LA LAMPADA DELLA VERITA’ E LA DOTTRINA Le sette...

8
1 I padri della conservazione: JOHN RUSKIN: ESTETICA ED ETICA DELL’ARCHITETTURA 1. PRESUPPOSTI ETICO-MORALI 2. AMORE PER IL GOTICO E FILOSOFIA MEDIOEVALE 3. PITTORESCO ED ESTETICA DEL SUBLIME I PRESUPPOSTI ETICO-MORALI BELLO VERO BENE ARTE VERITA’ ETICA • nulla può esser bello se non è vero; • l’amore per l’arte è amore della verità; • l’arte, in quanto espressione delle virtù sociali e politiche di una nazione, è etica John Ruskin, Le sette lampade dell’architettura (1849,1880): “tutte le leggi pratiche sono l’espressione di leggi morali” “anche quelle cose che sembrano meccaniche, mediocri o deprecabili, dipendono per la loro perfezione del riconoscimento dei sacri princìpi della fede, della verità e dell’obbedienza” Le sette lampade dell’architettura (1849,1880) “impegnarci a definire come direttrici di ogni sforzo alcune leggi di diritto, costanti, generali, inconfutabili: leggi che fondate sulla natura dell’uomo, e non sul suo sapere, possano detenere l’immutabilità della prima” “Tali peculiari aspetti che concernono la prima delle arti, ho cercato di tratteggiarli nelle pagine che seguono; e dal momento che, se correttamente fissate, esse devono essere necessariamente, non solo presidio contro ogni forma di errore ma fonte di ogni misura di successo, io credo di non pretendere troppo chiamandole le Lampade dell’Architettura” [Sacrificio, Verità, Potenza, Bellezza, Vita, Memoria e Obbedienza]. Ruskin, La lampada della verità: “Vi è una marcata somiglianza tra le virtù dell’uomo e l’illuminazione del globo che egli abita: la stessa graduale diminuzione di vigore man mano che ci si avvicina ai limiti dei loro ambiti, la stessa netta separazione dei loro contrari” [VIRTU’ LUCE] “La verità, quell’unica virtù della quale non sono ammesse gradazioni, ma divide e lacera di continuo; quel pilastro della terra (…); la verità non perdona nessun oltraggio, non tollera nessuno sfregio” Cfr. Bonaventura di Bagnoregio (1212-74): •“La luce dell’anima è la verità; questa luce non conosce tramonto” • La luce della verità emette tre raggi: la verità delle cose considera ciò che esiste in relazione con la fonte del proprio essere; la verità del discorso riguarda invece il rapporto che lega intelletto e linguaggio; infine la verità dei costumi considera i rapporti tra gli esistenti e il loro fine LA LAMPADA DELLA VERITA’ E LA DOTTRINA DELL’ILLUMINAZIONE PREFAZIONI Prefazione all’edizione del 1849: “Gli appunti che costituiscono la base di questo saggio sono stati raccolti durante la preparazione di una delle sezioni del terzo volume del mio Modern Painters. NOTA: L’eccessivo ritardo con cui viene pubblicato quel volume supplementare è stato dovuto in verità alla necessità in cui si è trovato il suo autore di procurarsi il maggior numero di testimonianze degli edifici Medievali d’Italia e di Normandia prima che la loro distruzione fosse portata a compimento (…) Tutto il suo tempo è stato ultimamente dedicato a disegnar schizzi di fiancate il cui altro lato stava crollandoPrefazione all’edizione del 1880: Non ho mai avuto intenzione di far ripubblicare questo libro, che è diventato il più inutile che io abbia mai scritto; infatti essendo ora gli edifici che esso descrive con tanto diletto o andati distrutti o raschiati e rappezzati con compiacente affettazione e levigatezza, più tragiche della più estrema rovina” Samuel Prout (1783-1852), chiesa di S. Bertin a St. Omer THE PROUTISM

Transcript of LA LAMPADA DELLA VERITA’ E LA DOTTRINA Le sette...

1

I padri della conservazione:

JOHN RUSKIN: ESTETICA ED ETICA DELL’ARCHITETTURA

1. PRESUPPOSTI ETICO-MORALI

2. AMORE PER IL GOTICO E FILOSOFIA MEDIOEVALE

3. PITTORESCO ED ESTETICA DEL SUBLIME

I PRESUPPOSTI ETICO-MORALI

BELLO ↔ VERO ↔ BENE↕ ↕ ↕

ARTE ↔ VERITA’ ↔ ETICA

• nulla può esser bello se non è vero; • l’amore per l’arte è amore della verità; • l’arte, in quanto espressione delle virtù sociali e politiche di una nazione, èetica

John Ruskin, Le sette lampade dell’architettura (1849,1880):

“tutte le leggi pratiche sono l’espressione di leggi morali”“anche quelle cose che sembrano meccaniche, mediocri o deprecabili, dipendono per la loro perfezione del riconoscimento dei sacri princìpi della fede, della verità e dell’obbedienza”

Le sette lampade dell’architettura (1849,1880)

“impegnarci a definire come direttrici di ogni sforzo alcune leggi di diritto, costanti, generali, inconfutabili: leggi che fondate sulla natura dell’uomo, e non sul suo sapere, possano detenere l’immutabilità della prima”

“Tali peculiari aspetti che concernono la prima delle arti, ho cercato di tratteggiarli nelle pagine che seguono; e dal momento che, se correttamente fissate, esse devono essere necessariamente, non solo presidio contro ogni forma di errore ma fonte di ogni misura di successo, io credo di non pretendere troppo chiamandole le Lampade dell’Architettura” [Sacrificio, Verità, Potenza, Bellezza, Vita, Memoria e Obbedienza].

Ruskin, La lampada della verità:“Vi è una marcata somiglianza tra le virtù dell’uomo e l’illuminazione del globo che egli abita: la stessa graduale diminuzione di vigore man mano che ci si avvicina ai limiti dei loro ambiti, la stessa netta separazione dei loro contrari”[VIRTU’ ↔ LUCE]

“La verità, quell’unica virtù della quale non sono ammesse gradazioni, ma divide e lacera di continuo; quel pilastro della terra (…); la verità non perdona nessun oltraggio, non tollera nessuno sfregio”

Cfr. Bonaventura di Bagnoregio (1212-74): •“La luce dell’anima è la verità; questa luce non conosce tramonto”

• La luce della verità emette tre raggi: la verità delle cose considera ciò che esiste in relazione con la fonte del proprio essere; la verità del discorsoriguarda invece il rapporto che lega intelletto e linguaggio; infine la verità dei costumi considera i rapporti tra gli esistenti e il loro fine

LA LAMPADA DELLA VERITA’ E LA DOTTRINA DELL’ILLUMINAZIONE

PREFAZIONI

Prefazione all’edizione del 1849:

“Gli appunti che costituiscono la base di questo saggio sono stati raccolti durante la preparazione di una delle sezioni del terzo volume del mio ModernPainters. NOTA: L’eccessivo ritardo con cui viene pubblicato quel volume supplementare è stato dovuto in verità alla necessità in cui si è trovato il suo autore di procurarsi il maggior numero di testimonianze degli edifici Medievali d’Italia e di Normandia prima che la loro distruzione fosse portata a compimento (…) Tutto il suo tempo è stato ultimamente dedicato a disegnar schizzi di fiancate il cui altro lato stava crollando”

Prefazione all’edizione del 1880:

Non ho mai avuto intenzione di far ripubblicare questo libro, che è diventato ilpiù inutile che io abbia mai scritto; infatti essendo ora gli edifici che esso descrive con tanto diletto o andati distrutti o raschiati e rappezzati con compiacente affettazione e levigatezza, più tragiche della più estrema rovina”

Samuel Prout (1783-1852), chiesa di S. Bertin a St. Omer

THE PROUTISM

2

Rouen e Salisbury Lucca, S. Michele

3

Ca’ Foscari Campo S. Pietro

LA LAMPADA DELLA MEMORIA

“Come è fredda tutta la storia, come sono senza vita tutte le immagini a paragone di quelle che scrive una nazione vivente e il marmo incorrotto porta! Di quante pagine di ricordi incerti potremmo fare a meno per poche pietre rimaste le une sopra le altre”

”Non vi sono che due grandi trionfatori della propensione all’oblio degli uomini: Poesia ed Architettura: questa in qualche modo comprende quella ed è più potente nella sua realtà”.

L’ARCHITETTURA E’ MEMORIA E VALORIZZA LA NATURA

“Quei fiori sempre rifiorenti e le onde fluttuanti sono stati tinti dagli intensi colori dell’umana resistenza, valore e virtù. Le creste delle tetre colline che si levavano contro il cielo della sera ricevevano una più intensa venerazione perché le loro ombre lontane cadevano verso est sopra le mura ferrignee di Joux, e il torrione quadrato di Granson. Noi dobbiamo guardare all’architettura nel modo più serio come focalizzatrice e protettrice di questa sacra influenza della natura sulle opere dell’uomo. Senza di essa si può vivere (…) ma non si può ricordare”.

AFORISMA 27: I DUE COMPITI DELL’ARCHITETTURA

• “Il primo consiste nel rendere storica l’architettura d’oggi”• “il secondo nel conservare quella delle epoche passate come la più preziosa delle eredità”.

“Insomma io vorrei che le nostre case di abitazione fossero costruite per durare ed essere belle (…) capaci di adattarsi e di esprimere il carattere e l’occupazione di ogni uomo e in parte la sua storia. (…)E sarebbe bene che fossero lasciate in opera delle pietre vuote da scolpire con un riassunto della sua vita e della sua esperienza, elevando così l’abitazione a una sorta di monumento”.

4

“E’ uno dei vantaggi dell’architettura gotica (uso il termine gotico nel senso più ampio in piena opposizione a classico) che ammette un ricchezza di ricordi nell’insieme illimitati. Le sue minute e innumerevoli decorazioni scultoree danno modo di esprimere, in modo simbolico o letterale ciò che bisogna sapere sul sentimento nazionale e la realizzazione di una nazione”

“Meglio il più grezzo lavoro che ci racconta una storia che il più raffinato ma privo di significato. Non dovrebbe esserci un solo ornamento posto sopra un grande edificio civile senza una qualche intenzione intellettuale”

John Ruskin, Le pietre di Venezia (1852):“Ecco in ordine di importanza le caratteristiche o elementi morali del gotico:1) Selvatichezza 2) Mutabilità 3) Naturalismo 4) Propensione al grottesco 5) Rigidità 6) Ridondanza” .

GOTICO: UN’ARCHITETTURA MEMORIALE, SIMBOLICA E NARRATIVA

SELVATICHEZZA

“E’ vero, profondamente vero che l’architettura nordica è rude e selvaggia ma (…) sono convinto che meriti il nostro più sentito rispetto proprio per questo carattere”

MUTABILITA’

“Lo spirito gotico non solo osa trasgredire lo stato servile bensì sembra prendere diletto nella trasgressione stessa e nell’inventare una serie di forme il cui merito è (...) di instaurare il principio stesso della novità continua

NATURALISMO

“L’amore per le cose naturali in sé e per sé, nonché lo sforzo di rappresentarle con spontaneità senza il vincolo di leggi artistiche (…). Alla vivace fantasia bizantina i gotici aggiunsero un amore per il dettaglio realistico (…). Ogni colpo, preciso e delicato di scalpello, inteso a smussare i petali o ad accompagnare la sinuosità del ramo, profetizza lo sviluppo delle scienze naturali a cominciare dalla medicina

GROTTESCO

“uno degli istinti generali dell’immaginazione gotica consiste proprio nel piacere che trae dal comico e dal fantastico, non meno che dal sublime”

RIGIDITA’ ATTIVA

“un’energia che trasforma il movimento in tensione (…); nelle volte e nei costoloni gotici c’è una rigidità analoga a quella delle ossa delle membra o alle fibre degli alberi”

RIDONDANZA

Rude arte dell’accumulo decorativo (..), l’esigenza fondamentale dell’architettura gotica è (…) di ammettere l’aiuto delle menti piùsemplici e di sollecitare l’ammirazione di quelle più raffinate”

5

GOTICO FRANCESE: STILE “PITTORESCO”

“questo è da notare in generale che quegli stili di architettura che sono pittoreschi (...) cioè la cui decorazione dipende dalla disposizione dei punti d’ombra piuttosto che alla purezza della linea, non soffrono ma generalmente guadagnano in ricchezza di effetto quando i loro dettagli sono in parte consumati”.

“vi sono così, sia in scultura che in pittura due scuole, in qualche modo contrapposte, delle quali l’una si fonda, per i suoi soggetti sulla forma essenziale della cosa, e l’altra sulle luci e le ombre accidentali che si determinano su di essa”

St. Lo

“naturalmente ogni sublimità, come ogni bellezza è, nel senso etimologico, pittoresca, che vuol dire, adatta a divenire soggetto di un dipinto, e ogni sublimità è, anche nel senso peculiare che io sto cercando di sviluppare, pittoresca, come opposta alla bellezza”

Due concetti pertanto sono essenziali per la definizione del pittoresco: il primo, quello di sublime (infatti la pura bellezza non è affatto pittoresca (…)) ; e il secondo, la condizione subordinata o parassitaria di tale sublimità”

Cosa siano questi caratteri (..) tra quelli che sono in genere riconosciuti posso elencare le linee spigolose e spezzate, le decise contrapposizioni di luce e d’ombra, i colori cupi, intensi o in deciso contrasto”

PITTORESCO: SUBLIMITA’ PARASSITA

1. IL SUBLIME:LE ORIGINI

Dionigi Longino (retore del I secolo). Περι υψουσ (Il sublime):

• stile elevato: “una specie di vetta o apice dei testi letterari”; • Il sublime ha carattere universale e determina una immediata e partecipata adesione: “considera bello e vero sublime quello che piace in ogni momento e a tutti: quando infatti un’unica e medesima cosa appare sotto una stessa luce a uomini dalle differenti occupazioni, modi di vita, interessi, età e lingue, allora - in un certo senso - il giudizio e l’assenso provenienti da voci differenti procurano una potente e indubbia garanzia a favore dell’oggetto della nostra ammirazione. (...) per natura infatti la nostra anima viene come esaltata dal vero sublime, e nel toccare un’entusiasmante altezza si riempie di gioia e di orgoglio come se lei stessa avesse generato ciò che ha udito”•rapporto tra arte e natura, implicato nella considerazione della reciprocità tra tecnica e talento: “allora l’arte risulta perfetta quando abbia l’apparenza della natura e di rimando la natura raggiunge il suo scopo quando contenga, nascosta, l’arte”•rapporto ordine-disordine, riflesso nell’inscindibilità del binomio pacatezza-passione: “nella stasi c’è infatti la quiete, ma nel disordine la passione, poiché è un impulso e un moto dell’animo. (...) l’ordine ha disordine e - di rimando - il disordine comprende un certo ordine

• Nicolas Boileau (1674): sostantivizzazione del termine “sublime” che viene così a denotare un oggetto che ha in sé qualcosa di straordinario e sorprendente

• Joseph Addison, (I piaceri dell’immaginazione, in The Spectator, 1711-1712),L’orrore può anche superare il piacere, “ma allo stesso disgusto che ci dà, saràsempre mescolata una certa dose di piacere quando sia più cospicua e prevalente una qualunque di quelle tre qualità”

• Edmund Burke, (Inchiesta sul bello ed il sublime, 1756): sublime è “tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, tutto ciò che è in certo senso terribile o che riguarda oggetti terribili”. Quando “il dolore non giunge alla violenza e il terrore non ha a che fare con il pericolo reale di distruzione della persona (...) sono capaci di produrre diletto; non piacere ma (...) una specie di tranquillità tinta di terrore, il cui oggetto è il sublime e il suo più alto grado lo stupore (…). Tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in certo senso terribile, o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore, è una fonte di sublime; ossia èciò che produce la più forte emozione che l’animo sia capace di sentire”..

IL SUBLIME NELL’ESTETICA DEL XVII E XVIII SEC.

KANT, Critica del giudizio, 1790

“il sentimento del sublime invece è un piacere che sorge solo indirettamente e cioèviene prodotto dal senso di un momentaneo impedimento seguito da una più forte effusione delle forze vitali (…).

Il piacere del sublime non è tanto una gioia positiva, ma piuttosto contiene meraviglia e stima, cioè merita di essere chiamato un piacere negativo” KANT, Critica del giudizio, 1790

“La natura suscita soprattutto le idee di sublime nel suo caos, nel suo maggiore e più selvaggio disordine e nella devastazione, quando però presenti insieme grandezza e potenza”

6

LUCREZIO, DE RERUM NATURA:

“Bello quando sul mare si scontrano i venti e la cupa vastità delle acque si turba, guardare da terra il naufragio lontano; (...) ma niente è più bello dei templi sereni edificati dai saggi, delle altezze ben munite dalla sapienza, e dominarle; (…) cosa nuova davvero e stupenda sarà la rovina futura della terra e del cielo e del mareper chi resta a vederla. So bene quanto difficile è dimostrarla coi detti”.

CARATTERE PARASSITARIO DEL PITTORESCO

• Il pittoresco è sublime “parassita” nel senso di “una sublimità che dipende da fattori accidentali”, presenti non nella sostanza ma bensì in “qualitàaccidentali od esteriori”.

Cfr. la disputa tra Tommaso e Bonaventura sul rapporto tra sostanza e accidente

•Tommaso: assertore della assoluta unicità della forma sostanziale in ogni composto materiale: “per lui il solo e unico esse di una sostanza le proviene interamente dalla forma che la attualizza (forma dat esse); tutto ciò che èposteriore alla forma prima che immediatamente porta all’atto, deve necessariamente essere accidentale per il composto

• Bonaventura: assertore della dottrina della pluralità delle forme, secondo cui “la forma che realizza compiutamente un essere non si unisce direttamente alla materia prima, ma porta a perfezione una materia già dotata di forme inferiori” in un processo di continuo e progressivo perfezionamento

“Il pittoresco è quindi cercato nella rovina ed è supposto consistere nel decadimento. (..) Esso consiste nel mero sublime delle fessure, della frattura, o delle macchie, o della vegetazione, che assimila l’architettura con il lavoro della natura e conferisce ad essa quelle circostanze di colore e forma che sono universalmente dilette all’occhio dell’uomo”

Il pittoresco dovuto alla vecchiezza è sì “sovrindotto e accidentale”, ma tuttavia non priva il monumento dei suoi caratteri sostanziali. Anzi, al contrario, conduce la prima forma artistica ad una perfezione maggiore. Anche il degrado di un edificio viene infatti a far parte dei suoi caratteri più essenziali:

“Ma quando il pittoresco riesce a mantenersi coerente con i caratteri intrinseci dell’architettura ecco che la funzione di questa forma di sublimità esteriore dell’architettura è senz’altro più nobile di quella di qualunque altro oggetto, perché esso è testimonianza dell’età dell’opera: di ciò in cui, come si è detto, consiste la maggior gloria dell’edificio. Pertanto i segni esteriori di questa gloria, che hanno una forza ed un compito più grandi di qualsiasi altro che appartenga alla loro pura bellezza sensibile, possono essere fatti rientrare nel rango dei caratteri puri ed essenziali dell’architettura”.

I SEGNI DEL TRASCORRERE DEL TEMPO COME CARATTERI SOSTANZIALI DI UN’ARCHITETTURA

7

AFORISMA 30

“poiché infatti, la maggior gloria di un edificio non è nelle sue pietre, né nel suo oro. La sua gloria è nella sua Età e in quel profondo senso di esser piena di voci (voicefulness), quel senso di severa vigilanza, di misteriosa compassione, o piuttosto, anche di approvazione o condanna, che noi sentiamo nei muri che sono stati a lungo dilavati dalle fuggevoli onde dell’umanità.(...)È in quella tinta dorata del tempo che noi dobbiamo cercare la vera luce, e colore, e preziosità dell’architettura (…). Finché i suoi muri non sono stati testimoni della sofferenza, finché i suoi pilastri non si innalzano sopra le ombre della morte, la sua esistenza (...) non potrà esser dotata (...) di linguaggio e di vita”.

AFORISMA 31: “il cosiddetto restauro è il peggior tipo di distruzione”.

“Esso significa la più totale distruzione che un edificio possa patire: una distruzione per la quale nessun resto può essere raccolto, una distruzione accompagnata dalla falsa descrizione della cosa distrutta”.E’ impossibile in architettura restaurare come non è possibile resuscitare i morti (…): quello spirito che è dato solo dalla mano e dall’occhio dell’esecutore non può essere richiamato. Un altro spirito può essere dato da un altro tempo ed è allora un nuovo edificio; ma lo spirito dell’esecutore morto non può essere richiamato e ad esso ordinato di dirigere altre mani e altri pensieri”.“Che copia vi può essere di superfici che sono state consumate di mezzo pollice? L’intera finitura del lavoro era in quel mezzo pollice che se ne èandato”. “C’era ancora della vita nel vecchio, un certo misterioso suggerimento di ciò che era stato e di ciò che si è perso; una qualche dolcezza nelle linee gentili che pioggia e sole hanno lavorato. Non ve ne può essere nessuna nella brutale durezza del nuovo intaglio”.

LA TERRA E’ UN PRESTITO

“non è questione di opportunità o di sensibilità se noi conserviamo o no gli edifici delle epoche passate. Noi non abbiamo alcun diritto di toccarli. Non sono nostri. Essi appartengono in parte a chi i ha costruiti e in parte a tutte le generazioni di umanità che devono venire dopo di noi”

AFORISMA 29: THE EARTH IS AN ENTAIL NOT A POSSESSION“Dio ci ha prestato la terra per la nostra vita; essa è un grande lascito inalienabile. Essa appartiene, più che a noi, a quelli che devono venire dopo di noi e i cui nomi sono già scritti nel libro della creazione; e noi non abbiamo nessun diritto, per quel che facciamo o trascuriamo, di coinvolgerli in penalizzazioni non necessarie, o privarli di benefici che era in nostro potere trasmettere alla posterità”. Possesso

Cfr. Bonaventura di Bagnoregio, Apologia Pauperum:

Uso

“Il primo passo verso il restauro (...) è il ridurre la vecchia opera in pezzi; il secondo è normalmente di mettere in opera la più economica e meschina imitazione che possa sfuggire al riconoscimento, ma in tutti i casi, per quanto accurata e lavorata è ciò nonostante, un’imitazione, un freddo modello di parti che possono essere modellate con integrazioni congetturali. (...) Si può fare il modello di un edificio come si può farlo di un cadavere”.

“abbatti l’edificio, getta le sue pietre negli angoli più remoti, di essi fai zavorre o malta, se vuoi; ma fallo onestamente, e fallo senza fondare una Menzogna al suo posto”.

IL RESTAURO E’ UNA MENZOGNA

“Take proper care of your monuments”.

“sorveglia un vecchio edificio con attenzione ansiosa: proteggilo nel modo migliore che ti è possibile, e ad ogni costo, dalla influenza della dilapidazione. Tieni in conto le sue pietre come faresti per le gemme di una corona; disponi guardie intorno ad esso come ai cancelli di una città assediata; legalo insieme con il ferro dove si allenta; puntellalo con impalcature dove s’inclina; non curarti della bruttezza dei sostegni: meglio una gruccia che un arto mancante; e fai questo con tenerezza e profondo rispetto, e continuamente, e molte generazioni ancora nasceranno e moriranno alla sua ombra”

CONSERVARE, NON RESTAURARE

“il giorno funesto deve venire alla fine; ma lascia che arrivi dichiaratamente e apertamente, e non permettere che disonoranti e falsi sostituti lo privino degli uffici funebri della memoria”

8

“E vedi che il tempo vince le pietre, anche le alte torri cadono e le rocce irte si sgretolano: i templi degli dei e le statue stanche si disfanno. La santa potenza dei numi non ferma il momento ultimo né contro le leggi si oppone della natura. E non vediamo infine cadere i monumenti dei grandi e cadendo non dicono essi che tutto è disposto a finire?”.

“Cede la vecchiaia alla novità delle cose, sempre: così della morte ha bisogno la vita (...). Né mai cesseranno di nascere gli esseri l’uno dall’altro; e la vita non è proprietà di nessuno sì bene usufrutto di tutti. Pensa che prima di noi si è consumata una parte del tempo eterno, senza toccarci. È questo lo specchio che natura ci offre dopo la morte: il futuro. Vedi tu forse in quel vuoto niente di triste, un segno che ti spaventi? O non è quella una quiete più certa del sonno?”

“Il tempo muta la natura del mondo; tutto che viene avanti e quel che vediamo è nato da forme scomparse. Niente assomiglia a se stesso dove niente è stabile: c’è solo di stabile una violenza segreta che sovverte ogni cosa perché dalla rovina di ieri altra vita si levi. Così passa la terra da uno stato nell’altro, impotente dov’era potente, ferace dov’era inferace”

LUCREZIO, DE RERUM NATURA

John Ruskin, Le pietre di Venezia (1852)

“potrebbe ben sembrare che una città siffatta abbia dovuto la sua esistenza alla bacchetta di un mago piuttosto che alla paura dei fuggitivi; che le acque che la cinsero siano state scelte per specchio del suo stato piuttosto che per protezione della sua nudità; e che tutto ciò che in natura era selvaggio e senza pietà- Tempo e Decadimento, cosìcome le onde e le tempeste - sia stato vinto per adornarla invece che per distruggerla, e potrebbe ancora risparmiare per gli anni a venire, quella bellezza che èsembrata aver fissato per suo trono la sabbia della clessidracome quella del mare”