore. Il premio va ad Arturo, e tutti applaudono, ilragazzo si alza per andare a leggere il suo tema alla platea, solo Fofò si mostra stizzitoper la sconfitta.

Il totale del salone, con i presenti ripresi di spalle. Un uomo entra in campo e si dirigeverso il fondo della sala, dov’è riunita la commissione, si avvicina al direttore e lo informache hanno ucciso Pio La Torre. Entra la musica, è lenta e triste, come la notizia che èappena giunta. La cerimonia è interrotta e ad Arturo non resta che osservare le personeche lentamente lasciano il salone, solo i suoi genitori rimangono seduti al loro posto. In offla cronaca giornalistica del tragico evento si mescola alla musica e lega questa scena allaseguente.

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Scena 22 Il lavoro da giornalista

La TV trasmette le immagini dell’agguato dov’è morto La Torre, si nomina, per la primavolta il generale Dalla Chiesa, mandato dal governo in Sicilia per fronteggiare il dilagaredei delitti mafiosi. Al sonoro del televisore si unisce la voce, inizialmente in off, diFrancesco. Lo vediamo in primo piano, con Arturo in dettaglio di spalle, mentre legge iltema del ragazzo. Al giovane scappa un’intonazione ironica quando legge che Andreotti è“un amico degli amici”, come riporta Arturo, ma si limita a non commentare e a fare icomplimenti. Si mettono poi a conversare sulle aspirazioni giornalistiche del ragazzino,Francesco lo mette sull’avviso: è un lavoro difficile e molte volte non puoi scrivere ciò chevuoi e se “disobbedisci” ti mandano a scrivere di sport, com’è capitato a lui. Ma Arturo, purascoltando con attenzione le parole amare del suo nuovo amico, si sente pronto adaffrontare tutte le difficoltà del mestiere. Il bravo giornalista si riconosce dalle interviste, ead Arturo chi piacerebbe intervistare?

Scena 23 L’intervista

Una musica allegra accompagna il cammino di Arturo che con passo deciso va verso ilsuo obiettivo. Un carrello a precedere parte dal dettaglio delle gambe del ragazzo per poisalire alla sua mezza figura. La voce in off del protagonista adulto spiega che, per farecolpo su Flora, aveva deciso di intervistare il personaggio più importante che si trovava inquel momento a Palermo. Una breve camera-car accompagna Arturo mentre entra nelgrande portone di un palazzo. La MdP lo inquadra mentre passa con aria sicura davantialla guardiola dove un poliziotto sta leggendo il giornale. Un carrello a precedere mostraArturo a mezza figura mentre alle sue spalle il piantone gli chiede dove stia andando. Conspavalderia il ragazzino risponde che va ad intervistare il generale Dalla Chiesa.L’inquadratura seguente è interamente occupata da un autobus in transito, appena èpassato vediamo il poliziotto di prima che, preso Arturo per un braccio, lo accompagnafuori dicendogli di tornare a casa perché “Qui abbiamo da fare”. Arturo, approfittando delfatto che il piantone gli dà le spalle, entra di nuovo senza che questi se ne accorga.Attraversa poi il cortile ed entra nel palazzo vero e proprio. La camera posta in alto,sull’ultimo pianerottolo, lo riprende in panoramica mentre sale le scale; arrivato al pianoArturo inizia a vagare tra corridoi ed enormi saloni riccamente ammobiliati, senzaincontrare nessuno. Alla fine individua lo studio di Dalla Chiesa; bussa timidamente allaporta, vediamo il primo piano del generale che con espressione severa prima e consorpresa poi, chiede ad Arturo chi sia. Il ragazzino si presenta e strappa un sorrisoall’uomo che lo invita ad entrare. Seguito da una panoramica Arturo attraversa il grandestudio e si siede davanti al generale. La prima domanda che gli pone è “suggerita” dal suomito: “L’onorevole Andreotti dice che l’emergenza criminalità è in Calabria ed inCampania, Generale, ha forse sbagliato regione?” Una serie di campi/controcampicaratterizza il colloquio tra i due.

La fine della scena è quasi comica – si pensi alla gag con il piantone e ai poliziotti “senzacappello” –, il regista offre ancora un ritratto simpatico e benevolo dei personaggi “buoni”,come, in questo caso è il generale. La voce in off del ragazzo, unita alla musica allegra,

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riassume ciò che Dalla Chiesa ha risposto, mentre esce dal palazzo ed è il sonoro delracconto che lega questa scena alla prossima.

Scena 24 Amori impossibili

Arturo sta leggendo in classe la sua intervista a Dalla Chiesa che è stata pubblicata dal“Giornale di Palermo”. Alla fine tutti i compagni applaudono, e il ragazzo si gode icomplimenti della maestra ed un sorriso di Flora; a rompere questo momento di grandesoddisfazione personale ci pensa Fofò: il dettaglio del suo dito alzato spegne la gioia sulvolto di Arturo. Il “rivale” racconta una storia improbabile di teste mozzate e occhiali dasole, tanto fantasiosa da accendere la curiosità dei compagni e alla fine è proprio lui adavere l’ultimo applauso e l’attenzione di Flora.

Arturo è sconsolato, entra la voce in off del protagonista adulto che ricorda che disperatocome lui da piccolo c’era solo il boss mafioso Leoluca Bagarella, innamoratissimo dellacantante Spagna. Qui si apre una sorta di siparietto comico: le immagini ci portano in unaranceto dove vediamo Bagarella intento a ritagliare le foto della sua beniamina, mentrecanta e le tira i baci. L’arrivo di Riina lo riporta alla realtà: il boss lo rimprovera, deveandare a lavorare, ad uccidere un debitore, poi se vuole andare in Spagna può ancheandarci… mortificato dalla ramanzina del capo, Bagarella chiude rassegnato la rivista.

La scena si chiude con Arturo che guarda scoraggiato la classe vuota, la voce in off delprotagonista adulto ricorda che quello era l’ultimo giorno di scuola e che non avrebberivisto Flora per tre mesi; il racconto prosegue nella scena seguente.

Scena 25 Al mare

La spiaggia di Mondello ospita molti bagnanti felici, l’unico che non sembra godere delmare è Arturo: lo vediamo in campo medio mentre esce dalla cabina, all’interno della portacampeggia un grande poster di Andreotti. Il ragazzo non indossa neppure il costume dabagno; si limita a sedersi in spiaggia e ad arricchire la sua raccolta di foto ed articoli sulpolitico. Ancora la voce in off del protagonista adulto ricorda che poi arrivò il 3 settembre…

Scena 26 Il funerale

Il suono del campanello anticipa l’apertura di una porta: Arturo, in mezza figura, è sullasoglia e mostra il quotidiano per la quale scrive che riporta a tutta pagina: “AssassinatoDalla Chiesa”. Il ragazzino è molto triste ed è andato dall’amico Francesco per sapere ilsuo parere. Il giornalista si congratula con amarezza: Arturo è stato uno degli ultimi adintervistare il generale, ma neanche questo sembra sollevarlo. Mentre Francesco cerca diconsolarlo entra la musica, dolce e malinconica, il ragazzo è triste non solo per la mortedel generale, ma soprattutto per una domanda errata che gli aveva posto, dato cheAndreotti aveva sostenuto che in Sicilia non c’era l’allarme criminalità. Con moltasensibilità Francesco gli suggerisce di fare molta attenzione alle “fonti” della notizie, inquesto caso Andreotti non è stato una buona “fonte”.

Immagini di repertorio mostrano i funerali di Dalla Chiesa e di sua moglie. Al suono,originale, delle campane, si accompagna il commento musicale, Arturo e Francesco sono

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presenti alla cerimonia: con abilità il regista mescola immagini reali con quelle di fiction. Lavoce in off ricorda che era andato al funerale anche per chiedere spiegazioni ad Andreotti:c’erano tanti politici, ma non lui. Le immagini di repertorio continuano fino all’ingresso inchiesa delle due bare, e lo sguardo triste di Arturo incontra quello mesto e severo delgiudice Chinnici. L’utilizzo delle immagini di repertorio senza troppe “manomissioni”artistiche esprimono a pieno una grande forza emotiva.

Scena 27 Le indagini sulle banche

Arturo interrompe i compiti per seguire con attenzione la cronaca televisiva dei fatti diPalermo, in particolare le indagini sui conti correnti avviate dal giudice Giovanni Falcone;in quel momento entra il padre visibilmente irritato. Si sfoga ascoltando il serviziotelevisivo: anche la sua banca, il cui direttore è Guarneri, è stata messa sottoosservazione; tutti hanno paura, soprattutto i capi, mentre agli impiegati tocca far tardi peraiutare i carabinieri nelle indagini e non gli vengono neppure pagati gli straordinari.

Scena 28 Al cimitero

Arturo arriva a scuola in ritardo, sul banco trova una lettera di Flora: sentiamo la voce inoff della ragazzina mentre la Camera inquadra il particolare dello scritto. Arturo scambiaun sorriso con la sua amata. Li vediamo poi mentre passeggiano al cimitero, osservano letombe senza parlare, mentre una musica allegra e romantica accompagna il loro primoappuntamento; i due sono seguiti da panoramiche e carrelli laterali, mentre il loro colloquiocon il classico campo/controcampo. Arturo ha ricevuto il tanto sognato bacetto da Flora,ma resta solo e triste pensando all’improvvisa partenza per la Svizzera della ragazzina. Lascena mantiene comunque la leggerezza iniziale grazie alla battuta finale che Arturoscambia con un anziano.

Scena 29 Il messaggio per Flora

La voce in off del protagonista adulto ricorda che oramai si era convinto che anche Floraera innamorata di lui e per questo decise di fare un gesto eclatante per convincerla alrestare. Come sempre le immagini accompagnano il racconto: vediamo Arturo uscire dinotte con il suo astuccio dei colori. Arrivato davanti al portone del palazzo dove abitaFlora, Arturo s’inginocchia ed inizia a scrivere sul marciapiede, “timidamente” entra lamusica, quasi a non voler “disturbare” un momento intimo del ragazzo. L’arrivo di alcuneautomobili lo costringe a nascondersi, da una di queste scende Chinnici che attende chel’uomo della scorta apra il portone. Il giudice si accorge di un piccolo tratto disegnato sulmarciapiede – lo vediamo anche noi nel particolare – e si guarda intorno scorgendo poiArturo che tenta di nascondersi dietro una macchina parcheggiata. Chinnici sorride edentra nel palazzo; appena partite le auto di scorta Arturo riprende a scrivere il suomessaggio per Flora. Vediamo il dettaglio delle sue mani che disegnano velocemente, poisoddisfatto si alza per ammirare il suo operato, intanto la musica si è fatta più “potente”,ricca di pathos e accompagna anche la scena successiva.

Scena 30 La morte del giudice Chinnici

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Il regista usa il montaggio alternato per mostrarci cosa accade il mattino dopo. Partendodal particolare di alcuni oggetti sul una mensola, la Mdp scende in panoramica adinquadrare il risveglio di Flora. Anche Arturo si sta svegliando. Le immagini tornano poisulla ragazzina che guarda, in soggettiva, la valigia che aspetta solo di essere chiusa.Anche Arturo guarda il suo astuccio sul comodino, la voce in off del protagonista adultoricorda che era sicuro che Flora non sarebbe più partita. Intanto lei chiude la valigia.

La scena poi si sposta sulla strada, davanti al palazzo dove abitano sia Flora che ilgiudice Chinnici. Arrivano le auto di scorta per il magistrato e la voce in off di Arturo adultoricorda che ha leggere il suo messaggio non fu Flora. Il giudice esce e, ripreso dall’internodi un’auto in sosta, si accorge subito di ciò che sta scritto sul marciapiede, lo vediamoanche noi in una ripresa perpendicolare dall’alto. Il viso sorridente e soddisfatto di Chinniciè ripreso invece con un’inquadratura obliqua dal basso.

Flora ha ormai chiuso la valigia, è ripresa a figura intera, in controluce, sullo sfondo lagrande e luminosa finestra che dà sulla strada. La ragazzina si allontana, la stanza restaper un attimo vuota fino a ché un enorme scoppio e un boato mandano la finestra in millepezzi. Il fumo e la polvere entrano nella stanza fino ad arrivare al nero. L’immaginediventa lentamente più chiara per farci intravedere ciò che rimane della cameretta di Flora.

Arturo è alla finestra, anche lui ha sentito il boato, il rumore degli antifurti e le sirene sonogli unici suoni che si odono. Il ragazzo si volta e in soggettiva vediamo il poster di Andreottiche dondola. Il ragazzo si avvicina ancora alla finestra: una densa nube scura si alza inmezzo ai palazzi, mentre il profilo del suo viso e la tenda fanno da cornice all’immagine.Arturo non capisce cosa sia accaduto, guarda ancora la parente, in soggettiva il poster diAndreotti continua a dondolare, con uno zoom avanti la Camera lo porta quasi a riempirel’inquadratura finché non cade.

Immagini di repertorio tratte dal telegiornale descrivono la morte di Rocco Chinnici. Allacronaca della tragedia si unisce un commento musicale molto triste. Arturo sta seguendogli avvenimenti alla TV, la sua espressione è seria, incredula.

La voce in off del protagonista adulto ricorda che Flora partì senza sapere che lui l’amava.La musica lega questa scena alla successiva.

Scena 31 Il Maxi processo

Il dettaglio di alcuni scatoloni caricati sul bagagliaio di un’auto indicano che un’altrapersona importante per Arturo sta partendo: Francesco. Il loro abbraccio prima dellapartenza è ripreso attraverso i vetri bagnati di pioggia della macchina del giornalista. Lavoce in off del protagonista adulto ricorda che molte cose stavano cambiando.

Immagini di repertorio di auto della polizia e di arresti, ancora la voce in off, con ironia,racconta che i palermitani scoprirono che esisteva la mafia, questo grazie a due giudici:Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Le immagini di repertorio mostrano il “Maxi processoa Cosa Nostra”.

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I genitori di Arturo guardano attoniti la TV ascoltando la testimonianza di Buscetta aigiudici, riguardo all’organizzazione interna della mafia.

Anche un’altra persona sta seguendo il processo in TV: Totò Riina, latitante.

La voce in off di Arturo adulto ricorda che, con l’arrivo dell’estate, i palermitani sidimenticarono di tutto e tornarono alle loro normali mansioni: vediamo la spiaggia diMondello piena di bagnanti e poi un locale dove un uomo porta ad un altro un panino. Ilsecondo, con il fazzoletto sul viso addenta affamato la merenda. I due sono ripresi amezza figura, solo quando, con uno zoom indietro, l’inquadratura diventa più ampia,scopriamo che l’uomo sta sciogliendo con l’acido un cadavere in una vasca da bagno,alle sue spalle Riina conta i soldi.

L’episodio mostra quanto i “picciotti” siano indifferenti di fronte agli incarichi più macabri equanto la mafia sia capace di trovare modi sempre più barbari per occultare le prove deisuoi crimini.

Scena 32 Il debutto in televisione e il ritorno di Flora

Del tempo è passato, lo capiamo dall’arredamento e dallo stereo al centrodell’inquadratura, la voce in off di Arturo racconta che il suo pensiero costante era ancoraFlora. Il protagonista è adulto, è sdraiato sul letto nella sua cameretta quando Il padre gliconsegna una lettera chiedendogli ironicamente se a scrivergli è la sua amica. In realtà sitratta di Francesco, la voce in off del protagonista riassume lo scritto: il giornalista, peraiutarlo nella carriera, gli ha organizzato un incontro con il direttore di una TV locale; unamusica allegra accompagna la scena.

Vediamo subito l’ufficio della televisione, Arturo è ripreso attraverso una parete a vetri chedelimita due stanze, appena il direttore inizia a parlare la musica cessa. L’uomo è un tipostravagante, che fa abbondante uso di fondotinta e parla un bizzarro francese misto alsiciliano, il suo nome è Jean Pierre. Il direttore è molto amichevole e promette di fargli faremolte esperienze e poi, a bruciapelo, chiede se Arturo sa suonare il pianoforte. Il ragazzoè perplesso, seguono attimi di silenzio prima della sua risposta affermativa. Il colloquio ègirato con il classico campo/controcampo.

Il sipario si apre su un palcoscenico che è una brutta copia del “Maurizio Costanzo Show”.Al centro campeggia la scritta luminosa “Bonsuar, lo show dei palermitani” sulla destravediamo Arturo che suona una tastiera a imitazione del maestro Franco Bracardi cheaccompagnava al piano le interviste di Costanzo. Appare Jean Pierre, accolto con unapplauso dal pubblico in sala. Il presentatore esordisce subito parlando con leggerezza equalunquismo del “fastidioso” suono delle sirene delle auto di scorta dei magistrati. Arturoè basito, ma si tiene pronto a suonare al meglio quando Jean Pierre annuncia l’onorevoleSalvo Lima. Ad accompagnare il politico c’è, seminascosta dal sipario, una giovane donnaed Arturo, riconoscendola, inizia a perdere il ritmo e le note. La voce in off del protagonistaracconta che si trattava di Flora. A nulla servono le occhiatacce e i mezzi rimproveri diJean Pierre, il ragazzo è proprio in confusione. Il presentatore quasi lo caccia dalpalcoscenico ed Arturo è costretto ad uscire dal lato opposto di quello di Flora, non gli

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resta che guardarla, ricambiato, da lontano; in off si sentono i convenevoli tra Lima e loshowman.

A fine trasmissione Arturo torna sul palcoscenico per sorbirsi la ramanzina di un JeanPierre infuriato, ma questo gli dà il modo di poter finalmente parlare con Flora. Il ragazzocerca di dipingere la sua posizione più importante di quello che non sia in realtà, ma laparolaccia rivoltagli dal presentatore fuori campo lo mette ancor più in imbarazzo. Ildialogo tra i due viene mostrato attraverso i campi/controcampi. L’onorevole Limainterrompe la conversazione e porta via Flora prima che lei possa dargli il numero ditelefono .

Scena 33 La proposta di lavoro

Negli uffici della TV Arturo è concentrato a scrivere a macchina, fuori campo, ovattata, sisente la voce di Jean Pierre. Subito dopo lo vediamo attraverso il vetro che divide il suoufficio da quello dei suoi collaboratori, intento a parlare a telefono; poi si alza e guardaquasi con sospetto in direzione del giovane. Rimane in piedi, ad osservalo sempre dietro ilvetro, in primo piano Arturo continua a lavorare poi, come sentendosi osservato, alza latesta e guarda timoroso il direttore. Seguito con un carrello laterale l’uomo attraversa lastanza e si avvicina alla scrivania del giovane comunicandogli, tra il seccato e lo stupito,che l’onorevole Lima, tramite la sua assistente Flora, lo ha scelto per raccontare lacampagna elettorale della DC per conto del loro telegiornale.

Scena 34 Negli uffici di Salvo Lima

Delle persone parlano del lavoro e delle “sistemazioni” che dovrà fare e dare Lima mentredei bambini giocano in primo piano nell’inquadratura. Siamo nella sala d’attesadell’onorevole, Arturo è seduto tra tutte queste persone in cerca di favori, la sua voce inoff commenta la situazione: Lima è un personaggio molto chiacchierato e mai avrebbepensato di lavorare per lui, ma è stata Flora a volerlo e non poteva rifiutare. Entra anche lamusica, e poi l’onorevole, anticipato da un carrello indietro; lo segue Flora che, visto Arturogli fa un cenno, suscitando l’ammirazione di un uomo e la riprovazione del ragazzo. Pocodopo nella sala d’attesa arriva anche Fofò con un grande mazzo di fiori. Arturo loriconosce ed iniziano a parlare. I due, inizialmente in piano americano, grazie ad unozoom in avanti, conversano in primo piano largo. Arturo inventa bugie per mandar viaFofò, che era venuto per incontrare Flora e gli prende pure il mazzo di fiori.

Liquidato l’antico rivale entra nell’ufficio della ragazza. Lei è molto impegnata al telefono,lo fa sedere in un vasto locale dove sono presenti anche altre persone. Arturo fa il galante:le consegna i fiori e le iris, ma Flora parla subito di lavoro. Lima non è candidato per leelezioni ma il momento politico è delicato, quindi Arturo si dovrà impegnare al massimo (lacampagna elettorale del’92 si aprì in un contesto ostile ai partiti che per anni si eranotrovati al governo del paese. Le elezioni furono segnate dal crescere dell’astensione edell’indifferenza della popolazione nei confronti della politica incapace di rinnovarsimalgrado gli epocali cambiamenti storici di quegli anni. Il calo di consensi investì tutti ipartiti, in particolare la DC ottenne il suo minimo storico.).

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Astutamente Flora si informa se lui abbia una fidanzata, ma appena Arturo cerca di faredelle battute, lo liquida frettolosamente, salvo poi richiamarlo per fare un cenno alle irische le regalava da bambino.

Scena 35 Il primo servizio da giornalista

Al mercato di Ballarò Arturo sta facendo delle curiose prove audio per registrare il suoprimo servizio su Lima, regola l’obbiettivo della telecamera per ottenere l’inquadraturamigliore. Alcuni ragazzi in vespa lo riconoscono: è quello che suona la pianola a“Bonsuar”. Arturo cerca di darsi un tono professionale ma quelli continuano a prenderlo ingiro. L’arrivo di Flora, proprio in quel momento, lo mette di nuovo in una situazioneimbarazzante e le sue prove audio non migliorano le cose. Una musica allegra, chericorda le melodie tzigane, accompagna la soggettiva di Arturo: vediamo infatti l’onorevoleripreso con la macchina a mano durante la sua passeggiata tra i banchi del mercato, lepersone che gli parlano e gli stringono le mani. Il ragazzo è mostrato poi mentre cerca difarsi largo sia tra la gente, tra i giornalisti e tra i fotografi intervenuti tutti per documentarel’uscita dell’uomo politico. Alla fine, tornata la calma, Arturo chiude il suo serviziomostrando Lima, in primo piano di profilo, mentre dà la sua ricetta per risolvere i problemidella Sicilia: il tormentone “La Sicilia ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno dellaSicilia”.

I genitori ed il fratello di Arturo sono davanti alla TV, hanno guardato il suo primo servizio esi complimentano, addirittura il padre si congratula per la scelta: Lima e la DC nonmoriranno mai! La musica che accompagna questa scena familiare è quasi una ninnananna.

Scena 36 Lima deve morire

Arturo continua a fare le riprese per la campagna elettorale. Questa volta siamo in uninterno, in un non meglio specificato palazzo dove Lima sta tenendo il suo vacuo discorsoa dei signori seduti intorno ad un tavolo da riunioni. Arturo riprende i primi piani di tutti ipartecipanti (li vediamo come sua soggettiva, illuminati di volta il volta da un faretto) finchénon resiste ed inquadra Flora, mettendola in imbarazzo.

Dei pannelli si aprono scoprendo un'altra riunione i cui partecipanti stanno seguendo ilservizio di Arturo alla TV. Alla famosa frase sulla Sicilia e sull’Europa, Riina spegne latelevisione e si lamenta perché Lima non ha risolto il problema delle condanne del maxiprocesso. Un suo compare suggerisce di uccidere Falcone, il responsabile degli arresti,ma il boss ritiene che sia meglio prima assassinare l’onorevole. I primi piani dei mafiosisono veramente inquietanti, così come la leggerezza con cui il boss decide della vita altrui.I pannelli si richiudono lentamente. Fondu.

Scena 37 L’invito a cena

La Tv trasmette un servizio in cui il giudice Falcone afferma di essere molto soddisfattoche la Cassazione abbia confermato le condanne del maxi processo, Arturo segue conattenzione quando lo squillo del telefono lo distoglie dal programma. La chiamata è di

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Flora che lo invita a cena, un lento zoom in avanti porta il ragazzo in primo piano largo persottolineare maggiormente la sua grande sorpresa. Infatti rimane a fissare la cornetta deltelefono, ormai muto, per capire se sia proprio tutto vero, le parole della ragazza, poi,sono maliziosamente allettanti. Entra la musica mentre il ragazzo fa un gesto di vittoria edentra in camera per scegliere l’abbigliamento più appropriato per la serata. Lo vediamo poicamminare con passo deciso, con in mano una rosa rossa a gambo lungo, un carrellolaterale - posizionato dietro a delle auto in sosta tanto che dettagli di queste entranonell’inquadratura- lo segue fino a che giunge al cancello della casa di Flora.

La ragazza lo fa accomodare ed Arturo inizia a fraintendere tutto quello che lei dicerestando dubbioso e perplesso sul reale motivo dell’invito a cena. Flora si siede accanto alui sul divano e Arturo inizia a capire che non lo ha invitato per fare sesso ma per avereuna sua opinione sul discorso che ha scritto per Lima. Il dialogo tra i due è ripreso concampi e controcampi dei loro primi piani. Arturo si permette di criticare non tanto quelloche ha scritto Flora quando l’etica e la morale di Lima, le fa capire, larvatamente che ilpolitico non farà mai nulla contro la mafia. Questo scatena l’ira di Flora, lo accusa diessere un traditore visto che è stato ben felice di lavorare per l’onorevole. È il momentomeno adatto ma Arturo trova il coraggio e le dichiara il proprio amore. Per tutta rispostaFlora lo caccia in malo modo.

Scena 38 L’omicidio di Salvo Lima

Una panoramica verso il basso riprende una villetta liberty, al cancello Jean Pierre è inattesa; appena vede una macchina esce in strada. Arturo scende dall’auto e prontamentesi avvicina all’uomo per prendere la sua valigetta, questi lo aggredisce subito dandogli delcretino: dopo solo una settimana si è fatto licenziare da Lima; si offre comunque diriprenderlo nel suo show come pianista. Un camera-car a precedere riprende i duenell’auto. Jean Pierre continua a fare la ramanzina ad Arturo, questi non risponde e silimita a guidare. Al semaforo rosso si ferma e all’auto si affianca una moto con duepersone. Questi sollevano la visiera del casco e, riconosciutolo, salutano Jean Pierrecome se fosse un VIP. Al verde i due veicoli ripartono, l’auto va diritta mentre la motosvolta a destra, entra una musica ricca di pathos mentre un camera-car segue i duemotociclisti che poco dopo affiancano un’altra automobile e iniziano a sparare. Una seriedi panoramiche a schiaffo vanno, alternativamente dai killer alla vittima – Lima – cheuscito dall’auto tenta invano di salvarsi. La sua breve fuga prima degli spari alle spalle èripresa con la macchina a mano proprio per sottolineare gli attimi concitati e la disperataricerca della salvezza. Ancora la macchina a mano segue la fuga degli assassini e l’arrivo,in una via traversa, della macchina di Arturo e Jean Pierre.

Arturo frena di colpo, suscitando le proteste del direttore che lo incita a far finta di niente eripartire, ma il giovane non lo ascolta, scende dall’auto e corre verso il luogo dellasparatoria. A nulla servono le minacce di licenziamento: Arturo non è disposto ainfischiarsene; in questo caso Jean Pierre rappresenta il cittadino palermitano che per anni“non ha visto nulla “ – come diranno le persone presenti all’omicidio di Lima - e ha girato latesta da un’altra parte. Anticipato dalla macchina a mano, il giovane si rende conto ditrovarsi davanti al corpo di Lima; sono arrivati altri passanti, a loro chiede notizie di quello

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che è successo, se con l’onorevole c’era anche una ragazza bionda. Arturo corre versouna cabina telefonica, la musica raggiunge l’acme mentre arriva la macchina della polizia.La Camera si trova all’esterno del posto telefonico in modo da riprendere sia il ragazzoche telefona, sia i passanti che corrono incontro alla “gazzella”.

La scena si sposta nell’appartamento di Flora, un gioco di fuochi mette in primo piano ildettaglio dell’apparecchio che squilla, poi il volto teso e preoccupato di Arturo cheriaggancia. La musica termina per lasciare il posto alle sirene della polizia.

Scena 39 Il commento di Andreotti

Arturo è a casa e cerca ancora di contattare telefonicamente Flora; questa finalmente alzail ricevitore ma non dice nulla, appena sente la voce del ragazzo riaggancia. Si volta poiverso il padre che sta seguendo un servizio del telegiornale sull’omicidio di Lima. L’uomo èvisibilmente teso e quando la figlia gli consegna i fogli con il discorso che aveva scritto perl’onorevole e gli chiede se lo avrebbe letto, le risponde con sincerità: no. Flora non trovaniente da dire, la MdP rimane ancora un attimo sul suo primo piano per mostrare il sensodi sconfitta provato dalla ragazza per poi passare ad inquadrare il televisore dove GiulioAndreotti traccia il suo personale ricordo di Lima. Alla domanda: cosa accadrà adesso inSicilia, il politico si limita a dire che non lo sa.

Scena 40 In cerca di lavoro

La scena si apre con una veduta di Palermo, la Camera prosegue in panoramica versodestra mentre entra la voce in off di Arturo, accompagnata dalla musica.

La cameracar lo anticipa mentre si reca in giro con il motorino per cercare un nuovolavoro. Ricorda ancora che faceva molto caldo e, legandosi proprio all’alta temperatura, ilregista mostra la casa di Riina, dove il boss ha chiamato un tecnico per far montare l’ariacondizionata. Inizia quello che potremmo definire un siparietto comico che vede ancorauna volta il mafioso fare la figura del demente tra la disperazione dell’operaio che non sapiù come spiegargli il funzionamento del telecomando dell’apparecchio.

Scena 41 Fuori la mafia dallo Stato

La Tv trasmette le immagini di Paolo Borsellino che ha appoggiato la candidatura diGiovanni Falcone. Entra la voce in off di Arturo che ricorda amaramente che alla fine Riinacapì come funziona un telecomando: vediamo il mafioso puntarlo verso l’alto e premerecon forza, si ode un boato. Entra una musica tristissima.

Il racconto in off di Arturo prosegue dicendo che lo capì anche Fofò che all’altezza diCapaci incontrò le auto di scorta e quella di Falcone: la strada è ripresa dall’interno dellavettura, una panoramica verso sinistra riprende il giovane che guida tranquillo finchél’esplosione e i detriti causati da questa precipitano sulla sua auto.

Lo capì anche Jean Pierre, prosegue sempre in off Arturo, che arrivò in via D’Amelio dopoil giudice Borsellino: vediamo il direttore aprire a fatica una porta chiamando la madre conla voce strozzata dalla paura. Lo seguiamo mentre la cerca per la casa distrutta dalla

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bomba. Vediamo il suo viso sollevato mentre scorge l’anziana donna, salva, ma impietritadall’orrore. E anche lui si blocca dal ribrezzo: come incorniciato dalle gambe di Jean Pierree della madre vediamo un braccio carbonizzato, con la mano che impugna ancora lapistola.

Continua la voce in off di Arturo: lo capirono anche tutti i palermitani, che ai funerali dellascorta di Paolo Borsellino vennero tenuti fuori dalla Cattedrale: vediamo le immagini direpertorio relative all’episodio dove vengono mescolate sapientemente immagini di fictiondi Arturo e Flora. Alle grida e cori di protesta dei palermitani si unisce la musica e laconclusione del protagonista: “e lo capii anch’io”. Arturo è tra la folla che grida “Fuori lamafia dallo Stato”; si guarda intorno e scorge Flora, la chiama e ambedue si vannoincontro, facendosi largo tra la gente. Segue un bacio che sembra quasi liberatorio perentrambi. La musica ora è predominante, il dolore e la rabbia hanno lasciato il postoall’amore ed il bacio è ripreso da varie angolazioni; alla fine anche i due innamoraticorrono con gli altri verso la Cattedrale, dopo aver superato lo sbarramento degli agenti.Continuano le immagini di repertorio, con l’audio originale e una dissolvenza al nero sugliapplausi ai feretri degli agenti chiude la scena.

Scena 42 Per non dimenticare

Nero. In off qualcuno incita Flora a continuare. Il primo piano mostra la ragazza che staper partorire; il suono di un carillon ed il vagito indicano che il bimbo è nato, mentre unapanoramica verso l’alto passa dal viso di Flora a quello commosso di Arturo che si trovaalle sue spalle per reggerle la testa. La sua voce in off racconta che l’esperienza didiventare padre gli ha fatto comprendere che i genitori hanno due compiti precisi, uno èquello di difendere il proprio figlio dalla malvagità del mondo, l’altro è quello di imparare ariconoscerla: vediamo Arturo e Flora lasciare l’ospedale seguiti da una panoramica versosinistra.

Il ragazzo porta in braccio il bebè mentre, nell’inquadratura successiva è Flora a tenere inbraccio il bimbo, mentre Arturo lo riprende con la macchina a mano e entra poi in campograzie all’uso dello zoom indietro (tipo di riprese che Diliberto utilizza nel suo programma“Il testimone”). La famiglia arriva davanti alla lapide che ricorda Filadelfo Aparo e altricaduti per mano della mafia.

Il bambino adesso è un po’ più grande, è sempre in braccio a Flora e si dirigono versoun’altra targa che ricorda Pio La Torre e Rosario Di Salvo, un veloce zoom avanti mostra ildettaglio completo della lapide.

Arturo tiene per mano il figlio e camminano per una strada fino ad arrivare al ricordo delgiornalista Mario Francese , per ogni caduto Arturo spiega al figlio il ruolo che ha avutonella lotta alla mafia. Adesso sono davanti a quella di Paolo Borsellino per poi arrivare almonumento a Falcone sulla strada per Capaci. E’ la volta di Boris Giuliano e del generaleDalla Chiesa, il solito zoom avanti per mostrare al meglio l’altorilievo per poi scendere adinquadrare un foglio che chiede di non depositare i rifiuti sotto la lapide.

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Il “viaggio” tra gli eroi dell’antimafia si conclude davanti alla targa di Rocco Chinnici, ilprimo testimone dell’amore tra Arturo e Flora. Fondu

Ritagli di giornali con gli articoli e le foto dei caduti per mano della mafia appaiono unoaccanto all’altro fino a riempire tutta l’inquadratura. Fondu

Titolo del film e titoli di coda

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Per sapere di più

Vito Alfio Ciancimino (Corleone, 2 aprile 1924 – Roma, 19 novembre 2002) è stato unpolitico e criminale italiano, appartenente alla Democrazia Cristiana.Ciancimimo è stato il principale responsabile del caos edilizio palermitano, egli ha svoltouna parte predominante, insieme alla commissione edilizia, degli abusi nel capoluogosiciliano. Quando era sindaco della città, il suo gruppo era formato da sette consiglieri, mavi era sostanzialmente una unità di azione nelle questioni più importanti tra i cianciminianie il gruppo facente capo a Salvo Lima. Il suo potere di intimidazione è stato notevole:nonsoltanto nei confronti dei pubblici amministratori che non intendevano piegarsi alle suevolontà e ai suoi interessi, ma anche nei confronti di quei privati che ostacolavano inqualche modo i suoi progetti. Anche quando non aveva cariche ufficiali, il comando eranelle sue mani. Vito Ciancimino ha avuto anche importanti legami con Cosa Nostra: daAngelo Di Carlo, conosciuto a Corleone come il capitano a Nino Sorci detto il ricco dellaborgata di Villagrazia, da Pippo Calò a Salvatore Riina.

Rocco Chinnici (Misilmeri, 19 gennaio 1925 – Palermo, 29 luglio 1983) è stato unmagistrato italiano, vittima di mafia.Rocco Chinnici fu vittima di un’autobomba, la prima che colpiva un magistrato. Il giudice fuucciso perché capì che la mafia non si combatte da soli e per questo volle costituire un“pool” di inquirenti: a farne parte chiamò accanto a sé alcuni giovani magistrati, tra loroc’erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.Rocco Chinnici fu anche il primo magistrato ad andare nelle scuole, perché avevacompreso il valore dell’educazione alla legalità.Rocco Chinnici fu ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 126 imbottita di esplosivo davantialla sua abitazione in via Pipitone Federico a Palermo, all'età di cinquantotto anni. Accantoal suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall'esplosione .Ad azionare il detonatore che provocò l'esplosione fu il killer mafioso Antonino Madonia.

Salvo Lima (Palermo, 23 gennaio 1928 – Palermo, 12 marzo 1992), è stato un politicoitaliano, parlamentare siciliano della DC.Il parlamentare democristiano Salvo Lima, leader in Sicilia della corrente politica di GiulioAndreotti, è stato ucciso dalla mafia a Palermo. La fine violenta di Lima è legata ai suoirapporti con la Mafia, rapporti noti anche alla politica, visto che il suo nome comparespesso nelle relazioni della Commissione parlamentare antimafia e per ben 4 volte vienechiesta l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti. La vicinanza di Lima ad Andreottialimenterà le accuse di associazione mafiosa anche per il senatore a vita

Giulio Andreotti (Roma, 14 gennaio 1919 – Roma, 6 maggio 2013) è stato un politico,scrittore e giornalista italiano. Andreotti è stato uno dei principali esponenti della Democrazia Cristiana, protagonistadella vita politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo.

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Senatore a vita dal 1991, è stato il 16º, 19º e 28º presidente del Consiglio dei ministri dellaRepubblica Italiana e ha ricoperto più volte numerosi incarichi di governo:A cavallo tra XX e XXI secolo subì un processo per concorso esterno in associazionemafiosa. Assolto con formula piena da tutte le accuse dal Tribunale di Palermo, venne poiassolto il 2 maggio 2003 anche dalla Corte d'Appello di Palermo per i fatti successivi al1980, mentre per quelli anteriori la Corte non si pronunciò nel merito e dichiarò il nonluogo a procedere per intervenuta prescrizione. La Cassazione, infine, confermò lasentenza di appello.Andreotti è stato sottoposto a giudizio a Palermo per associazione per delinquere. Mentrela sentenza di primo grado, emessa il 23 ottobre 1999, lo aveva assolto perché il fatto nonsussiste, la sentenza di appello, emessa il 2 maggio 2003, distinguendo il giudizio tra i fattifino al 1980 e quelli successivi, stabilì che Andreotti aveva «commesso» il «reato dipartecipazione all'associazione per delinquere» (Cosa Nostra), «concretamenteravvisabile fino alla primavera 1980», reato però «estinto per prescrizione». Per i fattisuccessivi alla primavera del 1980 Andreotti è stato invece assolto.

Salvatore Riina, soprannominato Totò o ancora Totò u'curtu (Corleone, 16 novembre1930), è un criminale italiano, legato a Cosa Nostra e considerato il capodell'organizzazione dal 1982 fino al suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 1993. Vieneindicato anche con i soprannomi U curtu, per via della sua staturae La Belva, adottato perindicare la sua ferocia sanguinaria.Il 10 dicembre 1969 Riina fu tra gli esecutori della cosiddetta «strage di Viale Lazio», chedoveva punire il boss Michele Cavataio. Nel periodo successivo Riina sostituì spessoLiggio nel "triumvirato" provvisorio di cui faceva parte con i boss Stefano Bontate eGaetano Badalamenti, che aveva il compito di dirimere le dispute tra le varie cosche dellaprovincia di Palermo. Riina e Liggio divennero i principali capi-elettori del loro compaesanoVito Ciancimino, il quale venne eletto sindaco di Palermo; nel 1971 Riina fu esecutoremateriale dell'omicidio del procuratore Pietro Scaglione e, nello stesso anno, partecipò aisequestri a scopo di estorsione ordinati da Liggio a Palermo. Il principale referente politicodi Riina inizialmente fu Vito Ciancimino, il quale nel 1976 instaurò un rapporto dicollaborazione con la corrente dell'onorevole Giulio Andreotti, in particolare con SalvoLima, che sfociò poi in un formale inserimento in tale gruppo politico e nell'appoggio datodai delegati vicini a Ciancimino alla corrente andreottiana in occasione dei congressinazionali della Democrazia Cristiana svoltisi nel 1980 e nel 1983. Per proteggere gliinteressi di Ciancimino, Riina propose alla "Commissione" gli omicidi dei suoi avversaripolitici: il 9 marzo 1979 fu ucciso Michele Reina, segretario provinciale della DemocraziaCristiana che era entrato in contrasto con costruttori legati a Ciancimino; il 6 gennaio 1980venne eliminato Piersanti Mattarella, presidente della Regione che contrastava Cianciminoper un suo rientro nel partito con incarichi direttivi; il 30 aprile 1982 venne trucidato Pio LaTorre, segretario regionale del PCI che aveva più volte indicato pubblicamente Cianciminocome personaggio legato a Cosa Nostra. Dopo l'inizio della «seconda guerra di mafia», icugini Ignazio e Nino Salvo, ricchi e famosi esattori affiliati alla cosca di Salemi, passaronodalla parte dello schieramento dei Corleonesi, che faceva capo proprio a Riina, e furonoincaricati di curare le relazioni con l'onorevole Salvo Lima, che divenne il nuovo referente

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politico di Riina, soprattutto per cercare di ottenere una favorevole soluzione di vicendeprocessuali; infatti, sempre secondo i collaboratori di giustizia, l'onorevole Lima si sarebbeattivato per modificare in Cassazione la sentenza del Maxiprocesso di Palermo checondannava Riina e molti altri boss all'ergastolo. Tuttavia però il 30 gennaio 1992 laCassazione confermò gli ergastoli del Maxiprocesso e sancì la validità delle dichiarazionidel pentito Tommaso Buscetta. Sempre secondo le testimonianze dei collaboratori digiustizia, Riina decise allora di lanciare un avvertimento ad Andreotti, che si eradisinteressato alla sentenza ed anzi aveva firmato un decreto-legge che aveva fattotornare in carcere gli imputati del Maxiprocesso scarcerati per decorrenza dei termini equelli agli arresti domiciliari: per queste ragioni il 12 marzo 1992 Lima venne ucciso allavigilia delle elezioni politiche ed, alcuni mesi dopo, la stessa sorte toccò ad Ignazio Salvo.Il 15 gennaio del 1993 fu catturato dal Crimor (squadra speciale dei ROS guidata dalCapitano Ultimo). La strage di viale Lazio, avvenuta a Palermo il 10 dicembre 1969, fuuno dei più cruenti regolamenti di conti della storia di Cosa nostra].Un commando di killer composto da uomini reclutati da varie Famiglie: Salvatore Riina,Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella della cosca di Corleone, Emanuele D'Agostinoe Gaetano Grado della cosca di Santa Maria di Gesù e Damiano Caruso della cosca diRiesi: i killer (con Riina che a bordo di un'automobile dirigeva le operazioni) irruppero conaddosso uniformi da agenti di polizia, negli uffici del costruttore Girolamo Moncada in vialeLazio, a Palermo, covo del boss Michele Cavataio detto il Cobra, capo della famigliadell'Acquasanta ritenuto colpevole di avere scatenato la guerra fra le famiglie mafiose.

Michele Cavataio, soprannominato Il cobra, (Palermo, 1929 – Palermo, 10 dicembre1969), è stato un criminale italiano, legato a Cosa Nostra.I boss iniziarono ad avere sentore che Cavataio fosse il principale responsabile dellaprima guerra di mafia e quindi si decise di eliminarlo, formando un commando di killerscelti tra varie cosche mafiose: Totò Riina, Bernardo Provenzano e Calogero Bagarelladella cosca di Corleone, Emanuele D'Agostino e Gaetano Grado della cosca di SantaMaria di Gesù e Damiano Caruso della cosca di Riesi. Il 10 dicembre 1969 gli uomini delcommando, travestiti da agenti di polizia, giunsero in un ufficio di un'impresa edile in vialeLazio, dove si trovava Cavataio insieme ai suoi uomini, i killer aprirono il fuoco, uccidendotre dei presenti e ferendone altri due mentre Cavataio tentò di reagire al fuoco con la suaColt Cobra, riuscendo così a ferire Provenzano e Caruso e uccidendo Bagarella. InfineProvenzano lo finì a colpi di pistola. Il massacro di Cavataio e dei suoi uomini vennesoprannominato "strage di viale Lazio "

Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 – Palermo, 3 settembre 1982),è stato un generale, prefetto e partigiano italiano. Fondò il Nucleo Speciale Antiterrorismo,fu Vice Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri e Prefetto di Palermo.Nel 1982 viene nominato dal Consiglio dei Ministri prefetto di Palermo, Dalla Chiesainizialmente si dimostrò perplesso su tale nomina, ma venne convinto dal ministro VirginioRognoni, che gli promise poteri fuori dall'ordinario per contrastare la guerra tra le cosche,che insanguinava l'isola.

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A Palermo, dove arrivò ufficialmente nel maggio del 1982, lamentò più volte la carenza disostegno da parte dello Stato (emblematica la sua amara frase: "Mi mandano in una realtàcome Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì").Nel luglio del 1982 Dalla Chiesa dispose che il cosiddetto "rapporto dei 162" fossetrasmesso alla Procura di Palermo: tale rapporto portava la «firma congiunta» di polizia ecarabinieri e ricostruiva l'organigramma delle Famiglie mafiose palermitane attraversoscrupolose indagini e riscontri.Alle ore 21.15 del 3 settembre 1982, la A112 bianca sulla quale viaggiava il Prefetto,guidata dalla moglie Emanuela Setti Carraro, fu affiancata, in via Isidoro Carini a Palermo,da una BMW, dalla quale partirono alcune raffiche di Kalashnikov AK-47, che uccisero ilPrefetto e la moglie. Nello stesso momento l'auto con a bordo l'autista e agente discorta,Domenico Russo, che seguiva la vettura del Prefetto, veniva affiancata da unamotocicletta, dalla quale partì un'altra raffica che uccise Russo.Per i tre omicidi sono stati condannati all'ergastolo come mandanti i vertici di Cosa Nostra:i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca eNenè Geraci.Il giorno dei suoi funerali, che si tennero nella chiesa palermitana di San Domenico, unagrande folla protestò contro le presenze politiche, accusandole di averlo lasciato solo. Vifurono attimi di tensione tra la folla e le autorità, sottoposte a lanci di monetine e insulti allimite dell'aggressione fisica. Solo il Presidente della Repubblica Sandro Pertini vennerisparmiato dalla contestazione.

Filippo Marchese (... – Palermo, 1983) è stato un criminale italiano, figura di spicco nellamafia siciliana e killer sospettato di decine di omicidi. Era il boss della famiglia mafiosa delquartiere Corso Dei Mille a Palermo.La sua natura violenta poteva essere una minaccia per i boss corleonesi Salvatore Riina eBernardo Provenzano. Nel gennaio del 1983 Marchese fu sciolto nell'acido come moltedelle sue vittime da Pino Greco.

Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992) èstato un magistrato italiano. Fu assassinato da Cosa nostra con alcuni uomini della suascorta nella strage di via d'Amelio. È considerato uno degli eroi simbolo della lotta allamafia in Italia e a livello internazionale, insieme a Giovanni Falcone, di cui fu amico ecollega.Il 29 luglio 1983 Chinnici rimase ucciso nell'esplosione di un'autobomba insieme a dueagenti di scorta e al portiere del suo condominio, e pochi giorni dopo giunse a Palermo daFirenze il giudice Antonino Caponnetto per prenderne il posto: Caponnetto decise diistituire presso l’Ufficio istruzione un "pool antimafia", ossia un gruppo di giudici istruttoriche si sarebbero occupati esclusivamente dei reati di stampo mafioso e, lavorando ingruppo, essi avrebbero avuto una visione più chiara e completa del fenomeno mafioso e,di conseguenza, la possibilità di combatterlo più efficacemente; Caponnetto chiamòBorsellino a fare parte del pool insieme a Giovanni Falcone, Giuseppe Di Lello e LeonardoGuarnotta.

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Pio La Torre (Palermo, 24 dicembre 1927 – Palermo, 30 aprile 1982) è stato un politico esindacalista italiano.Messosi in luce per le sue doti politiche, Enrico Berlinguer lo fece entrare nella Segreterianazionale di Botteghe Oscure. Nel1972 venne eletto deputato nel collegio Siciliaoccidentale, e subito in Parlamento si occupò di agricoltura. Propose una legge cheintroduceva il reato di associazione mafiosa (Legge Rognoni-La Torre) ed una norma cheprevedeva la confisca dei beni ai mafiosi. Rieletto alla Camera nel 1976 e nel 1979, fucomponente della Commissione Parlamentare Antimafia fino alla conclusione dei suoilavori nel 1976; nello stesso anno fu tra i redattori della relazione di minoranza dellaCommissione antimafia, che accusava duramente Giovanni Gioia, Vito Ciancimino, SalvoLima ed altri uomini politici di avere rapporti con la mafia.Nel 1981 decise di tornare in Sicilia per assumere la carica di segretario regionale delpartito, le sue iniziative erano rivolte anche alla lotta contro la speculazione edilizia. Alle 9:20 del 30 aprile 1982, con una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo, Pio La Torrestava raggiungendo la sede del partito. Quando la macchina si trovò in una strada stretta,una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo, che guidava, ad uno stop, immediatamenteseguito da raffiche di proiettili. Da un'auto scesero altri killer a completare il dupliceomicidio. Pio La Torre morì all'istante mentre Di Salvo ebbe il tempo per estrarre unapistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere. Poco dopo l'omicidio fu rivendicato dai Gruppi proletari organizzati. Il delitto venne peròindicato dai pentiti Tommaso Buscetta, Francesco Marino Mannoia, Gaspare Mutolo ePino Marchese come delitto di mafia: La Torre venne ucciso perché aveva proposto ildisegno di legge che prevedeva per la prima volta il reato di "associazione mafiosa" e laconfisca dei patrimoni mafiosi. Dopo nove anni di indagini, nel 1995 vennero condannatiall'ergastolo i mandanti dell'omicidio La Torre: i boss mafiosi Salvatore Riina, MicheleGreco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò,Francesco Madonia eNenè Geraci.

Giorgio Boris Giuliano (Piazza Armerina, 22 ottobre 1930 – Palermo, 21 luglio 1979) èstato un poliziotto italiano, investigatore della Polizia di Stato e capo della Squadra Mobiledi Palermo.Diresse le indagini con metodi innovativi e determinazione, facendo parte di una cerchianei fatti isolata di funzionari dello Stato che, a partire dalla fine degli anni settanta,iniziarono un'autentica lotta contro la mafia dopo che, nella deludente stagione degli annisessanta, troppi processi erano falliti per mancanza di prove. Il 21 luglio 1979, mentre pagava il caffè in una caffetteria di via Di Blasi, a Palermo,Leoluca Bagarella gli sparò a distanza ravvicinata sette colpi di pistola alle spalle,uccidendolo

Leoluca Bagarella (Corleone, 3 febbraio 1942) è un criminale italiano, legato a CosaNostra. Killer spietato, si ritiene sia stato responsabile di centinaia di omicidi durante laseconda guerra di mafia, oltre che diretto responsabile di alcuni tra i più gravi fatti disangue di Cosa Nostra, tra cui la Strage di Capaci e l' uccisione di Boris Giuliano.

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Quarto figlio del mafioso Salvatore Bagarella, entrò a far parte della cosca di Corleonedopo che suo fratello maggiore Calogero era diventato uno dei fedelissimi del bossLuciano Liggio e dei suoi compagni Totò Riina e Bernardo Provenzano. Calogero venneucciso dal boss Michele Cavataio nella strage di Viale Lazio nel 1969 e Leoluca si diedealla latitanza. Nel 1974, sua sorella sposò in segreto Totò Riina, seguendolo nellalatitanza. Il 21 luglio 1979 Bagarella uccise in un bar di Palermo il commissario Boris Giuliano, capodella Squadra Mobile, che stava indagando su di lui. Il 10 settembre 1979, due mesi dopol'omicidio del commissario Giuliano, Bagarella venne arrestato a Palermo ad un posto diblocco dei Carabinieri, a cui aveva esibito documenti falsi.Dopo essere stato scarcerato nel 1990, dal 1992 fu di nuovo latitante e dopo l'arresto diRiina, Bagarella prese il comando dell'ala militare di Cosa Nostra che era favorevole allacontinuazione della cosiddetta "strategia stragista" iniziata da Riina, contrapponendosi aduna fazione più moderata guidata da Bernardo Provenzano il quale era contraria allastrategia degli attentati dinamitardi; infine prevalse la linea di Bagarella, che mise inminoranza Provenzano.Nel 1993 viene ufficialmente indagato come mandante della Strage di Capaci insieme aGiovanni Brusca, Domenico Ganci e Antonino Gioè.

Giovanni Salvatore Augusto Falcone (Palermo, 18 maggio 1939 – Palermo, 23 maggio1992) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato con la moglie Francesca Morvillo e treuomini della scorta nella strage di Capaci ad opera di Cosa nostra.Assieme all'amico e collega Paolo Borsellino è considerato uno fra gli eroi simbolo dellalotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.Dopo l'omicidio del giudice Cesare Terranova, nel settembre del 1979, nonostante lepreoccupazioni famigliari, accettò l'offerta che da tanto tempo Rocco Chinnici gliproponeva e passò così all'Ufficio istruzione della sezione penale, che sotto appunto laguida di Chinnici divenne un esempio innovativo di organizzazione giudiziaria. Chinnicichiamò al suo fianco anche Paolo Borsellino che divenne collega di Falcone nello sbrigareil lavoro arretrato di oltre cinquecento processi Nel maggio del 1980 Chinnici affidò a Falcone la sua prima inchiesta contro RosarioSpatola, un costruttore edile palermitano, incensurato e molto rispettato perché la suaimpresa aveva dato lavoro a centinaia di operai. Doveva la sua fortuna al riciclaggio didenaro frutto del traffico di eroina dei clan italo-americani. Alle prese con questo caso, Falcone comprese che per indagare con successo leassociazioni mafiose era necessario basarsi anche su indagini patrimoniali e bancarie,ricostruire il percorso del denaro che accompagnava i traffici e avere un quadrocomplessivo del fenomeno.Sono anni tumultuosi che vedono la prepotente ascesa dei Corleonesi, i quali impongono ilproprio feudo criminale insanguinando le strade a colpi di omicidi.Il progetto del così detto "Pool Antimafia" nacque dall'idea di Rocco Chinnici, inizialmenteavvalendosi della collaborazione di Falcone, di Paolo Borsellino e di Giuseppe Di Lello,pupillo di Chinnici, ma sarebbe successivamente sarebbe stato sviluppato da AntoninoCaponnetto (subentrato a Chinnici, ucciso il 29 luglio 1983) che, nel marzo 1984, avrebbe

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poi costituito un "pool" composto da quattro magistrati (nel frattempo si era aggiunto ancheLeonardo Guarnotta) affinché coordinasse le indagini sfruttando l'esperienza maturata equello sguardo d'insieme e sul fenomeno mafioso portato da Falcone. I quattro magistratierano affiatati, amici e con un sogno comune: restituire la città ai palermitani e la Sicilia aisiciliani onesti. Il pool doveva occuparsi dei processi di mafia, esclusivamente e a tempopieno, col vantaggio sia di favorire la condivisione delle informazioni tra tutti i componenti eminimizzare così i rischi personali, che per garantire in ogni momento una visione piùampia ed esaustiva possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso. La validità delnuovo sistema investigativo si dimostrò subito indiscutibile, e sarà fondamentale per ognisuccessiva indagine, negli anni a venire.Ma una vera e propria svolta epocale alla lotta alla mafia sarebbe stata impressa conl'arresto di Tommaso Buscetta, il quale, dopo una drammatica sequenza di eventi, decisedi collaborare con la Giustizia. Il suo interrogatorio, cominciato a Roma nel luglio 1984, sirivelerà determinante per la conoscenza non solo di determinati fatti, ma specialmentedella struttura e delle chiavi di lettura dell'organizzazione definita Cosa nostra.Le inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il poolportarono così a costituire il primo grande processo contro la mafia. Il Maxiprocesso iniziòil 10 febbraio 1986 e terminò il 16 dicembre 1987.Cosa nostra reagì bruciando il terreno attorno ai giudici: dopo l'omicidio di GiuseppeMontana e Ninni Cassarà nell'estate1985, stretti collaboratori di Falcone e Borsellino, sicominciò a temere per l'incolumità anche dei due magistrati, che furono indotti per motividi sicurezza a soggiornare qualche tempo con le famiglie presso il carcere dell'Asinara,dove gettarono le basi dell'istruttoria.Ma il 16 novembre 1987 diventa una data storica e insieme un momento fondamentale peril Paese, che per la prima volta inchioda la mafia traducendola alla Giustizia. IlMaxiprocesso sentenzia 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undicimiliardi e mezzo di lire di multe da pagare, segnando un grande successo per il lavorosvolto da tutto il pool antimafia. . Falcone venne assassinato in quella che comunemente è detta strage di Capaci, il 23maggio 1992. Stava tornando da Roma, Il boss Raffaele Ganci seguiva tutti i movimentidel poliziotto Antonio Montinaro, il caposcorta di Falcone, che guidò le tre Fiat Cromablindate dalla caserma "Lungaro" fino a Punta Raisi, dove dovevano prelevare Falcone;Ganci telefonò a Giovan Battista Ferrante (mafioso di San Lorenzo, che era appostatoall'aeroporto) per segnalare l'uscita dalla caserma di Montinaro e degli altri agenti discorta.

Gioacchino La Barbera (mafioso di Altofonte) seguì con la sua auto il corteo blindatodall'aeroporto di Punta Raisi fino allo svincolo di Capaci, mantenendosi in contattotelefonico con Giovanni Brusca e Antonino Gioè (capo della Famiglia di Altofonte), che sitrovavano in osservazione sulle colline sopra Capaci. Tre, quattro secondi dopo la finedella loro telefonata, Brusca azionò il telecomando che provocò l'esplosione di 400 kg ditritolo sistemati all'interno di fustini in un cunicolo di drenaggio sotto l'autostrada. Ladetonazione provoca un'esplosione immane e una voragine enorme sulla strada. In unclima irreale e di iniziale disorientamento, altri automobilisti e abitanti dalle villette vicine

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danno l'allarme alle autorità e prestano i primi soccorsi tra la strada sventrata e una coltredi polvere. In totale, i morti saranno 5 ed i feriti 23.La strage di Capaci, festeggiata dai mafiosi nel carcere dell'Ucciardone, provocò unareazione di sdegno nell'opinione pubblica. Secondo le testimonianze dei collaboratori digiustizia, l'attentato di Capaci fu eseguito per danneggiare il senatore Giulio Andreotti:infatti la strage avvenne nei giorni in cui il Parlamento era riunito in seduta comune perl’elezione del presidente della Repubblica ed Andreotti era considerato uno dei candidatipiù accreditati per la carica ma l'attentato orientò la scelta dei parlamentari verso OscarLuigi Scalfaro, che venne eletto il 25 maggio (due giorni dopo la strage).

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Unità didattiche

Unità1

In quali anni ed in quale città è ambientata la storia di Arturo?

Come si chiama il tipo di montaggio utilizzato la notte in cui è stato concepito ilprotagonista? (da 03,00 a 04,34)

Cosa significa flashforward ed in quale scena è stato utilizzato? (da 05,46 a 06,11)

Qual'è la funzione narrativa della voce over del protagonista?

Unità2

Coma mai Arturo è convinto che chiunque si innamori è destinato ad essereucciso?

Chi era Giulio Andreotti e come mai Arturo lo sceglie come suo “consigliere” perconquistare Flora?

Come vengono descritti i mafiosi ed in particolare la figura di Totò Riina nel film?

Perché Arturo pensa che ci sia un boss nascosto nell’appartamento del nonno?

Unità3

Perché Flora lascia Palermo?

I momenti più importanti della vita di Arturo sono segnati da terribili omicidi di mafia,sai fare qualche esempio?

Descrivi cosa accade il mattino dopo che Arturo ha lasciato un messaggio per Florasul marciapiede (da 46,31 a 48,06)

Unità4

Descrivi il debutto televisivo di Arturo e Jean Pierre, il bizzarro presentatore (da52,27 a 56,08)

Perché la mafia decide di uccidere Salvo Lima?

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Inizialmente i cittadini di Palermo non credono che i vari omicidi dei tutori dellalegge siano opera della mafia. Quale evento farà sì che i palermitani “scoprano”che invece “Cosa nostra” esiste? (da 1.16,38 a 1.19,04)

All’inizio e alla fine del film il regista utilizza un metodo di ripresa già collaudato nelsuo programma “Il testimone”, di cosa si tratta?

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