La Fisica e Le Leggi Razziali

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LA FISICA E LE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Strumenti per la commemorazione delGiorno della memoriaG. VioliniDipartimento di Fisica,UniversitaÁ della Calabria,Gruppo collegato di Cosenza, LNF, INFN

1. ± Introduzione

L'origine di questo articolo eÁ una lezione cheho presentato nell'ambito del corso di Storiadella Fisica della SSIS dell'UniversitaÁ della Ca-labria (1), che servõÁ di base per una comunica-zione al Congresso del 2005 della SocietaÁ Ita-liana di Fisica (2).

La motivazione per presentare questo tema inun corso di formazione di insegnanti di fisica fusia interna che esterna al corso stesso.

La ragione interna era l'aver insistito duranteil corso sulle opportunitaÁ che l'insegnamentodella Fisica nelle scuole superiori offre di pre-sentare aperture su altri temi di importanzaculturale (con riferimenti alla storia, alla filo-sofia, all'arte, alla cultura in genere). CioÁ per-mette destare interesse anche in quegli studentiche non sceglieranno all'universitaÁ carrierescientifiche. La natura del corso aveva condottoa discutere in particolare le posizioni culturalirelative all'inclusione di elementi di Storia dellaFisica nei corsi delle scuole superiori, riba-dendone l'utilitaÁ , a prescindere dalla questionedel ruolo che le si attribuisca (alternativo o,come a me pare di gran lunga piuÁ ragionevole,complementare al laboratorio) (3).

Comunque una tale problematica si riferisceevidentemente allo sviluppo storico della Fisicacome scienza e non costituiva ai miei occhi laragione principale per presentare una lezione cheesulava da quelle specifiche dell'insegnamentodella Fisica. Non eÁ superfluo sottolineare che inun'attivitaÁ di formazione di futuri insegnanti, eÁ

doveroso tener presente che la scuola ha anche,ma forse dovrei dire precipuamente, la funzione dicontribuire a formare negli studenti una strutturadi valori. Questo aspetto eÁ certamente presentenelle scuole private confessionali, ma acquisisceconnotazioni specifiche nella scuola pubblica,con caratteristiche inevitabilmente determinatestoricamente.

In Italia la scuola pubblica, che adempõÁ am-piamente a tale ruolo nel periodo successivoall'UnitaÁ , affronta oggi altre sfide dovute aicambiamenti che si stanno registrando nellacomposizione della popolazione scolastica. EÁ

facile prevedere che, con la crescita del-l'importanza dell'immigrazione, nei prossimidecenni le scuole italiane saranno caratterizzateda una pluralitaÁ culturale che impone che lastruttura di valori che esse trasmettano siacondivisibile e condivisa da cittadini, ancorprima che studenti, di differente provenienzaetnica e di diverse convinzioni religiose, sianoesse di identificazione in una fede o di agno-sticismo o ateismo.

Una tale struttura deve basarsi sulla tolleranzae in essa non puoÁ trovare posto il razzismo.

Questa premessa conduce a porre la domandase il dovere di trasmettere tale sistema di valoripossa essere circoscritto ai professori delle solediscipline morali e umanistiche, o non sia piut-tosto dovere della collettivitaÁ e di ciascuno degliinsegnanti di una determinata classe.

Questa nota aspira a offrire un esempio dicome anche un(a) professore(ssa) di Fisica (econsiderazioni analoghe valgono anche per lealtre scienze naturali e per la Matematica, an-che se ad esse mi riferiroÁ solamente in manieramarginale), partendo dalla presentazione di fattiche hanno a che fare con la storia (recente) delnostro paese e che si riferiscono direttamente atale scienza, possa contribuire a promuoverenegli studenti una riflessione che li conduca afare proprio il valore dell'inaccettabilitaÁ delrazzismo.

PERCORSI

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Abbiamo pertanto voluto offrire ai professoridella nostra disciplina uno strumento che li aiuti asoddisfare a uno specifico obbligo di legge (4).Non abbiamo la pretesa di offrire un'esposizioneoriginale; al contrario, gran parte del materiale inessa contenuto eÁ disponibile in una bibliografiagigantesca, anche se non sempre di facile di-sponibilitaÁ (5). Tuttavia speriamo che la sua pre-sentazione possa servire di stimolo a generareun'attivitaÁ di ricerca nelle classi, da svolgerepossibilmente in collaborazione con i docenti dialtre discipline e che utilizzi gli studenti. Questaconsiderazione puoÁ spiegare perche , privile-giando un tale pubblico, abbiamo ritenuto op-portuno includere anche alcune osservazioni che,essendo ben note alla maggior parte dei lettori diquesta rivista, potrebbero apparire superflue.

GiaÁ da alcuni anni il Parlamento Italiano conla Legge 211(4) ha scelto il 27 gennaio, anni-versario della liberazione di Auschwitz da partedell'Armata Rossa, per ricordare, soprattuttoalle nuove generazioni, l'aspetto forse piuÁ tra-gico della Seconda Guerra Mondiale.

Quella legge attribuisce un'importanza parti-colare a quanto accadde in Italia, dove esistetteanche un campo di sterminio (Risiera di SanSabba) (6), e fa carico alle Scuole di una respon-sabilitaÁ speciale per tale commemorazione. Purponendo la legge l'accento solamente sulle vitti-me ebree, sui deportati militari e politici italiani esu chi aiutoÁ gli ebrei, eÁ impossibile ignorare chesorte uguale toccoÁ ad altre categorie di persone(zingari, omosessuali, prigionieri militari consi-derati appartenere a razze inferiori).

In applicazione della legge 211, il 27 gennaiocommemorazioni dovrebbero aver luogo in tuttele scuole di ogni ordine e grado della Repub-blica, anche se, probabilmente, l'osservanza ditale legge ha carattere, piuttosto che si-stematico, sporadico, ancorche diffuso (7).

In che modo a tali commemorazioni possonocontribuire i professori di materie che qualcunopotrebbe pensare siano per loro stessa naturaestranee alla storia?

Credo che una riflessione su quanto accaddesoprattutto, ma non certo esclusivamente, neglianni della Seconda Guerra Mondiale e una di-scussione sulle molteplici connessioni tra lepersecuzioni razziali e il mondo della fisica, omeglio quello dei fisici in carne e ossa che lepatirono, sia qualcosa che, personalizzandoquelle commemorazioni, possa efficacementefornire un contributo affinche la memoria diquei fatti venga trasmessa alle nuove genera-

zioni, vaccinandole contro il razzismo. Inoltre,anche al livello della storia interna della fisica,la discussione sugli effetti indiretti prodottidalle persecuzioni dovrebbe risultare inte-ressante e culturalmente stimolante.

Prima di discutere le conseguenze delle leggirazziali e delle persecuzioni antiebraiche sullafisica italiana e, attraverso essa, su quella di altripaesi, si impongono due osservazioni circa illimite dell'oggetto di questa nota.

Anzitutto eÁ ovvio che le persecuzioni anti-ebraiche ebbero effetti giganteschi sulla comu-nitaÁ dei fisici e sullo sviluppo della fisica anche inaltri paesi. EÁ fin troppo facile pensare a cioÁ cheaccadde alla fisica tedesca e al conseguentestraordinario sviluppo della fisica negli StatiUniti. Data la finalitaÁ che mi sono prefisso, milimiteroÁ a parlare quasi esclusivamente del casoitaliano; ciononostante vale la pena osservarel'esistenza di importanti effetti in Sud America, eda qualche breve cenno nel seguito si vedraÁ che illoro studio puoÁ presentare interessanti aspetti.

Certo non mi sfugge il carattere riduttivo dellimitarsi alla relazione diretta delle leggi razzialicon la fisica. In questo senso spero che analoghicontributi con analoghe finalitaÁ si preparinoanche per altre scienze ( 8).

Dato il pubblico cui questa nota eÁ princi-palmente diretta, e sempre nello spirito dellaLegge 211 del 2000, ho considerato opportunoriferire anche episodi o aspetti che, pur potendosembrare di cronaca, nella loro singolaritaÁ ab-biano la valenza di ricordare l'inumanitaÁ dellapersecuzione e di dare un'idea delle profondeimpronte lasciate nelle vite e nella memoria dichi li ebbe a sopportare.

2. ± Presenza ebraica in Italia e antisemiti-smo

2.1. ± Presenza ebraica in Italia

Un discorso su quanto successe in Italia neglianni delle persecuzioni razziali non puoÁ pre-scindere da una presentazione, sia pure persommi capi, della situazione delle comunitaÁ

ebraiche in Italia e da una discussione delle radicidell'antisemitismo, e della sua portata in Italia.

L'ampiezza del tema mi obbliga a limitarmi abrevi cenni, con una scelta personale dei fattiche considero particolarmente rilevanti in que-sto contesto. La vastissima bibliografia sullastoria della presenza ebraica in Italia, sul-

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l'antisemitismo e sulla Shoah permette di am-pliare agevolmente questi temi (9).

La presenza ebraica in Italia risale ad ancorprima della conquista di Gerusalemme e dellaSeconda distruzione del Tempio (70 E. C.) e delconseguente arrivo a Roma degli ebrei, de-portativi come schiavi per il trionfo di Tito ri-cordato nei bassorilievi dell'Arco eretto in suoonore. Come testimonia Tacito, nei primi secolidell'Impero il mondo romano non notava alcunaparticolare differenza tra ebraismo e cri-stianesimo, nonostante una percezione sogget-tiva di essa nelle rispettive comunitaÁ . In certamisura il cristianesimo appariva come una settadell'ebraismo, sia pure con una maggiore voca-zione per il proselitismo. La distinzione acquistoÁ

rilevanza e diede origine alla nascita di senti-menti antiebraici tra i cristiani solamentequando il cristianesimo divenne culto permesso(con Costantino) e religione di stato (con Teo-dosio). Alla fine del quarto e inizio del quintosecolo, questo cambiamento si manifestoÁ congrande evidenza nelle violente prediche anti-ebraiche di Giovanni Crisostomo.

Poco dopo l'Anno Mille la distribuzione geo-grafica delle comunitaÁ ebraiche in Italia le vedevaconcentrate nel Meridione. Secondo le informa-zioni raccolte da un viaggiatore ebreo spagnolo,BenjamõÂn de Tudela, intorno al 1200 circa il 90%degli ebrei italiani vivevano nel Meridione. Questadistribuzione cambioÁ in maniera significativa nel`500, come risultato dell'espulsione degli ebreiprima dalla penisola iberica e poi dai territori delMeridione di Italia sotto dominio spagnolo, e dellacreazione di nuovi insediamenti ebraici nel Centroe nel Nord d'Italia, regioni in cui vari signori localiaprirono i loro stati agli espulsi dalla penisolaiberica; cosõÁ i Medici favorirono la nascita diun'importante comunitaÁ a Livorno e gli Estensioffrirono loro ospitalitaÁ a Ferrara meno di duemesi dopo l'espulsione dalla Spagna.

Nel XVI secolo si ebbe la creazione dei ghetti(primo, nel 1516, quello di Venezia Ð anche se eÁ

opportuno ricordare che, circa cento anni pri-ma, lo Statuto Generale di Chambe ry emanatoda Amedeo VIII di Savoia giaÁ aveva limitato icontatti tra ebrei e cristiani e introdotto l'ob-bligo di portare un segno distintivo ( 10) Ð se-guito, nel 1555 da quello di Roma). I ghetti so-pravvissero fino all'epoca napoleonica, e, nelcaso di Roma, addirittura fino al 1870, sebbenein alcuni ghetti italiani si fossero cominciate aregistrare eccezioni agli obblighi di residenzagiaÁ nella seconda metaÁ del Settecento.

In questo periodo, pur nella separazione tra lecomunitaÁ cristiane ed ebraiche, si verificaronoepisodi di violenza antiebraica. Probabilmente ilpiuÁ famoso di quelli accaduti in Italia fu l'ese-cuzione di quindici ebrei che seguõÁ il miticoomicidio di Simone di Trento (11).

La Controriforma rafforzoÁ le tendenze prose-litiste del cattolicesimo e cioÁ portoÁ a fenomeniquali l'obbligo per gli ebrei di assistere alle ce-lebrazioni pasquali e le coercizioni della Casadei catecumeni in Roma, di una delle quali fuvittima addirittura la famiglia del Rabbino diRoma (12).

Nel XIX secolo, l'emancipazione degli ebrei ela loro partecipazione al processo di unifica-zione dell'Italia, pur se con alcune ombre (13)condussero a una loro presenza importantenella societaÁ italiana. Nel 1888 si ebbe il primogenerale ebreo nell'esercito italiano, Ottolenghi,piuÁ tardi ministro della Guerra, e, all'inizio delNovecento, Ernesto Nathan fu eletto sindaco diRoma, carica che coprõÁ con notevole successo,anche se, ad onor del vero, deve ricordarsi chealla scadenza del suo mandato, la Chiesa ab-bandonoÁ il principio del ``non expedit'' e favorõÁ

l'elezione del principe Colonna.Nel periodo tra la costituzione del Regno d'I-

talia e l'inizio della Prima Guerra Mondiale siebbero addirittura due primi ministri ebrei (unodei quali per altro, Sydney Sonnino, convertito alprotestantesimo) e si registroÁ uno sviluppo dellecomunitaÁ italiane testimoniato dalle costruzionidella Mole Antonelliana a Torino (che sarebbedovuta essere una sinagoga), della bella sinagogamoresca di Firenze, e di quella di Roma, che fu``persino'' visitata da Vittorio Emanuele III.

L'alto grado di integrazione ebraica alla vitapolitica italiana si riflette nella storia del fasci-smo e dell'antifascismo. Le origini del fascismo ela marcia su Roma contarono su un importanteappoggio politico e finanziario di esponenti del-l'alta borghesia ebraica e numerosi furono gliebrei che appoggiarono il regime, cosõÁ come nu-merosi furono coloro che ne presero le distanze elo combatterono, spesso a prezzo della vita ( 14).

2.2. ± Antisemitismo e leggi razziali

Intanto, sin dall'Ottocento si era andato dif-fondendo in Europa l'antisemitismo, le cui radiciculturali immediate sono riconducibili a de Go-bineau (15). Tra le sue manifestazioni partico-larmente famose eÁ esemplare il caso Dreyfus in

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Francia. In questo ambito si colloca all'inizio delNovecento la pubblicazione dei Protocolli deiSavi di Sion, un falso documento diffuso aIstambul, ma riconducibile all'Okhrana, che, do-po essere stato uno dei principali testi di riferi-mento dell'antisemitismo del Novecento, eÁ ancoroggi citato spesso dai revisionisti.

Con l'inizio del Novecento si ebbero due fattinuovi: da un lato era sorto nel frattempo e ac-quistava forza il sionismo, e d'altra parte, pereffetto dei cambiamenti del secolo precedente,si ebbe una notevole partecipazione di ebrei inmovimenti politici, in particolare di sinistra (percitarne qualcuno: Trockij, Bela Kuhn, Rosa Lu-xemburg, e, in Italia, i socialisti Treves e Modi-gliani). Inoltre non pochi ebrei occuparono alteposizioni politiche (16).

L'ascesa al potere di Hitler nel 1933 mise de-finitivamente in crisi l'integrazione che, pur coninnegabili limiti, si era avuta nell'ultimo seco-lo (17).

In Germania tale crisi si manifestoÁ quasi im-mediatamente, con l'emanazione giaÁ nel 1933 dialcune leggi discriminatorie e, nel 1935, delleLeggi di Norimberga. Per quanto riguarda la fi-sica, molti furono gli scienziati che in quegli annilasciarono la Germania.

In Italia non si andoÁ oltre la diffusione di ideee riviste razziste, tra cui quelle dirette da TelesioInterlandi, da Giovanni Preziosi e da Farinacci,interne al fascismo, e altre di diversa matriceculturale, come quella su cui un decennio primaera apparso un ignobile commento anonimo alsuicidio del filosofo socialista Felice Momi-gliano (18).

Per lungo tempo il regime fascista non ebbeparticolari tensioni con la ComunitaÁ ebraica (19).La relativa normalitaÁ dei rapporti tra regime eComunitaÁ ebraiche fu consacrata nella legge,non priva di ambiguitaÁ , del 1930 che regolava lapartecipazione alle ComunitaÁ , e trova confermanel fatto che durante questo periodo vari ebreiricoprirono cariche elevate (per esempio, Jungfu ministro delle finanze e Rava governatoredella Somalia).

Nel 1938 la situazione peggioroÁ radicalmente.In Germania la Kristallnacht (9 novembre 1938)rappresentoÁ il primo dei due principali saltiquantici nella violenza antiebraica ( 20), l'altroessendo la Conferenza di Wansee del gennaio1942 nella quale fu deciso lo sterminio degliebrei europei. In Italia quello eÁ l'anno delle Leggirazziali. In questo senso non eÁ da dimenticareche quello stesso anno, a maggio, Hitler visitoÁ

Roma. Se da un lato la sua mancata udienza daparte di Pio XI manifestoÁ una certa presa di di-stanza del pontefice da quanto stava avvenendoin Germania (21), il rafforzamento dell'alleanzadel regime fascista con quello nazista creoÁ lepremesse per l'emanazione di provvedimentiche omologassero il nostro sistema giuridico aquello prodotto dalle leggi di Norimberga.

Il primo passo fu (il 14 luglio, ironicamente nel149 anniversario di quella Rivoluzione franceseche con l'enunciazione dei principi di Liberte ,E galite , Fraternite aveva contribuito in manieradeterminante all'emancipazione degli ebrei) lapubblicazione del Manifesto della Razza, firmatoda dieci docenti universitari, di cui per altro solouna minoranza di alto livello (22).

Al Manifesto della Razza seguõÁ, all'inizio diottobre, la Dichiarazione sulla Razza del GranConsiglio del Fascismo, e tra il 5 settembre e il17 novembre si ebbe l'emanazione di cinquedecreti legge che furono convertiti in legge dallaCamera dei Deputati il 14 dicembre (all'una-nimitaÁ ) (23), e dal Senato il 20 dicembre (quattrocon 9 voti contrari e uno con 10) (24), (25). Lacontrofirma delle leggi da parte del re getta sullacasa Savoia una macchia che un suo di-scendente ha recentemente minimizzato in uncommento che ha dato origine a forti polemiche.

3. ± Applicazione delle leggi razziali nell'uni-versitaÁ e nella scuola

L'applicazione delle leggi razziali si realizzoÁ

attraverso una serie di provvedimenti, circolari eregolamenti che coprono un periodo di tempo disvariati anni [7], finche le leggi furono abrogatedal governo Badoglio nel gennaio 1944, ben seimesi dopo la caduta del fascismo (26). Anche se variconosciuto che giaÁ da due mesi facevano partedi quel governo due sottosegretari ebrei, un taleritardo eÁ indicativo della limitata sensibilitaÁ dellaclasse politica non fascista per la questione (27).

L'applicazione dei decreti non si realizzoÁ conuguale rapiditaÁ in tutti i settori ed aspetti. A titolodi esempio, solamente nel 1942 furono approvatele norme relative al mondo dello spettacolo,mentre quelle relative al divieto di esercizio delleprofessioni e alle espulsioni di docenti e studentiebrei dalla scuola e dall'universitaÁ erano state trale prime a essere poste in atto.

Il 30 novembre 1938 un centinaio tra pro-fessori e assistenti universitari (cioeÁ circa il 9%del corpo docente) furono espulsi, o, per usare

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l'espressione tecnica, ``dispensati dal servizio apartire dal 14 dicembre'', quindi ancor primadella conversione in legge dei decreti. Ad essisono da aggiungere duecento liberi docenti.

Pur registrandosi alcuni casi di manife-stazione di solidarietaÁ da parte di colleghi, e(invero raramente) addirittura il rifiuto di rim-piazzare l'espulso nella sua cattedra, molti ret-tori collaborarono con zelo particolare (28).

Nel discutere le conseguenze delle leggi raz-ziali per l'UniversitaÁ , eÁ facile cedere alla tenta-zione di fissare l'attenzione sui grandi nomi chene furono colpiti. Eppure uno degli aspetti dete-riori delle leggi fu quello concernente gli studenti,di cui furono proibite nuove immatricolazioni efortemente condizionata la permanenza. Si devenotare che il problema dei giovani cui fu impeditodi studiare fu rilevato persino dal ministro Bottaiche invece fu fiero difensore dell'estromissionedei professori ebrei.

L'espulsione dei docenti ebrei dall'UniversitaÁ

costituõÁ una nuova ferita all'istituzione, che fa-ceva seguito a quella, di motivazione diversa,infertale nel 1931 con la richiesta del giura-mento di fedeltaÁ al re e al regime fascista, re-spinta da una dozzina di professori tra i qualimolti ebrei o di origine ebrea (30).

Non a caso presso l'UniversitaÁ di Bologna, trail 2001 e il 2003, si sono tenuti due convegnidedicati a questi due attacchi all'universitaÁ (31).

Prima di discutere gli effetti delle leggi razzialisullo sviluppo della fisica italiana e sulla carrierae vita di chi ne fu vittima, eÁ doveroso ricordarequanto fu fatto per mitigarne l'effetto in un set-tore particolarmente fragile, quello della scuola.

La Dichiarazione del Gran Consiglio preve-deva la possibilitaÁ di insegnamento a ragazzi ``dirazza ebraica'' (32). Le comunitaÁ ebraiche si im-pegnarono per permettere ai loro ragazzi rice-vere l'istruzione loro negata dal sistema di in-segnamento pubblico. A Milano, dove giaÁ esi-steva da qualche anno una scuola ebraica, que-sta si amplioÁ includendo le superiori e ebbe (fi-no al 1943) qualche centinaio di studenti (33), eun'analoga esperienza ebbe luogo a Livorno (34).

Sono anche da ricordare due esperienze a li-vello universitario: una a Milano, come estensio-ne dell'attivitaÁ della Scuola Media(33) e l'altra aRoma (35). La prima ebbe corsi di chimica e dieconomia e commercio, mentre a Roma, su sug-gerimento di Guido Coen e sotto la direzione diGuido Castelnuovo, furono istituiti corsi delbiennio di Ingegneria, riconosciuti dalle Uni-versitaÁ di Friburgo e Losanna, con la partecipa-

zione tra il 1941 e il 1943 di una quarantina di al-lievi. La maggior parte dei loro docenti furonoprofessori che erano stati espulsi in conseguenzadelle leggi razziali, ma a Roma si ebbero ancheprofessori ``ariani che sentissero quale affettuosaattenzione meritasse la dolorosa posizione in cuigli allievi erano venuti a trovarsi'', usando le pa-role dello stesso Castelnuovo. Tra questi ultimi,per la fisica si ebbe Cacciapuoti, che si era ap-pena trasferito a Roma da Palermo. Tra i docentiebrei a Roma vorrei ricordare Angelo Di Castro eVito Camiz, padri di due fisici miei futuri colleghiall'UniversitaÁ di Roma.

In questo contesto sono anche da ricordare icorsi per rifugiati che in Svizzera organizzoÁ

Gustavo Del Vecchio.

4. ± Effetti delle leggi razziali

Il titolo di questa sezione non deve trarre ininganno, suggerendo una generalitaÁ impossibilein questo spazio. Ovviamente mi concentreroÁ

sugli effetti che concernono la Fisica e comin-ceroÁ da una reazione che si ebbe all'estero ri-guardo questi avvenimenti e che provenne da ungrande fisico, Einstein.

Vale la pena ricordare che, giaÁ in occasionedella richiesta del giuramento di fedeltaÁ , Ein-stein aveva scritto una nobile lettera al ministroRocco invitandolo a suggerire a Mussolini direcederne. Forse in conseguenza dell'insuc-cesso di quella iniziativa, nell'ottobre del 1938,egli si limitoÁ a scrivere all'Accademia dei Lincei,di cui era membro straniero, per chiedere con-ferma della veridicitaÁ di notizie di stampa di cuiaveva avuto sentore, relative alle leggi razziali.Non avendo, a quanto pare, ricevuto risposta,due mesi dopo manifestoÁ la volontaÁ di esserecancellato dalla lista dei soci corrispondentidell'Accademia. La sua richiesta fu accettata dalpresidente dell'epoca con una gelida e formalepresa d'atto di due righe. Solamente nel 1946egli rientroÁ a far parte dell'Accademia dei Lin-cei, rispondendo positivamente all'invito delnuovo presidente Guido Castelnuovo ( 36).

Per introdurre il tema degli effetti delle leggirazziali sulla fisica italiana (37), occorre ri-cordare che nel secolo precedente il suo svi-luppo era stato molto inferiore a quello dellamatematica. Nonostante alcuni nomi di rilievo(Volta, Melloni, Mossotti, Righi), il XIX secolonon era stato particolarmente brillante e al-l'inizio del Novecento la concessione del Premio

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Nobel a Marconi rappresentoÁ un punto singola-re, ne d'altro canto Marconi proveniva dal-l'ambiente accademico (divenne professoresenza concorso nel 1935, grazie ad una legge ``adpersonam'' che permetteva le chiamate perchiara fama).

All'inizio degli anni '20 il ruolo dell'inse-gnamento della RelativitaÁ Ristretta e della FisicaQuantistica era ancora marginale, ma proprionegli anni successivi alla fine della GrandeGuerra fiorirono gruppi di ricerca di straordina-rio valore. Specialmente noto, anche al grandepubblico non specialista, eÁ quello promosso daCorbino, dei ragazzi di Via Panisperna, dalla sededell'Istituto di Fisica dell'UniversitaÁ di Roma, allacui cattedra di Fisica Teorica fu chiamato nel1926 Enrico Fermi. Di esso fecero successiva-mente parte, tra gli altri, Majorana, Amaldi, Ra-setti, SegreÁ , nonche un giovane medico, anch'egliebreo, che avrebbe ricevuto nel 1969 il PremioNobel per la Medicina, Salvador Luria.

La matematica italiana godeva invece giaÁ damolto tempo di ben maggior prestigio e tale dif-ferenza di sviluppo trova riscontro nel fatto che afronte di solamente quattro professori di fisica(oltre tre di materie affini alla fisica) estromessidall'insegnamento, ben dieci (oltre Castelnuovo,da due anni fuori ruolo) furono i professori dimatematica colpiti dalle leggi razziali (38). I quat-tro fisici furono: Giulio Racah (professore di Fi-sica Teorica a Pisa), Bruno Rossi (professore diFisica Sperimentale a Padova), Emilio SegreÁ

(professore di Fisica Sperimentale a Palermo) eGiorgio Todesco (professore di Fisica Speri-mentale a Perugia). Ad essi sono da aggiungerequattro liberi docenti di Fisica Sperimentale euna decina di materie affini.

La limitatezza del numero dei professori difisica espulsi non deve trarre in inganno circa ilcarattere tremendo, anzi devastante, del-l'impatto delle leggi razziali sullo sviluppo dellafisica nel nostro paese. Infatti le figure menzio-nate erano di prima grandezza e furono, all'e-stero, maestri di numerosissimi allievi di grandevalore. Si puoÁ affermare con tranquillitaÁ che conla loro espulsione nelle rispettive sedi di inse-gnamento la fisica fu decapitata. A cioÁ si deveaggiungere l'effetto dell'estromissione di giova-ni nelle prime tappe della loro carriera uni-versitaria (39), nonche quello dell'emigrazione dialcuni scienziati non ebrei, la cui causa era pursempre riconducibile alla situazione che si eracreata. Questo effetto colpõÁ in maniera partico-lare il gruppo di Via Panisperna. In questo con-

testo eÁ illuminante una lettera che Enrico Fermiscrisse nell'ottobre del 1938 a Pegram, presi-dente della Columbia University chiedendo inmodo speciale aiuto affinche gli elementi piuÁ

giovani del suo gruppo potessero trovare lavoro.PiuÁ in dettaglio, ricorderoÁ che Bruno Rossi, da

sei anni professore a Padova, si recoÁ prima aCopenhagen (1938) e poi negli Stati Uniti, dovesvolse un'attivitaÁ di ricerca di grandissimo va-lore e, tra l'altro, ebbe tra i suoi collaboratori ilpiuÁ recente Premio Nobel in Fisica di origineitaliana, Riccardo Giacconi. Giulio Racah, che,come Rossi, si era formato a Firenze alla scuoladi Persico, al momento delle leggi razziali avevavinto da poco il concorso di Fisica Teorica edera stato chiamato a Pisa, dove poteÁ insegnareun solo anno. Nel 1939 emigroÁ in Israele doveinsegnoÁ , e ne divenne successivamente rettore,all'UniversitaÁ Ebraica di Gerusalemme. Fu pio-niere nell'applicazione alla fisica teorica dellateoria dei gruppi e, secondo l'opinione di unodei suoi allievi di maggior spicco, Talmi, eÁ daconsiderare il fondatore della fisica teorica inIsraele. Emilio SegreÁ , che aveva vinto la catte-dra a Palermo nel 1935, al momento delle leggirazziali si trovava negli Stati Uniti, dove co-munque, data la situazione in Italia, aveva de-ciso di rimanere. Nel 1959 ricevette il PremioNobel per la scoperta degli antiprotoni. Allaconclusione della sua carriera trascorse alcunianni come professore a Roma, in virtuÁ di unalegge che permise ai professori espulsi unareintegrazione nelle universitaÁ italiane.

Queste tre espulsioni, secondo EdoardoAmaldi, ``azzerarono'' i tre gruppi che si stavanoformando in quelle tre sedi( 37).

Un discorso a parte va fatto per Roma e ilgruppo di Via Panisperna. Anche in quel caso,pur non essendo ebreo nessuno dei professoriordinari del gruppo, le leggi razziali ebberoconseguenze nefaste. I due scienziati di maggiorprestigio del gruppo che lo avevano sviluppato,formando tra il 1926 e il 1938 numerosi allievi siasperimentali che teorici, erano Fermi e Rasetti.

Nel dicembre del 1938 Fermi, dopo aver ri-cevuto il Premio Nobel, non ritornoÁ a Roma daStoccolma, ma si recoÁ direttamente negli StatiUniti. Una straordinaria indicazione delle qua-litaÁ di Fermi eÁ fornita dall'aver formato ben seiPremi Nobel e, caso forse unico, ugualmentedistribuiti tra fisici teorici e fisici sperimentali.Non staroÁ qui a ricordare il suo contributo alProgetto Manhattan. La sua partenza ebbe uncollegamento con le leggi razziali, in quanto, pur

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non essendo egli ebreo, era ebrea sua moglie,Laura Capon.

Gli effetti sulla Fisica Teorica italiana sonofacilmente riassumibili: tra il 1926 e il 1937 inquesta disciplina erano stati nominati in totalesette professori: Fermi e Racah, che, come ab-biamo visto, emigrarono, Pontremoli e Gentile(morti entrambi, il primo nel 1928, nella spedi-zione Nobile, ma va detto che comunque, sefosse vissuto, sarebbe stato ovviamente espul-so, e il secondo nel 1942), Majorana, sparito nel1938, Wick e Persico.

Per quanto riguarda la fisica sperimentale,all'emigrazione di Rossi e SegreÁ deve aggiun-gersi quella di Rasetti, persona dotata di un al-tissimo senso morale. Non solamente egli decisedi lasciare l'Italia come reazione alle inique leggirazziali, ma, emigrato in Canada, declinoÁ l'of-ferta di lavorare in progetti di sviluppo del-l'energia nucleare per fini militari. Trasferitosisuccessivamente negli Stati Uniti, dopo alcunianni decise di abbandonare la fisica per dedi-carsi alla geologia e paleontologia.

In tal modo il principale peso scientifico delgruppo smembrato di Via Panisperna ricaddesulle spalle di Amaldi, che ebbe un ruolo fon-damentale nella rifondazione della fisica italianadopo la guerra.

Il caso di Todesco eÁ meno noto. Il suo settoredi ricerca era quello delle Radiocomunicazioni,settore che fu duramente colpito dalle leggirazziali, poiche quattro degli undici specialistiimpegnati nell'omonima Scuola di Specializza-zione furono espulsi. Il suo rientro nel-l'universitaÁ fu presso quella di Parma di cui fuanche Preside della FacoltaÁ di Scienze ( 41).

Quanto ho discusso finora si riferisce allasorte dei professori di fisica piuÁ noti che, in di-versa maniera, furono colpiti dalle leggi razziali.Tuttavia l'effetto di queste andoÁ ben al di laÁ inquanto ne furono colpiti molti giovani ad unostadio iniziale delle loro carriere. Alcuni di essi,come Bruno Pontecorvo, sono noti anche alpubblico dei non addetti ai lavori. Le loro bril-lanti carriere sono la migliore prova del dannoarrecato dalle leggi razziali alla scienza italiana.

Bruno Pontecorvo era giaÁ emigrato a Pariginel 1936, anche se soprattutto per ragioni poli-tiche, e, dopo la sconfitta francese e un brevesoggiorno negli Stati Uniti, si recoÁ in Canada epoi in Gran Bretagna, da dove finalmente nel1950 andoÁ in Unione Sovietica, capo della divi-sione di fisica sperimentale di Dubna. Altri gio-vani allora all'inizio della carriera e che ebbero

carriere brillanti sono: Leo Pincherle (In-ghilterra), Mario Salvadori, Ugo Fano e il fra-tello Roberto, Eugenio Fubini e Sergio De Be-nedetti (Stati Uniti). Non mi soffermeroÁ suidettagli delle loro carriere (per i loro profilibiografici, v. comunque( 37)), in quanto credoche quanto detto finora dimostra ampiamentequello che significarono le leggi razziali in ter-mini di penalizzazione della capacitaÁ di ricercain fisica, anche se analoghe considerazioni po-trebbero essere fatte per altre scienze, del no-stro paese (42).

Prima di concludere vorrei toccare due ultimipunti.

L'effetto deleterio sulla cultura italiana delleleggi razziali eÁ sintetizzato splendidamente daAmaldi(37) ``... eÁ impossibile dimenticare, ne sideve dimenticare quel che eÁ accaduto ...ancheper i danni assai meno dolorosi, meno appari-scenti sul piano personale, ma certo non menogravi dal punto di vista sociale, che tali leggihanno inflitto soprattutto alle nuove generazio-ni, privandole di tanti maestri ...cosõÁ fuori delcomune''. Come lo stesso Amaldi osserva, tut-tavia tale effetto fu in certa misura compensato,certamente fuori dalle intenzioni di chi quelleleggi aveva promosso, da una diffusione dellacultura italiana. Gli scienziati che ebbero lafortuna di poter emigrare crearono scuole, ediventarono ``anche senza volerlo ambasciatoridella cultura italiana ad alto livello'', sia pure,giova ripeterlo, pagando il Paese un prezzoinestimabile per la perdita di tale capacitaÁ epotenzialitaÁ di insegnamento e ricerca.

RicorderoÁ pochi casi oltre quelli giaÁ menzio-nati. Un continente particolarmente ricettivo, enon unicamente degli italiani, fu l'America La-tina. Non solamente vi furono professori che viemigrarono, come Carlo Tagliacozzo che si recoÁ

in Argentina, insegnando a Tucuma n, sede chetra l'altro accolse il filosofo Rodolfo Mondolfo,ma anche si ebbero importanti fisici di secondagenerazione.

Questo della seconda generazione eÁ il se-condo punto che volevo menzionare. GiaÁ ho ri-cordato Kiwi in Cile; in Argentina si puoÁ ri-cordare l'italiano Daniele Amati, discendente diun'antica famiglia ebrea romana, un esponentedella quale, medico, ebbe persino un importantericonoscimento da Pio IX( 9), o in Colombia i duefratelli Nauenberg, di origine tedesca (43). Unaltro caso che desidero ricordare eÁ quello diDaniel Ashery, fisico sperimentale di Tel Aviv,figlio di uno di quei liberi docenti espulsi nel

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1938, lo psicologo fiorentino, Enzo Bonaventu-ra, tragicamente scomparso in un famoso epi-sodio dell'indipendenza di Israele.

Il fenomeno non si limita alla fisica e, limi-tandomi al cerchio delle mie conoscenze eamicizie personali, desidero ricordare come dauna famiglia di un avvocato romano provengauno dei piuÁ importanti biologi uruguayani,Claudio Scazzocchio, cosõÁ come biologo eÁ ilfratello di Daniele, Paolo Amati.

Avendo io tratto questi pochi esempi dalle mierelazioni personali e, confesso, senza un parti-colare sforzo di memoria, si estrapola fa-cilmente quanto vaste fossero le potenzialitaÁ

che l'Italia e l'Europa tutta persero nel 1938,anche e soprattutto per le generazioni future.

Per completare questa esposizione vorreiformulare alcuni commenti riguardo l'atteggia-mento verso i colleghi dei professori non ebrei.

Non mancarono atteggiamenti che, conside-rando il prestigio scientifico di chi li mise inatto, colpiscono ancor piuÁ . Credo siano esem-plari due fatti assai significativi. Il primo eÁ unafarneticante comunicazione dell'Unione Mate-matica Italiana ( 44), che, ancor prima del fatidico14 dicembre, scrisse al ministro Bottai che ``lascuola matematica italiana, anche dopo l'elimi-nazione di alcuni cultori di razza ebraica avevaconservato scienziati che bastavano a mante-nere elevatissimo il tono della scienza matema-tica italiana''. I ``cultori'' eliminati erano mate-matici del calibro di Levi Civita, Enriques, Vol-terra, Castelnuovo, Beppo Levi, Beniamino Se-gre. L'altro eÁ la gratuita umiliazione che Fran-cesco Severi inflisse a Castelnuovo e Enriques,impedendo loro l'accesso alla biblioteca dell'I-stituto di Matematica che oggi porta il nome diuno di essi e che tanto doveva loro. Analogaumiliazione si ebbe a Torino nei confronti diFano, Terracini e Fubini [38]. Per quanto ri-guarda la Fisica a cioÁ fa riscontro l'amarezza diBruno Rossi al dover lasciare l'Istituto che ave-va contribuito a sviluppare, anche se nelle suememorie scrive ``sarebbe assurdo descriverlocome una tragedia in un momento in cui vera-mente tragica era la sorte di tante persone inEuropa'' ( 45).

Accanto a questi fatti, peroÁ , vanno ricordati lasolidarietaÁ che in diversi momenti testimo-niarono Rasetti, Persico, Tricomi e Buzano, labellissima lettera che l'allora studente LucioLombardo Radice, cui mi lega un ricordo affet-tuosissimo, scrisse a Levi Civita nel settembredel 1938, il fatto che Ugo Amaldi, dopo la can-

cellazione del nome di Federigo Enriques dalclassico trattato scritto in comune (46), continuoÁ

a riconoscergli i diritti d'autore, l'impegno pro-fuso da Edoardo e Ginestra Amaldi per salvarela madre di Vito Volterra, le prove di amiciziaofferte da chi, con rischio della vita, ospitoÁ

colleghi o loro familiari durante l'occupazione.A questo proposito, per associazione di idee,non posso trattenermi dal ricordare che quandouno degli espulsi da me ricordati, Vito Camiz, sirifugioÁ a Rovere, credo nel medesimo edificiodove aveva sede il locale comando tedesco, glicapitoÁ di giocare a scacchi e discutere spessocon un ufficiale tedesco che certo non so-spettava il suo stato.

Questi ultimi commenti sono in sintonia conl'indicazione della legge 211 secondo la quale lacommemorazione del 27 gennaio non deve li-mitarsi alla storia dei grandi fatti. Non possono enon devono ignorarsi quegli episodi singoli che,pur attenendo alla sfera personale, sono estre-mamente importanti per comprendere che cosaper molti concittadini significarono quelle leggi.Spesso si trattoÁ di piccoli fatti, umiliazioni chepossono parere poca cosa se confrontate peresempio con quella patita dagli ebrei di Vienna,di cui una famosa foto ricorda come furono co-stretti a pulire i marciapiedi con i loro spazzolinida denti. Ne ricorderoÁ solamente alcuni, checoinvolsero alcuni degli scienziati menzionati inquesta nota. A parte i fatti minori, quali l'umi-liazione di dover consegnare i propri apparecchiradio, ricorderoÁ che Vito Volterra era uno dei seisenatori ebrei, carica vitalizia per lo Statuto Al-bertino, i quali, non potendosi o volendosi mo-dificare questa prerogativa, furono discreta-mente invitati a non partecipare alle sedute. ELevi Civita morõÁ senza poter contare sull'assi-stenza di un'infermiera.

Ovviamente si tratta di fatti non confrontabilicon quanto accadde dopo l'8 settembre. I pro-fessori con sede a Roma non furono esenti daltragico tributo del sabato 16 ottobre 1943,quando furono detenuti e deportati ad Ausch-witz 1023 ebrei romani, di cui tornarono sola-mente 17. Tra i deportati furono il padre di LauraCapon, ammiraglio Augusto Capon, collare del-l'Annunziata e le madri di Emilio SegreÁ (AmeliaTreves) e di Vito Volterra. Emilio SegreÁ poiperse a Auschwitz anche una cugina e la figlia diquesta, e Leo Pincherle un figlio di pochi mesimorto per i disagi che sopportoÁ nella fuga dal-l'Italia. Quel 16 ottobre i detenuti furono circa200 piuÁ che i deportati e tra quelli che si salva-

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rono, grazie alla determinazione con cui suamadre perseguõÁ questo scopo, fu un altro futuroprofessore di fisica e amico, Enrico Di Capua, dicui tuttavia alcuni familiari non potettero sfug-gire alla deportazione e alla morte.

Tra i quattro liberi docenti che ricordavo, uno,Silvio Magrini, catturato nel 1943 da col-laborazionisti italiani fu deportato in Polonia dadove non fece ritorno.

Di fronte a questi fatti c'eÁ poco da dire, eppurevorrei aggiungere un ultimo riferimento a altresofferenze piuÁ sottili, ricordando quanto miraccontoÁ Georges Charpak, Premio Nobel del1992. Di origine polacca, catturato come resi-stente francese e deportato a Dachau, durante ladetenzione dovette esercitare una cura costanteper non mostrare di comprendere il tedesco,come la sua educazione in yddish gli permette-va. Questa crisi di identitaÁ , il dover, come miraccontava Carlo Di Castro, abituarsi alla solaetaÁ di sei anni a usare un altro nome, ha certa-mente lasciato impronte indelebili nella memo-ria di chi ebbe a soffrire questi problemi ( 47).

Come si eÁ riparato a tali offese? Ho giaÁ ri-cordato il ritardo con cui si procedette all'a-brogazione delle leggi razziali. Per quanto ri-guarda le universitaÁ , dopo la Liberazione, i pro-fessori ebrei rientrarono come qualsiasi cittadinoitaliano (49) nella pienezza di quel diritto di inse-gnamento garantito dalla Costituzione della Re-pubblica. Tuttavia non tutti gli espulsi decisero ditornare permanentemente o almeno per periodibrevi; e inoltre il problema dei rientri non fuesente da aspetti spiacevoli. A parte il fatto cheesso fu garantito solamente a chi avesse una po-sizione di ruolo, penalizzando quindi i piuÁ giova-ni, anche per i primi accadde spesso che la soli-darietaÁ di casta ingigantisse oggettive difficoltaÁ ,quali la presenza di nuovi vincitori di concorso edi professori che per trasferimento avevano oc-cupato le cattedre da cui essi erano stati al-lontanati (51). Il caso di Bologna, che prima dellaguerra statisticamente aveva una presenza didocenti ebrei dell'ordine della media italiana(9%), eÁ stato analizzato in dettaglio nel convegnocui ho giaÁ fatto cenno(31).

A parte i rientri, altri docenti stranieri ven-nero nelle nostre universitaÁ e non posso nonricordare due grandi maestri che ho avuto comedocenti durante i miei studi, che anch'essi fu-rono oggetto delle persecuzioni razziali, BrunoTouschek (52) e Wolf Gross. Molti dei giovani diallora che ebbero a soffrire le limitazioni da mericordate sono ora professori in prossimitaÁ della

pensione. Comunque va ricordato che nel 1961,ultimo anno per cui posseggo il dato, il circa 9 %di anteguerra da me ricordato si era ridotto apoco meno del 4%, anche se spiegazioni demo-grafiche e sociologiche possono fornire unaspiegazione di questo minor peso relativo nel-l'ambito dell'insegnamento universitario.

Non eÁ possibile restituire la vita ne cancellarele tremende esperienze che i nostri concittadiniebbero a patire, ma cioÁ non esime dall'obbligo diricordare, obbligo che per molti dei so-pravvissuti eÁ stato assunto come spiegazioneteleologica della loro sorte ( 53).

Spero che questa relazione contribuisca inqualche misura a convincere o, almeno a fornireargomenti per riconoscere, che questo obbligo eÁ

anche delle future generazioni ed eÁ anche di noiprofessori di fisica.

Bibliografia e note

(1) G. VIOLINI, La Fisica e il Giorno della Memoria, SSIS Uni-cal, 2005.

(2) G. VIOLINI, La Fisica e le Leggi Razziali, Congresso SIF,Catania 2005.

(3) M. G. IANNIELLO e G. VIOLINI, ``Historia, Laboratorio y La-boratorio de Historia de la FõÂsica en la EnsenÄ anza'', VIIISemana de la EnsenÄanza de la FõÂsica, Universidad Di-strital Francisco JoseÂde Caldas, BogotaÂ, 2005.

(4) Legge N. 211 del 20 luglio 2000: Art. 1. La Repubblicaitaliana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'ab-battimento dei cancelli di Auschwitz, ``Giorno della Me-moria'', al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popoloebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana deicittadini ebrei, gli italiani che hanno subõÁto la deporta-zione, la prigionia, la morte, noncheÁ coloro che, anche incampi e schieramenti diversi, si sono opposti al progettodi sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvatoaltre vite e protetto i perseguitati. Art. 2. In occasione del``Giorno della Memoria'' di cui all'articolo 1, sono orga-nizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comunidi narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolarenelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto eÁ accadutoal popolo ebraico e ai deportati militari e politici italianinei campi nazisti in modo da conservare nel futuro del-l'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo dellastoria nel nostro Paese e in Europa, e affincheÁ similieventi non possano mai piuÁ accadere.

(5) Va detto che l'utilizzo del Web permette di trovareun'abbondante informazione che puoÁ essere utilizzata atale scopo. In questa nota ci limiteremo a indicare qui eoltre, senza alcuna pretesa di completezza, alcuni sitiInternet con il solo scopo di stimolare possibili ricerchedegli studenti: v. p. es.www.serendip.it/Scienza%20e%20Pregiudizi/Dati%20storico-scientifici%20sulla%20questione.doc.

(6) In effetti, trovandosi la Risiera a Trieste, in un territorioche dopo l'8 settembre era stato annesso al Reich, strictosensu, fu un campo di sterminio in territorio tedesco.

(7) Il sito http://www.morasha.it/speciali/giornata_me-moria01.html fornisce un'idea delle attivitaÁ comme-morative (per il 2001). Per quanto riguarda i programmidi tali attivitaÁ , v. p. es. il programma di quella svoltapresso l'UniversitaÁ di Ferrara (2006) (http://www.uni-fe.it/news/bacheca_item-11878.htm) o quello dellaCittaÁ di Torino (sempre 2006). Si hanno molti interes-santi esempi di pubblicazioni relative al Giorno dellaMemoria. Ne citeremo solamente alcune che si riferi-

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scono ai testi dei differenti documenti legislativi: laProvincia d'Arezzo li ha inclusi in un opuscolo (Lepersecuzioni antiebraiche in Italia); e soprattutto l'In-troduzione di M. Sarfatti a quegli stessi documenti in Larassegna mensile di Israel, Vol. LIV, n. 1-2 (1988), 49.L'opuscolo della Provincia d'Arezzo riproduce tra l'al-tro la prima pagina del Resto del Carlino in cui si an-nunciavano le leggi razziali, definite ``decreti razzisti'';mostrando come l'aggettivo razzista abbia mutatoconnotazione dopo l'obbrobrio della Shoah.

(8) Conseguenze culturali delle leggi razziali in Italia, Attidei Convegni Lincei, 84 (1990). Questo Convegno pre-senta materiale utilizzabile per numerose discipline.

(9) Esistono al riguardo numerose opere sia relative allastoria generale degli ebrei in Italia, sia relativa a quella diparticolari comunitaÁ (p. es. per gli ebrei romani classica eÁquella di Berliner, mentre per Venezia eÁ particolarmenteinteressante quella del Ghetto di Calimani). Inoltre per laStoria degli ebrei italiani durante il Fascismo eÁ d'obbligoil riferimento a De Felice. Infine, sull'impatto delle leggirazziali sulla scienza si rinvia a: G. Israel, P. Nastasi,Scienza e razza nell'Italia fascista (Il Mulino, Bologna(1998)). Degno di nota in questo libro eÁ anche il confronto(pagg. 81-82) tra le misure antiebraiche del diritto cano-nico e quelle fasciste. Analogo confronto per quelle te-desche eÁ presentato in un classico libro sulla Shoa: R:Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa (Einaudi,Torino) 1995.

(10) L'idea di un segno distintivo non era nuova, essendo stataproposta giaÁ circa duecento anni prima nel IV ConcilioLateranense e posta in atto da Federico II, anche se conapplicazione limitata.

(11) Il mito dei sacrifici rituali costituisce uno dei motiviricorrenti alla base di persecuzioni ed esecuzioni dimassa e non fu caratteristico solamente dell'Italia e diquel periodo, e infatti, ancora alla metaÁ dell'Ottocento,se ne ebbe un caso, di grande risonanza in Europa, aDamasco.

(12) Il tema dei battesimi forzati ha dato origine recentementea una forte polemica in conseguenza della pubblicazionedi un documento che riassumeva le indicazioni del car-dinal Tardini al Nunzio Roncalli concernenti i bambiniebrei salvatisi dalla Shoah e ricevuti da famiglie o isti-tuzioni cattoliche. Nel documento si afferma tra l'altro``l'evidenza'' dell'impossibilitaÁ di restituzione di bambiniebrei che fossero stati battezzati.

(13) Si pensi al famoso caso Mortara nello Stato Pontificio, oall'opposizione pregiudiziale alla nomina di un ministrodel Tesoro ebreo nel neonato Regno d'Italia.

(14) Tra le vittime ebree del fascismo sono da ricordare ifratelli Rosselli, assassinati a Marsiglia, una cui antenataaveva ospitato Mazzini, e parenti di Nathan, i numerosimorti della Resistenza, e le 77 vittime ebree dei 335martiri delle Ardeatine, molte delle quali furono scelteper la rappresaglia proprio in quanto ebree. Per quantoriguarda il tema dell'appoggio e opposizione di ebrei alregime eÁ interessante l'articolo di Mario Avagliano: Ebreie Fascismo, storia della persecuzione, in Patria Indi-pendente, giugno-luglio 2002).

(15) Non si deve peroÁ dimenticare giaÁ nel Settecento il vio-lento antisemitismo del Dizionario Filosofico di Voltaire,per altro autore dello stupendo ``Trattato sulla tol-leranza''.

(16) Oltre gli italiani menzionati in piuÁ parti in questa nota,deve ricordarsi Rathenau, ministro degli Esteri tedesco,il cui assassinio nel 1922, da parte di due ufficiali diestrema destra, fu parte del processo che condusse allafine della Repubblica di Weimar.

(17) Il tema dell'integrazione (e quello ad esso collegato del-l'assimilazione) potrebbe costituire l'oggetto di analisiassai ampie. Mi limiteroÁ a ricordare due esempi relativialla Germania tratti dall'ambito limitato delle mie amici-zie, ma connessi alla fisica: il padre di un brillante fisicocileno, Miguel Kiwi, era giudice a Berlino, e il suocero diun altro era stato insignito durante la Prima GuerraMondiale della Croce di Ferro. L'alto livello di inte-grazione, soprattutto in Germania, ma anche in Italia,impedõÁ spesso di valutare appieno l'opportunitaÁ , per non

dire la necessitaÁ , di emigrare.

(18) L'autore del commento fu il Padre Gemelli, fondatoredell'UniversitaÁ Cattolica. Un commento non molto dissi-mile e forse anche piuÁ volgare fu quello di Mussoliniquando seppe del suicidio dell'editore Formaggini. Ri-guardo il Padre Gemelli va riconosciuto che il suo anti-semitismo religioso non si riflette in azioni antisemite neiriguardi di scienziati membri dell'Accademia pontificia, eche non impose ai professori della sua UniversitaÁ il giu-ramento di fedeltaÁ che egli stesso non prestoÁ .

(19) Un'eccezione di rilievo fu il problema dell'orario scola-stico unificato nelle province libiche, che d'altro cantoera anche conseguenza dell'esistenza, accanto alle co-munitaÁ ebraica e cristiana, di una maggioranza mu-sulmana. Esso diede luogo a tensioni tra il Presidentedelle ComunitaÁ Italiane, Ravenna, e il governatore dellaLibia, Italo Balbo, nonostante questi fosse uno dei ge-rarchi fascisti piuÁ vicini alla ComunitaÁ ebraica.

(20) La causa immediata della Kristallnacht fu l'uccisione di unfunzionario dell'ambasciata tedesca a Parigi, tuttavia eÁinteressante l'analisi di sue possibili cause economiche inwww.lager.it (Agosmau 2003-2006).

(21) La disapprovazione vaticana per il regime del TerzoReich era probabilmente piuÁ legata alle persecuzionianticattoliche che a quelle contro gli ebrei, anche se PioXI si era pronunciato contro il razzismo.

(22) Pubblicato sotto il titolo: Il Fascismo e i problemi dellarazza sul Giornale d'Italia del 15 luglio 1938.

(23) Una significativa coincidenza eÁ che in quella stessa se-duta la Camera approvasse anche il suo cambiamento inCamera dei Fasci e delle Corporazioni. CioÁ permise alPresidente Ciano di commentare che, sebbene il Rego-lamento della Camera non permettesse la ratifica deidecreti per acclamazione, come molti chiedevano, e ri-chiedesse lo scrutinio segreto, in futuro cioÁ non sarebbepiuÁ accaduto.

(24) Assai istruttiva, e in certo senso, per quanto possa es-serlo qualcosa in tale materia, letta oggi, persino di-vertente eÁ l'unica dichiarazione di voto in occasionedella loro approvazione al Senato, quella del senatoreCrispolti ( 25).

(25) La persecuzione degli ebrei durante il Fascismo. Le leggidel 1938, Camera dei Deputati, 1998.

(26) Per la giustificazione di questo ritardo da parte di Bado-glio v. l'articolo di Avagliano in (14).

(27) A questo riguardo si deve sottolineare l'operato di unodei piuÁ prestigiosi rappresentanti della cultura italiana,Benedetto Croce. Egli, che immediatamente nell'agostodel 1943 aveva posto il problema dell'abolizione del-l'Accademia d'Italia, e della ricostituzione di quella deiLincei, non diede prova di uguale solerzia rispetto al temadell'abrogazione delle leggi razziali, che d'altra partenemmeno avevano attratto particolarmente la sua atten-zione al momento della loro approvazione, dato che siastenne dal partecipare alla seduta del 20 dicembre. EÁ

indubbio che Croce certamente non puoÁ essere tacciatodi antisemitismo, anche se le sue idee sull'ebraismo esulla necessitaÁ dell'assimilazione presentano notevolipunti in comune con quelle di Voltaire. Considerando ilvigore con cui si oppose all'approvazione dei Patti late-ranensi, non si puoÁ nemmeno dubitare del suo coraggiocivile per cui la sua assenza da quella seduta del SenatopiuÁ che dissenso sembrerebbe indicare una non perce-zione della gravitaÁ delle leggi.

(28) Il caso piuÁ noto di rifiuto di sostituzione dei colleghi espulsi eÁquello di Massimo Bontempelli che non accettoÁ la cattedrache era stata di Attilio Momigliano. Tra i rettori alcuni sidistinsero in modo particolare. Maggiore, rettore di Palermo,nella relazione di apertura dell'AA 1938-39 sottolineoÁ comeeventi dell'anno le leggi razziali e la creazione della Cameradei Fasci e delle Corporazioni( 29), Ghigi (Bologna) e DeFrancisci (Roma) fornirono giustificazioni `̀ razionali'' deiprovvedimenti, ma forse la punta di diamante tra i rettori fuquello di Perugia, Paolo Orano, autore giaÁ nel 1937 di un librorazzista. Il confronto col comportamento del rettore diLeopoli, che nel 1937 preferõÁ dimettersi piuttosto di accet-tare di imporre agli studenti ebrei la discriminazione di se-

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dere separatamente dai cattolici (il cosiddetto bench-ghetto)eÁ fin troppo facile. Questo accenno alla Polonia suggerisce diricordare che anche in Ungheria e Romania si ebbero di-scriminazioni circa l'accesso di studenti ebrei, che furonoposte in atto attraverso l'istituzione di un `̀ numerus clausus''.

(29) P. NASTASI, Le leggi razziali del fascismo e la loro ap-plicazione a Palermo, UniversitaÁ Bocconi, Giorno dellaMemoria, 2005.

(30) La richiesta del giuramento di fedeltaÁ non rappresentavauna novitaÁ assoluta, perche giaÁ un giuramento siffatto(ma al re) era stato richiesto poco dopo la conquista diRoma. La novitaÁ in questo caso era il riferimento esplicitoal regime fascista. Il numero di solito riportato eÁ di dodiciprofessori (tra cui cinque ebrei o di origine ebraica,Carrara, Errera, Levi della Vida, Luzzatto e Volterra e,caso assai notevole, due professori di diritto, padre e fi-glio, Francesco ed Edoardo Ruffini); generalmente nellalista eÁ incluso Buonaiuti, per altro giaÁ sospeso dall'inse-gnamento in conseguenza dei Patti Lateranensi, mentrela lista di dodici non include normalmente Errico Presuttine i nomi di professori che chiesero il pensionamento(per esempio Orlando) o si dimisero o non tornarono inItalia trovandosi all'estero (di cui i piuÁ noti sono forseBorgese ed un altro professore ebreo, Sraffa). Sia Pre-sutti che Borgese ebbero tra i loro discendenti fisici(l'omonimo professore di Fisica Matematica a Tor Ver-gata, mio compagno di bridge molti anni or sono, e An-gelica Borgese, compagna di corso). Ritengo che la me-moria storica di queste due ferite possa spiegare, almenoin parte, perche molti oppositori al cosiddetto DDL Mo-ratti abbiano visto nella possibilitaÁ di un mancato rin-novo del contratto di professore un rischio di ingerenzedi tipo politico, che minaccerebbero quella libertaÁ di in-segnamento, la cui tutela costituzionale ha certamenteradice in esse.

(31) D. M IRRI, S. ARIETI (a cura di), La cattedra negata. Dalgiuramento di fedeltaÁ al fascismo alle leggi razzialinell'UniversitaÁ di Bologna (Clueb) 2002.D. GAGLIANI (a cura di), Il difficile rientro. Il ritorno deidocenti ebrei nell'universitaÁ del dopoguerra (Clueb2004).

(32) Gli artt. 5 e 6 della legge prevedevano la possibilitaÁ discuole elementari e medie organizzate dalle ComunitaÁ eper le elementari la possibilitaÁ di sezioni speciali. Taliscuole erano a carico dello Stato solamente per il livelloelementare.

(33) L. MONETA, Nascita, crescita e vicissitudini attuali dellascuola ebraica di Milano, tesi di laurea, 2001.

(34) 1938: la scuola ebraica di Livorno: un'alternativa alleleggi razziali (Museo ebraico ``Yeshiva Marini'', Livorno:5-25 maggio 1997), ComunitaÁ ebraica di Livorno ± Fon-dazione ``Primo Levi'', Livorno 1979.

(35) L. COEN, Appendice 3 a M. Zevi, Dati statistici, in Con-seguenze culturali delle leggi razziali in Italia (Acca-demia dei Lincei, Roma) 1990.

(36) Questo accenno all'Accademia dei Lincei obbliga ri-cordare un caso non legato alla fisica, ma che pure offrequalche motivo di riflessione. Dopa la caduta del fasci-smo una quarantina di accademici furono allontanati peril loro attivo appoggio al fascismo. Tutti meno uno furonopoi reintegrati, l'eccezione essendo uno scienziato ebreo,Terni, in fin dei conti nemmeno particolarmente com-promesso col regime, il quale si suicidoÁ .

(37) Al riguardo eÁ fondamentale di E. Amaldi, Il caso dellaFisica, in (8), p. 107, ricco di informazioni personali avolte gustose, come l'accenno ai cavalli che Eugenio eBetty Fubini regalavano ai loro figli quando giungevanoai dodici anni.

(38) E. VESENTINI, Il caso della Matematica, in (8) p. 97

(39) Per non parlare degli studenti. Un dato statistico im-pressionante al riguardo viene dall'UniversitaÁ di Bolo-gna, che aveva numerosi studenti stranieri ebrei. Circa250 dovettero abbandonare gli studi e di essi tornaronosolamente 6, laureandosi in 2 (40).

(40) G. P. BRIZZI, ``Il rientro impossibile. Studenti ebrei a Bo-logna. 1938-1945'' in: D. Gagliani (a cura di), Il difficilerientro. Il ritorno dei docenti ebrei nell'universitaÁ deldopoguerra (Clueb) 2004, p. 165

(41) S. SALUSTRI, ``Esclusioni e reintegrazioni. Docenti ebreie ateneo bolognese'', in: D. Gagliani (a cura di), Ildifficile rientro. Il ritorno dei docenti ebrei nel-l'universitaÁ del dopoguerra (Clueb) 2004, p. 107; S.Salustri (a cura di), ``Appendice: Profili biografici'', in:D. Gagliani (a cura di), Il difficile rientro. Il ritornodei docenti ebrei nell'universitaÁ del dopoguerra(Clueb) 2004, p. 179

(42) Per quanto riguarda la biologia, in un articolo apparsonell'edizione palermitana di Repubblica M. Pintagro ``Glianni di Levi'', 25 ottobre 2006) si ricorda che tra gli allievidi Giuseppe Levi, professore di Anatomia umana normalea Torino, figurano Rita Levi Montalcini, Salvador Luria eRenato Dulbecco, cioeÁ i tre premi Nobel di Medicinaitaliani o di origine italiana.

(43) La famiglia Nauenberg rappresenta un caso particolare,in quanto il paese dove si rifugiarono (Colombia) non eraaperto a ricevere rifugiati ebrei. Il cammino che permiseloro di salvarsi fu il fatto che uno dei loro genitori, me-dico, curoÁ da una grave malattia una figlia dell'amba-sciatore colombiano a Berlino, che ottenne per loro ilpermesso di entrare in Colombia.

(44) La comunicazione dell'UMI fu formulata in occasione delsuo Congresso del 1938. Sarebbe interessante potercommentare se e che cosa fu detto in quello della SIF diquell'anno, ma purtroppo non mi eÁ stato ancora possibilerinvenirne la documentazione.

(45) Citato in R. FINZI, ``Il triplice colpo subito dagli universi-tari di `razza ebraica' '', in D. Gagliani (a cura di), Il dif-ficile rientro. Il ritorno dei docenti ebrei nell'universitaÁdel dopoguerra (Clueb) 2004, p. 21

(46) In (38) si ricorda che il nome di Enriques fu fatto sparireanche dalla seconda prefazione al trattato sulle superficirazionali da lui scritto con Conforto, e che ovviamenteappariva senza il suo nome come autore.

(47) Persino a livello di lavori scientifici ci fu chi dovettecambiare nome per averli pubblicati. CosõÁ Enriques do-vette firmare due articoli con lo pseudonimo di AdrianoGiovannini, e la Rivista di storia economica diretta daLuigi Einaudi pubblicoÁ sotto pseudonimi lavori di Bachi,Luzzatto e Fubini (48).

(48) S. STEVE, ``Le scienze sociali'', in (8), p. 75

(49) Vorrei insistere su questo, come qualunque cittadinoitaliano. Infatti uno dei luoghi comuni dell'antisemiti-smo eÁ il sostenere una presunta alteritaÁ degli ebrei ri-spetto ai valori comuni italiani, argomento giaÁ usatonell'Ottocento contro un possibile ministro del Tesoro[13]. La stupiditaÁ dell'argomento non richiederebbecommenti; tuttavia voglio ricordare alcuni fatti chedovrebbero far arrossire chi faccia tali affermazioni.L'etruscologo Alessandro Della Seta dichiaroÁ a Fran-cesco Gabrieli ``CioÁ che soprattutto mi duole eÁ di nonpoter servire la patria in armi'' (50), e il generale Pu-gliese, richiesto nel 1940 di collaborare alla riparazionidei danni causati da un attacco inglese alla base navaledi Taranto, pose come unica condizione il poter uti-lizzare la divisa militare. Inoltre la comunitaÁ romanaaveva partecipato attivamente nel 1935 alla campagnafascista di donazione d'oro per la patria che fece se-guito alle Sanzioni della SocietaÁ delle Nazioni e addi-rittura il rabbino Aldo Lattes donoÁ una menorah.

(50) F. GABRIELI, in (8), p. 51

(51) F. PELINI, `̀ La cattedra restituita. Le dinamiche della reinte-grazione dei professori universitari perseguitati dalle leggirazziali'', in D. Gagliani (a cura di), Il difficile rientro. Ilritorno dei docenti ebrei nell'universitaÁ del dopoguerra(Clueb) 2004, p. 85. Tra l'altro vi si riporta la risposta diRacah alle sollecitazioni a rientrare dell'ambasciata italianaa Londra: `̀ Non posso accettare tale invito perche il mioposto di lavoro eÁ oggi qui, per cooperare alla faticosa rico-struzione di un Paese che mi accoglieva a braccia apertequando il Governo fascista mi cacciava''.

(52) Bellissimo il film dedicatogli da E. Agapito e L. Bonolis,``Bruno Touschek e l'arte della fisica'' (Mediascienza eLaboratori Nazionali di Frascati) 2004.

(53) Il pensiero va immediatamente a Primo Levi, in cui con-fluiscono molti elementi che suggeriscono il riferimentoa lui per ricerche interdisciplinari.

G. VIOLINI: LA FISICA E LE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

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ETTORE MAJORANA E LA CHIMICA TEO-RICA ITALIANAM. Capitelli (*)Dipartimento di Chimica, UniversitaÁ di Bari,via Orabona 4, 70125 Bari (Italy)

Molti articoli sono stati scritti in questi annisulla figura scientifica di Ettore Majorana (1906-1938?) enfatizzando in particolare il suo con-tributo sulle forze nucleari (forze di Majorana),sulla simmetrizzazione della teoria quantisticadell'elettrone e del positrone e sul cosiddettospin flip in presenza di campi magnetici. Minoreattenzione eÁ stata rivolta in generale ai con-tributi di Ettore Majorana in Chimica Teorica,disciplina che all'epoca si chiamava Fisica Ato-mica e Molecolare. Tali contributi, giaÁ discussida Amaldi ( 1) nel suo eccellente lavoro sulla fi-gura scientifica di Majorana e piuÁ recentementeda Pucci ed Angilella (2), non sono mai staticontestualizzati nell'ambito della Chimica Teo-rica specialmente in quella Italiana. EÁ inte-ressante notare che sia Amaldi che Pucci edAngilella sottolineano la ``discendenza'' delleforze Nucleari di Majorana dalle forze di scam-bio che Majorana aveva imparato a maneggiarenei suoi articoli sul legame chimico.

Per collocare i contributi di Majorana in Chi-mica bisogna ricordare che la Chimica Teoricadiventa una vera e propria ben fondata disci-plina (distinta dalla Chimica Teorica incentratasulla termodinamica di Van't Hoff, Ostwald eNernst) con l'articolo di Heitler e London ( 3) del1927 sull'applicazione dei metodi della mecca-nica quantistica per il calcolo della curva dienergia potenziale della molecola di H2. Il me-todo di Heitler-London considera una funzioned'onda (a parte un fattore di normalizzazione)del tipo

CHL � 1sa(1)1sb(2)� 1sa(2)1sb(1);

in cui 1sa ed 1sb rappresentano le funzionid'onda atomiche centrate sugli atomi a e b e 1,2le coordinate degli elettroni 1 e 2. Applicando atale funzione d'onda l'operatore HamiltonianoHeitler e London riescono a calcolare la curva dienergia potenziale della molecola nel suo statoelettronico fondamentale con un minimo di3,14 eV non lontano dalla corrispondente ener-gia sperimentale di 4,75 eV.

Il metodo di Heitler-London, che puoÁ essereconsiderato il primo tentativo di spiegare il le-game chimico su basi quantomeccaniche, daraÁ

luogo a quello che nei testi di Chimica si chiamala teoria del ``valence bond''. Tale metodo saraÁ

implementato dai lavori di Slater e Pauling neglianni successivi, in particolare i lavori di Paulingvengono indirizzati a molecole poliatomiche equindi verso la ``vera'' chimica. Si tenga presenteche il libro di Pauling e Wilson ( 4) ``Introductionto Quantum Mechanics'' eÁ del 1935.

Nello stesso periodo altri Ricercatori tra iquali si possono citare Lennard-Jones, Hund,Herzberg e Mulliken sviluppano un nuovo me-todo chiamato ``molecular orbital'' per spiegareil legame chimico. Tale metodo avraÁ un forteseguito nella comunitaÁ chimica a causa dellapossibiltaÁ di utilizzarlo anche in maniera se-miempirica.

Torniamo ora a Majorana che negli anni 1927-1932 frequentava la scuola di Fermi a Roma.Fermi stesso spiegava ai suoi giovanissimi col-laboratori (quasi suoi coetanei) i continui pro-gressi della Meccanica Quantistica nei varicampi della Fisica. Si puoÁ quindi immaginareche il metodo di Heitler-London venga discussonel gruppo di Fermi, anche perche il metodoaltro non eÁ che la rappresentazione quantomeccanica del metodo dell'``electron pairing''diLewis (1916) che tutta la comunitaÁ scientificadell'epoca (ed anche quella presente) conoscevaMajorana( 5-6) in particolare applica ed estende ilmetodo di Heitler-London per studiare

a) la stabilitaÁ dello ione molecolare He�2b) il contributo delle strutture ioniche al le-

game nella molecola H2 .

Nel primo caso, facendo uso di concetti disimmetria e del principio di Pauli costruiscediverse funzioni d'onda di prova per il sistemaHe�2 ; in particolare quella dello stato fonda-mentale viene scritta, nella notazione di Majo-rana, come

y2 � A1 ÿ A2 ÿ B1 � B2 ;

in cui A1 , A2 , B1 e B2 sono le funzioni d'ondaimperturbate dei tre elettroni (5).

Applicando il corrispondente operatore Ha-miltoniano ed utilizzando funzioni d'onda idro-genoidi con schermo Majorana ottiene un valoredi energia del minimo pari a 1,41 eV, una di-stanza di legame di 1,087 AÊ ed una frequenza divibrazione n = 1610 cm±1. Non contento del cal-colo quanto meccanico aggiunge un contributo(*) E-mail: [email protected]

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di polarizzabilitaÁ all'energia potenziale cheporta il minimo a 2,4 eV, valore quest'ultimomolto vicino a quello sperimentale (2,45 eV).

Nel secondo caso Majorana cerca di stimare ilcontributo delle forme ioniche all'energia po-tenziale dell'H2. In particolare introduce la fun-zione d'onda

CM � 1sa(1) 1sa(2)� 1sb(1) 1sb(2)

per calcolare il contributo delle strutture H±H+

H+H±, anticipando di fatto concetti di risonanzachimica.

I lavori di Majorana vengono pubblicati nel1931 (quello sull'He�2 annunciato nel 1930)(7)quattro anni dopo l'apparizione del metodo diHeitler-London. Sfortunatamente la separazio-ne storica tra chimici e fisici esistente in Italia(e non solo) impedisce la diffusione di talecontributo nel mondo chimico italiano. EÁ inte-ressante infatti sottolineare che solo negli anni50 cominciano a svilupparsi in Italia diverseimportanti scuole di Chimica Teorica [Milano(Simonetta), Pisa (Scrocco, Moccia, Salvetti)per citarne alcune]. Tra i lavori di Majorana ed iprimi lavori della Chimica Teorica Italianapassano circa 25 anni, un intervallo temporaleenorme che sicuramente ha pesato sul suosviluppo e sulle sue finalitaÁ . Questo punto do-vrebbe essere analizzato dagli Storici Italianidella Chimica che dovranno anche tener pre-sente dei contributi ``dimenticati'' di G. Genti-le J. (1906-1942) alla Chimica Teorica.

L'incomunicabilitaÁ tra Chimici e Fisici Italianidel periodo Fermi-Majorana puoÁ essere ascrittasia alla difficoltaÁ per i chimici degli anni 30 aseguire la complessa matematica insita nella

Meccanica Quantistica sia alla decisione diFermi di indirizzare gli sforzi della scuola ro-mana di Fisica (e di fatto di quella Italiana)verso la nascente Fisica Nucleare, decretando lafine della Fisica Atomica e Molecolare consi-derata come una disciplina completamente de-scritta dall'equazione di SchroÈ dinger.

In conclusione possiamo affermare che Et-tore Majorana puoÁ essere considerato come unanticipatore della Chimica Teorica Italiana. Lasua prematura scomparsa (1938?) ha rallentatoil processo di collaborazione tra Chimici e Fi-sici sulle applicazioni della Meccanica Quan-tistica a problemi chimici, collaborazione chedovrebbe essere fortemente incoraggiata nelvasto campo della Chimica e Fisica della Ma-teria.

Bibliografia

(1) E. AMALDI, ``Nota Biografica di Ettore Majorana'' in LaVita e l'Opera di Ettore Majorana (Accademia Nazionaledei Lincei, Roma) 1966, pp. VII-XLIX.

(2) R. PUCCI and G.G. ANGILELLA, ``Majorana: from Atomic andMolecular to Nuclear Physics'' Found. Phys. (2006) pub-blicato online all'indirizzo http://dx.doi.org/10.1007/s10701-006-9067-7.

(3) W. HEITLER and F. LONDON, ``Wechselwirkung neutralerAtome und homopolare Bindung nach der Quantenme-chanick'' Z. Physik 44 (1927) 455.

(4) L. PAULING and B. WILSON, ``Introduction to Quantum Me-chanics'' (McGraw-Hill, New York) 1935.

(5) E. MAJORANA, ``Sulla Formazione dello Ione Molecolare diHelio'' Nuovo Cimento, 8 (1931) 22-28.

(6) E. MAJORANA, ``Reazione Pseudopolare fra Atomi di Idro-geno'' Rendiconti Accademia Lincei, 13 (1931) 58-61.

(7) F. GUERRA and N. ROBOTTI, Appendici C and D del lavoro ``AForgotten Publication of Ettore Majorana on the Exten-sion of the Thomas-Fermi Statistical Model for Atoms''Physics in Perspective (2006) in corso di stampa. Vedianche ``Ettore Majorana ± Scientific papers'' (SocietaÁItaliana di Fisica) 2006, p. 21.

M. CAPITELLI: ETTORE MAJORANA E LA CHIMICA TEORICA ITALIANA

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