La Distanza- Dragana Mićanović

5
UN MONDO A COLORI La distanza Marzo 1992, Zvornik, Bosnia ed Erzegovina . Erano le quattro. Questa era la parte preferita del giorno per Luca ed Edis perché potevano fare qualsiasi cosa volevano, mentre i loro genitori dormivano. Questi due amici del cuore uscivano furtivamente dalla casa ed andavano a giocare insieme,in un bosco vicino al loro abitato. Il sole era già alto nel cielo e godeva gli sguardi degli occhi grandi e chiari, nascosti nell’ombra di un vecchio ed amichevole noce. Il sole era il giocattolo più amato dei bambini, un pallone giallo, gigantesco, disponibile a tutti, (il quale non era la) in proprietà di nessuno, era libero, non conosceva confini e non faceva distinzioni tra (una e l’altra religione) le religioni, tra le diverse nazionalità , e tra le altre cose delle quali spesso parlavano gli adulti. Ma i bambini non li capivano. Loro giocavano con le ombre e con i raggi riflessi (dallo specchio che) dagli specchi che molestavano le vecchie e noiose signore, le quali ogni giorno si lagnavano instancabilmente del rumore che i bambini provocavano con i il loro giocare. Ma se il riso viene trattato come un rumore, allora che cosa ne sanno gli adulti dei rumori? Poche cose, ed in genere sbagliate. Quei giorni si notava un altro tipo di strepito, molto strano ed insolito che suscitava timore, che richiamava alla mente qualcosa di negativo, un suono ottuso, un lamento. Ma il riso, di giorno in giorno, si sentiva raramente. Quelli che si sentivano più spesso erano gli spari. Ma non erano spari per le nozze, nessuno si sposava, niente si festeggiava. Si poteva capire dal comportamento degli adulti che non si trattava di una festa. Edis e Luca non s’incontrarono durante quei giorni. Avevano molte

description

Un racconto scritto da me per il

Transcript of La Distanza- Dragana Mićanović

Page 1: La Distanza-  Dragana Mićanović

UN MONDO A COLORI

La distanza

Marzo 1992, Zvornik, Bosnia ed Erzegovina .

Erano le quattro. Questa era la parte preferita del giorno per Luca ed Edis perché potevano fare qualsiasi cosa volevano, mentre i loro genitori dormivano. Questi due amici del cuore uscivano furtivamente dalla casa ed andavano a giocare insieme,in un bosco vicino al loro abitato. Il sole era già alto nel cielo e godeva gli sguardi degli occhi grandi e chiari, nascosti nell’ombra di un vecchio ed amichevole noce. Il sole era il giocattolo più amato dei bambini, un pallone giallo, gigantesco, disponibile a tutti, (il quale non era la) in proprietà di nessuno, era libero, non conosceva confini e non faceva distinzioni tra (una e l’altra religione) le religioni, tra le diverse nazionalità , e tra le altre cose delle quali spesso parlavano gli adulti. Ma i bambini non li capivano. Loro giocavano con le ombre e con i raggi riflessi (dallo specchio che) dagli specchi che molestavano le vecchie e noiose signore, le quali ogni giorno si lagnavano instancabilmente del rumore che i bambini provocavano con i il loro giocare. Ma se il riso viene trattato come un rumore, allora che cosa ne sanno gli adulti dei rumori? Poche cose, ed in genere sbagliate.

Quei giorni si notava un altro tipo di strepito, molto strano ed insolito che suscitava timore, che richiamava alla mente qualcosa di negativo, un suono ottuso, un lamento. Ma il riso, di giorno in giorno, si sentiva raramente. Quelli che si sentivano più spesso erano gli spari. Ma non erano spari per le nozze, nessuno si sposava, niente si festeggiava. Si poteva capire dal comportamento degli adulti che non si trattava di una festa. Edis e Luca non s’incontrarono durante quei giorni. Avevano molte domande ma non trovavano le risposte. Se fossero stati insieme, tutto sarebbe stato più chiaro. Ma Luca non veniva più a scuola.

Aprile 1992, Atene, Grecia.

“ Caro Edis, come stai? Scusami, sono andato via senza salutarti! Volevo farlo, ma mi hanno detto che non c’era tempo. Ti scrivo da un posto lontano che si chiama Atene. Non è come la nostra città. C’è tanta gente! Le case sono altissime e il sole non si vede sempre bene. Ancora non ho trovato qui un noce per costruirci una casetta ma pazienza - ci vuole tempo ed io (ora l’ho) ora ne ho. Quando sarà pronta, anche tu potrai venire e così vivremo insieme. I miei genitori non sono venuti con me. Sono qui con una signora molto carina ma io non capisco nulla di ciò che mi dice. La mamma mi ha promesso che verrà fra pochi giorni e ancora l’aspetto.

Page 2: La Distanza-  Dragana Mićanović

Qui non si sente più quel rumore strano che noi due non potevamo capire cosa fosse, ma nemmeno si sente il rumore che facevamo noi. Non ci sono molti bambini, e nessuno sta giocando fuori nella strada. Sono passati ventitré giorni dall’ultima volta che ti ho visto. Non mi lasciavano uscire da casa e mi dicevano che fuori era pericoloso. Ho sentito alcune volte qualcuno che, passando sotto la finestra della mia casa, buttava dentro i sassolini. Forse eri tu? Mi cercavi? Volevo uscire, o almeno dirti che verrò a trovarti dopo, ma il papà, con la sua mano, mi chiudeva la bocca e non potevo parlare! Il papà poi mi diceva che quelli erano i musulmani, i nostri vicini del primo piano. Ma io sapevo che nel primo piano abitava Mirsad con i suoi genitori. Chi lo sa , forse anche loro se ne sono andati, come me, e nel loro appartamento sono arrivati questi musulmani. Non lo so. Diceva che loro volevano controllare se eravamo nella casa e poi, se ci fossimo stati, ci avrebbero ucciso. Non credevo a ciò. Mi ha spiegato che i musulmani hanno ucciso suo padre e suo fratello- mio nonno e mio zio. Ciò significa che non li vedrò mai più, e già sento che mi mancano.

Edo, mi hanno detto che anche tu sei musulmano. Non sono sicuro di che cosa significhi esattamente questa parola. Forse è una persona che mangia spesso müsli. E,certo! Ho capito! Perché un’altra volta mi hanno spiegato che una delle differenze tra voi e noi è che noi mangiamo carne di maiale ,invece voi non lo fate. Voi mangiate müsli. Per questo tuo padre era sempre più magro del mio !

Li sento dire che noi serbi odiamo voi musulmani e che la stessa cosa succede anche a voi. Quest odio è sempre esistito, dicono. I libri di storia scrivono su questo. Da loro si possono imparare le cose simili. Se è così io non leggerò mai uno di questi libri sciocchi! Io non voglio imparare ad odiarti.

Qui ho conosciuto un altro ragazzo serbo che ha tredici anni,cioè due anni più grande di noi. Mi ha aiutato a inviarti questa lettera. Lui scrive spesso al suo amico Sead che è rimasto a Sarajevo. Si è iscritto qui in una scuola elementare. La signora Eleni, con la quale abito, diceva che lo devo fare anch’io. Purtroppo non conosco il greco e non posso spiegarle che io fra poco sarò a casa mia e che continuerò a frequentare la vecchia classe, insieme a te.

Alla fine ho una sorpresa per te. Dentro il buco del nostro noce ti ho lasciato il mio specchio preferito perché mi ricordavo che il tuo si era rotto. L’estate è vicina e le vecchie noiose usciranno di nuovo fuori con le stesse lamentele.

Edo, stammi bene e scrivimi se puoi. Finalmente capisco che la scuola ed imparare a scrivere erano utili. In ogni modo sono sicuro che ci vediamo tra poco! Mi manchi tanto! Amici come sempre!“

Page 3: La Distanza-  Dragana Mićanović

Settembre 1992, Zvornik, Bosnia ed Erzegovina.

“ Luca, spero che tu stia bene. Sono passati mesi e tu ancora non sei ritornato. I miei genitori dicono che tu ti sei salvato, che stai bene e che tutto è facile per te. Tante volte, quando piangevo e gli chiedevo di portarmi da te, mi convincevano che dovevo dimenticarti così come tu mi hai dimenticato. Ma io in quel tempo non gli credevo. Ti conoscevo meglio di tutti gli altri. Sapevo che non ti piace stare lontano, da solo e che se avessi potuto, saresti ritornato. Ma ora...Tutto cambia velocemente. Nella città succedono le cose che non abbiamo mai visto. Noi ci siamo trasferiti in campagna. Fuggendo non potevo prendere molte cose con me e così ho dimenticato il tuo specchio preferito. In ogni caso, tutti sono già molto disturbati e non c’è bisogno dello specchio .

Ti ricordi quando facevamo quel gioco di guerra? Ci annoiavamo perché sempre uno di noi doveva morire, poiché l’altro l’uccideva e alla fine restava solo. Certo, non è logico uccidere il proprio amico. Ma anche questo succede qui. Nel tuo appartamento ora abita una cugina di Mirsad. Ha undici anni e mi sembrava molto simpatica. Però ho cambiato idea quando mi ha detto che tu non ritornerai più. Ora vedo che, forse, lei aveva ragione.

Luca, mi hanno spiegato rare volte le differenze tra voi e noi. Era difficile capirle. Però non ha niente a che fare con il müsli. Il nostro Signore è diverso. Per non confonderti, ti spiego che non sto parlando del nostro vecchio maestro, signor Jovan. Lui è morto. Invece quell’altro Signore non muore mai, vive in noi. Dicono che è l’unico che ci può salvare, ma io non l’ho mai visto. Del tuo Signore dicono che non esiste. Tu non ti preoccupare, se vedo il mio lo pregherò di salvare anche te. Gli altri ragazzi serbi non mi piacciono. Sono cambiati. Ma tu sei il mio migliore amico! Beh, anche io non sono come prima e questo mi fa paura. Mi insegnano di non mostrarla e per questo spesso piango di nascosto. Tu cerca di non cambiare sebbene so che questo sia difficile.

Scrivimi e fammi sapere quando ritorni! Ti voglio ancora bene! Amici come prima! “

La guerra in Bosnia ed Erzegovina è durata dal 1º marzo 1992 al 14 dicembre 1995.  Si concluse con la firma dell'Accordo di Dayton. Si stima che durante la guerra siano morte circa 100.000 persone e furono sfollati almeno 1,8 milioni di individui. L’Accordo di Dyton permetteva il ritorno dei profughi alle loro case. Ma le cose erano cambiate. I ragazzi avevano trovato le risposte che cercavano tanto, una verità nuova che li aveva allontanati non solo geograficamente. Adesso sanno di appartenere a due mondi diversi. Anche se si rivedranno, niente potrà più essere come prima.

Page 4: La Distanza-  Dragana Mićanović

Nome : Dragana

Cognome : Micanovic

Indirizzo : Gorgopotamou 2, Zografou 15773, Atene, Grecia

Telefono : 00306993704970

e-mail : [email protected]