la domenica - scienzainrete.it · no a mani nude e senza protezioni. Le case-di-scariche non sono...

3
la domenica DI REPUBBLICA DOMENICA 7 DICEMBRE 2014 NUMERO 509 Cult GIAMPAOLO VISETTI GUIYU (CINA) IRAMIDI DI SMARTPHONE, tastiere di computer e tablet occupano le strade e nascondono le case. Un branco di bufali d’acqua ru- mina in stagni neri da cui affio- rano schermi di pc. Televisioni, cuffie e stampanti sono ammassate nelle risaie. L’aria è fetida, la nebbia spessa e arancio- ne. Dopo pochi minuti occhi e narici bru- ciano. La discarica di immondizia elettro- nica più grande del mondo assomiglia in modo sorprendente all’idea dell’inferno che può agitare un uomo contemporaneo. Una massa con il volto coperto da luride mascherine guida risciò a motore, carichi di sacchi bianchi da cui pendono cavi, bat- terie, schede di frigoriferi e dischetti. >SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE GUIDO VIALE UESTA DESCRIZIONE DI GUIYU è la traduzione attualizzata della città di Leonia raccontata da Italo Calvino ne Le città invisi- bili. Attualizzata nello spazio perché, invece di accumulare i rifiuti pro- dotti da un consumismo compulsivo ai mar- gini di una sola città, per poi esserne co- munque sommersi come succedeva agli abi- tanti di Leonia, abbiamo pensato di risolve- re il problema scaricandoli all’altro capo del mondo: in Cina. Attualizzato nel tempo per- ché le fasi della produzione e dello smalti- mento erano o sembravano fino a poco fa due momenti distinti: si produceva in Cina per risparmiare sui costi del lavoro e della tu- tela ambientale. >SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE Il cimitero dell’ hi-tech L’inedito. Le disperate lettere di De Sade alla moglie Spettacoli. Jimmy Page: “Sono sopravvissuto ai Led Zeppellin” Next. L’avatar della porta accanto L’incontro. Michael Dobbs: “Volete sapere come finisce House of Cards? Ok, poi però devo ammazzarvi” La copertina. Il sesso dell’arte Straparlando. Reichlin: “Non è l’Italia che sognavo” La poesia. L’Itaca dei Caraibi di Derek Walcott Dovefinisconoinostrismartphoneepc? AGuiyu,Cina,capitalemondiale deirifiutielettronici. Reportage dal posto più inquinato del pianeta FOTO DI CHIEN-MIN CHUNG/CORBIS. GUIYU, CINA, UNO “SMANTELLATORE” SU UN CUMULO DI TASTIERE DI COMPUTER P Q

Transcript of la domenica - scienzainrete.it · no a mani nude e senza protezioni. Le case-di-scariche non sono...

Page 1: la domenica - scienzainrete.it · no a mani nude e senza protezioni. Le case-di-scariche non sono dotate di filtri né di depura-tori. ... cuno grida «via chi vuole toglierci il

la domenicaDI REPUBBLICADOMENICA 7 DICEMBRE 2014 NUMERO 509

Cult

GIAMPAOLO VISETTI

GUIYU (CINA)

IRAMIDI DI SMARTPHONE, tastieredi computer e tablet occupanole strade e nascondono le case.Un branco di bufali d’acqua ru-mina in stagni neri da cui affio-

rano schermi di pc. Televisioni, cuffie estampanti sono ammassate nelle risaie.L’aria è fetida, la nebbia spessa e arancio-ne. Dopo pochi minuti occhi e narici bru-ciano. La discarica di immondizia elettro-nica più grande del mondo assomiglia inmodo sorprendente all’idea dell’infernoche può agitare un uomo contemporaneo.Una massa con il volto coperto da luridemascherine guida risciò a motore, carichidi sacchi bianchi da cui pendono cavi, bat-terie, schede di frigoriferi e dischetti.

>SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

GUIDO VIALE

UESTA DESCRIZIONE DI GUIYU è latraduzione attualizzata dellacittà di Leonia raccontata daItalo Calvino ne Le città invisi-bili. Attualizzata nello spazio

perché, invece di accumulare i rifiuti pro-dotti da un consumismo compulsivo ai mar-gini di una sola città, per poi esserne co-munque sommersi come succedeva agli abi-tanti di Leonia, abbiamo pensato di risolve-re il problema scaricandoli all’altro capo delmondo: in Cina. Attualizzato nel tempo per-ché le fasi della produzione e dello smalti-mento erano o sembravano fino a poco fadue momenti distinti: si produceva in Cinaper risparmiare sui costi del lavoro e della tu-tela ambientale.

>SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVEIl cimitero

dell’hi-techL’inedito. Le disperate lettere di De Sade alla moglie Spettacoli. Jimmy Page: “Sono sopravvissuto ai Led Zeppellin” Next. L’avatardella porta accanto L’incontro. Michael Dobbs: “Volete sapere come finisce House of Cards? Ok, poi però devo ammazzarvi”

La copertina. Il sesso dell’arteStraparlando. Reichlin: “Non è l’Italia che sognavo”La poesia. L’Itaca dei Caraibi di Derek Walcott

Dove finiscono i nostri smartphone e pc?A Guiyu, Cina, capitale mondialedei rifiuti elettronici. Reportagedal posto più inquinato del pianeta

FO

TO

DI C

HIE

N-M

IN C

HU

NG

/CO

RB

IS. G

UIY

U, C

INA

, U

NO

“S

MA

NT

EL

LA

TO

RE

” S

U U

N C

UM

UL

O D

I TA

ST

IER

E D

I CO

MP

UT

ER

P Q

Page 2: la domenica - scienzainrete.it · no a mani nude e senza protezioni. Le case-di-scariche non sono dotate di filtri né di depura-tori. ... cuno grida «via chi vuole toglierci il

la Repubblica

DOMENICA 7 DICEMBRE 2014 32LA DOMENICA

gli Stati Uniti, 6,9 in Cina. Il resto si divide traOccidente, con il 73 per cento, e Paesi in via disviluppo, fermi all’11. Lo scenario è però desti-nato a mutare rapidamente. «La Cina — spiegaLi Yangpeng, dell’Accademia delle scienze —sfiora i 650 milioni di cellulari, entro il 2016 sor-passeremo gli Usa anche nella produzione di ri-fiuti elettronici. Il mercato americano crescedel 13 per cento all’anno, quello cinese del 50per cento. Entro il 2020 oltre la metà dei rifiutihi-tech del pianeta sarà prodotta in Cina».

Il business che Guiyu credeva di dominaresta sfuggendo a ogni controllo. Distruggere unmiliardo di telefonini all’anno, ottocento milio-ni di pc e quasi due miliardi di televisioni al pla-

sma, è una bomba a orologeria che può di-struggere l’intera regione. Oltre centotrenta-mila uomini, donne e adolescenti ogni mattinasi arrampicano su montagne di macerie elet-troniche. Fino alla notte separano, smontano,spaccano con martelli e trapani, sciolgono congli acidi, bruciano, seppelliscono nei campi e di-sperdono nel fiume le polveri tossiche. Lavora-no a mani nude e senza protezioni. Le case-di-scariche non sono dotate di filtri né di depura-tori. Il clima è di terrore e intimidazione. Qual-cuno grida «via chi vuole toglierci il lavoro», al-tri assicurano che «un po’ di sporco non fa malea nessuno». Nemmeno l’Università di medicina

di Shantou, controllata dal governo, osa perònegare l’impressionante evidenza. Nel suolo ilpiombo supera di 212 volte la soglia di rischio. Ipozzi sono contaminati fino a tre chilometri diprofondità. L’acqua contiene gli stessi residuirilevati a Chernobyl dopo l’esplosione e scoper-ti nel lago Karachay, dove l’Urss avviò l’arric-chimento del plutonio. Tra gli abitanti la per-centuale di tumori supera del 64 per cento lamedia nazionale. Uno studio su 165 bambini dauno a sei anni ha rivelato nel sangue livelli dipiombo “pericolosi”, l’80 per cento degli scola-ri è affetto da disturbi respiratori e al sistemanervoso centrale. «Nonostante tutto questo —

LE IMMAGINI

TRE FOTOGRAFIE DA GUIYU(CINA MERIDIONALE).DA SINISTRA: UN OPERAIOSMANTELLATORETRA LE CARCASSEDI COMPUTER; GIOVANILAVORATRICI ESTRAGGONOMATERIALI PREZIOSIPER IL RICICLO; UNA STRADADELLA CITTÀ CINESE (200MILAABITANTI) SOMMERSADAI RIFIUTI ELETTRONICI

Il reportage.

<SEGUE DALLA COPERTINA

GIAMPAOLO VISETTI

ANALIPERL’IRRIGAZIONEe scoli straripano di liquami densi e oleosi cheincollano le suole alla terra. Il fragore di clacson e ferraglia com-pressa martella il cervello: scoppi e fumi di roghi plastici escono dadistese di capannoni pericolanti. Guiyu è la capitale globale dei ri-fiuti hi-tech e il disastro che devasta abitanti e natura rivela la fac-cia nascosta e inconfessabile del business del secolo. Smaltire ap-parecchi elettronici ed elettrodomestici rende oggi poco meno cheprodurli: il prezzo da pagare è la vita di essere umani e ambiente.Non è un caso se il mondo ha scelto questo vecchio villaggio delGuangdong, a quattrocento chilometri da Guangzhou, per na-scondere il cimitero della rivoluzione digitale. Guiyu, cronicamen-te sommersa dalle piene, non era l’ideale per l’agricoltura indu-

striale. Trent’anni fa i contadini hanno cominciato a riciclare bottiglie. Poi sono passati alle latti-ne. Dai primi anni Duemila hanno conquistato il mercato tossico dell’e-waste. «Un’evoluzione na-turale — dice lo smantellatore di computer LaiYun —: è lungo la costa sud della Cina che si con-centrano le più importanti multinazionali del-l’elettronica. Sono loro le nostre prime clienti. Igadget hi-tech tornano a morire dove sono na-ti». Recuperare ciò che l’umanità butta via èun’impresa da eroi. La tragedia è che, nel nomedel profitto, a Guiyu si sfruttano sistemi incom-patibili con la dignità delle persone e con la sal-vaguardia della natura. Un paradosso: il massi-mo della tecnologia e del design viene oggi distrutto con il massimo degli espedienti anacronisti-ci, dentro officine orribili. Quello che l’Onu definisce “il luogo più inquinato del pianeta” è oggi unacittà con duecentomila abitanti. Otto su dieci lavorano nell’e-riciclaggio, monocoltura collettiva:le imprese sono seimila, tutte famigliari. «Quest’anno — dice il segretario del partito, Zhang Chu-feng — lavoreremo quasi due tonnellate di immondizie elettroniche, per un giro d’affari di otto-cento milioni di dollari». Gli affari vanno a gonfie vele. Fino a cinque anni fa i rifiuti arrivavano innave da Usa, Europa, Giappone e Corea del Sud. Oggi la stessa Cina è un colosso delle scorie sin-tetiche. Il mondo nel 2014 produrrà 52 milioni di tonnellate di residui ad alta tecnologia: 8,3 ne-

GuiyuLa discarica

FO

TO

DI V

AL

EN

TIN

O B

EL

LIN

I / L

UZ

PH

OT

O

FO

TO

DI A

LE

SS

AN

DR

O D

IGA

ET

AN

O / L

UZ

PH

OT

O

digitale

Acqua inquinata, aria tossica, terra avvelenataL’immondizia hi-tech è il nuovo businessPer tenerselo una città cinese è pronta a morire

C

Italia 240 mila tonnellate

Page 3: la domenica - scienzainrete.it · no a mani nude e senza protezioni. Le case-di-scariche non sono dotate di filtri né di depura-tori. ... cuno grida «via chi vuole toglierci il

FONTE: WWW.TREEHUGGER.COM- WWW.QUORA.COM - GREENPEACE.ORG

la Repubblica

DOMENICA 7 DICEMBRE 2014 33

dice Ma Jun, direttore dell’ong Institute of Pu-blic and Environmental Affairs — Guiyu è oggiil luogo di lavoro più ambito della Cina». I nuovischiavi dell’era digitale sperano di non essereanche dei condannati a morte. Il loro obbiettivoè fare più soldi possibile nel minor tempo possi-bile e poi fuggire lontano per sempre. Smantel-lare cellulari e pc frutta tra i 650 e gli 820 dolla-ri al mese: il quadruplo di quanto potrebberoguadagnare nei villaggi poveri dell’interno, oin una miniera di carbone. Così i riciclatori ci-nesi dell’e-waste globale sono quasi sempregiovani migranti dalle zone depresse, spessoanalfabeti che accettano la sfida a tempo so-gnando di cambiare vita. Molti, prigionieri deisoldi, si fermano un giorno di troppo. Quattro ci-miteri, anche loro assediati da cumuli di car-casse elettroniche, suggeriscono che se in que-sta città c’è qualcosa di semplice, è morire infretta. «Il problema — dice l’esperto Leo Chen— non è vivere tra vecchie tv al plasma esmartphone fulminati. È voler fare in modo chel’immondizia si trasformi in oro». Letteralmen-te. Sono acidi e solventi che consentono di di-ventare ricchi. Una tonnellata di scorie hi-techcontiene 300 grammi di oro, 10 di platino, 50 dipalladio, 2 chili d’argento, 25 di stagno e 130 dirame. Chi non risparmia sulla chimica ricavaanche cadmio, berillio, terre rare, acciaio, pla-stica, vetro. Lo scorso anno il 5 per cento dell’o-ro cinese, pari a 15 tonnellate, è stato estrattodai rifiuti elettronici, concentrato tra quarantae ottocento volte di più rispetto ai giacimentinaturali. Il boom sommerso è tale che un picco-lo smantellatore di Guiyu può guadagnare ol-tre quindicimila euro al mese, sei volte più di unalto dirigente pubblico.

Nel Guangdong questa devastante industriasotterranea, impegnata a rivendere i compo-nenti pregiati agli stessi produttori di gadgetad alta tecnologia, è oggi la prima responsabiledella dispersione di metalli pesanti, gas nocivie liquidi corrosivi. E il disastro non deriva dal ri-ciclaggio, indispensabile proprio per salvare ilpianeta, ma dalla sete inesauribile di profitto.«Esistono acidi, solventi e sostanze chimiche —ci dice un operaio che si presenta come Fan —che accelerano lo scioglimento di circuiti e mi-crochip, separando quantità maggiori di ele-menti costosi. Usarli, consente di ingrandire

l’azienda e conquistare clienti tra i grandi mar-chi mondiali, nessuno escluso. Il resto del red-dito si fa bruciando, seppellendo e gettando inmare ciò che non rende». Guiyu è l’eldorado diquesta corsa clandestina e ufficialmente ille-gale. Attorno a Shenzhen, dove opera anche ilpiù grande stabilimento del colosso taiwaneseFoxconn, ruota però una galassia di e-villaggi-discarica, camuffati da aziende agricole e ma-gazzini. Centinaia di container vengono scari-cati ogni giorno dalle navi attraccate al largo,nel Mar cinese meridionale. Ciò che nemmenoi 130mila schiavi e sfruttatori della “capitale”riescono a smaltire, sparisce in un universo cri-minale ancora più nascosto. Per il governo le im-prese della zona autorizzate a trattare rifiutispeciali sono novantuno. «La loro capacità — di-ce Ma Tianjie, portavoce di Greenpeace — or-mai non arriva al 43 per cento e in realtà incidesul 21 per cento dell’immondizia hi-tech. Quat-tro telefonini e tablet su cinque spariscono nelmercato nero del riciclaggio, dove regna solo lalegge del massimo guadagno. È un cataclisma,ma l’affare è tale che la corruzione arriva ai mas-simi livelli del partito». Guiyu resta così vittimadi se stessa. Gli indumenti lavati, stesi ad asciu-gare tra frigo sventrati e fuochi senza fine, ri-sultano ingialliti, o marrone scuro. Le dita delledonne, usate per aprire gli incastri dei pc, ap-paiono scarnificate. Ventenni deportati dalGaungxi, allettati dagli straordinari guadagni,esibiscono il volto malato di un vecchio. Un ope-raio ci mostra il relitto del penultimo modello diuno smartphone. La vita media di un cellulareè ormai scesa sotto i due anni. La tecnologia èsempre più sofisticata, la concorrenza semprepiù spietata, ci dice. Guiyu è il prezzo che il mon-do accetta di pagare.

È notte, ma l’e-discarica di lavora a ciclo con-tinuo. In periferia resistono alcune fattorie, na-scoste dietro colonne di Tir che riportano nellefabbriche del Guangdong parti e sostanze riu-tilizzabili. Gli ultimi contadini rimasti qui colti-vano riso che nessuno osa mangiare. «È un con-centrato di cadmio — ci dice un uomo di nomeHiu — sulle scatole viene scritto che è stato col-tivato nel Sichuan. Noi lo chiamiamo “il risoelettronico”. Finisce lontano. Dove, esatta-mente, nessuno lo sa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

FO

TO

DI V

AL

EN

TIN

O B

EL

LIN

I / L

UZ

PH

OT

O

<SEGUE DALLA COPERTINA

GUIDO VIALE

SI CONSUMAVANO QUEI PRODOTTI IN OCCIDENTE, e poi si rimandavano inCina i nostri scarti dopo essercene liberati per poterne comprare dinuovi, in un ciclo sempre uguale a se stesso. Ma adesso non è più così;e non lo sarà mai più. Presto i rifiuti prodotti direttamente in Cinasaranno molti di più di quelli che produciamo noi, anche perché, a

furia di delocalizzare, in Occidente non ci saranno più lavoratori in grado dicomprare tutto quel bendiddìo (o maldiddìo); e a rifornire le loro discariche cipenseranno direttamente i cinesi. Così avremo trasferito in Cina tutta Leonia enon solo i suoi margini. E dopo ancora, se tutto procederà nella stessa direzione,saranno i cinesi a esportare i loro rifiuti elettronici in un’Europa impoverita dalledelocalizzazioni e desiderosa di poter riciclare almeno i rifiuti altrui per cercare disopravvivere. Ma intanto, rispetto alla Leonia di Calvino, a Guiyu compaiono

anche gli umani. O meglio, degli esseri ridottiallo stato di larve da quello che essi stessi sifanno — che fanno alla loro salute, al loroambiente, alle loro vite — affondando semprepiù in quella palude di morte, sospinti daldesiderio di evaderne al più presto.Forse il martirio a cui sottoponiamo la Cina, enon solo Guiyu, potrebbe aiutarci a rivedere ilnostro modo di guardare le cose. In un mondoglobalizzato quel riso avvelenato potrebbefinire sulle nostre tavole, come potrebberofinire tra le mani dei nostri bambini giocattolifabbricati con la plastica inquinata ricavata

smontando smartphone. E finisce nell’atmosfera la C02 di cui la Cina è ilprincipale produttore, che sta distruggendo la vivibilità del pianeta.C’è un difetto di fondo in tutto ciò, a monte della produzione dei rifiuti. È quello acui ci ha abituato la civiltà industriale e consiste nel considerare gli oggetti che cipassano per le mani come entità statiche e non come flussi; come essi sipresentano di volta in volta a chi li usa e non nel loro ciclo di vita, cioè come risorseestratte dall’ambiente che all’ambiente saranno prima o poi riconsegnate. Percambiare il mondo occorre innanzitutto cambiare questo approccio alle cose, dacui deriva anche la spinta a prendere in considerazione gli altri esseri umani soloquando ci servono, e per quel che ci servono, per poi buttarli via. La nostra vita sisvolge dentro tutte le cose che compriamo, usiamo e poi buttiamo. Pensiamo didominarle e invece sono loro a dominare noi. Un po’ più di attenzione, un po’ piùdi modestia, e ci accorgeremmo che noi umani non siamo che una parte(degenere) della natura.

Il riso amarodella Leoniadi Calvino

© RIPRODUZIONE RISERVATA