LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una...

76
LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA I Sinodi Diocesani Il Barbarigo, a Montefiascone, fu geniale, nel governo della sua dio- cesi, soprattutto dettando leggi precise e pratiche, per meglio conseguire e mantenere la DISCIPLINA ECCLESIASTICA, che realizzò nei suoi SINODI DIOCESANI. Il Concilio di Trento aveva rimesso in vigore i Sinodi particolari, delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma c o m p l e t a d e l Clero e d e l Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello spirito delle leggi generali della Chiesa. Dopo aver visitato, per un quadriennio, le sue diocesi, ed averne ben conosciuti i bisogni, pensò venuto il momento di agire, convocando tutto il suo Clero, per formulare insieme le disposizioni più adatte per il bene di tutti. Il primo Sinodo, di cui possediamo gli Atti e le Costituzioni per le nostre due diocesi, era stato indetto, nel 1584, dal Vescovo Girolamo Bentivogli, e fu da lui stesso presieduto nella Cattedrale di Montefiasco- ne, il 28 ottobre, festa dei SS. Apostoli Simone e Giuda, per obbedire alle disposizioni del Concilio di Trento, conclusosi 20 anni prima: per emen- dare i costumi contrari alla vita cristiana, e "rinnovare le Opere di Pietà Cristiana nel Clero e nel Popolo". In calce alle "Costituzioni Sinodali" (edite a Roma nel 1591, dal ti- pografo Domenico Base), il Bentivogli volle aggiungere anche le "Costi- tuzioni" promulgate dal Cardinale Bartolomeo Vitelleschi per la Chiesa di Corneto, nel 1466. Un secondo Sinodo Diocesano era stato promulgato, nel 1622, dal Cardinale Laudivio Zacchia. Il "Sinodo Zacchia" era stato "intimato" il 16 settembre 1622 da Monsignor Gasparre Cecchinelli, nepote dello Zacchia, e Vicario Gene- rale delle due diocesi. Il Cardinale Zacchia lo promulgò, colle stampe, il 20 gennaio 1623, presentandolo al Clero delle due diocesi con una splen- dida Lettera personale, scritta da Venezia, dov'era Nunzio Pontificio. In 79

Transcript of LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una...

Page 1: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA

I Sinodi Diocesani

Il Barbarigo, a Montefiascone, fu geniale, nel governo della sua dio-cesi, soprattutto dettando leggi precise e pratiche, per meglio conseguire e mantenere la DISCIPLINA ECCLESIASTICA, che realizzò nei suoi SINODI DIOCESANI.

Il Concilio d i Trento aveva rimesso in v i g o r e i Sinodi particolari, d e l l e singole diocesi e d e l l e P r o v i n c i e ecclesiastiche, p e r u n a riforma c o m p l e t a d e l Clero e d e l Popolo, secondo i bisogni p a r t i c o l a r i d e i luoghi, nello spirito d e l l e leggi generali della Chiesa.

Dopo aver visitato, per un quadriennio, le sue diocesi, ed averne ben conosciuti i bisogni, pensò venuto il momento di agire, convocando tutto il suo Clero, per formulare insieme le disposizioni più adatte per il bene di tutti.

Il primo Sinodo, di cui possediamo gli Atti e le Costituzioni per le nostre due diocesi, era stato indetto, nel 1584, dal Vescovo Girolamo Bentivogli, e fu da lui stesso presieduto nella Cattedrale di Montefiasco-ne, il 28 ottobre, festa dei SS. Apostoli Simone e Giuda, per obbedire alle disposizioni del Concilio di Trento, conclusosi 20 anni prima: per emen-dare i costumi contrari alla vita cristiana, e "rinnovare le Opere di Pietà Cristiana nel Clero e nel Popolo".

In calce alle "Costituzioni Sinodali" (edite a Roma nel 1591, dal ti-pografo Domenico Base), il Bentivogli volle aggiungere anche le "Costi-tuzioni" promulgate dal Cardinale Bartolomeo Vitelleschi per la Chiesa di Corneto, nel 1466.

Un secondo Sinodo Diocesano era stato promulgato, nel 1622, dal Cardinale Laudivio Zacchia.

Il "Sinodo Zacchia" era stato "intimato" il 16 settembre 1622 da Monsignor Gasparre Cecchinelli, nepote dello Zacchia, e Vicario Gene-rale delle due diocesi. Il Cardinale Zacchia lo promulgò, colle stampe, il 20 gennaio 1623, presentandolo al Clero delle due diocesi con una splen-dida Lettera personale, scritta da Venezia, dov'era Nunzio Pontificio. In

79

Page 2: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

E D I C T U M D E P U B L I C A T I O N E S Y N O D I A N N I M D C C I .

M A R C U S A N T O N I U S Tir. S. M,irci Miferationt Divina .). J{, E. Prcsbyttr

C . U D I N A l I S B A R B A D I C U S Montisfàlifci , & Corneti Lpifcopus-

I O C prarfenti authenrico E d i t t o , ad V a l v a s N o f l r a s Cathedra l ium Ecclef iarum Montisfàl i fc i » & C o r n e t i , nec n o n u w i r » ! a l ' - n u i n fingularum Ecclef iarum Parochia l ium N o f l r * Di -vce f i s f u b r t t a r u m » af f igcndo , publ icantur o m n i a , Jc fi".-g ^ f e j § " ' a ' & A c e r e t a fatta in S y n o d o Diocccfana per N o s fervati* fervandis habita d i e b u s a4« 1 5 . a 6 . A p r i l i t

prarfentis Anni 1 7 0 1 . , ut ea o m n e s , ad q u o s f p c t t j t , f e d u l ò , accur?tèque Audcant obfcrvare . V o l u m i » a u t e m , < l u o < ' f ' a P ' ° termino duori.ni menf ium à d i e promulgat ion is prxfcr-.is Editti computandorum o m n e s pfarfatos aff i -

| ciani , & adftringant , perinde ac fi u n i c u i q u e e c r u m pcrfoi ia luer cxhibi .a > 8c intimata fuif lent > & c I d c o » & c . ne d e prxdi t t i s , & c . i g n e u n t i a m , tic. a l ias , &c.

D a t i m i in nof lro P a l a t i o Epi le o p a l i d ie 20 . Muli. 1 7 0 1 .

D E C R E T A S Y N O D A L I A Emanata in Synodo Via cefali , baOita ìrj Montefalifco die 24. 25. 26.

Menfis Aprilis pr*fentis Anni 1701. —

Decretum de Re fidenti a. Decretum de Ludimagiftris. c Noftro Antcceflbrum De-

1 Fi n il.-nund.M CU M No» facrofanft* Tridentina S v i a l i , crcti» infierendo , dittinomi de R.liJ.i-t

(ima Ni.ftri Synodo capii. i $ t . HI C\.vr.i..:ii J ftrx lege» non defraudentur , r»prcfsi jubcinu», ac in tic manda mui omnibus NoftrH \ :CJIÌ:« l'orinoii, cor ICS , ut cuin aliqui» ì fui Ecckiia contri dicìu.n D ad Ne» def.-ran. , ut debiti» putii» cinturo ree» r:j'.ì Vicini Forine», in lioc negligente» fuerint, (ciani le « dituro» . te i Nobi» Ncftro libierio , mijnti , v.'I culpa mutilando*.

Decretum Diflributionis quotidi.une , feti P un fiat arar urn.

1 ul-No-

ite SHICIK Obedicn-renfcrenriam oncran-.1111 abfucrir, (latini p- llìmu» i «jucd fi n D i o ration:m red-ri p a m , prò modo

PEcrfonilis Relidenti* Munu», ut re «eri per eo» praftetur, qui illiu» ge-neri» B.'icHeu Eccleliifttca oixincnt , juxrì Cinonum rationem , & (a-

crofanlli Tridentini prarlcriptam San&ioncni, manda inu» ,ut omnes Ecd.liirum Collcqiatarum Canonici, tim numenrii ,quini fupra numerarli, tcrtiam pjrtein frudluumeiijufeunwjue generi»btreficioruin, IWi Pr.rbendarumconferint in diftri-|iu:iar<s, cwifigncntquc Camerario, convcrtcrd.nn info'utionem punci.iuiriruin, «V qui i" in' r.i pcrnunfcrint, a Vicario Forar.." M«sn:ur inanu rcoii 5 ncc uili excu-f.ntur , qui B:> cficiumcumr.-l:d.-ntiaronere o'r.iitcnt, nifi à n<»bi» laculratini«>bt;nuc-rint abeundi jufti» de cauli» pr*fcripti» in SaiKÌ.onc Sacrofanéla; Tridentini Sinodi.

Decretum de Proceffionibus. QUainvii quo ad decenti «m , A* relieicncm, quibu» publicx fupplicationes

liaberi debent , in Noftr:» anteccXntihu» Sinodi» , <ati» provifuin fit ; cuin niliilominu» ad N- !Ìra» auro» penvn.rit , ron line animi N'offrì martore in aliquibu» Noftr* Darceli» loci» à Kuft-c:» , iV Bubulci» Inter c.ifJcm fup-pl-catioiK». clamore*, verbi propluni, ir liJicula , nec non Jr re» imper-tinenti-» mifccri, qua- potiui Centi-uni ìinpictatcm, quàm «Divini Numi ni»

Q" «7*— r.

» cultum rediiL'i di omnino prch:I>.-qualibct rìce f< ! Aurine i volente» c. Ori» Noftrii proredi.

ilo obvure volente», propinili hu^ifmo-•i; I eli cu:!:bet tranfgreflori fcutoruin decem perni, prò

udì , loci» 1*:'». a;ip|ic.'i:di , ctiimli in fragranti reperti non liujiifmodi , ctiam per inquilitionein à Mini-

lloniam in :.uuiendi» P.ieri» nulla diligentii fati» adKibetur ,* cu in e t cducatii- feliciti», vel infelicità» populorum oriatur : N e i l N o .

Civiiatibu» &: D ^cefi liuj.ifinodi diligenti! aelìciat : No» inhereixio Eu-gcnii Pipar IV. -V S.«c. Tridentini Synodi decreti», deceroiinu», Oe mindamu'., ncinincm quimvn i Communitatibu» , Ar publici» Conliliit legitimè cle&um , puero» } ublicc cdoccrc pofTc.nili priu» conm N'obis comparuerit, ut p:r No», & quo ad more», & quo ad doltrinam approbetur, f t cor ITI Nobi» Fidi-i pro-fcllìoncin ad tcnorem Hullar B. Pii V. cmittat ; Rr qui nunc doccnt, nec à Nobit approbati fuerint, ft" coram Nobi» Fidci profcllionem emiferint, intra menfèin à dio publicationi prafenti» Synodi cor.nn Nobi» ad cfteDum prardiiflum . .m-pireint. Qui f. u» egerit vigintiquinque Ducatoruin , loci^Piis applicando-rum, & in fublidium, ctiam ccnfuraruin ^aium luci.

Decretum de Qrtefioribus Eleejmjìnariis. S/EpO evenie in Noftr» Dirceli multiplicitatem exterorum Regularium Men-

dicanti... ii, clccmolina» minucre in prz;udjcium Regularium M;ndicantium N- iVar D cec.li» , ex.'uiido line» unicuique i jure, <V à fummorum Pontifrum Bull», te ucrarum Congregationum Decreti» praferipto» s Ideo ne cujufvi» ju» lardamr , pr.rcipiinus. &r mandamu» , neminem exterorum Regulirium M.-ndi-cam im polle in N'ofcri» Civitatibu», Se Diaeccfi quarftuare , nifi priu* fuorum Su|viiorum ficultate Nobi» oflcnfa , Se per No» in fcripti» approbata ! qui corni prardiuum Dccrctum egerint, carcerationi» pcenam prò Noftro arbitri'» di bum.

Confimi*.io prscedentium Synodorum, OVI rei praccdente» Synodo» live Noftrorum AntecelTorum, live Noftra» ,

eodcin modo cor'irmamu», quo in Decreto conlirmationi» hujufmodi in antecedenti Synodo 1696. auod E>ccrctum hìe repeti..iu»,Se prò repctiio ha-bcri volumu» , A- mandi.nu» , prour , 1 de veibo id verbum hic deferìptum eflet, & iti p ; ' lioc Noftrum confiri -ationi» Dccrcti m dtclaramu».

M. A. Card. Barbadicus

MONTEFAUSCO* àngelus Driolui Canetll.

Typis Sc.ninarii. M D C C I .

I 3 Sinodi del Barbarigo: 1692-1696-1701 con u n Decre to disciplinare del 1701.

Page 3: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

E D I T T O

M A R O X I O Del Tir. dì S. M.irn àllaS. !{. C. Prete

C A R D I N A L B A R B A R I G O Vefcovo di MontcfiaPronc, c Corneto.

S S E N D O part ico lar d e b i t o , c pefo g r a v i a m o d e l tu. i lmcntc la nota di q u e l l i » c h e a m o r e g g i a n o ne l l e C l i e f e , aC-N i lti'o P a f t c r a l Z c l o , & off ic io d ' i n v i g i l a r e , e prò-'- f i ò c h e portiamo procedere f e v e r a m e n t e contro d i e d i c u i p r o c e f -vcdcrc c o n tut t i i m e z z i pof f ib i l i , & opportuni , cl ic j l i , e pene r i g o r o f i i t i m c , ancora b i f o g n a n d o c o l i ' i n v o c a t o n e d e l tut te le Aavtnc d e l l e N o f t r c C i t t à , e D i c c c f c a l l a 1 Braccio S e c o l a r e in c o n f o r m i t à d e g l ' o r d i n i di N . S . N :":..! C u r a c o m i n e l l e r e n d a n o à D , o il d o w : o Mà perchè fé è neccflària la r iverenza ne l l e C h i c f e , è nccefTariifli-

~ " — — l mentre fi ce lebra il fanto Sacri f ic io d e l l a M e d a , & i D i v i n i i c u l t o , r i f p c t t o » e v e n e r a t o n e , e particolarmente.»' n : fu vi Ir. evi T e m p i i , e l e t t i da que l S u p r e m o M o - I

narc.1» corno i " preprie C . i f e , e S.i! Reg.;: di p;i'.»i,.a V d i e n / n , ' n e l l e c . n l i , co-.fte in T r o n o d i M . c i i à i.'ic.-iiiui.i fw.:'. i:Mlinemc ii i la Sanci.ìiaia Em' . iar id ia , d e v e ci ìcr v e n e r a t o , e r i spettato 5 y t a n t o inhercndo a l l e l e t t e r e c i .cola. - i d e l l a Sant i tà ìli N o d r o

re I \ T > a C l e m e n t e X I . p t - r v c i u - t c c i uhi..-.;:•. i : : ; c , n c i ! c q u a l i : c inculca p - inc ipa lmcnte d ' inv ig i l ar» fopra il r i m e t t o d e l l e O u V . I II- ; Qjjjr.ili è , c l i c c o l prc lc . i t c N o f i r o p u b l i c o E d i t t o r inovia ino

^ r i i i i i c r a m c n t c tu t ' : • . ri fat t i fopra d i c i ò , cos. da N o d r i / n t e c e l f o r i , c o m e d a N o i in t u t t i i S i n o d i tenuti fino al prefen-te g i o r n o , c o m e ancora tutt i i D e c r e t i fa t t i p a r i m e n t e , e d a N o -ftri AnteccfTori , e da N o i n e l l e V i l i t e Pa fiorali, in tu t t e q u e l l e parti p e r ò , cl ic al prefente E d i t t o nqn f o d e r o c o n t r a r l i .

E perche il principal m o t i v o d e l l e i rr iverenze de l l e C h i c l e prov i e -ne dal la poca m o d e d i a d e l l e D o n n e , però ord in iamo» & c f -

O i f i c i i , o r d i n i a m o p e r ò , c l i c in q u e d o t e m p o f p c c i a l m e n t e o g n ' -imo vi affilia c o n f ! i e n t i o , c con a m b e d u e i g i n o c c h i in t e r a c o n t j jni t i p e t t o , e r iverenza ; E perchè fpef lo a c c a d e , c h e il Sacer-d'..:c4patil':c d e l l e d i l ì rat ioni per il rumore d e ' figliuolir.I, c h c j dai!-- madri v e n g o n o portat i in C i u c i a , p e r ò p r o i b i a m o , c h e l e donne non li pof l ino condurre a l la C h i e l a f c non haveranno a l -ta età , lubb. :* v. .u part icolare i P a d r i , c l« madri d i d i u i r l i d e l r j f p r r o , : iiytrenij, cor. c - i - c . c . r . 0 »v\j C h i e f a : E perchè le d i f fraz ioni t a n t o n e ' S a c e r d o t i , a u a n t o n e l P o p o l o nafeono ancora d a l l ' a n d a r e i P o v e r i acca t tando p e r l o C h i e f c , o r d i n i a m o però à S a g r c d a n i d e l l e m e d e m e , & a l t r i , « c h i fpetta di non p e r m e t t e r l o , e di mandarl i tutt i ad accat tare a l l o Porte fot to pena d i tre G i u l i i alti S a g r c d a n i per o g n i o r o m i f -

. . . r . , . . . , f i o n c . prettamente c o i n m a n d i a m o , c h e '.e m e d e m e nell* andare a l l . u ! ? c r conci l iare poi nel p o p o l o l a r i v c r e n z o r d i n i a m o , c h e tut t i i S a -C h i e f a , c o m e L u o g o S u r o , c d i P e n i t e n z a , d e b b a n o portarli in c c r d o t i , C a n o n i c i r B e n e f i c i a t i , e C h i e r i c i f a c c i n o te funt ion i l o r o m o d o , c h e d a g l ' a b i t i moi.v'h , c dai po:ta.T;:iio d e l l a perfona h u m i l c ; e d i v o t o , c ia fch . -du - , . oconofca» ei'.c vanno ad adorare l ' A i -t i f f i m o , e ch iederg l i p e r d o n o d e l l e proprie c o l p e » c r i t r a t t a r l o de 'benc f i c i i r i c e v u t i , l a f c i a n d o q u e l l e C a l e » & ornarne.it i» c i i u fono proprii de i T e a t r i » c d e ' P .o l imi t r a t t e n i m e n t i , c fopra tut-to v a d a n o c o n p e t t o , fpa l ' c» e braccia b e n coperte» pro ibendo alli Conti-fiori • cl ic le v e d r a n n o cosi l c o p c r t c di non . ( l l o b c r l c , finche non faranno e m e n d a t e , & à tutti i Sacerdoti il C o m m u -nicarlc fo t to pena a nof i ro a r b i t r i o , & i m p o n e n d o al le d o n n e d i l u b -Indienti à que l l i nodri o r d i n i , la pena di u n o f eudo d 'oro per volta» E i n a l m c n t e perchè da l la D i f c i p l i n a de l C l e r o rn i ta a l l ' of fervanza & in c a f o d ' impotenza 'a pena corpor i s afri itti va . V o g l i a m o Ie l l e Rubriche in gran parte la r i v e r e n z a , r i f p c t t © » e v e n t r a t i o -

ae d e l l e C h i c f e d i p e n d e » però d o v e r a n n o q u e d e o f f e r v - ' i

Ecclcf iadiche con d i v o t i o n e o r d i n a t a m e n t e , e c o n d e c o r o , e par-icolarmcntc c e l e b r i n o il S a n t o Sacr i f ic io d e l l a Meda c o n la d c -

l i ta preparat ione , d i d i m a m e n t e fenza c o n f o n d e r e le c e r i m o n i e , e parole per troppa fretta , a l t r i m e n t c faranno d i N o i afprarnen-

c , e feveramente c a d i g a t i c o n la f o f p e n f i o n c , & altre pene à N o -d r o arbi tr io , e parimente faranno c a d i g a t i fc per interef le » ò per picca prenderanno in C h i e f a , ò in S a c r i d i a trà di l o r o , ò c o i u litri c o n t c f c , ò rifTe, ò faranno ne l l e f u n t i o n i E c c l c f i a d i c h e att i n d c c e n t i .

i pena corp in o l t r e , che j>er confcrvarc la d o v u t a m o d c d i a , n o n f o l l m e n t e nel le N o n r e C h i e f c C a t e d r a l i d i M o n t c f i a f c o n e , e C o r n e t o , m à ancora r. huomini .

P a t r o c i n a l i , e C o l l e g i a t e d e l l a N o d r a D i o c c f e g l i uomini . "'parati d a l l e d o n n e , v o l e n d o , c h e à q u e d ' e f f e t -) d o v e fin ..~»a non fi e in trodot ta tal f c p a r a t i o n c , li a d e g n i n o

dall i l 'arochi inter in ine di q u i u d e c i g i o r n i i luoghi d i d i m i d c g l ' huomini , e » d c l l c d o n n e , pattato il qual t c r m i a e , ch iunque c o n -traverrà , poncndofi nel l u o g o n o n d e d i n a t o » incorra nella pena di c i n q u e g iu l i i per v o l t a da pagarli irreini . f ibi lmcntc d ' appl i -carti à luoghi p i i . a l l a q u a l pena fi procederà anche per inqtuf i -t ione c o n t r o i t ra fgredòr i .

M o l t o p i ù poi prohib iamo ne l l e C h i e f c i e s a l a m e n t i » c i r c o l i , e f o -pra t u t t o g l ' a m o r c g g i a m c n t i , c o ' q u a l i li pri t e r d e d a l l e Creature di tirar à le q u e l l ' a m o r e , c h e è d o v u t o al f ò l o C i e a t o r c , e d i p r i v a m e l o fin dentro la propria fua ca ia ; o n d e ef lendo q u e l l o un d e l i t t o più torto da A t e i d i , c h e d a C h r U i a n o » c o m a n d i a m o » & c f p r c f l i i n c n t e o r d i n i a m o à i P a r o c h i d ' i n v i g i l a r e fopra q u e d o in-to l erab i l e a b b u i o , c h e è v i c i n o a l l ' I d o l a t r i a , c o n dare à N'ui pun-

1>1. a\ .CarJ. Barbarico.

IN AiOM EllASCONL,

pratticarfi appunto in tu t te le C h i e f c d e l l e N o d r e C i f D i o -ccfe ; part icolarmente n e l l e funt ion i d e l l a mat t i .1 v o -g l i a m o , che nalfino l ' h o r a d e l m e z z o g i o r n o , e . l a fera l e v e n t i q u a t t i ' h o r a , d o p o le q u a l i d o v e r a n n o effe C h i c t ' «"Trrfe-rale da aagreltani l o t t o pena d i tre g i u l i i per trafgrclfior,,-

Et acc iò il tut to fi ofTcrvi p u n t u a l m e n t e incar ich iamo l c c o n f c i e n -tic de P a r o c h i , e d e N o m i Vicari i f o r a n e i u n i t a m e n t e à i r c i d i -l i gente a v v i f o d e l l e trafgrclf ioni » c h e f u c c c d e r a n n o » accò po l la da N o i proccdcrfi c o n i r i m c d n o p p o r t u n i , e n o n f o l o cc i l e p e -ne comminate d i fopra » m à anche c o n a l tre à N o d r o a r l i t i i o . D i -chiarando di vo ler procedere c o n t r o q u a l f i v o g l i a T r ; f g . ' c d o r o » ancora per inqui l i t ionc . E perchè v e r u n o polla a l l e g a ; i g n o r a n -za de l prefente E d i t t o , v o g l i a m o , c h e a f f i d o c h e fara a l e P o r t e d e l l e N o d r c C h i e f c C a t t e d r a l i , e d e l l e C h i e f c C o l l e g i a t e , u I'arochiali de l la D i o c c f e habbia l ' idcfTa f o r z a , c o m e .e fo i r e a-. c i a f e h e d u n o per fona lmcntc i n t i m a t o . D a t o d a l N o d o P a l a z z o V e l c o v a l c di M o u t e f i a f c o u c q u e d o d ì i a . S e t t e m b r e 1 7 0 1 .

^tnylo Crhli Cditc.ll.

r Cf m ^ ' ~ fi! f' rvpf ' t U t ^ V ì /V© JL «"A* .rr^rrV^C7-». I

vk

81

Page 4: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

questa lettera, che apre il Sinodo, lo Zacchia, con piacere ricordava i pri-mi anni da Vescovo passati a Montefiascone, quando, abbastanza spes-so visitava le due città vescovili e l ' intera diocesi, per acquistare espe-rienza diretta di come vivevano il Clero e il Popolo, onde stroncare in sul nascere i germi contrari alla Pietà, alla correttezza dei costumi, e riporta-re all 'antico splendore il Culto Divino, tentando ogni pratica iniziativa per un apostolato completo, cercando di emulare i suoi vigilanti prede-cessori nell 'Episcopato, e con lo sguardo rivolto alla formulazione di un Sinodo Diocesano, che avrebbe dovuto riportare leggi in armonia coi Sacri Canoni, adattate alle condizioni dei nuovi tempi, e proporzionate alle forze delle nostre popolazioni.37

Monsignor Gaspare Cecchinelli, f issandone la data al 20 ottobre 1622, ne sottolineava anche l ' importanza, ricordando innanzi tutto che il Sinodo è un dovere del Vescovo Pastore nei riguardi del gregge affida-togli, perché lo vegli scrupolosamente, ne scelga le opportune precau-zioni, lo curi con costanza, somministrandogli giovevoli rimedi, allonta-nandogli le cadute, circondandolo di abili attenzioni, perché non venga-no mai meno le virtù necessarie ad una vita veramente cristiana: motiva-zioni, che il Vescovo gli comunicava da Venezia, coll ' ingiunzione di fa-re il Sinodo durante il mese di ottobre.38

NOTA: Bartolomento Vitelleschi aveva chiuso la sua vita durante il viaggio di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, (che aveva intra-preso, con l 'approvazione del Pontefice Pio II), in terra Greca, a Modo-ne. Le sue COSTITUZIONI per la Chiesa di Corneto documentano la sua grande fede, nel valore della preghiera sacerdotale comunitaria, fatta con le dovute attenzioni da tutti i sacerdoti della città. Ne sarebbe derivato grande giovamento alla vita cristiana di tutta la po-polazione di Corneto, guidata da un Clero unito a Dio, alla Vergine, ed ai Santi Patroni, "nella devota celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore Canoniche". Il Bentivogli volle che quelle Costituzioni fossero promulgate in appendice al suo Sinodo, perché non si perdessero, ma potessero servire anche alle comunità sacerdotali della Cattedrale e del-le Collegiate della diocesi di Montefiascone.39

37 Cfr. S inodo Zacchia, Lettera da Vienna. . . 38 Cfr. Indizione del S inodo Zacchia del Vie. G e n . Cecchinel l i . 39 Cfr. Inizio del le Costi tuzioni del Card. B. Vitel leschi (sintesi) .

82

Page 5: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

I Sinodi del Barbarigo

La convocazione del Sinodo del Vescovo con tutto il suo Clero è la conclusione pratica di un lungo lavoro di preparazione, fatto nelle Visite Pastorali, in cui il Vescovo, venuto a conoscenza dei bisogni delle popo-lazioni avvicinate, dà saggie disposizioni, alle quali conferisce maggiore autorità ed anche più facile osservanza la "promulgazione solenne del Sinodo", che il Vescovo, circondato da tutto il Clero, compie nella sua Chiesa Cattedrale.

Il Barbarigo lo convocò nella Cattedrale di Montefiascone il primo giugno 1692: lo promulgò con tutta la solennità del Rito Liturgico: e l 'anno seguente, 1693, lo died' alle stampe, facendolo precedere da una Introduzione, che è un capolavoro di "chiarezza" e di semplicità insie-me, specialmente nell'originale latino.

"Scendano queste leggi dall'alto di Montefiascone come da un nuo-vo Monte Sinai, scolpite non su tavole di pietra, ma nell ' intimo del cuo-re di tutti : poche leggi, per non generar confusione; pene benigne, perchè i trasgressori non si scoraggino; semplicità di linguaggio, perchè sia alla portata di tutti".

Le parole sono semplici, e non secondo le regole della Retorica, perchè più facilmente tutti i fedeli ne possano comprendere il senso con cui la Chiesa ci presenta il Messaggio Evangelico, e perchè più facilmen-te tutti i fedeli ne possano comprendere il significato di salvezza, e lo considerino non come una dura disciplina ma come un giogo dolce e soave, che Gesù vuol portare insieme con noi.

Il Sinodo, conclude il Cardinale, deve essere considerato come un "monumento singolare" dell 'amore del Pastore verso il suo Gregge, con la completa disponibilità del suo pastorale "servizio", a cui deve però corrispondere l 'obbedienza di tutti, con una pronta e fedele osservanza.

Fondamento del Sinodo è la "Fede", perché, la Fede è il fondamen-to della Religione e la fonte della Verità, da cui l ' importanza della Dot-trina Cristiana: i parroci siano diligenti nell 'insegnarla, non solo ai fan-ciulli, ma anche agli adulti; i parenti collaborino con le parole e con l 'esempio, ed anche i Canonici delle Cattedrali e delle Collegiate si pre-stino volentieri ad un'opera così santa.

I sacerdoti in cura d 'anime predichino in ogni giorno festivo la Pa-rola di Dio, o almeno leggano qualche omelia stampata sul Vangelo del-la Domenica; non si dicano vane ed inutili curiosità, né leggerezze, ma si predichi "i Misteri della Fede, l'efficacia dei Sacramenti, la preparazione richiesta per riceverli degnamente, la bruttezza dei vizi, la bellezza delle

83

Page 6: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

virtù, l 'osservanza delle Feste, l 'amore e il t imore di Dio, la memoria dei Novissimi, l 'avversione e l 'odio al peccato".

Si predichi con chiarezza (claris verbis) e con soavità, e con "tale modestia" che, quando fosse necessario toccare qualche vizio, non s'in-generi nel popolo nessuna irriverenza verso i colpevoli".

Con semplicità, senza fiori retorici, perché, come dice lo stesso Quintiliano, "quando si loda con parole troppo ricercate, non si com-prende più il vero senso dell 'espressione". (Jacet sensus in oratione, ubi verba laudantur).

Si predichi poi, più che con la parola, con l 'esemplarità della vita, come Gesù che "prima cominciò a fare, poi ad insegnare" (Coepit facere et docere).

In ossequio al Concilio di Trento, viene data tanta importanza alla disciplina dei Sacramenti, all 'osservanza dei Sacri Riti, alla Confessione e Comunione frequente, all 'assistenza agli infermi, alla tenuta dei Libri Parrocchiali, al Battesimo da farsi sempre in Chiesa, al Fonte Battesima-le, alla Comunione Pasquale, all 'assistenza del popolo alla Messa Par-rocchiale, al Seminario dei CHIERICI. (Ma, di questo, più sotto, un lungo discorso a parte).

Non mancano prescrizioni riguardanti le Monache e le Opere Pie, in applicazione ai Decreti del Tridentino.

Per l 'osservanza delle leggi: vigilanza sulla condotta dei propri di-pendenti.

Ed in questo, come già abbiamo accennato, il Barbarigo fu fortuna-to, perché ebbe dei Vicari di alto talento e virtù, e forniti di illibati ed in-corrotti costumi.

Nei giorni 20,21,22 maggio 1696 convocava il Secondo Sinodo, nel-la Cattedrale di Montefiascone, in cui fece soltanto brevi aggiunte, ai ti-toli già trattati nel Primo Sinodo, aggiungendo ai singoli titoli i Decreti, le Bolle, gli Editti e le Notificazioni dei Sommi Pontefici e delle Sacre Congregazioni, perché il Clero avesse, con ordine, sotto gli occhi, quello che era stato stabilito dalle Autorità competenti ai singoli argomenti. Lo terminava con l 'esortazione di ricevere anche questo secondo Sinodo con molta disponibilità, di leggerlo con attenzione, e di ritenerlo diligen-temente a memoria , per farlo osservare con filiale obbedienza.40

40 Recentemente sono venuti alla luce, presso la Parrocchia di S. Lorenzo Nuovo: 1) il manifesto di un III Sinodo del Barbarigo, promulgato nel 1701, che era stato affisso alla porta della Chiesa parrocchiale di S. Lorenzo Vecchio, con specificati alcuni punti. 2) ed un Editto dello stesso Barbarigo, della stessa grandezza del manifesto del Sinodo: in questo Editto sono riportati all 'attenzione del popolo alcune disposizioni più urgen-ti per la disciplina delle Chiese.

84

Page 7: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Il Seminario dei Chierici

Quando il primo Sinodo veniva proclamato, il Seminario del Barba-rigo era già al suo secondo anno di vita.

Nel capitolo XXVI del Sinodo, pur nella sua brevità e concisione, ci sono "in nuce" tutte le idee, geniali e profetiche, del Fondatore, che lo porteranno a produrre quei frutti, che nessuno a quei tempi poteva asso-lutamente prevedere.

Perchè l 'educazione, che vi si impartiva, era completa, e doveva in-cominciare fin dagli anni della fanciullezza. «Come i teneri rami degli alberi, dice il Barbarigo, sotto la guida degli esperti agricoltori, crescono prosperi e distinti, in proporzione della cura con cui vengono coltivati, così, trasferendosi nel campo umano, secon-do le parole di Aristotele, i giovani devono esser seguiti con la massima attenzione, altrimenti la Repubblica, (in questo caso: la Chiesa), neces-sariamente perisce. Non bisogna disprezzare i fanciulli, per il fatto che sono piccoli, perché nessuna cosa può giungere alla maturità senza pas-sare per la piccolezza. Anzi, i piccoli devono essere educati con maggior attenzione, in modo che non si possa neanche distinguere ciò che è do-vuto all 'istruzione, da ciò che è la base naturale da cui si parte.

Il segreto poi di riuscire in questo intento è uno solo: la DISCIPLI-NA, perché senza di questa, non vi saranno mai uomini eccellenti nella bontà e nella onestà, capaci di portare anche gli altri alla perfezione, ed alla vera felicità. E, cosa meravigliosa a dirsi!, fu Cristo stesso che istituì il primo Seminario, che aveva un duplice aspetto: la formazione degli Apostoli e dei Discepoli; cioè: i dirigenti depositari e distributori della Dottrina; e i collaboratori ed evangelizzatori in altri settori, assegnati lo-ro dagli Apostoli.

Chi non vede, in quest 'opera di Cristo, il duplice aspetto che il Bar-barigo dette al suo Seminario? - Gli Alunni, da cui uscivano futuri Pasto-ri della Chiesa, e i Convittori, i futuri animatori e dirigenti della Società. Ma tutti, Alunni e Convittori, erano formati dalla stessa Pietà, dalla stes-sa Disciplina, dalla stessa Scienza umano-ecclesiale.

Con l'umiltà, che scaturiva dal suo nobile animo, il Barbarigo loda la vigilanza e la pietà grande del suo Predecessore, il Cardinale Paluzzi-Altieri, che, per primo, fra i Vescovi di Montefiascone, (ed era già passa-to quasi un secolo dalla istituzione dei Seminari), aveva affrontato e ri-solto il problema dell 'istituzione del Seminario per la sua diocesi, che poi, Lui stesso (il Barbarigo) seguendone l'esempio, perfezionò a tal pun-to, che, tutti quelli che ne parleranno, non sapranno trovare altra parola più efficace di quella che solo la lingua di Cicerone poteva trovare:

85

Page 8: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

c&vnia iìii'it,

etto, &t da 'azióni, tnanotr dtlto -mnhtns (G/fUqio di C Htqttjfaxjfy

Prospet to del Seminar io di Monte f iascone del ineato prima del 1740, perché in que l l ' anno il Card. Aldovrandi costrui il m u r o che ancora oggi lo protegge: impor tan te la frase che lo caratterizza: Fama vivit - Gloria vivet = La F a m a è già una realtà - La Glor ia d ipende anche da voi.

86

Page 9: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Pianta del Seminar io dello stesso per iodo della carta precedente : la dis t r ibuzione dei luoghi indi-cati dalla «legenda» è durata f ino ai nostri giorni.

87

Page 10: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

SEMINARIUM AMPLISSIMUM

con la quale si voleva esprimere non solo la maestà dei locali, ma anche l'eccellenza degli studi, lo splendore dei Luoghi di Pietà, e la Disciplina di un Regolamento, scaturito dal cuore orante di S. Carlo Borromeo e del suo Padre e Maestro, S. Gregorio Barbarigo.

E, per completarlo, dice, si sottomise, per molti anni della sua vita, a spese ingenti. (Alla sua morte, gli furono trovati solo 14 scudi, con molti debiti). A fatiche sovrumane, ad economie, anche nelle cose necessarie, veramente eccezionali.41

Ma la sua coscienza era a posto, sembrava guardare avanti, con la Fede dei Santi, e udire quelle parole, con cui Bernardino Recchi avrebbe sintetizzato, al Papa Clemente XI, la sua grande Opera, il suo CAPOLA-VORO, nella RELAZIONE di qualche mese dopo la sua morte: QUE-STE OPERE, O NON PERIRANNO GIAMMAI, O BEN TARDI E DOPO MOLTI SECOLI...

41 Cfr. Il Sinodo del Barbarigo, pp. 117-119.

88

Page 11: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

IL GRANDE MAESTRO

Le Scuole della Dottrina Cristiana

Il Cardinale Barbarigo, avviato ormai alla conclusione il Seminario, pensò concretamente alla fondazione delle SCUOLE nei singoli paesi della Diocesi, a cominciare dalle città vescovili.

E questo avvenne, non simultaneamente, ma ad intervalli: dal 1694 al 1706. Del resto, in tutte le parrocchie, le "Compagnie della Dottrina Cristiana" erano state istituite fin dalla prima Visita Pastorale, nel suo primo anno di Episcopato, e davano già buoni frutti.

L'istituzione delle Scuole aveva lo scopo di "formare alla vita" la gioventù, con una vera scuola di iniziazione cristiana completa: a questa scuola, non s ' imparano soltanto le formule catechistiche, ma anche la frequenza dei Sacramenti, la preghiera individuale e collettiva, la lettura e la meditazione della Parola di Dio, il canto religioso liturgico e popola-re, l ' imitazione dei Santi come modelli di vita cristiana.

La PRIMA SCUOLA fu eretta a Montefiascone4 2 , a vantaggio delle fanciulle, che però non aveva mai una dimora stabile. Quasi ogni anno le Maestre erano costrette a cambiare casa, perché, "mentre tutti lodavano la salutare istituzione, non volevano però aver vicina la scuola, per il di-sturbo che recavano le fanciulle, e a stento potevano trovare una casa a pigione per un anno. Finché capitò l 'occasione buona di una casa cen-trale, all 'angolo della piazza della Cattedrale di S. Margherita: la ot tenne in enfiteusi, con l 'annuo livello di scudi sei." Quella casa che poi prende-rà (ed ancora lo conserva) il nome di Casa Madre delle Maestre Pie.

Poi pensò subito a Corneto. L'aprì nel Conservatorio, che, in un pri-mo tempo, aveva fondato per le fanciulle povere. Vi aprì una scuola, "a cui potevano intervenire tutte le altre ragazze della città, dove, senza

42 Cfr. Marangoni, o.c., p. 163.

89

Page 12: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

spesa alcuna, erano ammaestrate nei lavori propri delle donne, ed impa-ravano a fuggire l'ozio, ed a guadagnarsi il pane.

Erano istruite nelle Verità della Fede, nel modo di ricevere i Sacra-menti , e di ben condurre la Vita Cristiana".

Quando fu tutto pronto, invitò Rosa Venerini da Viterbo a Monte-fiascone, affinchè, con Lucia Filippini, si portasse a Corneto, per l'aper-tura del Conservatorio e della Scuola. La Casa si apri senza ostacoli, anzi con l 'applauso di tutti. Lucia, Cornetana di nascita, già conosciuta in cit-tà per le sue eminenti virtù, ed anche influente per le cospicue famiglie a cui apparteneva, (PICHI - FALZACAPPA), s'attirò subito la benevolen-za di tutti, e così "l 'opera del Cardinale fu assicurata." Presto Rosa tornò a Montefiascone; e Lucia rimase sola nella scuola aperta di Corneto, coadiuvata da una brava "donna" che chiamava "figlia", di vita molto esemplare e di grande esperienza.43

Le Scuole nella Diocesi e le prime Maestre

Il Barbarigo, pienamente soddisfatto della riuscita, pensò di esten-dere le Scuole ai singoli paesi della diocesi. Avuta l 'adesione di Rosa e di Lucia, (la quale aveva già a sua disposizione alcune donne capaci di far da Maestre), volle incominciare dal paesino di

CAPODIMONTE, dove si era svolta la prima Missione all ' indomani del suo primo ingresso in diocesi e che aveva dato frutti molto abbondanti .

Lucia vi pose due sue "figlie", che subito incominciarono la scuola, con grande vantaggio della vita cristiana di tutto il Popolo.

MARTA. - Adibì ad uso della Scuola pia una casa appartenente alla Mensa Vescovile. Lucia vi pose altre due Maestre, e la scuola cominciò, contribuendo al r isanamento di quella parrocchia, dove il Cardinale ave-va trovato spesso ribellione, ed anche disprezzo: ne sappiamo abbastanza!

VALENTANO. - Paese ancora più importante: per il numero degli abi-tanti, per il commercio, e per i tanti ricordi di casa Farnese. Non riuscì però a trovare una casa conveniente: si contentò di prendere una a pigio-ne per sei scudi all 'anno. E la scuola si potè aprire, guidata da due "figlie" di Lucia.

G R O T T E DI CASTRO. - "Borgo importantissimo, assai popolato, frut-tifero e celebre per i suoi vini, con una popolazione d'indole buona, reli-

43 Cfr. Bergamaschi, o.c. II, 41-42.

90

Page 13: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

giosa"44 , visitata anche da un Papa, Pio II, che, nei suoi COMMENTA-RI, ne fece grandi elogi per la sua fedeltà e devozione ai Pontefici Roma-ni. Vi potè comperare una casa abbastanza comoda, posta al PIANO, proprio al centro fra le due Chiese Parrocchiali. La dotò di un molino di grano, proprietà della Mensa Vescovile, e di una vigna. Lucia vi collocò due sue "figlie", fra le più virtuose: Lucrezia Amari di Valentano, e Mar-cellina Marsili di Montefiascone.

GRADOLI. - Celebre per il suo "aleatico", e il suo grandioso PALAZZO

FARNESE. Trovò la disponibilità dei Canonici della Collegiata, che gli cedettero per la scuola una loro casa adiacente alla Chiesa, che fu subito riparata con la spesa di duecento scudi, ed aperta con la guida di due bra-ve Maestre.

LATERA. - Dove tanta soddisfazione aveva avuto nella prima Missione, potè trovare subito una casa a pigione; poi, a seguito di un pio legato, una casa più stabile, che incominciò subito a funzionare con una Mae-stra, aiutata da una Assistente.

PIANSANO. - Paese eminentemente agricolo e assai bisognoso di una scuola Pia. Riuscì a comperare subito una casa piccola, ma sufficiente, che incominciò subito a ben funzionare, anche per lo zelo delle due buo-ne sorelle: Anna e Laura Ottieri, che Lucia vi aveva posto.

ARLENA E TESSENNANO. - Due paeselli, posti nel cuore della Ma-remma. Vi furono aperte le Scuole, a vantaggio delle fanciulle, in una ca-sa a pigione.

CELLENO. - Paese che gravitava sulla Teverina. Vi potè aprire una scuola, alla quale fu preposta, come Maestra, Maddalena Orsini, con una compagna di aiuto.

Arredamento delle scuole45

Le scuole poterono tutte ben funzionare, anche perché il Barbarigo voleva che fossero bene arredate: un ambiente sereno e ben arredato, lo considerava un coefficiente di sicura riuscita.

Da vari inventari, risulta che l'aula scolastica formava "quasi un pic-colo santuario". Nella parete centrale vi era un altare e su di esso un grande Crocifisso. I gradini dell'altare erano ben decorati, con candelieri

44 Cfr. Bergamaschi, o.c., p. 45. 45 Cfr. Bergamaschi, o.c., II, 49-52.

91

Page 14: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

grande Crocifìsso. I gradini dell'altare erano ben decorati, con candelieri e vasetti coi fiori di seta o di tela. Una lunga tovaglia con merletto copri-va la mensa dell'altare, benedetta all'ingresso, con sopra una immagine del Crocefisso. Una lampada di ot tone con fiocco rosso pendeva dinanzi all'altare. Lungo le pareti: quadri rappresentanti i Misteri del Rosario, e, quasi in tutte le scuole, un quadro di S. Ignazio o di S. Filippo, i banchi per la scuola bene ordinati e puliti.

Le ragazze che entravano dovevano subito comprendere che la scuola era un santuario, dove avrebbero appreso, specialmente, a cono-scere Dio, il modo di amarlo e servirlo, e le Verità della Fede.

In ogni scuola poi vi era una Croce senza crocifisso, che serviva alle Maestre per percorrere, con essa, nelle Domeniche, le vie del paese, e raccogliere le ragazze e le donne per la Dottrina.

L'arredo era semplice, ma completo. Libri per la meditazione e la Lettura Spirituale delle Maestre: con una piccola bibliotechina con libri adatti anche all'età delle fanciulle. Una biblioteca più fornita si teneva nella Casa Madre di Montefiascone, che poteva fornire, secondo le cir-costanze, dei buoni libri anche alle singole case.

Ogni anno, il Cardinale spendeva 1.500 scudi per il manten imento delle Maestre. E, quando fu necessario, per le sue Maestre, giunse perfi-no a fare dei grossi debiti; ed a chi gli moveva qualche osservazione, ri-spondeva: ad un mercante del mondo è vergogna morire fallito e con debi-ti; ma è gloria di un Vescovo morire senza calzoni. Poi soggiungeva: "È in-degno esser sepolto in un luogo sacro quel Vescovo che lasciasse, alla sua morte, una grossa somma di denaro".

Per Lucia Filippini teneva sempre pronto il suo calesse, perché po-tesse visitare, due volte all 'anno, tutte le scuole della diocesi. E lo teneva disponibile anche per le Maestre in occasione di trasferimenti.

Un metodo efficace

Tante spese, tante preoccupazioni, ma anche tante speranze e sod-disfazioni pastorali!...

"Dalle scuole, diceva il Cardinale, dipende, se non tutta, a lmeno per la maggior parte dei casi, la riforma dei cattivi costumi della diocesi".46

Il suo primo biografo asserisce che, anche a lui, il Cardinale, fece tali confidenze, che cioè "riconosceva santificata la sua diocesi dalle scuole

46 Bergamaschi o.c.

92

Page 15: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

erette per le fanciulle, perché queste, avendo imparato nella scuola le co-se necessarie a sapersi, le ridicono in casa ai loro genitori e parenti, e di-ventano tante maestrine domestiche. Anzi, alcune di queste, o prendo-no lo stato religioso, o, prendendo marito, procurano di comunicare il santo timor di Dio al medesimo, e particolarmente ai loro figlioli, i quali, fino all'età dell 'uso della ragione, stanno sempre nelle loro braccia. E perciò, concludeva, avrebbe voluto che queste scuole si dilatassero per tutto il mondo, per l'onore di Dio e la salvezza delle anime". Ed in verità, conclude il biografo, che scrive dieci anni dopo la morte del Cardinale, in poco tempo Egli vide un tal frutto, che pienamente corrispose alla sua aspettazione, con giubilo immenso del suo cuore".47

Può quindi con gioia, il Barbarigo, sottoscrivere, il 21 agosto 1704, quanto il Relatore della Visita Pastorale scriveva nel Libro delle Visite, Tomo I, pp. 223-224. Ecco le sue parole: "Già da tempo presiede l 'istruzione delle fanciulle la Signora LUCIA FILIPPINI, vergine Cornetana, che, per la gravità e l 'onestà dei costumi, è sotto ogni aspetto commendevole.

L'aiutano nel ministero altre giovani, che cercano di imitare le sue virtù, e sono: Felicita Gervasi, Alessandra Marsili, Maddalena Santi, tutte di Montefiascone, e Antonia Campelli, alle quali tutte l 'Eminentis-simo Vescovo somministra, con le proprie sostanze, il necessario per il vitto, per l 'abitazione, il servizio d 'una domestica, e tutto quello di cui abbisognano.

Le ragazze vengono alla scuola il mattino e al dopo pranzo, e quivi si istruiscono nella Dottrina Cristiana, ed in altri pii Esercizi e devozio-ni, e, in più, in lavori manuali, secondo l 'attitudine.

Al mattino, nell 'ora stabilita, tutte assieme, con le Maestre, si porta-no alla Cattedrale, per ascoltare la Messa; e, alla sera, prima di lasciare la scuola, recitano il Rosario, ed altre devote preghiere.

Nei singoli giorni festivi, in compagnia delle Maestre, le fanciulle della Scuola e molte altre donne si portano alla spiegazione catechistica della Dottrina Cristiana, che per le donne si tiene in una chiesa distinta, e qui, il più delle volte, sono istruite da Sua Eminenza. Ogni giorno si compie l'esercizio dell 'orazione mentale, sotto la direzione della Signo-ra Lucia, o di qualche altra Maestra.

S'insegna il METODO, si propone la materia. Nei giorni festivi in-tervengono molte altre donne; sicché risulta abbastanza dagli effetti quanto sia utile l ' istruzione delle Scuole e delle Maestre".

47 Cfr. Bergamaschi, o.c., II, 52.

93

Page 16: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Oltre al metodo per ben pregare e meditare, che è patrimonio di ogni Famiglia Religiosa, il Barbarigo aveva consegnato a Lucia Filippini un METODO, manoscrit to, che il Padre Martinelli, direttore spirituale di Rosa Venerini, aveva composto per la sua diretta a Viterbo, e che il Barbarigo aveva sunteggiato e reso più preciso nelle formule catechisti-che, per renderlo più adatto alla mentalità delle fanciulle della sua dioce-si, che conosceva ad una ad una, essendosi fatto consegnare dai parroci l 'elenco completo delle fanciulle di ogni parrocchia, e che ogni anno av-vicinava durante la Visita Pastorale.

La mattina si iniziava con le preghiere, che ogni cristiano deve sape-re a memoria, seguitando con l 'offerta a Dio di tutte le opere della gior-nata. Poi, il Catechismo vero e proprio, sulle verità principali che si de-vono credere, con parole cosi chiare, che tutti facilmente comprendeva-no, per scendere poi al pratico con il r iconoscimento dei propri peccati e della necessità della Confessione.

Ci si sollevava poi al canto di alcune canzonette spirituali, o, (ma non tutti i giorni) partecipando alla Messa.

Si dava molta parte al lavoro proprio delle donne, sotto l 'occhio vi-gile della Maestra.

La mattinata terminava con qualche preghiera alla Madonna , appe-na suonato mezzogiorno.

Dopo pranzo, nel primo pomeriggio, la scuola ricominciava, e , do-po la preghiera di offerta a Gesù, si riprendeva il lavoro come al matt ino, si ripeteva la lezione imparata, per meglio assimilarla, si intercalavano brevi preghiere, che venivano offerte per i meriti del Sangue di Cristo, in suffragio delle Anime Sante del Purgatorio, per gli agonizzanti e per tutti quelli che si trovano in peccato mortale, perché ottengano un raggio del lume divino, conoscano la verità, e si salvino.

Si diceva poi una Salve Regina in onore della Madonna . Si continuava l 'offerta a Dio per la remissione dei propri peccati,

per l ' aumento della grazia, nel l 'unione di tutti i cuori in grazia di Dio. Poi si riprendeva il lavoro, più o meno lungo a seconda della stagione, a cui seguiva, dopo una breve pausa di sollievo, una lettura o altra lezione spirituale, "secondo la capacità delle fanciulle", per circa un quarto d'ora.

Lettura della Meditazione: la Maestra spiega qualche cosa sul mo-do di esercitarla. Se qualcuna mostra qualche capacità di farla, le si con-cede un quarto d'ora, appartandosi in luogo separato, ment re le altre stanno in silenzio, per quanto è possibile a quell'età, oppure ascoltano la spiegazione di qualche lavoro: ma tutto a voce bassa.

94

Page 17: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Verso le quattro del pomeriggio si recitava il S. Rosario (una terza parte), in unione alle preghiere di tutta la Chiesa e in suffragio delle ani-me sante del Purgatorio, seguito dalle Litanie della Madonna. Si recita-vano poi tre Pater ed Ave: per il Sommo Pontefice, per i bisogni della Santa Madre Chiesa, per S. Ignazio per il buon progresso della scuola, e per l 'Angelo Custode.

Seguivano le giaculatorie, mentre si continuava a lavorare, stando seduti, fino al termine, ma, prima di uscire, in ginocchio, le preghiere della sera, come si era fatto all'inizio della giornata.

Ritorno a casa.

Tre volte la settimana si insegnava la Dottrina Cristiana, a domande e risposte. Le interrogazioni si facevano: sui Novissimi (morte, giudizio, inferno e paradiso), sul Purgatorio, sull 'anima e la necessità di vivere in grazia di Dio, fuggendo le occasioni di perderla, e praticando le virtù per conservarla. Ci si dilungava alquanto sull'Eucaristia, sulla presenza rea-le di Cristo, la Santa Messa, la Comunione, (da riceversi "digiuni dalla mezzanotte"), con un ringraziamento prolungato "almeno per un quar-to d'ora", in silenzio, a occhi bassi, raccomandando anche al Signore il Sommo Pontefice, la Santa Chiesa, e i bisogni propri e dei prossimi.

La Dottrina terminava sulla Chiesa-Tempio, sul luogo dove si va a pregare e a udire la Parola di Dio, senza distrarsi o parlare con altri, ma sempre in silenzio e con modestia, "per dar gusto a Dio".

Dopo una breve esortazione della Maestra, tutti a casa. CONCLUDIAMO con le parole del Bergamaschi:"Questo metodo,

riveduto, ordinato, sunteggiato dal Cardinale, ed usato da Lucia nella scuola, è mirabile per la sua semplicità, sublimità e completezza.

Il lavoro è alternato alla preghiera, la lezione ad un atto di vita cri-stiana, il silenzio ad una lode spirituale.

Qui si insinua l 'orrore a tutto ciò che è peccato, s'inculca il disprez-zo alle vanità del mondo, l 'amore all ' innocenza, e a tutte quelle virtù che costituiscono la miglior ricchezza di una giovane.

I Misteri, i Dogmi principali del Cristianesimo sono presentati con una semplicità e precisione singolare. Semplice, completo e splendido il modo con cui si guida le fanciulle all 'uso e frequenza dei Sacramenti della Penitenza e dell'Eucarestia, lavoro dell 'anima e sorgente della vita divina.

Davvero che il pio Cardinale ebbe, dell 'apostolato della scuola, una vera e lucida visione, e seppe conseguire i fini che si proponeva: di for-

95

Page 18: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

mare le fanciulle del popolo in modo tale, che fossero un giorno spose e madri veramente cristiane, capaci di disimpegnare bene i loro doveri".48

Le Scuole Pie - La Congregazione delle Maestre e la Congregazione del Divino Amore

Dalla VITA BREVE del Cardinale Barbarigo del Bergamaschi: (pp. 10-11).

"Il Cardinal Barbarigo, all ' istituzione del Seminario Collegio, un'altra ne aggiungeva per la riforma della sua Diocesi, non potendo ar-rivare col suo "giovane clero" a portare la riforma radicale dove desidera-va per la delicata missione. Conobbe Egli che bisognava santificare so-prattutto la "donna" e convertirla, da esca di amore qual 'era, in germe di vita per la vita e per la società. A tanto non poteva giungere col suo giova-ne Clero, che aveva formato nel suo Seminario.

Ideava perciò l 'Istituzione delle Scuole Pie per le fanciulle. Ma era necessario avere una donna, ripiena dell 'amore di Gesù e di

zelo, che formasse altre compagne, trasferendo in esse il suo spirito; che fosse una APOSTOLA, e che fosse anche alla sua piena dipendenza.

Il Signore, con vie mirabili, gli dava LUCIA FILIPPINI. Da essa coadiuvato, istituiva le Scuole Pie in tutti i paesi delle sue

diocesi, e, più, fondava la Congregazione delle Maestre Pie, che doveva-no tener cura delle Scuole Pie. Per esse, specie per opera della Filippini, dava ogni anno un corso di Esercizi Spirituali alle fanciulle e alle donne di ogni paese. Preparava in Santi Ritiri le giovani che dovevano passare alle nozze, istruendole nei loro doveri. Ogni mattina e ogni sera racco-glieva le donne nelle scuole, per l 'esercizio dell 'orazione mentale e vo-cale, ed ogni domenica le raccoglieva nelle chiese per la Dottrina Cri-stiana.

Grandi e copiosi i frutti che ne ebbe; sicché, in fin di vita, colle lacri-me agli occhi, soleva dire che, alle Scuole e alle Maestre Pie coadiuvate dal giovane Clero, doveva la santificazione delle sue diocesi.

Con la "Congregazione delle Maestre Pie", per la formazione per-manente delle Maestre di tutte le Scuole, il Cardinal Barbarigo comple-tava "le immense fatiche del suo zelo pastorale", t rasformando le sue diocesi "in giardini i più fioriti di ogni virtù".

48 Cfr. Bergamaschi, o.c., II, 34-35.

96

Page 19: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Fin dai primi giorni, dopo la sua venuta, "aveva impiegato tutti i suoi santi pensieri a ristabilire la già quasi scaduta disciplina nel Clero, ed ot tenuto in gran parte il suo fine coll 'erezione d e l f l N S I G N E SEMI-NARIO DEI CHIERICI E DEI CONVITTORI". Avendolo ormai stabil-mente assicurato, con entrate più che sufficienti, per il suo perpetuo mantenimento, rivolse tutti i suoi sforzi "a piantare le virtù anche nei LAICI TUTTI delle sue diocesi".49

S. Lucia Filippini, da una anlica s tampa; fu la Figliola Spirituale del Barbarigo, che lo ha precedu-to nella gloria degli altari. A quando la glorificazione del suo Padre e Maestro? È il segreto di Dio.

49 Marangoni, Vita di Don Biagio Morani, M.Fiascone, 1763, p. 15.

97

Page 20: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Due Sante collaboratrici

L'idea delle scuole per la educazione delle fanciulle nella sua dioce-si, non è, per il Barbarigo, una cosa appresa da altri; ma fu da Lui stesso concepita come una conseguenza naturale dell 'opera del Seminario da Lui fondato per l 'educazione cristiana della gioventù "maschile".

Non è quindi da considerarsi come una idea astratta e vaga, ma con-creta e pratica, tanto che, l 'Andreucci (il biografo della Venerini), attesta che il Barbarigo aveva chiamato a Montefiascone (prima della Venerini) diverse altre "donne" per attuare l ' istruzione e l 'educazione delle fan-ciulle della sua città e diocesi.50

Difatti, appena potè attuarla, (con l'aiuto, per circa un biennio, di Rosa Venerini), la concretizzò con l 'apertura di una Scuola a Montefia-scone, città centro della diocesi, che, come dice il Marangoni, non solo servisse di scuola, ma anche di "noviziato", dove si istruissero altri sog-getti per poter introdurre altre scuole in tutti i luoghi della sua diocesi.51

E così, mentre "sperava", dopo tante fatiche e spese nel Seminario per la riforma della sua diocesi, di poterne "presto" vedere i frutti deside-rati, da "queste scuole" invece li vedeva germogliare "subito", tanto che "gli sembrava di seminare e raccogliere nel medesimo tempo, con tanto giubilo del suo cuore, che, trattando delle sue scuole, LA GIOIA GLI BRILLAVA A N C H E DAL VOLTO".52

Quando Rosa Venerini dovette ritornare a Viterbo alle scuole da lei fondate, Lei stessa suggerì al Barbarigo la persona di Lucia Filippini, co-me l'unica capace di sostituirla nell 'opera nascente a Montefiascone, perché l'aveva conosciuta nel monastero di S. Chiara, e ne aveva apprez-zato da vicino l'intelligenza e la virtù.

"LUCIA FILIPPINI era nata a Corneto Tarquinia nel 1672 da ono-rata famiglia; rimasta orfana di ambedue i genitori a sette anni, era cre-sciuta aliena da ogni mondanità, tutta inclinata alla pratica della virtù, verso cui la grazia divina la invitava. Quando il Card. Barbarigo fu a Cor-neto la prima volta per la Visita Pastorale, questa giovanetta, che conta-va circa 16 anni, si fece a lui conoscere per avere consiglio e suggerimen-ti per la scelta dello stato. L' impressione che il santo uomo ne riportò fu

5 0 C f r . N o t a de l C h i e r i c h e t t i , in M a r a n g o n i , V i t a d e l B a r b . , p. 180. 51 Cfr. Marangoni, Vita di Don Biagio M., p. 16. 52 Cfr. Marangoni, Vita del Barb., pp. 172-173.

98

Page 21: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

"V I T-DEL SERVO DJ *D I 0

DON BIAGIO M O R A N I

D I M E R C A T E L L O

Confcjjore, Direttore, r ^«.7/? Fondatore del jSuovo Jn/lituto del Aiotuftero del

Dilino si more nella Città di Montefiafcone

S C R I T T A D A L R E V E R E N D O P A D R E

D. GIOVANNI M A R A N G O N I Sacerdote «iella Congregazione di S. Filippo Neri

£ Dedicata air ltitno, e R»;o Mor.fìgnort

SAVERIO G I U S T I N I A N I VESCOVO DI MONTEFIASCONE , E DI CORNETO.

IN MONTEFIASCONE (i7<$$.) Nella Stamperia del Seminario, preflo C E S A K C R A D I C A T I

Con Utenza de' Superbi i.

Frontespizio della "Vita di Don Biagio Morani", e sua vera effigie. Il Morani è chiamato quasi - fondatore dell 'Istituto del Divino Amore; il primo è il Barbarigo: fu suo confessore, anche in punto di morte. Mori 10 anni precisi dalla morte del Barbarigo: il 26 maggio 1716. Il suo biografo è lo stesso del Barbarigo: Giovanni Marangoni.

9 9

Page 22: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

eccellente! Intravide forse in lei uno s t rumento meraviglioso che Iddio gli mandava per servirsene nella restaurazione e santificazione della dio-cesi? Il fatto è che il premuroso cardinale, di ritorno a Montefiascone, la condusse con sé, affidandola al Monastero di S. Chiara, dove egli stesso, recandosi, le faceva da tutore e da direttore nella via della perfezione. E, scoprendo in lei fondament i assai sodi di crescenti virtù, prese talmente a stimarla, che non sapeva altrimenti chiamarla che col nome di sua FI-GLIOLA, come altresì l 'ebbero in grande stima e considerazione le inol-tre altre donne che spesso l'avvicinavano in parlatorio..."53

L'OPERA DELLE SCUOLE, che ormai passa nelle mani della Fi-lippini, è una di quelle opere ispirate e volute da Dio, il quale sceglie gli strumenti della sua volontà quando e dove crede. In quell 'epoca, infatti, di decadimento religioso e di generale ignoranza, l 'apertura di una scuo-la nei paesi dovette essere non solo una novità, ma una novità efficacissi-ma, provvidenziale, per una cristiana educazione delle fanciulle.

Ben lo compresero tanto il Barbarigo che la Filippini, che dedicaro-no ogni energia per il loro sviluppo e il loro consolidamento. Il Barbari-go andava innanzi: sceglieva la casa, comprandola e prendendola in af-fitto; pensava al suo arredamento, volendo che l'aula scolastica formas-se come un piccolo santuario, dove le fanciulle cominciassero soprattut-to a conoscere ed amare Dio. Giungeva poi la Filippini ad insediarvi due delle sue maestre, che aveva preparato nel "noviziato" da lei diretto, in-coraggiandole al lavoro col dir loro: "Quanto è buono il Signore che si ser-ve di noi donnicciole per fare del beneZ"54

Il Barbarigo stesso dava alle Maestre le istruzioni su ciò che doves-sero dire ed insegnare, tanto alle fanciulle nella scuola, quanto alle altre donne nelle orazioni del mattino e della sera, e le animava sempre alla speranza, e diceva spesso con umiltà: Se non vi salvate voi, nemmeno io mi salverò.

Le mie maestre, era solito dire, devono essere come "nuvole cari-che d'acqua, che la spargano per le anime di tutta la diocesi. È necessario però che prima siano sante loro, per poter santificare le altre... BISO-G N A ESSERE PRIMA CONCA E POI CANALE.5 5

E, perché fossero sempre più perfette, oltre a dare loro continue istruzioni, le confessava Egli stesso, perché non potessero avere dei dub-bi. E, nelle istruzioni, scendeva anche ai particolari meno importanti,

53 Cfr. L. Salotti, Il San Carlo..., pp. 52-53. 54 L. Salotti, c.s., pp. 53-54. 55 Marangoni, Vita del Barb., p. 176.

100

Page 23: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

come l'abito, il regolamento interno, le astinenze: che sono i primi ab-bozzi di regole che poi saranno stabilite con ordine dal suo successore, Monsignor Bonaventura.

Per conseguire il fine di essere efficaci nella scuola, voleva che le Maestre, insieme ai lavori del loro stato, insegnassero alle fanciulle il santo timor di Dio, i buoni costumi, la dottrina cristiana, e le orazioni. E così, bene addottrinate, fossero di specchio nelle loro case ai genitori e parenti, e poi lo potessero essere maggiormente: o nello stato religioso, (se vi si sentissero chiamate), o nel matrimonio, allevando i loro figli "con quel latte medesimo che avevano appreso nelle scuole". E questo, doveva essere applicato anche alle donne che frequentavano l 'orazione del mattino e del giorno.

Considerando infine che, un'opera tanto proficua per la gloria di Dio e la salute delle anime, era necessario assicurarla anche per il futuro, perché non mancassero mai le Maestre idonee alle Scuole di tutti i paesi, pensò di formare U N A SPECIE DI NOVIZIATO E DI SEMINARIO DI MAESTRE nella città di Montefiascone, dove, oltre a fare abitual-mente le scuole, vivessero a forma di CONVITTO in un solo luogo, do-ve potessero istruirsi le giovani, che sentivano la vocazione a diventare Maestre nelle scuole della diocesi, e potessero ritirarsi per il meritato riposo quelle che, o per vecchiaia o per qualche malattia, si rendessero inabili all'esercizio della scuola stessa. Così avrebbero vissuto "osser-vando un tenore di vita quasi religioso, più conforme ad una perfetta vita comune".56

"Ma Dio, contento di quanto aveva fatto fino ad allora il Cardinal Barbarigo, (quantunque, agli occhi degli uomini, sembrasse più che mai necessario il di lui vivere), lo chiamò al Cielo, per coronarlo di quella gloria, che si era acquistato, con quella sollecitudine pastorale, con quel-la gran carità fervorosa, e con quell'antico e retto fine della gloria divina, con cui l'aveva servito: prima come Arcivescovo di Corfù, e poi come Cardinale Vescovo di Montefiascone e Corneto".57

Il Barbarigo infatti aveva deciso di formare una specie di NOVI-ZIATO E DI SEMINARIO A FORMA DI CONVITTO PER LE MAE-STRE PIE, "nei locali dell'Istituto del Conservatorio del Divino Amore, da lui stesso fondato e ampliato: ma la sua morte, quasi improvvisa, glie-

56 Marangoni, Vita di Don Biagio M., p. 16. 57 Marangoni, Vita di Don Biagio..., pp. 27-28.

101

Page 24: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

lo impedi. 11 Servo di Dio, Don Biagio Morani, con i dovuti permessi, modificò il primitivo progetto del Barbarigo, e divenne così il "quasi fon-datore" della Congregazione del Divino Amore.58

DON BIAGIO MORANI era nativo di Mercatello nelle Marche: si era poi stabilito a Roma, come sacerdote-sagrista della Chiesa di S. Mar-co, di cui era Titolare il Cardinal M. A. Barbarigo, che, col suo grande ze-lo, aveva aumentato di molto il concorso della gente in quella Basilica Romana. Il Morani la custodiva con fede, vi insegnava la dottrina cristia-na ai fanciulli nei giorni di festa, ed era assiduo anche al confessionale: lo stesso Cardinale, quando stava a Roma, lo teneva per confessore.

Nel 1705 lo invitò a Montefiascone per assistere, in modo particola-re, la nascente Congregazione del Divino Amore. Ascoltò la confessio-ne del Cardinale nell 'ultima sua malattia. Morì dieci anni dopo di Lui, nello stesso mese e giorno: 26 maggio 1716.

Il Marangoni, che fu il suo biografo, come lo era stato prima del Barbarigo, ci riporta il brano di una lettera, inviata dal Barbarigo al Mo-rani, dalla quale risulta quanto gli fosse caro. "S'abbandoni ella pure, di-ce il Cardinale, nelle Braccia della Divina Provvidenza, e si fidi della me-desima, e non diffidi n e m m e n o di me, perché io, che ho esperimentato, ed esperimento sopra di me stesso, gli effetti della medesima Provvidenza, non posso che in Essa fidare ogni mio successo, sia spirituale che tempo-rale, e quei successi anche dei miei amici, tra i quali, il Sig. Don Biagio Morani, non è forse il secondo".59

Le Maestre Pie Filippini, invece, stabilizzeranno il loro Istituto presso la Cattedrale di Montefiascone, in quella casa che sarà poi la loro CASA MADRE.

102

58 Marangoni, Vita di Don Biagio... (sottotilolo, p. I). 59 Marangoni, Vita di Don Biagio..., p. Vili.

Page 25: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

LA MORTE DI UN PADRE E LE TESTIMONIANZE DELLA SUA SANTITÀ

"Il Barbarigo soleva dire: che non era buon Vescovo quello che non moriva con il Pastorale in mano. Ed Egli morì con il pastorale in mano.

Il venti maggio 1706 chiudeva la Visita Pastorale a Grotte di Castro, ed il ventuno ritornava a Montefiascone, sfinito di forze e col male che lo doveva portare alla tomba. Alla sera scese in Cattedrale, per i Primi Vespri della Pentecoste, e ritornò in casa coi brividi della febbre. Alla mattina seguente, sempre colla febbre, scese di nuovo in Cattedrale per la Messa Pontificale: parlò al suo popolo per l 'ultima volta e lo benedis-se, poi fu costretto a mettersi a letto; r incrudendo sempre più il suo ma-le, ricevette gli ultimi sacramenti, ed il 26 mattina, festa di S. Filippo, a cui portava grande devozione, rendeva la sua bell 'anima a Dio, accom-pagnato dalle lacrime di tutti. Il suo funerale fu un vero tributo di vene-razione, per il grande concorso di popolo. La sua salma, racchiusa in una cassa di pino, e questa in un'altra di piombo, venne collocata nella sepol-tura dei Vescovi. I "precordi" invece furono posti nel Seminario, cuore del suo cuore, sotto il monumen to eretto a sua perenne memoria".60

Prime testimonianze

"La sua morte, non solamente fu compianta da tutti i suoi diocesa-ni, ma ancora dagli stranieri. Il medesimo Clemente XI, in pubblico Concistoro, ne mostrò segni non ordinari di dolore, e propose a tutto il Senato Apostolico la vita di questo ammirabile Porporato come ideale e modello del loro vivere."61

Il Pio Devoto, che scrisse la Relazione dell ' Incoronazione della

60 Cfr. Bergamaschi, Vita breve deI Barb., p. 14. 61 Cfr. Di Simone, Vita di Lucia Filippini, Roma, 1732, p. 56.

103

Page 26: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

M o n u m e n t o funeb re del Card. Barbarigo nella Chiesa del Seminar io , di squisita fat tura artistica. Nella lunga iscrizione latina sono ricordate le sue sante opere, e le precise disposizioni tes tamen-tarie. Alla maggior gloria di Dio!...

104

Page 27: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Madonna della Quercia, (che avvenne il 30 maggio di quello stesso anno 1706), dopo aver nominato tutte le autorità e i personaggi presenti, ag-giunge: "Vi sarebbe stato ancora il Cardinal Barbarigo, Vescovo di Mon-tefiascone, se, quattro giorni avanti la festa, dopo brevissima infermità, non fosse volata l 'anima sua in Cielo, in premio dell'angelica vita, che tenne in terra."62

Il Cardinale Santacroce, Vescovo di Viterbo, che, occupato nella solenne Incoronazione alla Quercia, non potè esser presente a Monte-fiascone per il funerale, prese l'iniziativa di promuovere, a spese della Camera Apostolica, un altro più solenne funerale per il "trigesimo", "giacché, scriveva al Cardinale Cibo, Segretario di Stato, GLI ESEMPI di Cardinali ben provveduti, con la dignità goduta 20 anni e che non lasciano che 14 scudi con motto debito, non sono così frequenti". A questo secondo funerale lesse un pubblico elogio Monsignor Elisei, Vescovo di Bagno-regio.63

Pochi mesi dopo la sua morte, Monsignor Bernardino Recchi, Udi-tore (oggi si direbbe Consultore) dello stesso Cardinale defunto, e poi emulo delle sue virtù nella Sede Vescovile della vicina Acquapendente, inviava a Papa Clemente XI, dietro suo espresso comando, una Relazio-ne, nella quale, dopo aver descritto a lungo la condizione morale, mate-riale e scientifica del Seminario, e d'aver parlato delle Scuole delle Mae-stre, del Conservatorio delle Monache sotto la regola di S. Franceso di Sales, (la Congregazione del Divino Amore, fondata dal Barbarigo), e dell 'Orfanatrofio di Corneto, passava a fare l 'elenco delle innumerevoli iniziative (che ben conosciamo), il Recchi concludeva la sua Relazione dicendo: "Non può allora meravigliare il fatto che, alla sua morte, si sia trovata sì povera la sua eredità, che, con difficoltà, si sarebbe potuto arri-vare, pagati tutti i debiti, a scudi mille, da investire, (come da suo testa-mento), per un "fondo" per le Maestre. (Nel frattempo, erano stati ri-scossi i redditi spettanti al Barbarigo, come cardinale, maturati fino alla sua morte). Anzi, soggiunge il Recchi, col morire così povero, pare che il Signore Dio l'abbia voluto esaudire nel desiderio che mi aveva una volta espresso. Mentre io lo esortavo a trattenere la mano a dare annualmente tante elemosine e ad investire il denaro per comprare "beni stabili" per le "scuole" da Lui fondate, mi rispose che "non poteva, né doveva stringer la mano alle elemosine, perché, se ad un mercante era vergogna morir fallito, ad un Vescovo era vituperio morire ricco, e che, per le opere che

62 Stamperia del Seminario di M.F., 1706. 63 Vedi Chierichetti, in Marangoni, o.c., 322.

105

Page 28: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

IL CANTORE ECCLESIASTICO Breve, facile, ed efsatta notizia ilei Canto Fermo

à Beneficio commune degl'Ecclefiaftici C O N S E G J i A T o

All' Eminentifs. 7{tvtrenclijs. Ùìgn.

MARC ANTONIO C A R D I N A L E

B A R B A R I G O \ eie.di Montefiafcone,e Corneto.

DA F.GIOSEPPE FREZZA DALLE GROTTE Minore Conventuale, Adacjìro in Sacra Teologia, e

Haccellier di Convento nel Collegio

DI S. A N T O N I O DI PÀDOVA,

ttM^MM ir m ps&W «I l ^ v v '

I N P A D O V A , Nella Stamperia del Se:n?:i3n'o .

M- P C X C V l i l -O . e r a di G i o v a n n i M a r i e t t i ,

C 0 L 1 C E X Z A U L SV T E \ I 0 PK /.

Frontespizio del "Cantore Ecclesiastico" del Padre Frezza, dedicato al Nostro , che aveva istituito nel suo S e m i n a n o la Scuola di Canto Gregor iano.

106

Page 29: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

avrebbe lasciato imperfette per la sua morte, ne avrebbe il Signore Dio preso il pensiero.64

Il dono di Papa Clemente XI

Il dono più grande che Clemente XI volle fare alla diocesi, rimasta vedova di un così santo Pastore, fu la nomina, (prima ancora dello scade-re del 1706), di un degnissimo Vescovo, nella persona di Monsignor Pompilio Bonaventura, che trasferì dalla Chiesa di Gubbio a quella di Montefiascone, tracciandogli un dettagliato programmma per imitare le virtù del Cardinale suo santo predecessore. "Niente sta più a cuore del Beatissimo Padre, (gli scriveva il Cardinal Paolucci, a nome del Papa il 20 ottobre 1706), che l'affidare la Chiesa di Montefiascone ad un succes-sore che rassomigliasse al defunto, e che, seguendone le orme, gover-nasse santamente quel Clero e quel popolo, e, in modo speciale, si desse premura di promuovere le Opere insigni da Lui istituite con grande pro-fitto delle anime, e non meno aumento della gloria del Signore. Ella si proporrà di imitare, in ogni caso e perfettamente, l'esemplare del lodatissi-mo Predecessore",65

Testimonianza di Monsignor Bonaventura

A distanza di quattro anni, nel novembre 1710, il Bonaventura, nel-la sua Relazione alla Santa Sede per la Visita "ad Limina", tracciava que-sto quadro della sua nuova diocesi. Sapendo in quale stato la trovò il Barbarigo, non si riconosce più: tanto è diventata migliore. Traduciamo questa dettagliata Relazione dagli appunti manoscritti del Bergamaschi. I CANONICI. Quelli delle due Cattedrali e delle altre Chiese Collegiate delle due diocesi, osservano con esattezza la disciplina del Coro e con scrupolo tutti i Sacri Riti, cantano e recitano i Salmi con devozione ed at-tenzione, né c'è nei loro costumi alcunché di disdicevole. IL POPOLO. Vedo di giorno in giorno crescere in tutti la f requenza alle Celebrazioni Liturgiche ed i buoni frutti che ne derivano. Ogni giorno, sul far della sera, nella Chiesa Cattedrale si recita il Santo Rosario; e,

64 Vedi chierichetti, in Marangoni, o.c., pp. 255-256. Questa Relazione è riportata per intero dal Bergamaschi, II, 338-353.

65 Cfr. Bergamaschi, o.c., II, 354.

107

Page 30: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

ogni terza domenica del mese, nella mattinata, prima della Messa Solen-na, vi si svolge la Processione Eucaristica. (Istituita dal Barbarigo). LA D O T T R I N A CRISTIANA. In tutti i giorni festivi, sia i fanciulli che i rozzi adulti, vengono istruiti sulle fondamentali Verità della Fede cri-stiana. I fanciulli sono separati dalle fanciulle: queste, nella Chiesa di S. Carlo; quelli, in Cattedrale, e sono distribuiti secondo le varie classi. Un CHIERICO del Seminario, ordinato "in sacris", rivolge agli adulti una "breve esortazione". Le scuole dei maschi sono separate da quelle delle femmine ma, fra di loro, c'è una santa emulazione. Alle scuole delle fan-ciulle, dove imparano a vivere la vita cristiana, sia nella città che negli al-tri paesi, presiedono come Maestre quelle "Vergini", di cui si parlerà più avanti. LE BENEDETTINE. Nonostante ripetuti tentativi, ancora non hanno saputo trovare un accordo perfetto per la vita comune. LE SALESIANE, invece, (cioè le Monachelle del Divino Amore, guida-te da Don Biagio Morani), non met tono mai i piedi fuori della Clausura, ma entrano solo nella Chiesa annessa, per la preparazione e la pulizia dell'Altare. La parte migliore e più numerosa osserva le istituzioni di S. Francesco di Sales, ed alcune altre regole aggiunte dall 'EMINENTISSI-MO MIO PREDECESSORE BARBARIGO, "mai abbastanza lodato per i suoi meriti, e di venerata memoria". Regole, che io, perché compro-vate dall 'esperienza, ho confermato. In questo Conservatorio ho trovato sempre una perfetta esattezza nelle pratiche di pietà. Quelle vergini con-ducono una vita angelica, e la santità traspare dalla loro vita, castamente vissuta. Tengono anche una Scuola per le fanciulle, presieduta da due Maestre. LE MAESTRE PIE. La città ha una seconda scuola per le fanciulle, te-nuta da quelle Vergini, che hanno scelto il ministero di insegnare la Dot-trina Cristiana. A questa Scuola vanno tutte le femmine, non solo giova-ni, ma anche le adulte, per pregare, ascoltare qualche lettura spirituale, in modo da dirigere la loro vita al culto di Dio, ed all 'osservanza delle virtù cristiane. Oltre a ciò, fanno esercitare "duecento fanciulle" nei la-vori propri della donna, non in quelli inutili, ma in quelli più comuni. Nella stesa casa abitano anche quelle che si preparano, per un certo tiro-cinio, a far da Maestre nelle Scuole dei paesi della diocesi.

IL SEMINARIO

Di questo santo luogo, che i posteri giustamente chiameranno il CAPOLAVORO DEL BARBARIGO, Monsignor Bonaventura fa una bella descrizione, che in parte già conosciamo. Ci limiteremo all 'impo-stazione ed alla conclusione di questa magnifica pagina.

108

Page 31: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

"Su tutte le opere di questa diocesi, il primo per dignità è il Seminario. Anche se tacessero gli uomini, le pietre stesse racconterebbero la "religiosa pietà" e "l'inclita magnificenza" del Cardinale Barbarigo!...

Qui, tutto infatti da Lui è stato previsto, e a tutto ha dato compimen-to, tanto che veramente sembra che abbia attuato lo scopo che intendeva raggiungere. Nella Chiesa di S. Bartolomeo, a lettere cubitali, aveva fatto scrivere: AD SACRIFICANDAM HOSTIAM LAUDIS ET D A N D A M SCIENTIAM SALUTIS PLEBI EIUS = Questo luogo deve servire per la lode di Dio e per fare apprendere al suo popolo la scienza della sal-vezza.

(Segue la descrizione esatto delle singole cose e azioni del Semina-rio).

Poi, Monsignor Bonaventura così conclude: "Tutto questo deve porsi a lode dell 'Eminentissimo Barbarigo, per-

ché Egli, con spesa e sforzo grandissimo, tutto eresse, tutto promosse. A me, solo questo resta: che, non potendo, coi miei pochi meriti, te-

nere il posto di un Tanto Uomo, mi proponga almeno, ad esempio di esatta imitazione, la paterna sua bontà e il suo paterno amore". I PARROCI. Tutti i parroci compiono bene il loro dovere, sia nell 'ammi-nistrazione dei Sacramenti, che nell 'assistenza ai malati e ai moribondi. In ogni giorno festivo istruiscono il popolo con la predicazione e la cate-chesi. ORDINAZIONI. Seguo l 'esempio del mio E.mo Predecessore: non or-dinare nessuno, che non abbia frequentato il Seminario (almeno per un anno), e ne sia stato dichiarato idoneo. CORNETO (TARQUINIA). Il popolo è incline alla Pietà, f requenta i Sacramenti. Non ci sono scandali, e tutti soddisfano al precetto della Co-munione Pasquale. Molto aiutano la vita cristiana le 5 Confraternite ma-schili, aggregate a quelle di Roma: i confratelli si riuniscono spesso per cantare le lodi del Signore. Le loro regole sono conformi alle leggi disci-plinari della Chiesa.

Il mio E.mo Predecessore istituì anche un PIA CASA per le fanciul-le povere rimaste orfane.

Le testimonianze dei posteri.

1685

La prima, e forse la più bella testimonianza della sua Santità, gli viene 66Dagli Appunti manoscritti "Quaderno Bergamaschi", (Arch. del Sem.).

109

Page 32: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

proprio dal suo più grande avversario, il generalissimo Francesco Moro-sini... Nella lettera al Doge, in cui accusava il Barbarigo di avergli mancato di rispetto, il Morosini dice queste parole; "Mi trovo per altro anche nel de-bito di attestare che, quanto si fa conoscere scrupoloso il Prelato nel so-stenere con eccedente zelo il "Jus" della Chiesa, fa risplendere altrettan-to l'esemplarità d'una vita consacrata al servizio del Signore Dio, mentre con l'uso delle astinenze, delle orazioni continue, delle elemosine, e delle altre opere, eccita la venerazione più distinta e devota".61

Questa lettera l 'ha scoperta il Bergamaschi: prima di lui nessuno la co-nosceva, perché appartenente all'Archivio Segreto. Il merito si deve alla presentazione del Bergamaschi fatta dal Cardinale La Fontaine, Patriar-ca di Venezia e Viterbese di nascita, che aveva molta stima del Bergama-schi.

10 ottobre 1690 11 Comune di Montefiascone, r ispondendo ad una lettera del Cardinale, che domandava qualche aiuto per l 'erezione del Seminario, così docu-mentava la sua disponibilità: "Essendosi osservata manifestamente la pietà ammirabile di questo Eminentissimo Signor Cardinale Barbarigo, ed il suo fervore attentissimo che l'Eminenza sua tiene, (oltre all'infinita ap-plicazione al governo della sua Chiesa e reggimento del popolo, con la per-fetta guida dei suoi santi ordini), ...per corrispondere alla somma pietà dell 'Eminentissimo Sig. Cardinale nostro Vescovo... concediamo".68

1697 Il DE RUBEIS, il primo dei professori illustri del Seminario, chiamatovi dallo stesso Barbarigo all ' insegnamento del Latino, nel discorso fune-bre, da lui pronunciato nella Cattedrale di Montefiascone, in morte di S. Gregorio Barbarigo, nel 1697, alla presenza del nostro Marco Antonio, dice che il grande defunto vive, oltre che nelle sue opere famose lasciate a Padova, "come una similissima immagine" nell 'E.mo Marco Antonio, degno erede della sua pastorale sollecitudine e della sua pietà". (In Fu-nere Emi Gregorii Barbadici Oratio, Montefiascone, 1697).69

1698 Il Padre Giuseooe Frezza, minore conventuale, di Grotte di Castro, pae-se della diocesi di Montefiascone, nel suo libro IL CANTORE ECCLE-

67 Cfr. Bergamaschi, o.c., II, 324, nota I. 68 Cfr. Arch. Comun. di Montefiascone, libro 30 riform., pp. 90-92. 69 De Rubeis, in Funere E.mi Gregorii Barbarici Oratio, M. F., 1967.

110

Page 33: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

SIASTICO, stampato a Padova, nel 1698, dalla Tipografia di quel Semi-nario, dedicandolo al Nostro, fra l 'altro dice: "Considerato il grande ze-lo, che ha Ella sempre mostrato al decoro della Casa di Dio, massime in ciò che riguarda le Funzioni Ecclesiastiche, stimai bene di pubblicare il mio C A N T O R E ECCLESIASTICO. Mi si è presentata la comodità d ' imprimerlo nella Stamperia del Seminario, eretta dall 'E.mo sig. Cardi-nale Gregorio Barbarigo, con cui Vostra Eminenza, oltre al casato, ha comuni quelle doti, che l 'hanno acclamato UN SAN CARLO DEL NO-STRO SECOLO".

1699 Marco Antonio Ferrazzi, professore e prefetto degli studi nel Seminario di Padova, dedicando al Barbarigo il suo libro EPISTOLARUM PARS PRIOR, stampato a Padova nel 1699, scrive: "Tu sei stato eletto cardina-le per i tuoi grandi meriti, per il tuo impegno nella pietà, per l ' innocenza dei tuoi costumi, per la tua vita irreprensibile fra i vescovi buoni, per la fermezza invincibile delle tue convinzioni, per aver saggiamente ammi-nistrato la diocesi di Corfù, per le accuse ricevute per difendere i santi di-ritti della Religione. La nobilità della tua Patria e della tua Famiglia, la gloria dei tuoi Antenati, i molti pregi della tua fortuna personale, ti por-tarono al Sacerdozio, ed alla carriera Ecclesiastica, per cui le tue virtù così tanto eminenti non potevano rimanere nascoste, ma era giusto che potessero ridondare a sommo benefìcio di tutto il mondo cristiano. Per questo sei stato collocato nelle vicinanze di Roma, direi quasi alle sue porte, dove queste tue esimie virtù possono essere più visibili alla città di Roma, delle altre città d'Italia, ed anche delle regioni più lontane".

1703 Giovanni Chiericato, Prete dell 'Oratorio di Padova, e Vicario Generale di S. Gregorio, dedicò al Nostro le sue DECISIONES MISCELLA-NEAE (Venezia, 1703), e, nella dedica, scrive che il Cardinale ricalcava talmente le virtù e le qualità personali di Gregorio Barbarigo, da averne riprodotto una immagine perfetta nella sua vita personale, come avreb-be potuto fare uno straordinario pittore, poiché nella vita di Marc'Anto-nio sembra proprio di vedere l'aspetto dell'E.mo Vescovo di Padova. Ed il Chiericato ricorda anche che, a Montefiascone, aveva suscitato parroci e confessori dotti e appassionti della spiegazione della Dottrina Cristiana e dell 'amministrazione dei Sacramenti, a vantaggio di quelle popolazio-ni. Per i giovani Chierici aveva fondato un Seminario, perché fossero istruiti nelle lettere umane e sacre, e dove anche i giovani nobili laici stu-

111

Page 34: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Clemen te XI (1700-1721). È il Papa che tanto stimava ed amava il Barbarigo: a lui chiese un prò memor ia per una efficace Riforma della Chiesa di Roma.

112

Page 35: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

diavano, "per essere un giorno preparati ad istruire a loro volta i LAICI".10

1704 Il LUCENTI, pubblicando a Roma, nel 1704, la famosa ITALIA SACRA dell'Ughelli, da lui ristretta a quattro volumi, ma aggiornata fino ai primi del settecento, ci lasciò una breve ma bella biografia del Barbarigo, da cui stralciamo alcuni passi più salienti, traducendoli dal latino: "Nomi-nato Vescovo di Montefiascone e Corneto, si è dedicato subito alle cose più urgenti, tentando tutte le strade, facendosi MODELLO DEL G R E G G E AFFIDATOGLI , per condurre le popolazioni, che Cristo gli aveva affidato, all 'osservanza della disciplina ecclesiastica, con la pub-blicazione di appropriate leggi. Si occupò anche in sommo grado del suo Clero, dal quale deriva poi ai secolari l 'esempio, sotto tutti gli aspetti, di una vita santamente esemplare, fondando tra l'altro uno SPLENDIDO SEMINARIO, fornendolo di SCELTI MAESTRI, capaci di ben cono-scere l ' indole degli alunni, di tener conto delle diverse età della vita, e di indirizzare con molta finezza le loro qualità. Al presente pasce il suo gregge, e lo difende da eventuali pericoli. Visita personalmente le sue diocesi, avvicina con amore ogni persona, e favorisce con somma bene-volenza le Comuni tà religiose. Non si assenta mai da questi doveri, se non quando gli impegni della Porpora Cardinalizia lo richiamino altro-ve. Non lascia mai cadere l 'occasione di fare del bene, per la sua Chiesa Diocesana o per quella Universale, ogni qualvolta gliene si presenti l 'op-portunità".

1700-1706 Negli ultimi anni della vita un PRELATUZZO della Corte Romana, (così lo chiama il Bergamaschi), e che si permetteva di dare "sferzate" anche all'opera del Papa Innocenzo XI, e di Cardinali, scrisse una bio-grafia anche del Nostro, rimasta manoscritta all 'Archivio Vaticano. Fra cose non vere, o esagerate, o male interpretate, ci lascia anche una testi-monianza delle buone qualità del Barbarigo, che sono tanto più preziose perché vengono da parte di un non simpatizzante. "Fu fatto vescovo di Montefiascone e Corneto, dove VIVE T U T T O APPLICATO ALLA BUONA DISCIPLINA DELLA SUA DIOCESI. Benché sia zelante so-verchiamente indiscreto, nondimeno, per i suoi integerrimi costumi, è molto commendabile , vivendo premuroso di riparare agli inconvenienti e danni di Santa Chiesa, come: scacciare gli abusi della Corte di Roma, e

70 Cfr. Bergamaschi, II, 319-320.

113

Page 36: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

provvedere all 'ateismo introdottovi, prima che più oltre si avanzi, de-stando l 'empietà che vi si adopera, con mancare alla carità verso il pros-simo, e con avvalorare anche l'eresia". (Si allude qui alla lettera che il Santo Cardinale, dietro invito di Clemente XI, scrisse allo stesso Ponte-fice; e ci fa conoscere anche una circostanza, che non appare dai suoi biografi, ma che a Lui torna a gran lode, che cioè predicava con molta forza in Roma, nelle Chiese di cui era Titolare, prima a Santa Susanna e poi a S. Marco, contro gli abusi della CORTE DI ROMA). Fu tenuto per un uomo dabbene, di vita incolpabile, di buon cuore, bene istruito nelle morali, studioso del Salterio, sapeva a mente la Dottrina cristiana ed era abilissimo a raccontare esempi dal tratto fiorito. È grande elemosiniero, e, con suo gran dispendio, ha di nuovo edificato un Seminario, che Egli quasi mantiene del proprio per i suoi diocesani". Il PRELATUZZO aggiunge anche altre opere di carità, ed infine conclu-de: non si cura delle dicerie degli uomini, ma si ride di tutto ciò che non giova alla salvezza dell 'anima, adattandosi l ' insegnamento di Plinio il Giovane: MULTI F A M A M , PAUCI CONSCIENTIAM VERENTUR = MOLTI SI PREOCCUPANO DELLA FAMA, POCHI DELLA CO-SCIENZA.71

Le testimonianze sulla vita e le opere del Barbarigo

I TESTIMONI OCULARI: ne ricordiamo ancora i tre più significativi. Il 30 maggio 1706, quattro giorni dopo la sua santa morte, una testi-

monianza, a caldo, ce la dà l 'anonimo devoto della Madonna della Quer-cia: L 'ANIMA SUA È VOLATA AL CIELO, IN PREMIO DELL'AN-GELICA VITA C H E T E N N E IN TERRA.

Dopo pochi giorni, il Cardinale Santacroce, Vescovo di Viterbo, fa-cendosi promotore di un solenne funerale per il TRIGESIMO, scriveva:

71 Mons. Tommaso Leonetti ha fatto piena luce su questo "Prelatuzzo" (come lo chiama il Bergamaschi) autore di una vita del Barbarigo: perchè il codice più completo che lo riporta è proprio quello conservato in Capua, la città di cui Mons. Leonetti fu Ar-civescovo per molti anni. Si tratta del Conte Orazio D'Elei, che era in servizio presso l'Ambasciatore di Toscana a Roma. In punto di morte il D'Elei, "ritrattò pubblicamen-te le vite degli Eminentissimi Cardinali, scritte con si poca verità, e tanta passione": so-no sue parole. Tolte le critiche, fatte in occasione del Conclave del 1700 che portò al Pa-pato Clemente XI, non rimangono che le cose oggettivamente buone in molti Cardina-li, ma, a dir la verità, in particolare nel nostro Cardinale Barbarigo, che, come abbiamo ascoltato più sopra "in Montefiascone viveva tutto applicato alla buona disciplina della Sua Diocesi, e, per i suoi integerrimi costumi, era molto commendabile.... ed ave-va edificato un Seminario che manteneva del proprio per i suoi diocesani".

114

Page 37: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

GLI ESEMPI DI CARDINALI BEN PROVVEDUTI CHE NON LA-SCIANO C H E 14 SCUDI, CON MOLTI DEBITI, NON SONO COSÌ FREQUENTI AI NOSTRI GIORNI.

Monsignor Bernardino Recchi, qualche mese dopo, nella sua LA-ZIONE a Papa Clemente XI, dove emerge la grande Fede del Barbarigo, scriveva: COL MORIRE COSÌ POVERO, PARE CHE IL SIGNORE L'ABBIA VOLUTO ESAUDIRE NEL DESIDERIO C H E MI AVEVA U N A VOLTA C O N F I D E N Z I A L M E N T E ESPRESSO: PER LE OPE-RE C H E AVREBBE LASCIATO IMPERFETTE ALLA SUA MORTE, NE AVREBBE IL SIGNORE PRESO I PENSIERI.

GLI STORICI

1707 In un libro storico sulla NOBILTÀ VENETA, il Padre Frescot Casimi-ro, scrive: M.A. Barbarigo, promosso da Innocenzo XI, del titolo di S. Marco, Vescovo di Montefiascone, MORTO LI GIORNI SCORSI IN CONCETTO DI SANTITÀ.7 2

1712 Nella vita di Monsignor Luigi Rizzini, vescovo di Bergamo, scritta da un Gesuita, si legge: Tra i Vescovi consacranti il Rizzini, uno fu il Cardinal M.A. BARBARIGO, VESCOVO DI MONTEFIASCONE, MORTO POCHI ANNI OR SONO IN CONCETTO DI SANTITÀ, e PREDISSE AL RIZZINI UN FELICE E SANTO GOVERNO.7 3

1732 Sono passati ormai 26 anni dalla morte: le test imonianze diventano qua-si storia. Due tra le più autorevoli sono di due religiosi: Padre Andrea Girolamo Andreucci, gesuita, e Padre Francesco Di Simone: biografi di due autentiche sante: la Beata Rosa Venerini (Andreucci) e Santa Lucia Filippini (Di Simone), le quali erano state collaboratrici dirette del Bar-barigo. Test imoniano ciò che hanno udito e ciò che personalmente han-no cercato di conoscere. "L'E.mo Cardinale M. A. Barbarigo, Vescovo di Montefiascone, dice il Padre Andreucci: basta averlo nominato per ingeri-re subito in chi legge la rimembranza di un Ecclesiastico, d'un Pastore d'anime, di un Principe di S. Chiesa il più esemplare, il più zelante, il più

7 2 C f r . B e r g a m a s c h i , 11, 322. 7 3 C .s . , II, 323 .

115

Page 38: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

santo di quanti forse, ai nostri giorni, abbiamo imitato le azioni gloriose di S. Francesco di Sales e di S. Carlo Borromeo ".u

IL PADRE DI SIMONE, dei Padri Pii Operai; "quasi ad ogni pagina, parla dello ZELO, delle VIRTÙ, della SANTITA del CARDINAL BAR-BARIGO, perché il racconto delle virtù e della santità di Lucia, è anche affermazione della SANTITÀ del Cardinale, non essendo la santità del-la Filippini, che un riflesso della SANTITA DEL CARDINALE".7 5

Nello stesso anno 1732 veniva pubblicato a Padova un magnifico li-bro: N U M I S M A T A VIRORUM ILLUSTRIUM EX BARBADICA GENTE, nel quale si elogia non solo il Barbarigo, ma anche la sua Opera più importante: il Seminario. Ne traduciamo una parte. "Edificò un COLLEGIO MAGNIFICENTISSIMO, per l ' istruzione dei CHIERICI e dei GIOVANI NOBILISSIMI (i CONVITTORI), provenienti DA OGNI PARTE D'ITALIA, con una BIBLIOTECA DI GRAN VALO-RE, una TIPOGRAFIA per stampare i libri ad uso degli studenti e le opere degli stessi, meritevoli di essere date alle stampe: gli costarono ol-tre centomila scudi d'argento; ed anche U N A CHIESA ELEGANTIS-SIMA, A D O R N A DI QUADRI MOLTO ARTISTICI, ed anche di M O L T A PREZIOSA SUPPELLETTILE: nella quale i suoi Chierici po-tessero attingere IL G U S T O DELLE COSE DI DIO. FU SEMPRE VIGILANTE per l 'osservanza della DISCIPLINA EC-CLESIASTICA, per la quale tenne MOLTE CONGREGAZIONI DIO-CESANE DEL CLERO, ed anche ALCUNI SINODI. Visitò PERSO-NALMENTE, OGNI ANNO, la sua diocesi, non tralasciando mai alcu-na iniziativa.

Nello stesso periodo, Giovanni Marangoni, biografo del Barbarigo, scrive anche la VITA DEL SERVO DI DIO DON BIAGIO MORANI, (stampata postuma nel 1763). Nominando il Barbarigo, dice: LA SUA MEMORIA IN QUELLE DIOCESI VIVRÀ IN ETERNO, PER LE IMMENSE FATICHE DEL SUO ZELO PASTORALE CON LE QUALI LE RIDUSSE QUALI GIARDINI, I PIÙ FIORITI D 'OGNI VIRTÙ.76

1743 La sua grande pietà e la sua eroica pazienza furono conosciute anche in Francia. Nel G R A N D E DICTION AIRE HISTORIQUE di Louis More-ri, si dice: Innocenzo XI lo nominò Cardinale e Vescovo di Montefiasco-

74 Cfr. Andreucci, Vita di Rosa Venerini, Roma, 1732, 24-25. 75 Cfr. Bergamaschi, o.c., II, 329. 76 Cfr. Marangoni, Vita di Don Biagio M., p. 15.

116

Page 39: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

ne, DOVE PASSÒ I SUOI GIORNI IN CONTINUI ESERCIZI DI PIETÀ... SOSTENNE SEMPRE CON ESTREMA PAZIENZA LA CONFISCA DEI SUOI BENI (da parte di Venezia, per il contrasto col Morosini), che, per le sue grandi opere, gli sarebbero stati tanto utili.77

1786 L 'OPERA DEL BARBARIGO, così dettagliatamente descritta, nei suoi diversi aspetti, da varie e illustri persone, possiamo ammirarla in una ORAZIONE di Giuseppe Sartini, il più erudito degli ex-alunni del Semi-nario, che la scrisse, in elegante latino, e la fece leggere al Chierico Parri di Piansano, nel Salone del Seminario, alla presenza del Cardinal Ga-rampi. Ne riportiamo una pagina, in una versione accessibile a tutti. La Santità della sua vita scende anche ai piccoli fatti, che si tramandava-no di bocca in bocca. "Non ci fu malato che Egli non visitasse e consolasse con parole soavi di grande umanità; esortandolo ad aver fiducia nella misericordia e nell 'aiuto di Dio. Famiglie, nate ricche, ma ridotte alla miseria da qual-che disgrazia, fu rono sempre da Lui aiutate, anche per anni interi, gra-tuitamente. Teneva sempre abbondanti riserve di grano per aiutare le donne povere nelle loro necessità. Mandava in segreto sussidi gratuiti a chi, dovendo riparare e ripulire la casa, non ne aveva i mezzi necessari.

Riparò, a sue spese, le Chiese pericolanti a causa del terremoto, o di vecchia costruzione. Dotò le fanciulle che, per la loro povertà, non pote-vano accasarsi. Aiutò le vedove e i fanciulli orfani, pagando i debiti che non avrebbero mai potuto soddisfare, con pericolo anzi di perdere anche quel poco che possedevano.

E, mentre per i bisognosi era tanto buono e generoso, con se stesso era parco e frugale. I suoi pasti erano sempre modesti, le sue suppellettili non oltre il necessario. Vestiva senza ricercatezze e senza eleganza, cer-cando di risparmiare molto negli acquisti, per poter essere più generoso verso i poveri.

Si mantenne per tutta la vita com'era stato nella fanciullezza: molto modesto e serio, con comportamento sempre sereno e composto, che traspariva anche dall 'esterno, per il candore straordinario, che emanava dall 'animo.

Esigente con se stesso, benevolo con gli altri. Non respinse mai chi gli chiedeva udienza, anzi riceveva tutti con grande affabilità, e cercava di poter essere sempre di aiuto. Era sempre disponibile in tutto.

Compiva con pietà e devozione i suoi doveri di Vescovo, e, tutto il

77 Bergamaschi, II, 329-330.

117

Page 40: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

tempo che gli rimaneva libero, invece di dedicarlo, come fanno i più, al riposo o alla distensione, lo impiegava o a recitare le lodi del Signore, sempre in ginocchio, o ad approfondire le Opere dei Padri, o alla con-templazione delle cose celesti.

Spiritualmente ricco, per tutte queste opere compiute, ed ornato anche di altre grandi virtù d 'animo, M.A. Barbarigo si separò dalla sua Diocesi, dopo averla visitata ogni anno e dotata di istituzioni e di chiare leggi nel Sinodo Diocesano. Superando tutti gli incomodi e le difficoltà incontrate, fu chiamato da Dio a ricevere il premio dei Giusti."

Questa ORAZIONE fu composta per l 'Ottantesimo della morte del Barbarigo, nel 1786.

Il Bergamaschi, nell 'affermarne la paternità al Sartini, vi mette un "pare", perché, nell ' introduzione alla sua Vita del Barbarigo in due gros-si volumi, aveva detto che un vecchio professore gli aveva riferito che quella Orazione sarebbe stata opera del Lucini mentre insegnava Retori-ca nel nostro Seminario.

A parte il fatto che il Lucini insegnò dal 1763 al 1769, mentre l'Ora-zione fu letta nel 1786, preferiamo la paternità del Sartini, perché il Sarti-ni era stato incaricato di commemorare ogni anno qualche personaggio illustre del Seminario stesso in pubblica ACCADEMIA al SALONE, ma il primo ad esser commemorato doveva essere il FONDATORE.

Nelle parole del Sartini si sente l'eco, ancor vivo ai suoi tempi, dei primi Superiori e Professori del Seminario, che avevano, (i più anziani), conosciuto il Barbarigo di persona, oppure attraverso i suoi primi amici e conoscenti, e ne tramandavano la fama ai loro alunni e convittori, i quali, proprio al tempo del Garampi, raggiunsero il massimo numero.

Che poi questa voce non si fermasse al 1786, è lo stesso Sartini a ri-ferircelo, qualche anno più tardi, quando, scrivendo la vita del Prof. MOOR, dirà: M. A. BARBARIGO: il suo nome è sempre sulla nostra boc-ca con grato ricordo, e vivrà anche presso i posteri di imperitura memoria.1*

Nel 1815, lo testimonierà anche Monsignor Licca, uno dei deportati in Corsica al tempo di Napoleone, e poi nominato Vicario Generale di Montefiascone, in una lettera al Cardinal Gazola: "IL BARBARIGO, CHE HA DATO LA PRIMA ESISTENZA AL SEMINARIO, ERA UN SANTO, E TANTI MONUMENTI NEL SEMINARIO PERPETUA-NO LA MEMORIA DELLA SUA BENEFICENZA".7 9

Il NOVAES, negli ELEMENTI DELLA STORIA DEI SOMMI

78 G . S a r t i n i , V i t a e I l lus t r . P ro f . S e m . M . F . , (1844) . 19 B e r g a m a s c h i , II, 332.

118

Page 41: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

PONTEFCI, pubblicato nel 1822, ha scritto: M.A. BARBARIGO fu creato Prete di S. Susanna e Vescovo di Montefiscone, dove PIENO DI MERITI MORÌ".80

Anche il MORONI, nel suo famoso Dizionario, dopo aver elogiato la F O R T E Z Z A DEL BARBARIGO NEL SOSTENERE I DIRITTI ECCLESIASTICI, e ricordato gli INSIGNI M O N U M E N T I DELLA SUA LIBERALITÀ e M A G N I F I C E N Z A , conclude: RICOLMO A DO-VIZIA DI MERITI, COMPÌ LA SUA CARRIERA NEL 1706".81

Nel 1865 (14 dicembre), il Prof. RICCA Guglielmo, nell 'Orazione inaugurale degli studi, al tempo dei Gesuiti, così lo ricorda: M.A. BAR-BARIGO, nome che SARÀ SEMPRE IN BENEDIZIONE, IN LODE E NELLA PIÙ ONORATA E CARA MEMORIA, non tanto per nobiltà dei natali, quanto più assai per dirittura di mente, e per merito di virtù. FU L 'UOMO CHE DIO, nella sua pietosa misericordia, D O N Ò A NOI QUALE A N G E L O TUTELARE, apportatore di ogni benessere religio-so e sociale. V E R A M E N T E EMINENTISSIMO, non per lo splendore della porpora, ma PER LE S O M M E VIRTÙ con cui la onorò. CONCE-PÌ LA MAGNIFICA e alta idea della FONDAZIONE DI QUESTO SEMINARIO, che rendesse sempre perpetua, duratura e ben diretta l 'educazione nella scienza, nella disciplina e nella morale, che, nella sua sapienza, ritenne conveniente ed opportuna ad una saggia e religiosa istituzione, che forma il benessere naturale e soprannaturale dell '"uo-mo ragionevole".82

I Vescovi successori del Barbarigo hanno avuto sempre grandi elogi per Lui, specialmente per la sua grande pietà, e lo hanno chiamato: pio, piissimo, venerabile, santo ed anche santissimo. Ai Vescovi zelanti e fautori di opere sulla sua scia, si dava questo appellativo: È un altro Bar-barigo! E lo abbiamo sentito anche noi con gli ultimi due Vescovi: Mon-signor Rosi e Monsignor Boccadoro, che, in due, hanno governato la diocesi di Montefiascone per quasi 80 anni di episcopato, ricco di opere al tamente stimate: basti pensare alla SCUOLA ARTI E MESTIERI "CARDINAL SALOTTI".

Sebastiano Serena, che pubblicò un libro di 42 Lettere ancora inedi-te di S. Gregorio Barbarigo, nel 1938, in una nota alla lettera XIX, a pag. 21, dice: Innocenzo XI creò M.A. Barbarigo Cardinale di S. Susanna e gli diede la diocesi di Montefiascone, dove, EREDE DEGNO, come lo

80 Novaes... XI, 53. 81 Moroni, III, 102. 82 Montefiascone, 1865, 27...

119

Page 42: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

dice anche il Pastor, DELLO SPIRITO DI GREGORIO, PROMOSSE LA RELIGIONE E GLI STUDI IN M O D O MERAVIGLIOSO.

In questa lettera, scritta il 19 settembre 1686 a Giovanni Pastrizio, a caldo della nomina cardinalizia di Marco Antonio, S. Gregorio così ini-ziava: "nella nomina del nuovo sig. Cardinale, merito che Vostra Signo-ria mi abbia comunicata la sua allegrezza, come quello che n 'ha goduto sopra tutti, per tante ragioni pubbliche e particolari, per le quali ho con-siderato questo successo come mio proprio."

Abbiamo sotto gli occhi l'articolo sul Barbarigo uscito in questi ul-timi anni, a firma di G.F. Torcellan, nel Dizionario dei Grandi Italiani.

In sostanza, l'articolo è abbastanza positivo: è lungo poco più di 3 pagine, ma dà uno schizzo completo. Alcune frasi:

"Le sue doti di governo, dice, gli meritarono la fama di un altro Car-lo Borromeo, e il suo nome è ancor oggi affidato a due grandi realizza-zioni religiose: il CELEBRE SEMINARIO, intitolato al suo nome, nel quale PROMOSSE I BUONI STUDI, donando con magnificenza del suo, per ampliarne i mezzi e le possibilità, e DOTANDOLO DI U N A RICCA BIBLIOTECA; e l ' ISTITUTO DELLE SCUOLE E MAESTRE PIE, per l 'assistenza alle fanciulle del popolo, arrivando ad aprire più di dieci scuole nei principali centri della diocesi.

Grande spettacolo di abnegazione diede il Barbarigo nel 1695, in occasione di un grave terremoto, che devastò larghe zone della regione a Lui affidata.

Nel Conclave del 1691 fu fatto da alcuni il suo nome fra i papabili, e a quello del 1700 fu proposto come uno fra i 16 candidati del potente Car-dinale Albani".

Una nota stonata

Il Marchese Prolegio (?), Canonico e Vicario Capitolare di Padova, scrive nel 1805 la "Serie cronologica istorica" dei Canonici di Padova, e parla necessariamente anche del Barbarigo.

Ma è ormai troppo tardi: è passato quasi un secolo dalla morte del Cardinale: sono scomparsi tutti quelli che lo avevano conosciuto perso-nalmente, ed anche quelli della seconda e terza generazione, che aveva-no conosciuto i suoi amici e discepoli.

Inoltre, la testimonianza di un Canonico della Cattedrale di Pado-va, è da prendersi "con le molle" per molti motivi: perché una Cronolo-gia è una cronologia di fatti di cronaca, anche utili, ma non per trinciare giudizi suggeriti spesso da preconcetti di parte: una cronologia non è

120

Page 43: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

una storia, la quale si fonda sui documenti sicuri, scrutati senza pregiu-dizi di sorta, per poter dare un giudizio equilibrato.

Il Barbarigo accettò il canonicato con l ' intenzione di difendere il Cardinale Gregorio, perché giudicava, in coscienza, esatte le sue ragioni nel contrasto con i canonici. È raro che fra il Vescovo e i Canonici di un Capitolo Cattedrale ci sia sempre accordo perfetto: tot capita tot senten-tiae!

La tradizione orale di quei canonici si tramandava, di bocca in boc-ca, e non era certo favorevole al Nostro, che, per amore al santo Vescovo di Padova, si prendeva le odiosità del Capitolo.

D'altra parte non si può neanche pretendere che un canonico possa saper giudicare e interpretar bene i documenti che cita. Altri documenti , come nel caso di questa "cronologia", gli possono anche sfuggire. A par-te quindi gli eventuali errori storici e le valutazioni non buone dei fatti, anche il suddetto Marchese-Canonico ci lascia qualche test imonianza preziosa. Qualche frase: "Il Barbarigo andò alla sua residenza di Corfù, ove si comportò; "per del tempo" da ottimo vescovo.

(Segue la descrizione dello scontro col Morosini, che il Marchese attribuisce ad un altro personaggio, al generale F. Valier, con altri errori che è facile smentire alla luce di documenti sicuri e innoppugnabili, cita-ti dal Bergamaschi. Il Bergamaschi infatti potè consultare anche quelli rimasti fino ad allora segreti, perché glieli procurò il Viterbese Cardinal LA FONTAINE, Patriarca di Venezia, al quale rivolge un pubblico rin-graziamento a pag. 234 del I Volume della VITA DEL BARBARIGO. Ci sentiamo in dovere di ringraziare, dice, il Sig. Cardinale LA FON-TAINE, Patriarca di Venezia, per averci procurato la maggior parte dei documenti preziosi, tratti dall 'Archivio di Stato di Venezia).

Anche il fatto del Cardinalato, conferito al Nostro da Innocenzo XI, non è accettato bene dal Marchese: "Giunto in Roma, il Barbarigo fu as-sai bene accolto da Innocenzo XI, e, forse, con non avveduta parzialità, promosso, troppo sollecitamente al Cardinalato, facendolo anche Ve-scovo di Montefìascone e Corneto. Ma alla fine conclude bene: Ebbe l'elogio di ZELANTE, nel Conclave, e di ottimo vescovo di Montefìa-scone, ove compì i suoi giorni il 26 Maggio 1706, e fu sepolto nella Catte-drale.83

83 Dal Quaderno ms. del Bergamaschi (Arch. del Semin.).

121

Page 44: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello
Page 45: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

VERSO LA GLORIFICAZIONE

(Riporteremo le notizie del Bergamaschi, completate da altri parti-colari a lui sfuggiti e suggeritici da Monsignor Latino Salotti e Monsi-gnor Chierichetti).84

Il ventinove luglio 1920, dopo la pubblicazione delle sue virtù ed opere pastorali, s 'accrebbe in tutti il desiderio di rivedere la sua SALMA e collocarla in posto onorevole. Perciò, Monsignor Giovanni Rosi, ve-scovo di Montefiascone, dietro domanda del Capitolo della Cattedrale, del Seminario, delle Maestre Pie, e della Congregazione del Divino Amore, alla presenza di Monsignor Trenta, vescovo di Viterbo, di Mon-signor Giacomo Sinibaldi, vescovo titolare di Tiberiade, della Congre-gazione dei Seminari, del Capitolo e Clero, delle Maestre Pie e delle Re-ligiose del Divino Amore, procedeva alla esumazione della salma.

Con dolore di tutti si vide che la tomba del santo Cardinale era stata violata. La cassa di piombo era stata tagliata ai tre lati: il coperchio della cassa di legno spaccato in tre pezzi per la forza usata nell'aprirlo. La sal-ma esposta già da anni a contatto dell'aria, si era consumata, e solo si vi-de lo scheletro, ricoperto degli abiti pontificali, con la mitra in testa e lo zucchetto rosso ben conservati, le mani stese sul corpo ricoperte dai ri-tuali guanti di seta, e i piedi ugualmente dai gambali di rito: il tutto rico-perto da una pianeta violacea. La salma, dal capo ai piedi, misurava me-tri 1,90.

Monsignor Sinibaldi, con devozione ed amore, aiutato dalle Mae-stre Pie e dalle Religiose del Divino Amore, levava il calcinaccio e i rotta-mi, e poi gli abiti pontificali, che venivano consegnati in parte ai presen-ti, per soddisfare la loro devozione, e in parte alle Maestre Pie, perché li pulissero e li conservassero.

Monsignor Sinibaldi, coi presenti, estrasse poi, poco a poco, tutto lo

84 Bergamaschi, Vita breve del Barbarigo, 14-16. L. S a l o t t i , Il S. Carlo del L.S., 89-92 . C h i e r i c h e t t i , Diario del Semin. di M . F . (ai re la t iv i a n n i ) .

123

Page 46: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

scheletro, che il Dott. Alcide Paterni, ex-alunno del Collegio Barbarigo, componeva su nitida tovaglia, felice di prestare la sua opera al Cardinale, per l 'educazione ricevuta nel suo Collegio.

Le ossa furono poi rinchiuse in un elegante cofano di noce lucido, a forma di urna, sormontato da una croce e con la targa portante la indica-zione: OSSA CARD. MARCI ANTONII BARB ARDICI HIC DEPOSI-T A KAL. SEPT. MCMXX. Nell ' interno un tubo di piombo, con apposi-ta iscrizione latina, in memoria della ricognizione fatta, e con l 'augurio di prossima Canonizzazione.

Qualche settimana dopo, il 1° settembre successivo, alla presenza delle suddette Rappresentanze, il prezioso cofano-urna venne religiosa-mente deposto nello stesso sepolcreto di S. Lucia Filippini, nella Chiesa Cattedrale, dinanzi all'altare della Madonna del Rosario.

Sopra il sepolcreto, fu posta poi una lapide marmorea, con questa ISCRIZIONE.

In questo sepolcro dove giacque

Lucia Filippini da Pio XI Sommo Pontefice Elevata agli onori dell'altare riposano le venerate spoglie

del piissimo Cardinale Marco Antonio Barbarigo

Vescovo di Montefiascone e Corneto del Seminario fondatore munifico

della Beata Filippini Padre e Maestro e con Lei delle Scuole Pie Diocesane

provvido istitutore Clero e popolo

memori delle sue eminenti virtù qui lo trasferirono nel 1920

La duplice cassa fu trasportata nel Seminario, dove è religiosamente cu-stodita.

Elogio del Barbarigo

Sotto il capo della salma si ritrovò la pergamena, postavi dai con-temporanei del Cardinale, racchiusa in un tubo di zinco, già tutto corro-

124

Page 47: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

so. Nella pergamena abbastanza conservata, era steso l'elogio latino, che, volto in italiano, dice così:

In questa cassa è racchiuso il Corpo di Marco Antonio Barbarigo, Cardinale di Santa Romana Chiesa, e nobile Patrizio Veneto.

Fin dalla prima età, vestendo ancora l'abito secolare, diede indizi manifesti della sua futura pietà; essendogli stata data in modo speciale l 'amministrazione delle cause pie, nel disimpegnarle parve preludere ai doveri degli Ecclesiastici.

Vestito l'abito ecclesiastico, visse sotto la guida dello zio Cardinale Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova, dal quale apprese a ricopiare in sè S. Carlo Borromeo, appena da Innocenzo XI fu creato Arcivescovo di Corfù, e poi trasferito a questa diocesi, dopo esser stato fatto Cardinale per molti suoi meriti, ma specialmente per aver difeso, con invitta co-stanza, senza timore alcuno, i diritti della Chiesa contro le autorità civili.

Ci vorrebbero dei volumi interi per notare le eroiche gesta di santità da Lui compiute nell 'Episcopato. Tra le principali sono da annoverarsi: il Seminario, da Lui fondato, che tanto si distingue per la pietà e per lo studio delle lettere; e le Scuole, che istituì per tutta la diocesi, per l'istru-zione delle fanciulle.

Tanta fu la sua liberalità verso i poveri, il suo zelo per la disciplina ecclesiastica, la sua affabilità con tutti, la sua premura in tutti i suoi do-veri pastorali, che la sua memoria rimarrà in benedizione.

Nella Festa dello Spirito Santo, benché si sentisse male, volle cele-brare la Messa Solenne, chè aveva l 'abitudine di ripetere che un Vesco-vo deve morire col Pastorale in mano.

Fatto il Pontificale, nel giorno terzo da che erasi messo a letto, fu ra-pito in Cielo, il 26 maggio 1706, sessantesimo sesto della sua età, nel giorno di S. Filippo Neri, a cui professò grandissima devozione.

Nell 'andare in Paradiso, fu accompagnato dalle lacrime di tutti, e speriamo e preghiamo che di lassù pensi a noi. Così sia.

Esumazione della salma di Lucia Filippini

La mattina del 20 maggio 1926, nella Cattedrale di Montefiascone, Monsignor Giovanni Rosi procedette all 'esumazione della salma della Venerabile Lucia Filippini, di cui era prossima la solenne Beatificazio-ne. Anche i seminaristi furono ammessi ad assistervi nell ' interno della Cattedrale.

Compiuta l 'esumazione, la ricognizione e l 'apertura della cassa,

125

Page 48: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

questa, ricoperta di ricchi veli, venne trasportata a spalle, da sacerdoti, precedendo i chierici in cotta, alla Casa Madre delle Maestre Pie, e depo-sta nella loro Cappella, per l 'estrazione e ricomposizione delle Reliquie. Assistette, fra gli invitati, S. E. Monsignor Carlo Cremonesi , Elemosi-niere segreto di Sua Santità, e Superiore delle Maestre Pie di Roma, i Ve-scovi di Viterbo e di Acquapendente, le Autorità e prime Personalità della Città, il Clero, e, fuori della Cattedrale, per il passaggio del breve corteo, grande ressa di popolo festante.

Il processo ordinario di beatificazione del Barbarigo.

Dopo la Beatificazione di Lucia Filippini (giugno 1926), il Vescovo Monsignor Rosi, osservando che "era pressoché impossibile dire quanto numerose e autorevoli testimonianze della virtù e della pietà del nostro Barbarigo erano state a lui presentate, e quanti voti per la sua beatificazio-ne formulati e resi di pubblica ragione", sembrandogli pertanto "esservi delle prove più che sufficienti della sua santità, annuendo volentieri ai co-muni voti già detti, persuaso che l'esaltazione di questo buon Pastore ed operaio veramente indefesso della Chiesa di Dio, ben rispondeva alle ne-cessità dei nostri tempi, ed era pienamente conforme alla mente della Chiesa, firmava, in data 19 dicembre 1926, il DECRETO DI APERTURA per il PROCESSO ORDINARIO DIOCESANO.

Il 24 febbraio 1927, in S. Bartolomeo, si ebbe l 'apertura solenne del PROCESSO di BEATIFICAZIONE del F O N D A T O R E del SEMINA-RIO, il SERVO di DIO MARCO A N T O N I O BARBARIGO! Il suo m o n u m e n t o era stato precedentemente ornato con ghirlande di fiori e con vasi di verde; all'altare di S. Filippo era esposto fra candele il quadro della Beata Filippini. Sul presbiterio dell 'Altare Maggiore, orna-to dei suoi candelieri, era disposto il tavolo per i component i il Tribuna-le, e un tavolino per i Notai. Nella chiesa molte sedie e banchi, presto co-perti, quasi per intero, dal pubblico invitato: Clero, Maestre Pie, Suore del Divino Amore, Autorità: Sindaco e Segretario Comunale , membri di Associazioni cattoliche, specie femmini l i : e i Seminaristi. Aprì l 'adu-nanza Monsignor Giovanni Rosi, con un magnifico discorso sul GRAN-DE, che ci apprestiamo ad onorare. Seguì poi la formalità della prima sessione del PROCESSO APOSTOLICO.

Q U O D FELIX F A U S T U M Q U E SIT!

Il processo si svolse poi, e si concluse, presso la Curia Vescovile di Montefìascone, e il carteggio fu t rasmesso alla Congregazione dei Riti.

126

Page 49: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Un passo indietro

Alcuni mesi prima di questi fatti, il 9 luglio 1926, dietro indicazioni avute da un ex-alunno del Seminario, (il sig. Gentili di San Lorenzo Nuovo), di mattina, il Rettore Monsignor Chierichetti, fece aprire la se-poltura più antica, la comune, nel presbiterio della chiesa del Seminario, (S. Bartolomeo), "in cornu Epistolae", e, fattovi scendere il muratore colla luce d 'una candela, vicino al muro venne rinvenuta un'olla di ra-me, che poggiava sopra il fondo d 'una vecchia cassetta di legno non del tutto sfasciata, entro la quale, come appariva anche dalle sue dimensio-ni, era già stato chiuso quel rame. Portato alla luce, si vide che il coper-chio era sigillato ed internamente attraversato da un tubo di latta assai curato dallo stesso sigillo. Il tubo però era aperto da un lato, con l'oper-colo ancora non del tutto staccato, e purtroppo vuoto della pergamena, che doveva contenere l 'indicazione del contenuto nell'olla. Questa pe-rò, meglio osservata, mostrò vicino al fondo un foro, chiuso da materia raggrumata; riaperto, ne colava un liquido denso e nero. Si richiuse il fo-ro con gesso, e si ripose l'olla in un ripostiglio provvisorio, in attesa di una legale ricognizione.

Pure mancando il documento storico, la certezza storica del seppel-l imento in Seminario dei precordi del Cardinale, e il fatto che l'olla era stata rinvenuta unica nell'unica sepoltura di quella chiesa, che certa-mente rimonta alla fabbrica della chiesa stessa, non lasciarono luogo a dubbio che i precordi umani in essa contenuti non fossero quelli dell 'E.mo Fondatore del Seminario, (che il Cielo glorifichi anche in ter-ra, conforme ai suoi eccelsi meriti). Il 29 aprile 1927, (forse alla fine del Processo di Curia), per la mancanza del documento decisivo, non essendo sembrato finora all 'Autorità Dio-cesana di procedere a una formale ricognizione dei "precordi" del Cardi-nale Barbarigo, (ritrovato il luglio dell 'anno scorso), nell 'occasione del ritorno della Comunità del Seminario nella Chiesa di S. Bartolomeo, presso la quale, in tutto questo tempo, fu custodita l 'urna a suo luogo de-scritta, la stessa urna fu rimessa nella sepoltura, donde era stata estratta".

Nota Nella Visita Pastorale del Vescovo Giustiniani, del 1754-55, a pag. 117 bis, sta scritto: "Prope januam Ecclesiae S. B., a dextera parte introeunti-bus occurrit marmoreum Depositum CI. M. Cardinalis Barbadici Muni-ficentissimi Fundatoris Ecclesiae, et Seminarii, cum inscriptione et elo-gio eiusdem Cardinalis, ac Simulacro Ipsum Benefactorem repraesen-

127

Page 50: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

tante, SUB QUO R E C O N D U N T U R ILLIUS PRAECORDIA. (Mi pare che basti!).

Probabilmente si trattava dei resti del Prof. Meconi morto il 24-8-1841, e sepolto, (come da suo espresso desiderio) nella Chiesa di S. Bar-tolomeo, come si vedrà nella II parte di questa storia.

Un libro sconosciuto

A questo punto è nostro dovere porci una domanda: il Barbarigo, prima di venire a Montefiascone, conosceva le nostre popolazioni, le dif-ficoltà in cui vivevano, l 'ambiente geografico dal quale erano condizio-nate?

Se fosse altrimenti, dovremmo concludere che le opere pastorali da lui compiute e le istituzioni fondate fossero quasi imposizioni personali : Missioni, Visite Pastorali, Dottrina Cristiana, Sinodi Diocesani e Leggi che giungono anche ai minimi particolari, ma che oggi possono sembra-re di meno valore.

Il Barbarigo è un G R A N D E proprio perché è stato un uomo dei suoi tempi, e fondò istituzioni valide fino ai nostri tempi nella sostanza: tutte le cose richiedono frequenti aggiornamenti. Proprio come senten-ziarono i Padri del Concilio di Trento: ECCLESIA SEMPER REFOR-MANDA. E LUI fondò quelle istituzioni per la sua CHIESA DI MON-TEFIASCONE E CORNETO.

Visse nel secolo dell 'Assolutismo, il SEICENTO, in cui il Principe era considerato di Diritto Divino: il Principato spettava a lui e ai suoi di-scendenti. Per tutti valeva la frase di Luigi XIV: LO STATO SONO IO. E lo potevano dire il Doge di Venezia e quello di Genova, il Re di Pie-monte e il Re di Polonia.

Ma alle porte già si affacciava il S E T T E C E N T O ; il SECOLO DEI LUMI, il quale, verso il suo tramonto, servendosi della Rivoluzione Francese, con semplici trattati di carta, annetterà il Piemonte e Genova alla Francia, "baratterà" Venezia, nonostante i suoi dieci secoli di storia, all 'Austria; assegnerà Polonia, Milano, Napoli e Roma ai generali vitto-riosi o ai parenti del nuovo Imperatore, che, come ultimo atto conclusi-vo di un'epoca, che pensavano non dovesse più tramontare, infliggeva a Pio VI, che chiamava L 'ULTIMO PAPA, un esilio mortale a Valenza, dopo aver martirizzato con la ghigliottina l 'ult imo dei Capetingi e la fi-glia dell ' imperatore del Sacro Romano Impero.

Fatti che però segnarono anche l'inizio di una nuova strada per

128

Page 51: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

l 'Europa con il Pontificato di Pio VII, il nuovo Papa eletto a Venezia, (con i voti determinanti del Vescovo di Montefiascone, Cardinal MAU-RY), e che era guidato dalla mente "lucidissima" del Cardinal CON-SALVI, figlio della nostra Maremma.8 5

Nel 1702, il Barbarigo, faceva stampare dalla tipografìa del suo Se-minario un piccolo libro, in formato ridotto, intitolato: DELL'UFFICIO DEL CARDINALE, iniziato a Padova nel 1598 e completato a Roma il 29 maggio 1599, ma rimasto forse ancora manoscritto. Ne era autore GIOVANNI BOTERO, "scrittore culturalmente e pastoralmente prepa-rato", gesuita, "conclavista e Segretario di S. Carlo Borromeo", e, dopo la morte del Santo, Maestro e Segretario del Cardinal Federico.

Il Barbarigo, nell 'avvertimento necessario al lettore, ce lo presenta come un uomo, "dall 'ingegno acuto e meri tamente di gran fama", scrit-tore di molte opere, (33 per l'esattezza), piene di storia, di geografia, di politica e di varie erudizione, uomo di "gran valore", "per essere stato molti anni Segretario di S. Carlo, che, al suo servizio, aveva soltanto uo-mini in ogni perfezione insigni". (Questo avvertimento non è firmato, ma certamente è del Barbarigo, o da Lui ispirato).

Il Botèro non tratta del "Cardinale" come Conclavista o Elettore del Sommo Pontefice, o come suo Consultore nei Concistori; ma tratta del Dovere del Cardinale di "promuovere la virtù e i "virtuosi".

Ed anche se, nella descrizione dei luoghi e delle cose necessarie da compiere, "le descrive secondo i suoi tempi", tuttavia, "le sue massime valgono ancora per i tempi presenti".

Parlando della Sacra Scrittura, non ci sarebbe bisogno di altro per l 'integrità della Sapienza Cristiana, e per la DIFESA DELLE VERITÀ

85 II Cav. Artaud, nella Storia di Pio VII, (Milano, 1837), Voi. 1,90-94, riferisce un lungo dialogo fra Mons. Consalvi, Segretario del Conclave a Venezia, e il nostro Card, Maury, che era il capo di un piccolo partito di 6 Cardinali, piccolo ma sufficiente per po-ter eleggere il Card. Chiaramonti, futuro Pio VII. Eccone la conclusione: Maury: Quanti voti avete voi per il Card. Chiaramonti? Consalvi: Non ne abbiamo che 19. Maury: No, voi ne avete 25 (più che necessari per eleggere il Chiaramonti): i nostri 6 voti son vostri... Andiamo ad annunciare al Chiaramonti quanto abbiamo convenuto. Il giorno dopo questo colloquio, il Card. Chiaramonti fu eletto Papa all'unanimità, e assunse il nome di Pio VII. Il Consalvi, sicuro del gruppo dei 6 del Maury, con la sua abile dialettica, era riuscito a convincere anche il grosso partito avversario. Da quel momento sia il Consalvi che Pio VII tennero sempre come amico carissimo il Maury, e se ne ricordarono sempre, anche, e soprattutto, nei momenti difficili per il Card. Maury. Nonostante le contrarietà di Luigi XVIII e di tanti altri accaniti avversari, riuscirono a riabilitare in pieno il Maury nel processo di Roma dopo la caduta di Napoleone, con-tentandosi solo della sua rinunzia al Vescovado di M.F. e Corneto.

129

Page 52: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

contro le Eresie. Una simile impresa, conclude, richiede però molta co-modità di libri, e di scrittori; un "ozio" e una "quiete tranquillissima", per le persone che vi si dedicano, favorendole singolarmente ed aiutan-dole anche "con grosse somme di denari".

E questo lo sa benissimo il nostro Santo Cardinale che, oltre a tante carità, che abbiamo quasi passato in rassegna, per attrezzare locali vasti e comodi, di Chiesa e Cappella, di Biblioteca e Stamperia, e di eletto Cor-po Insegnante e Direttivo il suo Seminario per i Chierici e i Laici, pro-fonderà tutte le sue rendite cardinalizie, tanto che, alla sua morte, gli si troveranno solo "14 scudi".

In questa maniera si poteva ottenere (come di fatto avvenne anche a Montefìascone), sia la propagazione della Religione tra i "fedeli" della Chiesa Locale e Universale (con le Scuole della Dottrina cristiana), sia "l 'amplificazione della fede" tra i lontani e i separati con gli studi ad alto livello ed anche tra gli stessi "infedeli", (leggi "Maomettani"). Dopo le grandi vittorie e le riconquiste di Venezia in Grecia, S. Gregorio Barbari-go a Padova, ed il Nostro a Montefìascone, intensificarono anche lo stu-dio del Greco e dell'Ebraico nei loro Seminari, ed attrezzarono le loro Stamperie anche coi caratteri delle lingue orientali, per esser pronti alla nuova Missione che la Provvidenza affidava alla loro Patria di origine.

Al manoscritto del Botèro, di cui disponeva il Barbarigo, ne era ag-giunto un altro intitolato: DISCORSO I N T O R N O ALLO STATO DEL-LA CHIESA, di poche pagine. Volle che si stampasse anche questo in aggiunta all'"Offìcio del Cardinale", perché sarebbe stato molto utile per la conoscenza dello Stato Pontificio, dove si contavano allora più di cin-quanta Diocesi, tra cui molte governate da Vescovi-Cardinali, come VI-TERBO, ORVIETO e MONTEFÌASCONE.

Si trattava di un grande Stato, che si estendeva tra l 'Adriatico e il Tirreno, quasi al centro d'Italia, con Ferrara al nord, il PATRIMONIO (con Viterbo capoluogo) al centro; Roma e la Campagna al sud: Padrone il P A P A

I Principi d'Italia "avevano interesse alla conservazione di questo Stato Ecclesiastico, perché la sua caduta sarebbe stata la loro rovina".

II Botèro enumera i requisiti necessari per la perfezione di uno sta-to: salubrità dell'aria, abbondanza di acque, agricoltura, mercati per gli scambi e il commercio, sicurezza, f requenza di abitanti.

Non gli è diffìcile enumerare le acque dei laghi e dei fiumi, le estese pianure per le semine, i numerosi mercati istituiti dai Papi, le numerose rocche fortificate, ed anche (almeno in parte) la f requenza degli abitanti in alcune parti dello Stato. Ma, quando deve parlare della "salubrità dell'aria" è costretto a fare grosse riserve: "Tutta la parte marittima, dice,

130

Page 53: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

e la Cometaria, con la Campagna di Roma, ha l'aria "grave" e "morbosa": bisognerebbe fabbricarvi ampi casamenti, tagliarvi boschi e ridurli a cul-tura, essiccare la paludi". I contadini vi si infermano, feriti non solo dalla "malignità dell'aria", ma dal terreno ove dormono, dall 'ardore del sole di giorno, dalla freddutra della luna di notte. Ai quali inconvenienti non hanno riparo e rimedio alcuno, né lo possono avere dal benefìcio delle fabbriche, che li riparino dall ' impressioni maligne dell'aria, e dai venti meridionali".

E qui il Botèro ricorda gli sforzi compiuti da Cornelio Cetego, da Teodorico e da Sisto V: ma deve ammettere la esiguità delle spese soste-nute per la bonifica, contentandosi le Autorità di "emanare disposizio-ni" agli agricoltori. E indica invece i veri rimedi, che richiedono una spesa continua per la manutenzione dei "canali di scolo", che, se custoditi, farebbero scorrere le acque dalle paludi verso il mare: cosa che dovrebbe fare il Padron del-lo Stato e gli stessi sudditi per la loro parte: ma, conclude amaramente , nessuno vi spende un quattrino.

Il Barbarigo conosceva quindi questo grave problema della vasta "Maremma" della sua diocesi di Corneto, e sapeva bene che nessuno vi spendeva un quattrino: Lui invece, spinto dalla sua carità eroica, non so-lo si addosserà la cura di tutte le persone malate, e di tutti gli orfanelli ab-bandonati, ma istituirà, permanentemente , nella sua città di Corneto, tutto a sue spese, un Orfanatrofìo, un Ospedale, un Convalescenziario ed una Spezieria, aperti a tutti, come abbiamo già abbondantemente de-scritto in antecedenza.

131

Page 54: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello
Page 55: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

PARTE SECONDA

IL SEMINARIO BARBARIGO DI MONTEFIASCONE

(1690-1990)

Il Seminar io di Montef iascone (foto Breccola) Sotto un cielo smagliante di rosa - c i rcondato dal verde e dai fiori, sulla roccia falisca riposa - que-sto amabi le n ido d 'amor . A noi figli del gran Barbarigo - da visioni rapiti immortal i ques to nido ri-vesta le ali - per volare ai celesti sentier . ( Inno del Seminar io , 1933).

Page 56: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello
Page 57: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

IL TERZO CENTENARIO DEL SEMINARIO DI MONTEFIASCONE

(1690-1990)

Uno sguardo a volo d'uccello

In questo corrente anno 1990, un grande avvenimento per Monte-fiascone: il Terzo Centenario della Fondazione del Seminario.

Lo inaugurò, con il primo anno scolastico, lo stesso Cardinale Mar-co Antonio Barbarigo, per le diocesi riunite di Montefiascone e Corne-to-Tarquinia.

Alcuni anni prima (nel 1666), il Cardinale Paluzzi-Altieri aveva aperto un piccolo seminario per i soli alunni della diocesi di Montefia-scone, che però, per lo studio, erano costretti a frequentare la scuola pubblica. Il Barbarigo, appena giunto come nuovo Vescovo, ne aprì un secondo a Corneto, il 21 marzo 1689; ma poi, per lo scarso funzionamen-to del primo e le locali difficoltà del secondo, iniziò il monumenta le nuovo fabbricato a Montefiascone, t rasformando i locali del Paluzzi-Al-tieri in aule scolastiche e in abitazione per i Maestri. Costruì ex-novo un grande SALONE per le Accademie: vasti locali per le camerate dei semi-naristi e dei convittori; una Cappella Mariana per le pratiche di pietà nei giorni feriali, ed una vasta Chiesa dedicata all 'Apostolo S. Bartolomeo per i giorni festivi; una Biblioteca ricca di libri e manoscritti, anche rari, con annessa Tipografia, con caratteri anche di lingue orientali; molti al-tri locali per le diverse lavorazioni economiche.

Nella sua permanenza a Padova presso S. Gregorio Barbarigo, suo lontano parente, il Nostro aveva potuto osservare il perfetto funziona-mento degli studi umanistici e teologici in quel celebre seminario. In se-guito, da Arcivescovo di Corfù, aveva a sue spese costruito un seminario per quella diocesi. Forte di questa duplice esperienza, non badando a spese, (che oggi gli esperti calcolano corrispondenti ad alcuni miliardi),

135

Page 58: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

sotto la guida dell 'architetto Orinochi di Venezia, nel giro di circa otto anni, portò a termine tutti i lavori. Il pittore Pietro Locatelli, massimo esponente della Scuola Romana, lo adornò di pitture e di quadri in per-fetto stile barocco. Il Maestro-Falegname Pietro Baij, un vero artista di origine milanese ma residente a Viterbo, spostatosi a Montefiascone con tutta la famiglia, dotò la Chiesa, la Cappella, la Sacristia e la Bibliote-ca di artistiche scaffalature di radica di noce.

Giustamente fra le opere del Barbarigo il Seminario fu detto il suo CAPOLAVORO.

All 'apertura del Seminario, nel 1690, conoscendo tutti "la insigne pietà e lo zelo del Santo Cardinale, oltre agli Alunni concorse una quan-tità notevole di Convittori, i quali erano trattati come quelli del Semina-rio Romano, tanto che cavalieri e personaggi di alto rango procuravano di assicurare i propri figli sotto gli occhi di questo buon padre, che giam-mai li perdeva di vista". (Primo Biografo).

Gli STUDI furono impostati subito con la massima serietà, perchè il Barbarigo, non badando a spese, aveva cercato i Maestri presso i più celebri centri di studio di allora, quali la Sorbona di Parigi e le Università Pontificie di Roma. E ne venne fuori una schiera di sacerdoti e di perso-naggi dottissimi, che portarono in tutta Europa il nome del Seminario di Montefiascone, con i grandi e delicati servizi con cui onorarono la Chie-sa e la Società.

Sono stati più di cento, in questi tre secoli di vita, gli ex-Alunni illu-stri che vi ricevettero la loro formazione: dal Mazzinelli di Valentano, considerato uno dei più celebri teologi del suo tempo: ( l 'Alunno Du-nant, nei suoi manoscritti, ci fa sapere che, durante l 'Anno Santo del 1725, tanti personaggi, andando a Roma attraverso la Via Cassia, si fer-mavano appositamente a Montefiascone per vedere il Seminario e il Mazzinelli); fino a S. Vincenzo Maria Strambi di Civitavecchia, Vesco-vo di Macerata e Tolentino, santificato da Pio XII nell'A. S. 1950, e al vi-vente Cardinale Sergio Guerri di Tarquinia.

Non possiamo tacere il poeta G. B. CASTI, nativo di Acquapenden-te, ma Montefiasconese di famiglia e di educazione, Poeta Cesareo alla Corte di Vienna, oggi considerato di fama europea: e il pittore Pietro Al-di di Manciano, tra i più celebri pittori della Scuola Senese dell'Otto-cento.

Non fa meraviglia perciò quanto asserisce Bernardino Recchi, Am-ministratore Apostolico di Montefiascone alla morte del Barbarigo (1706), e futuro Vescovo di Acquapendente, nella sua relazione al Papa

136

Page 59: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Clemente XI: "ll Barbarigo, prima di morire, ebbe la eonsolazione di ve­dere la sua dioeesi arrieehita di un clero non olo ben morigerato, ma an­ehe dotto".

Monsignor Passionei, nepote del eelebre dottissimo cardinale omonimo, ex-alunno del Seminario e Visitatore Apostolico del Semina­rio alla morte del Cardinal Aldovrandi, nella sua Relazione a Benedetto XIV nel 1752, chiama il Seminario di Montefiaseone "gloria e splendore dej primi collegi di quasi tutta Italia".

Una trentina sono stati gli Ex-Alunni consaerati Veseovi, ehe han­no portato lo spirito e J'amore agli studi rieevuti nel "Barbarigo" in diver­se diocesi dell' Alto Lazio, della Toseana, delle Marehe, della Campania: rieordiamo solo gli ultimi: Leonetti, Areiveseovo di Capua, Taffi, Arei­veseovo di Sergiopoli, Medori, Vescovo di Calvi e Teano, Pieri, Veseovo di Orvieto, D' Ascenzi, attuale Vescovo di Arezzo. Molti altri Areivesco­vi e Vescovi li incontreremo nel corso di questa storia.

Tredici furono elevati alla Porpora Cardinalizia, tra i quali emerge DOMENICO FERRATA di Gradoli, Segretario di Stato di Benedet­to XV.

II Moroni, nel suo celebre Dizionario Eeclesiastico, dopo averne descritto succintamente la storia, cosi eonclude: "II Seminario di Mon­tefiaseone e stato un alveare di prodi, dei quali alcuni diedero vita ad al­tri seminari, ed altri dettero lustro alla toga ed alla porpora". 1

La Cattedrale di Montefiascone (dal Commentario di G. De Angelis). Quesla magnifica Chiesa e sormontala da una cupola ehe, nello Stalo del Papa, era seconda soltanto a quella di S. Pietro. II Barbarigo, dopo il terremoto del 1695, la fortificö e la ingentili coi «costoloni», la ripuli tut­ta all'ioterno, ed infine la consacrö il 20 maggio 1696.

1 Questo ELOG 10, ehe potrebbe e scre giudieato una "battuta ad effetto" del Ma­roni, e inveee il giudizio della tradizione orale tramandata da una geoerazione all'altra nel Seminario, e ehe per la prima volta troviamo seritta AD LlTTERAM nella Lettera Pastorale latina del Gazola, stesa dal suo equilibrato estensore Girolamo De Angelis, nell'anno 1820. (Stamp. de! Seminario, 1820).

137

* Il cognome esatto del cardinale è

Aldrovandi e non Aldovrandi [ndc]

*

Page 60: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello
Page 61: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

IL SEMINARIO DI MONTEFIASCONE

Origine

Fra tutte le istituzioni fondate in Montefìascone dal Cardinale Mar-co Antonio Barbarigo, quella del Seminario-Collegio si può chiamare il suo "Capolavoro", perchè "Egli vi pose tutto il suo cuore e vi applicò tut-te le energie della sua mente e della sua grande anima di Santo".2

Non fu certo un senso di grandezza e di boria, che spinse il Barbari-go a fondarlo, ma fu la situazione concreta delle popolazioni dell 'Alto Lazio di fine seicento che lo decise ad agire immediatamente ed in quel-la maniera.

Buona parte dei paesi della Diocesi di Montefìascone, infatti, erano appartenuti allo Stato di Castro, ed erano stati spettatori della "vita siba-ritica" della Corte dei Farnese, e di quella Romana, che, sotto Leone X e Paolo III, si erano spesso unite. Questa vita era durata ininterrottamente per tutto il cinquecento, fino alla morte del Cardinale Alessandro Far-nese.

Le popolazioni avevano perduto l 'amore al lavoro duro dei campi, per l'attrattiva del lavoro cortigiano. Ma, scomparsi i Farnese dalla scena dopo la distruzione di Castro (1649), comparvero disoccupazione e mi-seria, unita alla più crassa ignoranza: "anche i preti, fatte poche eccezio-ni, vi erano immersi, fino ad ignorare le verità della Dottrina Cristiana, che dovevano insegnare al popolo. Ignorando anche i primi principi del-la lingua latina, male amministravano i Sacramenti e peggio compivano le Funzioni Liturgiche. Spesso, spogliandosi dell'abito ecclesiastico, in-tervenivano a balli, e mascherate, danzando e gozzovigliando fino a not-te inoltrata. Odio e vendette fra lo stesso clero, con grave scandalo del

2 Questo appellativo del Seminario CAPOLAVORO DEL BARBARIGO è una conclusione che scaturisce dalle Opere fondate dal Pio Cardinale, ed è uscita dalla pen-na di Mons. Bergamaschi, che di quelle Opere è stato il descrittore a t tento e completo, con i suoi due grossi volumi sulla Vita del Barbarigo. L'at tuale Vescovo Mons. Fiorino Tagliaferri giudica questo appellativo mol to appropriato e vero.

139

Page 62: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

popolo, tanto che regnava comunemente una totale corruttela di vizi, specialmente disonesti, e sembrava una selva di bruti piuttosto che di uomini ragionevoli".3

Il Barbarigo, che si era molto bene informato della situazione, nei circa due mesi prima del suo ingresso in Diocesi, aveva già chiaro in mente il piano di r isanamento religioso e morale. Parlando di Lui, nella prima parte, abbiamo seguito paese per paese la sua intensa Opera Pa-storale, attraverso le Missioni Popolari, le Visite Pastorali, l 'Istituzione delle Scuole Pie, i Sinodi Diocesani, e le Opere di Carità da Lui istituite. Il Cardinale Paluzzi-Altieri, nel 1666, sollecitato da un insigne Diocesa-no, l 'Abate Don Giulio Bartolocci di Celleno, aveva eretto in Montefia-scone un piccolo Seminario. Quando il Barbarigo lo visitò, (il giorno do-po il suo ingresso solenne), vi trovò solo la cuoca: i cinque piccoli semi-naristi erano assenti, perchè frequentavano la pubblica scuola. Lo curò e organizzò amorevolmente: dal piccolo seme del Paluzzi-Altieri, germo-gliò più tardi una nobile pianta: il Cardinale LORENZO COZZA di San Lorenzo Nuovo.

"Molto considerevole fu poi l 'utile che dal medes imo Seminario derivò alla città tutta di Montefiascone, poiché, essendo prima spopola-ta, e quasi deserta, andarono poi ad abitarvi intere famiglie di artigiani forestieri, come muratori, falegnami, calzolai ed altri consimili, necessari per il servizio del medes imo Seminario, che sembrava una PICCOLA CITTÀ, ove, tra gli Alunni, Convittori, Maestri e inservienti abitavano circa duecento persone. Oltre ai quali in ogni tempo capitava-no alla città forestieri per visitare i loro figlioli e congiunti nel Semina-rio; onde da quel tempo Montefiascone cominciò a popolarsi in modo notevole, e vi fiorirono molte e molte arti".4

Descrizione

A chi entra nel Seminario dalla Via Trento, guardando da una gran-de porta-finestra, a destra di chi entra, si presenta un grande "cortile", che conduce alla Chiesa del Seminario, chiamata di S. Bartolomeo: il cortile è abbastanza spazioso e chiuso da mura elevate. All 'estremità, di fianco alla chiesa, si vede ancora una superba porta di ferro-battuto, por-tante lo s temma del Barbarigo. Lungo il cortile, la porta di ingresso, in

3 Cfr. Marangoni , o.c., pp. 125-126, ed anche Bergamaschi, o.c., I, 243-247. 4 Marangoni , o.c., p. 158.

140

Page 63: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

pietra di Bagnoregio, porta riscrizione SEMINARIUM MONTIS FA-LISCI ET CORNETI.

Altre porte secondarie conducono: alla cucina, alla cantina, alla le-gnaia, alla dispensa, alla tinaia, allo strettoio dell'olio.

Al di là della cucina c'è il Refettorio, abbastanza ampio, illuminato, a volta: con pulpitino e leggio di noce.

Alle aule superiori si accede da tre scalate di travertino, larghe e co-mode. Lungo il vasto corridoio si aprono quattro AULE destinate alla scuola, sopra le quali quattro dormitori o studi per gli Alunni.

La terza scalinata porta al grande SALONE DI RAPPRESEN-TANZA, che è sormontato da uno splendido soffitto in legno pregiato di fine seicento. In questo SALONE si tenevano le ACCADEMIE e le DI-SPUTE LETTERARIE, filosofiche e teologiche, nei vari tempi dell'an-no scolastico. Solennissima era l 'apertura dell 'anno, con "forbita orazio-ne latina" del Prefetto degli studi. Alla chiusura si faceva una solenne "Accademia" che, in genere, preparava il Professore di Rettorica, cen-trandola su un argomento a scelta, composto da una orazione latina, e da varie composizioni poetiche, parte in italiano, ma, prevalentemente, in latino, che venivano lette dagli alunni più meritevoli. Famose sono ri-maste le Accademie del Casti, degli anni 1759,60 e 61, stampate a Firen-ze nel 1834 col titolo: Prose e Rime... di G. B. Casti. Seguiva poi la "Pre-miazione" solenne: vi partecipavano, oltre agli alunni interni ed esterni, seminaristi e collegiali, anche le Autorità Religiose e Civili. Dalle pareti pendono grandi quadri e ritratti di Ex-Alunni famosi, e di vari Cardinali-Vescovi di Montefiascone.

Dal Salone, salendo una scalata di marmo, dopo un lungo corri-doio, (in cui si affacciano le porte di grandi aule, oggi a disposizione del-la Scuola Media del Seminario), si incontra prima un SALOTTO MO-NUMENTALE, e poi una CAPPELLA: ambedue adorne di pitture e de-corazioni dello stesso pittore Locatelli. Il SALOTTO è un vero "monu-mento commemorat ivo" del Seminario. È dipinto in elegante barocco. Nell'ovale di mezzo è rappresentato il Seminario con la scritta OMNI-BUS U N A SATIS, che esprime l 'ampiezza e la comodità del Semina-rio: UNA SOLA CASA BASTA PER TUTTI. Nella volta si ammirano angeli tripudianti, a vari gruppi che, coi simboli che tengono nelle mani o che indicano, vogliono significare le Scienze e le Lettere che si inse-gnano nel Seminario.

Vi sono pure rappresentati i vari Riti e gli Ordini Sacri, che in Semi-nario si esercitano e si compiono, per mezzo di emblemi liturgici. Lo stesso Cardinale Barbarigo vi è designato in modo simbolico, Lui, Vene-

141

Page 64: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

to, per mezzo di un Leone con la scritta NESCIT HABERE PAREM: NON C'È NESSUNO U G U A L E A LUI.

In fondo al corridoio, la CAPPELLA. Al centro dell 'Altare, (dove prima campeggiava un Crocifìsso di rame, conservato oggi nel Salone di rappresentanza), fa bella mostra di sè un piccolo quadro rappresentante la Madonna col Bambino: è di buona mano settecentesca, donato dal Pontefice Pio VII. La volta, in finissimo barocco, rappresenta la volta del cielo. Nelle pareti inferiori alcuni angeli portano o indicano alcuni spec-chi, nei quali sono illustrati i principali Misteri Mariani: l 'Annunciazio-ne, la Visitazione, la Natività, la Presentazione al Tempio, e la Purifica-zione.

Altri specchi portano simboli e detti, che indicano la superiorità di Maria sugli Angeli e sui Santi: INTER IGNES L U N A MINORES: splende come la luna in mezzo al chiarore di piccole stelle, INTER NEBULAS GLORIAE: glorificata fra nembi di gloria, RORATE COELI: fa scendere dal cielo come la brina le grazie del Si-gnore, D E F E N D I T : difende i suoi figli da ogni pericolo, SPES PRIMA DIEI: come l 'aurora, porta la luce del giorno, SCIT NIVIBUS SERVARE FIDEM: fa scendere di quando in quando la candida neve dal cielo.

In sintesi è un tempiet to che inneggia a Maria ed alle sue gran-dezze.

Oltre la Cappella c'è l 'appartamento del Direttore Spirituale, da cui si ammira uno dei più bei panorami d'Italia. Al centro, l 'azzurro lago di Bolsena, con le due incantevoli isole, ricche di storia e di leggenda: la Martana, dove fu assassinata Amalasunta, regina dei Goti ; e la Bisenti-na, che ricorda lo sfarzo e le tombe dei grandi Duchi Farnese. Intorno al lago si innalzano i Colli Volsini, con i vari paesi della Diocesi, che si specchiano nelle sue acque: Marta, Capodimonte, Piansano, Valenta-no, Latera, Gradoli, Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovo e Bolsena, che è l 'antica Volsini Romana, dove è custodito il corpo di S. Cristina, la fanciulla martire di queste contrade. Al di là del lago si innalza la mae-stosa catena Amiatina poi, girando lo sguardo verso destra, i grandi monti dell 'Umbria verde e le lontane montagne di Rieti, biancheggianti di neve; guardando verso sinistra, si estende la immensa pianura Ma-remmana da Tuscania fino a Tarquinia, con i monti di Canino e di Ca-stro, e la striscia azzurrina del Mar Tirreno, dominata dal Monte Argen-tario.

Scendendo attraverso una caratteristica scala a chiocciola si giunge

142

Page 65: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

al piano sottostante, dove si trovano tre grandi aule, a levata di sole, che servono per la ricreazione e per le riunioni straordinarie.

Per una scalata di travertino, si scende al Refettorio degli alunni. A metà corridoio, si apre un grande portone: discendendo una du-

plice scalata di marmo, si accede al giardino ed ai campi da gioco, circon-dati da pini secolari.

Ascendendo invece una scalata caratteristica, dopo una loggia in ferro-battuto, donde si ammira un meraviglioso panorama della Marem-ma, del Piano di Viterbo, dei Monti della Tolfa, dei Cimini, e della Sabi-na, si ritorna al Salotto Monumenta le che già abbiamo descritto.

Dallo stesso corridoio si può entrare, lateralmente, alla Chiesa di S. Bartolomeo: ben proporzionata e slanciata, che fu eretta dalle fonda-menta dal Pio Cardinale.

Sulla porta di ingresso c'è un piccolo organo settecentesco con ba-laustrata di legno, dalla quale si ammira il bel vano ecclesiale.

La Chiesa è di una sola navata, con tre altari: è ricca di pregevoli stucchi. La volta è semplice, ma bella e slanciata. Un grande Arco Trion-fale apre il Presbiterio, che poggia su due mezze colonne internate nelle pareti, e su due altre colonne massicce, elevate e staccate dal muro, e sormontate da eleganti capitelli. Nel mezzo dell'arco trionfale due ange-li sostengono un ovale con le parole bibliche, che indicano lo scopo della Chiesa del Seminario: D.O.M. AD SACRIFICANOAM HOSTIAM LAUDIS ET D A N D A M SCIENTIAM SALUTIS PLEBI EIUS: MDCXCVI.

Questo è il luogo dedicato a Dio, riservato al sacrificio della lode, ed è l 'Aula dove si apprende la scienza della salvezza per il suo Popolo.

L'Altare Maggiore è dedicato all 'Apostolo S. Bartolomeo: è sempli-ce, ma bello. Il Tabernacolo maestoso, e in lavoro finissimo di legno do-rato, rappresenta un grazioso ed artistico tempietto del primo settecen-to: è dono munifico di un ex-alunno. Oggi è conservato nel Salone.

Nel fondo dell'altare, in una maestosa cornice di stucco, fa bella mostra di sé una tela artisticamente dipinta e rappresentante il martirio di S. Bartolomeo.

Nell 'elegante volticina del coro, al centro, si ammira la gloria del Santo: ambedue i dipinti sono del Locatelli.

Nei quattro centri della volticina, quattro conchiglie sormontate da palme.

Nei quattro angoli: quattro tazze e palme, che portano frasi bibliche e riflettono il martirio dell 'Apostolo e la sua gloria.

Il Coro è semplice, ma ricco e bello, adorno di colonnine con capi-telli fiorati, con sedili e genuflessorio in noce, che coprono le tre pareti.

143

Page 66: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Nella chiesa due archi, appena sporgenti dalle pareti e dalla volta, con eleganti mezze colonne e capitelli fiorati.

Un magnifico cornicione circonda tutta la chiesa. Graziosi sono i due altari laterali, a quattro colonnine, che portano

un mezzo arco: un ovale nel fondo superiore con fiori di stucco pregevo-li, e testoline di angeli. L'altare di destra è dedicato alla Madonna e ai due Santi prediletti dal Barbarigo: S. Carlo e S. Filippo. L'altare di sini-stra è dedicato all 'Angelo Custode. Le due pale di altare sono del Loca-telli.

Una magnifica "bussola" in noce copre la porta centrale, che condu-ce al "cortile", che abbiamo ricordato all'inizio.

Dalle pareti della chiesa sporgono quattro Coretti, di cui due comu-nicano col Seminario; gli altri due comunicavano fuori del Seminario, con la palazzina riservata ai professori. (Oggi non è più proprietà del Se-minario).

La Chiesa, da sola, occupò tre anni di lavoro e fu consacrata dal Car-dinale il 21 settembre 1697.

La Sacristia è elegantissima ed interamente ricoperta di armadi di radica di noce, lavorati finemente dall'artista di origine milanese Carlo Baij, di cui già abbiamo parlato.5

La Biblioteca

La ricca Biblioteca è collocata nell 'estrema parte del Seminario co-struito dal Barbarigo. È preceduta da una "aula", dove sono stati sistema-ti, con un certo ordine, più di undicimila volumi, a cura della cooperati-va di "Giovani Viterbesi", negli anni 1980-1984, sotto la guida e direzio-ne del Ministero dei Beni Culturali, con un Catalogo generale ed uno Schedario per Autori e per Materie.

Una grande porta lignea dell 'epoca del Barbarigo immette nella Bi-blioteca storica: si tratta di una grande e lunga Sala, con la parete di fon-do convertita in magnifici finestroni, che danno gran luce a tutto l 'am-biente. Una monumenta le Loggia concava, circondata da una ringhiera in ferro-battuto, con lo s temma del Fondatore, permette la veduta di un panorama stupendo sul piano di Viterbo, fino alle montagne della Teve-rina e della Sabina. Le pareti laterali sono tutte ricoperte di armadi di no-ce, dell 'autore della Sacristia del Seminario, della Cappella, del Coro di

5 Per questa descrizione ci s iamo serviti del Bergamaschi, 1,340-352; e della nostra ventennale permanenza in Seminario c o m e alunno, professore e rettore.

144

Page 67: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

S. Bartolomeo e della Cattedrale di S. Margherita: la sua opera migliore rimane però quella della biblioteca.

I volumi at tualmente presenti sono più di cinquemila: (circa sei-cento sono stati portati al Seminario Regionale "Santa Maria della Quer-cia" in Viterbo, per ordine della Congregazione dei Seminari, negli anni trenta). Sono divisi per materia.

Nel mezzo della sala c'è un lungo e spazioso banco di studio, col corrispondente leggio, tutto di noce, in disegno con gli armadi, e che cu-stodisce la celebre rivista dei Gesuiti "La Civiltà Cattolica", dal primo volume fin quasi ai nostri giorni.

La biblioteca possiede centinaia di manoscritti, diversi incunaboli, molte eleganti edizioni cinquecentine, moltissime e rare edizioni del settecento italiano e francese, fino a tutto l 'ottocento, di vario argo-mento.

Nel soffitto c'era una splendida tela dipinta che lo copriva tutto: gioiello d'arte, rappresentante un soggetto adattissimo a biblioteca di se-minario: al centro c'erano quattro angeli portanti lo s temma del Fonda-tore, e, in mezzo a fiorame dorato, i dipinti dei quattro grandi dottori gre-ci e latini, con la scritta: SAPIENTIA AEDIFICAVIT SIB1 DOMUM. Questa tela, fatta nel 1704 da Antonio Cimarelli e fratelli di Foligno, è scomparsa con l 'ultima guerra, quando il Seminario divenne alloggio prima dei soldati italiani, e poi di sfollati Civitavecchiesi.

Nell 'estate 1988, un gruppo di studenti inglesi, collegati col Britich Museo di Londra, ripulirono a regola d'arte tutti i libri della biblioteca del Barbarigo, segnando con striscie bianche quelli bisognosi di restau-ro, e promisero di portare tutto a termine nei mesi estivi degli anni 1989-90. Nell 'estate 1989, infatti, tornarono e terminarono la schedatura di tutti i volumi at tualmente presenti nella Biblioteca. Nel 1990 pensano di poter terminare il restauro dei circa 200 volumi già segnalati con striscie bianche.

Gli studi

Ad impostare gli studi teologici e filosofici, erano stati chiamati dal Barbarigo celebri Maestri dalla Sorbona di Parigi, dall'Irlanda, e dal-le Università Pontificie di Roma.

Verso la metà del settecento, il Papa Lambertini, Benedetto XIV, che ben conosceva e tanto amava il Seminario, fece venire da Padova il discepolo prediletto del Facciolati, ANDREA BASSANI, che, come si

145

Page 68: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

esprime Giuseppe Sartini, inaugurò a Montefìascone il SECOLO D 'ORO di un nuovo Umanesimo, ed ebbe celebri discepoli, tra i quali lo stesso Sartini, che, nella sua lunga opera di Prefetto degli studi per oltre mezzo secolo, formò diverse generazioni di professori, che ininterrotta-mente , fino ai nostri tempi, hanno portato ovunque la fama di questo Se-minario: l 'ultimo, morto pochi anni fa, Acaste Bresciani di San Lorenzo Nuovo, le cui composizioni poetiche ebbero spesso i più ambiti ricono-scimenti nazionali ed europei, compreso quello di Amsterdam.

Il Barbarigo eresse 5 Cattedre per gli studi di Teologia e Filosofìa, assegnati a 5 Lettori perpetui.

Gli studi di Rettorica, di Umani tà e di Grammatica inferiore e supe-riore vennero affidati a 4 Maestri.

Il Greco e l 'Ebraico ad uno dei Lettori o Maestri più esperti, con le-zioni tre volte alla settimana, per due anni.

Per Montefìascone istituì quattro posti gratuiti per quattro alunni, scelti dal pubblico della stessa città, senza l 'obbligo di ascendere al sa-cerdozio, né di vestire come gli altri alunni.

È L'INIZIO DEL SEMINARIO APERTO A N C H E AI LAICI, che, in seguito, ma non esclusivamente, proverranno da famiglie nobili.

ALUNNI e CONVITTORI, pur r imanendo distinti nell 'abito e nel-le camerate, costituivano sempre una UNICA C O M U N I T À : ma quasi subito apparve il nome di Collegio accanto a quello di Seminario. Alun-ni e Convittori erano trattati come quelli del Seminario Romano, e data la stima universale del Barbarigo, tanti, anche di nobili famiglie, ambiva-no affidare i propri figli all'assistenza del nostro Cardinale, che "li segui-va tutti, ad uno ad uno, anche quando era assente, come fanno fede le lettere da lui scritte al Rettore Mazzinelli".6

Lo dotò del frut to stabile "di diversi stabili e animali", comprati da lui con i propri denari, per il valore di 22.000 scudi.

Per la Biblioteca donò "dieci luoghi di monte", per la r icompensa al bibliotecario e per aumentare ogni anno il numero dei volumi.

Il metodo

Il Cardinal Ferrata nelle sue MEMOIRES ci ha t ramandato i suoi ri-cordi personali.

"Mi presentai al Seminario di Montefìascone, il più r inomato in Ita-lia per la letteratura latina... C'era allora come professore di retorica un

6 Marangoni , o.c., p. 158 e passim.

146

Page 69: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

distinto latinista, Don Domenico Sartini, che mi dimostrò sempre una particolare affezione... Dei quattro anni passati al Seminario di Monte-fìascone mi resta il più caro e dolce ricordo. Il sistema di istruzione e di educazione che si inculcava era semplice ma efficace. I Maestri e i Supe-riori usavano verso i giovani una grande affabilità, si astenevano, senza necessità, da ogni punizione rigorosa, e si sforzavano di inculcare pro-fondamente negli animi i nobili sentimenti del dovere e dell 'onore. Co-me stimolo, essi potevano a buon diritto citare l 'esempio di Uomini Illu-stri ex-allievi del Seminario, i cui ritratti, allineati in un lungo corridoio, sembravano ricordare il loro glorioso passato, ed eccitare i loro succes-sori a non degenerare.

Il METODO usato nello studio aveva un carattere di semplicità. La Grammatica del Sartini, breve, di appena 200 pagine, ma molto conden-sata.

I precetti della retorica erano riassunti in pochi prospetti. Tre o quattro i classici: Cornelio, Favole di Esopo (messe in prosa

latina dal Sartini) per le classi inferiori. Cicerone, Virgilio e Orazio per l 'Umanità e la Retorica. Più tardi: Tito Livio, Sallustio, Terenzio, ecc. Ma gli scritti dei classici si dovevano imparare a memoria e si face-

vano ogni giorno esercizi di composizione latina, sia in poesia che in prosa.

Con una pazienza infaticabile il professore esaminava i compiti uno ad uno, per lo più in classe, ed annotava con cura le qualità e i difetti di ciascuno.

Incoraggiati dai Superiori, gli allievi migliori si esercitavano an-cora a comporre discorsi, panegirici, poesie, di cui le migliori si stampa-vano: drammi, tragedie e commedie per i giorni di carnevale... Ricordo con riconoscenza i miei Maestri: Don Angelo Rossi, Vescovo di Poggio Mirteto, poi di Tarquinia e Civitavecchia. Don Alessandro Basili. Don Domenico Sartini. Don Vincenzo Argentini... Don Alessandro Volpini, chiamato a Roma da Leone XIII come segretario delle lettere latine".7

7 Cfr. Card. D. Ferrata: MEMOIRES, Roma, 1920: I, pp. 5-8 e 58-61. Abbiamo tra-dot to dal Francese soltanto le cose che ci r iguardavano per gli studi del Seminario, che, quasi alla lettera, si osservavano anche ai nostri tempi: al t empo di Ceccarelli, Bresciani e Leonett i , negli anni '20 e '30. Ed anche per la bella tes t imonianza della Latinità del Seminario, riportata alla fine di questo capitolo.

147

Page 70: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Testimonianze

Numerosiss ime sono le test imonianze sulla fama e la stima del Se-minario in Italia e all'estero. Ne riportiamo qualcuna.

MARCO ANTONIO FERRAZZI, Prefetto degli Studi nel Seminario di Padova, nelle sue EPISTOLAE, scritte in elegante latino, stampate a Pa-dova nel 1699 e dedicate al Nostro Cardinale Barbarigo, ricorda le opere compiute a Padova da S. Gregorio Barbarigo e dal Nostro a Montefiasco-ne, ne celebra la uguale dignità, l ' identico metodo di vita, l 'animo rivolto a quanto vi è di più nobile, l 'affinità di consigli e di opere gloriose, tra cui, parlando del Seminario di Montefiascone, eretto da appena nove anni, asserisce che già la sua fama era giunta nelle grandi città dell'Italia settentrionale, soprattutto per aver dato vita all 'educazione della gioven-tù alle Arti, alle Scienze, alle Facoltà di Lingue anche straniere, anche Orientali, per aver scelto i professori con criteri davvero più che superbi, in modo da dar vita ad un VERO DOMICILIO DELLE MUSE, anche con mezzi allora dispendiosissimi, come la Biblioteca dei Professori.

Il CARDINALE MAURY, Vescovo di Montefiascone e poi anche Arci-vescovo di Parigi, membro dell 'Accademia Francese, nella sua Relazio-ne alla Congregazione del Concilio nel 1796, chiama il Seminario-Colle-gio di Montefiascone CELEBERRIMO, del quale già da prima, dice, molto aveva sentito parlare.

Monsignor ANGELO LUCIDI, di Grot te di Castro, nel DE VISITA-TONE S ACRORUM LIMINUM (un classico nel suo genere), lo chia-ma CELEBRE SEMINARIUM, fiorente per il culto delle Scienze di ogni genere, ma soprattutto lodato per la sua AUREA LATINITÀ, di cui sono chiara testimonianza le numerose immagini e iscrizioni lungo le pareti dei numerosi Uomini Illustri, ex-alunni del Seminario e Colle-gio, (tra i quali il Lucidi ricorda, in particolare, i due Cardinali allora vi-venti: QUAGLIA e MERTEL). Il Lucidi scriveva nel 1866.

Il CARDINALE DOMENICO FERRATA di Gradoli (morto nel 1914 mentre era Segretario di Stato di Benedetto XV), nei suoi MEMOI-RES, stampati postumi nel 1920, (come già abbiamo sentito) chiama il Seminario di Montefiascone "il più r inomato in Italia per la Letteratura Latina" e ne ricorda con gratitudine il sistema di istruzione e di educa-zione "semplice ma efficace": i Maestri e i Superiori, dice, usavano verso i giovani una grande affabilità, si astenevano, senza necessità, da ogni

148

Page 71: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

punizione rigorosa, e si sforzavano di inculcare profondamente negli animi i nobili sentimenti del dovere e dell 'onore.

Nell 'ottobre 1882 il Ferrata indirizzò, davanti a tutto il Corpo Di-plomatico accreditato in Francia, un discorso in forbito latino al presi-dente della Repubblica Francese. Monsignor Boyer, Vescovo di Cler-mont e più tardi Cardinale, ne rimase ammirato ed esclamò: Roma è ve-ramente il Parnaso dei grandi e forti studi ! Quale brillante latinità nel vo-stro discorso!

Il Ferrata commenta: Ebbi piacere di vedere da questi elogi... che la LATINITÀ che io avevo appreso nel Semimario di Montefiascone era tanto apprezzata dalle persone colte di Francia!...

149

Page 72: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Iconografia della Chiesa di S. Eutizio a Soriano del C imino (Pennazzi , 1725). In ques to luogo Reden to , Vescovo di Ferento , nel 568 ebbe la visione della calata dei Longobardi , che segnava la fine del m o n d o r o m a n o pagano: Venit finis universae carnis!...

Page 73: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

MONTEFIASCONE CENTRO DELLA TUSCIA

I Longobardi, nei primi decenni dopo la loro discesa, furono il peri-colo numero uno per l'Italia. Ce lo ricorda San Gregorio Magno, il quale anzi, in una sua testimonianza precisa, ci fa sapere che la loro calata era stata annunziata al Vescovo Redento, come "di una prossima fine del mondo".

Redento, dice San Gregorio, era Vescovo di Ferento, (città etrusco-romana a pochi chilometri da Montefiascone,) e uomo di vita venerabi-le. Avendo udito che si andava parlando da ogni parte della prossima fi-ne del mondo, dietro mia richiesta, mi raccontò che un giorno, durante una consueta visita alle sue Chiese, giunse presso la tomba del Martire Eutizio (alle falde del Cimino), e, stanco dalla fatica, decise di riposarsi presso il sepolcro del Santo Martire. Verso la mezzanotte, gli apparve dinanzi lo stesso Beato Martire Euti-zio, il quale gli disse: REDENTO, VEGLI? - VEGLIO, rispose REDEN-TO. Ed Eutizio: VIENE LA FINE DI OGNI MORTALE - VIENE LA FINE DI OGNI M O R T A L E - V I E N E LA FINE DI OGNI MORTA-LE. E disparve. Sono le parole della Bibbia, con cui Dio ave-va annunziato a Noè la venuta del Diluvio. E che di Diluvio si parlasse lo attesta lo stesso Gregorio, nella prosecuzione del suo racconto. "La na-zione dei Longobardi, dice, uscendo dai suoi covili, è piombata sopra le nostre teste per divorarci. Furono saccheggiate le città, diroccati i castel-li, incendiate le chiese, distrutti i monasteri dei monaci e delle vergini, devastati i poderi; in una parola: pare che il genere umano, che, in que-ste contrade, si era moltiplicato come il grano in un campo seminato, si sia ora inaridito e spento. La terra pare cambiata in vasta solitudine, per-chè non c'è più chi la abiti, e non si vedono altro che bestie feroci dove prima abitava gente numerosissima.. . La fine del mondo non è più un avvenimento futuro, ma un fatto presente ostensibile a tutti".8

Gregorio riuscì a salvare Roma, oltre che con la diplomazia, in cui era maestro, anche con la sua grande pietà.

8 Cfr. Pennazzi: Vita di S. Eutizio, Montef iascone , 1721: pp. 94-95.

151

Page 74: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

Radunava infatti il popolo impaurito nelle Basiliche degli Apostoli (co me aveva fatto ai suoi giorni S. Ambrogio a Milano), e lo faceva pregare, cantare, e lo affidava alle cure materne di Maria.

È la prima voce della Tuscia che annuncia "la fine di un mondo" (l'era del paganesimo), e lo prepara un altro nuovo e universale: "il mon-do cristiano". Questa nuova era, maturatasi nel medioevo, viene orga-nizzata da Innocenzo III proprio a Montefìascone. Innocenzo III fece suo il modello politico di Enrico VI, precocemente defunto, e realizzato da suo fratello Filippo di Svevia, il quale, avendo preso il titolo di D U C A

DELLA TUSCIA E DELLA CAMPANIA, aveva incluso nella voce TUSCIA tutto il territorio di questo nome fino alle porte di Roma, ponendo in Montefìascone la SEDE, come a centro politico e militare della regione. Questo territorio, che Egli stesso chiamerà "Patrimonio del Beato Pietro", si estendeva da Radicofani a Ceprano. Papa Innocen-zo fece suo questo programma, si assicurò subito, pochi mesi dopo la sua elezione, nel 1198, il possesso di Montefìascone, e lo fece riconosce-re dalla Corte di Palermo. Lo stesso Federico II, in una sua let-tera esortò gli abitanti di Montefìascone nell 'obbedienza al Papa. Conti-nuò tale programma negli anni successivi, e nel 1203 inviò come castel-lano di Montefìascone un suo parente, dichiarando, nella lettera di no-mina, la posizione eminente che aveva Montefìascone nel governo pa-pale della Tuscia. Fece poi eseguire lavori nel Palazzo di Montefìascone, liberandolo da costruzioni vicine, e dotandolo di una Cappella. Si tratta di costruzioni, che non solo dovevano servire all 'abitazione del castella-no posto dal Papa e residente stabilmente a Montefìascone, ma che fan-no pensare, dice Michele Maccarrone, che il papa stesso intendesse far-ne dimora, come avvenne poi nel 1207, quando vi si fermò per 12 giorni, compiendo in questa Sede di Montefìascone atti significativi della sua Sovranità temporale. Non fu difficile, localmente, l 'attuazione di questa parte della politica di Innocenzo III, perchè Montefìascone era un ca-stello abituato ad avere padroni e soldati. Ma incontrò invece grandi dif-ficoltà ed aperta opposizione nelle due città della zona allora emergenti, sia culturalmente che commercialmente e che avevano già ot tenuto l 'autonomia comunale: Viterbo e Orvieto.

Durante la sua permanenza in Montefìascone Innocenzo III, dopo il giuramento di fedeltà, concesse l 'investitura feudale al CONTE IL-DEBRANDINO, signore del Contado Orvietano. Innocenzo III consi-derava Montefìascone IL CENTRO POLITICO DELLA REGIONE, e volle dare, a quell 'atto, tutta la solennità e la forma di una cerimonia del genere compiuta da un Sovrano Temporale, ricevendo, dal Conte Ilde-brandino, L ' O M A G G I O LIGIO DI SUDDITANZA, e, consegnandogli

152

Page 75: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello

una coppa d'argento, simbolo dei territori che il Conte possedeva nel territorio dello Stato Orvietano, e che ora riconosceva come feudo rice-vuto dal Papa.

Innocenzo III, fino al 1207, con l'investitura del Conte Ildebrandi-no, dimostrò di condividere la concezione, ideata da Enrico VI e realiz-zata da Filippo di Svevia, con cui si attribuiva a Montefiascone la FUN-ZIONE E IL RANGO DI CENTRO PER IL G O V E R N O DELLA RE-GIONE TUSCIA. Ma poi questa idea subì una evoluzione, che si compì fra il 1207 e 1209, influenzata dalla nuova concezione della PLENITU-DO POTESTATIS PAPALE, che i Canonisti della fine del secolo XII avevano configurato sul modello della corrispondente AUTORITÀ SU-PREMA IMPERIALE; così, mentre prima si diceva: ROMA È LÀ DO-VE STA L ' IMPERATORE; ora si forma la nuova formula: UBI EST PAPA, IBI EST ROMA.

Questo privilegio, che aveva la Città Papale, con Innocenzo III pas-serà da Montefiascone a Viterbo, dove il Papa poteva risiedere con tutta la sua Curia Papale: il Papato infatti vi soggiornò quasi tutto il secolo XIII, fino all'Esilio di Avignone. A Montefiascone, dopo il 1207, risiederà solo in casi di emergenza politica, nella sua Rocca fortificatissi-ma, ma il rango della Città Papale sarà preso, prevalentemente, da Viter-bo, e, per brevi tratti di tempo, da Perugia, Anagni e Orvieto, e mai più da Montefiascone.9

c' Queste notizie sono frut to di uno studio particolare del libro STUDI SU INNO-C E N Z O III di Michele Maccarone, (Padova, 1972), mio professore di Storia della Chie-sa al Pont. Sem. Reg. della Q U E R C I A negli anni 1941-1942.

153

Page 76: LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA · delle singole diocesi e delle Provincie ecclesiastiche, per una riforma completa del Clero e del Popolo, secondo i bisogni particolari dei luoghi, nello