La Gestione dei comportamenti quando diventano unnuke.ctsfoggia.it/Portals/0/Files/Autismo/Materiale...

88
La Gestione dei comportamenti quando diventano un “problema” a cura di Grazia Lombardi

Transcript of La Gestione dei comportamenti quando diventano unnuke.ctsfoggia.it/Portals/0/Files/Autismo/Materiale...

La Gestione dei

comportamenti

quando diventano un

“problema”

a cura di Grazia Lombardi

Esercitazione

Dal fornaio con la

mamma ( A)

Maria dice “mamma

voglio la pizza”( B)

La mamma risponde:

«no» tra poco andiamo

a casa e devi pranzare

( C)

Maria alza il tono di voce:

ho fame voglio la pizza

bianca

Maria piange ,grida si

butta a terra e dice:

“Voglio la pizza, ho detto

che ho fame”

Maria smette di piangere

e si alza da terra

Maria mangia la pizza

ESERCITAZIONE

Dal fornaio con la

mamma ( A)

Maria dice “mamma

voglio la pizza”( B)

La mamma risponde:

no tra poco andiamo a

casa e devi pranzare (

C)

La mamma risponde no

tra poco andiamo a casa

e devi pranzare

Maria alza il tono di

voce: ho fame voglio la

pizza bianca

La mamma dice:Ho detto

di no. Il fornaio dice:

“Signora gliene taglio

solo un pezzetto, è

calda”

La mamma dice:Ho detto

di no “Signora gliene

taglio solo un pezzetto, è

calda”(antecedente)

Maria piange ,grida si

butta a terra e dice:

“Voglio la pizza, ho detto

che ho fame”

La mamma guarda il

fornaio e dice: “Solo

per questa volta te la

prendo, visto che hai

tanta fame”

La mamma guarda il

fornaio e dice: “Solo

per questa volta te la

prendo, visto che hai

tanta fame”

Maria smette di piangere

e si alza da terra

La mamma prende la

pizza dal fornaio e la

consegna a Maria

La mamma prende la Maria mangia la pizza La mamma completa la

ESERCITAZIONE

SITUAZIONE

A (Antecedente)

SITUAZIONE

B(comportamento

Inadeguato)

SITUAZIONE

C(Conseguenza)

(8:30) Marco si rifiuta

dice NO “questa

attività non la

voglio fare”…

SITUAZIONE

A (Antecedente)

SITUAZIONE

B(comportamento

SITUAZIONE

C(Conseguenza)

(9:30) (10:00) Si alza vuole

prendere i colori e

vuole essere aiutato

dalla Maestra.

Marco inizia ad

arrabbiarsi

SITUAZIONE

A (Antecedente)

SITUAZIONE

B(comportamento)

SITUAZIONE

C(Conseguenza)

(10:30) Si arrabbia, dice alla

maestra che i

compagni prendono il

suo scotch, lo butta

nel cestino, butta fogli

e libri a terra.

Lui dice: “Non me ne

importa”. Prende una

bottiglia d’acqua e la

lancia verso la

Maestra.

REGOLA n. 1

Quando un comportamento

«difunzionale» e diventa un

problema è bene decidere di

osservare il comportamento

REGOLA n. 2

Accordarsi sul comportamento “target”

REGOLA n. 3

Il linguaggio di chi osserva deve

essere descrittivo e operazionale:

es. evitare “E’…aggressivo”

es. descrivere l’azione: lancia

corre…piange…salta…urla…dà

calci…graffia…spinge…

REGOLA n. 4

Utilizzare la tecnica ABC per

scoprire la funzione

«comunicativa» del

comportamento

(Functional Analysis)

SITUAZIONE

A (Antecedente)

SITUAZIONE

B(comportamento

Inadeguato)

SITUAZIONE

C(Conseguenza)

(8:30) Marco lavora

è seduto nel banco

da solo, ripete le

tabelline e partecipa.

La M. dice: «come

sei bello quando sei

così». Marco

continua a

lavorare…ma

quando cambia

l’attività .

Marco si rifiuta

dice NO “questa

attività non la

voglio fare”…

La maestra dice

OK riposati

SITUAZIONE

A (Antecedente)

SITUAZIONE

B(comportamento

SITUAZIONE

C(Conseguenza)

(9:30) è passata un’ora,

Marco rimane seduto

nel banco, senza far

nulla, i compagni

lavorano, è solo,

giocherella con le mani,

osserva i compagni

…aspetta. Viene mi

dice che è triste.

La M. dice:…ora devi

scrivere i compiti sul

diario, io non te li

scrivo, tutti li scrivono

da soli.

(10:00) Si alza vuole

prendere i colori e

vuole essere aiutato

dalla Maestra.

ma Marco inizia ad

arrabbiarsi

La maestra dice “Non

posso devo fare”

matematica”.Ora devi

scrivere i compiti sul

diario, io non te li

scrivo, tutti li

scrivono da soli.

Comprendo…

• Dall’osservazione emerge che Marco dopo

la prima ora si demotiva e se non viene

impegnato e incoraggiato inizia a

provocare con piccoli comportamenti

problematici fino a diventare

“incontrollabile”.

SITUAZIONE

A (Antecedente)

SITUAZIONE

B(comportamento)

SITUAZIONE

C(Conseguenza)

(10:30) è l’ora della

merenda M. chiede il

permesso di mangiare,

finisce, ma continua ad

essere solo…non è

impegnato in nulla,

cerca di avvicinarsi ad

un compagno. Cerca

dei fogli, per disegnare

ma non riesce ad averli

L’Ins. dice adesso li

riprendi..

Si arrabbia, dice alla

maestra che i

compagni prendono il

suo scotch, lo butta

nel cestino, butta fogli

e libri a terra.

Lui dice: “Non me ne

importa”. Prende una

bottiglia e la lancia

verso la Maestra.

L’Ins. dice adesso li

riprendi..

La Maestra si

avvicina a lui e si

arrabbia moltissimo.

La lezione si

interrompe e tutti i

compagni osservano…

REGOLA n. 5

Se lo scopo è evitare delle attività, l’evitamento

potrebbe essere sollecitato dal bisogno di

interrompere il compito a causa della

stanchezza, difficoltà o noia ( nel caso di compiti

troppo facili) dal livello di frustrazione che il

compito provoca . In questo caso bisogna

fornire un comportamento alternativo

Cosa posso fare?

• In questo caso potrei intervenire

sull’antecedente….per modificare la

situazione iniziale e prevenire.

• Posso impegnare il bambino con

un’attività alternativa

• Posso rinforzare solo i comportamenti

positivi ( rinforzi differenziali), senza porre

l’attenzione sul comportamento

problematico

SITUAZIONE –ATTIVITA’-

ORARIO

1. Definire il comportamento

in termini di movimenti

Come osservare un comportamento problematico

2. Descrivere da quanto tempo si

presenta

3. Specificare con quale frequenza

3. Individuare cosa lo ‘scatena’e in

quali contesti si manifesta

4. Individuare la nostra reazione

in termini di ‘comportamento’

5. Individuare cosa lo rinforza o

cosa lo alimenta

6. Individuare cosa fare per non

rinforzarlo

7. Sostituire i comportamenti

problematici con comportamenti

adeguati

Scrive ancora Temple Grandin (1994):Il pensiero visivo viene utilizzato per ogni

sorta di ragionamento ed elaborazione logica che riguarda concetti astratti.

[… ] quando penso ad un concetto astratto, come i rapporti con le persone, uso

immagini visive, come quella di una porta di vetro scorrevole. Era necessario

cominciare un rapporto con dolcezza perché, se ci si precipitava troppo

rapidamente

in avanti, si rischiava di mandare la porta in frantumi. Pensare alla porta non mi

bastava. Bisognava che la varcassi realmente. Quando ero al liceo e

all’università,

mi servivo di vere e proprie porte per simbolizzare i più importanti cambiamenti

della mia vita, come il conseguimento di un diploma. Le porte mi servivano da

linguaggio visivo per esprimere le idee che

normalmente si traducono con le parole.

[….] Adesso non mi servo più delle porte scorrevoli per comprendere le

relazioni

interpersonali, ma devo comunque legare un rapporto particolare a qualcosa

che ho

letto o vissuto. Per esempio, una lite fra i miei vicini somiglia al conflitto tra gli

U.S.A. e l’Europa a causa dei diritti doganali. Tutti i miei ricordi sono immagini

visive di avvenimenti precisi.

LE STRATEGIE VISIVE PER LA

COMUNICAZIONE

A cura di:

Grazia Lombardi e Valentina Minelli

CON CHI USARE GLI AUSILI VISIVI?

• AUTISMO

• AFASIA

• DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE

• DISTURBO DEL COMPORTAMENTO

• X-FRAGILE

• DISTURBI DEL LINGUAGGIO

• Disabilità cognitiva

• TRAUMA CEREBRALE

Cosa “passa” di quello che

diciamo?

55% visivo:i gesti

L’espressione facciale

Il movimento del corpo

Gli oggetti che ci circondano

37%:vocaleL’intonazione della voceIl ritmoIl volume

7%:verbaleLe parole

Perché la nostra comunicazione

verbale non è sufficiente?

• Gli alunni hanno?:

• Difficoltà a spostare e ristabilire l’attenzione

• Difficoltà a prestare attenzione ai suoni di

primaria importanza in presenza dei rumori di

fondo

• Difficoltà di comprensione del linguaggio verbale

• Elaborazione lenta dell’informazione

QUALI SONO gli ausili visivi?

(TUTTO QUELLO CHE SI VEDE)

• GESTI

• MOVIMENTO DEL CORPO

• OGGETTI

• FOTO

• MATERIALE STAMPATO

• IMMAGINI

• ETICHETTE

Rispondere alle sue domande

DOVE? QUANDO? COSA?

Valutazione

Relazione

Cosa fare? Individuare come l’alunno

comunica

• Parla? (cosa comprende)?

• Non parla? (Come si fa capire)?

• Usa i gesti? (Quali)?

• Quali sono i suoi interessi?

• Come gioca?

• Quali sono i suoi cibi preferiti?

Metodologie

LE

TECNICHE COGNITIVO-

COMPORTAMENTALI

1966 Schopler

T.E.A.C.C.HChildren

Trattamento educativo

per bambini autistici e

con disabilità

comunicative

“Dove” e “quando”

Dividere la giornata in segmenti:

• Usare un oggetto per ogni “segmento”

• Un’immagine

• Un disegno

• Spostamento da un ambiente all’altro

• Cambio di attività

• cambio di operatori

La filosofia TEACCH propone la strutturazione dell'ambiente

attraverso un' organizzazione degli spazi e delle attività

con schemi visivi che consentono prevedibilità e controllo.

SCHEMA DELLA GIORNATA

Organizzazione concreta della sequenza di azioni o attività che si svolgono nel tempo

OGGETTI

IMMAGINI/FOTO

SCRITTE

AGENDE

Evitare troppe informazioni

Evitare immagini poco chiare

Comunicazione “casa-scuola”

“Racconti” e “Poesie”

ORGANIZZAZIONE chiara della

STRUTTURA delle ATTIVITA’

Per compensare le difficoltà di comprensione di messaggi e situazioni.

Indicazioni concrete:

ARREDI

OGGETTI

MATERIALI

SCHEMA DI LAVORO

INDIPENDENZA

Superare le difficoltà legate a: IMMAGAZZINAMENTO

E USO DI AUTO-ISTRUZIONI

INTERIORIZZATE

GUIDE FISICHE

VISIVE

GRAFICHE

ORGANIZZAZIONE DEL

COMPITO• Facilita lo svolgersi di attività

• Riduce comportamenti «problema»

LA C.A.A.

( Comunicazione Aumentativa

Alternativa)

tabella con la sue merende

preferite

CLASSIFICAZIONE DEGLI AUSILI

PECS

“PICTURE EXCHANGE COMMUNICATION

SYSTEM”

o

“SISTEMA DI COMUNICAZIONE MEDIANTE

SCAMBIO DI IMMAGINI”

ALCUNI APPROCCI

PROGRAMMA TEAACH

COMUNICAZIONE AUMENTATIVA

METODO LOVAAS

COMUNICAZIONE FACILITATA

anni 60 → California

ABA(Analisi Comportamentale

Applicata)

EIBI

(Intervento comportamentale intensivo precoce)

Metodo Lovaas

Intervento intensivo (40 ore alla settimana, circa6 ore al giorno) rapporto 1:1

FOTO

LOVAAS

Lovaas

•TANGIBILE

•SOCIALE

•SIMBOLICI

“BRAVO”!

MODELING: ModelloL‘imitazione di un modello competente (adulto o coetaneo) che

esegue il comportamento che vogliamo che il bambino

apprenda

MODELING: l‘imitazione di un modello competente (adulto

o coetaneo) che esegue il comportamento che vogliamo

che il bambino apprenda.

PROMPT : AIUTO

VIDEO

PROMPTING un suggerimento o aiuto che diamo al

bambino. I tipi di prompt possono essere: di tipo fisico,

verbale, gestuali (indicazione), ecc.

PROMPT VISIVO

FADING :

EVANESCENZA

( tecnica di riduzione dell’aiuto /PROMPT)

E @

@ E

E @

@ E

E @

E L

L E

E L

L E

E L

E L

L E

E L

L E

E L

PROMPT E

FAIDING

https://www.youtube.com/watch?v=FI1cu2u1eXk

youtube backward chaining

https://www.youtube.com/watch?v=8Sx_zJyYWrw

04 washing hands

VIDEO

Autism Training Solutions: Chaining and Task Analysis

CHAINING:CONCATENAMENTOIl costituisce una modalità d'insegnamento che

prevede una frammentazione dell'azione

insegnando i singoli passi secondo l'analisi del

compito (o Task analysis) .

CONCATENAMENTO RETROGRADO

CONCATENAMENTO

ANTEROGRADO

TASK ANALYSIS:

descrizione delle diverse

fasi che compongono

l'obiettivo

comportamentale che ci

siamo prefissati

attraverso l'analisi del

compito, sia in

sequenza, sia nei

prerequisiti necessari.

CONCATENAMENTO E TASK

ANALYSIS

https://www.youtube.com/watch?v=OqSNhlfoHx4

Shaping Link's Behavior

SHAPING:

modellagioTale tecnica consiste nel rinforzare ripetutamente quei comportamenti che,

seppur lontani dal comportamento meta prefissato, si avvicinano

progressivamente all’obiettivo. Il rinforzo va fornito, quindi, inizialmente ai

comportamenti positivi che son relativamente facili per il soggetto seppur

ancora distanti,

L’Autismo è una disabilità

della comunicazione

IL PUNTO DI FORZA E' IL

PENSIERO VISIVO