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La Divina Liturgia II Nota Pastorale circa la Santa Comunione Albenga, 25 novembre 2012 Solennità di Cristo Re

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La Divina Liturgia II

Nota Pastoralecirca la Santa Comunione

Albenga, 25 novembre 2012Solennità di Cristo Re

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Nota Pastoralecirca la Santa Comunione

Albenga, 25 novembre 2012Solennità di Cristo Re

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Circa la Santa ComunioneNota Pastorale

Premessa

Il Sacramento dell’Eucaristia è la «fonte e apice di tutta la vita cri-stiana».1 Infatti, «nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il benespirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo».2 Se l’Eucaristia è la fontee l’apice di tutta la vita cristiana, risulta evidente che la fede nella pre-senza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento deve essere tra gli ele-menti più importanti da rafforzare in questo Anno della Fede.

L’Eucaristia non è una cosa, è Qualcuno: «Nel Santissimo Sacramentodell’Eucaristia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente ilCorpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divi-nità e, quindi, il Cristo tutto intero».3 Per questo motivo, il Codice didiritto canonico prescrive che «i fedeli abbiano in sommo onore la san-tissima Eucarestia, partecipando attivamente nella celebrazione dell’au-gustissimo Sacrificio, ricevendo con frequenza e massima devozione que-sto sacramento e venerandolo con somma adorazione».4 Il codice stabi-lisce inoltre, che «i pastori d’anime che illustrano la dottrina di questosacramento, istruiscano diligentemente i fedeli circa questo obbligo».5

Alla luce di questa verità luminosa, ci pare urgente e necessario cor-reggere alcuni abusi e mancanze di riverenza nei confronti di Cristo, pre-sente nel SS. Sacramento, al fine di ricuperare una fede più viva e prati-ca nella presenza reale di Cristo nell’augusto Sacramento dell’altare:

• la genuflessione frettolosa o sbadata davanti al SS. Sacramento quandosi entra in chiesa;

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1 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II , Lumen Gentium, 11.2 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Presbyterorum Ordinis, 51.3 CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, 1374.4 CIC, can. 8985 Idem.

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• il chiacchiericcio di alcuni fedeli prima e dopo la celebrazione e talvol-ta nelle pause di silenzio previste dalla liturgia;

• lo squillare dei telefoni cellulari;• la caduta a terra dell’Ostia consacrata durante la distribuzione della S.

Comunione a causa della fretta di qualche Sacerdote o della poca accor-tezza dei fedeli;

• la non attenzione a eventuali frammenti dell’Ostia sacra che rimangonoin mano;

• il prendere la Particola dalle mani del Sacerdote; • in qualche caso, la non pulizia delle mani;• l’abbigliamento non appropriato di alcune persone, carente di rispetto

e di reverenza per il Signore, per la Liturgia e per l’assemblea dei fra-telli;

• l’omissione del ringraziamento, raccomandato dal papa Benedetto XVInell’Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis (22febbraio 2007, n. 50);

• qualcuno che, ricevuta la S. Comunione, mette la Particola in tasca onella borsetta e se ne esce di chiesa (in questi anni si sono verificatemolte profanazioni proprio per questo motivo, portando la Particolasacra nelle cosiddette messe nere di gruppi satanici per offendere e col-pire l’Eucaristia).

Qualcuno dirà che l’atteggiamento esterno del corpo sia di importan-za inferiore rispetto alla disposizione del cuore, ma anche se ciò è vero,non giustifica in nessun modo le mancanze di riverenza e di rispetto nelcomportamento esterno. L’uomo è composto di corpo e anima. Se il fede-le crede veramente che nel SS. Sacramento si trova davanti a Dio, vivo evero, di conseguenza si comporterà in maniera coerente anche il corpo,dimostrando il rispetto e la riverenza degni di Dio. Al contrario, quandocominciano a venir meno i segni esterni di rispetto e di riverenza neiconfronti della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, con la più grandefacilità, comincerà a venir meno anche la fede nella stessa presenza.

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L’importanza della genuflessione fatta con riverenza

Chi entra nella casa di un personaggio illustre e trascura di salutarlorispettosamente, certamente viene considerato maleducato. Se è dovero-so dimostrare rispetto verso le autorità della terra, quanto più non lo saràdavanti al Re dell’Universo? La presenza di Cristo nelle Specie consa-crate dell’Eucaristia non è limitata solo al momento della Comunione,ma permane dovunque ci sia un Tabernacolo che custodisce il SS.Sacramento.

Quando entriamo in una chiesa, il nostro primo pensiero deve esserequello di individuare la posizione del Tabernacolo in cui viene custoditoil SS. Sacramento, per poter onorare Gesù con un atto di riverente adora-zione. Oltre a essere un segno di rispetto, la genuflessione è anche esoprattutto un atto di adorazione, con cui l’uomo si umilia davanti a Dioe lo riconosce come suo Sovrano e Creatore. La genuflessione fatta condevozione è anche una pubblica testimonianza della propria fede nellapresenza di Cristo. Purtroppo, pare che in molti fedeli sia venuta meno lafede nella presenza reale di Gesù nel SS. Sacramento, poiché molti sonoquelli che entrano in chiesa e passano tranquillamente davanti alTabernacolo, senza fare nessun gesto di adorazione a Gesù.

La genuflessione si deve fare, con devozione, quando si entra e quan-do si esce dalla chiesa, e tutte le volte che si passa davanti al Tabernacolo.Viene fatta piegando il ginocchio destro fino a terra, nella direzione delTabernacolo, come richiesto dalle norme,6 accompagnata da un atto inte-riore di profonda adorazione a Gesù. Chiaramente, ci può essere chi,per motivi fisici, è impossibilitato a fare la genuflessione, ma costui devefare almeno un inchino riverente.

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6 Cf. Rito della Comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico, n. 92.

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Sul modo di ricevere la Santa Comunione

L’attuale disposizione della CEI (Conferenza Episcopale Italiana)concede ai fedeli la libertà di scegliere tra il ricevere la Comunione inmano o in bocca. È necessario precisare però che la possibilità di riceve-re la Comunione in mano è una pura concessione.7 Il modo ordinario epreferito dalla Chiesa per la distribuzione della S. Comunione rima-ne quella di deporla direttamente sulla lingua dei fedeli, come ha pre-cisato l’Istruzione Memoriale Domini, emanata nel 1969 dallaCongregazione per il Culto Divino: «Questo modo di distribuire laComunione, […] si deve senz’altro conservare, non solo perché poggiasu di una tradizione plurisecolare, ma specialmente perché esprime esignifica il riverente rispetto dei fedeli verso la Santa Eucaristia».8

Quando gli fu presentata la richiesta di permettere la comunione inmano, inizialmente Paolo VI si dichiarò contrario a concederla, per iseguenti motivi:

a) facilita la caduta e la dispersione dei frammenti; espone ilSantissimo a furti sacrileghi e profanazioni. (cf. MEMORIALE DOMINI,29.5.1969, in Acta Apostolicae Sedis, 61, 1969, pag. 541-545);

b) perché può favorire la diffusione di errori contro il dogma eucari-stico (ivi);

c) perché l’antica consuetudine assicurava assai più efficacemente ladevozione e il fervore dei fedeli, una consuetudine che fu il termine di unprocesso evolutivo della fede della Chiesa, nel più vitale dei suoi dogmi.«Con l’andare del tempo, e con il progressivo approfondimento della

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7 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Dominicae Cenae, 24 febbraio 1980, n. 11: «Il toccare le sacrespecie, la loro distribuzione con le proprie mani, è un privilegio degli ordinati, che indica unapartecipazione attiva al ministero dell’eucaristia […] La Chiesa può concedere tale facoltà apersone che non sono né sacerdoti né diaconi, come sono sia gli accoliti, nell’esercizio del loroministero, specialmente se destinati a futura ordinazione, sia altri laici a ciò abilitati per unagiusta necessità, e sempre dopo un’adeguata preparazione».

8 La stessa Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, con un apposito docu-mento, del 30 aprile 1999, ha chiarito alcuni dubbi emersi in questi ultimi anni, e tra le altre cose,ha affermato: «tutti si rammentino che è tradizione ricevere l’Ostia sulla lingua. Il sacerdotecelebrante, se vi fosse pericolo di sacrilegio, non dia ai fedeli la Comunione sulla mano e liinformi del motivo di questo suo modo di fare» (EV XVIII, 856).

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verità del mistero eucaristico, della sua efficacia e della presenza in essodel Cristo, unitamente al senso accentuato di riverenza verso questoSantissimo Sacramento e ai sentimenti di umiltà con cui ci si deve acco-stare a riceverlo, si venne introducendo la consuetudine che fosse il mini-stro stesso a deporre la particola del Pane Consacrato sulla lingua deicomunicandi» (ivi);

d) perché la prassi precedente era già stata collaudata da una tradizio-ne plurisecolare, in base alla quale se ne sperimentarono i benefici (ivi);

e) perché la proposta della Comunione in mano era stata respinta dallamaggioranza dell’Episcopato mondiale: 567 in favore, 1233 contrari (cf.MEMORIALE DOMINI, 29.5.1969, in Acta Apostolicae Sedis, 61, 1969, pag.544). Ciononostante, l’Istruzione conteneva la previsione per leConferenze Episcopali di consentire la Comunione in mano nei luoghidove «l’uso contrario... prevale».9

Oggi gli avvertimenti dell’Istruzione, circa la perdita di reverenza e difede e perfino la profanazione del Sacramento, si sono, purtroppo, avve-rati. È vero che la Comunione in mano non è stata la causa unica di que-sta situazione, ma vi ha certamente contribuito. In effetti, è quantomenodifficile riconoscere il sacro in ciò che chiunque può toccare con lemani… Per questo motivo, occorre sottolineare che, anche se la S.Comunione in mano è concessa, l’uso di deporla direttamente in boccarimane quello più conveniente e conforme alla sacralitàdell’Eucaristia.

La stessa Istruzione della CEI che concede la Comunione in mano,dice esplicitamente: «Il modo consueto di ricevere la Comunione depo-nendo la particola sulla lingua rimane del tutto conveniente».10 Rimaneconveniente deporla in bocca, perché nel fedele possono verificarsiinconvenienti. Per esempio le mani sporche: mani che hanno toccato ditutto prima di arrivare in Chiesa, toccano poi Gesù Eucaristia.L’inconveniente primario, però, rimane quello della perdita dei fram-menti. Il Catechismo ci ricorda che «Cristo è tutto e integro presente in

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9 MEMORIALE DOMINI, 29.5.1969, in Acta Apostolicae Sedis, 61, 1969, pag. 545.10 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Istruzione sulla Comunione Eucaristica, 19 luglio 1989,

art. 1864, n. 2.

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ciascuna specie e in ciascuna sua parte».11 Riflettendo su questa verità,san Cirillo commenta: «Non salvaguarderai maggiormente ciò che è piùprezioso dell’oro e più stimato delle pietre preziose, perché non cadaneanche un frammento?».12 Mi pare che, per persuaderci, sia sufficientel’esempio del Papa Benedetto XVI, il quale quando distribuisce la S.Comunione la dà solo in bocca.

Va ricordato inoltre, che al fedele che si accosta alla S. Comunione èrichiesto di fare un gesto di riverenza, in segno di adorazione a Cristoche è presente. Una celebre espressione di sant’Agostino, ripresa al n.66 della Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI, insegna: «Nessunomangi quella carne [il Corpo eucaristico], se prima non l’ha adorata.Peccheremmo se non l’adorassimo».13 Tra i segni di devozione più elo-quenti vi è lo stare in ginocchio, il quale indica e favorisce nel modomigliore la necessaria adorazione previa alla ricezione di Cristo euca-ristico. Chi non è in grado di inginocchiarsi, e riceve la S. Comunionein piedi, deve comunque fare un segno di riverenza, come indicatodall’Istruzione Redemptionis Sacramentum: «Quando però si comunica-no stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento,facciano la debita riverenza» (n. 90). Per debita riverenza si intende per-lomeno un inchino profondo.

Capita, a volte, che il ministro sacro rifiuti di dare la S. Comunionequando il fedele intende riceverla in ginocchio (o, viceversa, in piedi).Tale rifiuto va contro le norme emanate dalla Chiesa che stabilisconochiaramente la libera decisione del fedele: «Non è lecito […] negare a unfedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che eglivuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi».14

La pratica d’inginocchiarsi e ricevere la S. Comunione in bocca è unsegno particolarmente eloquente di adorazione e d’umiltà, completamen-te adeguato alla luce della presenza vera, reale e sostanziale di Nostro

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11 CCC 1377; cf. CONCILIO DI TRENTO, Sessione XIII, Canone III.12 SAN CIRILLO D’ALESSANDRIA, Catechesi V Mistagogica, 21.13 Enarrationes in Psalmos, 98, 9.14 Redemptionis Sacramentum n. 91.

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Signore Gesù Cristo, sotto le apparenze delle Specie Consacrate.

Dopo aver sottolineato la convenienza e la superiorità dellaComunione in bocca, per coloro che non sono disposti a riceverla in que-sto modo, ricordiamo le seguenti norme stabilite dal beato GiovanniPaolo II, per la ricezione della Comunione in mano (cf. IstruzioneRedemptionis Sacramentum del 25 marzo 2004, numeri 80-96; EV 22,numeri 2266 - 2282 e la Notificazione della Congregazione per il CultoDivino del 3 aprile 1985; EV IX numeri 1532 - 1541):

a) il fedele che intende ricevere la Comunione in mano deve stenderebene la mano sinistra e porla sopra la mano destra, per poi, conquest’ultima, portarsi la Particola alla bocca (n° 1533), dicendol’Amen come affermazione della propria fede nella presenza delCorpo di Cristo e come accoglienza consapevole;

b) il fedele che ha ricevuto la Comunione in mano la porterà alla boccaprima di ritornare al suo posto, mettendosi da una parte e rima-nendo rivolto verso l’altare (n° 1535);

c) il fedele non deve prendere la Comunione [dalla pisside], ma ladeve ricevere dal ministro della Comunione (n° 1536);

d) si raccomanda a tutti la pulizia delle mani (n° 1537);e) si faccia attenzione che gli eventuali frammenti rimasti in mano

non vadano perduti (n° 1538).

Ritengo utile fare alcune sottolineature:

• Prima di tutto la Chiesa insiste che chi riceve la Comunione in mano, ladebba portare alla bocca davanti al Sacerdote, in direzione dell’al-tare. Purtroppo capita a volte che qualcuno la consumi mentre sta tor-nando al banco o, peggio ancora, che se la metta in tasca e se ne esca dichiesa. Bisogna essere molto precisi su questo punto: la Comunione vaconsumata davanti al Sacerdote, guardando in direzione dell’altare.

• Un’altra osservazione riguarda i frammenti di Ostia. Il documentosopra citato raccomanda di controllare sulla mano se non ve ne sianorimasti, in tal caso bisogna consumarli. Per quale motivo la Chiesaprecisa questo? La risposta è semplice: in ogni frammento che si stac-

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ca dall’Ostia è presente Gesù in corpo e sangue, anima e divinità.15

Come il sacerdote controlla che sulla patena non vi siano rimasti fram-menti – e in tal caso li deve consumare – altrettanto deve fare il fedele,controllando sul palmo e sulle dita della sua mano.

• Sarà utile riprendere l’uso del piattino, come già richiestodall’Ordinamento Generale del Messale Romano (n. 118), e nel 2003dall’Istruzione Redemptionis Sacramentum: «È necessario che si man-tenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che lasacra Ostia o qualche suo frammento cada» (n. 93). Il piattino dovràpoi essere debitamente purificato dal Sacerdote, come prescrittodall’Ordinamento del Messale (n. 163).

L’importanza di un’adeguata preparazione alla Santa Comunione

Chiunque va ad incontrare un personaggio distinto e rinomato, si pre-para adeguatamente all’incontro: l’abbigliamento più bello, il corpo puli-to, un comportamento cortese, ecc. Quanto più non dovremmo preparar-ci bene all’incontro personale con il nostro Creatore? Chi è cosciente chesta per accogliere Dio onnipotente nel suo intimo, farà un’adeguata pre-parazione per accogliere un’Ospite così sublime. Tante comunioni porta-no poco frutto perché vengono fatte distrattamente, senza alcuna pre-parazione, senza sapere e pensare Chi si va a ricevere.

Come ci si prepara in modo adeguato alla Santa Comunione?

• Con una vita di preghiera personale, per entrare in comunione di vitacon Cristo.

• Con il raccoglimento e la riflessione, pensando a Chi è che si sta perricevere.

• Con il digiuno eucaristico, cioè l’astenersi da cibo e bevande (fattaeccezione per l’acqua e i medicinali) per almeno un’ora prima di rice-vere la Santa Comunione.

• Con un abbigliamento appropriato, indossando abiti che riflettano lariverenza per Dio e il rispetto per la dignità della Liturgia e degli uni

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15 Cf. CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, 1377.

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verso gli altri. Come non si può entrare in chiesa senza adeguato abbi-gliamento, così a maggior ragione non ci si avvicina alla Comunione.

• Con la Confessione frequente dei propri peccati.

Su quest’ultimo punto, va ricordato che per fare la Comunione ènecessario essere in grazia di Dio, per cui chi ha coscienza di peccatigravi non confessati è tenuto a confessarsi sacramentalmente prima diaccedere alla Comunione.16 È opportuno ricordare inoltre, che laConfessione è utilissima anche per chi non ha coscienza di peccati gravi.Il Sacramento della Confessione è per l’anima ciò che il bagno è per ilcorpo. E, allo stesso modo, se continuamente rimandiamo la Confessio-ne, l’anima comincerà a non essere più limpida davanti Dio. Anche senon abbiamo commesso peccati gravi, quelli veniali certamente ci saran-no, e si accumulano nell’anima, lasciandola macchiata al cospetto di Dio.La Confessione frequente è un elemento necessario per un’adeguata pre-parazione alla Santa Comunione. Da questa riflessione deve nascere innoi una grande stima per questo Sacramento, che viene dalla bontà emisericordia del Cuore di Gesù e che offre un modo sicuro per ricevereil suo perdono.

A questo proposito, invito tutti i Sacerdoti della Diocesi a far leggeread un ministro (o fedele) prima della comunione, per alcune domeniche,e ogni tanto, specie nelle Messe in occasione di matrimoni, funerali, bat-tesimi ed eventi particolari, la seguente monizione o parole analoghe:“chi desidera accostarsi alla S. Comunione è pregato di riflettere se ènella piena amicizia con il Signore senza colpe gravi nel cuore, se è dav-vero in pace con tutti e se la fede anima la sua vita quotidiana. Chi avver-te che è meglio non accedervi, faccia la Comunione spirituale deside-rando ardentemente il Signore nella sua persona e nella sua vita”.Questa monizione è importante per richiamare il giusto approccio allaEucaristia e per avere in tutte le chiese della Diocesi un comportamentouniforme, specie nei funerali e matrimoni.

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16 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia, n. 36: «Desidero quindi riba-dire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretiz-zato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezio-ne dell’Eucaristia, “si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di pec-cato mortale”».

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È da tenere in considerazione anche l’avvertimento del Santo Padreriguardo la presenza di persone di altre religioni: «Vorrei richiamarel’attenzione ad un problema pastorale in cui frequentemente accade diimbattersi nel nostro tempo. Mi riferisco al fatto che in alcune circo-stanze, come ad esempio nelle sante Messe celebrate in occasione dimatrimoni, funerali o eventi analoghi, sono presenti alla celebrazione,oltre ai fedeli praticanti, anche altri che magari da anni non si accosta-no all’altare, o forse si trovano in una situazione di vita che non permet-te l’accesso ai Sacramenti. Altre volte capita che siano presenti personedi altre confessioni cristiane o addirittura di altre religioni. Circostanzesimili si verificano anche in chiese che sono meta di visitatori, soprattut-to nelle grandi città d’arte. Si comprende la necessità che si trovino allo-ra modi brevi ed incisivi per richiamare tutti al senso della comunionesacramentale e alle condizioni per la sua ricezione. Laddove vi sianosituazioni in cui non sia possibile garantire la doverosa chiarezza sulsignificato dell’Eucaristia, si deve valutare l’opportunità di sostituire laCelebrazione eucaristica con una celebrazione della Parola di Dio».17

L’importanza del ringraziamento personale dopo la Santa Comunione

Il Santo Padre Benedetto XVI raccomanda vivamente un adeguatotempo di ringraziamento personale dopo la Comunione: «Non venga tra-scurato il tempo prezioso del ringraziamento dopo la Comunione: oltreall’esecuzione di un canto opportuno, assai utile può essere anche ilrimanere raccolti in silenzio».18 Al momento della S. Comunione, Gesùviene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso dellanostra giornata. In quel momento, come diceva San Giovanni MariaVianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme ealimentano un’unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si uni-sce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, ecosi possiamo ottenere le grazie più grandi. Invece, si è andata formandol’infelice abitudine di fuggire dalla chiesa appena finisce la Messa, a volteancor prima che finisca. Non si fa più il ringraziamento personale, e così

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17 BENEDETTO XVI, Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis, 22 febbraio2007, n. 50.

18 Idem.

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si perdono molte delle grazie che altrimenti si riceverebbero. È necessario e indispensabile che nelle lezioni di catechismo, specie

in preparazione alla Prima Comunione e alla Sacra Cresima, si insistamolto sul ringraziamento dopo la Comunione, aiutando i bambini e iragazzi a conversare con il Signore, con raccoglimento, e insegnando icontenuti del dialogo. È triste e fa pensare che il catechismo non condu-ca ad una vita di fede, quando nelle Messe di Prima Comunione e dellaCresima, ritornando al posto dopo aver fatto la Comunione, diversi bam-bini e ragazzi si mettono a chiacchierare e a guardare in giro distratti eapparentemente inconsci di Chi hanno ricevuto ed è in loro presente.

La Santa Comunione ricevuta con Maria, Madre dell’Eucaristia.Una proposta di spiritualità.

Il beato Giovanni Paolo II nella sua Lettera Enciclica Ecclesia deEucharistia ha presentato Maria come «donna “eucaristica” con l’interasua vita», riconoscendo anche come «la Chiesa, guardando a Mariacome al suo modello, è chiamata ad imitarla anche nel suo rapporto conquesto Mistero santissimo».19

In seguito lo stesso Pontefice nel suo ultimo documento eucaristico,con cui indiceva l’Anno dell’Eucaristia, tra l’altro volle richiamare:«Proprio nel cuore dell’Anno del Rosario promulgai la Lettera enciclicaEcclesia de Eucharistia, con la quale volli illustrare il misterodell’Eucaristia nel suo rapporto inscindibile e vitale con la Chiesa. [...]Riproposi l’esigenza di una spiritualità eucaristica, additando a model-lo Maria come “donna eucaristica”».20 Ciò considerato, pertanto, è pos-sibile affermare che il contributo della spiritualità mariana risulta espres-samente riconosciuto e voluto dal Santo Padre, per lo sviluppo e la pro-sperità della spiritualità eucaristica nella Chiesa.

Come si è sottolineato, il fatto stesso di accogliere dentro di sé GesùCristo stesso, in corpo sangue anima e divinità, comporta la necessità diuna preparazione adeguata ad un atto tanto grande. Avvicinandosi il

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19 GIOVANNI PAOLO II, Ecclesia de Eucharistia, n. 53.20 GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Mane Nobiscum Domine, 2004.

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momento della Comunione, il fedele può perciò filialmente chiedere allaMadonna la grazia di un perfezionamento delle proprie disposizioni difede e di amore, la grazia di essere preparato ad una Comunione santa daLei, la Madre che il Signore dalla Croce ci ha donato, in quello che vieneanche chiamato il Testamento di Gesù (cf. Gv 19,25-27).

La Comunione ricevuta con Maria, in tal modo, può condurre il fede-le a glorificare massimamente il Signore, in consonanza anche con quelcelebre motto santambrosiano che invita ad avere in sé «l’anima di Mariaper magnificare il Signore, lo spirito di Maria per esultare in Dio Salva-tore».21

Concludendo

Quanto più pura ed integra è la fede nel Mistero Eucaristico,tanto più sacra, adorante ed amorosa è la sua celebrazione e la suaricezione. Il Concilio di Trento ci ha lasciato questo insegnamento diperenne attualità: «Non esiste nessun’altra opera che dovrebbe esseretrattata in un modo così santo e divino che questo tremendo mistero, permezzo del quale quella ostia vivificante, per la quale siamo stati riconci-liati con Dio Padre, ogni giorno viene immolata dai sacerdoti a Dio sul-l’altare. Appare altrettanto chiaro che si deve usare ogni impegno e dili-genza perché essa venga celebrata con la più grande possibile purezzainteriore del cuore e con atteggiamento esteriore di devozione e pietà».22

In quest’Anno della Fede, sia grande il nostro impegno di ripristinareil massimo rispetto e la più grande venerazione di questo santo “misterodella fede” accostandoci con il timore riverenziale e l’amore dovuti versoil Signore nostro Gesù Cristo, che è in mezzo a noi e che viene a dimo-rare dentro di noi, desideroso di renderci santi come Lui stesso è santo.

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21 SANT’AMBROGIO DI MILANO, Expositio Evangelii secundum Lucam, 2,26-27.22 CONCILIO DI TRENTO, Decretum de observandis et vitandis in celebratione missarum.

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Questa Nota Pastorale è inviata all’attenzione dei Parroci e di tutti iSacerdoti affinché ne facciano oggetto di personale meditazione e for-mazione pastorale, ed affinché ne comunichino il contenuto, nei modiritenuti più opportuni ed efficaci, nella catechesi ai fedeli.

In profonda comunione spirituale e con la mia pastorale Benedizione

Albenga, 25 Novembre 2012Solennità di Cristo Re

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